t . v > r p^g ,, ANNO VI. v * X pN ] '.'J \V .v/ V--- JM V. » Capodistria, addì 25 giugno I88O »T. 18. Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 79 — 25 settem. 80 importa fior. 3 e s 20 -, La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia r L'UNIONE CRONACA CAPOD ISTRI ANA BIMENSILE si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all'equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 26 giugno 1822 — Muore Giulio Perticar!. — (F. Illustrazione). Al Chiarissimo Capitano R. F. JBurton Console di S. M. Britannica in Trieste Egregio Amico Inspirandomi alla fenomenale operosità vostra e della grande nazione che tanto nobilmente rappresentate tra noi, festeggio il vostro ritorno dall'Arabia col chiedervi pubblicamente nuovo lavoro. Mi occorre la vostra efficace cooperazione per mettere in chiaro un punto controverso di archeologia istriana. Portatevi col pensiero nell' agro romano di Pola, agio già in buona parte a voi famigliare per le dotte ricerche fatte coli'amico Scampicchio intorno a Nesazio; portatevi più precisamente col vostro pensiero sulla punta Cissana ora Barbariga. Là fra rovine ed avauzi di edeficii ed opificii romani, che venti auni fa erano ancora visibilissimi, nel 1778, o poco prima, era, stata trovata una iscrizione romana la quale sarebbe stata data alle stampe in Londra prima che altrove, a merito di due illustri scienziati, l'italiano abbate Alberto Fortis di Padova, e l'inglese cavalier Giovanni Strange Ministro di S. M. Britannica presso la Repubblica di Venezia. — Il marchese Girolamo Gravisi di Capodistria, che se ne occupò poco appresso, la disse stampata negli Atti della Società archeologica d'Inghilterra: il Mommsen più precisamente la dice inserita nel voi. III. pag. 338 dell' Archeologia Londin : e cita l'anno 1775. — Più tardi la iscrizione fu riprodotta con varianti, e certo anche con errori più volte: — dallo stesso Gravisi e dal Carli nelle Antichità Italiche (voi. III. edite nel 1789, p. XIV) — dal nob B. Vergottini nel Ragguaglio storico delle antichità romane di Pola (Venezia 1795) — dall' Abb. Gius. Berilli nell' Indagine sul? antico stato del limavo (Udine 1826; — dello Stancovic nella Biografia degli uomini distinti dell' Istria Trieste, 1828, vol. I, pag. 107-9) — dall'Orelli nella Inscriptionum selectarum Collectio (1828) vol. II. p. 262, N. 4272) — dal Kaudler nell'Isaia (1846) p, 27; 1848 p. 206) e nelle Inscrizioni romane dell'Istria (1855) al n. 193 — dal Henzen nelle Emende e Supplementi all' Orelli (1856) vol. Ili, cap. XVIII n. 4272) — e finalmente dal celeberrimo Mommsen nel Corpus Inscriptionum latinarum (vol. V. P. I. pag. 4* al u°. 11). Il Kaudler già nel 1846 parlando di questo marmo letterato dice che non è fuori di ogni dubbiezza; il Henzen nel luogo citato 10 dice valde mihi suspectus e ne dà le ragioni; 11 Mommsen finalmente poue la sua leggenda a dirittura tra le falsae. E inquireudo com'egli sa e suole ritiene di aver scoperto la causa e la ragione della frode, che attribuisce non al Carli, nè all' Abb. Bradamante di Dignano che ne aveva mandato l'apografo al Gravisi, bensì al Gravisi e con esso all'Asquini co: Girolamo. Per migliore intelligenza tra noi vi presento qui la iscrizione come è riportata dal Mommsen: D. M. Q. C. PETRONIO. M. C. PETRONII. F VIV1RO • AVG PRO C • BAPHII • CISSAE • HISTRIAE ET COLLEG • PVRPVR• CISSENS HISTRIAE • PATRONO T • CORYLL • CHRYSOMALVS ■ PVRPVRARIVS AVG • LIBER Con tutto il rispetto giustamente dovuto e eh' io quanto altri mai sento di dovere all' illnstre Mommsen, questa volta non so adattarmi ai sospetti come sono da lui formulati. Non so comprendere com' egli possa combinare la innocenza del Bradamante e del Carli colla frode attribuita al Gravisi, e non so come in questo fatto speciale possa chiamarsi in colpa l'Asquini. — Notate bene ch'io non entro per ora nel campo della critica storico-archeologica, ossia dei giudizii, ma mi tengo strettamente sul terreno dei fatti. Fino al punto di credere che la iscrizione sia stata male copiata ci stò : potrei anche ammettere che i primi scopritori allucinati da ideo preconcette abbiano dato troppo libera interpretazione a qualche sigla od abbreviatura, e abbiano preteso di poter leggere nomi e titoli troppo guasti dal tempo ; ma fino a crederla immaginata di sana pianta dal Gravisi per fare la corte al Carli o all'Asquini, non mi vi adatto. Errore può essere stato e nella lettura e nella interpretazione, frode no certo. Noi istriani sappiamo che il marchese Girolamo Gravisi fu gentiluomo troppo onesto anche nei suoi studi e rapporti letterari per scender sì basso. Ma come scoprire adesso, direte, come mettere in sodo la verità, senza il corpus facti ? Difficile certo, ma nou impossibile. Dacché non esiste, o non è in vista, la pietra, bisogna ricorrere agli apografi, alle copie che furono tratte immediatamente da essa. Ora dalle pubblicazioni citate risulta a piena certezza che 1' Abb. Francesco Bradamante di Dignano copiò la iscrizione dalla pietra, ma non apparisce egualmente certo che 1' Abb. Fortis 1' abbia copiata egli pure dalla pietra, abbenchè stesse nell' abitudine sua, vivo ed attivo com' era, di vedere e toccare con mano le cose. — Gli apografi del Bradamante, se non sono affatto perduti, potrebbero trovarsi ancora in Dignano fra carte di famiglia, o in Capodistria nell' archivio di casa Gravisi. Ho interessato amici e qui e colà a farne ricerca, particolarmente il sig. Michiele Toffetti di Diguano e il marchese Anteo Gravisi di Capodistria; ma non ho in vero molta speranza che si ritrovino. — Gli apografi o altre copie del Fortis potrebbero essere in cento .luoghi, chè pur troppo le carte del dotto e operosissimo uomo alla di lui morte avvenuta in Bologna nel 1803 rimasero disperse, e non pare che alcuno se ne sia curato allora gran fatto. Erano tempi nei quali si sprezzava l'antico, e il Fortis ben prima di morire presentiva e prediceva scherzando il destino delle sue carte. Stando alle espressioni di una sua lettera scritta al celebre Abb. Cesarotti nel 1793, (lettera che potete vedere nell' Unione di Capodistria dei 9 Dicembre 1879 e 9 Gennaio 1880 N. 5 e 7.) qualche sua memoria intorno alla lapida di Punta Cissana esisteva alloraa Galzignano terra del Padovano fra i colli Euganei. Ho avviato ricerche anche colà interessando persona intelligente e diligentissima, ma finora non ottenni alcun risultato. M'importa dunque conoscere più che mai la pubblicazione di Londra che da quella emergerà, penso, se il Fortis vide la iscrizione coi propri occhi e la copiò dalla pietra, o se l'ebbe egli pure da altri, quando, come, da chi. Ora non trovando io qui nè in pubbliche nè iu private biblioteche i citati Atti della Società Archeologica di Londra, interesso voi a procurarmene copia esatta, fedele, completa. E non solo della iscrizione, ma dell' iutiero scritto che l'accompagna ed illustra sia esso del Fortis o dello Strange o d' entrambi, e di tutto lo scritto, se anche da cotesto passasse ad altro argomento che riferiscasi all'Istria. A questo punto non mi par inutile di ripetervi come io non intenda già mettermi in lotta sul campo della critica storico-archeologica con quei due giganti che sono il Henzen e il Mommsen; bensì, spinto da una voce interna che mi deriva dalle tradizioni patrie, mi propongo di accumulare nuovi dati di fatto, colla speranza di ricondurli db noviter reperta a rivedere e riformare da loro stessi la proferita sentenza. — E mi spingo anche più oltre colle mie speranze. Dacché risulta, come nota benissimo il Mommsen sull' appoggio del Gravisi, (Vedi Antichità Italiche vol. Ili p. XVIII) e in opposizione all' asserto del Kaudler che sembra essersi troppo fidato del Berini o di altre fonti; dacché risulta che la lapida non è passata nel Museo Nani iu Venezia, nè consta che sia passata altrove, è probabile assai che limasta sul luogo sia stata adoperata colà in qualche fabbrica;e nou è improbabile quindi che ritorni alla luce da qui a pochi o a molti anni. Il caso nou sarebbe nuovo nell' agro stesso ;di Pola. Ma basta oggi della lapida di Punta Cissana. Passo ad altro senza però allontanarmi dal Fortis. Più sopra vi pregai di procurarmi copia integrale dello scritto del Fortis se anche dall' argomento della lapida cissense passasse ad altro che riferiscasi all'Istria. Mi spiego. Il Fortis, come emerge da parecchi luoghi delle sue opere, ha visitato più volte l'Istria non solo come archeologo, ma anche, e specialmente forse, come naturalista, e comuuicò le sue osservazioni in lettere ad amici, lettere che, a differenza di quelle sull'Isola di Cherso ed Ossero e sulla Dalmazia, rimasero inedite nella massima parte. Di stampato non ne conosco che una, ed è la — Lettera Crittografica — inserita nel tomo I degli Opuscoli scélti sulle scienze e sulle arti stampato a Milano nel 1778, riprodotta quest'anno nell'Unione di Capodistria (n.ri 8-9-10-11 e 12), e della quale vi unisco un esemplare sopra foglio volante. — Anche in questa, come vedete, esso accenna di aver scritto anni sono ad un illustre amico orit-tologo delle cose fossili istriane e di avere in quel tempo medesimo descritta la sotterranea grotta di Verteneglio non lungi da Cittanuova ecc. Inoltre, nell' Istria del 1847 a pag. 291 e 292, il Kandler riportò colla data del 1791 un — Giudizio del sig. Ali. Fortis sopra la qualità de' marmi che esistono nella chiesa cattedrale di Parenzo, giudizio così particolareggiato che basta per sè a dimostrare come il dotto abbate non sia stato soltanto di passaggio colà. A poter trarre in luce coteste lettere, cotesto memorie del Fortis, se non ci guadagnerebbe adesso dopo cent' anni la scienza, certo ci guadagnerebbe la storia della scienza e più ancora la storia degli studi fatti dagli scienziati italiani sopra cotesti paesi. E sarebbe pur bello mettere iu evidenza coi fatti alla mano come cent' anni fa i dotti italiani visitassero e studiassero con amore cotesti versanti meridionali delle Alpi Giulie iu tutti i loro fenomeni e fin nelle loro intime viscere, come d' altronde sarebbe bello che i doti stranieri che li illustrano adesso coi loro studii sappiano che furono su questo stesso terreno preceduti dai nazionali con dottrina ed acume superiori ai tempi — Unicuique suum. — Aiutatemi, prego, anche in queste ricerche. Mentr' io faccio tentativi qui, a Padova, a Milano, a Bologna, in altre città d'Italia e in Dalmazia, vedete voi a Londra e in altre parti dell' Inghilterra vostra, se non ci fossero manoscritti, o anche stampati che qui s'ingno-ran del Fortis nei quali sia fatta più o meno parola dell' Istria e terre adiacenti. — Il Fortis ebbe fra gì' Inglesi non pochi ammiratori ed amici; tant'è che il — Saggio di Osservazioni sopra V Isola di Cherso ed Ossero lo dedicò a Mylord Giovanni Stuart Conte di Bute, e 1' appendice in forma di lettera la indirizzò al suo compagno di viaggio il Gentiluomo inglese Giovanni Symonds, e alcuni articoli del suo — Viaggio in Dalmazia — che levò tanto rumore in tutta Europa, li intitolò ai nominati Stuart e Strange, nonché al dottissimo Vescovo di Londondery Mylord Federico Hervey Pari d'Irlanda ecc. Interessatevene voi che avete il secreto e quasi a dire il sesto senso delle scoperte, e acquisterete un nuovo titolo alla gratitudine degli Istriani. Se non che io domando a voi ancora una cosa e quasi a dire un sacrificio. — Dalla lettera che vi mando del Fortis e dalle sue Osservazioni sopra l'Isola di Cherso ed Ossero risulta, eh' egli ha visitato minutamente anche alcune nostre caverne, cotesta di Corniate, dove ha lasciato inciso il suo nome, quella di Ghermosall e l'altra di Verteneglio. — Giacché, come mi avete scritto, siete in procinto di fare una gita in Istria coli'esimio Dr. Marchesetti, non arrestatevi a Pola e a Nesazio, spingetevi più oltre nella provincia ; e non fermatevi alla superficie, scendete qui o là sottoterra; visitate qualcuna delle sue cento caverne, scrostate dalle stalagmiti le roccie del fondo e vedete vedete cosa si nasconde più sotto. È un sacrificio che vi domando, bene lo so, perchè voi non dividete il mio convincimento che nel fondo delle nostre caverne si possino trovare le traccio dei primi abitatori del paese, ma io ho troppo alta stima della vostra intelligenza e del vostro amore per la verità per appellarmi ad altri che a voi. La compagnia del eh: Dr. Marchesetti, che ha già fatto scoperte di oggetti preistorici nella grotta di S Daniele del Carso, (e foste voi il primo a darmene comunicazione,) è per me di buonissimo augurio. — Amicus Plato sed magis amica veritas. Insistete con volontà risoluta, e la verità, qual essa si sia, non tarderà certo a mostrarvisi in tutto il suo nativo splendore. Dolente di non potervi esser compagno, vi seguirò collo spirito e starò attendendo da voi, nobile contraddittore, la decisione. Venezia, Giugno 1880 Tutto vostro Tomaso Luciani P. S. La vostra Monografia su Belzoni l'ho letta con molto piacere, non solo per le molte e non comuni notizie che avete bellamente condensate in poche pagine, ma anche perchè mi ravvivò nella memoria 1' ispezione che abbiamo fatto insieme della casa ove nacque, la visita al Salone dove si conservano i di lui ricordi, le cortesie che ci vennero usate dal Dr. Squarcina e la lunga e gradita conversazione coli' avvocato - viaggiatore Dr. Tomasoni. La giornata passata con voi in Padova lo scorso novembre io l'ho già segnata con bianco lapillo nei fasti della vedovata mia vita. Siate felice ! DELLA VITA E DEGLI SCRITTI di Girolamo Muzio Giustiiiopolitaiio (Continuazione V. il N. prec.) Girolamo Muzio nacque ai 12 marzo 1496 a Padova. Non fu però un semplice capriccio quello d'essersi detto sempre Justinopolitano, chè di Giustinopoli fu veramente oriondo ed in Padova ebbe nascimento per mero accidente. ') Ma ce ne confermi il Muzio stesso. Et io prima dico, che io sono per origine della Città di Justinopoli, volgarmente detta Capodistria, et da gli antichi appellata Egida, lontana dal Carnaio, Ch'Italia chiude, et suoi termini bagna Intorno ad ottanta miglia. Nacqui in Padova -) Giovanni Nuzio, avo di Girolamo, udinese si trasferì ed ebbe cittadinanza a Capodistria dove fu chirurgo o, come lo si addimandava allora, barbiere. ;|) L' abilità e la diligenza nella sua professione gli procurarono in breve l'onore d' essere aggregato con apposita ducale d' ordine della Signoria di Venezia, seudo doge Foscari, nel 1442 al Consiglio dei Nobili di Capodistria.') Ebbe sei figli,0) dei quali Cristoforo nato a Capodistria e professore di belle lettere, trovandosi alcun tempo, probabilmente per oggetti letterari, a Padova con la moglie Lucia divenne qui padre del nostro Girolamo.') Dopo pochi anni di dimora in questa città venne Girolamo a Capodistria, dove suo padre nel 1504 fu eletto a pubblico maestro con »generoso e onorevolissimo stipendio". Benché nelle opere del Muzio non si trovi indizio alcuno circa alla prima sua educazione, sappiamo nullaostante dallo Zeno (lett. 1258) che egli studiò alla scuola del padre, dove s'ebbe condiscepolo ed amico Ottouiello Vida') e che fino alla morte del genitore non lasciò mai determinatamente la sua patria. Nel luogo della Varchina poc' anzi citato dice il Muzio, che tra in Padova, in Venezia, in Capodistria, in Dalmazia et in Alamagna visse in sino all' età di trenta anni. Di una ') Mi perdoni il benevolo lettore una osservazione, di che forse non era mestieri. Vi fui indotto da Paolo Giaxich, che, scrivendo a pag. 5 della sua Vita di Girolamo Muzio : »volle starsene alcuni mesi a Capodistria, ch'ei riguardava come sua patria e come tale fu sempre da esso amata ..." quasi non fosse stata in realtà sua patria, potrebbe di leggieri far credere a chi per saper del Muzio avesse letto solo quell' opuscolo, che 1' essersi chiamato Justinopolitano e 1' aver voluta Capodistria per città patria non fosse stato altro che una delle stranezze solite a quei tempi, come quella di cambiare il nome di Nuzio in Muzio. 2) Battaglie — Varchina Capit. V. (Venezia, Dusinelli 1582). 3) Modo che ancora oggigiorno si conserva in qualche parte della nostra penisola. Che veramente il significato di questo nome fosse quello di chirurgo lo ci dimostra con documenti il canonico Stancovich (II, 138. b) contro Giusto Fontanini (Lett. 832 allo Zeno), che si facea scrupolo venisse notificata la bassa estrazione del Muzio. ') 11 decreto, o una copia del medesimo, dovrebbe trovarsi nella raccolta dello Zeno. :) Vedasi V albero circostanziato della famiglia dei Nuzii nell'o. c. dello Stancovich (II p. 137 b ) s) Intorno Cristoforo Muzio V. Zeno lett. 1262 e 1268, e Stancovich o. c. Ili, 100. T) Stancovich o. c. Ili, 125. sua dimora posteriore in Dalmazia non vi ha cenno in alcuno dei biografi di lui. Dunque dovrebbe essere in questo periodo, quando ei si trovava a Capodistria, che colà si recò per qualche tempo e precisamente nell' isola di Albe appo un certo Antonio Mezzabarba giureconsulto e poeta. Questi sembra anzi esser stato il primo che iniziò il Muzio nell'arte del verseggiare ed il primo correggitore e censore dei componimenti giovanili di lui.55) Avea diciotto anni appena allorché perdette il padre. Trovandosi per questa disgrazia sprovveduta la sua famiglia d'ogni mezzo di sussistenza, dovette egli, come maggiore dei fratelli Anton Matteo1') e Giovanna, pensare al loro mantenimento. Onde, mosso più dal bisogno de' suoi che dal proprio, soggettossi a vendere la libertà e l'ingegno con servire alle corti dei principi, dalle quali mai più ritrasse il piede. Se gli sia costato allora di dover sagrificare a tal prezzo la sua vita lo ci apprende egli medesimo,'") lamentandosi che essendo stato lasciato dal padre di età di diciotto anni povero, et con gravezza di famiglia : gli sia sempre convenuto guadagnare il pane servendo hor agli armati eserciti et alle Corti dei Papi, hor d'Imperadori, di He et d'altri Principi, hora dall' uno et hora dall'altro capo d'Italia, hora in Francia hora nell' Alamagna alta et hor nella bassa. ") E certamente doloroso il vedere come questo ingegno, che pur sarebbesi contentato del poco, in cinquantaquattro anni di servitù — come dice egli stesso 12) — non abbia potuto acquistar cinquantaquatto quattrini di entrata ferma, comechè mai cossato avesse di trascinarsi da un luogo all' altro e d' avvilirsi con ogni sorta di offizi agli egoisti padroni. Ma d' altronde non è egli il solo, da cui in quest'epoca udiamo di siffatte querele ; le quali, quantunque si giudichino da certuni il borbottamento solito di cui tocca a servire, nella più parte in verità non sono che troppo giuste, e non semplicemente per materiali riguardi, ma — quel che più monta — eziandio per morali. Infatti — se pur il cortese lettore mi permette una breve osservazione sui mecenati di quel secolo — ancorché in qualche caso l'inclinazione loro di circondarsi di quel ser-vidorame letterario - artistico, che dicevano i famigliari, abbia potuto promuovere le arti plastiche e nominatamente l'architettura, dove l'artefice potea fruttuosamente valersi del favore del principe e non era costretto a limitare e raffrenare la sua fantasia per non incorrere — riuscendo forse contrario alle idee del padrone — in disgrazia del medesimo; nell'arte della parola invece il danno morale sopravanzava di gran lunga i pochi vantaggi materiali. La protezione del mecenate era freno alle idee dello scrittore, una reazione, per dir così, a' suoi pensieri ed alle sue opinioni. Onde non senza ragione si tennero le lodi a questi mecenati come cause ed effetti di una cotale degradazione e false presso che tutte le relazioni intorno ai medesimi per parte dei loro famigliari. Qual maraviglia quindi, che questo periodo, cui il Balbo chiama „ di coltura la più splendida fra quante furono mai da Pericle ai nostri dì " sortisse quei pensieri e quello stile? Ed in verità con quali iutenzioni procedevano quei principi? A volerli giudicare colla maggior mitezza possibile, essi altro non facevano, se non raccogliere intorno a sè poeti e scrittori quanti più poteano, per gareg- 8) Su questo particolare deve esserci qualche lettela o indizio nel Codice 2115 della Biccardiana di Firenze. ') Che fu quindi castellano di Benevento e morì a Roma nel 1530. V. Zeno (lett. 824) e il Muzio (lett. al Vida l. I pag. 27 dell' ediz. Fior. 1590) : " Mio fratello in età di venticinque anni fatto castellano di Benevento, non contento di quel luogo, tornato a Roma per avere il governo, da invidiosa morte ci fu tolto." 1 ) Lett al Fedeli III p. 189 (Firenze 1550) 1 ) Le stesse cose presso a poco le ripete in altra lettera a Dom. Veniero, da Roma in data 1 sett 1569 (cont. nelle 6atholiche a pag. 243). '-) Lett. ad Emman. Filiberto scritta nel 1573 giare tra loro in isplendidezza e per appagare! un individuale piacere alle cose belle, alle quali erano portati da nient' altro, che da un egoistico amore. La promozione delle lettere a costoro non passava nè pure per la mente. Voleano gustare per primi il bello di quei lavori, che da tutta la nazione erano cotanto favoriti. Volevano a sè quei sottili ingegni perchè accrescer dovessero loro rinomanza e giovarli ne' particolari interessi, come anche — cièche più interessava — affine che, senza accento lasciati liberi, non avessero in qualche modo a riuscir loro di nocumento. In una parola, lo scienziato, lo storico, il poeta erano considerati come mobili di casa, di cui volontieri si fa acquisto, pur che non costino troppo. Ogni rispetto al genio difettava in quei principi. Basti a prova di ciò 1' aver eglino sottomessi ai più vili offizì quelli uomini illustri, che nondimanco erano costretti a lodarli e magnificare la egoistica e parca loro magnanimità. E chi non ricorda ornai i patimenti del misero Torquato, le continue erranze dell'Ariosto, la vita del quale facilmente potremmo assimigliare a quella del nostro Muzio? Se non che il malanno più grande era iu ciò che, oltre i letterati, ne sofferse moltissimo anche la letteratura in generale ; e, se in particolare la serenità e la filosofica rassegnazione concessero all' Ariosto di uscir illeso da una troppo schiava sommessione e da pensieri troppo avvinti agli altrui, uon potremo dire così del Muzio. La vita che egli dalla necessità fu costretto trascinare sempre alle corti in occupazioni qualche volta tutt'altro che onorevoli, privò la patria nostra non solo d' un forte caldo ingegno che, come sarebbe stato suo desiderio, avrebbe facilmente potuto colle molteplici sue cognizioni giovarle assai, ma eziandio del conforto di poter vantare un cittadino laborioso e geniale, senza esser costretta a lamentare quella smoderatezza di carattere, cagionata in gran parte dallo zelo pel padrone che gli forniva il pane. (Continua) Arturo Pasdera. Il prodotto dei nostri bozzoli Il pungolo del bisogno fu quest'anno potente incentivo ad allargare più del solito la coltura dei bachi. La bella vegetazione dei gelsi diede foglia eccellente, e l'allevamento, favorito dai tempi opportuni, ebbe nella provincia in generale esito felicissimo. Da noi è ormai generalizzato l'allevamento del bozzolo giallo nostrano, assai apprezzato per bellezza e solidità. Il seme posto ad incubazione è quasi tutto confezionato a sistema cellulare da diligenti bacologhi, in provincia già ben conosciuti, e s'ebbero dei prodotti degni di menzione. Si notarono anche risultati favorevoli da' sementi di prima riproduzione a sistema industriale ; indizio confortante del miglioramento della specie. Insomma, l'esito dell'annata fu quasi pieno. Dall' esordio si dovrebbe dedurre una felice conseguenza nel reddito di quest'industria, ma purtroppo non la è così; dacché all'abbondanza di un terzo e più del solito prodotto, abbiamo a registrare la meschinità del suo valore, ridotto alla metà e meno del prezzo dell'anno passato. La media sul nostro mercato, s'aggira da fiorini 1.20 a 1.30 per chilogramma, e poche partite di eccezionale bellezza raggiunsero i fiorini 1.50. (*) Neil' interno della provincia mancano anche i compratori, ed i pochi uniti nelle piazze di regolare mercato, si mostrarono fiacchi e sfiduciati. (*) A tutto il 23 corrente furono pesati al nostro mercato chilogrammi 11664,90 di bozzoli, colla risultanza media approssimativa di f. 1.39 per chil. La venuta al mercato di un nuovo compratore nella giornata del 23 corr., provocò un po' di gara negli acquisti, ed alcune bellissime partite raggiunsero il prezzo di f. 1.80 per chilogramma. Nei mercati del Regno si verifica il fatto medesimo; e bisogna quindi convenire esistervi un' infiacchimento generale nell' industria serica, motivato dalla potente concorrenza delle sete asiatiche, dai molteplici surrogati alla seta, e un po' anche dalle condizioni economiche generalmente dissestate. Il rovescio della medaglia non può essere dunque peggiore, ed è un fatto che — ai prezzi della giornata — la speculazione può reggere soltanto per quei piccoli produttori di bozzoli i quali abbiano foglia propria, e dispongano sufficiente mano d'opera gratuita. Di questi fortunatamente, in provincia, ne sono parecchi. Ma per gli altri medi e maggiori possidenti, che devono acquistare parte della foglia e pagare il necessario lavoro, la speculazione è resa assolutamente frustranea. Abbiamo una confortante notizia nell'istituzione a Trieste d'una piccola filanda a vapore, che raccoglie una limitata quantità di bozzoli per iniziare quest'anno un lavoro di prova. Più che intravvedere un beneficio diretto da tale istituzione — la quale per essere in località non troppo adatta, mancando della forza sussidiaria dell'acqua e della facilità di avere mano d'opera a buon mercato, potrà forse presentare certo difficoltà di pratico successo — noi speriamo eh' essa serva d'incentivo all'introduzione di uguale esercizio in qualche appropriata località della nostra provincia. Nei tempi delle filande a fuoco, la città nostra teneva il primo e forse l'unico posto nell'industria serica in provincia; ed il suo mercato, regolarmente istituito, era pure di primaria importanza. Riflettano i nostri filandieri che, o da soli o con forze unite, qui meglio che altrove, dove si dispone già di un certo numero di mani d'opere abilitate al vecchio sistema e più suscettibili quindi ad appropriarsi le maggiori necessarie cognizioni, ed in prossimità al fiume Risano che offrirebbe il dupplice vantaggio di abbinare al vapore la forza dell' acqua, essi potrebbero attivare l'impresa con maggior perfezione e vantaggio. Oggi — colla filossera in casa — è necessario più che mai di curare seriamente ogni ramo dell'industria agricola, introducendov i tutte quelle migliorie atte ad aumentare il reddito rispettivo. c—l. La Filossera in Istria Pochi giorni fa una speciale commissione verificò l'esistenza di questo terribile insetto, prima a Pirano in alcuni vigneti nella località Cortina della vallata di Sicciole, ove vengono calcolati infetti circa ventitré ettari da quattro e forse da cinque anni a questa parte ; e poi nella località Loreto d'Isola, in cui essa penetrò nella campagna di uu solo proprietario e in tempo più recente. Le autorità governative e comunali s'accordarono subito nell'adottare i più energici provvedimenti onde possibilmente circoscrivere l'infezione. Alla grande rovina che ci sovrasta tanto da vicino, un po' d'argine pure vi si potrà opporre; ma è mestieri cominciare subito l'opera ripatoria, e non starsene neghittosi fidando nelle indagini della scienza, che forse potranno riuscire vaue a conciliare l'uccisione dell' insetto colla salvezza della pianta. Il partito più pronto e più pratico, finora conosciuto, è T appigliarsi alle viti americane. Fu infatti provato ch'esse (alcune sopra tutte) resistono al succhiamento del parassita per certe particolari proprietà delle loro radici. Per ciò sarà saggio consiglio il prepararsi un vivaio colle sementi di queste viti americane; e, venuto il momento, l'innestarle colle nostre viti. In tale modo potremo assicurarci una qualità di vino, se non buona come 1' attuale, tuttavia comportabile a sufficienza. Altro espediente poi, onde in parte risarcirsi del grave danno della Filossera, dovrà essere l'estendere, avendone speciale cura, la coltivazione degli alberi da frutta, 10 smercio delle quali adesso, a mezzo delle accresciute e sollecite comunicazioni, si va facendo per noi sempre più facile e lucroso, massime verso il Nord. LETTURA ACCADEMICA (Brano di lettera) Oggi, 20 giugno, il vostro chiarissimo concittadino Cav. Carlo prof, de Combi ha presentato all' Istituto Veneto la seconda parte della sua Relazione intorno agli studi che sta facendo sopra Pietro Paolo Vergerio il Seniore, 11 celebre capodistriano, uno dei precipui ri-stauratori degli idiomi latino e greco nel secolo XV. In essa trattò, coli'acuto pensiero che tanto lo distingue, deli' Epistolario e della sua importauza, assoluta e relativa e dell'utilità proveniente allo studio dell'uomo e dell'epoca. Chi conosce il Combi e sa quanto egli sia coscienzioso in ogni suo studio, potrà di leggeri argomentare se fossero giuste le lodi tributate alla prima parte della Relazione in discorso dal chiar. commendatore monsignor Jacopo Bernardi*), ora assente da qui. Ed altrettanti ne hanno tributato oggi gli uditori a questa seconda parte, colla quale si compie, come il Bernardi disse benissimo, il Prodromo della maggiore opera, da molti e molti con vivo desiderio attesa. Venezia L. B. *) V. L'Unione n. 15. PENSIERI D'UN PITTORE (Cont. P. i 1V.i prec. dell'annata in corso) La meschinità dell'uomo non ha pace nep-pur sotterra ; si vorrebbe eternarla prodigando agli estinti onori e memorie : quasiché il vasto non fosse sufficiente monumento per le estinte generazioni. La boutà di cuore accompagnata da tenerezza per tutto quello che esalta ; la commozione per qualunque fatto generoso unita al desiderio di poterlo all' occasione ripetere ; 1' istintivo bisogno d'esser utile provando un tal quale dispiacere di poterlo essere al confronto di chi non può ; la sete d' ogni alta virtù: 1' aunegazione d' ogni vana passione per giungere ad un utile fine — chi possiede queste doti senza sapere di possederle, o arrossendo di farlo sapere, è un'anima nobile veramente. Ognuna delle dette virtù è un dono che non si può trasmettere ; chi le possiede, deve averle sortite da natura. Per farsi temere da una bestia si deve procedere in guisa eh' ella si avvegga che tu sei più forte di lei ; allora 1' avrai soggetta : ma adoperando con modestia o timidezza il più piccolo caue ti morderà le gambe. S'incontra nella vita di quelli, che conoscendosi troppo sono modesti; e di quelli che per conoscersi punto sono baldanzosi. I primi sono ritenuti imbecilii, i secondi uomini d' alto affare. La colpa del male che ne avviene è tutta dei giudicatori. Uomo avvenente, di corpo e di mente sana, amabile per artificiosa o per naturale risorsa/ gaudente favori e carezze al riparo delle censure: ecco l'egoista che gode la buona ventura, 1' ottimista senza commenti. All'opposto quell' anima sdegnosa, forte, libera, che vive di opposizione, sempre in cerca di meglio nè mai soddisfatta, che fa sempre lagnanze e di sè e di tutto e di tutti, maledetta e malevisa, vi darà il pessimista. Ora chi sa immaginare quale prezioso deposito di belle idee siene in queste anime rejette ? L' incauto che dà il titolo d' amico all' egoista, o è poco amante di sè, o non è giunto ancora a conoscere fino a qual punto l'egoismo sappia condurre il confine. Egli si avrà una lezione molto costosa, perchè per essa avrà imparato a diffidar sempre. L' ebbro per soverchia ricchezza farebbe molto da ridere, se non vi fossero gli invidiosi, gli adulatori, i vigliacchi d' ogni metro che fanno cangiare il riso in compassione. Quando le illusioni sono splendide, esse allettauo non illudono, perchè per essere illusi si dovrebbe essere ingannati da quelle. L'illusione ha la proprietà d'allettare. Tutti ci dilettiamo con più o meno piacere delle illusioni ; sonvi taluni che restano iugaunati, vinti da esse, e questi sono gli illusi e per loro sono i disinganni. Oggi tutto è illusione e tutti la sappiamo questa verità ; per non rimanere delusi, non crediamo a nesssuno e viviamo in perpetua scambievole diffidenza. Quali vantaggi ne verranno alla società? (Continua) TI Gianelli OGNI MATTINA (Dalla Galletta Letteraria di Torino) A quell'ora prefissa, ogni mattina, Mi fo portare i miei due putti a letto, E faccio un diavolìo che ci scommetto Lo sentono dal tetto alla cantina; Di qua mi caccio in bocca una manina Di là m'avvolgo al dito un riccioletto, E stringo i quattro piedi in un mazzetto E metto i due culetti alla berlina; E quando tutto l'amor pi io trabocca Socchiudo gli occhi, e disperatamente Tempesto baci, giù, tocca a chi tocca ; Ah ! in quei momenti come scordo i crucci, Come ho l'anima pia, dolce e ridente! Sarei capace d'abbracciar Carducci. EDMONDO DE WVIICIS. ER RAPPORTO Sonetto romanesco (Dal Fanfulla della Domenica n. 24) Roma, sei marzo. Caro capitano, Gli mando incluso in de la mia presente Ir reo Luviggi Broggi delinquente Arrestato jer sera al Luterano. A cui, mentre croinpava ir parmiciauo Ne la pizzicarla di San Clemente, Rubbò un salame, e, avanti a molta gente, Fu trovo appunto col salame in mano. Indove coi più insulti e parolacce Insultando la guardia nazzionale, M' appoggiò uno schiaffone e altre minacce. Io usai prudenza, come di normale; Ma co' l'aiuto d'altre sei grintacce Lo mettessimo drento. Il Caporale. Proscritto. Il detto tale Mentre che scrivo a vostra signoria. Gli faccio noto eh'è scappato via. 1872. ' FILIPPO CHIAPPINI. Illustrazione dell' anniversario Magistrature e non lunga vita e non scevra di malattie (morì a 53 anni), impedirono a Giulio Perticali di estrinsecare copiosamente il suo ingegno: pochi sono i suoi lavori, ma di grande conto e ottimo modello di purezza e nobiltà di stile. Nacque e Savigaano, nel circondario di Cesena. I suoi, gente d'alto affare, lo volevano sacerdote; e a tale uopo gli tenevano in Eerbo un canonicato e un'abbazia; ma egli si rifiutò, e scelse per propria compagna Costanza, la figlia di Vincenzo Monti. L'opera sua più celebrata ha titolo: Sugli scrittori del Trecento e de' loro imitatori. Vi ragiona dei riformatori dello stile; tratta dello stile di Guittone, di Brunetto, di Jacopone; del volgare plebeo; della fondazione della lingua italica illustro; dei quattro modi onde i plebei del trecento corruppero le buone voci; dell'opinione di Dante, del Petrarca, del Boccaccio e del "Bembo sopra gli scrittori trecentisti ; degli errori commessi dai copiatori, e d" altre cose ancora che per brevità conviene tacere. Fece una buona lezione del „ Convito" e della „Vita nuova", apponendovi note filosofiche. Diedesi poi a restaurare con grande fatica il eDittamond<>" di Fazio, che giacea dimenticato; ma a compiere il lavoro non gli bastò la vita. Lasciò anche una leggiadra poesia pastorale. Scrisse in vari! periodici letterari! articoli d'importanza, specialmente nei milanesi e nei romani; nel romano Giornale Arcadico impiegò l'opera sua insieme col principe Odescalchi a ripristinare lo splendore della lingua, imbrattata di voci forestiere. _ Pietro Meneghini da Conegliano. il tavoleggiante al Caffé del Corso di Trieste, d'anni 27, il più giovine di coloro, i quali nel novembre 1878 erano stati condannati per avere diffuso a Trieste, in occasione della festa dello Statuto, proclami pel distacco, venne rimesso in libertà il 29 maggio prossimo decorso, dopo sei mesi di detenzione preventiva e diciotto di carcere duro scontato a Gradisca, e contemporaneamente bandito dagli stati austriaci. Questo povero giovane, la cui salute cominciò a scadere ancora nel carcere, morì a Udine nel pomeriggio del 14 corr. circondato dai suoi congiunti. «Italia e Navoja" è una splendida pubblicazione fatta dallo Zanichelli di Bologna per la festa dello Statuto (6 giugno 1880) Contiene autografi e biografie di varii Sabaudi, e costa una lira. Ricordo della Esposizione Nazionale di Belle Arti. Pubblicazione ricchissima, che fauno i benemeriti Treves di Milano ; la quale, in cinque puntato da una lira e ciascuna contenente 8 grandi incisioni, recherà i quaranta migliori lavori di pittura e scultura testé esposti alla IV esposizione nazionale tenuta a Torino. II nostro Adriatico è ancora infestato da pescecani! Oh, la dolorosa verità! Un pescecane fu veduto in questi giorni volteggiare vicino alla scoglio Porèr (punta S. 0. dell'Istria); uno nelle acque di Salvore; uno in quelle di S. Bortolo ; uno nel vallone di Capodistria ; e uno presso la diga del porto nuovo di Trieste. Nuotatore avvisato, tutto salvato! „Una buona notizia pei bambini." — (Circolare). ,,11 giornaletto L'Infanzia, già premiato con medaglia d' oro dalla Società Pedagogica, e che va sempre più cattivandosi la stima e la benevolenza del Pubblico, in occasione degl'imminenti esami per annuire al desiderio dei signori Maestri e Maestre delle Scuole primarie e degli Asili infantili, darà col 30 giugno, un Numero con Supplemento straordinario, contenente Dialoghi, Ringraziamenti, Poesie per apertura e chiusa di Esperimenti, ed altre ricorrenze." „Chi lo desiderasse, potrà averlo facendone pronta richiesta, accompagnandola di cent. 75, alla Ditta Giacomo Agnelli, Milano via Santa Margherita, 2." LIBRI RECENTI Teatro Veneziano di Giacinto Gallina. In corso di pubblicazione. (Padova, F. Sacchetto, tipografo edit.) L. 53 al voi. - Sono già usciti due vol. — Vol. I. El moroso dela Nona ; Le bar ufi', in famegia. — Voi. II. Nissun va al Monte-, Una famegia in rovina Di prossima pubblicazione; Voi. 1(1. i^e serve al pozzo ; La eh itara del papà. — Vol. IV. Zente refada; Tuti in campagna. — Vol. V. Tderi veci ; Mia fia. — Storia della Letteratura Italiana di Adolfo Bartoli. Voi. Ili: „ La prosa italiana nel periodo delle origini ". (Firenze, G. C. Sansoni, editore.) Scritti biografici di Benedetto Prina. — Alessandro Manzoni; Federico Sclopis; Luigi Saui ; Samuele Biava ; Giovanni Berchet ; Antonio Finanzi. — (Milano, Tipogr. Editrice Lombarda). Igiene della scuola, del Dr. V. De Giaxa. Un voi in 80, di pag. 350, con 30 figure litografiche. Fior. 3.50. — (Milano, Ulrico Hoepli). A Trieste ne assume l'ordinazione la libreria Schubart ; via S. Antonio, N. 3, p. III. AVVISO Si desiderano le seguenti opere di Autori Istriani. Chi fosse disposto di privarsene o sapesse darne indicazione, potrà trattare colla Redazione. Opere di Andrea Divo da Capodistria, — Theocriti Idyllia latine ad verbum translata. — Venezia 1539. — Basilea 1564. — Opere di Girolamo Muzio Giustinopolitano. 1. Lettere secolari. — Venezia, Giolito, in 81 1551. - Firenze 1590 in 4° 1571 per Ser martelli. 2. Lettere cattoliche. — Venezia Valvassori, in 4° 1571. — Roma per Francesco Nazari, in 4" 1714. 3. Le Orazioni delle Messe di tutto l'anno, tradotte da don Agostino Spathari, canonico di Capodistria, con un discorso del Muzio lustinopolitano. Pesaro 1555 in 8" per il Cesano. 4. Difesa della Messa de' Santi e del Papato contro le bestemmie di Pietro Vireto. Pesaro 1565 e 1568, pel Cesano, in 8. 5. Tre testimonj fedeli Basilio. Cipriano ed Ireneo. Pesaro, per Bartolomeo Cesano, 1555, in 8'. 6. Il Coro Pontificale contenente la Vita di S. Gregorio Papa e di dodici altri Sauti Vescovi. — Venezia 1570 — Valvassori, in 4". 7. La Beata Vergine incoronata e La Istoria di dodici Vergini. Milano 1587, per Michiel Tini, in 4" a Pesaro 1567, per Girolamo Concordia, in 4'. 8. Risposta a Proteo. — Pesaro 1559, per il Cesano, in 8". 9. Libro di Vincenzo Lirinese volgarizzato da Girolamo Muzio. — Monteregale 1565, per Liouardo Torrentino, in 8°. 10. Risposta all'Averoldo. -- Pesaro. 1564. 11. La Faustina e Dell'armi cavalleresche, a' principi e cavalieri d'onore. Venezia 1560. — Valgrisi, in 8°. 12. Replica al Susio. — Ferrara 1563, in 4". 13 Selva odorifera. Sotto questo titolo sono compresi 11 trattati, cioè 1. Discorso se convenga radunar concilio. •- 2. Trattato della comunione de' Laici. — 3. Delle mogli de' chierici. — 4. Antidoto Cristiano. — 5. Cattolica disciplina de' Principi. — 6. L'eretico infuriato. — 7. Discorso sopra il Concilio per l'unione d'Italia. — 8. Il Bulingero riprovato. — 9. Trattati tre della Santa Eucaristia. — 10. Risposta all'Apologia Anglicana. 11. De Romana Ecclesia. — Venezia, Valvassori 1592, in 4°, 14. Qualunque Opera del Muzio in latino, NB. Le edizioni notate sono le principali, ma non le sole. Si desiderano inoltre le Opere dei Vergerti di Capodistria, del Goineo da Pirano, di Girolamo Vida Giustinopolitano, di Ottoniello Belli da Capodistria, di Diviaco Giacomo da Montona, di Petronio Caldana da Pirano. La Redazione prenderà volentieri notizia e la darà ai suoi lettori, e s'interesserà per l'acquisto e vendita di qualunque altra opera d'autori istriani, specialmente nei secoli XY, XVI e XVII. Bollettino statistico municipale di Maggio 1880. Anagrafe — Nati (Battezzati) 29: fanciulli 11, fanciulle 18. -- morti 21: maschi 9 (dei quali 4 carcerati), femmine 3, fanciulli 5, fanciulle 4. — Matrimonii 5. — Polizìa. Denunzie in linea di polizia annonaria 10; campestre 1; sanitaria 3 ; sugli iicendj 1; per pesca abusiva 1; per provocaziori 1; per malizioso danneggiamento 1; per contravvenzione all'ora di polizia 1. — Arresti: per eccessi 4; per scb'amazzi notturni 8; per accattonaggio 1 ; per truffa 1. — Sfrattati 12. — Usciti dall'i, r. Carcere 19; dei quali 9 Dalmati, 5 Triestini, 2 del Goriziano, 1 Istriano, 1 della Carniola, 1 dell'Erzegovina. — 14-censse: d'industriai ; — Iiisliiiia/.loiii ìi possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 6; per Ettol. 171 e lit. 11; prezzo al litro soldi 44. — Certificati per spedizione di vino 14, per Ettol. 6 e dee. 4 e lit. 2'/i ; — di olio 1(5, recip, 17, Chil. 2403 ; di pesce salato 4; recip. 21, Chil. 9'9. — Animali macellati : Bovi 51, del peso di Chil. 12502, con Chil. 1025 di sego; Vacche 6 del peso di Chil. 865, con Chil. 63 di sego; Vitelli 42; Agne'li 237, Castrati 3.__