Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 75 — 25 settem. 76 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia I CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. i si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte, il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costatila ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO 9 Settembre 1737 — Jfasce JLnigl Galvani — (V. Illustrazione.) BIBLIOGRAFIA Paolo Tedeschi — Cento anni dopo, viaggio fantastico in Oga Magoga — Milano, Bertolotti & C. Se percorri, lettore carissimo, la prima pagina di questo libro, non sai deporlo più, sino alla parola fine. E uno scoppio incessante di motti arguti, uno spirito profondo di osservazione velato dallo stile brioso e scorrevole — ed è appena all' ultima pagina che lo scrittore esce dalla nube del suo sogno con una parola troppo seria, con un ricordo troppo santo, con una speranza troppo vitale perchè ombra di celia li possa offuscare. Paolo Tedeschi, Prete Pero, Nane Kan-dler, chiamatelo come volete — è sempre lui : ai triestini è nome carissimo, perchè ha propugnato ognora pei loro diritti, perchè con critica altamente pungente ebbe sempre in mira a sferzare chi... se lo meritava e se 10 merita. Questa volta il bravo Pero s' addormenta, uggito da una cattiva digestione, dal muschio d' una signora e dalle pedanterie d' un giovane, sotto il muro nuovo d'una villa sullo stradone di ~S. Giacomo. La sua mente lo porta di qua a cen-t'anni, come nn giorno — uno dei pochi lieti del povero Dall' O Macieta — egli si sentì portato dall'estro a quest'epoca lontana. Prete Pero trova tutto cangiato : nomi, luoghi, colori, e, volgendo dal piazzale del vecchio San Giusto attonito l'occhio d'intorno, vede.... vede la confusione di colori anche in alto, sull' antenna del castello ! ! Il conte Lampugnani, un addetto agli esteri del prossimo secolo, si accompagna a lui ; dal museo Winckelmann capita fuori 11 dottor Kandler, col suo librone di storia istriana sotto 1' ascella e si mettono a discorrere tutti e tre. Lampugnani è incaricato, per ragione di APPENDICE. Stato, dal suo Governo, d'una speciale missione nell'Istria — nell'Oga Magoga degli italiani, come gli osserva sardonicamente Pero. Kandler farà da cicerone, ed assieme con lo scrittore e col diplomatico s'intraprende il viaggio per l'Istria. Durante i preparativi, vanno tutti e tre a zonzo per Trieste, osservando, ridendo, ricordando pagine di storie che i triestini non hanno dimenticato, e lanciando dei pungentis-simi strali, or qua or là, a destra ed a sinistra. Poi, partono con un vaporino per alla volta di Capodistria : vedono un mare cilestro un bel cielo tutto italiano, incontrano tre tipi di fanciulle e qui... Qui, lettore mio caro, li lascio andare: non voglio prenderti con poche righe di cattivo gusto, il piacere d' un racconto allegro, gentile, tutto festività ed amore di patria. Non seguo i tre viaggiatori a Capodistria, a Pirano, a Parenzo, a Rovigno a Pola; non tento di delinearti le figure di Piccina, di Maddalena, di Maria Salome, di Macuz. Se qualche volta tu, o lettore, che pizzichi un po' di scetticismo, non vuoi toglierti il cappello coll'autore sulla soglia d'una chiesa, salta pure due linee — se qualche scherzo ti pare un po' scolacciato, pensa che, ora il nudo, come dice Ferrari, è 1' abito d'etichetta della donna onesta ! Scrive il troppo modesto Tedeschi nel primo capitolo del suo libro ! "A chi sentenziasse che lo stile va a balzelloni, risponderemo : È un sogno. Può essere altrimenti che un sogno?» L'ultima domanda è giusta. Ma è il sogno d' un uomo di spirito.... d'un caldo patriotta! (Nuovo Tergesteo) IL CABECILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO LAICUS pubblicata dall' Alte und Neue Welt tradotta da GIOVANNI de F. Gli porse dopo due pistole turche lavorate in argento, eh' egli si mise nella cintura, una lunga carabina moresca col corno della polvere ed il sacchetto delle palle, ed un fischietto d' argento che il marchese si appese al collo con un cordoncino di seta. Non s'era ancora abbigliato compiutamente, che si fece udire una tosserella: Camilla aprì subito l'uscio, ed entrò il cacciatore vestito ed armato come il padrone ma meno riccamente. — È tutto in ordine? gli chiese il marchese. — Quiete perfetta; solo nel ca-merone della guardia stanno seduti e chiac-cherano. — Direte domani al capitano, disse poi il marchese volgendosi alle donne, che sono andato di buon mattino a Siviglia, come ià glielo aveva partecipato durante la cola- La coltura della vite nell'agro pira- nese (Capodistria, tip. lì. Appolonio), è il titolo di un libretto pubblicato pochi giorni zione, dovendo sbrigare degli affari importanti. — Glielo hai proprio detto ? domandò Camilla. — No; ma l'assicurerete che fu avvisato durante la colazione: crederà, persuaso di avere frainteso ; non gli sembrerà inverosimile di non avere compreso l'annuncio del mio viaggio, poiché si ricorderà di essere stato profondamente immerso nel contemplare la mia bella Maria ... ed ora addio ; pregate per me. Maria si gettò di nuovo nelle braccia del padre ; egli la ribaciò, strinse la mano alla sorella, e tornò nella stanza seguito da Jouan, nella quale, prima d'incamminarsi, si segnò coli' acqua benedetta la fronte, la bocca ed il petto. Il maggior pericolo era l'uscita, cioè l'entrare in cantina inosservati. A tale fine essi dovevano attraversare il cortile, e se per fatalità li avessero scoperti, l'impresa sarebbe stata senza dubbio sventata. La stessa via il marchese l'aveva percorsa già altre volte felicemente, e così gli riuscì anche questa volta. Rasentando il muro giunsero alla porta della cantina che si chiusero dietro di loro. fa dal nostro concittadino Dr. Niccolò Del Bello. Quantunque l'autore sia appena giunto al mezzo del cammino di nostra vita, egli sa tuttavia mettere in buou accordo, e con metodo esemplare, i suggerimenti della teoria coi dettami della pratica, migliorando questa con quelli, e quelli modificando secondo le peculiari condizioni che differenziano le terre nostre dalle altre in cui vivono gli scrittori rinomati d'a-graria. Mentre dà chiara contezza della vigna piranese, la più antica e finora la più estesa dell' Istria, e mentre espone i buoni sistemi di sua coltura, coglie il destro a quando a quando di fare delle osservazioni e delle avvertenze atte a interessare qualunque cam-pagnuolo in qualunque canto della provincia egli viva. Il nostro piacere che il Dr. Del Bello abbia già incominciato a scrivere sull' agricoltura istriana anche a fascicolo, si aumenta nel constatare l'importanza del primo saggio, il quale sparge nozioni utilissime, e nella speranza che esso sia foriero di altre pubblicazioni, colla cui serie il giovane studioso potrà un giorno godersi la soddisfazione di avere validamente contribuito a migliorare l'agricoltura dell'Istria, rimuovendo il grave inconveniente, anche qui come in altri siti ancora sussistente, cioè l'abitudine della pratica di sbeffare la teoria. Lo spaccio del libretto, che costa 30 soldi, fu affidato al libraio Cernivani. UE COPERTURE DEE PETTO Dal collo passiamo al tronco, il quale si compone di due cavità, torace o petto, e adorne, cioè veutre o pancia, come volete. La prima condizione del vestito che copre il tronco si è quella di non turbare le funzioni del corpo umano. 11 petto contiene il cuore e attorno vi stanno i polmoni. 11 cuore schizza il sangue e per mezzo delle arterie lo manda fino alle Jouan accese una lucernetta, quindi scesero con cautela la scala e transitarono la cantina, che allungandosi sotto la collina (sulla cui vetta era fabbricato il castello) terminava in un corridoio stretto e lungo, il quale sboccava a piedi della collina. In origine questo corridoio era stato costruito per comodo, per depositare nella cantina le provvigioni, senza bisogno di trasportarle su per l'erta e per le lunghe scale dell'edificio; da ultimo non lo si usava più, sicché era andato quasi in dimenticanza ; ma quando il presidio francese era venuto ad occupare il castello, il marchese se ne sovvenne e lo utilizzò per le sue partenze secreto. C' era peraltro la spiacevole circostanza che presso l'uscita, nascosto da una siepe, stava un posto di francesi, uno dei posti con cui essi avevano attorniato il castello per assicurarsi dalle sorprese, non improbabili iu una guerra civile. Tutti e due origliarono attentamente ; udirono la pedata della sentinella che canticchiava a bassa voce, e poi l'avvicinarsi di una ronda : la sentinella gridò il Qui vive! La ronda, data la parola, pas^ ultime estremità del corpo : il sangue spogliatosi delle sue parti nutritive, impregnatosi di umidità e di gas carbonico, passa dalle arterie alle vene e uà queste viene ricondotto al cuore. Notate che le vene stanno alla superficie, subito sotto la pelle. Ritornato al cuore, passa il sangue nei polmoni, là viene a contatto coll'aria, sprigiona l'umido ed il carbonio e si vivifica assorbendo l'ossigeno, dopo di che torna nel cuore a ricominciare il suo giro. Ma com'entra l'aria nei polmoni? Essa entra pel processo della respirazione, la quale comprende l'inspirazione (assorbimento dell'aria) e la espirazione (espulsione della medesima). Il meccanismo di questa importantissima funzione del corpo umano si compie in una maniera semplicissima. Il petto è limitato alle parti dalle costole, e al disotto da un muscolo carnoso chiamato diaframma, il quale è attaccato alle costole e s'insinua a volta nella cavità del torace. Quando inspiriamo, le costole, che del resto hanno una posizione inclinata all'ingiù, si innalzano e il diaframma si tende ; la cavità del petto diventa quindi maggiore e l'aria, attraversando, entra pei bronchi nelle cellette dei polmoni, alle pareti delle quali si trova il sangue ve noso. Il sangue s'impregna allora di ossigeno e sprigiona il carbonio nonché la soverchia umidità. Nasce quindi la espirazione: le costole si abbassano, la volta del diaframma entra nella cavità del torace, la quale così diventa più angusta e l'aria corrotta esce dai bronchi per la trachea e dalla bocca ed immediatamente succede un nuovo assorbimento d'aria atmosferica. Calcolo medio, si contano nelle persone adulte sedici inspirazioni per minuto, in ognuna delle quali entrano nei polmoni 34 centilitri d'aria, così che ogni minuto ne aspiriamo cinque litri e mezzo, che corrisponderebbero a dodici quartini e mezzo del quondam boccale austriaco. Questa operazione, come ben vedete, è condizionata al libero giuocar delle coste, dal sollevarsi delle quali dipende ebe il diaframma si tenda, che la capacità del petto si accresca ed entri quindi nei polmoni la quantità d'aria sufficiente a ravvivare il sangue venoso. Ora fate che un ordigno qualunque, a mo' d'esempio, un busto armato di stecchi di balena o di lamine d'acciaio comprima fortemente il torace da tutte le parti, e — che cosa ne nasce ? Ne nasce, che il polmone non riceve il volume d'aria necessario a ravvivare il sangue venoso, il quale però rientra nel cuore imperfettamente purificato e porta in circolazione principii che ammorbano l'organismo. E da qui le ciere alabastrine di certe signorine, ed anche signorini, il loro continuo malessere. Mi direte che la respirazione di- sò oltre. Il marchese toccò la spalla di Jouan ed uscirono lesti, calcolando che i passi della ronda dovessero coprire i loro, e che uditi dalla ronda sarebbero creduti quelli della sentinella ; ma questa aveva orecchio acutissimo; li distinse, si volse, vide due figure che entravano frettolose nel boschetto, chiamò e, non avendo risposta, fece fuoco. Curvi curvi s'erano internati nel boschetto dandosi a corsa precipitosa : la palla era passata fischiando sulle loro teste. Ne nacque naturalmente allarme; la ronda fu subito di ritorno, e avuta informazione del caso, s'imboscò adagio e cauta. I due fuggitivi avevano fatto intanto della bella strada, sicché i soldati della ronda, visto che nel luogo indicato non v'era traccia alcuna di persone, ritornarono scuotendo il capo, incrollabili nell' idea che solo il rumore di qualche animale avesse esaltato la fantasia della sentinella. La fucilata fu intesa anche nel castello: la guardia avea già prese le armi, e il capitano era corso nel cortile. Maria, scossa con un grido dalla preghiera, era balzata alla finestra. — È accaduto qualche cosa? domandò ella tremante al capitano che attraversava il cortile cingendosi la sciabola. — Non so, venta più frequente e somministra così l'aria di cui il sangue abbisogna. — Sia pure che la respirazione diventi più frequente, ma ol-trech'essa non potrà mai supplire ad un'aspirazione profonda, la sua stessa frequenza è fatale al polmone che, trovandosi in uno stato di violenza si dispone ad infiammazioni e dà origine alla tisi. Molte furono le vittime del fanatismo religioso, ma molte di più se ne immolarono sull'altare della Moda. Altra avvertenza sul vestito che copre il petto, è ch'esso non sia troppo riscaldante, imperciocché la è questa la parte del corpo in cui si trovano i più grossi tronchi dei vasi sanguiferi ed il riscaldarli artificialmente più del bisogno può produrre delle tristi conseguenze. L'abitudine diminuisce il pericolo, ed è per questo che, fino a pochi anni fa, i militari portavano le divise imbottite senza nocumento della salute. In ogni modo è meglio abituare i fanciulli a tenere il torace modicamente coperto. Ma quello che importa si è il non passare da un estremo all'altro, e se dopo essere stati all'aria rigida vi sentite il petto indolenzito dal freddo copritelo, non però troppo, nè mai con panni caldi; imperocché facendolo potete correre il rischio di avere degli sputi sanguigni e forse anche uno sbocco di sangue, che Dio ve ne scampi. G.F.-A. Novelletta campestre III Eravamo agli sgoccioli dell' autunno. La Margherita, prima tanto serena e gaja, dopo la partenza di Giacomo s'era fatta triste ed indifferente a tutto, trascurata alquanto nelle facende domestiche e cattiva perfino coi suoi fiorellini, che languivano nelle aiuole sotto le gramigne. Al mattino si metteva alla finestra, che guardava sui campi fatti brulli di tutto il loro bel verde ; ingialliti erano già gli alberi, e quella mestizia della natura stringea ancor più il cuore della fanciulla, che non trovava sfogo che nel pianto. Di sera infatti la Margherita, prima di coricarsi, toglieva dal suo piccolo armadio una lettera di Giacomo e leggendola più volte la copriva di lagrime. E un altro dolore dovea toccare alla fanciulla. Nel cuore dell' inverno la povera Teresa si pose al letto con forte malore: in dieci giorni di malattia avea sempre peggiorato, ed il medico del paese andava di giorno in giorno perdendo ogni speranza. Questo fu un colpo anche pel buon Tonio, che per la prima volta fu costretto a versar lagrime di dolore. rispose, una sentinella ha fatto fuoco . . . . sapremo subito di che si tratta. — Furono spediti a riconoscere un sottoufficiale con due soldati: ed il capitano al loro ritorno si fece fretta di riferire a donna Maria le notizie avute, che le recarono grande sollievo. Il Cabecilla e il suo aiutante erano andati taciturni per una mezz'ora attraverso siepi, boschi, avvalamenti e rilevati, quando alla fine ruppero il silenzio. — Jouan, disse il marchese, ciò non si deve più ripetere . . . poco mancò che ci pigliassero. Per l'avvenire non ci vestiremo più nel castello. Penso di farmi riattare a tale uopo qualche capanna diroccata nella montagna ; ivi si potranno tenere anche un paio di cavalli; vi potrebbe abitare un servo sotto l'apparenza di fare carbone o di pascere capre. — Si, si, disse Jouan, questi Francesi sono veri furfanti. Appena il ragazzaccio grida Qui vive ! e piff ! viene dietro la palla. Se la santa Vergine non ci avesse protetti (e in così dire lo scudiero si segnava colla croce) Vostra Grazia ora forse giacerebbe sull' umido ìmisco, ed il convoglio arriverebbe a Vittoria intatto. Che Dio ci protegga, e che domani possiamo spassarci. Di nuovo procedettero in silenzio. Frat- Inutile sarebbe stato allontanare la fanciulla dalla stanza di sua madre: Margherita tanto bella, ora s'era fatta smunta e dimagriva continuamente, sicché il medico incominciò a temere anche per lei. La buona fanciulla stava dì e notte al capezzale dell'ammalata, e colle sue tenere cure cercava di strappare alla morte quell'essere da lei adorato. Soltanto di sera al tocco dell'Avemaria la vedevi internarsi per certo viottolo nei campi, e fermarsi dinanzi ad uno di quei tabernacoli rustici in cui sta dipinta l'imagine della Madonna. Là genuflessa dava sfogo ai suoi dolori, là chiedea alla Vergine con fervide preghiere la vita di sua madre. Era una sera fredda e piovosa. La Teresa in quel giorno avea ancor peggiorato ; Margherita, più disperata che mai e stremata già di forze per le lunghe veglie e per il molto soffrire, si diresse come suo solito verso al tabernacolo, e come vi giunse, si prostrò dinanzi a quell'imagine per la vita di sua madre e lì rimase più a lungo delle altre volte. Stette alquanto tempo immobile, e poi come destandosi da un sogno mosse verso il villaggio meno angosciata e piena di speranze. Margherita continuava a prodigare a sua madre le più assidue cure di figlia amorosa e sempre attendea, sperando, un lieto fine a tanto male. — Alcuni giorni dopo il medico trovò nell'ammalata dei grandi miglioramenti, sicché fece coraggio a Tonio ed alla figlia. Questi due poveri esseri s'abbracciarono e ringraziarono la Vergine che avea esaudite le preghiere di Margherita. La Teresa abbandonò finalmente quel letto, che la tenne inchiodata per ben tre mesi, e dopo lunga convalescenza riprese le facende della cascina. Così nella casa di Tonio tornarono a regnare la gioja ed il lavoro. Al rigido inverno seguì la primavera: le viole consolavano già di cara fragranza la campagna, e i contadini tutti d'aspetto fiorente, sani tutti e vivaci, si dirigeano ai loro campetti discorrendo delle semine da farsi. Anche Tonio era molto occupato, perché non permetteva che la sua Teresa s'avesse ancora da faticare. Margherita cercava di fare il meglio; ma si sentia sempre intristita. Intanto la guerra era finita, ed i poveri soldati erano attesi al villaggio di giorno in giorno. In quest' epoca la Margherita si sentia più disperata che mai; avrebbe voluto essere le cento miglia lontana da *** e nello stesso tempo sarebbe stata la prima ad andare incontro ai giovani soldati. Nel paese si avea tanto discorso del valore mostrato sul campo dal suo Giacomo, che tutti lo attendevano con piacere, tutti gli preparavano un'accoglienza degna e conforme alla bravura del giovane soldato. Ma la Margherita soffriva tanto, che tanto la luna era salita ed illuminava il loro sentiero, seppure poteva chiamarsi sentiero quello eh' essi percorrevano. Era mestieri essere ben pratici del luoghi per non smarrirsi. Da principio l'andava bene : conoscevano quasi ogni albero, ma più tardi cominciarono ad o-rientarsi soltanto alla grossa. Finalmente giunsero ad un sentiero per bestie da soma, dal quale videro le cime dei monti che nascon-, devano le loro schiere, e che non perdettero più di vista, in grazia della luna, la quale ebbe la cortesia di rimanere scoperta. I due Querrilleros rallentarono alquanto il cammino per esaminare con attenzione i contorni: già albeggiava, e la parte orientale del cielo s' andava gradatamente arrossando. Sull' orizzonte cominciò ad alzarsi un leggero fumo : il marchese fu il primo ad addarsene, e ne avvertì il compagno, che si mise gravemente ad osservare. — Può essere, sclamò alla fine; tuttavia non saprei ancora decidere se quello sia fumo o una nuvola : se è fumo deve diventare subito più nero. Si diressero frettolosi verso la direzione del fumo, che infatti ingrossò in nubi nere. (Continua) ì genitori ben presto se ne avvidero e non sapeano spiegare quella tristezza della figlia in mezzo alla gioja comune. IV In un mattino di Agosto, mentre il buon Tonio si dirigeva ad uno de' suoi poderi, scervellandosi a trovare il motivo del malessere della sua Margherita, s'imbatte in un giovane soldato, che portava sul petto il segno del valore. Il salutarsi, il baciarsi, lo stringersi la mano fu cosa di un attimo; e il bravo giovane, che non era altri che Giacomo, informato Tonio dei casi della guerra, riprese la via al villaggio, mentre l'altro si diresse ai suoi poderi. Giacomo, che tanto avea sofferto sul campo e nelle marcie durante l'inverno, ora credea di sognare trovandosi in quei luoghi, a lui cari per molte ragioni. Camminava assaporando i più grati profumi di fiori, mentre un'eco continua di gioje campestri gli giungea lieta all' orecchio. Parea stanco del lungo cammino, ma un'idea prepotente gli infondeva nuovo vigore nelle membra infiacchite. Ad un tratto affrettò il passo e scorti gli alti castagni, che circondavano il pratello della fonte di ***, premette al cuore ambe le mani, quasi ne volesse comprimere i battiti violenti. Spingea gli sguardi avidi dinanzi a sè ed ammirava il lucido corso del vicino ruscello, le rive sinose, la distesa dei campi. Ancora alcuni passi e il giovane scorse le bianche casuccie del suo villaggio cui salutò con un'esclamazione di gioja. Non è a dire dire della lieta accoglienza ch'ebbe Giacomo da'suoi compaesani. Una quantità di fanciulli e di uomini gridando e stringendogli la mano lo condussero nelle braccia dei genitori, che lo attendeano piangendo. Qui in vero ebbe luogo una scena commovente. Giacomo si gettò fra le braccia di quei suoi cari vecchi e senza dir parola tutti e tre si baciavano e piangeano iusieme. Convien viver alcun tempo lontano dai genitori per conoscere quanto grande è l'affetto, che ci lega a loro. Finiti quegli abbracciamenti e quei baci, che in simili occasioni vogliono dire tante belle cose, incominciò una serie di domande e risposte, alle quali ultime vedevate gli abbronziti volti di qu«i due onesti vecchierelli turbarsi ora ed ora farsi lieti. In quel giorno per tutto il villaggio di *** non si facea altro che parlare di Giacomo e dei ijuoi compagni, sicché n'ebbe sentore anche la Margherita. Ella ne fu turbata, sebbene in cuor suo, a dir vero, avesse provato una gioja non comune. Il valore infatti mostrato sul campo dal giovane avea confermato vieppiù Margherita sul carattere di lui, per lo chè ella era ancor più mossa ad amarlo. Ma pure la povera fanciulla temea l'istante di rivederlo : dirò quasi le facea paura. Avrebbe voluto dirgli ogni cosa, ma come fare, come incominciare, le crederebbe poi egli? — Margherita in quel giorno si sentia morire, pure seppe tener ben celato il suo dolore ai genitori, in modo da parlare di Giacomo con abbastanza indifferenza. D'altra parte egli, abbracciati i suoi genitori, rivolse tosto il pensiero alla sua Margherita, ma siccome desiderava che la cosa non avesse ad essere ancora palese al villaggio con grande sforzo attese l'ora del tramonto, ora in cui ella solea recarsi alla fonte. Egli desiderava di trovarsi solo colla fanciulla. V. L'ora desiderata giunse finalmente e la Margherita, come di solito, si diresse alla fonte. Giacomo non si fece aspettare, e la trovò seduta su di quel solito sasso. Ma quale amaro disinganno non fu per il giovane trovare la fanciulla tanto mutata ! L'aspetto di lei avea infatti qnella sera qualche cosa di più che triste. Si avrebbe detto che quella ragazza era morta ad ogni sentimento. Giacomo però cercando di persuadersi che tuttociò dipendeva da nul-l'altro che dall'emozione, si fece coraggio e le corse incontro col sorriso sulle labbra, mentre in cuor suo nutriva dubbi tremendi, che esigevano una spiegazione. A pochi passi dalla fanciulla egli la chiamò ed ella al suono di quella voce trasalì; muta e pallida tentò di alzarsi e fuggire, ma le gambe le vennero meno e ricadde su quel sasso, tenendo gli occhi a terra. La povera Rita avrebbe sofferto meno, se in quell' istante avesse potuto scorgere l'aria triste, sì ma pur dolce con cui Giacomo le si avvicinava. Nulla di tuttociò era sfuggito agli occhi del giovane, ma tuttavia, avute fra le sue mani quelle della fanciulla, che era quasi priva di sensi, incominciò con effusione di tenerezza ad incoraggiarla ed a raccontarle le vicende della guerra : le dicea delle sofferenze e dei momenti di gioja, dei timori e delle speranze da lui provati in quel tratto di tempo. — Ah Rita; continuava Giacomo, se tu sapessi quante volte ti ho veduta in sogno, quante volte un'eco vaga mi portava all'orecchio la tua angelica voce ! Ma adesso qui Rita, qui resteremo sempre a gustare l'aria pura e le delizie del nostro paesello, perchè la guerra l'abbiamo finita e con onore. Ma tu ti senti male Rita.....non è vero? Non mi dici una parola... è questa la bella accoglienza che mi fai? Che debbo supporre Rita! Sembra dal tuo agire ch'io sia per te un'estraneo! Non c' era scampo ; tante domande aveano diritto almeno ad una risposta sola. — Giacomo ! si sforzò di dire la Margherita, non puoi farti un'idea del piacere, ch'io provai nel saperla che tu eri salvo e ritornato al tuo paese colla medaglia del valore : ora poi vedo che tu hai mantenuta anche la tua promessa ; ma che vuoi .... la gioja .... la forte emozione .... non mi permise .... Deh Giacomo lasciami andare per quest'oggi: domani avrò da dirti delle cose importanti .... lasciami Giacomo, e volea allontanarsi. — No, gridò Giacomo, che stanco al fiue cangiò d'umore: voglio, che prima m'ascolti. Sappi Rita, che appena io t'ho scorta su quel sasso ho preveduto qualchecosa di male. Il tuo aspetto mi dicea che questa non era più la mia Rita. (Continua) Achille C. I,A BIRRA Da parecchie settimane l'insistenza del redattore per farmi scrivere, finora periodica mercè le mie lunghe assenze, era divenuta incessante, opprimente; da vicino non gli sfuggiva il più tenue appicco per eccitarmi e per punzecchiarmi con epigrammi ; quando mi vedeva da lontano o di passata, scuoteva il braccio in aria, e poi rappresentava la mano scrivente. Inutile sempre per me l'allegare l'imminenza degli esami ed altro ; tutti i miei argomenti venivano oppugnati colle parole: troppa modestia ! pigrizia ! pusillanimità ! L'aitra sera alla birreria, durante uno dei soliti assalti, dopo che assetato ne ebbi vuotata una tazza, l'istinto della propria tranquillità mi fece esclamare: Ebbene, scriverò della birra. — Finalmente, soggiunse soddisfatto il mio amico ; ed ora eccomi qua, strapentito della promessa che mi scappò di bocca e che forse potrei ritirare invocando per analogia il disposto del § 566 del vigente codice civile, se non mi sorridesse la speranza di trovarmi per un buon pezzo liberato dai sollecitamenti. Anche voi, lettore cortese, dovete aver provato senza dubbio il soave piacere di riposarvi, dopo una lunga camminata estiva, sotto la verzura per tracannare una tazza di fresca e spumeggiante birra. Se non l'avete provato, voi non conoscete ancora una peregrina delizia che può procurarsi a buon mercato qualunque attore di questo grande teatro sublunare. Ho detto delizia e non mi disdico; anzi avrei dovuto chiamarla felicità. Sia pure di minuti, e se volete anche di minuti secondi, ma è certo felicità quella che gustate appena seduto : la stanchezza delle membra e 1' arsura delle fauci tengono occupata la vostra mente nell' intenso desiderio che restino appagate le une e le altre, in modo che non v' è posto per le malinconie ; i raggi dell' infuocato pianeta e la polvere più non vi tediano ; sentite una lenta graduazione di voluttuoso benessere che vi irradia tutto il corpo; voi potete a vostro bell'agio gingillare col-1' astuccio degli zigari, esaminarne uno, fare altrettanto collo scatolino dei fiammiferi, poi bruciare l'odorosa foglia e osservare la matassa delle nuvolette che lentamente s'innalza e si dissolve. D'intorno a voi avete tutta gente allegra; i vostri compagni di cammino o altra brigata in giocondo chiaccherio;; manducanti conosciuti e sconosciuti, la cui azione non può certo disumorarvi ; il cameriere che vi sorride in attesa che il vostro stomaco dopo il liquido pretenda il solido ; spesso un cane, da altri già scacciato, che vi guarda con buona cera, come se studiasse la vostra fisonomia, che vorrebbe appressarsi ma non sa se gli toccherà un'altra pedata o una briciola ; e talvolta in fondo al quadro l'altro cameriere disoccupato che pure vi sorride colla speranza che un' altra volta ritornerete nel suo compartimento; abbassate lo sguardo, e vi brilla dinanzi la refrigerante birra, di cui potete trangugiare subito lunghi sorsi senza alcun timore. Dunque ricapitoliamo : riposo, frescura, aromi, bibita ghiacciata e innocua, sorrisi dagli uomini, occhiate affabili dalle bestie, allegria nei circostanti ; e tutto ciò merito della birra, poiché se invece, così trafellato beveste acqua, vino o qualsisia altro liquido, ne verrebbe pregiudizio alla vostra salute. La birra rinfresca e nutre ; si confà alle donne incinte ed ai nervosi magri; chi ne beve in copia diviene sofferente, acquista la virtù della pazienza, virtù importante, poiché talvolta può salvarvi perfino dall' ergastolo, mentre il vino e gli altri liquori possono invece farvi udire da vicino il rumore dei catenacci ; essa vi provoca una leggiera seconda e terza sete, e per conseguenza vi rinnova il piacere del dissetamento, e se lo prolungate con giudizio vi abbandona dolcemento in braccio a Morfeo: voi fate un sonnellino riparatore. Riparatore! Che Depretis e compagni mi perdonino se profano il loro odierno attributo! Viene composta con acqua, orzo, luppolo, lievito e colla di pesce; l'orzo si muta in spirito ed acido carbonico; il luppolo l'aromatizza e l'amareggia; alla fermentazione serve il lievito, a chiarificarla la colla. Questa è la birra ufficiale ; ma di solito il luppolo, • a cagione del suo alto costo, viene sostituito con varie sostanze, come p. e. i licheni, la cicoria torrefatta, i fiori di tiglio, lo zenzero, il sugo di liquerizia ecc. ecc.; e più spesso coli'acido picrico, per fortuna innocuo, il quale nasce dalla combinazione dell' acido nitrico con diverse sostanze. L'invenzione della birra viene generalmente attribuita agli Egiziani ... e non ne so di più : so bensì che mentre bene o male mi sono sdebitato col redattore, ho contratto con voi (me n'accorgo all'iuarcar che fate le ciglia) l'impegno di intrattenervi un po' meglio un'altra volta. Indulgete. Emonio Tega Illustrazione dell'anniversario Galvani nacque a Bologna. Sino dai primi anni s'impadronì di lui un tale fervore religioso, che ci volle fatica a dissuaderlo dal proponimento di chiudersi in un chiostro ; e sempre si mantenne speculatore ascetico. A venticinque anni, sostenuta con raro successo una tesi sulle ossa, ebbe la cattedra d'anatomia. Era parlatore corretto, ma non eloquente. Grande rinomanza s'acquistò nell'arte chirurgica e nell'ostetrica. A lui spetta la scoperta dei fenomeni fisici chiamati galvanismo, la cui mercè Volta (m. 1827) ideò la pila. Predilesse lo studio della fisiologia umana e dell' anatomia comparata, lasciando parecchie opere. Il cordoglio di vedersi tolta la cattedra dalla Repubblica Cisalpina, a cui aveva negato il giuramento (e che dopo, ma troppo tardi, gli era stata in via d'eccezione restituita) e di trovarsi pressoché allo stato di povertà, lo fece cadere in un precoce marasmo, che lo trasse a morte il 4 dicembre 1798. Nomine. — A capitano distrettuale, passando il sig. Cav. Francesco Eeya de Castelletto consigliere alla Luogotenenza, venne nominato il sig. barone Vittorio Puthon. La banda cittadina e l'orchestra filarmonica perderanno tra pochi giorni il loro maestro : motivi suoi particolari 1' obbligarono a rinunciare all'ufficio che disimpegnava con generale soddisfazione. Le grandi prerogative musicali e la garbatezza ond' è fornito, renderanno il sig. Angelo Montanari stimato e gradito dovunque ; ed a noi riuscirebbe molto più rincrescevole la sua partenza, se non considerassimo convenirsi a lui, giovanissimo, un ambiente artistico di maggiore ampiezza ed importanza per potersi porre nella carriera dalla non comune perizia chiaramente in-dic&ta, Il Club delle Alpi Giulie. (F. il N. prec.) — La Provincia, avute dal Comitato promotore informazioni precise, fa sapere eh' esso, quantunque s' abbia dato fretta di esaurire le pratiche necessarie, dovette attendere "qualche mese,, dal Municipio di Pisino l'adesione per quello che lo Statuto del Club dispone intorno alla sede, e alla conservazione ed amministrazione dei fondi in caso di scioglimento ; che poi lo Statuto e l'Atto complementare del Municipio di Pisino, giaciuti a lungo negli ufficii luogotenziali, vennero nel marzo decorso restituiti con ulteriori richieste; che tosto rinviati coi voluti ac-cessorii, vennero approvati e restituiti al Comitato appena nel maggio susseguente ; che il buon volere del Comitato non valse a ritirare empiute le schede diffuse in provincia, oltre alle firme già ottenute l'anno decorso al congresso agrario di Montcna; che sono apparecchiati gl'inviti pel primo congresso Alpino che dovrebbe essere tenuto in questo mese a Pisino; e che indubitabilmente nel prossimo congresso agrario a Pola si metteranno sotto per effettuare compiutamente la desiderata istituzione. E a noi, che nostro malgrado abbiamo dovuto fare la parte di pubblici accusatori, torna ben piacevole il notare le cause della lunga tardanza, perchè esse forniscono giustificazione non sottile agli onorevoli membri del Comitato, già benemeriti per altri e più importanti adopramenti. La scuola reale snpcriorc di Pirano, aperta il primo novembre 1872 con cinque corsi e 51 studenti, ora ha sette corsi e 111 studenti, tutti istriani tranne nove. E uno splendido successo, del quale l'Istria gioisco e si gloria. Anche quest'anno gli esami di maturità ebbero esito soddisfacente : dieci furono i candidati, dei quali quattro rimessi. Ebbero distinzione: Venanzio Sichich da Portole e Battista de Zotti da Parenzo ; gli altri furono: Giovanni Erschen da Lussinpiccolo, Bodolfo Movio da Pirano, Giovanni Peranovich da Lussinpiccolo e Niccolò Bagosa da Buje. Oltre a particolareggiate notizie scolastiche, dimostranti l'eccellente andamento dell'istituto, il quale cont# nove docenti effettivi e quattro supplenti, si legge nel programma un lavoro accurato e leggiadro del prof, de Hassek (Mon-torio) sulla vita e sulle opere di Cesare Caporali (sec. XVI), poeta giocoso prototipo. Società Agraria Istriana. — In base agli Statuti sociali ed in seguito a deliberato dell'Vili Congresso generale, la firmata presidenza si onora di convocare la Società Agraria Istriana al IX. generale Congresso nella città di Pola. Le sedute avranno luogo il giorno 11 e 12 Settembre p. v. alle ore IO ant. e vi si tratteranno, colla riserva del secondo cap. del §. 39 dello Statuto sociale, gli argomenti del seguente Ordine del giorno : 1. Inaugurazione del Congresso. 2. Resoconto morale della Società. 3. Lettura ed approvazione del verbale dell' Vili Congresso generale. 4. Resoconto economico (Consuntivo 1875 e conto di previsione del 1877.) 5. Proposta di modificazione allo Statuto sociale pre- sentata dalla presidenza per deliberato del II. Congresso generale. 6. Nomina del presidente, del Vicepresidente e dì tre Direttori alle condizioni del paragrafo 18 degli Statuti sociali. 7. Nomina di 16 Membri di Comitato. 8. Nomina di tre revisori di conti da scegliersi tra i soci effettivi, esclusi i neoeletti membri delia presidenza e del Comitato. 9. Determinazione del luogo di Riunione della X Ge- nerale Adunanza. 10. Lettura dei referati sulla viticoltura, sull'olivicoltura ed deificazione. 11. Eventuale deliberazione sopra oggetti non annunciati nel presente Ordine del giorno, di cui fosse però votata l'urgenza. In occasione di questa generale adunanza avrà luogo un assaggio di vini della stazione enologica provinciale ed una conversazione su vari oggetti agrari. Onde facilitare poi il compito al Comitato Ordinatore del Congresso, sono pregati tutti quei soci che intendessero intervenire a questa riunione, in quanto non abbiano stabile dimora a Pola, a darne annunzio a quel Municipio almeno otto giorni prima della indetta giornata. Si avvertono per ultimo i Signori soci, che nei 15 giorni prima del Congresso saranno esposti nell'Ufficio sociale il resoconto ed il rapporto dei revisori, e che a tutti i soci è libero di prenderne ispezione. Rovigno 17 Agosto 1876. GEROLAMO Dott.MANZUTTO presidente, ANTONIO CECON vicepresidente Luigi Hasch Segretario La prospera dei notai. — Prima del secolo XIV i notai, quelli almeno del Pisano, andavano girando con una cassetta contenente il necessario per scrivere, che serviva loro di scrivania e che si chiamava la prospera ; e rogavano gli atti in qualunque luogo si trovassero : sulla soglia delle case, in qual-sisia bottega, perfino nelle chiese e nei cimiteri. Con uno statuto del 1367 si obbligarono ad avere ciascuno un locale di pubblico accesso, e a tenere in quello la loro prospera. Massima per tutti scritta da Tommaseo nell' albo di un negoziante geloso del suo credito: Far conti spesso, e limitar le voglie E spendere men di quel che si raccoglie. Introiti dei Teatri a Parigi. — L'economiste franqais pubblica una statistica, dalla quale risulta che .i teatri parigini di commedia ed opera introitarono dal 1.859 al 1874 (non compresi i due anni sciagurati 1870 e 71) la somma di 333 milioni di franchi. Calcolati poi i concerti, i balli ed altri spettacoli, tale somma giungerebbe a circa 400 milioni. Un oratore sgarbato. Antifone, celebre oratore ateniese morto quattro secoli a. C., così disse della donna: Una sola cosa credo alla donna, che cioè dopo morta non risusciti. (Hoc unum mulieri credo, quod ex morte non reviviscat.) Pranzo marocchino. — Alla caccia data testé a Stupinigi dal principe Amedeo in onore degli ambasciatori del Marocco, vennero ad essi imbandite pietanze speciali preparate dai loro cuochi, poiché S. A. nel banchetto a Torino s'accorse che gli ospiti non avevano toccato le vivande ammanite dalle mani degli infedeli Et voici le menu: 1. Pezzi di montone alla graticola — 2. Costolette di agnolo — 3. Certo intingolo allo zafferano, pepe e zucchero — 4. Insalata di citrioli — 5. Polpette di capretto riempite di menta, pepe e droghe — 6. Riso al latte coperto di zucchero. Conservazione delle carni (modo immaginate dal Dr. Alessandro Bizzarri di Firenze).....si prende un vaso di cristallo, e vi si pone in fondo una spugna bene imbevuta di etere solforico, e poi vi si chiude dentro un pezzo di carne, dopo averlo asciugato con un panno, e vi si tiene sospeso per mezzo di un filo di spago. Si osserva che in luogo di alterarsi o corrompersi, la carne si conserva fresca e buona per moltissimo tempo, fino a qualche mese mantenendo le sue buone qualità nutritive, impallidendo soltanto un poco di colore. Tolta dal vaso, si lava e si passa in cucina. Per l'applicazione su larga scala non si ha che ad introdurre dei pezzi di carne, del peso di uno a tre chilogrammi, in cassette di latta, insieme a dei pezzetti di spugna imbevuti di etere solforico, e poi bene saldandole con stagno. (Dalla Gazzetta delle Campagne) liibri nuovi. - Bibliografia degli Statuti, ordini e leggi dei municipii italiani, compilata da L. Manzoni. Parte I. — Bologna, pag. XXIV -569 in 8°. 1876. Idea per una filosofia della storia di G. Fontana. Firenze, pag. 392, 1876. La battaglia di Legnano, racconto di P. Porro. — Milano 1876. David Chiossone profilo biografico di C. Catanzaro. — Milano, C. Barbini. 1876. Lezioni popolari d'astronomia di Q. Filopan-ti. — Milano, Bertolotti e C. 1876. Storielle vane di Camillo Boito. — Milano, Treves, 1876. Ij individuo e lo Stato nel rapporto economico e sociale. Saggio di Raffaele Mariano. — Milano, Treves, 1876; pag. 356. Storia documentata di Carlo V in correlano- ' ne all'Italia, del prof. De Leva. vol. III.0 Padova 1876. Bollettino statistico municipale di Agosto Anagrafe — Nati (Battezattì) 26; maschi 14, femmine 12. — Trapassati 49 ; maschi 15 (dei quali 11 carcerati) ; femmine 7 ; fanciulli 15 ; fanciulle 12. — Matrimonii 1. — Polizia. Arresti per ubbriachezza e schiamazzi notturni 7 : per sospetto di furto 2; per zuffa 1; per vagabondaggio notturno 2. — Denunzie per trebbiatura di grano sulla pubblica via 2 ; in linea igienica 4 ; per sbarco di scoppature in sito proibito 1; per apertura d'osteria oltre l'ora prescritta 2 ; per minaccio e maltrattamenti 1; per contravvenzione al regolamento sui pub. mercati 3 ; per contrav. contro la sicurezza personale 1 ; per contrav. al regolamento sul possesso dei cani 1 ; per danni campestri 1; per contrav. alla nuova legge sui pesi e misure 24 ; in oggetto annonario 1 ; di morte non naturale 2: per contrav. in genere 2; sulla presa di un pesce cane 1. — Sfrattati 21 — Usciti dall'i, r. carcere 10, dei quali 1 triestino, 6 dalmati, 2, istriani, un viennese. — licenze, per concerti istrumentali 1 ; d'uccellazione 3; di ballo nel territorio 1. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 5, per Ett. 106 — prezzo al L. soldi 24 Certificati per spedizione di vino 175 ; Ett. 335 L. 70 ; — di pesce salato 6, recip. 51, Chil. 2295 (peso lordo) — dioZio4; recip. 4, Chil. 289 (peso lordo) — Animali macellati: Bovi 66 del peso di Chil. 1.3466 con Chil. 1204 di sego ; vacche 2 del peso di Chil. 437 con Chil. 26 di sego; Vitelli 30; Castrati 242. Corriere dell' Amministrazione (dal 22 p. p. a tutto il 6 corr.) Cherso. Avv. Nicolò de Petris (II sem. del II anno) — Trieste. Cesare de Combi (il II anno) ; D.r Lorenzo Lorerizutti (II sem. del II anno). NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA TRA CAPODISTRIA - TRIESTE e viceversa che intraprenderà il Piroscafo celere ad elice GIUSTINOPOLI Incominciando col giorno 1 Settem» l»re 1876 fino a nuovo Avviso verrà attivato tempo permettendo il seguente : ORARIO pei giorni feriali Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7 ant. » „ v v y> 10 % ant. » » » » 41/apom. Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 ant. » » » » » 12 mer. » » » » » 6 pom. per le domeniche e giorni festivi Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7 ant. » » » » lO'/a ant. « w » » » 6 pom. Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 ant. » ^ * » 12 mer. » » » » 71U pom. Prezzo di Passaggio: indistintamente soldi 40. I ragazzi sotto i dodici anni pagano la metà. Arrivo e partenza da Trieste, al Molo S. Cari» da Capodistria. dal Porto. NB. Le partenze tanto da Trieste quanto da Capodistria succederanno col tempo medio di Trieste. TRIESTE, nell'Agosto 1876. L'Impresa.