1 I t pubblicato dal partito agrario popolare istriano. M0ÉÌH Il nostro programma Dinan zi ad una mai vinta folla di elettori domenica 7 aprile il nostro candidato per le imminenti elezioni politiche, C m. Dott. Pier' Antonio Cambini dietro invito del Comitato promotore del « Partito agrario popolare istriano », svolse applau-ditissimo in puhlico comizio nella sala comunale di lime il chiestogli programma. Affinchè tutti gli elettori possano conoscere in dettaglio gli intendimenti dell' Uomo, al (patte vogliamo affidare gii interessi (teli Istria alla, interessi già da lui per lunga serie d'anni cos) validamente e desinteressata mente tutelali e promossi, crediamo opportimo di pubblicare integralmente il discorso che, ad esporre tale programma, egli pronunciò a Buie il giorno suaccennato ed incontri) il plauso della stragrande maggioranza degli elettori del primo Collegio. Incoio. Onorevoli Signori elettori grazi'.» del numero •> cmcoi> >. 31; ' -egnr, manifesto clic sentite tutta l'importanza dell'atto politico, cui sarete chiamati il 14 Maggio, e tutto il dovere di compierlo con scienza e coscienza, a ragione pubblicamente discussa e appieno conosciuta. 11 programma, onorevoli signori elettori, che attendete da me. fu già tracciato nella sua essenza dal pensiero ispiratore del manifesto. con cui il Comitato elettorale promotore del Partito agrario popolare ha voluto propormi a candidato all' ufficio di Deputato al Parlamento in questo primo Collegio, onde a me basterà oggi svolgerlo ulteriormente, indicandone le idee più salienti ed il modo col quale intendo, se eletto, attuarle. Sarò breve, ma chiaro e preciso nella mia esposizione. Intendendo di dedicare principalmente la mia attività allo sviluppo alla tutela agli interessi dell'agricoltura, l'onte prima e inesauribile di ogni ricchezza economica, sarà mia cura di cercar di migliorarne in ogni guisa possibile le sorti. All' uopo bisognerà provvedere innanzi tutto all'occorrente istruzione, onde mio primo compito sarà quello di pretendere dal governo l'istituzione di una scuola elementare e media agraria a pese» dello Stato, aftinché gli a-gricoltori possano avere il mezzo di giungere a quel grado di coltura tecnica, che è oggi indispensabile a far fruttare razionalmente le forze feconde della terra senza indebolirle o annientarle ed a trarne le maggiori risorse. E siccome l'istruzione agraria deve essere preceduta dalla necessaria preparazione didattica, cosi mi adopererò per la, creazione delle scuole popolari pubbliche ancora mancanti nel nostro collegio, lavorando insieme di tutta possa — come avevo cominciato a fare con esito soddisfacente già quando sedevo nel 18!M) a Vienna — p rchò i] governo aumenti il miserabile suo contributo alla provincia per la puhlica truzione popolare e renda cosi possibile la soppressione della o-diosa tassa scolastica, che grava enormemente sulle finanze comunali e di conseguenza su quelle di noi contribuenti. A scopo d' istruzione reclamerò altresì per ogni distretto giudiziario l'istituzione di uffici di maestri ambulanti di agricoltura a spese dello Stato, ma, sotto sua sorveglianza, alle dipendenze dirette del Comune del capoluogo, affinchè concorrano efficacemente con conferenze, esperimenti e lezioni orali teoriche e pratiche sul sito alla diffusione della coltura agraria popolare tra quelli, che. per mancanza di mezzi (»d altri motivi, non fossero in caso di appropriarsela frequentando la scuola. K perchè la vinicoltura. cespite principale delle rendite nostre, col mutuo aiuto e lavoro possa salire a quell'alto grado di fortuna che le spetta, procurerò il più largo e generoso appoggio morale e finanziario da parte dello Stato alle cantine consorziali cooperative tanto !W'"»!i:t!»!nt;> (!;. "hi l pax innanzi di in fatto di enologia, cantine tra le quali fin,'ora abbiamo una sola fulgida gemma, quella di Buie, che malgrado i primi passi incerti, le prime vicissitudini sinistre s'avvia oggi ai più lieti destini. Lo stesso appoggio morale e finanziario saprò ripeterlo dal governo per le altre istituzioni cooperative agrarie, o d'interesse per gli agricoltori, già istituite o che si istituiranno uel nostro collegio. A rendere d'altra parte al più presto meno disgraziate le condizioni degli agricoltori mi affaticherò per un conveniente sgravio d'imposte dirette a loro favore ; e farò altrettanto per la graduale diminuzione del dazio consumo sul vino, con la fede di vederlo prima o poi sparire assieme ad ogni altro puhlico balzello per far luogo ad un imposta unica, la progressiva, la quale è la sola equa giusta salita, perchè commisurabile ih misura ascendente siili' ammontare del reddito. 11 dazio consumo sul vino è un peso fatale che agli agricoltori possidenti rende impossibile la vendita del proprio prodotto a prezzo soddisfacentemente rimunerativo e per il costo rilevante cui ne è assoggettato lo smercio al minuto — assai gravoso rende l'uso del vino a quelli non possidenti e a tutti gli altri lavoratori, i quali pur ne hanno bisogno a ristoro delle loro forze fiaccate dai giornalieri travagli. A difesa assoluta e incondizionata del nostro prodotto mi farò inoltre un dovere di vigilare, perchè sia osservata ed applicata con tutto rigore la legge sul!' adulterazione dei vini, adulterazione che recò e reca tuttora tanto danno agli agricoltori ed alla puhlica salute. A vantaggio ulteriore dell' agricoltura propugnerò la riforma dei contratti colonici, già proposta dall' egregio Dr. Giacomo de Franceschi in seno al Consorzio agrario distrettuale di Buie. Questa riforma, oltre che essere consigliata dai tempi, è ormai necessaria a statuire e precisare nettamente ed equamente. tra padroni e coloni, nell'interesse comune con concetti moderni i reciproci diritti e doveri. Propugnerò d'altro canto la riforma della legge tulle esecuzioni perchè, date determinate circostanze e certe condizioni, sieno limitate o escluse quelle sui frutti pendenti e raccolti, che gettano in tanti casi 1' agricoltore nella più cruda miseria proprio quando ha bisogno di pane per far fronte ai lavori campestri invernali. E propugnerò eziandio una riforma tributaria nel senso che in casi di danni elementari, in giusta misura o proporzione di questi danni siano cancellati tutti i puhlici pesi agrari. A riservare maggiormente al lavoro dei campi nella loro giovane età gli arruolati nell' esercito e nell' armata, favorirò e il postulato della riduzione della ferma militare a due anni e, altro della riduzione possibile del contingente e delle spese militari, riduzioni queste che. a istruzione militare finita, servirebbero mirabilmente alla devoluzione di tante vite sane e robuste nel fiore degli anni a fatiche ben più utili, che non siano quelle del soldato e farebbero finalmente attuabile senza indugio la tanto sospirata diminuzione dei pubblici aggravi. Non mancherò di provvedere agli appro-vigionamenti d'acqua ancora mancanti nel nostro collegio, alle strade e congiunzioni stradali desiderate, alla viabilità in genere che non è soltanto veicolo di civiltà, ma mezzo potente di soccorso ali' agricoltura e per lo smercio più agevole e proficuo dei prodotti e per la facilità dell' acquisizione necessaria della mano d'opera, che va mancando in paese a cagione dell' emigrazione dei lavoratori dei campi verso i centri industriali e commerciali più vicini, ove più elevata e meno incerta è la mercede del lavoro. Dell'esperienza acquisita con lunghi studi in materia ferroviaria mi varrò per sollecitare la costruzione di due tronchi ferroviari che uniscano ('mago, àvvicinandosi il più che sia possibile a Verteneglio, per Buie e Molitoria a Pisino ed, oltre ad ogni altro utile, dieno pur quello di chiamare a vita migliore l'attuale tratto ferroviario Buie-Parenzo, che non corrisponde alle aspettative nudrite. Con tali due tronchi, Montona-Pisino e Umago-Buie, il primo de' quali fu già da me fatto prendere in considerazione nella relazione al Parlamento sulla legge per la costruzione per la ferrovia Trieste-Parenzo, con tali due tronchi — dico — sarà completata la principale rete ferroviaria locale nella parte superiore occidentale dell'Istria nostra ed aperto l'adito agli agricoltori, che vi sono più vicini,, di spedire i propri prodotti campestri per terra ìiell' interno della Monarchia ed oltre ai suoi contini a mezzo della ferrovia dello Stato, via Pisino-Divacia. Sottacendo il vantaggio che ne deriverebbe al paese dall'ulteriore progettata congiunzioni ferroviaria Corouglie-Fiume. Non «mmetterò di perorare per un conveniente ribasso dei prezzi delle tariffo ferroviarie, affinchè la misura di questi prezzi valga a sviluppare un movimento più intonso di passeggeri e renda possibile il trasporto ferroviario celere ed a buon mercato d' ogni nostra derrata o materiale ove oggi, per necessità economica, bisogna rinunciarvi, convenendo usare piuttosto de' soliti carriaggi. Insisterò paranco perchè, mediante corse giornaliero che valgano a congiungerli in tempo utile con le rispettivo stazioni, sieno allacciati alle linee ferroviario i luoghi maggiori distanti troppo da osse, ma pur giacenti nella loro sfera d' attrazione, a mezzo o di ferrovie piccole o di que' moderni trovati, che sono gli automobili. E Voterò al caso nel publico interesse por l'assunzione in proprietà e regia dello Stato di tutti i mezzi pubblici di trasporto, in primo luogo delle ferrovie e sovra tutto della nostra locale, il cui riscatto ci farebbe ricuperare il capitale speso per ossa in Cor. 1,400.000. Della valle del Quieto tenterò alacremente sieno alfine decise le sorti. Deputato a Vienna nel triennio !»7-900 malgrado i torbidi che allora funestavano il parlamento, ho saputo dar impulso vigoroso alla soluzione di codesta vitale questione e se la vita mi rogge, se mi viene affidato e mi dura l'officio ondo intendete onorarmi, spero di condurla a buon porto dopo tant'anni di lotta di quelle povero popolazioni che ne attendono ansiose la sperata diluizione. SaretfBe opera benedetta, sarebbe la redenzione economica della valle, potendone trarre l'agricoltura immensi profitti. Anche il torrente Cornalunga « il {lumicino » di Capodistria lo vorrò regolato col concorso del governo nel!' interesse agricolo delle vallate ubertose, che lo fiancheggiano. L'opera mia non si limiterà però alla strenua tutela degli interessi dell'agricoltura; per quanto sarà possibile si estenderà a quella delle ragioni dì tutti gli operai, sieno essi d'ella monte o del braccio, che hanno comuni con loro su altri campi dell' attività umana le diuturno fatiche e dolori. Tra essi intendo naturalmente compresi anche i pescatori ed i marittimi abbandonati ora quasi interamente a se stessi, senza un ordinamento efficace che provveda sufficientemente al loro e all'avvenire delle loro famiglie nei casi dei tanti sinistri e sventure, cui sono esposti. Per loro e per gli operai agricoltori pretenderò dunque i provvedimenti sociali, le assicurazioni stesse, di cui godono gli altri lavoratori, affinchè malati o colti da infortuni non abbiano a ricorrere, in difetto di altro aiuto bastante, all' obolo del Comune o alla publica carità. Per la invalidità al lavoro, dovuta a qualsiasi eausa che non sia colposa, riterrò necessaria una cassa pensioni, da istituirsi dallo Stato e da amministrarsi sotto publico controllo a prò di tutti i lavoratori senza distinzione. E a preservarli da danni ricorrenti, che gettano sempre un dissesto duraturo nelle loro famiglie, combatterò tutti i cartelli o società fra commercianti o produttori tendenti ad aumentare o a toner alti i prezzi dei ge- neri di prima necessità, di cui 1' uomo abbisogna per campare almeno la vita. Questo, onorevoli signori elettori, il mio programma, programma di publica utilità, sincero e corrispondente ai nostri più vitali interessi materiati e morali. È vasto lo so, ma non mi manca nò 'a- volontà, uè 1' energia, nò le aderenze a, Yi< ma occorrenti a tradurlo in fatto. Miracoli non ne farò, ma il possibile certo. L' Istria nostra, dimenticata e negletta per tanto tempo, ha ancora molto da preterir dere e da ottenere a Vienna, purché ci sia chi lo sappia e lo voglia, chi sappia e voglia dedicarvi un lavoro paziente, assiduo, incessante senza stancarsi mai. D' essere capace di talo un lavoro io ho dato già prova documentata. N'è testimonio classico ineccepibile I' acuto fischio della locomotiva ridestante giornalmente da oltre a 4 anni gli echi de' nostri monti e dei nostri piani ridenti. Ancora poche parole a chiarirvi, onorevoli signori elettori, gli ulteriori miei intendimenti. Sarà professione solenne di fede quale Vi è certamente dovuta. A svolgimento dell'umano progresso, fautore d'ogni onesta libertà, non di licenza, militerò tra le file di quanti la vogliono rispettata e difesa, pronto ad insorgere contro ogni tentativo di sminuirla o minarla, specie a mezzo della forza armata, ove si voglia, come purtroppo è succeduto di sovente sinora, abusarne per attentare alla vita di chi non chiedeva, dinanzi a insane pretese od iniquo oppressioni, che giustizia e pane. Sul terreno nazionale sarò quello che fui sempre : italiano por la vita e per la morte. La nostra nazionalità saprò difenderla con tutte le mio forzo, pronto ad ogni rischio, ad ogni sbaraglio. Perduta ogni altra arma, la difenderò con le unghie e coi denti, ma senza oltraggio o violenza ad altre nazionalità, che hanno per diritto di natura diritto pari a tutela come la nostra. Verso pertanto le cautele, le guarantigie necessarie a nostro presidio nazionale concorrerò col mio voto a qualunque progetto tli legge mirante ad introdurre il suffragio universale eguale diretto e segreto anche nelle elezioni comunali e dietah, ritenendo sia ormai risuonata l'Ora, in cui il popolo tutto, e non pochi privilegiati, abbia a decidere delle proprie sorti in tutte le pubbliche amministrazioni. Infine coerente al principio già enunciato con altre parole che la libertà è e deve essere concetto inseparabile dal rispetto alle altrui opinioni, con tale criterio direttivo cercherò di concorrere alla soluzione de' molteplici problemi politici e ; sociali, intorno ai quali si agitano febbrilmente nella monarchia popoli e- governi. Chiuderò con una promessa eli«1 vi riveli Onorevoli signori elettori tutto V animo mio, tutto il mio sentimento. Nato dal popolo, col popolo cresciuto e vissuto darò al popolo, al bene del popolo ch'è L'unica la suprema mia ambizione quanto mi resta di forza d'intelligenza di attività, pronto a fargli, in caso di bisogno, ogni maggior sacrificio, n' andasse puf-e della mia stessa esistenza. Se mi credete, onorevoli signori elettori, datemi i vostri voti, altrimenti concentrateli senza riguardi su chi credete più meritevole di me della vostra fiducia. / numerosi possidenti ed agricoltori dell' Istria (dia che hanno speciali interessi da tutelare si sono accordati e finalmente si organizzano in partito. Essi intendono di partecipare alle lotte politiche ed amministrative allo scopo di mandare al Parlamento, alla Dieta, nelle Rappresentanze comunali delle persone di propria fiducia, che sappiano efficacemente curare i loro interessi ed ottenere provvedimenti acconci ai loro urgenti e molteplici bisogni. Faranno partito da se perchè nessun attuale partito politico può dedicare ai loro interessi l'attività eh' essi ritengono necessaria. Il partito sarà democratico. Il giornale che viene oggi publicato in pieno periodo elettorale sarà provvisorio e servirà agli scopi della presente lotta elettorale. Saranno intanto prese le opportune disposizioni per la public-azione di un nuovo giornale, che sarà l'organo del partito. Anche il giornale avrà carattere democratico. E sarà diffuso gratuitamente tra il popolo della campagna, perchè, nel proprio vantaggio, dia largo e continuo contributo alle nostre file. Il nostro partito e il nostro giornale che sorgono per tutelare i gravi interessi di una numerosa classe di utili lavora lori svilupperanno la loro attività senza velleità battagliere, ma, aggrediti, sia a mezzo della publica stampa, sia a mezzo della calunnia diffusa turpemente altrimenti a nostro danno, attaccheremo alla baionetta. E coli pur il sangue da cento ferite non chiederemo uè daremo quartiere. Ed ora arma al pie, ma vigili e pronti ad ogni sbaraglio. Comizio elettorale d'Umago per la candidatura dell' On. Bennati ed il Partito agrario popolare. Nel pomeriggio di domenica, 28 del passato aprile, ebbe luogo alle 16.30 nella sala comunale di Umago mi comizio elettorale, convocato dal Dott. Apollonio per presentare agli elettori il candidato della Società politica istriana, on. Bennati ; comizio al quale avevano diritto d' accedere gli elettori del comune locale di Umago, nonché i membri del comitato collegiale del partito nazionale liberale. Su questo comizio il «Piccolo» del giorno dopo riferì in questi termini : «TJmago, 28. Allo 4.30 poni, per invito d' un Comitato d'aderenti al partito liberale-nazionale si tenne qui un comizio di elettori per la presentazione del candidato on. Bennati. Al comizio intervennero anche alcuni membri dei Comitati elettorali centrale e collegiale del partito, specialmente invitati. L'ampia sala comunale era affollata. Partecipò al comizio un gruppo di sostenitori della candidatura Gambini, tra cui il podestà dott. de Franceschi, il sig. Italo de Franceschi e il dott. Radi. Dopo che i gambiuiani ebbero indarno proposto la elezione di un loro a presidente, fu chiamato a tale ufficio il dott. Apollonio, vice-presidente della Società Politica Istriana. Pi 'ose quindi la parola, accolto da vivi applausi. I'on. Bennati, il quale diè ragione della sua passata attività parlamentare ed espose il suo programma avvenire, soffermandosi su vari problemi di speciale importanza per il collegio. Parlò poi il segretario del Comitato centrale Salata, che spiegò il programma del partito nazionale, ne riassunse l' attività e ne concretò l'atteggiamento di fronte agli altri partiti contendentisi nel collegio. 1 due oratori furono ripetutamente e vivamente applauditi. Aperta la discussione, i signori Italo de Franceschi e dott. Radi ripeterono le solite accuse contro il partito liberale-nazionale e i deputati italiani. F quando ebbero finito e l'on. Bennati s'accingeva alla confutazione, gli oratori gambiniani, prevedendo la mala parata, s'avviarono verso 1' uscita. Senonchè all' on. Bennati riuscì di trattenere il signor Italo de Franceschi, imponendogli come obbligo di lealtà di assistere alle giustificazioni di coloro che egli aveva accusato. L' on. Bennati e il segretario Salata ribatterono allora, con documenti e dettagli di fatto ogni singola imputazione, finché lo stesso sig. de Franceschi si fu dichiarato disposto a rinunciare al seguito della polemica. K così, con una vivissima acclamazione all'on. Bennati, il comizio che era durato oltre due ore e mezzo, si chiuse.» Poiché questa relazione 11011 corrisponde ai fatti svoltisi in quel giorno, e perchè ancora essa sottace quanto a quel comizio diede, per voto quasi unanime di quanti vi presero parte, indubbiamente un' importanza particolare e maggiore di quanto i male informati lettori de) «Piccolo» hanno potuto rilevare, il sottoscritto Comitato del partito agrario popolare crede necessaria una pubblicazione più dettagliata di quella radunanza, onde anche gli (»lettori. digiuni per deficiente informazione della stampa del come si svolse quel comizio, possano essere messi a conoscenza della verità e dei motivi che diedero origine al dissidio nel campo del partito nazionale liberale, e furono così la causa efficiente e diretta della creazione del partito agrario popolare. Ecco ora la relazione più dettagliata di quel comizio, cui farà seguito l'esposizione delle cause in cui va cercata la genesi del nuovo partito, in quanto le stesse non emergessero già sufficientemente dai discorsi degli oratori che in nome del partito agrario popolare chiesero la parola. All' ora stabilita comparvero nella sala, guidati dal Dott. Apollonio, 1' on. Bennati seguito da molti altri signori, evidentemente membri del comitato centrale del partito nazionale liberale, fra i quali notiamo, oltre all' on. Belli, i signori dott. Franco, Salata, Sardotsch, Cipolla e Dessanti; questi ultimi ed il Dott. Franco da Buie ; poi i signori Gardevich, Cappelletti, Sason Matteo, Sason Aquilino, Sason Giuseppe, Cappellari, Rizzi, Druscovich Marco, Giur-gevich Giovanni e Giurgevich Nicolò, tutti da Ver-teneglio; i signori Tomizza, Parentin, Urizio Umberto, Millovaz, Beltramini Giovanni, 1' altro Urizio, maestro di posta, da Cittanova e tanti altri ancora, convenuti dalle città e borgate vicine in rinforzo dell' onor. Bennati. Aperto il comizio dal Dott. Apollonio e presentato il candidato, on. Bennati, nonché una parte degli altri signori, dei quali moltissimi sconosciuti nel nostro comune, il sig. Italo de Franceschi, ottenuta la parola, chiese se anche i signori, venuti in tanta copia da fuori, avessero diritto di prendere parte alla discussione ed eventualmente alla votazione. Alla risposta affermativa del Dott. Apollonio il de Franceschi osservò essere per lo meno strano che a votare in un comizio elettorale di Umago si fossero reclutati tanti signori appartenenti ad altri comuni, coi quali voti correva pericolo eli venire falsato 1' eventuale giudizio, che dagli elettori del comune di Umago si avrebbe forse chiesto. A chiudere la penosa impressione, provocata dal comparire di tanti elettori estranei al nostro comune, valse una proposta del sig. P. Manzutto tendente ad allontanare dalla sala una parte di quei signori, proposta che fu accettata e che ebbe per conseguenza che alcuni di loro abbandonarono la sala, per ricomparirvi poi nuovamente alla spicciolata. Chiuso così, almeno prò forma, questo incidente sollevato dal sig. de Franceschi col solo scopo di constatare pubblicamente la presenta di tanti elettori non pertinenti al nostro comune, lo stesso de Franceschi propose a presidente del comizio il sig. Antonio Mitrovich, mentre d' altra parte fu proposto a quella carica il dott. Apollonio. Non essendo possibile ottenere una votazione precisa, dietro proposta del dott. Radi il seggio presidenziale rimase al dott. Apollonio, il quale promise, ma non mantenne la promessa di dirigere con piena oggettività la discussione. Nominato così il presidente, questi annunziò che avrebbero presa la parola prima 1' on. Bennati, poi i signori Francesco Salata, Italo de Franceschi ed il dott. Radi, i quali due ultimi si erano fatti iscrivere nel numero degli oratori. L' on. Bennati esordì riandando la sua attività parlamentare e promettendo una quantità infinita (li cose belle per il caso che il voto popolare gli avrebbe affidato di rappresentare al Parlamento di Vienna il I. collegio elettorale dell' Istria. Tralasciamo di dare un riassunto esteso della sua e dell' orazione del signor Salata per il motivo senza dubbio plausibile, che non vi è ormai quasi una sola città o borgata, ove l'onor. Bennati non abbia già esposto il suo programma ed il sig. Salata non si sia affaticato d'appoggiarlo con tutte le sue forze: inùtile quindi ripetere cose dette tante e tante volte da poche settimane a questa parte. E con ciò non vogliamo già valutare meno di quanto valgono gli sforzi di quei signori: sappiamo bene che, a parte certe particolarità di dettaglio che necessariamente variano secondo 1' ambiente, questi discorsi-programma sono foggiati sempre sullo stesso stampo, né altrimenti possono essere; vogliamo soltanto insistere sulla circostanza che ci sembra del tutto superfluo il ripetere cose a tutti note. Ma poiché non a tutti son note le cose dette dal signor I. de Franceschi al quale, terminata l'orazione del sig. Salata, fu concessa la parola, crediamo doveroso di dare un riassunto dettagliato di quanto egli ebbe ad esporre, dal quale emergeranno i motivi per cui una parte degli elettori del nostro collegio si trovano, loro malgrado, nella deplorata necessità di negare il loro voto all' on. Bennati. Presa la parola, il sig. 1. de Franceschi parlò così : Sii)noi'i Klelloi-i ! «Nelle belle parole dettevi dall' on. Bennati «poca fiducia possiamo avere, perchè alle pai-ole «non corrispondono i fatti, ed il passato sta lì a (li «mostrarlo. L'on. Bennati è presidente della Società «politica istriana, per conto della quale egli si è «presentato oggi a voi quale candidato al Parlamento «di Vienna; epperò è naturale che io con poche «parole v' intrattenga su questa società. «A tutti voi è noto che — non ricordo esatta-«mente 1' anno da uomini animati dal più schietto «patriottismo è stata istituita la Società politica i-«striana, onde efficacemente difendere la nostra na-«zionalità contro la preponderanza sempre più inva-«dente dei nostri avversari. Fino a che alla direzione «di questa Società stavano persone che nel cuore e «nella mente nulla di più sacro avevano del culto «della patria, per il nobile intendimento dei suoi «promotori la concordia regnava fra le cittadelle «istriane, sancita dall' unione cordiale di tutti i patrioti. «Coli'avvento al potere degli odierni reggitori «delia Società politica istriana le cose cambiarono «purtroppo aspetto, che dimenticando l'alto scopo «per il quale la Società era sorta, s'iniziò una po-«litica di odi e rancori personali, che condusse la «nostra nazionalità alle tristissime sue condizioni «presenti. E se qualcuno dubitasse della verità di «quanto dico, non avrebbe che a riandare l'attività «dei nostri deputati, tutti figli devoti della Società «politica istriana, perchè da essa sortiti, tanto al «Parlamento di Vienna quanto a casa nostra. «E ne fa anzitutto fede la loro attività parla-«mentare. Si legge di tratto in tratto che 1' uno o «l'altro ha tenuto o meglio letto una qualche parlata «o fatto qualche interpellanza, talora compilate da «terze persone, allo scopo di potere poi dimostrare «ad evidenza le traccie della loro operosità. Ma ♦bando alle celie e passiamo piuttosto ad illustrare «qualche fatto. «All' imperiai governo un bel giorno salta in «testa di dissanguare ancora una volta il povero «popolo chiedendo 400 milioni di corone per spese «militari : il governo conosce bene la sua gente e sa «che cosa fà. E i nostri deputati ? Non sono al loro «posto, si astengono dall' intervenire alla votazione, «ed i 400 milioni di corone vengono accordati, seb-«bene sappiano benissimo contro chi verrebbero pun-«tati i cannoni fusi con quel denaro.... On. Bennati (interrompendo): contro chi? I. de Franceschi: «Contro l'Italia! on. Bennati : «e voi.... voi fingete di non saperlo. Per questo in-«qualifìcabile ed ingiustificabile atto il «Popolo» di «Trento chiamò i deputati italiani traditori e vi-«gliacchi, e nel processo che ne seguì fu assolto dai «giurati per constatata verità dei fatti. «Un'altro fatto. Se havvi questione di vitale «importanza per tutta l'Istria, questa si è una legge «concernente i vini artificiali, la cui concorrenza ha «tanto nociuto al nostro agricoltore, il vino essendo «il prodotto più importante nella nostra economia. «Quando finalmente a Vienna fu deciso di presen-«tare una legge riguardante la fabbricazione di vini «artificiali, al dibattito su tale legge i nostri (lepu-«tati, che primi avrebbero dovuto efficacemente ditenderla, tacquero. K perchè. Dicesi per non nuo-«cere a colleghi, che sembra si dedichino alla tàb-«bricazione di vini adulterati ! Tralascio ogni com-«mento. «E passiamo avanti : A tutti è noto il deplore-«vole fatto che nella nostra provincia non vi è una «sola scuola media dello stato, il ginnasio superiore «di Capodistria aggravando anche il bilancio corau- «nale di quella città. Orbene, si dovrebbe legittima-«mente supporre che i nostri deputati avrebbero ri-«Volto tutta la loro energia a tale stato di cose onde «porro fine a tante miserande condizioni, e gravare «con tutti i loro voti sulle decisioni parlamentari «gradite al governo, onde ottenere che almeno in «una città istriana sorgesse a spese dello stato una «scuola media; Hanno fatto, hanno ottenuto qualcosa «i nostri deputati in questione di tanto vitale im-«portanza per la nostra educazione intellettuale. La «risposta ve la dà Pisino, ove a spese dello Stato «fu eretto un ginnasio croato, contro il quale la pro-«vincia fu costretta e creare a spese proprie un ijin-«nasio italiano, pel quale s' acquistò innegabile me-«rito il Dott. Cambini. « K poiché parliamo di scuole, non dimenti-«chiamo la sciagurata questione dell' università ita-diana. I nostri giovani, se vogliono compiere un «corso superiore di studi ed acquistarsi in grado ac-«cademieo, sono costretti a ricorrere ad università «ove si insegna in una lingua a noi straniera ed in «città in cui si dà la caccia a tutto quanto sa di • «italiano. Lo dimostrano i fatti luttuosi d'Innsbruck. «ove miseramente vegetavano alcune cattedre italiane, dateci quasi in elemosina. Ma poiché anche «questo sembrava troppo ai nostri nemici nazionali, «venne un triste giorno in cui i nostri giovani stu-«denti furono presi a colpi di rivoltella sulle vie di «Innsbruck e costretti ad abbandonare quella città, «ove furono soppresse perfino quelle poche cattedre «italiane, che simulavano sino allora il riconosci-«mento d'un nostro diritto. Cosi mentre i nostri de-«putati italiani si lasciavano abbindolare dal governo «colla promessa della prossima erezione d'una uni-«versità italiana, venivano distrutte le ultime ve-«stigie di quelle cattedre che parodiavano una scuola «italiana, ed a Trieste rimane l'i. r. ginnasio tedesco! «E tale fu l'abilità del governo nel temporeggiare «coi nostri deputati che, fino all'ultima ora del ces-«sato Parlamento, i giornali andavano ingenuamente «strombazzando a tutti i venti la loro vittoria, perchè «sarebbero riusciti a costringere il governo al rico-«noscimento degli studi superiori nelle università del «vicino Regno, riconoscimento di cui si attendeva «d'ora in ora il suggello ufficiale tino a che il Par-«lamento mori, ed i nostri deputati ritornarono a «casa loro ancora una volta vittoriosi ! «Non posso abbandonare questo argomento senza «ricordare una particolarità. «Quando il ministro dell'istruzione Hartel con-«vocò i deputati italiani pei' offrire loro di erigere «l'università italiana a Capodistria due onorevoli «erano, come al solito assenti. Chiamati telegrafica-«mente, il Dr. Bartoli rispose essere impedito dai «suoi affari, locchè dimostra che egli considera la «sua missione di deputato come qual cosa di secon-«dario, una specie di passatempo, cui poteva dedi-«carsi quando non aveva nulladi meglio da fare ; «1' altro poi si scusò adducendo il pretesto che do-«veva assistere alla processione teoforica ! Ed intanto per la questione universitaria i nostri giovani «correvano pericolo di vita ad Innsbruck e chiede-«vano l'aiuto dei colleghi d'altre università e dei no-«stri deputati : gli studenti, generosi, accorsero ad «aiutare i fratelli contro la prepotenza tedesca, i de-«putati invece avevano evidentemente qualcosa di «più importante e meno pericoloso da fare. «E avanti ancora. Quando, per qualche grave «disgrazia elementare, il frutto di tutto il lavoro dei «nostri poveri agricoltori va perduto e loro s'affaccia «minaccioso lo spettro della miseria e della fame, «che nell' inverno invaderà le povere case, il go-«verno talvolta si degna accordare alle regioni più «crudamente colpite un qualche sussidio di carestia. «Anche in queste occasioni l'Istria, adonta dei suoi «deputati fu finora trattata in modo da sembrare «che al danno si volesse aggiungere le beffe ! So «bene che si sente parlare di centinaia di migliaia «di corone che in tali occasioni dovrebbero affluire «nella nostra provincia, ma noi di tutti questi tesori «abbiamo veduto finora 800 sacchi di semola ! «E basti tanto. Non già che mi facciano difetto «altri argomenti per dimostrare con sempre maggiore «evidenza i benefici frutti dell'attività dei nostri de-«putaii; ma appunto perchè l'esuberanza della matteria mi coudurrebbe troppo lontano, passo a tratteggiarvi 1' attività dei signori della Società politica «istriana, che sono nello stesso tempo i nostri depu-«tati, nel campo d'ella politica provinciale, anche a «voi più accessibile della loro opera al Consiglio «dell' Impero. «Vi ricordate, o Signori, il dissidio sorto in «seno al partito nazionale liberale per la candidatura «Davanzo alla Dieta provinciale ? Il signor Davanzo, i «che aveva osteggiato colla parola e colla penna la «città di Pola, fu proposto dalla Società politica i-«striana a candidato alla dieta. Pola, risentita per «questo atto così impolitico, crudamente offesa nel «suo legittimo amor proprio, protestò energicamente «contro tale candidatura; ma poiché le platoniche «proteste dei Polesi a nulla approdavano, la città «unanime minacciò la Società politica istriana di «farsi cancellare dalla stessa, qualora questa avesse «insistito sulla candidatura Davanzo. Si dovrebbe «logicamente credere che una Società, la quale ha «fra gli altri anche l'obbligo di comporre dissidi «qualora questi insorgessero nelle file del partito, «visto il giusto risentimento di Pola, avesse desistito «da quella malaugurata candidatura. Niente affatto, «o Signori: invece di spegnere l'incendio che appena «sorgeva, ha gettato olio nel fuoco, e piuttosto che piegare l'autocratica ed impolitica sua volontà «dinanzi al giusto risentimento di una popolazione «intera, sacrificò alla propria testardaggine la più grande città della provincia. La conseguenza ne «fu che Pola, la quale rappresentava circa un quarto «dei soci della Società politica istriana, diede le sue «dimissioni, alle quali fu costretto anche l'on. Rizzi, «allora podestà colà. È vero che Pola è ritornata «in seno al partito, ma non bisogna dimenticare che «a quanto dicesi vi è stata spinta da un sentimento «di elevato patriotismo, visto che nel terzo collegio «elettorale soltanto il voto compatto di tutti gi' italiani può scongiurare il pericolo d' una sconfitta. «Non comprendono i signori della Società politica «istriana tutta l'entità dello schiaffo morale loro dato «dalla generosa Pola, la quale nel momento del pe-«ricolo, dimenticando ogni rancore personale, serra le «sue file per combattere il nemico nazionale? Pola «sacrificata all' ambizione di un solo uomo, dimentica «tutto per alto sentimento di dovere civile. Io do-«mando a voi, o signori: è stata mai impartita a «qualcuno una lezione tanto solenne di patriotismo «ed in modo cosi magnanimo come questa lezione «colla quale Pola risponde all'immeritato insulto? «Fu questa la più nobile vendetta che la città ol-«traggiata poteva prendersi contro chi, acciecato da «una politica prettamente personale, aveva tentato «d' avvilirla. «Ed eccovi ancora un altro squarcio di storia «provinciale. Voi rammentate «piando a deputato del «gran possesso fu acclamato dalla Società politica «istriana l'on. Polesini, cui una parte degli oratori «contrappose la candidatura dell' on. Gambini. Quel «collegio è, dal punto di vista nazionale, assoluta-«mente sicuro, e tale circostanza ha non poco valore. Sorto il dissidio, non sarebbe forse stato obbligo della Società politica istriana d'iniziare passi «atti a comporlo? Certo, ma la Società politica i-«striana non si mosse. Allora uno degli elettori del «gran possesso ebbe 1' idea di rivolgersi ad una delle «più cospicue personalità del partito dominante colla «proposta che venissero radunati tutti gli elettori, «onde discutere la posizione e promuovere cosi la «composizione del dissidio: ciò che quindi sarebbe «stato assoluto obbligo della Società politica istriana, «fu iniziato da un singolo elettore. Senonchè questo «signore ha peccato sempre e pecca anche oggi di «incurabile idealismo, della qua! cosa ha dovuto a «malincuore persuadersi anche in questa circostanza, «(ìli fu risposto che aveva ragione, che l'iniziativa «sua era ottima ed encomiabile, ma che la disciplina «di partito non permetteva d'aderirvi: locchè vuol «dire ancora una volta che quando la Società politica «istriana si ò cacciato in testa un chiodo, possano «altri avere le mille volte ragione, essa non cede «neppure allora quando pei- la sua testardaggine «nel voler seguire una politica personale ci va di «va di mezzo 1' unità del partito. Fa appello in tali «frangenti assai comodamente alla cosi detta dirciplina «di partito, la quale non riesce a. mascherare lo spi-«rito d' autocrazia che regna nel suo seno a danno dell' unità e concordia nella lotta nazionale. La «conseguenza si fu che quel dissidio, il quale in «un'adunanza di elettori tutti animati da sentimenti «patriottici avrebbe trovato una facilissima soluzione, «fu ancor più inasprito per l'atteggiamento quanto • inai impolitico e dannoso della Società politica i-«striana, che anche questa volta invece d'acqua «aveva gittate olio nel fuoco. Ho tralasciato di ci-« torvi nomi, ma 1' on. Bennati, che indubbiamente «conosce la cosa a fondo, potrà farlo se così gli «piacerà : io ho voluto soltanto illustrare anche con «questo fatto il modo di sentire ed agire della So-«cietà politica istriana. «Elettori! Più volte ho avuto occasione d'ìn-«sistere sulla circostanza che questa Società, con «grave danno dei principi ch'essa è chiamata a tu-«telare, si diede a seguire una politica prettamente «personale, e vi ho illustrato questa mia asserzione «coi due tipici casi Davanzo-Pola e Polesini-Cambini. «Basterebbero questi da se soli ad avvalorare la tesi «da me sostenuta, la quale per di più mi fu piena-«mente accertata non già da persone avverse alla «Società politica istriana, ma dal suo stesso vice-«presidente. lo vi dirò cosa, o Signori, alla quale «voi stenterete a prestar fede, tanto essa è enorme, «ch'io stesso sarei restio a crederla se colle mie o-«recchie stesse non 1' a vessi udita, presenti i signori «Leopoldo Balanza il dott. Rald e un'altro. Dal dott. «Apollonio, al quale io diceva che la Società poli-«tica istriana avrebbe pur dovuto muoversi per ac-«comodare il presente dissidio, ebbi in risposta que-«testuali parole : Si capisce bene clic di politica non «re ne intendete; ina non sapete voi che la Società «politica istriana pur (li vincerla in una questione «personale se ne infischia di patria e nazionalità ! A queste parole dell' oratore segue una scena che penna non può descrivere. (ìli onor. Bennati e Belli, gli altri presenti, colpiti da quelle parole, la cui verità, a parte le testimonianze, traspariva già dalla voce commossa colla quale furono scagliate in faccia al dott. Apollonio, rimasero ammutoliti, guardando con dolore ora verso il dott. Apollonio, ora verso i citati testimoni, i quali pienamente confermarono la verità delle parole dette mentre il dott. Apollonio, dimenandosi sulla sedia, andava balbettando: «non è vero, non è vero». Dopo alcuni momenti di penoso silenzio, durante il quale tutto il comizio ebbe l'impressione d'assistere ad un funerale morale, l'oratore continuò così : «Anche ora, nel pieno sviluppo del presente «dissidio la Società politica istriana, anziché adope-«rarsi con ogni sua possa onde eliminare le cause «che ci dividono ed indeboliscano, fa del suo meglio «per allargare sempre più l'incendio. Per le sue a-«micizie ed aderenze ci ha tirato il poco cavalleresco «colpo di carpirci il dott. Buffalini, professore della «nostra cattedra d'agricoltura, che ha il sommo torto «d'essere un'opera tutta nostra, creata colle nostre, «sole forze senza l'aiuto della Società politica istriana. «Invero che a questi signori non si può fare «il carico di mancata coerenza a se stessi : sono coerenti sempre allorché si tratti di questioni perso-«nali o di scompaginare sempre più l'unità del par-«tito ; coerenti ai loro principi quando i signori seel-«gono dal proprio seno i deputati parlamentari e «provinciali ; coerenti infine quando proclamano nel «l.o collegio il radicale dott. Bennati, nel ll.o il cle- «ricaleggiante dott. Bartoli e nel III.....Lasciamolo «in disparte che è meglio certo non parlarne, «Cosi, o Signori, vi sono almeno in parte noti «i meriti della Società politica istriana, e da questi «potrete fàcilmente inferire quale fiducia si possa ri-eporre nel candidato, che dall'odierna direzione di «quella Società vi viene proposto. Potrei narrarvi «anche tutte le nefandità commesse nel nome della «Società politica istriano nelle ultime elezioni ammi-«nistrative nel nostro Comune, ma carità di patria «mi trattiene dal farlo». «Avremo campo di ricordarsene in occasione «delle pur prossime elezioni dietali, quando la So-«eietà politica dovrà adagiarsi alla necessità di venir «a patti con noi», (Bennati, mai maiJ sto bene, mai. E noi continueremo imperterriti la nostra via colla fede di provvedere alla salute del popolo e della patria. Le parole dell'oratore furono continuamente interrotte da vivi applausi, che si fecero prolungati, ed insistenti quando egli ebbe terminato. Applausi così fragorosi mai ancora echeggiarono in un adunanza a Umago. L'ala destra della sala, gremito di elettori acclamanti all' on. Gambini udite le gravi e purtroppo fondate accuse pubblicamente rinfacciate alla Società politica istriana e con ciò implicitamente al suo candidato, davano così libero corso al loro sentimento patriottico, di cui fu efficace interprete il sig. I. de Franceschi. Cessati finalmente gli applausi, prese la parola il dott. Apollonio, contro il quale furono scagliate le più crude patole che possano colpire un cittadino. Pallido, confuso, guardato con diffidenza da tutti i suoi aderenti, specialmente dagli on. Belli e Bennati, i quali - sia detto a loro onore,— ebbero un sussulto di vergogna ed angoscia ne 11' apprendere come da lui fossero qualificati i suoi più intimi consenzienti politici. Il vicepresidente della Società politica istriana tentò invano scagionarsi dall' accusa gittata gli in faccia ed avvalorata da testimoni che lì, in pubblico comizio ed in presenza sua, confermarono pienamente la verità delle parole dette dall'oratore precedente. Con parole indecise, con frasi sconnesse tentò di ribattere quanto contro di lui era stato detto, ammettendo soltanto che *chi lo sa, non potrebbe dirlo con certezza neppui'e egli stesso, fra tante chiacchiere, di farmacia arra potato dire, ripetendo parole altrui, le frasi, impalategli.» Senonchè comprendendo che la sua miserabile, difesa aveva lasciato freddi tutti, non esclusi i suoi amici, interruppe il suo dire e cercò trarsi d'impaccio concedendo la parola, al dott. Radi, del cui discorso diamo il seguente riassunto compilato da lui stesso, dietro nostro invito, la sera dopo il comizio, «Signori ! «Il primo giorno del corrente mese, giorno con-«sacrato al tradizionale pesce d' aprile e caro a tutti «i burloui, gli elettori del comune d'Umago sono «stati convocati in questa stessa sala ad un comizio «elettorale per invito del dott. Apollonio, che era «allora ed è anche oggi vice presidente della Società «politica istriana, le cui benemerenze patriottiche vi «furono così efficacemente illustrate dall'oratore che «mi precedette. Vi arrivai in tempo anch' io per am-«mirare 1' astrusa dialettica colla quale da parte di «quel signore fu tentato un elogio della predetto So-«cietà ed una carica a fondo contro 1' on. Cambini, «che ha il gran torto d' essere uomo intelligente. «Chiesta ed ottenuta la parola, volli difendere con «brevi parole da mai precisate ed infondate accuse «il candidato del Partito agrario popolare o, se più «vi piace, della combriccola, cui ho 1' onore d'appar-«tenere anch'io. Accennai allora ai tanti errori com-«messi dalla presente direzione della Società politica «istriana, senza però entrare in dettaglio alcuno, «sebbene vi fossi stato più volte invitato da chi, «triplicato se stesso, fungeva in quel giorno da con-«vocatore, presidente ed oratore del comizio, ed il «cui sentire patriottico vi fu caratterizzato con tratti «incisivi dall'altro oratore di questa parte. M'astenni «dall' esporre accuse concrete contro la più volte «nominata Società, motivando il mio rifiuto colla «circostanza che io, semplice soldato nelle file del «partito in cui milito, non mi sentivo autorizzato a «dare in quel giorno battaglia campale, e ciò tanto «meno in quanto che il numero dei convenuti era «tanto piccolo, e fra essi quello degli aderenti alla «Società politica istriana cosi esiguo, che già da «questa circostanza era evidentemente suggellato il «fiasco di quel comizio, convocato a totale benefizio «della Società politica istriana. Promisi tuttavia che «sarebbe venuto il giorno nel quale io, in questa «stessa sala, avrei caratterizzato più davvicino l'at-«tivita di tale Società: e con questo intendimento «mi sono oggi qui presentato. Senonchè ebbi la for-«tuna di udire discusso 1' argomento dall'oratore pre-«cedente, per cui, non volendo ripetere cose già «dette, non fosse altro per non abusare della vostra «pazienza, ed essendo 1' argomento stato trattato con «sufficiente ampiezza, acchè ognuno di voi abbia «potuto farsene un' idea esatta, vi passo oltre. E vi «passo oltre con vero piacere, poiché, o signori, è «cosa indicibifmente triste il dover assoggettare ad «aspra e severa critica 1' operato di persone, cui io «e noi tutti saremmo ben lieti di poter tributare in-«condizionata lode e meritato plauso. «Ma poiché mi sono fatto iscrivere nel numero «degli oratori, permettetemi qualche parola, che vor-«rei tosse la sintesi di quanto avete finora udito. «Sarò breve e, tanto per mantenere subito la parola, «entro diritto in argomento. «Dacché per dura necessità della difesa nazio-«nale incominciò a plasmarsi ed a prendere forme «sempre più precise il Partito agrario popolare, i «promotori del quale più d'ogni altro portarono sem-«prc alto colla loro bandiera il principio della no-«stra nazionalità, da parte della stampa che osa van-«tarsi liberale, e che del liberalismo altro non è che «una mal riuscita smorfia, una ridicola parodia, da «parte di questa stampa, ripeto, furono scagliate al «nostro indirizzo contumelie d'ogni genere, alle quali «noi non abbiamo potuto rispondere, perchè il libe-«ralismo di questa stampa, che vive nell' idea de-«mente d'averne il monopolio, è arrivato al punto «da negare ospitalità ad ogni veduta, che non abbia «per avventura la fortuna d'andare a genio agli in-«fallibili signori, che sono presentemente a capo della «Società politica istriana. Come vedete, o Signori, «questo è liberalismo della più.pura acqua; vi consiglio «però d'astenervi dal bere un'acqua simile. «Siamo stati trattati all'incirea da traditori della «patria, da altrettanti Giuda, e poco mancò che non «ci avessero scagliato in faccia il supremo oltraggio «d'essere stati pagati onde provocare artifiziosa-«mente un dissidio nelle file del partito nazionale «liberale, e favorire cosi la vittoria di avversari na-«zionali e politici, coi quali noi mai abbiamo avuto «alcunché di comune. «No, Elettori d'Umago, le cause, di questo dis-«sidio che dall' altro oratore di questa parte vi fu- «rono già esaurientemente esposte, vanno cercate e «trovate esclusivamente nel sistema che da parecchi «anni purtroppo vige nella direzione della Società «politica istriana. «Ideata a tutela di quanto ad ogni uomo, già «per elementare legge di natura è sacro, e difesa «cioè, della nostra pericolante nazionalità ; creata «quale simbolo di unione, che è sinonimo di forza «e quindi almeno, di resistenza, se non di certa vit-«toria contro avversari strapotenti e spalleggiati «dalle autorità di un governo a noi sempre avverso; «nata in forza di un'idea divinamente bella, la quale «si è la difesa del nostro tesoro nazionale, della no-«stra lingua, a noi cosi supremamente cara, perchè «tanto affascinante che le melodie eterne dei nostri «più dolci cantori al suo confronto impalidiscono ; «create, in una porola, per essere scudo e lancia «a quanto è vanto e diritto della nostra nazione ; «questa Società, sorta con intendimenti cosi alta-«mente civili, degenerò negli ultimi anni fino al punto «da posporre la santità e giustizia dei suoi ideali «allo piccinerie d'una politica puramente personale «laddove da chi regge le sorti nostre nazionali si «ha non solo il diritto ma anche il dovere di pre-stendere oggettività e spassionatezza, abbandono as-«s: luto d'ogni piccina gelosia, d'ogni meschina invi-«dia, di tutti gli asti e rancori personali, che pos-«sono essere forieri di dissidio e quindi d'indeboli-«mento mentre le condizioni tristissime della nostra «nazionalità richiedono l'energia unita di tutte forze, «se non per vincere, almeno per non soccombere.» (Mentre un paio di invi,tuli di fuori battono le mani dimostrativamente a schérno dell' oratore accompagnandole da esclama zioni sardoniche, i promotori dei Comizio ridono tra loro). «Non ridete, o Signori, della Società politica «istriana! Non sforzatevi invano d'atteggiare le vo-«stre labbra ed un sorriso, che vorrebbe ma non «può essere ironico. Non affaticate le vostre mani «con un applauso, che ad altro non serve che a «mascherare il vostro mal represso turbamento. Non «vi è forse in tutta l'Istria uomo, che con sentimento «di dolore pari al mio possa parlarvi di fede nazio-«nale. Le parole che avete udito sgorgano dal cuore «italiano d' un dalmata, che nella sua non lunga vita «ha veduto gemere e quasi perire l'italianità in «quella sventuratissima terra. Ed ora ridete pure, «se vi regge 1' animo, o Signori della Società poli-«tica istriana ! «Signori! Poiché questa Società, come vi è «stato ad esuberanza dimostrato, ha deviato dal pro-«gramma della tutela nazionale per darsi in braccio «ad una politica tisicuccia di lotte personali, con «grave danno del nostro patrimonio nazionale, cui «in questo stato, formato dall' accozzaglia disparata «delle più diverse stirpi, unite soltanto nel comune «odio contro di noi, cui soltanto 1' unione può dare «un po' di forza ; per questo motivo una parte della «popolazione, fieramente colpita dalla triste piega «che prendono le pubbliche cose, si è finalmente «ridesta ed ha gridato in faccia alla Società politica «istriana il suo patriottico: alto là! fino a qui ma «non più avanti così. «Dove ci conducete voi di questo passo, o Si-«gnori? Non avete voi occhi por vedere l'abisso che «ci si presenta dinanzi e presto tutti ne inghiottirà? «Lo orecchio vostre non odono, i cuori vostri non «sentono il riso beffardo ed insultante dei tanti av-«versari che, certi d'una non lontana vittoria, ci pre-«dicono il giorno, c'indicano quasi l'ora, nella quale «potranno calpestare sotto i loro piedi la nostra ban-«diera nazionale? E 11011 già vinti o domi per ga-«gliardia di nemico, chè sarebbe morte forse non dol «tutto inonorata, ma indeboliti per mal governo e i «forse vicini a soccombere col triste presagio dinanzi «agli occhi, che sarà per spuntare 1' alba nefasta del «giorno in cui saremo schiavi sulla terra, ove Dio «ci ha creati quaggiù. E tanto scempio, tanta mina «per nullo accorgimento politico in chi, a capo della «difesa nazionale, dovrebbe avere sempre sempre e «sempre dinanzi agli occhi una sola visione : il bene «della patria e nuli'altro, null'altro : permettetemi, «o Signori, di gridare ancora una volta: nuli'altro ! «Elettori d'Umago. Non è l'istituzione che noi «combattiamo, bensì il sistema col quale questa istituzione viene retta. Una Società politica istriana «con questo o con altro nome a tutela nazionale «deve vivere o, se più vi piace, rivivere in una od «altra forma o fatta più rigogliosa dall'aura popolare. «Per la nostra vita nazionale una Società con inten-«dimenti patriottici è tanto necessaria quanto per la «nostra vita materiale è indispensabile il pane quo-«tidiano. Da queste mie parole emerge chiaramente «che noi non siamo avversari della Società politica «istriana per puro progetto, ma perchè abbiamo piena «coscienza non solo, ma anche conoscenza incoi if'u-«tabile di fatti, dai quali emerge clic i suoi reggitori presenti non corrispondono a quei postulati, che noi «tutti abbiamo il diritto di pretendere da uomini, cui «venne affidato l'onorifico incarico di tutelare con «dignità e serietà di politici intendimenti il triste «presente od il non troppo roseo avvenire della 110-«stra nazionalità. Noi non vogliamo abbattere per «distruggere, ma per riedificare: questo è l'ideale «cui noi, i tanto infamati dissidenti, tendiamo. «Ansora poche parole, o Signori. «Con voce che voleva forse suonare ironia e «forse anche racchiudere in sè una maligna e bu-«giarda insinuazione di colore politico, il Partito a-«grario popolare è stato detto una chiesuola. Se quel «diminutivo voleva soltanto indicare la piccolezza «del partito nel suo primo nascere, io lo accetto; «comunque sia, prendo la parola a volo e la faccio «mia. Ma la chiesuola, o Signori, non è più una chie-«suola ; essa crebbe e nasce ogni giorno, crescerà «fino al quattordici maggio o crescerà anche dopo «il quattordici maggio, qualunque abbia ad essere il «risultato di quel giorno : la chiesuola ha assunto «ormai le dimensioni di un tempio. «Ed in questo tempio, o Signori, noi devoti, «con nel cuore alta e viva la fiamma del civile patriottismo, col sentimento d'indicibile orgoglio d'es-«sere figli non degeneri nè indegni di quella superba «terra, che negli ultimi duemila anni di storia impose «più volte al mondo intero la sua civiltà, in questo «tempio noi fieramente combattiamo per un ideale «altamente santo per chiunque sappia e voglia inten-«derlo, ed in questa lotta mettiamo quanto di bello, «di buono e di grande, Dio può aver trasfuso nelle «nostre anime, patriotticamente libelli. «Nel mezzo del tempio s' erge maestoso e ri-«splendente per millenaria gloria un altare, il quale «a chi ha orecchio per udirò e cuore per intendere «può raccontare la gloriosa secolare storia di nostra «gente. Dinanzi a queir altare tutti, ricchi e poveri, «umili e superbi, tutti quanti hanno la sacra fiamma «del patriottismo non soltanto sulle labbra, ma anial-«gamata col sangue, tutti, o Signori, dobbiamo rive-trenti inchinarci. E onore a chi, avendo finora errato, «saprà trovare nella sua coscienza di onesto cittadino «il civile coraggio di chinare la fronte dinanzi al-«1'altare della patria !» Quando l'oratore ebbe finito fu salutalo dagli applausi dei suoi amici politici, che più volto avevano interrotto il suo discorso por applaudire alle sue patriottiche parole. E falso che il dott. Radi abbandonasse la sala per non esporsi ad un contradditorio : il dott. Radi realmente si allontanò perchè, medico, aveva i suoi obblighi professionali, cui per la sua posizione 11011 poteva nè voleva sottrarsi. D'altra parte non credette necessaria la sua ulteriore presenza, essendosi egli tenuto nel suo discorso entro i limiti d'una perorazione patriottica, senza entrare in alcun dettaglio, la qual cosa era già fatta dal sig. I. de Franceschi, il quale rimase al suo posto senza esservi por forza trattenuto, come bugiardamente fu scritto, onde rispondere alle eventuali repliche. E le repliche 11011 si fecero invero attendere, ma che dire di loro ? Già allo prime parole 1' on. Bennati è causa d' un penoso incidente, provocato dal suo esordio: «Alle sleali accuse...». Alla parola «sleale» il sig. 1. de Franceschi scatta e dice: «se l'on. Bennati parla in questo modo io me ne vado», e fa per andarsene. Senonchè l'on. Bennati, senza dubbio pentito della parola che inconsideratamente gli era sfuggita di bocca, cerca di trattenerlo, ma un gesto eloquente e risoluto del sig. de Franceschi impone un po' di prudenza all'on. Bennati, mentre i signori Sardosch, Salata ed altri accorrono per calmare gii animi, eccitati da così spiacevole incidente. L'on. Bennati prega infine il sig. de Franceschi di rimanere ed incomincia di nuovo con parole urbane la sua confutazione che non confuta nulla. Dopo Fon. Bennati si fu il sig. Salata che riprese la parola ma con quale successo lo dimostrò l'apatia generale che accolse ed accompagnò l'oratore nella sua arringa, apatia che solo qualche volta venne scossa per cedere alla generale ilarità, come quando p. es. il sig. Salata raccontò che negli intimi anni ben trecento mila corone erano state distribuite nel-l'Istria a sollievo dei danni cagionati dalla siccità e dalla grandine. « E dorè sono andate queste corone ? che siano andate perdute per strada ? Io non ne ho veduta una sola » queste le esclamazioni che da tutte le parti si udivano. E fu questa l'unica nota almeno superficialmente allegra di quel comizio. Senza che l'oratore rimasto del Partito agrario pop. si desse per vinto, come fu falsamente affermato, il comizio venne chiuso. E chiuso senza che da parte degli aderenti alla Società politica istriana fosse stato presentato un ordine del giorno acclamante alla candidatura dell'on. Bennati. La qualcosa dimostra ad esuberanza che gli aderenti alla candidatura dell'oli. Bennati devono essere stati ben pochi, poiché nessuno, e noi meno degli altri, vorrà attribuire ai Signori della Società politica istriana tanto poca tattica politica d'astenersi dal presentare un'ordine del giorno, acclamante a quella candidatura, qualora avessero avuto almeno la probabilità d'un successo, il quale a sua volta non avrebbe potuto mancare, se fosse vera l'asserzione pubblicata che la massima parte dei convenuti condivideva le idee della Società politica istriana, mentre gli aderenti al Partito agrario popolare sarebbero stati ben pochi. Cosi finì questo comizio, per il quale l'on. Bennati e consorti avevano preventivato tutto al più un' ora di tempo, prova ne sia che già alle 17.80 erano pronte sulla piazza le vetture, che dovevano condurre i signori alla stazione. Certo essi avevano pensato che il comizio si sarebbe svolto in famiglia, dinanzi a pochi elettori, tutti consenzienti, nè si a-spettavano che si sarebbero presentati così numerosi anche gli aderenti al Partito agrario popolare. Forse non avevano neppure tutto il torto di pensarla in questo modo, visto che quella stessa mattina e e nella stessa sala ebbe luogo un comizio, nel quale l'on. Cambini, dinanzi ad un affollatissimo uditorio, aveva svolto il suo programma, senza che il vice presidente della Società politica istriana dott. Apollonio si fosse sentito in bene di prendervi parte e provocare una discussione, ma avesse piuttosto preferito piantarsi dinanzi all' ingresse del Municipio, tentando inutilmente di persuadere gli elettori d' a-stenersi dal prendere parto al comizio. Forse pensavano che, non aven-do essi avuto l'animo d'affrontare il candidato del Partito agrario popolare, gli aderenti di questa parte avrebbero dimostrato altrettanto coraggio di fronte all' on. Bennati, rinforzato da una falange di Signori, arruolati dalle città e borgate vicine. Ma non fu cosi. Noi abbiamo atteso con vera impazienza la venuta dell'oli. Bennati ad Umago per potergli dire francamente la nostra opinione e motivarla. Su questo argomento ci riserviamo per più tardi ancora qualche parola ; per ora vogliamo chiudere la relazione del comizio coll'accennare ai fischi assordanti della folla che occupava la piazza, quando i signori della Società politica istriana salirono nelle loro vetture, fischi frammisti ad acclamazioni al candidato del partito clericale. Tra la folla che così dava il suo saluto all'on. Bennati ci voleva poco a notare molti dei clericali che avevano preso parte al comizio schierandosi a sinistra della sala, e che avevano votato per la presidenza del patriottico dott. Apollonio. Il qual fatto dava adito alla riflessione che se, per sventura, il sullodato dott. Apollonio a-vesse potuto riuscire vincitore nella lotta per le elezioni comunali, noi avremmo oggi ad Umago 1' edificante spettacolo d' una rappresentanza comunale pei' nove decimi clericale e capitanata dal vice presidente della Società politica istriana, poiché 11011 va dimenticato che la massima parte dei suoi aderenti nell' ultima lotta por le elezioni amministrative è passata al clericalismo : tale è la patriottica opera del vice presidente della Società politica istriana nel campo più ristretto della sua attività. Continueremo domani Umago, 8 moggio 1901. Per il Parlilo Agrario popolare Dottor Giacomo de Franceschi Giovanni Festi Leopoldo Balanza Riccardo Fragiacomo Antonio Mitrovich Dottor Domenico Yard a basso CAPODISTRIA Stabilimento Tipografico Carlo Priora / 'Sletto ri ! Il giorno 14 corr. votate compatti per il 3 AVVOCATO