Giovanni Frau Ertano Col de la Ottiva e altre uccellande Prispevek govori o furlanskem toponimu ottiva za katerega avtor sprejema etimologijo iz lat. altilia, v prvotnem pomenu kraj, kjer se goji ptice, ki pa se je s časom spremenil v kraj, kjer se ptice ulovijo oz. zajamejo. Izraz se je domnevno razširil iz oglejskega na severnobeneško območje. Na kratko predstavi tudi druge furlanske izraze za ptičja lovišča, ki so se pojavila vzporedno z antičnim izrazom altilia in ga včasih celo nadomestila. The author writes about ottiva, a Friulian toponym for which the author accepts the etymology from Lat. altilia, originally denoting the place where people breed birds. This gradually changed into the place where birds are caught. The term presumably originated around Aquileia and later spread to the area north of Venice. The author also briefly discusses other Friulian terms for bird hunting grounds which appeared simultaneously with the antique expression altilia and occasionally even replaced it. La conoscenza del toponimo Col de la Ottiva ri.sulta per me del tutto casuale, avendolo io riscontrato per la prima volta nell’estate del 1998 durante una passeggiata fra le strade della nuova Erto (in Provincia di Pordenone), cioe nella parte del paese costruita in posizione piu alta rispetto al veechio sito dopo la immane tragedia del Vajont del 1963. L’originalitä della forma nel panorama delle varietä del friulano, il suo significato apparentemente oscuro, non poteva non stuzzicare la curiositä del lessico-logo, oltretutto se toponomasta: ho percio rivolto una breve indagine sulla genesi e sulla consistenza dell’ertano Ottiva, lieto di potere dedicare il risultato di questa pur modesta e breve ricerca agli ottanta anni dell’amico Milko Matičetov, al quale di cuore auguro di poter aggiungere altri felici lustri alia Sua tanto operosa vita. Oggi il luogo sul quale sorge la Via Col de la Ottiva, nel cuore della nuova Erto, non ha piü l’aspetto del colie primitivo, una volta ricoperto da prati con vegetazione di noccioli e di lillä, prati nei quali erano stati ottenuti anche dei campetti riservati alle tipiche coltivazioni locali di fagioli e di patate. 11 colie e stato spianato per ricavare l’area riservata alla costruzione degli edifici attuali. Sarebbe stato formal-mente piü corretto indicare la strada con la scritta "Via Col de la Otiva,» perche la varietä di Erto, come del resto le parlate friulane e italiano-settentrionali, ignora le consonanti geminate: la gente infatti, riferendosi all’antico luogo, dice proprio al Col de la Otiva. II nostro toponimo non possiede, per quanto ne sappiamo, attestazioni antiche, che vadano oltre la sua documentazione nella relativa mappa del Catasto quale Col della Oltiva (le mappe attuali saranno copia del Catasto Napoleonico, perciö risalenti al secondo decennio dell’Ottocento). «Otiva e toponimo unico in paese. Non fa parte del lessico, non c’e aggancio con la parlate ertana»1. Noi sappiamo tuttavia ehe la topono-mastica conserva spesso, sotto forma di fossili, termini ehe fino ad una certa epoca fecero parte del lessico comune di una comunitä linguistica, per poi scomparire come conseguenza di una serie talora complessa di cause linguistiche e/o extralinguistiche2. E’ anche il caso del nostro otiva, parola oggi ignota al vocabolario ertano, ma ehe una volta doveva essere conosciuta ed adoperata quale appellativo comune. Essa in Friuli trova dei precisi corrispondenti negli utia di Cavolano P. 139a (in Comune di Sacile: ■ dove si tendono i lacci», altrimenti bressäna, risposta registrata solo nell’inchiesta di Ugo Pellis svolta per \'AIJne\ 1932) e di Chions punto 172 (entrambi luoghi del Friuli occidentale, a confine con il Veneto), presenti nel vol. II deW’ASLEF Carta 249 -Pare-taio", (la risposta di Chions conferma il dato dell’inchiesta di Ugo Pellis per I’A LI, effettuata nel 1932 ). L’etimologia della parola venne giä aeutamente indicata da Pellegrini (1983, 260) ehe, confrontandola con il bellunese altia ‘frasconaia, uccellaia’, la fece correttamente derivare dal neutro plurale, giä conosciuto dal latino classico (Orazio, Seneca ed altri), altilia, -ium Volatili (uccelli, polli) ingrassati, pollame’, accan-to al maschile altiles, -ium (a loro volta da altilis, deverbale da alo, ale re ‘alimentare, nutrire’). Quindi si trattava originariamente di uccelli ehe si conservavano e si ingrassa-vano a scopi alimentari, come confermano le numerose attestazioni raecolte, fra gli altri repertori, da Lexicon totius latinitatis 1864, Glossarium mediae et infimae latini-tatis 1883, Thesaurus Linguae Latinae 1900. I passaggi successivi appaiono facilmente comprensibili: dal significato di ‘uccelli da ingrassare o ingrassati’, altilia, passö ad indicare la sede in cui ingrassavano o l’uccelliera dove si conservavano, successiva-mente il luogo in cui si eatturavano (eon le reti o eon altri sistemi) owero l’odierno ‘paretaio’. Non ei resta perciö che aggiungere qualche piccola integrazione e annotazione a quanto giä scritto da Pellegrini 1983. Cosi, per completare la spiegazione fonetica del nostro Ottiva, alla regolare trafila da lui illustrata per le forme giä censite (alt-> aut-> o-) c’e da segnalare la epentesi di v, non rara in situazioni analoghe di iato (Ascoli 1873, 532). Si segnala inoltre ehe la documentazione piü antica finora conosciuta della parola, tratta da una carta di Adorgnano di Tricesimo (nel cuore del Friuli centrale), raccolta nell’inedito Schedario aggiunte al vocabolario di Corgnali, risale al 1690: per I'utia pagano tordi n. 200 uccelletti n. 200. A parte le attestazioni recenti di Cavolano 1 Devo queste informazioni alia signora Fulvia De Damiani, Hibliotecaria del Comune di Erto e Casso, ehe ringrazio per la sua disponibilitä e eortesia. II termine, oggi sconosciuto ad Erto, non e stata sostituito con altro, non essendoci piü da tempo in paese un’area riservata alla uecellagione (informazione fornita alio scrivente da un tecnico del Comune di Erto in datal3 aprile 1999). 2 Per l'importanza della tematiea, esemplificata attraverso una interessante rassegna cli esempi riguardanti la terminologia urbana, rimandiamo almeno a I’ellegrini 1974. e di Chions (Friuli occidentale), sopra citate dalVASLEF, non ci sono dati sufficienti a raffigurare la reale consistenza e l’antica diffusione della parola, oggi sostituita dai tipi «bressana», "toccolo*, «tesa», «uccellanda* e altri, sui quali si ritornerä piü avanti: tuttavia alcune spie consentono di supporre una presenza relativamente antica della voce in Friuli. II termine e gia presente in Pirona 1871 (che lo registra come Utije), sinonimo di Tese, ed e ripreso da Pirona 1935 (in un’epoca in cui doveva perö risultare ormai un relitto lessicale). Fuori dal Friuli l’appellativo appare circoscritto al bellunese del secolo scorso (Pellegrini 1983, 95), al veneziano tUia ‘ristretto di piante selvatiche per uso di pigliare alla pania gli uccelli, in particolare i tordi’ (Boerio 1856), alle forme trevigiane otiva, utia, utiva ‘uccellaia a lacci’, al clerivato diminutivo istriano di Büie laiölct 'ristretto di piante per catturare alla pania gli uccelli’ e, nella estrema parte meridionale della Penisola, al lucano-calabro artilii, con significato piü vicino alla accezione primi-tiva di altilia, ovvero ‘animali di ogni specie ma per lo piü di cattiva qualitä’ (Pfister 1984)’. C’e ora da aggiungere il diminutivo di nuovo istriano tiöla di Pirano, prove-niente dai materiali ancora inedili dell’/l/J (inchiesta Pellis degli anni 1926-1928)h Per conoscere l’effettiva estensione della voce in Friuli e nell’Italia Settentrionale ci aiuta di piü la toponomastica, che registra dell’Utia a Clauiano, Braida dell’Uttia a Treppo Grande nel 1868, Utia a Povoletto, Utia a Moruzzo, Braide Utie a Feletto Umberto (comune di Tavagnacco), tutti nel Friuli centrale, Utia a Pasiano di Pordenone, Utija a Porcia, nel Friuli occidentale (Corgnali, Schedario Toponomastico')‘): quindi con una distribuzione uniforme in tutta la regione, tanto da consentire a Pirona 1935, 1521 di considerate «Utia, toponimo frequente. A Fontanafr.[edda] Lutia«(qui con evidente agglutinamento dell’articolo la). Esso e conosciulo anche nel Portogru-arese, area ora amministrativamente veneta, ma gia storicamente friulana: si vedano i toponimi catastali Oltia, lesa a Giussago, Oltia, pralo a Fossalta di Portogruaro, Otia uccellanda a Teglio, Oltia e Uttia, rispettivamente uccellanda e bosco a Gruaro, Uttia uccellanda a Pramaggiore (Pellegrini/Marcato 1984, 117). Queste ultime forme catastali erano gia note a Pellegrini 1983, 95, il quale ricordava anche una antica forma Otia nel territorio di Summaga risalente al 1712, fornitagli da Carla Marcato e, fuori dal Friuli, Altia ad est di Belluno e in altri luoghi, anche nel territorio di Cortina, ove «le altie erano un tempo comuni». Prima di arrivare a definire la consistenza linguistico-geografica della voce utia e indispensabile una veloce analisi pure degli altri tipi censiti dalla citata Carta 249 ’ Per Pfister 1984 il diminutivo istriano laiöla ‘ristretto di piante per catturare alla pania gli uccelli’ -non si puö staccare dal venez. utia (Crevatin)*. 4 Si veda la voce 4599 tXeWALl -come dite questo luogo adatto per tendere le reti: paretaio, uccelliera, tesa, roccolo*. Ringrazio il direttore dell’/t/./, professor Lorenzo Massobrio, per avermi consentito di consultare i materiali relativi alla voce citata. s Nelio stesso repertorio una scheda segnala -ütia = capanna tedeschismo Arcli Alto Adige XL, 317», con rinvio al ted. Hütte. Analoga indicazione si legge sulla scheda -üttia «capanna*, AAA, XLI, 11, 198* di Corgnali, Scltedario aggiunteal tiocabolario, nella quäle il riferimento bibliograftco si riferisce al contributo di Pellegrini 1946-1947 (che cita il gardenese üttia fra gli esempi di mutuazione germanica limitati alla zona ladina). La segnalazione deve aver tratto in inganno C.C. Desinan (come giä rilevava Pellegrini 1983, 95), quando propose il tedesco Hütte came base dei nostri utia (per la corretta spiegazione del gardenese ütia ‘capanna’, si dall’antico alto tedesco liutta, ma con suffisso romanzo -ica, si veda Kramer 1996, 243-244). Fra tutti i dizionari dialettali dell’area italiano settentrionale da noi consultati, oltre a boerio 1856, ai due Pirona 1871 e 1935 e a Ninni 1891(gia noti a Pfister 1984), l’unico a registrare •utia, frasconaia (per uccellare)* e Vittoria 1876. delVASLEF. Essi sono, in ordine di frequenza, «bressana» con «bressanella», «roccolo», “lesa», i meno frequenti «uccellera» con «uccellata» , «fistera», 1’isolato ciapeusei «prendi-uccelli» (P. 176a Ialmicco di Palmanova) e l’italianismo parietäi (P. 127 Da.siliano, peraltro quale variante di piu autentiche forme friulane). Le risposte del lipo «bressana» (bressäne) con «bressanella» (bressanele. P. 64 Arte-gna, P. 127 Basiliano) sono state raccolte, talvolta insieme con altre forme, in cinquanta punti6. La loro massima concentrazione si ha nel Friuli occidentale (escluso il territorio prealpino) e centrale (dalla pedemontana di Gemona al mare). II tipo e uno dei piü diffusi pure in altre regioni dell’Ilalia settentrionale (materiali inediti dell'A/T), poco nel Veneto (Boerio 1856 ed altri importanti repertori regionali neanche lo registrano). La parola e attestata nella lingua letteraria italiana a partire dal secolo XIX, come voce di origine lombarda. La sua etimologia risale all’aggettivo bresciano, in quanto «prove-niente da Brescia», cittä della Lombardia (Battaglia). In Friuli la documentazione piü antica del termine si trova in Pirona 1871, mentre e notevole constatare, a conferma della sua introduzione relativamente recente (tanto da non aver avuto il tempo di affermarsi come nome di luogo), ehe lo Schedario toponomastico di Corgnali ne riporta appena due forme, a Prata di Pordenone e a Tricesimo. II tipo «roccolo» {röcuiy e stato censito in una trentina di punti (parzialmente insieme con altre forme)a, quasi tutti nelle aree pedemontane e montane del Friuli Occidentale e della Carnia. Ben noto alle altre aree dell’Italia del Nord soprattutto traspadana, dal Piemonte fino al Veneto (materiali inediti AeW'ALI), specie nella Lombardia e, ivi, nel Bergamasco, da dove verosimilmente si diffuse, «roccolo» si deve considerare ab-bastanza antico, in quanto documentato nell’italiano giä a partire dai primi decenni del sec. XVI. Di etimo incerto, potrebbe risalire al latino rotulus, per via della sua forma rotonda (mentre la «bressana», costituita da un corridoio d’alberi chiusi dalle reti, e quasi sempre rettangolare)'; o al diminutivo maschile di röcca (Battaglia). E’ di nuovo Pirona 1871 a fornirne la prima documentazione friulana. Corgnali, Schedario toponomastico, ne registra una decina di forme sparse su tutto il Friuli (Forni Avoltri, Forni di Sotto, Moggio, Arba, San Giorgio della Richinvelda, Cordenons, San Daniele, Sedeg-liano, Udine) con eccezione delle zone piü meridionali ed orientali. Ultimo dei tre tipi piü diffusi, «tesa» (tese), quasi sconosciuto ai territori pianeggianti del Friuli occidentale e centrale, e pressoche esclusivo della Carnia e del friulano goriziano o orientale (ex austriaco)10. In Carnia, in concorrenza con «roccolo», prevale nelle aree piü appartate (P. 2a Collina, P. 17a Prato Carnico, P. 22a Vico di Forni di Sopra comunque insieme a rökolo, oltre ehe alia tedescofona Sauris P. 16). Esso inoltre si ritrova nella Val Canale e nelle zone slovenofone del Friuli. La parola, nel significato ehe qui ci interessa, ricompare nell’area italiana, anche settentrionale (materiali inediti dell ’ALT) ma, sembra, non nel Veneto (e ignota pure a Boerio 1856 ed agli altri piü importanti repertori della Regione). Derivato del latino tensus (participio di tendere), 4 Con «roccolo- P. 36a Intissans, P. 64 Artegna, P. 65 Magnano in Riviera, P. 100a Ceresetto, P. 127 Basiliano, P. 140a Palse, P. 101 Modoletto, con «roccolo« e -tesa« P. 52 Montenars, P. 65 Magnano in Riviera, P.68a Racchiuso, P. 83a Felettano, solo con «tesa« P. 66a Ciseriis, P. 87 Torreano, P. 155 Farra cl’Isonzo. 7 Compreso roc P. 42 Tramonti di Sotto: si tratta di una demorfologizzazione di nictil, sentito come un diminutivo. * A quelli segnalati sotto la nota n. 6, s'aggiungano, insieme con «tesa«, P. 22a Vico di Forni di Sopra, P. 24 Ampezzo, P. 92a Basaldella. '> Chi volesse saperne di piü consult! Giacomini 1973 e 1974. 111 Talora insieme con altri tipi. Oltre a quelli elencati nelle precedent i note 6 ed 8, con «uccellera« P. 47 Vito d’Asio, P. 54 Barcis, con «uccellata« e con «fistera« P.77 Arha. risulta documentato giä in Dante e, quäle termine venatorio, con Soderini nel sec. XVI (Battisti-Alessio). La attestazione piü antica a noi nota di tese (/. d. Tesa de Lonchä), proveniente dajassico nel Friuli orientale, risale al 1514 (poi 1639) ed e registrata da Corgnali, Schedario toponomastico, il quäle elenea piü di cinquanta di nomi di luoghi dipendenti da «tesa», distribuiti su tutto il territorio friulano11. Cid attesta che un tempo «tesa» era conosciuto in tutta la Regione, non solo in Carnia e nel Friuli orientale, dove ancora oggi la voce sopravvive anche come appellativo d’uso comune. Non hanno bisogno di particolari commenti gli sporadici “uccellera» (uselärie)12 e '■uccellata» (oseläda)13, il secondo esclusivo del Friuli occidentale (si veda in Pirona 1871 oseläde, con la variante oselände). Si tratta probabilmente di tipi di importazione veneta: si confrontino oselanda (Boerio 1856) e uselgera, oselända (Prati 1968). Qualche problema pone l’etimologia di fistera (F. 77 Arba, F. 122 Cordenons, F. 184 Cordovado, tutti nel Friuli occidentale). Pellegrini (1983, 95) lo accosta dubitativa-mente al latino fustis. Ma forse e da collegare al veneziano (veneto) fista ■■pispola...Termine degli uccellatori” (Boerio 1853), essendo notoriamente la pispola (in friulano comune uite) uno degli uccelli, che piü facilmente incappano nelle insidie tese dagli uccellatori (Giacomini 1973, 103-105 e Giacomini 1974, 95-96)H. In presenza dei materiali sopra commentati, si puö ora, concludendo, cercare di stabilire l’area di appartenenza primaria e di diffusione dell’antico utia, dal quäle dipende anche l’ertano Col de la Oliva. In origine avevamo pensato al territorio bellunese-trevigiano, e da qui al veneziano(-veneto), al portogruarese ed al friulano occidentale, dove il termine e stato raccolto con l’originario significato dell’appellativo. Ma la consistente massa dei materiali toponomastici provenienti, oltre che dal For-togruarese (giä storicamente appartenente al Municipium della romana Concordia), da tanti altri luoghi del Friuli Centrale, suggerisce l’ipotesi inversa, ovvero ehe utia sia un relitto lessicale aquileiese-concordiese, a suo tempo irradiatosi verso occidente nelle aree venete piü vicine (come e noto la regione di Cortina, nella quale le altie erano ben diffuse, sin dall’antichita fece parte del Municipium di Iulium Carnicum, oggi Züglio, e poi per secoli del Patriarcato di Aquileia). La distribuzione delle risposte della Carta " A Comeglians, Socchieve, Arta {Roue de Tese), Cercivento (pralo a pp. to hi Tesa annol757), Amaro (La de Tese, Plan da Tese), Cavazzo (Cut'/ de Tese), Kesiutta (Calvario della Tesa), Dogna, Colloredo di Monte Albano (rive de Tese), Cassacco (Braide de Tese), Tricesimo Gun tempo vi sorgeva un’uccellanda-), Tavagnacco (la Tese), Moruzzo, Coseano, Martignacco, Povoletto (strode de Tese, Tese ad Alt), Savorgnano del Torre Ua Tese dal Re), Mereto di Tomba, Sedegliano ( via da Tese), Kanzano, Kubignacco (Bosco detto della Tesa anno 1646), Cividaledel Friuli da Tesa), Laipacco, P rada mano, Codroipo (La Tesa), Huttrio, Navarons (Colie tesa), Domanins, Azzano Decimo (Tese), Fiume Veneto (Le Tese), Pordenone (de la Tesa), ecc. C’e tuttavia da avvertire ehe almeno alcune di questi -tesa- potrebbero derivare dall’appellativo &’(ma piü frequentemente tiese, come richiesto dalla čbreve etimologiea) -tettoia, costruzione rustica bassa...Talora, nell’uso attuale, per Fienile- (Pirona 1935) dal celtico latinizzato tegia capanna' (Meyer-Liibke 1935, 86t6a). 12 P. 47 Vito d’Asio, P. 54 liarcis, P. 113 Mereto di Tomba, 1'. 176a Varmo, P. 206 Carlino, talora insieme con altri tipi (si veda sotto la nota 10). '1 Talora insieme con altri tipi (si vedano le note 5, 7, 9), P. 77 Arba, P.107a Mezzomonte, P.llOa Sedrano, P. 108 Hudoia, P. 121a Vigonovo, P.202a Gorgo, P. 209a Corbolone (ormai in Provincia di Venezia). II primo significato di -uccellata- e originariamente quello di ‘insieme degli uccelli catturati’, da cui ‘luogo nel quale si catturano gli uccelli’. 11 Si potrebbe pensare anche a un deverbale di fistiar per fisclär‘ftschiare’, in quanto ‘luogo in cui s’usano i fischi(etti) di richiamo per gli uccelli’, ma la spiegazione va incontro a difficolta fonetica (ci si aspetterebbe una forma 'Jistiera; e poi sarebbe da documentare, anche per il nostro territorio, l'esito di -sci+V-a -stl+V-, noto in aree venete conservative, come per esempio a Grado). Per ogni buon conto si osserva ehe la variante fistiareper flschiaree conosciuta dall’italiano giä a partire dal secolo XIV (Hattisti-Alessio). ASLEF 249 “ParetaiO", qui commentata, climostra ehe utia dovette dapprima essere sostituito dal tipo «tesa», oggi aneora ben eonosciuto alle aree marginali della Carnia (specialmente nei luoghi piü isolati) e del Friuli Orientale. Successivamente anche la «tesa», probabilmente per l’introduzione di nuovi sistemi, cominciö ad essere trascurata o ad affiancarsi alle tecniche innovative provenienti da occidente e, con esse, ai termini oggi prevalenti, cioe «röccolo» e specialmente «bressana». Bibliografia ALI - Atlante Linguistico Italiano, Roma, Istituto Foligrafico e Zecca dello Stato -Libreria dello Stato, 1995- (ne sono stali pubblicati i primi due volumi). Ascoli Graziadio Isaia, Saggi laclini, in «Archivio glottologico italiano» 1 (1873), 1-556. ASLEF.- Atlante storico-linguistico-etnografico friulano, diretto Giovan Battista Pellegrini, 6 voll., Padova-Udine 1972-1986. Battaglia Salvatore, Grande dizionario della lingua Italiana, Torino 1961-, Battisti Carlo-Alessio Giovanni, Dizionario etimologico italiano, 5 voll. Firenze 1950-1957. Boerio Giuseppe, Vocabolario veneziano, Venezia 1856. Corgnali Giovanni Battista, Schedario aggiunte al vocabolario, manoscritto inedito presso la Biblioteca civica «V. 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