Received: 2014-10-24 UDC 94:342.52(450.34)"16" Original scientific article «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICAyY: LA CAUSA TRA IL MONASTERO DI PRAGLIA E FRANCESCO ZABARELLA. CONTAMINAZIONI E SOVRAPPOSIZIONI DI RAGIONI PRIVATE, CITTADINE E DI STATO ALL'ORIGINE DELL'INTERDETTO (1606-1607) Giovanni FLORIO Universita Ca' Foscari Venezia, Dipartimento di Studi Umanistici, Dorsoduro 3484/D, 30123 Venezia, Italia e-mail: giovanniflorio85@virgilio.it SINTESI Tra le cause scatenanti I'Interdetto veneziano del 1606-1607va annoverata I'approva-zione della legge sui beni enfiteutici, volta a limitare I'espansione della proprieta ecclesia-stica. La legge venne varata in conseguenza alla presentazione di una supplica: la vicenda si presta quindi per valutare la profonda contiguitä tra i percorsi veneziani della via sup-plicationis e il processo di decision making. Il carteggio preparatorio alla presentazione della supplica, in larga parte inedito, permetterä una valutazione delle dinamiche profonde del dialogo tra Venezia e il suo Dominio, cosi come delle strutture, delle istituzioni, delle retoriche e delle prassi - formali e informali - funzionali al suo dispiegamento. Parole chiave: Interdetto, Repubblica di Venezia, suppliche, decision making, comunica-zione politica «FINI PARTICOLARI SOTTO LA VESTE PUBLICA»: THE LAWSUIT BETWEEN THE MONASTERY OF PRAGLIA AND FRANCESCO ZABARELLA. CONTAMINATIONAND OVERLAPPING OF PUBLICAND PRIVATE INTEREST AT THE ORIGIN OF THE INTERDICT CRISIS (1606-1607) ABSTRACT The events which led to the Venetian Interdict crisis of1606-1607 include the approval of a law on emphyteutic leases that was designed to limit the expansion of ecclesiastical property. The law was approved by the venetian Senate in order to answer to a petition: this sequence of events can therefore be used to evaluate the close proximity of the Venetian petitioning system to the decision-making process. The preparatory documents for the presentation of the petition, largely unpublished, will allow us to evaluate the profound dynamics of the dialogue between Venice and its dominion, as well as the structures, institutions, rhetoric and practices - both formal and informal - deployed to this end. Key words: Interdetto, Republic of Venice, petitions, decision making, politica communication Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 INTRODUZIONE Gli studi sui rapporti tra socleta e istltuzloni in antlco regime hanno rilevato a plu riprese la centrallta della suppllca nell'amblto della comunicazlone polltica tra gover-nanti e governatl (Heerma van Voss, 2001; Nubola, Würgler, 2002 e 2004). Momento dl esternazlone dl necesslta e deslderl nel confrontl dell'autorlta, la via supplicationis attra-versava trasversalmente l'lntero complesso della socleta dl antlco regime pur avendo nel Principe il destinatario privilegiato delle piu svariate richieste, genericamente definibili ln uno spettro compreso tra la concesslone dl grazle e prlvllegl e la rlchlesta dl lntervento contro abusl, crltlclta e lnglustlzle (Würgler, 2001). La suppllca dava concretezza al mlto paternallsta del buon Principe e del sovrano tutore (Mannorl, 1994), offrlva una valvola di sfogo alle tensioni sociali, garantiva ai governanti un costante afflusso di informazioni sul sentlre del suddltl. Aspetto meno conslderato, la via supplicationis costltulva uno strumento dl parteclpazlone del suddlto al processo dl decision making, seppur in forma passlva: la segnalazlone dl lllecltl e crltlclta si accompagnava a un'azlone dl conslgllo sulle modallta da persegulre per rlstablllre equlta e glustizla, dl sollecltazlone all'appllca-zlone dl norme o addlrlttura dl lncentlvo alla loro produzlone (Nubola, 2001; Corteguera, 2009; Würgler, Kümln, 1997). Fu proprlo ln rlsposta alla suppllca dl un suddlto, ll noblle padovano Francesco Za-barella, che nel 1602 ll Senato venezlano colse l'occaslone per leglferare contro la pre-lazione esercitata dagli ecclesiastici sull'acquisto di beni enfiteutici (Cornet, 1859, 269). Insleme ad altri provvedlmentl rltenutl leslvl della llberta eccleslastlca, quellaparte - de-llbera - sarebbe stata duramente contestata da papa Paolo V: ll 17 aprile 1606 la mancata cassazlone della leglslazlone antlcurlale venne pubbllcamente sanzlonata con la scomu-nica del Doge e del Senato e con l'lnterdlzlone della celebrazlone del sacramenti su tutti l domini veneti (Breve, 1606). Deleglttlmando l governanti agll occhi del governatl e prl-vando i fedeli del conforto dei sacramenti, il pontefice intendeva sobillare il malcontento tra le popolazlonl venete: porre la Repubbllca dl fronte al concreto rlschlo dl un collasso lnterno avrebbe dovuto rldurre ll suo governo a plu mltl conslgll. Nel blennlo 1606-1607 le sorti della Repubbllca si glocarono sull'opzlone del suol suddltl tra leallsmo e sovver-slone, tra la fides in Dlo e la fidelitas dovuta al Principe: nella sua fase matura la contesa dell'Interdetto assunse l toni dl una «guerra delle scritture» combattuta sul piano della comunlcazlone polltlca e sulla capaclta del prlnclpl ln contesa dl dlmostrare la bonta delle proprle poslzloni, scredltando quelle dell'avversarlo (de Vivo, 2001 e 2008). La vlcenda - che avrebbe vlsto vlttorlosa la Repubbllca, con ll rltlro delle sanzlonl splrltuall e ll mantenlmento del provvedlmentl antlcurlall - ha goduto dl un lnlnterrotto interesse storiografico ed e stata analizzata da molteplici prospettive.1 Recentemente Fl-llppo de Vlvo, a partlre da un radlcale rlpensamento del paradlgma habermarslano dl co-municazlone polltica (de Vivo, 2012b), ne ha proposto un'anallsl volta a mettere in rlllevo 1 Per quanto evenemenziale, rimane fondamentale Cornet, 1859. Per una piu articolata lettura della crisi veneto-pontificia mi limito a segnalare Cozzi, 1978 e 1995; Cozzi, Knapton, Scarabello, 1992; Bouwsma 1968; Wootton, 1983; Frajese 1994. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 le profonde interazioni comunicative esistenti tra le istituzioni di governo - Vautoritä i professionisti dell'informazione - l'arena politica - e la popolazione, ufficialmente esclusa da qualsiasi forma di partecipazione politica - la cittä - (de Vivo, 2007 e 2012a). Non limitandosi ad indagare la capacita della popolazione di accogliere le informazioni concesse dall'autoritä ma valutando la sua attiva e propositiva partecipazione al processo di comunicazione politica, l'autore ha contribuito a sollevare degli interessanti interro-gativi sul ruolo assolto dai sudditi durante la crisi. Nonostante la dimensione territoriale dello Stato veneto costituisca un orizzonte considerato nell'acuta lettura proposta da de Vivo, la definizione di questo «insieme socialmente e culturalmente disomogeneo di per-sone» (de Vivo, 2012a, 343) con il termine «citta^> denota l'enfasi conferita alla dimensione urbana del fenomeno. Guardando al complesso degli studi sull'Interdetto si percepisce del resto la man-canza di un'analisi finalizzata ad apprezzare il ruolo giocato nel conflitto tra Venezia e Roma dal Dominio veneto,2 quel contesto geopolitico, sociale e antropologico che Paolo V - ponendo seri interrogativi sullo statuto della sudditanza e sui limiti della sovranita - si ripropose di sollevare contro la Dominante, facendone un «attore politico riconosciuto dalle autoritä» (de Vivo, 2012a, 20), responsabile, in ultima analisi, dei destini della Repubblica. Il presente contributo prende le mosse dalla convinzione che le suppliche prodotte a cavallo dell'Interdetto - cosi come le risposte date loro dall'autoritä - possano offrire elementi utili a indagare le dinamiche profonde della comunicazione tra Venezia e il suo Dominio, cosi come sulle strutture, sulle istituzioni, sulle retoriche e sulle prassi - formali e informali - funzionali al suo dispiegamento. Accogliendo dunque le piu recenti suggestioni sul tema dell'Interdetto si tentera di metterle in relazione da un lato con una piu consolidata tradizione storiografica sui rapporti tra ambiente veneziano e ambiente veneto, dall'altro con i contributi internazionali in materia di suppliche. A tal fine si e ritenuto opportuno dedicarsi a uno studio di caso, individuato nella supplica presentata da Francesco Zabarella contro i monaci di Praglia: si tentera di riconsiderare la vicenda giudiziaria del nobile padovano alla luce non solo dell'attenzione riservatagli dalla di-plomazia veneto-pontificia e dai libelli della «guerra delle scritture», ma anche del car-teggio preparatorio alla presentazione della supplica, in larga parte inedito. L'esplosione della comunicazione che caratterizzo l'Interdetto fa di questa congiuntura un laboratorio privilegiato per l'osservazione di dinamiche comunicative insite nella societa di antico regime, ma non per questo sempre apprezzabili:3 attraverso un confronto tra la retorica Anche uno storico attento alla dimensione territoriale dello stato veneto quale Gaetano Cozzi ha letto la crisi dell'Interdetto essenzialmente come un momento di eroica resistenza di una minoranza del patriziato veneziano alle pretese pontificie (Cozzi, 1995; cfr. inoltre de Vivo, 2012a, 21). Va comunque rilevato come non siano mancati studi sulle conseguenze dell'Interdetto in specifici contesti territoriali: per limitarsi ad alcune citazioni, oltre all'interessante Sambo, 1976, si veda l'impostazione del piu recente Benzoni, 2008. Inoltre risultano particolarmente stimolanti le riflessioni di Claudio Povolo sul tema dei rapporti tra Dominante e Dominio e sulla politica del diritto nella Repubblica di Venezia condotte a partire dai consulti sarpiani (Povolo, 2006). Si vedano le analoghe riflessioni in Würgler, 2009, in particolare 257. 2 Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 supplicatoria, le risposte dell'autorita alle richieste del suppllcante e le argomentazloni dei libelli filoveneziani, si tentera dunque un'analisi delle possibili affinita, interpolazioni e contaminazioni tra linguaggi politici prodotti da contesti sociali diversi e da soggetti collocati a differenti livelli d'accesso all'informazione politica. LA CAUSA ZABARELLA A Venezia, la via supplicationis, cosi come ogni altro aspetto della comunicazione politica, si caratterizzava per l'artificiosa rappresentazione del Doge - paradossale principe repubblicano (Muir, 1981; Casini, 1996) - quale sovrano dotato di autorita personale e di autonomia decisionale (Ferro, 1847a, 628). I postulanti rivolgevano dunque a Sua Serenita le loro richieste nella consapevolezza che queste sarebbero state vagliate dalla Signoria, un organo collegiale composto dai sei Consiglieri ducali e dai tre Capi di Quarantia, nel quale il Doge esercitava una mera funzione di presidenza (Argelati, 1737, 90-91; Ferro, 1847a, 482-485; Besta, 1899; Maranini, 1931): valutata la fondatezza della supplica, la Signoria avrebbe deciso a quale magistratura o ufficio inoltrarla, avviando cosi i piu diversi iter giudiziari (Ferro, 1847b, 771; Povolo, 2003, XXXVII). Nella supplica presentata alla Signoria il 15 marzo 1602, Francesco Zabarella raccon-tava di aver comprato da alcuni contadini di Tramonte S. Giorgio dei campi alle pendici dei colli Euganei e di come la vendita fosse stata contestata presso i rettori di Padova, la locale magistratura veneziana: i monaci di S. Maria di Praglia sostenevano di detenere il dominio diretto su quei terreni, avendo precedentemente ceduto ai contadini il solo domi-nio utile su di essi a titolo di enfiteusi e previo pagamento di un canone. Una simile forma contrattuale avrebbe dovuto garantire ai religiosi, in quanto proprietari dei campi, un diritto di prelazione sul riacquisto del dominio utile (ASV, CI, f. 454, c. 45r).4 Zabarella non contestava la prelazione sul piano giuridico ma si prodigava piuttosto nel dimostrare la sconvenienza della sua applicazione, denunciando come rifondendo il solo costo della locazione originaria, i monaci sarebbero rientrati in pieno possesso di terreni il cui valore era nel frattempo lievitato grazie alle migliorie apportate dagli enfiteuti. Un simile esito si sarebbe dimostrato sconveniente anche per la Repubblica, per quello stesso Principe che ora Zabarella andava a supplicare: cederia a maleficio della Serenita Vostra quando con simili modi venisse soportato che essi beni fossero separati dalla temporale vostra giurisditione li quali al presente contribuiscono alle gravezze publiche di quella sua terra (ASV, CI, f. 454, c. 45r). In altre parole, cedere le terre ai religiosi avrebbe impoverito non solo il supplicante ma anche le casse dello Stato, in virtu delle consistenti esenzioni fiscali godute dalla pro-prieta ecclesiastica. Per una ricostruzione del contenzioso tra il monastero di Praglia e la famiglia Zabarella, inaugurata gia sul finire del XVI secolo, rimando a Stella, 1980 e Frasson, 1979. Sul tema dell'enfiteusi cfr. Faron, Hubert 1995; Barbot, 2009 e con riferimento al caso in analisi si veda la nota di Gaetano Cozzi in Sarpi, 1977, 29-30. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Affidata dalla Signoria «Savi dell'una et I'altra mano» la supplica sarebbe stata di-scussa ai massimi vertici della Repubblica (ASV, CI, f. 454, c. 45r): prima ancora che all'attivita giudiziaria le commissions - mani - di savi assolvevano infatti a funzioni di primaria importanza per il funzionamento dello Stato veneziano. Riunite con la stessa Signoria le mani andavano a comporre il Pien Collegio, «Trono della pubblica Maestä» (Argelati, 1737, 97), cuore della comunicazione politica veneziana, consesso preposto all'udienza dei diplomatici stranieri, degli ambasciatori delle terre suddite nonche alla preventiva lettura e allo smistamento della corrispondenza di Stato (Ferro, 1847b, 437; Besta, 1899; Maranini, 1931). Inoltre, il fatto che nessunaparte potesse essere votata in Senato senza previa discussione in Pien Collegio, faceva di quell'assemblea il motore del processo repubblicano di decision making (de Vivo, 2012a, 138-152). Magistratura di primaria importanza, nel primo '600 il Pien Collegio era divenuto la roccaforte dei gio-vani, gruppo patrizio fautore di un rinnovato protagonismo veneziano sul piano europeo, di una maggiore autonomia dal Papato in materia ecclesiastica e ispiratore di quelle po-litiche anticuriali che avrebbero portato alla crisi dell'Interdetto e ispirato la sua gestione (Cozzi, 1958). La presenza nella supplica contro i padri di Praglia di un'esplicita denuncia dei danni erariali generati dalla proprieta ecclesiastica denota la capacita del supplicante di com-prendere gli indirizzi politici della magistratura supplicata e di adeguare di conseguenza toni e contenuti della propria istanza: se di fronte alla Signoria Francesco Zabarella si era limitato a definirsi «devotissimo et fidelissimo servitor» del Principe (ASV, CI, f. 454, c. 45r), un confronto con i documenti conservati presso l'archivio della Comunita di Padova lascia intravedere una ben piu complessa identita del supplicante.5 Zabarella era un soggetto dotato di accesso all'informazione politica, introdotto a Palazzo Ducale e avvezzo alle sue pratiche, dotato di mezzi, conoscenze e reti atte al dispiegamento di strategie supplicatorie complesse: nobile e giurista, a cavallo tra Cinque e Seicento aveva ormai consolidato un'effettiva primazia sul Consiglio cittadino di Padova ricoprendo in un'attenta alternanza gli incarichi di capo della Comunita - deputato - e di ambasciatore, incaricato di rappresentare la comunita nelle sue innumerevoli cause presso le piu alte magistrature veneziane, e su tutte il Pien Collegio.6 Accogliendo la gia citata impostazione interpretativa proposta da de Vivo, Zabarella e collocabile ad ognuno dei tre i livelli socio-politici caratterizzanti la comunicazione politica in antico regime: vertice di un sistema di potere oligarchico che trovava la sua manifestazione politica nel Consiglio della Comunita, Zabarella, in quanto deputato, in-carnava a pieno il senso di un'autoritä civica sopravvissuta - per quanto depotenziata - alla sottomissione a Venezia.7 Ambasciatore di una citta suddita, Zabarella puo essere collocato a pieno diritto nell' arena politica, concetto che trascende le consuete distinzioni 5 Sulla retorica dell'umilta cfr. Würgler, 2001; Koziol, 1992. 6 Informazione dedotte dallo spoglio degli atti del consiglio della Comunita di Padova e del carteggio tra i suoi deputati e i rappresentanti cittadini inviati a Venezia. In particolare ASPD, Atti, bb. 20-22; ASPD, Dep., bb. 109-112; ASPD, Nunzi, bb. 40-51. 7 Vastissima la bibliografia sul tema delle dedizioni alla Repubblica di Venezia. Oltre a Ventura, 1964 e Cozzi, 1980 mi limito a citare Menniti Ippolito, 1986 e Ortalli, 2002. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 di classe e appartenenza sociale per delineare una elite eterogenea «definita dai contatti, formali e informali, con le istituzioni ma dominata da individui e gruppi esclusi da esse» (de Vivo, 2012a, 342-343). Considerando infine il solo ambito della causa con il mona-stero di Praglia, Zabarella agiva formalmente come privato - particolare interessato all'informazione politica come mero strumento di promozione personale. La strategia supplicatoria dispiegata da Zabarella si fondava sulla capacita di operare contemporaneamente a tutti e tre i livelli socio-politici che animavano la comunicazione politica: avviato il contraddittorio presso i Savi, i monaci di Praglia lo accusarono di aver «vanamente speso» l'autorevole titolo di ambasciatore padovano per perorare una sua personalissima causa.8 Ancora a distanza di anni l'accusa di aver perseguitato il monaste-ro «per suoi fini particolari sotto la veste publica d'ambasciatore» sarebbe ritornata a piu riprese.9 Questa contaminazione tra interessi personali e interessi cittadini, denunciata ma non adeguatamente provata dall'avversario, risulta palese alla luce del carteggio - segreto - tra le istituzioni di governo della Comunita di Padova. Nel marzo 1602 Francesco Zabarella si trovava effettivamente impegnato in Pien Collegio in veste di ambasciatore padovano quando a margine della corrispondenza ufficiale con i deputati civici chiese l'appoggio della comunita nella sua vertenza privata con i monaci di Praglia (ASPD, Nunzi, b. 41, c.n.n. 8. 3. 1602). Pur mantenendo lo status di supplicante particolare, Zabarella ottenne cosi di essere accompagnato alla Signoria dal nunzio cittadino - il rap-presentante stabile di Padova presso Venezia - e dai suoi colleghi ambasciatori (ASPD, Dep., b. 109, reg. 3, 12. 3. 1602).10 Questi, come richiesto da Zabarella, avrebbero dovuto appoggiare la supplica dimostrando come le richieste dei monaci ledessero gli interessi dell'intera comunita di Padova: in un sistema di tassazione basato sulla ripartizione di oneri fissi tra tre categorie contributive - clero, distrettuali e cittadini - ogni passaggio di proprieta tra soggetti di diverso status non poteva che determinare una sperequazione fiscale. In sintesi, per i cittadini padovani, lasciare che Zabarella cedesse le sue terre al monastero di Praglia, permettere che la proprieta laica venisse erosa a beneficio di quella ecclesiastica, significava accettare di distribuire la cifra imposta da Venezia sui beni laici su un minor numero di fondi, con un conseguente aumento complessivo della pressione fiscale (ASPD, Nunzi, b. 41, 8. 3. 1602)." A detta di Zabarella fu un Savio di Terraferma, Antonio Querini, a consigliargli di presentarsi alla Signoria con il supporto della citta di Padova. Con ogni probabilita fu questa affermazione - il dichiarato favore di uno dei magistrati che con ogni probabilita 8 «Copia di una simile presentata nella Cancellaria Ducal a 28 Marzo 1602 per li Venerandi Padri de Santa Maria di Praglia nella causa con l'Eccellentissimo Dottor Francesco Zabarella» (ASPD, Praglia, b. 137, c. 240r-243v). 9 ASPD, Praglia, b. 133, c. 61r, s.d. Analogo il tono di una scrittura depositata dai monaci in Cancelleria Ducale il 25 agosto 1614 e conservata in copia in ASPD, Praglia, b. 139, c. 720r-v. In una tarda ricostruzione del contensioso, Zabarella viene invece accusato di aver favorito «col mantellopublico [...] ipropri interessi» (ASPD, Praglia, b. 140, cc. 627r-641r; c. 639r, datata «1640»). 10 Per un profilo istituzionale della carica di nunzio cittadino si veda Morpurgo, 1878; Borgherini Scarabellin, 1911; Fasolo, 1935. 11 Per una piu puntuale descrizione del sistema veneziano di esazione fiscale rimando a Knapton, 1981. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 sarebbero stati chiamati a dirimere la controversia - a convincere i deputati padovani a sostenere Zabarella: tanto Querini quanto un segretario del Collegio avevano ammesso che presentando una simile supplica «maggiore gratia non si /»[oteva] fare a Sua Sereni-tä» (ASPD, Nunzi, b. 41, 8. 3. 1602). La convergenza degli interessi del supplicante con quelli del supplicato dava consistenti garanzie sull'accoglimento della richiesta, tanto piu in un sistema giuridico retto sui principi del diritto veneto, sull'esclusione del diritto romano dalla gerarchia delle fonti, sulla sua sostituzione con l'arbitrium del giudice e, soprattutto, su una monopolizzazione delle magistrature da parte del patriziato al potere, caratteristiche che facevano del diritto proprio della Serenissima uno strumento politico e della sua applicazione un mezzo per il perseguimento dei superiori interessi di Stato. (Cozzi, 1980; Povolo, 2006b). Attraverso dialoghi informali e prassi al limite della legalita, violando la segretezza che avrebbe dovuto salvaguardare l'azione di governo (de Vivo 2006), Antonio Querini, una delle anime dei giovani (Cozzi, 1958; Benzoni, Zanato 1982, 645-655), seppe sfrut-tare e indirizzare la discussione di una causa particolare ai fini del dispiegamento degli indirizzi anticuriali assunti dalla Repubblica: il 23 maggio 1602, vagliata dal Pien Colle-gio, la sentenza dei Savi favorevole a Zabarella, passo al Senato per la definitiva appro-vazione.12 Si tratto, come sappiamo, di una ratifica in senso estensivo: il testo della parte dichiarava esplicitamente come il divieto di prelazione imposto a tutti gli ecclesiastici de-rivasse dalla supplica presentata da Zabarella e dal nunzio di Padova (Cornet, 1859, 269). A seguito della parte, Zabarella si trovo legalmente in possesso di terreni sui quali il monastero di Praglia continuava tuttavia ad esercitare il dominio diretto: restava dunque in sospeso la questione del pagamento del laudemio, la quota dovuta al proprietario del terreno ad ogni rinnovazione dell'accordo di enfiteusi o mutazione dell'enfiteuta. Inten-zionato ad ottenere un cospicuo sconto sul debito contratto, gia in fase di presentazione della supplica Zabarella aveva richiamato il rispetto del concordio stabilito nel 1453 tra la citta di Padova e i monasteri di Praglia e Santa Giustina, in virtu del quale ai monaci sarebbe spettata non piu una decima bensi la sola quinquagesima sul valore del terreno (ASPD, Nunzi, b. 41, c.n.n. 8. 3. 1602 e 15. 3. 1602).'3 La parte del 23 maggio 1602 non si espresse in materia ma il richiamo al concordio contribui ad attirare l'attenzione della comunita di Padova su una questione che toccava da vicino tutti i suoi cittadini: l'11 marzo 1603 la citta di Padova presento una nuova supplica alla Signoria con la quale chiedeva una ferma e definitiva applicazione dell'accordo concluso con i benedettini nel 1453 (ASPD, Praglia, b. 138, cc. 369r-370r, in copia). Per quanto l'istanza fosse stata promossa senza un suo esplicito coinvolgimento e senza alcun riferimento alla sua causa con Praglia, Zabarella non perse l'occasione per proseguire nell'ormai consolidata stra-tegia: il 23 ottobre 1604 si fece eleggere ambasciatore con l'incarico di difendere a titolo 12 «Secondo li ordini di questo Stato, la cognizione, per supplica del dottore e della communitä di Padova, fu trasportata al senato» (Sarpi, 1977, 200). Cosi invece il futuro doge Nicolo Contarini nelle sue Istorie veneziane: «La causa controversa fu, dopo varii giuditi, devoluta al senato, il quale sentenzio per il Zabarella» (Querini 1982, 358). 13 Sulla questione dell'esecuzione del concordio rimando a Stella, 1980. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 pubblico la vertenza sul concordio, diventata ormai d'interesse cittadino (ASPD, Atti, b. 21, reg. anno 1604, c.15v). Almeno in via ufficiale, la risoluzione delle pendenze tra il nobile e il monastero di Praglia era infatti ritornata ad una dimensione squisitamente pri-vata: il 18 novembre 1604 le parti concordarono l'elezione di tre giudici arbitri, tentando la via del compromesso more veneto.^^ Il testo del tentato accordo permette di apprezzare a pieno la complessita della strategia adottata da Zabarella, fondata ancora una volta su una contaminazione tra interessi pubblici e privati: l'accomodamento tra le parti sarebbe risultato valido solo se la Comunita di Padova, rappresentata a Venezia dallo stesso Zabarella, avesse accettato un'oblazione in materia di laudemi depositata dai monaci in Pien Collegio (ASPD, Praglia, b. 138, cc. 372r-v). Piu che sugli esiti fallimentari di questo compromesso, e utile concentrarsi su una seconda coeva offensiva promossa da Zabarella contro i suoi avversari, questa volta in veste di deputato, massima autorita cittadina. Il 18 febbraio 1604, a due anni di distanza dal successo della sua supplica, con queste parole il nobile convinse il Consiglio di Pa-dova a supplicare il Principe affinche vietasse qualsiasi passaggio di proprieta a beneficio degli ecclesiastici: E con molto pregiudicio et danno ancora delle raggioni publiche di questa cittä, il che per l'avenire si farä maggiore, quando sia tollerato che li monasterii nostri et altri lochi pii, non contenti di godere in questo territorio la terza parte et piu de tutti li beni stabili sotto la felice ombra di questo Serenissimo dominio, procurano maggiormen-te oltre il loro bisogno d'arichirsi ogni di piu appropiandosi la maggior parte delli beni stabili [...]per causa de molti acquisti fatti da gli stessi con danari contanti da diversi nostri cittadini et consorti delle possessioni, insieme portando quelle dall'e-stimo nostro alla conditione del Reverendo Clero, et percid agravando el rimanente de nostri beni nella contributione delle gravezze publiche, li quali beni doveriano per ogni modo essere goduti da laici per servitio del suo Prencipe (ASPD, Atti, b. 21, reg. anno 1604, c.9r). Opposizioni interne al consiglio padovano non consentirono di supplicare la Signoria per l'approvazione della parte che fini con l'essere cassata il 16 marzo 1605 (ASPD, Atti, b. 21, reg. anno 1605, c.11v). Tuttavia di li a dieci giorni il Senato veneto avrebbe legiferato in tal senso sua sponte (Cornet, 1859, 265). Come quella sulla prelazione ec-clesiastica anche quest'ultimaparte sarebbe incorsa nell'ira del pontefice, contribuendo a scatenare la crisi dell'Interdetto. RETORICHE A cavallo tra 1605 e 1606, la parte sui beni enfiteutici assurse a principale motivo di contesa tra Venezia e la Santa Sede. Il 21 febbraio 1606, intenzionato a reperire ulteriori informazioni a beneficio degli ambasciatori veneziani a Roma, il Pien Collegio convoco 14 Sul compromesso more veneto si veda Cozzi, 1980, 108-110. Giovanni FLORIO: «FINIPA^TICOL^ SOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Francesco Zabarella e ordlno al rettorl dl Padova la consegna degll attl della sua causa con Praglia. L'incartamento sarebbe stato affidato al consultore in iure - e prlnclpale teorlco della reslstenza al papato - Paolo Sarpl con ll complto dl stilare un parere tecnico - un consulto - in difesa della legge del 1602. Tra l documentl messl a dlsposlzlone del consultore recentemente e stata segnalata una scrittura con la quale Francesco Zabarella lntendeva provare «legalmente esser stato disposto dalla sua Communita di Padoa che non si possi allienar i beni laici agli ecclesiastici». Dichiaratamente finalizzata a «vede-re se il Consiglio nostro l'habbi potuto fare et se si possi sperare la confermatione dal Prencipe», con ogni probablllta la scrittura trovava la sua genesl nel dlbattito interno alla Comunita padovana che aveva portato alla cassazlone della parte (ASV, CI, f. 136, cc. 88r-9v).'5 Con la sua consegna a Paolo Sarpl, quanto prodotto dal nobile in sede dl Con-slgllo clttadlno, ampllato e suffragato con argomentazlonl glurlsprudenzlall, glungeva ora alle masslme lstituzloni dl governo: dalla scrittura quasi slcuramente Sarpl mutuo la stlma delle terre eccleslastiche del padovano a un terzo del terrltorlo cosi come dagll attl della causa pote rlcavare prezlose lnformazloni sul concordio, elementi destlnatl a rltor-nare tanto nel suo consulto (Sarpl, 2001, 323-325) quanto nelle sue Considerazioni sopra le censure (Sarpi, 1977, 48, 77-78), uno dei primi libelli ufficiali di parte veneziana. Fortissime le affinita tra la scrittura dl Francesco Zabarella e gll scrlttl sarplani, a comin-clare dall'lmpostazlone dlfenslva: tanto per ll nobile padovano quanto per ll consultore, ll dlvleto dl cedere terre al rellglosl, essendo lmposto al soll lalcl, non poteva essere ln alcun modo lnteso come una leslone della llberta eccleslastlca (Sarpl, 1977, 42). Dl fronte all'eslgenza dl difendere le llmltazloni lmposte alla proprleta eccleslastlca, soggettl dotatl dl un dlverso grado dl accesso all'lnformazlone e al dlbattito politico attlnsero a un baclno argomentatlvo amplamente condlvlso: nella scrittura padovana rltrovlamo teml rlcorrentl nel coevo carteggio diplomatico veneto-pontificio, a cominciare dalla citazione a soste-gno delle poslzlonl della Repubbllca delle llmltazlonl lmposte agll acqulstl del santuarlo dl Loreto e dell'ospedale dl Mllano (cfr. Sarpl, 2001, 408-409, in nota; Sarpl, 1977, 52; Querlni, 1982, 670). L'iter del consulto sarpiano, consegnato al Collegio sul finire del marzo 1606 e di li trasmesso agli ambasclatorl a Roma, testlmonia come a rldosso dell'lnterdetto la dlscus-slone sulla suppllca Zabarella avesse assunto un ruolo dl primaria lmportanza nell'agenda polltica veneziana. Un processo dl elaborazlone e trasmlsslone dl lnformazloni ancora tutto lnterno agll amblentl dl governo ma destlnato ln breve tempo ad assumere una dl-menslone pubbllca: ll monitorio dl scomunlca e lnterdetto fulmlnato da Paolo V ll 17 aprile 1606 esordlva proprio con la denuncla della parte del 1602 e con un dettagllato rimando alla causa che l'aveva generata (Breve, 1606). Destinato all'affissione, il moni-torio mlrava a dlffondere malcontento tra la popolazlone paventando la cessazlone del sacramentl e attrlbuendone la colpa al Principe, reo dl vlolare la llberta eccleslastlca. La prlma rlsposta venezlana fu la censura: non dlvulgato, ll monitorio non avrebbe potuto sortire effetto ne rltenersl glurldlcamente valldo. Tuttavla, una luclda conslderazlone del 15 Il processo di composizione del consulto sarpiano e stato ricostruito da Corrado Pin in Sarpi, 2001, 302334, 309 in nota il riferimento alla scrittura Zabarella. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 limiti di una simile strategia - inapplicabile un controllo su tutti i canali di comunicazione - convinse il govemo veneto ad affiancare alla censura un'oculata politica di comunicazione e di creazione del consenso (de Vivo, 2012, 37-60): su preventiva valutazione del Pien Collegio, il 20 aprile 1606 il Senato indirizzo ai consigli delle principali citta suddite una lettera a difesa delle parti contestate (ASV, SRO, reg. 15, cc. 19r-20r). Conscio di scrivere a comunita potenzialmente sull'orlo della sedizione, il Senato rinuncio alle dotte argomentazioni difensive dei consulti sarpiani per rifarsi a piu com-prensibili e condivisibili argomenti di ragione, a una rassicurante esibizione dell'utilita e della convenienza per il suddito del mantenimento delle leggi contestate. In una sorta di ribaltamento della retorica supplicatoria, era ora il Principe a tentare di costruire una arti-ficiosa convergenza tra le superiori esigenze di Stato e la tutela degli interessi dei sudditi: si come dette leggi sono state fatte, et rinovate da nostri maggiori, per la protettione de nostri sudditi, et conservatione de loro beni, cosi non lasciaremo di operar di continuo tutto quello, che possa riuscire a loro beneficio, sicuri della loro continuata divotione, et fede (ASV, SRO, reg. 15, c. 20r). Buoni e giusti i provvedimenti anticuriali perche volti al buon governo, ne il Principe poteva cassarli «senza abbandonar la diffesa de'i beni, delle vite, et dell'honor de [...] sudditi, etfigliuoli, et senza destruggere quell'auttoritä, etpotesta» derivatagli da Dio (ASV, SRO, reg. 15, c. 19v). Enfatizzando l'unione d'intenti tra sudditi e Principe, dimostrando come le pretese pontificie ledessero non solo la sovranita di Venezia ma anche e soprattutto gli interessi delle popolazioni di Terraferma, la lettera intendeva esorcizzare le fratture aperte dal monitorio e stringere Dominante e Dominio in un unico fronte anticuriale (cfr. de Vivo, 2012, 302-307). In un momento di potenziale scollamento nei rapporti tra governanti e governati, il Principe scelse di legittimare la propria posizione e di conquistare il consenso del suddito assumendone i linguaggi e facendone - artificiosamente - proprie le preoccupazioni, in un processo di mimesi condotto anche a partire dall'elaborazione delle informazioni raccolte attraverso la via supplicationis. A tre giorni dallo scoppio della crisi, l'argomentazione addotta a piu riprese da Francesco Zabarella - la strumentale dimostrazione di una convergenza tra gli interessi del singolo suddito, quelli della sua comunita e quelli del Principe - de-bitamente rielaborata, venne rivolta dal governo veneto ai consigli locali, alle elite di Terraferma, a uomini che - come lo stesso Zabarella - sul possesso della terra avevano costruito le loro fortune e la loro primazia. Emblematica la difesa della legge del 1605 a limitazione degli acquisti del clero: se si lasciasse passar li beni laici in persone ccclesiastiche, certa cosa e che in poco corso di tempo passariano in esse tutti li beni laici, essendone giä pervenuti tanti quanti ogn'uno sa, et che nelle occorrenze delli bisogni della Republica, le gravezze et le fattioni, sopportate da nostri sudditi sopra minor quantitä de beni et di persone, conveniriano riuscire loro insopportabili; oltre che il Principe veniria a scemar grandemente delle rendite, vero mantenimento delli stati (ASV, SRO, reg. 15, c. 19v). Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLAR SOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Nella tarda estate del 1606, con la comparsa dei primi libelli ufficiali di parte venezia-na, la strategia comunicativa inaugurata dalla lettera del Senato pote coinvolgere un piu vasto pubblico. Tanto le Considerazioni quanto l'Aviso di Antonio Querini riprendevano l'ormai familiare schema della supplica Zabarella sostenendo come gli acquisti eccle-siastici erodessero la proprieta laica, danneggiassero l'erario e privassero il Principe di risorse spendibili per la difesa dei sudditi (Sarpi, 1977, 28-29; Querini 1982, 660-661). Per Querini negare la sovranita del Principe sui beni dei laici finiva irrimediabilmente per danneggiare anche il suddito: «Tanto e unita e congionta questa violenza contra dell'uno e contra dell'altro, cioe contra il prencipe e contra i sudditi, che non e possibile riputarsi fatta contra due, ma contra d'un solo» (Querini 1982, 676). Va rilevato come la lettera del 20 aprile rinunciasse deliberatamente alla difesa della parte sui beni enfiteutici: del resto, gia i consulti sarpiani avevano evidenziato l'estrema difficolta di dimostrare l'utilita collettiva di una «lege generale» nata a partire da una «lite particolare» (Sarpi, 2001, 310). Come ha sottolineato Claudio Povolo, il tema dei beni enfiteutici sollevava questioni che lo stesso Sarpi pote sciogliere solo rifacendosi ad un uso strumentale del concetto di consuetudine, sostenendo come la parte del Senato rappresentasse la formalizzazione scritta di una prassi giudiziaria ormai consolidata (Povolo, 2006a, 408-411). La questione dell'enfiteusi venne affrontata anche nell^^viso di Antonio Querini, ma il patrizio che come giovane aveva segretamente promosso la sup-plica Zabarella, come Savio l'aveva giudicata e che a titolo di Senatore si incarico della pubblica difesa dei suoi esiti, evito accuratamente qualsiasi riferimento alla genesi della parte del 23 maggio 1602. Piu funzionale agli scopi apologetici del libello rifarsi alla proposta sarpiana di una piu corretta - o capziosa? - definizione del termine enfiteusi.16 Sarpi, al contrario, comprese l'inefficacia di una difesa della parte condotta sulla sola esibizione della bonta delle intenzioni del legislatore. Per il consultore, non era solo la ratio della legge del 1602 ad essere contestata dal pontefice, ma anche e soprattutto l'iter che aveva portato alla sua promulgazione, caratterizzato da una constante sovrapposizio-ne tra interessi generali e particolari: la puntuale ricostruzione della causa Zabarella, la dimostrazione della correttezza della sua delegazione al Collegio e al Senato, cardini del consulto sui beni enfiteutici, vennero pertanto ampiamente ripresi nelle Considerazioni (Sarpi, 2001, 309-334; Sarpi, 1977). Con la pubblicazione del libello sarpiano, la causa Zabarella e il dibattito istituzionale che aveva saputo generare assunsero una dimensione pubblica nella piena accezione del termine: le Considerazioni misero a disposizione di un piu vasto pubblico gli esiti di un discorso politico, giudiziario, ma anche tecnico-giuridico fino ad allora confinato alle aule giudiziarie e ai soli ambienti di governo. Non e semplice interrogarsi sulla ricezione di una simile pubblicazione, sulle reazioni che seppe suscitare e sull'uso che le diverse categorie di lettori seppero fare delle infor-mazioni in essa contenute: le scarse fonti disponibili, per lo piu prodotte in ambito go-vernativo, troppo spesso rendono maggior testimonianza della visione che l'autorita volle e seppe dare delle opinioni circolanti piuttosto che della natura delle opinioni stesse (de Vivo, 2012, 316). Seguire per un'ultima volta le vicende del contenzioso tra Francesco 16 Sul tema del rapporto tra i consulti sarpiani e il testo dell^^viso si veda Zanato, 1980. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Zabarella e il monastero di Praglia, se non puo esaurire la questione, permette almeno di apprezzare una delle possibili ricezioni dei libelli filoveneziani. Nell'infuriare dell'Inter-detto, proseguivano a Padova i tentativi dei monaci di Praglia e del nobile padovano di ri-solvere con un compromesso more veneto l'ancora pendente questione dei laudemi. L'11 ottobre 1606, Zabarella presento ai giudici arbitri una scrittura nella quale ripercorreva l'andamento del contenzioso, ricordando come nel 1604 si fosse intrecciato con la causa promossa dalla citta di Padova per l'applicazione del concordio. Una vittoria padovana avrebbe notevolmente influito sul compromesso, ma la sentenza veneziana, a due anni di distanza, doveva ancora essere emessa. Tuttavia, a detta di Zabarella, il giudizio del Collegio si poteva facilmente immaginare: [E] chiaro l'animo di Sua Serenita et di tutto l'Eccellentissimo Senato dalle conside-ratione mandate in stampa per il Reverendo Padre Maestro Paulo Servita Teologo di sua Serenita a c.42, in quantoper diffesa dellapartepresa dall'istesso Senato 1602 in materia delle prelationi, consolidationi et caducita afferma constantemene queste dif-ficulta esser state decise et terminate in virtu del concordio et compositione gia cento e cinquanta anni stabilita per capitulatione tra li sudetti Padri di Praglia et questa Magnifica Citta secondo l'antique et inveterate sue consuetudini (ASPD, Praglia, b. 137, c. 456v-61r). La pubblicazione delle Considerazioni, presentate da Zabarella come diretta ema-nazione dei pensieri del Principe, permise al flusso di informazioni inaugurato con la supplica del 15 marzo 1602 di ripiegarsi su se stesso: le argomentazioni addotte in sede supplicatoria, accolte dalla Signoria, appoggiate dalla Comunita di Padova, discusse dalle magistrature di governo e infine pubblicate con beneplacito del Principe, tornavano al supplicante avvalorate dall'autorita di Paolo Sarpi, pronte per essere reintrodotte nel loro contesto di origine, una causa privata per il possesso di alcuni campi presso Tramonte San Giorgio. Ancora nel 1614, Francesco Zabarella, nel denunciare i monaci di Praglia presso i rettori di Padova per violazione delle parti del 1602 e 1605, avrebbe utilizzato le Considerazioni di Paolo Sarpi come scrittura a proprio favore (ASPD, Praglia, b. 138, c. 638r, 24. 7. 1614). CONCLUSIONI Nella riunione della Serenissima Signoria con le mani di Savi nel Pien Collegio, nel congiungere in un unico consesso la magistratura preposta all'accoglimento delle suppliche e quella chiamata a svolgere l'attivita preconsultiva ai lavori del Senato, e ravvisabile quell'intersezione tra la via supplicationis e il processo di decision making gia riscon-trata in altri contesti europei (Würgler, Kümin, 1997; van Nierop, 2000; Teuscher, 2004; Luebke, 2005) ma ancora poco considerata per il caso veneziano (van Gelder, 2009): se le singole funzioni del Pien Collegio sono state adeguatamente enucleate (Maranini, 1931, 325-384), se recentemente si e saputo mettere in relazione la sua attivita di gestione dell'informazione con quella legislativa (de Vivo, 2012a, 125-159), il contributo della Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLAR SOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 funzione giudiziaria e di accoglimento delle suppliche al processo normativo resta ancora tutto da indagare. Il testo della parte sui beni enfiteutici del 1602, la dichiarata derivazione della legge dalla via supplicationis nonche il dibattito che intorno ad essa venne a generarsi, hanno reso maggiormente apprezzabili le compenetrazioni tra le diverse funzioni del Pien Col-legio, nonche le dinamiche del dialogo istituzionale tra le sue componenti. Al contempo, i documenti preparatori della supplica Zabarella, le testimonianze sulla dimensione orale della sua presentazione e gli atti della causa che ando a generare hanno permesso di percepire sullo sfondo dell'attivita istituzionale del Pien Collegio pratiche informali e in-fraistituzionali non percepibili alla luce della sola documentazione di cancelleria. La via supplicationis rappresentava per individui normalmente esclusi dalla gestione dello Stato l'opportunita per entrare in contatto, dialogare e stringere relazioni con quegli uomini che al contrario ne incarnavano l'essenza: la costante presenza in Pien Collegio poneva i rappresentanti delle comunita suddite in una posizione privilegiata nella creazione di simili relazioni, fondamentali per il buon esito delle istanze cittadine,17 ma anche per il dispiegamento di strategie di affermazione personale.18 Come suggerisce la piu recente bibliografia in merito, simili fenomeni non vanno necessariamente letti come un moto antagonista rispetto alla formazione del cosiddetto Stato moderno:19 sollecitare e favorire una causa fondiaria, assentire alle personali richieste di un nobile padovano, costitui per Antonio Querini e per i giovani il pretesto per dare corso a politiche del tutto contestuali agli indirizzi generali assunti dalla Repubblica ad inizio '600. Luogo di mediazione e negoziazione, la via supplicationis costituiva il momento d'in-contro, confronto e conflitto di aspirazioni e interessi di governanti e governati, ma anche dei linguaggi politici e delle retoriche utilizzati per esprimerli (Rudolph, 2004; Berce, 2009; Lazzarini 2009): costretto a giustificare le leggi anticuriali di fronte ai sudditi, il governo veneto trovo in una supplica - quella di Francesco Zabarella - le argomentazioni piu adatte per motivare alle elite di Terraferma, allo stesso contesto sociale produttore di suppliche, la ratio delle proprie scelte politiche. Durante l'Interdetto, il governo veneto individuo nei pilastri della retorica supplicatoria - nella stereotipata rappresentazione del rapporto di sudditanza come armonico scambio di fedelta e protezione, nel ridondan-te ricorso a una definizione tutoria del ruolo del Principe, nell'artificiosa costruzione di un'identita tra bene comune e ragion di Stato - un orizzonte culturale comune (Mannori, 1994), nonche un repertorio condiviso di immagini della sovranita sulla cui base fu possi-bile depotenziare le forti tensioni sociali scatenate dall'Interdetto e dar luogo, anche in un frangente critico, a forme di dialogo tra governanti e governati ampiamente riconosciute. 17 Nel 1562, il primo nunzio padovano era stato scelto proprio perche dotato di «molti mezi, amici, etparenti (...) per li quali ha facile introduzione nell'Illustrissimo Colleggio, et altri Magistrati» (BCP, B.P. 963). 18 Per un interessante confronto si veda Breen, 2006 e 2007. 19 Cfr. Kettering, 1986; Levy Peck 1990; Chittolini, 1995; Reinhard, 2001 e per una prospettiva storiografica a Addad, 2006. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 «POSEBNI NAKLEPI POD PREOBLEKO JAVNE KORISTI»: SODNI SPOR MED SAMOSTANOM IZ PRAGLIE IN FRANCESCOM ZABARELLO. KONTAMINACIJE IN PREKRIVANJA ZASEBNIH, DRŽAVLJANSKIH IN DRŽAVNIH RAZLOGOV IZVORA PREPOVEDI (1606-1607) Giovanni FLORIO Univerza Ca' Foscari v Benetkah, Oddelek za humanistiko, Dorsoduro 3484/D, 30123 Venezia, Italija e-mail: giovanniflorio85@virgilio.it POVZETEK Leta 1602je padovski plemič Francesco Zabarella predložil beneški gosposki lastno prošnjo, na osnovi katere je prišlo do spremembe zakona, ki je omogočal povečanje cerkvene lastnine. Ta odločba bi lahko pripomogla k poslabšanju odnosov med Benetkami in Rimom, pri čemer bi prišlo do krize prepovedi: v zvezi z Zabarellino prošnjo in o izidu so glavni avtorji opisali pravdne "dokumente". Poleg te dokumentacije prispevek upošteva dokumente za pripravo predložitve Zambarelline prošnje, ki so v glavnem neobjavljene: avtorjev namen je raziskava primera, ki služi razumevanju beneških postopkov za prošnje in ocenjevanje njihove povezave s procesom odločanja (decision making). Gre torej za poskus vrednotenja globljih dinamik dialoga med Benetkami in področja, ki so ga obvladovale, kot tudi konstrukcije, ustanov, retorike in prakse - formalnih in neformalnih - potrebnih za njihovo uporabo. Z zbiranjem zadnjih predlogov na temo prepovedi in političnega sporazumevanja se poskuša vzpostaviti razmerje med po eni strani z neko bolj utrjeno tradicijo zgodovinopisja o odnosih v okolju Benetk in Benečije, po drugi z mednarodnimi prispevki na temo prošenj. Ključne besede: prepoved, Beneška republika, prošnje, decision making, politično sporazumevanje Giovanni FLORIO: «FINIPA^TICOL^ SOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 FONTI E BIBLIOGRAFIA Addad, E. (2006): Noble clienteles in France in the Sixteenth and Seventeenth Centuries: a Historiographical Approach. In: Crook, M. (ed.): French history, Vol. 20, n. 2. Oxford, Oxford University Press, 75-109. Argelati, F. (1737): Pratica del Foro Veneto. Venezia, Savioli. ASV, CI - Archivio di Stato di Venezia (ASV), Consultori in Iure (CI). ASV, SRO - ASV, Senato, Deliberazioni, Roma Ordinaria (SRO). ASPD, Atti - Archivio di Stato di Padova (ASPD), Archivio Civico Antico, Atti del Con-siglio (Atti). ASPD, Dep. - ASPD, Archivio Civico Antico, Deputati ad Utilia (Dep.). ASPD, Nunzi - ASPD, Archivio Civico Antico, Nunzi e Ambasciatori (Nunzi). ASPD, Praglia - ASPD, Corporazioni Religiose Soppresse, S. Maria di Praglia (Praglia). BCP, B.P. 963 - Biblioteca Civica di Padova (BCP), Serie Biblioteca Padovana (B.P.), Parti riguardanti l'istituzione e le incombenze del Nobil Signor Nunzio in Venezia (manoscritto anonimo, prima meta del XIX secolo) (963). Barbot, M. (2008): Per una storia economica della proprieta dissociata. Efficacia e scom-parsa di «un altro modo di possedere» (Milano, XVI-XVII secolo). Materiali per una storia della cultura giuridica, I, 33-61. Benzoni, G. (ed.) (2008): L'Interdetto di Venezia e lo Stato Marciano. Rovigo, Minelli-ana, 81-87. Benzoni, G., Zanato, T. (1982): Storici e politici veneti del Cinquecento e del Seicento. Milano, Napoli, Ricciardi. Berce, Y. M. (2009): Il linguaggio del potere secondo le aspettative popolari. In: Cantu, F. (ed.): I linguaggi del potere nell'eta barocca, Vol. I. Roma, Viella, 25-37. Besta, E. (1899): Il Senato veneziano (origine, costituzione, attribuzione e riti). Venezia, Deputazione di Storia Patria. Borgherini Scarabellin, M. (1911): Il nunzio rappresentante di Padova in Venezia durante il dominio della Repubblica con speciale riguardo al '700. Nuovo Archivio Veneto, n.s. XI, t. XXII, parte I, 365-412. Bouwsma, W. J. (1968): Venice and the Defense of Republican Liberty: Renaissance Values in the age of the Counter Reformation. Berkeley, Los Angeles, University of California Press. Breen, M. P. (2006): Law, Patronage and Municipal Authority in Seventeenth-centiry France: the Aftermath of the Lanturelu Revolt in Dijon. French History, 20, 2, 138-160. Breen, M. P. (2007): Law, City and King: Legal Culture, Local Politics and State Formation in Early Modern Dijon. Rochester, New York, University of Rochester Press. Breve (1606): Breve di censure et interdetto della Santita di N. S. PP. Paolo V. contra li SS. Venetiani. Roma, Stamperia Vaticana. Casini, M. (1996): I gesti del Principe. La festa politica a Firenze e Venezia in Eta rina-scimentale. Venezia, Marsilio. Chittolini, G. (1995): The "Private", the "Public", the State. The Journal of Modern History, 67, Supplement, The Origins of the State in Italy, 1300-1600, 34-61. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Contarini, N. (1982): Delle istorie veneziane. In: Benzoni, G., Zanato, T. (eds.): Storici e politici veneti del Cinquecento e del Seicento. Milano, Napoli, Ricciardi, 133-442. Cornet, E. (1859): Paolo V e la Republica Veneta. Giornale dal 22 Ottobre 1605 al 9 Giugno 1607. Vienna, Tendler. Corteguera, L.R. (2009): The Mad Arbitrista: Vulgar Men, Municipal Politics and the Rhetoric of Counsel in Early Modern Spain. In: Schlögl, R. (ed.): Urban Elections and Decision-Making in Early Modern Europe, 1500-1800. Cambridge, Cambridge Scholars Publishing, 216-236. Cozzi, G. (1958): Il doge Nicolo Contarini. Ricerche sul patriziato veneziano agli inizi del Seicento. Venezia, Roma, Istituto per la colaborazione culturale. Cozzi, G. (1978): Paolo Sarpi tra Venezia e l'Europa. Torino, Einaudi. Cozzi, G. (1980): La politica del diritto nella Repubblica di Venezia. In: Cozzi, G. (ed.): Stato, societa e giustizia nella Repubblica veneta (sec. XV-XVIII), Vol. I. Roma, Jouvence, 15-152. Cozzi, G. (1995): Venezia barocca. Conflitti di uomini e idee nella crisi del Seicento veneziano. Roma, Il Cardo. Cozzi, G., Knapton, M., Scarabello, G. (1992): La Repubblica di Venezia nell'eta moderna. Dal 1517 alla fine della Repubblica. Torino, Utet. de Vivo, F. (2001): Dall'imposizione del silenzio alla "guerra delle scritture". Le pub-blicazioni ufficiali durante l'interdetto del 1606-1607. Studi veneziani, 41, 179-213. de Vivo, F. (2006): «Il vero termine di reggere il suddito». Paolo Sarpi e l'informazione. In: Pin, C. (ed.): Ripensando Paolo Sarpi. Venezia, Ateneo Veneto, 237-270. de Vivo, F. (2007): Information and Communication in Venice: Rethinking Early Modern Politics. Oxford, Oxford University Press. de Vivo, F. (2008): La "guerra delle scritture": Stampa e potere durante l'Interdetto. In: Benzoni, G. (ed.): L'Interdetto di Venezia e lo Stato Marciano. Rovigo, Minelliana, 105-22. de Vivo, F. (2012a): Patrizi, informatori, barbieri: politica e comunicazione a Venezia nella prima eta moderna. Milano, Feltrinelli. de Vivo, F. (2012b): Public Sphere or Communication Triangle? Information and Politics in Early Modern Europe. In: Rospocher, M. (ed.): Beyond the Public Sphere. Opinions, Publics, Spaces in Early Modern Europe. Bologna, Il Mulino, 115-136. Faron, O., Hubert, E. (eds.) (1995): Le sol et l'immeuble. Les formes dissociees de propriete immobiliere dans les villes de France et d'ltalie (xiii-xiXX siecle). Roma, Collection de l'Ecole frangaise de Rome. Fasolo, G. (1935): Il nunzio permanente di Vicenza a Venezia nel secolo XVI. Archivio Veneto, XVII, 90-178. Ferro, M. (1847a): Dizionario del Diritto Comune e Veneto", Vol. I. Venezia, Santini (seconda edizione). Ferro, M. (1847b): Dizionario del Diritto Comune e Veneto, Vol. II. Venezia, Santini (seconda edizione). Frajese, V. (1994): Sarpi scettico. Stato e Chiesa a Venezia tra Cinque e Seicento. Bologna, Il Mulino. Giovanni FLORIO: «FINIPA^TICOL^ SOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Frasson, C. (1979): Il Monastero dl Praglla nel secolo XVI. Conduzlone agraria e boni-fiche. Tesi di laurea, Universita degli Studi di Padova. Heerma van Voss, L. (ed.) (2001): International Review of Social History, 46, Supplement 9 (Petitions in Social History). Kettering, S. (1986): Patrons, Brokers, and Clients in Seventeenth-Century France. New York, Oxford, Oxford University Press. Knapton, M. (1981): L'organizzazione fiscale di base nello Stato veneziano: estimi e obblighi fiscali a Lisiera tra '500 e '600. In: Povolo, C. (ed.): Lisiera. Immagini, do-cumentl e problemi per la storia e cultura dl una comunita veneta. Strutture - congl-unture - eplsodl. Lisiera (Vl), Edlzloni parrocchia dl Lisiera, 377-418. Koziol, G. (1992): Begging Pardon and Favor. Ritual and Political Order in Early Medieval France. Ithaca, London, Cornell University Press. Lazzarini, I. (2009): Il llnguagglo del terrltorlo fra prlnclpe e comunlta: ll gluramento dl fedelta a Federico Gonzaga (Mantova 1479). Flrenze, Flrenze University Press. Levy Peck, L. (1990): Court Patronage and Corruption in Early Stuart England. London, Routledge. Luebke, D. M. (2005): How to Become a Loyalist: Petitions, Self-Fashioning, and the Repression of Unrest (East Frisla, 1725-1727). Central European History, 38, 3, 353-383. Maranini, G. (1931): La Costituzlone dl Venezla dopo la serrata del Magglor Conslgllo. Venezla, Perugia, Flrenze, La nuova Italia edltrlce. Mannori, L. (1994): Il sovrano tutore: plurallsmo lstltuzlonale e accentramento amni-stratlvo nel prlnclpato del Medici (Secc. XVI-XVIII). Mllano, Gluffre. Menniti Ipppolito, A. (1986): La dedlzlone e lo Stato regionale. Osservazloni sul caso veneto. Archivlo veneto, V serie, CXXVII, 5-30. Morpurgo, E. (1878): Le Rappresentanze delle popolazloni dl terraferma presso il Go-verno della Domlnante. Attl del Reglo Istltuto Veneto dl Sclenze, Lettere ed Artl, 4, 869-888. Muir, E. (1981): Civic Ritual in Renaissance Venice. Princeton, Princeton University Press. Nubola, C. (2001): Supplications between Politics and Justice: The Northern and Central Italian States in the Early Modern Age. International Review of Social History, 46, 35-56. Nubola, C., Würgler, A. (eds.) (2002): Suppllche e «gravamlna». Polltlca, ammlnlstra-zlone, glustlzla in Europa (secoll XIV-XVIII). Bologna, Il Mullno. Nubola, C., Würgler, A. (eds.) (2004): Forme della comunlcazlone polltlca ln Europa nel secoll XV-XVIII. Suppllche, gravamina, lettere. Bologna, Il Mullno. Ortalli, G. (2002): Entrar nel Domlnio: le dedlzloni delle cltta alla Repubbllca Serenis-slma. In: AA. VV.: Socleta, economia, lstituzloni. Elementi per la conoscenza della Repubbllca Veneta, Vol. I. Verona, Clerre, 49-62. Povolo, C. (2003): Il processo a Paolo Orglano (1605-1607). Roma, Viella. Povolo, C. (2006a): Un rapporto difficile e controverso: Paolo Sarpi e il diritto veneto. In: Pin, C. (ed.): Ripensando Paolo Sarpi. Attl del Convegno Internazlonale dl Studi nel 450° anniversarlo della nasclta dl Paolo Sarpi. Venezla, Ateneo Veneto, 395-416. Giovanni FLORIO: «FINIPARTICOLARISOTTO LA VESTE PUBLICA»: LA CAUSA TRA IL MONASTERO ..., 67-84 Povolo, C. (2006b): Un sistema giuridico repubblicano: Venezia e il suo stato territoriale (sec. XV-XVIII). In: Birocchi, I., Mattone, A. (eds.): Il diritto patrio. Tra diritto co-mune e codificazione (secoli XVI-XIX). Roma, Viella, 297-353. Querini, A. (1982): Aviso delle ragioni della Serenissima Republica di Venezia intorno alle difficolta che le sono promosse dalla Santita di Papa Paolo V, In: Benzoni, G., Zanato, T. (eds.): Storici e politici veneti del Cinquecento e del Seicento. Milano, Napoli, Ricciardi, 657-729. Reinhard, W. (2001): Amici e creature. Micropolitica della curia romana nel XVII seco-lo. Dimensioni e problemi della ricerca storica, 2, 59-78. Rudolph, H. (2004): «Rendersi degni della somma clemenza^>. Le suppliche della prima eta moderna come strumento di interazione simbolica tra sudditi e autorita. In: Nubo-la, C., Würgler, A. (eds.): Forme della comunicazione politica in Europa nei secoli XV-XVIII. Suppliche, gravamina, lettere. Bologna, Il Mulino, 517-553. Sarpi, P. (1977): Considerazioni sopra le censure della Santita di Papa Paulo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia. In: Cozzi, G. e L. (eds.): Opere. Torino, Einaudi, 153-220. Sarpi, P. (2001): I consulti, Vol. I., Tomo I. Pin, C. (ed.). Pisa, Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali. Stella, A. (1980): Bonifiche benedettine e precapitalismo veneto tra Cinque e Seicento. In: AA. VV.: San Benedetto e otto secoli (XII-XIX) di vita monastica nel Padovano. Padova, Antenore, 171-193. Teuscher, S. (2004): Chains of Favor, Approaching the City Council in Late Medieval Bern. In: Nubola, C., Würgler, A. (eds.): Forme della comunicazione politica in Europa nei secoli XV-XVIII. Suppliche, gravamina, lettere. Bologna, Il Mulino, 311-328. van Gelder, M. (2009): How to Influence Venetian Economic Policy: Collective Petitions of the Netherlandish Merchant Community in the Early Seventeenth-Century. Mediterranean Historical Review, 24, 1, 29-47. van Nierop, H. (2000): Private Interests, Public Policies: Petitions in the Dutch Republic. In: Wheelock, A.K., Seeff, A. (eds): The public and private in dutch culture of the Golden Age. Newark, University of Delaware Press, 33-42. Ventura, A. (1964): Nobilta e popolo nella societa veneta del '400 e '500. Bari, Laterza. Wootton, D. (1983): Paolo Sarpi between Renaissance and Enlightenment. Cambridge, Cambridge University Press. Würgler, A. (2001): Voices From Among the "Silent Masses": Humble Petitions and Social Conflicts in Early Modern Central Europe. International Review of Social History, 46, Supplement 9, 16-17. Würgler, A. (2009): Revolts in Print: Media and Communication in Early Modern Urban Conflicts. In: Schlögl, R. (ed.): Urban Elections and Decision-Making in Early Modern Europe, 1500-1800. Cambridge, Cambridge Scholars Publishing, 257-275. Würgler, A., Kumin, B. (1997): Petitions, gravamina and the early modern state: local influence on central legislation in England and Germany (Hesse). Parliaments, Estates, and Representation / Parlements, Etats et Representation, 17, 39-60. Zanato, T. (1980): Le tre redazioni dell'Avviso di Antonio Querini. Archivio veneto, 115, 5-32.