ANNO XII Capodistria, 16 Maggio 1878 N. 10 DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Dn numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 16. 16. 16. Effemeridi della città di Trieste e del suo Territorio Moggio 1601. — Il vescovo Orsino de' Bertis ammonisce don Andrea Napocay sotto pena di scomunica, riservata al papa, a non voler inquietare don Gian-Maria Panizzolo, parroco di Gorizia ne' suoi diritti. - 3, Vili, 568. 1809. — Si fanno vedere dei militi francesi in Opchiena e Bisuizza. - 8. 1543. — Il vescovo Pietro de' Bonomo affitta a Gian-Marina Todeschini di Trieste la villa di Lipizza di ragione della mensa vescovile. - 16. 17. 1332. — Il vescovo fra Pace da Vedano consacra la chiesa di S. Silvestro, un dì cattedrale triestina ed ora (dal 1786) oratorio della comunità elvetica. - 3, Vili, 696. I 17. 1505. — Il podestà e capitano di Capodistria, Pietro Loredan, officia Martino Tanzigo, mu-daro in Corneliano, a dover avvisare i Car-nioiini a non portarsi in Trieste, infetta da morbo pestilenziale, ove non vogliano essere respinti dalle terre .venete istriane. - 6. 17. 1802. --Il vescovo Ignazio Gaetano Buset benedice la pietra fondamentale della borsa mercantile in Trieste. - 7, num. 41. — Ferdinando II imperatore, vende al triestino Benvenuto de' Petazzi la Signoria di Nigrignano (Schtvazeneg), posta non molto lungi da Boditti. - 8. 1548. — (Augusta). Carlo V imperatore inalza il suo segretario, ser Giusto del fu Vitale dell' Argento di Trieste, a conte palatino. - 16. 1799. — Approdo di flottiglia portoghese con a bordo le zie di Luigi XVI re di Francia, Maria-Adelaide e Maria-Vittoria. - 8. 1809. — Rioccupata la città dalle armi francesi "l'Osservatore Triestino,, ricomparisce col titolo di "Gazzetta di Trieste, - 23, I, 90. 1448. — Enea Silvio Piccolomini annuncia da Graz al capitolo triestino la conferma papale della sua elezione a vescovo di Trieste. - 1, II, 263. 1809. — Il conte Caffarelli, ministro di marina e di guerra del regno d'Italia, arriva in Trieste - 7, num. 40. : 18. 1622. 19. 119 i. 19. Il ,Q 20. Iffl. 21. 1316. — II vescovo don Rodolfo Pedrazzani erige la parrochia di Tomai sul Carso. - 4. 21. 1446. — Papa Eugenio IV. conosciuto ch'ebbe la malattia del vescovo Nicolò de' Aldigardis riserba a se stesso la nomina del futuro vescovo di Trieste ad onta del secolare diritto del capitolo triestino. - 27, I, 391. 22. 1318. — Don Savio canonico di San Giusto dichiara al doge di Venezia di aver ricevuto in nome del patriarca Gastone, marche 450 d'argento e questi per i diritti dell'Istria a saldo della seconda rata dell'anno prossimo decorso e della prima rata dell' anno corrente. - 28, lì, 26." 23. 1424. — Il nuovo vicario della città, Francesco dottor de' Canavulis della città di Castello, giura nelle mani dei giudici e rettori l'osservanza dello statuto e di trattare conscien-ziosamente le cause civili. - 13, 41.» 23. 1425. — Il comune rinuncia al diritto sui beni confiscati a Donato Scorpion, sentenziato a morte quale traditore della patria, e ciò in seguito a supplica di Domenico de Scorpion fratello dell'anzidetto Donato e tutore d'un figlio di questi, abbandonato da Antonia sua madre, a fine di saldare i debiti del trapassato e provvedere al minorenne. - 13, 42b e 43a. 24. 1427. — Alcuni malevoli appendono alle porte del giudice e rettore della città, Messalto de' Messalti, ed a quelle di altri cittadini delle corna, facendo per tal guisa un grande insulto al corpo dei giudici-rettori ed alla stessa città. - 13, 50a. 24. 1674. — Ser Maurizio Urbani e ser Annibale Conti partono per Vienna a fine di far conoscere all'imperatore il malcontento della città, suscitato dalle ripetute, dalle continue estorsioni del capitano locale il nobile Gian Filippo barone de Cobentzel. - I, III, 318. 24. 1797. — Bernadette, generale francese, consegna la città di Trieste al generale austriaco Meerfeld. - 23, I, 249. 25. 1427. — Il maggior consiglio pronuncia severa sentenza contro coloro che hanno il dì 24 appeso delle corna alla porta del giudice-rettore della città, Messalto de' Messalti, ed a quelle di altri cittadini, l'amputazione cioè della mano i destra, l'avulsione d'ambedue gli occhi, ove j cadessero nelle mani della giustizia, e la j privazione d'ogni officio; al denunciante poi promette cento ducati d'oro. - 18, 50.a 25. 1567! — Il podestà di Muggia, ser Francesco Cornaro, scrive lettera ai giudici-rettori di Trieste in merito della pescagione. - 16. 25. 1625. — Nascita dello storico triestino fra Ireneo della Croce, nomato Giovanni Maria Mana-rutta. - IO, IV, 333. 25. 1663. — Il vescovo Massimiliano Vaccano depone il suo giuramento in San Nicolò d'Oltra, convento dei Padri Benedettini, nelle mani del vescovo di Capodistria Francesco dottór Zeno, deputato a ciò dal papa Alessandro VII. - 38. 26. 1253. — Il vescovo Odorico vende al comune diversi diritti temporali per sopperire alle spese che dovette incontrare nell' assecondare le imprese militari del patriarca Bertoldo nelle guerre del Friuli. - 25, XXI, 388. i 26. 1380. — I Genovesi trovato buon partito in Trieste occupano la città, fanno prigione il veneto podestà Donato Tron, saccheggiano le case dei sudditi veneti. - 39, XV, 768. 26. 1687. — Arrivo in Trieste di cento cinquanta turchi, fatti prigioni dagli Ungheresi; imbarcati per Ravenna sono spediti al duca di Toscana. - I, III, 330. 27. 1596. — Nella difesa del fortedi Clissa controiTurchi cadono i patrizi triestini: Francesco Mirissa, Bartolomeo Gerro, Nicolò Blagosichio, Stefano di Marco Padovino e Nicolò del fu Pietro lurio. - 8. 27. 1812. — Il podestà, la municipalità ed il consiglio di Trieste, nominati dell'imperatore Napoleone, entrano in carica. - 30, 161. 28. 1289. — Raimondo della Torre, patriarca d'Aquileja, vende la villa di Rutars per aiutare Trieste che, bloccata dalle arme venete, soffriva la fame. - 25, XXVIII, 473. 28. 1809. — I francesi impongono alla città la contribu- zione di 50 milioni di franchi. - 8. 29. 1424. — Il maggior consiglio autorizza il cittadino Pietro de' Giuliani di poter uccidere impunemente Domenico Vanto da Pirano dal quale era insidiato negli averi e nella vita. - I, II, 219. 29. 1832. — Maria Luigia ex-imperatrice francese e duchessa di Parma, Piacenza, Guastalla arriva in Trieste. - 8. 30. 1427. — Il vescovo Marino de' Cernotis investe i fratelli Daniele e Rizzardo de' Bonomo del feudo di Rismigne, goduto dai loro predecessori. - 6. 31. 1177. — Il legato pontificio Giovanni cardinale, scrive da Venezia al clero della diocesi di Capodistria a voler conservarsi fedele al papa Alessandro, ed a segregarsi dal patriarca d'Aquileia e dal vescovo di Trieste, perchè scismatici. - 6. 31. 1369. — U comune caccia dal forte di San Vito i Veneti stipendiali, si elegge a suoi protettori i Santi: Giusto, Servolo, Lazzaro Apollinare e Sergio. - 4. LETTERE su argomenti di bachicoltura del marchese . GIANNANDREA de GRAVISI DA CAPODISTRIA Ora che si è aperta la campagna bacologica, non sarà discaro ai nostri associati, di leggere alcune interessanti e succose lettere sull' argomento, dettate da quel consenzioso ed istrutto bacologo nostro, che fu il compianto Marchese Giannandrea Gravisi da Capodistria, lettere che vennero raccolte e pubblicate per la prima volta da uno de' suoi figli in occasione di lieto avvenimento domestico. Premettiamo anche noi, servendoci quasi delle stesse parole dell'editore, che, essendo coteste lettere scritte dal Marchese Gravisi fuori di ogni previsione che un di venissero stampate, son desse dettate con molta semplicità di stile, e senza pretesa, ma sono però sempre tali da svelare ad occhio intelligente la scienza del Gravisi negli argomenti bacologici, ch'ei coltivò, assieme alle altre di-! scipline agrarie, con lungo studio e grande amore. Ecco le lettere : AL COMMENDATORE GAETANO CANTONI Non istupisca se io, oscurissimo nomo di una piccola provincia, mi attento indirizzarle uno scritto. A chi in un ramo proficuo alla patria economia s'è fatto maestro, ogni cittadino è in obbligo di rivolgere la parola e di chiedere consiglio. È poi dalla dotta parola dei nostri insigni che noi stendiamo quei lumi che daranno al nostro paese il Liiglioramento economico. Ciò che io sono per esporle non meriterà forse speciale attenzione : forse sarà già stato avvertito dalle diuturne esperienze di Lei; ma essendo a me per fortuito accidente occorso, ne desidero da Lei, una conferma. Il fatto è questo : Alcuni cartoni che mi avevano servito ad accoppiare le farfalle nel 1866, com'erano quasi coperti di seme, che non mi spirava fiducia li cacciai sotto un armadio e non ve li rimossi che in quest' anno nel giorno 28 decorso. Scorrendo la dischiusa semente e i bacolini mummificati, osservai qua e là alcuni gruppetti che mantenevano il colorito cinereo, e li giudicai di bachi che non avessero potuto sbucare l'anno innanzi come gli altri. Ma il giorno seguente meravigliai a vederli nascere di sanissimo aspetto, per cui venni in pensiero di non trascurarli. Essi naquero a 15 Reaumur, ch'era il calore naturale della mia stanza, mentre gli altri stavano in altro locale artificialmente riscaldato per l'annuale governo a 18 Reaumur. Per me il fatto è nuovissimo, nè ebbi mai a riscontrarlo in alcuno scritto di bacologia. Chieggo a Lei, signor commendatore, se siasi mai dato caso consimile, oppure vada esso annoverato tra le anomalie non ancora vedute e veramente singolari. Nella lusinga di essermi procurato l'onore idi un gradito suo riscontro, mi segno con profonda sti ma. Capodistria, nel Maggio 1868 AL COXTE GHERARDO FRESCHI (*) Non ti sei punto ingannato nel dirigere a me la cortese ed amorevole dei 22 corrente, perocché io sia appunto quello ch'è teco unito per vincoli di parentela e per conformità d'inclinazioni tino d'allora che ci divagavamo fanciulli iu una beata inconsideratezza e qui e a Ramuscello sotto la vigile guida dell'ottimo Pietro Orseolo, mio zio. In me non venne mai meno l'affetto, e certamente fu il nobile tuo esempio che destò nel mio animo la propensione a quegli studii, che, essendo d'incontestabile utilità generale, procurano, a chi vi attende o li incoraggia care e preziose compiacenze. Io ti seguii costantemente ne' generosi tuoi propositi di far rifiorire l'agricoltura nella tua patria, e ti seguii del pari nelle altre tue vicende in tempi fortunosi, applaudendo di cuore alla risolutezza de'tuoi priucipii. Se pertanto non v' ebbe tra noi un'operosa corrispondenza, ella e-sistette senza dubbio negli animi, nè il lungo silenzio ha mutato le reciproche simpatie. Laonde sarà per me un'inapprezzabile soddisfazione se iu mezzo alle tue gravi occupazioni potrai consecrare qualche istante al lontano tuo cugino, il quale per l'altissima stima in che ti tiene saprà far tesoro de' tuoi consigli e de' tuoi lumi. Il mezzo da me adottato per separare possibilmente la semente buona dalla guasta, intorno a cui mi chiedi qualche notizia, è della massima semplicità. Io non intendo proporlo come unico ed immancabile, ma panni almeno conveniente per ciò che, non presentando esso alcun imbarazzo o complicazione, può essere più generalmente seguito. Ti dirò anzi di più che io non vi attribuisco altra maggiore importanza che quella di far nascere in altri la voglia ad un perfezionamento, perchè credo non si debba risparmiare nè studio nè fatica alla salvezza della buona semente. Io apparecchiai pertanto un telajo con assicelle, in cui venni intrecciando collo spago una rete, così però che ciascun quadrettino rimanesse isolato, locchè ottenni appajandogli spaghi perpendicolari ed orizzontali per modo da lasciare tra l'uno e l'altro lo spazio di un'oncia, come rileverai dall'unito bozzetto. Fatto ciò, tagliai altrettanti braudelli di tela, corrispondenti ai quadrettini, i cui orli incollai agli spaghi. Adagiai inclinato il telajo e su ciascun quadrettino posi una coppia di farfalle tolte al graticcio. Separato il maschio dopo un congruo spazio di tempo, stetti attentissimo alia deposizione delle uova. Allorché osservai che questa o quella farfalla era pigra al semenzire, o poco dopo le prime uova se ne ristava, o sprizzava, in luogo di semenzire, un umore viscido gialliccio, la tenni per contaminata o almeno non godente vigore di sanità. In tal caso rimoveva il quadrettino, o spingendolo dalla parte posteriore, o staccandone i lembi. A questo modo i quadrettini rimasti sul telajo mi davano sicurezza sufficiente per ritenere che recassero una semente nata da farfalle vegete e prosperose. E credo che in ciò giaccia il miglior criterio per presumere sulla maggiore possibile bontà del seme. Avendo però osservato bene più e più volte, che si può argomentare delia esistenza del morbo dalla durata della vita delle farfalle più o meno protratta dopo la deposizione delle uova e dallo stato che assume la farfalla spenta, ho tagliati i brandelli, invece che di tela, di carta sugante e forte, da applicarsi agli occhi della rete, non più quadrati ma quadrilunghi, cosicché (*) Questa lettera ebbe i più lusinghieri encomii dall'illustre agronono friulane. nella parte inferiore ne pendesse per circa nn'oncia. E questa giunta rotolai, o posi in guisa che la farfalla, dopo sgravatasi, potesse cadervi sopra, per indi notare, se continuava a vivere più lungamente o no, e se riducevasi a mummia o piuttosto a un pizzico di polvere. Accadendo che la farfalla vivesse e poi mummificasse, eia ciò per me un seguo per concludere sulla eccellenza del seme; iu caso contrario rimoveva il pezzetto di carta se anche abbondevolmente cosparso di seme. Ho creduto poi di preferire la carta alla tela, perchè forse più economica, perchè più opportuna ad arrotolarsi nella parte inferiore del quadretto, perchè offerente più facilità a pesare la quantità del seme, e perchè più comoda per l'incubazione. Questo è tutto. Ora sta a te di liberamente manifestarmi la tua opinione autorevolissima. Addio, e conservami la tua benevolenza. Capodistria, nell'agosto 1869. AL SIGNOR D. M. Il problema della malattia delle foglie del gelso sarà ancora da sciogliersi. Io pure mi inebbriava in una illusione di risolverlo. Avendo esaminato le così dette capette dei gelsi, i corpuscoli sembravano identici; ma un po' di carbonato di soda distrusse per intero la illusione. Ho piacere che si sieno appoggiati sul giudizio dell' egregio professor Haberlandt, il quale merita tutta la stima dei bachicultori e de' bacologi; ma prima ch'egli pronunci il suo responso, io ti spiattello la mia idea, perchè tu possa dichiarare all' uopo, che il mio giudizio non fu plagiario. — L'uscire ed il rientrare de' cor-picini accuserebbero una volontà inammissibile iu un fungo qual è il corpuscolo, che noii ha altro moto che di oscillazione e per impulso della correntìa del liquido in cui è immerso. — Non dò per ora risposta al signor Pavani, e per non avere la taccia di sfacciato oppositore, e perchè attendo la sentenza dell' Isonzo, che me o i due corregga. Addio. Accogliamo assai volentieri il seguente pregevole dettato di un coltissimo nostro giovane, certi di far cosa gradita agli studiosi istriani, svolgendo esso con particolare magistero, con chiarezza e facilità di stile, parecchi punti importanti e finora oscuri di storia paesana : Una piccola borgata istriana, che si eleva sopra uno dei colli a' piedi del Monte Maggiore, è la meta di questo nostro viaggietto. Non minori attrattive nè meno singolari che la costa dell'Istria, sebbene di carattere diverso, offre al viaggiatore la parte interna della provincia, tanto dal lato pittorico che dallo storico. Al pittore quel continuo alternarsi di monti e valli, di boschi, di prati e di torrenti^ di burroni, luoghi pittorescamente spiccanti sui monti e colli, rovine di castelli, ricorda i paesaggi del Tirolo e degli Apennini ; lo storico vi trova marcato il carattere del feudale medioevo. La strada erariale, costruita dall'imperatore Giuseppe II, che da Pisino conduce al Monte Maggiore ed a Fiume, traversa in tutta la sua lunghezza la ridente Val-Pisino fino al punto ove questa va a chiudersi fra i monti di Pas; prosegue quindi inerpicandosi ad una gola, dopo la quale, attraversato il piccolo borgo di Pas, scende cou forte declivio nella parte superiore della Val d'Arsa che qui porta il nome di campagna di Bogliuno, rinchiusa ad oriente dalla catena del maestoso Monte Maggiore e ad occidente dal corpo dei monti arenarii che costituiscono quella parte dell'Istria che si estende tra Capodistria e Pirano da un lato e la Valdarsa dall'altro. Percorsi questa strada, in ottima compagnia, diretto a Pas, in una bella giornata d'ottobre avanzato, la quale poteva corrispondere ai desiderii del più esigente alpinista istriano. La natura morente godeva delle sue ultime gioje; gli alberi erano ancora coperti di foglie che incominciavano a ingiallire; il sole splendeva sereno nella maestà de' suoi raggi, e lo salutavano con allegro cinguettio dalle fronde gli uccelli che facevano lor passaggio ad altri lidi; scorreva mormorando l'acqua dei torrenti ; la valle risuonava del muggito de' buoi, del nitrito dei cavalli, di pastorali canzoni; e da lontano il fischio della locomotiva annunziava l'alba di novella civiltà in questa regione dove il popolo pel corso di lunghi secoli era stato abituato alla passiva obbedienza verso i padroni chiusi nei forti castelli, a lavorare i campi di cui essi ritenevansi proprietari ed a fornir loro quauto imponevano in derrate, animali, denaro e servigj personali, per menar essi soli, iucurii della misera sorte dei sudditi, vita libera e fastosa. Laddove la strada raggiunge il punto più alto prima di arrivare a Pas, osservai a fianco di essa un pilastro con una nicchia nella quale sta racchiuso un crocifisso; vi si legge incisa questa iscrizione in versi: "Ecco il nostro Reden tor 5 pater 5 ave in suo onnor". Se il lettore ci trovasse poca potenza ritmica ed ortografica,.... io non so che farci ; sappia soltanto che il povero poeta non ha troppa famigliarità colla penna, bensì moltissima colla marra, colla quale sà smuovere formidabili zolle nei campi paterni. Di siffatti taberna-coletti ne incontrai parecchi sulle strade maestre di queste parti, e tutti sorti da non lungo tempo, specialmente ai crocicchi ; ne vidi uno presso Novacco di recente fatto da un cippo sepolcrale romano, dopo che con tutta diligenza venne cancellata l'iscrizione che rammentava una Favonio, madre e sua figlia Septima Maxima. Ma eccoci a Pas, sur un poggetto a destra della strada per chi va al Monte Maggiore, ove la generosità d'un devoto volle eretto uu calvario, rappresentato da tre croci di pietra, recinto di muro, ed a cui si ascende per una gradinata. Da questo punto si gode una di quelle prospettive che, vedute una volta da chi non abbia chiusa l'anima al senso del bello, non gli si cancellano più dalla mente. È un quadro degno del pennello di un artista; ed uno de'miei compagni, pittore, si pose tosto a disegnarlo. Nel fondo la gigantesca mole del vicinissimo Monte Maggiore o Caldiera, colle sue tre creste che osservate là di fronte sembrauo una sola, col suo fiauco rilevato, nudo e roccioso che a larga base cade nella sottoposta campagna di Bogliuno, e getta poi a destra uu filone somigliante a muraglia che prosegue diritto sino al Quarnero, di cui si vede un piccolo lembo cou un tratto della contrapposta isola di Cherso per quell'apertura che offrono l'estremità del filone stesso sulla quale siede ia alto Fianona e la opposta costiera di Ripenda, — aper- tura che costituisce il canale marittimo di Fianona ed ha l'aspetto d'uno squarciamento di montagna operato da moti vulcanici o da corrosione delie acque migliaja d'anni addietro. Su quella linea si presentano in basso Chersano, col suo castello; sopra il lago d'Arsa, addossate alla montagna, le belle rovine del castello di Cosliaco ; più lontano, a mezzogiorno, in alto sull'orizzonte, Albona e la biforcuta cima del Monte d'Ossero; più vicini a Pas si scorgono il castello di Sellai colle prossime rovine di quelli di San Martino e di Letai, e sopra Cepicb che pur aveva castello, a' dì nostri affatto scomparso, s'erge con ampio orizzonte Berdo, ove forse deve cercarsi quella Cortalba inter latinos di cui parlano antichi diplomi medioevali; e difatti Berdo sorge, spiccante assai lontano all'intorno, iu mezzo a quella popolazione della Valdarsa che conservando il linguaggio romanico mostra discendere dai coloni che i Romani trasportarono a difesa dei varchi del Monte Maggiore. Un po' a sinistra, immediatamente sotto Pas, laddove si chiude dalla parte di settentrione la valle sopra pittoresca collina si prospetta Bogliuno, l'antico Finale, colle rovine del suo castello; e finalmente vicinissimi, la biancheggiante chiesa di S.Vito, il paesello di Pas, e le brune mura del rovinato suo castello, rivestite d'edera, incoronate di piante; e tutto all'intorno macchiette, boschi, campi, filari di viti, qualche oliveto, casali dispersi; — il complesso di una natura ridente ad ua tempo e severa. Visitai le melanconiche reliquie del castello turrito; incastonata in un angolo di esso vidi un'iscrizione che» porta il nome di Messaldo Barbo, l'anno 1570 e le parole „aedificium hoc autiquiss.,; il resto è illeggibile. Se nel rifabbricarlo in quell'anno 1570 lo dissero antichissimo, si può stabilire la sua prima esistenza con tutta probabilità ai tempi più remoti del medio evo, e forse anche all'epoca romana. Questo castello appartenne ai Walter-steiu, nobilissima famiglia di Svevia; pel matrimonio di Giovanna Walterstein con Bernardino Barbo,signore di Cosliaco passò nel secolo decimosesto a quest'ultima famiglia. Esiste nella chiesetta di S. Vito una tomba monumentale, eretta alla sunnominata Giovanna dal figlio di lei Messaldo Barbo suddetto, nel 1570. Sono degni d'osservazione nella chiesa parocchiale di Pas, una iscrizione in caratteri gotici che reca il nome di Waltser (Baldassare) Walterstein, l'anno 1496, ed uno stemma composto di una torre da uu lato e l'aquila patriarchina dall'altro; ed inoltre, dinanzi l'aitar maggiore, uua pietra sepolcrale coi nomi di due distinti cavalieri Barbo là sepolti nel secolo decimosettimo, e lo stemma della famiglia, cioè un leone rampante obliquamente tramezzato da una fascia. (Continua) FIERA ed "ESPOSIZIONE di vini e Liquori in Venezia Stagione balneare 1878 — Il Comitato per una Esposizione e Fiera, di vini e liquori da tenersi a Venezia nella stagione balneare 1878, ha pubblicato i relativi Regolamenti. In quello per la Fiera viene fissata l'epoca niella seconda metà di luglio, e la sua durata in una settimiana almeno. Verranno eretti, addobbati ed illuminati per (cura del Comitato nel locale del Boschetto al Lido, sede dlella Fiera-Esposizione, dei Padiglioni, i quali verranno i dati ad affitto verso L. 100 anticipate. Le richieste dei Padiglioni dovranno esser fatte entro giugno al più taìrdi. Ai vini e ai liquori spediti alla Piera saranno concesse tutte quelle maggiori facilitazioni, tanto ferroviarie, come daziarie, cbe la Commissione potrà ottenere e delle quali si affretterà a dare avviso. Ogni espositore, all'atto dell'invio della richiesta, dovrà spedire alla Commissione due bottiglie per ciascuna qualità di vino o di liquore che vorrà porre in vendita; una di esse sarà per l'esame chimico preventivo, l'altra verrà conservata per il caso di contestazione tra venditore ed acquirente. La vendita di vini e di liquori sarà fatta solo jier intieri recipienti chiusi, di vetro o di legno, non essendo permessa la vendita al minuto. L'Esposizione ed i concorsi a premii che avranno luogo contemporaneamente alla Fiera, saranno suddivisi tosi: a) Esposizione e concorso a premii di vini ITALIANI ; b ) Esposizione e concorso a premii pei vini della iegione veneta; c ) Esposizióne e concorso a premii pei liquori. Il primo Regolamento sul concorso a premii si riferisce ai vini italiani, tra i quali verranno ammessi per ragione di affiuità territoriale, i prodotti vinicoli ilei Trentino, del Goriziano e dell 'Istria, e per le ragioni commerciali del luogo anche quelli della Dalmazia. Sarà libero a tutti gli espositori della Fiera il prendere o no parte al concorso a premii. Por i produttori concorrenti, sono stabilite le premiazioni seguenti: Una grande medaglia d'oro e 500 lire. Due medaglie d'oro ognuna con 200 lire. Quattro medaglie d'argento. Quattro medaglie di bronzo. 11 secondo Regolamento si riferisce ai vini veneti (1) per i quali sono stabilite le premiazioni seguenti.: Una medaglia d'oro e L. 300. Due medaglie d'argento, ciascuna con L. 100. Quattro medaglie di bronzo. Le medaglie saranno accompagnate da appositi liplomi. Resta facoltativo ai concorrenti di presentare i !oro prodotti ad entrambi i concorsi, oppure a quello olo della Regione veneta. Su questo proposito dovranno are analoga dichiarazione nella richiesta. Il terzo Regolamento si occupa dei vermuth e iquori italiani, per i quali sono fissate le premiazioni leguenti: Grande diploma d'onore e premio di L. 200. Due medaglie d'argento, ognuna con L. 100. Quattro medaglie di bronzo. La premiazione sarà pubblicata a cura del giurì ire giorni prima della chiusura del concorso. IPer le norme tutte, e particolarmente per quelle ferentisi alle quantità di vini e di liquori da spedirsi i fusti od in bottiglie; alle quantità che il concorrente roduce ogni anno; alle mansioni concernenti il Banco i Rappresentanza-, ai magazzini di custodia, ecc. ecc. i veggano nella loro integrità i Regolamenti riassunti ai sopra e si chieggano istruzioni al caso, al Comitato W l'Esposizione e Fiera di vini in Venezia. (Gazz. di V.) ! (1) Verranno ammessi quali vini veneti quelli prodotti «Ha regione chiusa dalla riva veneta del Garda, dal corso del lincio e del Po, dal confiue.austro-italico e dalla spiaggia adriatica. La pesca colla cocchia" e colla dinamite nel Litorale Fu assai opportuna e provida la legge testé emanata dal magistrato di Trieste contro questo genere di pesca, la quale spazzando il mare di quanto essa incontra, mena strage di miriadi di pesciolini giunti appena al loro primo sviluppo e per di più disperde il fregolo, ossiano le covature dei pesci. Altrettanto, secondo noi, dovrebbesi fare della pesca colla dinamite, più esiziale ancora della prima; poiché in questa almeno da quanto vien preso se ne ritrae qualche vantaggio, mentre colla dinamite la minor parte del pesce viene presa e la maggiore assieme alle covature viene sgominata e distrutta. Facciamo quindi voti che venga soppresso un abuso che minaccia di spopolare il nostro litorale, giacché i pesci terrorizzati l'abbandonano in breve e non vi ritornano più. Riguardo poi alla pesca colla dinamite, leggiamo nel »Cittadino" i seguenti cenni, dai quali si vede a quali disgrazie, oltre il danno della distruzione dei pesci, si espongono coloro che ado-prano nella pesca simil genere di torpedini: A Rovigno, così il succitato „Cittadino", quantunque fino dall'agosto del 1875 morisse certo Tomaso Yidotto, d'anni 24, agricoltore, in seguito a ferita gravissima riportata al braccio ed alla mano, lanciando una torpedine in mare, non si desistette da tal modo di pesca. Ora nell'aprile dell'anno corrente certo Giovanni Cucich, d'anni 40, bottajo, mentre stava pescando nel canale di Leme (abusivamente, aggiungiamo noi, perchè peschiera di proprietà privata) gli scoppiò una torpedine in mano, per cui lo si dovette amputare al terzo inferiore dell'avambraccio destro. Slmili fatti servino d'esempio! r. *) Cocchia, dai nostri pescatori detta coda o gripo volante: specie di rete a sacco largo, simile al così detto cordelle quagliere, la quale si getta nel mare senza farla toccare il fondo. Essa differisce dal gripo, propriamente detto, perchè questo viene calato a fondo, nuocendo così alle covature de' pesciolini ; mentre l'altra è trascinata soltanto fra mezzo le acque, sospesa alle due estremità della barca peschereccia., (N. d. II). Ss® OTOT© ll@f®i del Carso triestino Pochi giorni or sono, fu scoperta una grotta presso, il villaggio di Basovizza, ed un'altra tra la villa di. Opicina e quella di Bane. La grotta, cbe chiameremo di Basovizza, ha un lungo, corridoio, il quale con parecchie curve si estende per 110 metri verso Sud-Est e poi si biforca in due diramazioni, l'una dirittamente verso levaate e l'altra verso mezzodì. La profondità totale di essa grotta è di quasi 50 metri, e giace circa 340 metri sul livello del mare. La nuova grotta di Basovizza va fornita di magnifiche stalattiti, che pendono dalla spaziosa volta e ricuopro-no con mille vaghissimi scherzi le pareti scintillanti al riflesso di numerosi cristalli. Altrettanto diremo della nuova grotta'di Opicina-Bane, la quale è discosta pochi minuti dalla strada postale che conduce a Sesana. Vi si discende partendo da un atrio a volta maestosa, ricca di festoni frangiati, per un terreno fortemente inclinato e sdrucciolante a motivo del continuo stillicidio. A 10 metri di profondità si perviene in un ricinto più spazioso, dal quale ascendendo a destra si giugne ad altra sala più piccola. Dalle forti fessure che appariscono nelle pareti è a giudicarsi che la nuova grotta Opicina-Bane non si arresta qui, ma che deve estendersi molto più innanzi. EU' ha grandi masse di stalagmiti e di stalattiti, quali candide e trasparenti da sembrare fiori di vetro, quali soffuse da una leggiera tinta rosea, ora imitando il leggiadro intreccio d'una madrepora ora slanciandosi ardite in forma di aghi sottilissimi, lunghi talora più di uu metro. X. NOTIZIE L'illustre professore Carlo Combi, darà quanto prima in luce le Lettere del celebre nostro istriano Pietro Paolo Vergerio il giovane. (Gazz. di Ven.) Il Dottor Attilio Hortis, bibliotecario della civica triestina, ebbe incarico dal Municipio di Certaldo (Toscana) di tenere il discorso per l'inaugurazione del monumento a Boccaccio, che sorgerà in quella città. Il Municipio di Torino sta facendo pratiche presso un privato per acquistare il prezioso manoscritto delle Mie Prigioni di Silvio Pellico. Il 6 giugno verrà inaugurato a Parigi un Congresso Letterario sotto la presidenza di Vittor Hugo. Il I.° Maggio venne aperta l'Esposizione di Parigi con cento e un colpirli cannone, e colle grida entusiastiche di Viva la Repubblica Francese! 11 concorso dei forestieri sorpassa il numero di 200000. Sono ammirati con particolare compiacenza le sculture e i mobili artistici della Sezione italiana. Il principe Amedeo, vi fu accolto festosamente. A Statford sull'Avon, ebbe luogo nello scorso lifese, il II.0 centenario della nascita di Shakespeare, il più grande poeta dell'Inghilterra. Per onorare la sua memoria si sta erigendo nella patria di lui un teatro, consacrato al repertorio dell' illustre tragico, una galleria di quadri e d'opere d'arte ed una biblioteca di lavori shakespeariaui. Capodistria compie in questi giorni un atto doveroso di onoranza e di gratitudine: esiguo in proporzione al desiderio, pari alle attuali sue forze, non ultimo. Essa colloca nella sala del cittadino Consiglio l'immagine di Francesco Combi, di colui che tanto la giovò e che anche morto la illustra. Ecco l'appello promotore della pubblica sottoscrizione! CONCITTADINI! Il dare pubblico tributo di onoranza a chi si è acquistata fama per maschio ingegno, è sempre cosa lodevole, perchè fornisce argomento di lustro alla patria ed eccita la gioventù all'emulazione; ma il fare altrettanto per chi, oltre che comporre egregie opere letterarie, ha dedicato tutta l'esemplare vita in vantaggio della città natale con zelo sagacissimo, disinteressato, e in nessuna guisa mai retribuito, è atto di giustizia, è dovere, la cui trascuranza macchierebbe la città nostra, cbe sempre ebbe nome di civile. V'invitiamo quindi - ben sapendo di prevenire un vostro desiderio, figlio della gratitudine - a contribuire per un quadro ad olio che ci rechi le care sembianze del nostro illustre ed amato Francesco Combi, da essere collocato nella sala del patrio Municipio; ed auguriamo che Capodistria possa in altro tempo onorare la memoria del suo preclaro cittadino con forme meno modeste e più adeguate. Capodistria, 27 Marzo 1878. Nicolò de Madonizza — Giuseppe Pellegrini — Prof, don Giovanni Can. de Favento Apollonio — Andrea Bratti. (Dall'Unione) j ONORIFICENZA La Regia Deputazione Veneta sopra gli studi di storia patria, alla quale già appartiene da lungo tempo come socio corrispondente l'illustre nostro istriano Carlo Combi, nominò testé collo stesso titolo un'altro nostro istriano, il cavaliere Tomaso Luciani di Albona a cui facciamo le nostre più sentite congratulazioni. m BUSTO A.D IGNAZIO CAXTÙ Una mesta e semplice cerimonia ebbe luo go nello scorso aprile al Cimitero monumentale di Milano; fu cioè scoperto nella sua Galleria superiore il busto del chiaro insegnante e scrittore di pedagogia, Ignazio Cantù, fratello al cielebre Cesare, che pure assistette alla pietosa iniaugu-razione colla più profonda commozione, e vi compose 1' analoga epigrafe, che qui riportiaimo : il cavaliere Ignazio C'antù scrittore di leali intendimenti fidente nelle patrie fortune pago a domestici conforti insegnò con lieto volere e mite dottrina fondò l'istituto di mutuo soccorso fra gli educatori d'Italia finendo nel bacio di cristo il 20 aprile 1877 di 66 anni ottenne il compianto popolare e dagli amici e colleghi questo monumento affettuoso invidiabile compenso! Assistevano alla pietosa cerimonia molti parenti ed amici del defunto ; nonché gli assessori municipali, i rappresentanti di parecchi istituti, letterati e giornalisti ecc. ecc. Pubblicazioni Storia di Trieste di Ireneo della Croce. — Con litidi ed eleganti tipi lo stabilimento tipografico di ìiovanni Balestra & C. ha ultimata in questi ultimi gior-ii la pubblicazione del secondo volume della Storia li Trieste di Ireneo della Croce. L'interessante pubblicazione accolta con tanto falere da tutti gli amanti delle patrie cose, sta ora ®r essere completata con la terza parte, che giace da ine secoli tuttora inedita. Si tratta con ciò di compiere in una edizione elette il bel lavoro che rese immortale nei fasti di Trieste I nome di padre Ireneo e noi non possiamo a meno lì raccomandare caldissimamente a tutti i nostri contadini l'acquisto di quest' opera così importante. E nel passato che lo sguardo dell'intelligenza può leggere le sorti dei giorni futuri: è nelle storie dell' litico che un paese s'abitua a sperare ed a combattere pel suo avvenire. La Storia di Ireneo non dovrebbe mancare in lessuna famiglia triestina, in cui lo amore della patria t severo argomento di educazione ai figli. L'ultima parte ancora inedita si pubblicherà in circa in 12 fascicoli, al prezzo mitissimo di soldi 25 l'uno. L'Amico della Scuola, Giornale didattico. — ìrogramma. — Istruite il popolo, è la gran voce dominante nell'epoca nostra, predicate i dettami della molle e della scienza a fine di diffondere, come dice Ro-nagnosi, il valore sociale sulle plebi, instillate il sano criterio del giusto, dell'utile, del bello, che così operando nobiliterete l'uomo. Ma a chi è affidata questa pro-Mgaiida, chi è chiamato a esercitaro 1' alto mandato dia vera emancipazione del popolo ? — Gli educatori d i maestri. La Chiesa, lo Stato, le scienze, le arti, il commercio, tele corporazioni del mondo civile sono rappresentate da propri organi, e la tanto benemerita famiglia dei maestri dovrebbe pur godere il beneficio che un organo popolare manifesti i suoi intendimenti, le aspirazioni, il campo, e gli esercizi della educativa palestra, i suoi progressi, la sua vitalità. Mossi da queste gravi riflessioni abbiamo deliberato di pubblicare un giornale didattico, il primo esperimento tentato nel nostro paese. Il giornale produrrà articoli originali e istruttivi, diretti allo scopo d'agevolarne ai docenti l'ardua via dello insegnamento e in un tempo offrire agli stessi maestri l'opportuna occasione di manifestare le loro i-dee sul modo di ben dirigere e ammaestrare la gioventù, d'esporre i frutti della propria esperienza, palesare le difficoltà della loro missione e il modo di superarle. Daremo pur luogo ad articoli che s'informino alle norme e pratiche della Scuola moderna, scelti dai giornali più riputati che si occupano di pedagogia tanto italiani come tedeschi e francesi. Discorreremo di letteratura popolare, della maniera di trar profitto dalla lettura di buoni libri, d'imparare a pensare e scriverò colla scorta di scelti autori, dei mezzi di facilitare l'istruzione. Sarà nostra cura di dar relazione dello stato e dell'andamento delle Scuole dei Comuni tanto bisognose di stimoli, di eccitamenti a progredire di bene iu meglio, e non ci esimeremo dal segnalare le Scuole comunali degne d'esser proposte come modello. Tale sarà lo spirito e l'indirizzo del giornale didattico in quanto al tenore degli argomenti ; ma porremo pure tutta la cura nel tenere ben informati i lettori della vita organica della pubblica istruzione, vogliam dire la parte ufficiale, gli atti governativi, le disposizioni dell'i, r. Autorità scolastica. Così pure daremo le notizie risguardanti gli stessi maestri, le distinzioni personali che fossero loro accordate, le nomine, i trasfWimont;, i casj morte non che le relazioni attinenti alle Scuole U'altri paoci Pubblicheremo gli avvisi di concorso ai posti vacanti tanto in paese che nelle altre provincie italiano della Monarchia, e per ultimo qualche varietà relativa alla Scuola. A fine di facilitare le comunicazioni a-dotteremo lo spediente della corrispondenza aperta. Il nostro giornale didattico si proporrà di patrocinare la buona causa dei maestri, propugnerà animoso le loro pretensioni, sarà un leale interprete delle loro aspirazioni, un fedele amico e consigliere nel lóro grave ufficio. Ben persuasi di far cosa utile al paese, e che in pubblico vorrà riconoscere la rettitudine dei nostri in tendimenti, raccomandiamo questo nuovo organo alla protezione dei benemeriti Istituti magistrali, degli I-spettori scolastici, dei Corpi docenti e morali, alla benevolenza dei maestri e delle maestre, al patrocinio delle Società degli amici della scuola, a tutti i promotori e curatori della educazione e istruzione del popolo. E lo raccomandiamo fidenti nell'onesto proposito della nostra impresa, promettendo d'attenerci scrupolosamente ai sani principii della vera e pura educazione morale, sempre evitando ogni tendenza di partito e anticipatamente dichiarando che saranno bandite dalle colonne del nostro giornale tutte le questioni politiche, filosofiche e religiose, che oggi commuovono tanto gli animi come pure ogni polemica irritante. jìQYERETo, nelV Aprile 1878. V. SOTTOCHIESA. redattore Varietà Il Colorado L'I. R. Luogotenenza ha diramato fra le autorità politiche del Litorale, la seguente circolare: Il Colorado distruttore delle piantagioni di patate, fattosi strada l'anno scorso dall'America settentrionale in Europa, comparve ormai in Germania al Basso Reno e nella Lusazia (in quest'ultima provincia già propagato per più di mezzo miglio quadrato.) Vuoisi quindi aver presente l'eventualità, che questo dannoso insetto possa nell' anno corrente presentarsi anche in Austria, e per questo caso riesce consulto fin d'ora di provvedere quanto occorre, per essere pronti a porvi il maggior possibile riparo, non dovendosi minimamente rinunciare alla speranza, di soffocare con attenzione ed energia il male nel suo germe, o di almeno reprimerne la diffusione in massa fino a tanto che saranno resi famigliari i mezzi per combatterlo. A tal fine il magistrato viene in seguito a dispaccio 6 corr. N.o 2153 dell'eccelso i. r. ministero di agricoltura informato pei passi da farsi per tosto reprimere l'ulteriore propagazione dell'insetto distruttore nel caso di eventuale comparsa. Avuto riguardo al pericolo che può presentarsi imminente, vorrà il magistrato appena venuto a conoscenza di operazioni fatte in proposito, prestarci la più premurosa attenzione. Sarà pur compito del magistrato di spronare a tener desto in proposito l'interesse di tutte le persone più colte ed atte a fare analoghe osservazioni. Dovunque fattibile ricorrerà »U'»soiatonia di persone provette in fatto a; otoria naturale, specialmente qualora in casi dubbi occorra di constatare l'entità in un danneggiamento al fogliame delle patate, eventualmente denunziato. Avuta certezza di simili danneggiamenti, quand'anche di provenienza ignota, sarà dovere imprescindibile del magistrato di promuovere una constatazione dei periti per verificare la natura del male. Tostochè sia stata osservata e constatata in qualsivoglia punto la comparsa del Colorado e delle sue larve, incombe al magistrato di darne immediata notizia in via telegrafica all'eccelso ministero di agricoltura. Frattanto saranno prese senza indugio le misure opportune onde, per quanto fattibile, far fronte al pericolo. Queste misure, giusta le osservazioni praticate in Germania sarebbero le seguenti: Tutto il fogliame delle patate di un campo, ove il Colorado sia comparso, vuol essere falciato rasante il suolo, iuaffiato con benzolo greggio e poscia sotterrato. Se la superficie infetta è assai limitata, il fogliame delle patate può essere asperso anche con petrolio ed abbruciato con della paglia. In ambidue i casi i terreni infetti devono essere nuovamente arati, indi lavorati con un estirpatore, inaffiati con sufficienti quantità di benzolo greggio che viene debitamente erpicato. S'intende da sè che sono dappoi indispensabili ripetute osservazioni tanto dei campi di patate infetti, quanto dei vicini. In autunno, dopo il raccolto, i terreni che erano colpiti dal male, devono essere di nuovo arati, e nella successiva primavera assolutamente ripiantati a patate, onde gl'insetti che eventualmente pur fossero rimasti illesi, sortendo dalla terra, non siano forzati per mancanza di alimento di abbandonare il luogo infetto e di estendersi ad altre piantagioni. Il Governo si riserva frattanto di caso in caso di prendere ulteriori misure per combattere il male e tutelarne la produzione. Da ultimo si osserva che l'eccelso ministero di a-gricoltura ha rimesso alle Società agrarie un'istruzione informativa sullo stato attuale del male, onde venga quanto più possibile diffusa fra i circoli interessati. navigazione a vapore giornaliera FRA TRIESTE-CAPODISTRIA col piroscafo GIUSTINOPOLI Col giorno SI Aprile 1878, fino a nuovo avviso, verrà attivato (tempo permettendo) il seguente: ORARIO partenze nei giorni feriali: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 11 ant. II. „ „ „ 6 pom. Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 7% ant. II. „ „ „ 4i(» pm. partenze nei giorni festivi: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 11 ant. II. „ „ „ 71/4 pom. Da Capodistria per Trieste I. eorsa alle ore 7i|» ant. II. 6 pom. P rezzo «li passaggio Per ogni persona indistintamente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi 30. Il punto d'arrivo e partenza in Trieste è il Molo S.Carlo, ed in Capodistria il Porto. Trieste, nell'Aprile 1878 L'IMPRESA .RETTIFICA. Nella pubblicazione del Resoconto morale della Società Alpina Istriana, inserito a pag. 68 dell'ultimo numero della Provincia, viene attribuito il titolo di dottore al sig. Marco Costantini, il quale desidera sia fatto conoscere, ch'egli ancora non ha conseguito quel grado accademico. (La Red.) Ricevuto il prezzo d'associazione (lai signori: Mandussich Giorgio — Dignano — arr. e I quad. corr.; — Cleva Beniamino — Dignano — (idem) ; — Flego Giovanni — Montona — (idem; — Glezer D.r Felice — Pola — (idem); — Polesini Marchese Paolo — Parenzo — saldo a. c.; — Mahorcich Giovanni — Trieste (idem); — Ravasini Domenico — Isola — (idem) ; — Costantini Domenico — Piume — arr. e saldo Agosto a. d. — Preghiamo i signori abbonati, che hanno ricevuto l'invito di pagamento degli arretrati, a voler soddisfare il loro debito verso questa amministrazione, con viaglia postale. L'amministrazione del Periodica) la PROVINCIA