Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 76 — 25 settem. 77 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia L'IMO CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore l L' integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costansa ed energia, al fero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO —11 febbraio 1755 — Muore Scipione Maffei — (V. Illustrazione.) Associazione ed accordo Sia nel vasto campo dell' industria e dei commerci, sia in quello più modesto del reciproco soccorso materiale e morale delle popolazioni, possiamo in questi ultimi tempi enumerare grandi e luminosi esempi dei beneficii dell' associazione. Quelle imprese che per il solo individuo sarebbero state d'impossibile attuazione, divennero fatti compiuti col concorso delle forze unite. Lo sviluppo delle più grandi invenzioni del nostro secolo, trovò la soluzione de' suoi problemi nella formazione di |vasti consorzi, che con potenti mezzi seppero dare pratica applicazione a cose fino a un certo punto credute impossibili. Il credito, questa base di granito sulla quale s' appoggia il grande commercio, deve il suo slancio principale allo spirito di associazione. Nou è nostro compito l'enumerare qui i beneficii che ne ritrae la società da questo principio, e sarebbe d'altronde opera inutile, perchè a nessuno eh' abbia fior di senno sarà possibile il disconoscerli o negarli. Nel far cenno di questo fatto, sul quale precipuamente si basa l'attuale progresso delle cose, è nostra intenzione parlare di quella parte essenziale che lo costituisce e ne rassoda l'esistenza animandolo d'una vita vigorosa e duratura; vogliam dire, di quel reciproco buon accordo delle varie forze materiali, ed intellettuali, che trovano la più esatta espressione nella formula, tutti per uno ed uno per tutti. È questo il più bel vanto della moderna civiltà, la colonna a cui devono legarsi le comuni aspirazioni, l'ancora di salvezza dei deboli e degli oppressi. Togliamo pure il punto di partenza dal più modesto degli esempi, dalla famiglia, eh' è un associazione di pochi individui legati ad uno scopo comune. Questa ha il suo capo, APX'ENDICE. IL CABECILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO LAICUS pubblicata dall' Alte uni Neue Welt tradotta da GIOVANNI de F. Era una servicella: susurrò alcunché all' orecchio della dama, sul cui volto la gioia aveva balenato per un istante. •— Sta bene, le rispose donna Camilla ; la licenziò e richiuse l'uscio. Si volse quindi a Maria dicendole : — Il posto nel cortile è levato. A questa notizia Maria, quantunque a-vesse fatto ogni sforzo per conseguire tale meta, pure nou si sentiva completamente rallegrata ; avrebbe provato maggior piacere se suo padre fosse stato avvertito dal messo della zia del pericolo soprastante, e se avesse fatto a meno di ritornare al castello. Come stavano le cose, ella preferiva piuttosto un'aperta inimicizia alla mancanza di dovere da parte del capitano, poiché s' era reso famigliare il pensiero essere sommamente ammirabile il sacrificio perchè 1' averlo è naturale conseguenza, e come tale, stabilitogli il dovuto rispetto ed obbedienza, gli altri non saranno niente minori di lui, quando trattisi di curare l'interesse comune. E come in ognuno dev'essere uguale il sentimento dell'affetto, dell'onestà, del decoro, del benessere, così è necessario regni fra tutti il buon accordo, senza il quale sarebbe vano sperare il più piccolo progresso. E ciò che torna utile per la famiglia, giova eziandio per una città, per una provincia, per una nazione. Ci si farà forse l'appunto che trattiamo di cose della più elementare conoscenza, ma appunto perchè tali, e quindi più facilmente dimenticate o noncurate, ci sembra opportuno l'intrattenerci. L'associazione delle forze, qualunque esse sieno, ripetiamo, trova la sua maggiore garanzia di sviluppo nel reciproco buon accordo del manipolo che la costituisce. E per un qualunque sodalizio, come per una famiglia, una città, una provincia, una nazione, tanto più sarà necessario il reciproco buon accordo, quanto maggiori risultino i suoi bisogni materiali e morali, e quanto più numerosi e potenti sieno coloro che s'atteggiano a suoi nemici. Purtroppo non è meraviglia che bisogni e nemici faccian ad alcuno difetto, e ciò premesso, non sembrerà strano l'accentuare più specialmente da parte nostra a questa potente necessità. Doloroso è fermare il pensiero su quelle associazioni, che la Dio mercè non son molte, le quali spesse volte per futili disaccordi, corano in sè stesse il germe della loro dissoluzione ; e per ugnali motivi non ci mancano esempi di famiglie rovinate, di popoli divisi. I reciproci interessi e le comuni aspirazioni, devono perciò puntellarsi sul buon accordo degl' interessati, a conseguire e mantenere il quale è necessario lo scambievole compatimento. della felicità al dovere; e adesso le pareva che il capitano avesse abbandonata la via del dovere per tenere dietro di nuovo alla felicità. Ella aveva vinto, ma nel suo interno poco se ne rallegrava. Il conte di Valliers aveva sostenuto con sè stesso un lungo e acerbo contrasto prima di decidersi al partito, a cui il cuore gli comandava di darsi per appagare la prima affettuosa domanda di Maria : contrasto lungo e acerbo perchè il dovere ed il giuramento prestato gli proibivano di accontentarla. Alla fine credette di aver trovato un mezzo per condiscendere, senza venir meno al proprio dovere ; e ritirò il posto che aveva occasionato 1' amaro diverbio. Ma dando ascolto per tal modo agi' impulsi del cuore, sentiva peraltro che non s' avvicinava d'un passo al fine che tanto gli premeva. Il colloquio li aveva separati in guisa che un riavvicinamento era quasi impossibile. Nel frattempo i Querrilleros erano pervenuti felicemente colla preda nella montagna: gli animali da macello destinati pei Francesi, pascolavano nei burroni dei Pirenei, Quante utili opere, che dal buon accordo di privati consorzi trarrebbero origine per la loro pratica attivazione, non vediamo ancor oggi trascurate o neglette per l'ignoranza o cocciutaggine d'un solo? Ed è ancor più lagrimevole il caso che succede talvolta fra consorzi di colte persone, lo quali per lievi gare d'opinione, o meschine ambizioncelle personali, od altri esagerati sofismi, pospongono scientemente con tenace proposito a queste personali velleità ben più importanti interessi, e sotto l'egida della fermezza d'un preteso carattere individuale, vediamo spesse volte minacciato 1' utile cittadino, che si risolve poi in più vasti concetti d'interesse sociale. Ci sembra, senz' accennare a particolarità che tornerebbero inutili, che la moderna civiltà in tesi generale vanti in proposito un progresso soverchiamente baldanzoso, o per lo meno non proceda, pari al vanto, nel-l'essenza dei fatti. Concludiamo quindi col ripetere, che il vero e beninteso progresso delle cose non s'appoggi sulla semplice appariscenza di quello spirito d' associazione tanto ambito dai tempi attuali, ma specialmente nel perfetto buon accordo delle parti, nell' intenso amore che dev' essere in ognuno per il bene comune, nell'abnegazione di sè per gli altri, nel generoso sacrifizio di qualche propria idea a favore dell'accordo complessivo, tanto indispensabile per raggiungere un reale benessere. Al capo dell'associazione ed a quello della famiglia che ne guidano le sorti, e così pure alla classe più colta, chiamata a sorvegliare pubblici interessi, spetta precipuamente 1' esercizio di queste qualità. L'esempio invoglerà gli altri a battere la medesima via, e potrà in molti incontri costringere a farlo anche i più neghittosi. L'opera non è certo facile, nè in tutto piacevole e scevra di attriti, ma sarà sempre custoditi dai pastori Baschi ; gran parte delle bande era intenta ad adattare le palle francesi al calibro dei loro moschetti. Il Cabecilla ordinò che una porzione del gregge predato venisse condotta alle truppe ispano-inglesi, e poi si dicesse di far ritorno, considerato che pel momento non era fattibile alcun colpo di mano. Infatti nel giorno seguente si mise in viaggio, avendo prima avuta la precauzione di cambiare il vestito, onde, ovviare il pericolo corso nel lasciare il castello. Non aveva dimenticato le istruzioni date alla sorella ed alla figlia di raccontare al capitano ch'egli era partito per Siviglia, e perciò si preparava a dare i necessarii schiarimenti intorno al motivo del viaggio, qualora gli venissero domandati. A vero dire un viaggio a Siviglia avrebbe richiesta un'assenza più lunga, ma il marchese sapeva di leggeri trarsi d'impaccio: una lettera trovata a mezza via, la quale gli partecipasse improvvisamente la superfluità del viaggio era, lo spediente più opportuno. Come abbiamo detto, il giorno seguente il marchese seguito dallo scudiere, veniva cavalcando di buonissimo umore sull'altipiano feconda di ottimi successi, quando tutti compresi nella coscienza del proprio dovere, compatendosi a vicenda, riconosceranno la verità dell'antico detto: chi è senza peccato scagli la prima pietra,. c—l. m Nello scrivere questo titolo, mille idee sorgono nella mia mente, s'intrecciano, cozzano s'avviluppano, si combattono; mille visioni varie e multiformi danzano nella mia fantasia, una ridda vertiginosa e scapigliata. Canti, musiche, grida, battimani e pianti ripercotono, qual'eco lontano, il mio orecchio; commedie amori, baldorie, tripudi ed orgie s' alternano funestamente a tragedie, tradimenti, passioni contese, malattie e delitti. Quale guazzabuglio nel mio povero cervello! Potrei atteggiarmi a romanziere e condurvi nei vortici pericolosi di un ballo, dove attraverso l'afa acre di profumi voluttuosi tintinnano soavemente procaci le note del Walzer Strauss, dove l'occhio si smarrisce abbagliato dal contrasto smagliante e sfarzoso di colori, di luce e di fiori. Nulla di tutto questo! Nel tempo di perpetua e bizzarra allegrezza, in cui siamo, un po' di storia sul Carnovale non sarà fuor di luogo. Cedo la parola alla Maestra della vita, la quale colla sua imparzialità trovò uu posticciuo nei suoi eterni volumi per le stranezze, a cui si dava nei tempi più remoti l'uomo, dimenticando il più delle volte d'avere una ragione. Presso i Greci il carnovale erauo le feste Dionisiache consacrate, secondo il gusto d'allora, con sacrifici d'animali, con canti, corse di cavalli, lotte e colla danza, la qual ultima formava parte essenziale dell'educazione. Il nome di Carnovale lo troviamo nella parola di bassa latinità Carnelevamen o Carna-lia onde designavasi il tempo destinato a' solazzi, alle lotte, ai circhi, ed a tutti gli spettacoli popolari di simil genere. Sono troppo celebrati e celebri i Saturnali ed i Baccanali romani, perchè occorra parlarne: essi corrispondono a cappello all' odierno Carnovale sì per il tempo che per il modo ond'erano consacrati. Gran parte n' avea la danza, ma nel lezzo delle classiche orgie di Roma imperiale essa perdette la salubre innocenza e lo scopo primitivo che la informavano in Grecia. Tra le dissolutezze e gli spettacoli, Capue fatali ai dominatori del mondo, era invalso l'uso di mascherare il volto per godere più liberamente: da qui ebbero capo le mascherate quasicchè ne difettassimo in questo mondo birbone. E il nostro Giovenale che mi susrura agli orecchi: Viva Arlecchini E burattini Grossi e piccini ; Viva le maschere D'ogni paese, ove sorgeva il castello. Appena le due dame li ebbero scorti dalla terrazza scesero per andare incontro al marchese ; ma sul portone trovarono il capitano, che avvertito secondo gli ordini dalla sentinella, le aveva precedute. Con un mesto sorriso venne egli ad incontrare le due dame, chiedendo senza ambagie dove desiderassero di andare. Donna Camilla guardò piena di meraviglia il conte di Valliers, domandando : — Signor Capitano, sta forse Annibale dinanzi alle porte, che ella inquerisce inermi passeggere? — Non già Annibale, rispose secco, il Capitano, ma il Marchese di Castillo; e (quindi proseguì a voce bassa per non essere udito dai soldati) col quale devo parlare prima di lei. A Maria balenò uu raggio di speranza nel-l'osservare il comportamento del capitano, ma la zia rimase fortemente inasprita pel fatto che le si vietava di uscire. — Siamo forse prigioniere, signor Capitano, gli domandò donna Camilla, che non ci permette di andare a nostro agio? — Per una spiegazione non è nè tempo nè luogo. Se credono di potersi lagnare del mio modo La larva, che prima copriva il viso óra comico ora tragico, or satirico degli attori, passava su quello dei liberi cittadini di Roma, per nascondere più tardi il patetico sembiante di un Romeo qualunque oppure il ceffo invetriato di un Bravo medievale. Quanti rossori, quanti amori, quanti delitti sepolti sotto il mistero della maschera! a titolo di curiosità sappiate ch'essa era formata nei primi tempi di corteccia d'albero, poscia di cuoio, di legno finché giunse al progresso della carta pesta e del raso. Come tutti gli usi pagani anche il Carnovale, colle annesse stravaganze, apparisce nei primi secoli della Chiesa tanto nell'impero d'Oriente che d'Occidente. Dai 25 Gennaio si protraeva al primo giorno di quaresima, presentando il fenomeno di una cuccagna universale: eguaglianza fittizia di classi e di ceti, giuochi, mascherate, banchetti, suoni e danze. Bisogna dire che i nostri proavi non ci stavano addietro iu tale rapporto, poiché nel secolo V S. Gelasio dovette superare mile ostacoli per frenare nella città eterna 1' andazzo delle feste caruesciale-sche o lussereali, sostituendovi la festa della Candellora. La danza poi prese un indirizzo sì sfrenato e lubrico., da attirarsi i fulmini dei S.S. Padri e da esser bandita dai buoni cristiani. Erano tempi nei quali non si conosceva, come oggi, il palliativo del salvar le apparenze! — Nei secoli posteriori al XV il Carnovale diventò popolare da pertutto e procisamente in Italia, dove Venezia brillava più delle consorelle, per la splendidezza dei suoi ridotti ricercati da tutta l'Europa. Allora la bella e serenissima nostra nonna era giovane, ricca, forte e poterasi permettere a tempo avanzato qualche passatempo, mentre i suoi figli spiegavano nei mari d'Oriente il glorioso leone, e le vittrici sue galere approdavano cariche d'allori, di gemme e di trofei tolti a quella Mezzaluna, che allora non era di moda. La città gentile dei fiori, sotto gli auspici di Lorenzo il magnifico, sentiva le storiche sue vie ripetere l'eco dei cauti carnescialeschi, delle ballate e barzellette Gho allegravano le sontuose mascherate. Nella stessa Firenze, a quanto narrasi, i monelli scagliavansi a vicenda dei sassolini durante queste feste: tale trastullo sembra aver dato origine alle odierne battaglie di coriandoli, dolci e confetti, che nei primi tempi erano frutta, uova, gusci ed altro. I Carnovali di Roma, Milano e Napoli non sono meno celebri per le caratteristiche proprie ad ogni singola città. Tuttodì ne vediamo un pallido riflesso nelle feste, nei corsi, nei ridotti, teatri, fiere, mascherate e balli onde si danno buon tempo tutte le cento sorelle. Il cervello d'Europa, la gaia Parigi, non poteva non oscillare in mezzo al generale pandemonio; ed i suoi carnovali nulla lasciarono desiderare in fatto di buon umore, gusto, e magnificenza. Il parlare del carnovale dei tempi nostri sarebbe, superfluo: che l'uso pagano viva ancora ve lo dicono lo cantonate delle vie tapezzate d' affissi, le quarte pagine e le cronache dei giornali. Dalle nostre cittadette che si accontentano del teatro, ai mille divertimenti delle capitali, dal nostro popolano che misura le vie con una sottana addosso e col sigaro in bocca, alle maschere ammodo dei più famosi Teglioni; dall'onesto borghese che aggiunge un piatto di più alla sua mensa, alle veglie aristocratiche ; dell' artigiano che vegeta nella bettola, alle sete ignominiose delle note damine ~ tutti abbruciano un granello d'incenso al dio del Carnovale. In questi giorni credereste che regni assoluta la gioia più serena e beata, che viviamo in un eden meraviglioso dove si cauta, si beve, si suona si balla E non si pensa che tutto è illusione! — Per conto mio, lettori, al pari di quel capo ameuo che voleva aboliti gli specchi ed i calendari per godere perpetua giovinezza; desidererei che la parola Carnovale fosse relegata alle pagine del dizionario e che tutti i costumi, le larve, i coriandoli e simili am-minicoli fossero raccolti nell' immenso museo della stoltezza e stranezza umana. Quante corbellerie, quante miserie di meno ! Si troverebbe sempre tempo di divertirsi senza esser edificati da tutto che di grottesco e di compas^ sionevole vediamo in questi giorni. Se non vi garba il mio desiderio, che potrebb' esser doppiamente pio, mettetelo pure nei frutti di stagione: — Di carnovale ogni scherzo vale! __K L. Nuova serie di Effemeridi Giustinopolitane (Dalla Provincia — V. il N.° 7 ,e seg.ti dell' Unione) Febbraio di agire, si rivolgano a miei superiori . . . se non si ritirano all' istante, le farò condurre colla forza nelle loro camere e porrò una sentinella alle porte. — Cavaliere compito dal capo al piede 1 esclamò donna Camilla misurando coli' occhio il conte. Eroi con donne inermi e vigliacchi di fronte ai nostri Querrilla ! Ciò detto ella si volse orgogliosa, e con passo lento tornò indietro. Il conte di Valliers divenne pallido, ma tacque. Donna Maria prima di seguire la zia, s'avvicinò prestamente al capitano, dicendogli sottovoce: — Vittorio! io apprezzo la tua condotta. Non far scontare a mio padre l'insulto della zia. — Vittorio sospirò profondamente. Intanto il marchese col servo erano entrati nel cortile, e dietro ad essi si chiuse il portone. Al marchese non riuscì certo piacevole l'udire lo stridore delle chiavi e dei catenacci, e più crebbe ancora il suo stupore, allorché il capitano con freddissima cortesia lo invitò a seguirlo nella sua stanza : tuttavia si mantenne tranquillo. — Voglio sperare, disse il marchese scendendo di cavallo, che durante la mia breve assenza non sarà ac- 1 1307 Nicolò di Gorizia accetta fin da ora quella sentenza che il patriarca aquileiese proferirebbe contro di lui in pena degli insulti, fatti al nostro vescovo Manolesso entro il raggio della giurisdizione patriarcale. - 9, - XXXI, - 190. *1 1424 Zenone (de la Velia?) guida le truppe del Duca di Milano all'assalto di Castello d'Imola e lo prende. 2 1454 II podestà di Verona, Ettore Pasqua-ligo, raccomanda alle venete autorità il libero passaggio a Tiso Lugnani e suoi 50 patrioti, custodi della cittadella di Verona. - 1, - 133.b *2 1551 Ottoniello Dr. Vida da Capodistria, uomo di vasta erudizione, muore nella città di Feltre. 3 1450 (M. V.) Ducale che cassa la nomina di Andrea Malgranello, eletto conestabile villanorum, volendo rispettati gli usi, goduti sino allora dai villici. - 1, - 123. 4 1461 (M. V.) Ducale che permette al caduto nulla per cui ella debba lagnarsi con me. — Io non mi lagno delle Dame, soggiunse seccamente il capitano. — Ma ella mi viene in tal modo incontro . . . osservò il marchese. — Desidero un abboccamento a quattr' occhi e sopra, nella mia stanza. Il coraggio del marchese cominciava a vacillare: palpò quasi involontariamente la tasca del soprabito, per assicurarsi che ad ogni eventualità avrebbe pronta la sua pistola a due tiri. — Cerca ella il portafoglio? gli chiese il capitano con sorriso mezzo ironico a fior di labbra. — Difatti . . . temeva per un momento di averlo perduto. Sarò subito ai suoi comandi; mi permetta solo che stringa al seno mia figlia e saluti mia sorella, e poi sono subito con lei. — Mi spiace infinitamente, ma .... le sembrò aspro ... 1' argomento del nostro colloquio non ammette ritardo. — Si direbbe quasi, riprese il Marchese alquanto imbarazzato e sorridente, ch'ella tiene in petto qualche piano spaventevole. La prego di precedermi, le vengo dietro . . . Jouan, va a prendermi in cantina una bottiglia di Malaga ; confesso che il cavalcare mi ha regalato una buo- triestino Cristoforo Burlo, bonus servitor nostri domimi, di accasarsi con la famiglia nella nostra città. - 1, - 178b. 1673 La barca armata di Capodistria arresta alcuni legni sortiti dal porto di Trieste, perchè non forniti di passaporto veueto. 5 1480 (M. V.) I provveditori alle biade, Francesco Micheli, Lodovico Morosini e Luca Zeno, accordano al nostro fontego di ritirare annualmente dalle Marche, dall' A-bruzzo e dalla Puglia 7000 staia di frumento. - 1, - 227. *5 1454 Venezia affida la custodia della città di Verona a que' di Capodistria. ® 1461 II vescovo Gabrieli investe Pier Paolo Zarotti della decima di Valmorasa. - 10. 7 1806 Si accordano dai fondi pubblici della provincia lire centomila per asciugare le paludi che attorniano la nostra città, - 3 291. *7 1829 Aulica risoluzione che respinge la domanda dell'Ospedale, con cui chiedeva indennizzo de' fior. 17056 spesi dal 1813-27 pei figli dello Stato (trovatelli). 8 1435 (M V.) Ducale che inscrive tra i nobili del civico,consiglio ser Bartolomeo Costa, qui aptavit Bomuvi fontis sui s propriis expensis ita quod ipsa non remitteret a-quam. — l, - 77. *8 1755 Ducale con cui lodasi Pietro Delfino Podestà per le impiantagioni di gelsi fatte in Campo Marzio. 9 1427 II pod. e cap. Giorgio Soranzo rimette ser Bartolomeo da Firenze nel patrio consiglio dei Quaranta. — 1, - 42. 10 1448 (M. V.) Il pod. e cap. Davide Contarmi delegato per trattare le cause civiche in materia feudale e per investirne i vassalli. - 1, - 115. *1» 1457 Gabriele de Gabrieli delegato a-postolico, approva e conferma il dono della chiesa di S. Martino, fatto da Andrea vescovo di Equilio ai Padri Serviti, che s'erano stabiliti in Città. *10 1535 Paolo III invia Pietro Paolo Vergerlo in qualità di Nunzio in Germania. 11 1492 (M. V.) Ducale che raccomanda la sollecita nomina del sopracomito per la civica galera. - 1, - 267. *H 1454 11 podestà di Verona pronuncia Tiso Luguaui benemerito della Repubblica per averle salvato co' suoi 50 patriotti la Cittadella. 12 1492 (M. V.) Ducale che ordina ai comuni d'Isola e Muggia di concorrere all' armamento della galera di Capodistria. - 12, - 158. *12 1275 II Consiglio nomina 10 cittadini a trattare in Cividale col Patr. Gregorio sù preliminari di pace. 13 1291 II senato ordina al nostro comune na dose di appetito per la colazione. Questo comando il Marchese lo accompagnò con un cenno impercettibile, e l'intelligente scudiero capì subito il desiderio del padrone: s'avviò Jouan lentamente verso il cortile, aprì la porta della cantina e la lasciò aperta, quale via di scampo che il Cabecilla voleva assicurarsi. Ma il Capitano ne sapeva già abbastanza per non capire anche egli l'importanza della chiesta bottiglia; e mentre con cortese cenno di mano invitava il marchese di andare innanzi, chiamò un soldato eh' era poco discosto e gli disse : — Il caporale Jerome deve occupare con tre uomini il posto numero cinque, fino a tanto che venga richiamato : carichino i fucili. Disse ciò il capitano a mezza voce, ma sufficiente per essere inteso dal marchese, che s' addiede tosto che tale comando incrociava il suo, senza peraltro che ne sapesse il come. Il caporale Jerome era quello che aveva perquisito 1' uscita secreta, ed il numero cinque stava in prossimità della detta uscita: non faceva quindi di bisogno motto acume nel caporale per penetrare nel senso nascosto dell'istruzione: gli si ordinava di sorvegliare l'uscita. di mandare 30 uomini alla custodia del castello di Muggia a scambio di altrettanti della guarnigione che vi si trovava. - 13, - I, - 168. 14 1440 (M V.) Ducale che autorizza il pod. e cap. Paolo Valaresso a continuare coli'annuo dazio di soldi due per ogni orna di vino dal dicembre a tutto aprile. - 1, -95 *14 1465 Nicolò e Giovanni Verzi domandano per sè ed eredi l'investitura della intiera decima della villa di Gradigna. 15 1533 (M. V.) Ducale che raccomanda al civico consiglio la scelta di due persone capaci di sostenere le ragioni nella questione "confini„ innanzi ai giudici in Trento: sono eletti Ottoniello Dr. Vida e Francesco Zarotti. - 14, - III, - 126. *15 1549 II Vescovo Pietro P. Vergerio rinuncia a'suoi beni prima di passare nella Svizzera, Entrati nella stauza, il marchese, dietro invito del capitano, prese posto mentre questi, misurando la stanza a lunghi passi, si trovava imbarazzato sul modo di aprire il discorso. Alla fine si decise: — Signor Marchese, ella non può non avere osservato quale speciale venerazione io nutra per Donna Maria. — Il marchese respirò più liberamente; dunque una proposta di matrimonio pensò egli . . • e per questa occorreva chiudere il portone ! e poi rivolgendosi al conte: — Questa par-tecipazioue mi è lusinghiera ; devo tuttavolta confessare che in certo qual modo essa mi sorprende. Trovo naturale eh' ella tributi a mia figlia quelle attenzioni che generalmente la donna è autorizzata di esigere dal gentiluomo; come padre peraltro mi ritengo in dovere di chiedere alcuui ragguagli sui motivi di questa speciale venerazione. — Finora mi sono cullato semplicemente nella speranza, e il di lei comportamento ha rafforzato la mia credenza ch'ella si renda superiore ai pregiu-dizii nazionali ... — Io sono Spagnuolo, esclamò con orgoglio il marchese. — Ed io Francese ribattè il capitano. Tuttavia, conti- (corrisposero finora all'invito quello di Cherso coll'a-largizione di f. 30, e lo spettabile Municipio di Pola, con un atto di munificenza degno veramente di quella illustre città, rimise il vistoso importo di fiorini 100 destinati ad accrescere la sostanza capitale. Gli altri Municipi non corrisposero paranco all' invito ma non tarderanno eertamente a farlo, nel riflesso che quell'importo qualunque che crederanno di devolvere a beneficio di cosi provvida istituzione torna di aiuto e d'incoraggiamento a giovanetti poveri indistintamente che qui coucorrono da tutta la provincia. Gli spettabili Consorzi-Saline di qui e di Pirano contribuirono il primo f. 60, il secondo fior. 30. Il fondo non ha ancora un anno di vita e già dispone di un capitale in obbligazioni dello Stato nell'ammontare di f. 400, senza dire degli importi disponibili in cassa, che vengono impiegati a sussidio degli scolali entro 1" anno scolastico, come si rileva dal Resoconto succitato e si rileverà da quello che verrà pubblicato al termine del secondo semestre dell' anno scolastico corrente. La Direzione adempie ad un grato dovere e-sprimendo ai generosi oblatori i sentimenti di viva riconoscenza a nome della scolaresca beneficata. Capodistria li 18 Gennaio 1877. nuò, io non la ho pregata di venire qui per volontà di questionare. Io, adunque come le diceva, ho creduto che il pregiudizio della nazionalità non potesse rendere impossibile una eongiunzione fra le case dei Castillo e dei Valliers. In seguito a questa mia credenza si sono manifestate tra la sua famiglia e me delle relazioni assai più amichevoli di quelle che soglionsi stringere tra Spagnuoli e Francesi . ... ma, signor marchese, ho motivi di ritenere ch'ella non abbia trattato meco con onoratezza. — Signor Capitano ! esclamò il marchese alzandosi. — Rimanga quieto, signor marchese, disse l'ufficiale con somma freddezza; è inutile eh' ella si sdegni. Le cose sono tanto chiare che qualunque giudizio di guerra 1? avrebbe fatto fucilare ; e se ho detto cho avrei motivo di sospettare di lei, fui più cortese che veritiero. Ebbene io non ho soltanto motivo di sospettare, ma ho la certezza. Leggesi nell' Osserv. Triest. del 24 corr: L R. Ginnasio superiore di Capodistria Gli atti di beneficerà sono generalmente indizi d'animo gentile ed onorano chi li esercita ; dessi passano poi nel novero delle più insigni benemerenze sociali, quando il benefattore è largo del suo per togliere all'inedia ed al conseguente scoramento lo studente dotato d'ingegno e buon volere, ma per le distrette della domestica economia dannato ad una lotta continua colle privazioni per toccare la meta a cui senteei chiamato È dono soltanto di poche ed elette nature di saper attingere al tesoro di un fermo e deciso volere la forza necessaria a superare gli o-stacoti, le amarezze e gli sconforti di cui è seminata la carriera dello scolaro povero, e non pochi cadono affranti nel cimento o sono astretti ad infilare forzatamente altra via, maledicendo alla sorte barbara che arride di frequente all'ignorante, al fannullone, e priva il giovane d'ingegno de' mezzi più indispensabili per rendersi utile a sè ed alla società. Ad ovviare a tale danno sociale è pronta oggidì la carità pubblica e rari sono gP Istituti, ove non esista una qualche istituzione benefica alimentata dalla pubblica generosità. Anche qui il corpo insegnante deliberò l'anno scorso di dar vita ad un fondo di beneficenza, il quale non era peranco istituito nè ancora approvato che già la Spettabile Giunta provinciale vi metteva le basi colla generosa elargizione di f. 200, ai quali se ne aggiunsero altri f. 100 per 1' anno in corso. Approvati i relativi statuti la Direzione fe' appello, e non invano, alla generosità della scolaresca agiata ed ebbe il conforto di veder affluire al fondo notevoli risorse. Qualche egregio cittadino, come rilevasi dal resoconto pubblicato nel programma scolastico dell'anno scorso, precorse pure con nobile esempio che sarà, come giova sperare, di sprone ad altri benefattori di cui la città non difetta. Al principio dell'anno scolastico corrente la Direzione diramò una circolare agli spettabili Municipi della provincia ed ai Consorzi dei signori proprietari di Saline in questa città ed a Pirano. Lo spettabile Municipio di qui, tanto benemerito del Ginnasio, donò una provvigione di libri scolastici e mise a piena disposizione della Direzione i'importo di fiorini 30, annualmente stanziato nel preventivo comunale per provvedere di libri gli scolari poveri del luogo. Fra gli altri Municipi dell'Istria li Direttore del Ginnasi» G. Baluder Abbiamo ricevuto da Milano il seguente': INVITO D'ASSOCIAZIONE al giornale-libro Enrico Pestalozzi col nuovo titolo I nostri fi