"________________ PUBBLICITA (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 colonna); comrnerciall L 150 — finanzlari, legali, cronaca L. 2.50 — Concessionarla escluslva UNIONE PUBBLICITA ITALIANA S. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 DIREZIONE - REDAZIONE: LUBIANA, ČASA DEL PASCIO — Tel. 26 58 ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenitore L. 1000 Spedlzlone In abbonamento postale n° Gruppo — UN NUMERO CENT, eo üolontä di vincere! Da circa un mese la guerra i' slata spostata da parte de-gli anglo-americani sui nostri ironli. E' ritornato il tempo della Campagna greca, quando cioe il ptso degli attacchi inglesi e stato portato da noi e vit-loriosamenle scaricato con la lede in un domani migliore. Come allora anche oggi la furia degli eserciti nemici ha voluto provare la potenza bellica dell'Italia, sicura ma illusa di strappare e rove sciare il monolita mussoli-niano iormato da un popolo di quarantacinque milioni di anime che ha avuto iniettato nel sangue dalla dottrina fa-scista l'amore al combatti-mento. Come allora, le truppe, al comando di generali neiquali credono, eseguono gli ordini senza sbandamenti di sorta e soprattutto con I'entusiasmo di Chi sa fin dove vuole e deve arrivare. I pirati insieme questa volta coi gangsters hanno voluto ritentare la prova e quale fine avra questa prova non sta a noi dirlo; lo dira la guerra con la sua inesorabile risposta che non ammette repliche e compro-messi. Quello che e sicuro e che i! popolo italiano sta salda-mente in piedi piii di prima, senza minimamente vacillare sotto i colpi di maglio che gli vengono inferti. Noi Italiani siamo fatti cosi. Piü e dura la lotta, piu stringiamo i denti e impuntia-mo i piedi, sicuri che .il no-stro sforzo finirä con 1'esau-rire chi tenta di fiaccarci. Ormai siamo convinti (e questa e la ragione suprema della lotta che conduciamo) che la guerra dovra esser vinta da noi che 1'abbiamo intrapresa per un fine alto e percio vidno a Dio che ci protegge: quello di dare ai popoli, asserviti da una pre-potenza che non conosceva limiti, la pace, la giustizia e I'equilibrio morale e materiale. Questa pace e questa giustizia e stata tentata, camuf-fata dai nostri nemici che si erano convinti dell'avvici-namento dei popoli sani a noi. Ma per quei popoli e bastato Vesperimento della guerra 1915—18 durante la quale vennero ingannati da promesse pol mai mantenute. Ancora una volta i nostri nemici vollero ingannare ma ne rimasero disillusi: i popoli non si fanno piü turlu-pinare due volte. Le Carte piü o meno atlan-tiche servono quanto i Trattati di Londra, di San Giovanni, del Trianon, di Ra-pallo. Una volta si pud essere in -genui ma due volte assoluta-mente no. F su questo piano che ancora oggi piü che mai noi Italiani sentiamo la san-titä della lotta che conduciamo e siamo convinti di con-durla a buon fine. Ci vuole altro che i bom-bardamenti di citta belle e sante, di sbarchi, di tradi-menti e di connivenze per fiaccarci. I denti sono ancora in ot-timo stato e con i denti, se sara necessario, lotteremo e vinceremo. Quello che conta e vincere. P. i Non si e certamente lon-tani dal vero se si dice che In «Carta del Lavoro» costi-tuisce il piü insigne monu-mento della civilta dei nostri giorni. Tutta una somma di esperienze storiche la infor-ma, tutto uno spirito di uma-na comprensione la pervade, tutto un chiaro disegno politico ne guida la realizzazione verso una meta che non e una astrazione di pensiero, ma e realta concreta e parla oggi di popolo italiano come domani, se non pure oggi stesso, parla di coniunita imperiale di Roma. II Cristianesimo ci aveva presentato il lavoro come una maledizione gettata da Dio sugli uomini; successiva-mente, attraverso una espe-rienza di secoli, queste an-golosita sono state smussate e il lavoro ricondotto a quel titolo di nobilta definite dalla parola del romito di Mon-tecassino, che lo chiama un servizio per la gloria di Dio, un mezzo per raggiungere la perfezione di questo meravi- glioso dono che e in noi ed e la vita. Da un dovere sorse un'en-te trascendentale, attraverso una speculazione filosofica che indagava la realta dei fatti curando piü le forme contingenti che la sostanza: il socialismo parlo all'uma-nitä del lavoro come di un dirifto dell'uomo libero, cioe il diritto di procacciarsi i mezzi di vita. Questa sempli-ce enunciazione doveva ine-vitabilmente svilupparsi nel-le piü larghe enunciazioni del bolscevismo che, prose-guendo oltre la speculazione socialista, ricondusse il lavoro da un lato, sebbene senza confessarlo, ad una condanna venuta all'uomo dalla sua natura e dall'altro alia recrudescenza di una concezione di diritto che giustificava e chiedeva la so-luzione violenta. Cercavano cioe, socialismo e bolscevismo, di ridurre al minimo la necessita di lavoro con una equiparazione delle ricchezze, e reclama- vano contemporaneamente il diritto di ogni essere umano a ottenere il lavoro, e, con-tro ogni realta storica, con-tro la storia che vive di un fluire continuo dall'un senso all'altro, sognavano di livel-lare su un piano comune I'opera dell'ingegno e quella dei muscoli. II Fascismo invece, coe-rente ai principi della sua dottrina, coerente cioe al credo per cui e sorto, di rendere con la sua opera sempre piü grande e potente il suo popolo, cioe un'imita concreta, perfettamente e storicamente definitä, coi snoi sentimenti, le sue pas-sioni e le sue necessita, il credo cioe di una visione fi-nalistica della nostra vita di uomini, ha parlato del lavoro come di un dovere. Un dovere sociale, un dovere verso se stessi, verso la vita che non ci appartiene se non in quanto appartiene alia nostra gente di cui ognuno e parte integrante, dovere cioe di spendere bene questa nostra esistenza non per noi, ma pure per noi in quanto collettivita e individualita insieme. «II lavoro, sotto tutte le forme organizzative ed ese-cutive, intellettuali, tecniche e manuali, e un dovere sociale. A questo titolo, e solo a questo titolo, e tutelato dallo Stato. «II complesso della produ-zione e unitario dal punto di vista nazionale; i suoi ob-biettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale.» Cosi in poche righe la «Carta del Lavoro» ha rias-sunto le caratteristiche della concezione fascista del lavoro di cui noi comprendiamo, rileggendole alia luce della dottrina fascista, il significa-to altissimo di una pietra angolare nella storia dell'in-dagine umana e scientifica del concetto di lavoro. E' in-fatti un suo corollario la col-laborazione di classe, come lo era stata la lotta di classe per il socialismo prima ed il bolscevismo poi. Quel bolscevismo che aveva visto nel processo raziocinante un ri-piegamento della materia su se stessa, una introspezione di materia in materia e aveva parlato della creazione del mondo come di un continuo porsi di tesi e di anti-tesi, da risolversi in altre tesi ed altre antitesi fino alia tesi e all'antitesi suprema che si sarebbe risolta in una sintesi perfetta, alba di una mitica civilta dell'oro. E' appunto contro questa concezione di un continuo divenire di lotta che presup-pone una discordanza di fat-tori, quasi gli uomini non fossero composti dei mede-simi elementi, e non si fosse negli uni tanto della natura degli altri da eguagliarli su un piano di rapporti costanti dove il bene ed il male variassero di tanto poco da po-ter essere considerati uguali i due fattori, che e insorto il Fascismo a considerare I'uo- Sul fronte russo gli attacchi di Timocenko si infrangono contro le baionette dei nostri soldati. mo nella sua integritä fatta d: spirito e di materia, con i cömpiti suoi precisi e segnati, anzi appena tracciati dal destino, perche la costru-zione intera e lasciata al suo lavoro. Una traccia che pre-suppone perö una via, una traccia che e diversa, come diversa lo e per una strada in pianura o sui monti e come questa e quella deve essere costruita in quel par-ticolare modo, con quei par-ticolari accorgimenti, verso quei particolari fini che perö lasciano adito a tante solu-zioni quante sono gli uomini o le imprese che le realizza-no e dalla realizzazione ne deriva la possibilita di im-piego. Non v'e percio necessita di lotta, ma vi e possibilita di collaborazione: ciascuno al proprio posto, ciascuno secondo la propria compe-tenza e la propria funzione, verso un fine supremo di grandezza e di gloria per la patria e per il proprio popolo. Ecco quindi il signifi-cato di un'altra enunciazione della dottrina fascista, che giä altra volta abbiamo esa-minato e risolto con I'obbli-go che a ognuno viene di potenziare la sua personalita: «II Fascismo concepisce la vita come lotta, pensando che spetti all'uomo conqui-starsi quella che sia vera-mente degna di lui, creando prima di tutto in se stesso h» strumento (fisico, morale,.in-tellettuale) per edificarla;» Lotta con se stesso, con gli-elementi e le cose per essere ^ il collaboratore degno del camerata che ti sta accanto e con te lavora, come centi-naia e centinaia di altri, per rendere piü grande, augusta, • rispettata la nostra terra. Gian Lnigi Ga4fi Un colpo di vento fa rivelaie il macabro pagliaccio Evidentemente i partigiani-si sono montati la testa at punto da legiferare, e con grande serieta emanano ordi-nanze, decreti, leggi che poi-sa Dio chi li dovra rispettare' se non i loro accotiti nel bo-sco. Forse penseranno anche-al popolo sloveno per quan-du sara liberato dalla... giustizia italiana. Ma per intan-to fanno tesoro dell'adagia che ammonisce a chi ha tempo di non aspettare il tempo-. Quando catturano qualcu-no e sentono la voglia bestia-le di sgozzarlo non e detla che lo facciano subito e sei»-za regole. No. Gli leggono gli articoli 2 e 3 dell'ordinanza, per esempio, del reggimento Dolensko e lo ammazzano^ tranquillamente, sicuri dt avere la coscienza a posten perche lex sed dura lex/ Cosi e capitato al parroco di Prečna, Komljanc Janko. Non ai sens] degli articoli 2 e 3 deirordinanza del reggimento Dolensko, nia di quel^ li del bando delle autorita italiane, i banditi saranno fii-cilati da noi che usiamo legiferare con in mano i codici di quella giustizia romana-che ha dettato le norme dii vita a tutte le genti del monr-do, piü civili di quelle che vagano nei hoschi sloveni, * ORIZZONTI IIIIIIIIIIIIIIII^IMIUIItlllllMIIIIIIII- Gli ameticapi sono dunque sbarcati. ^Essi hanno scelto una landa di terra dove non U attendeva, il ^mlco. Li at-tendeva, Invece, gente amica e complacerit;e,'glä preavvisa-ta, che aveva ricevuto in pre-cedenza l'ordine «misterioso>.' di fare buona accoglienza al • rinvasore «yankee>. Uno sbarco cosl facile e «cosi proficuo ' certo 6 un successo: non precisamente urv successo militare, ma un 5U :cesso 'di prganizzazione; si( uramente gli ebrei newyor-kesi devono essere stati gli ideatori di un'impresa cosl a bubn mercato e redditizia da sc^tenare, per intanto, la piü ^ptttacolosa propaganda che sia mai stata lanciata per una «vittoria». La presa di Addis Abeba o l'lmpresa di Narvik o la catastrofe fran-«ese sono episodi da niente dl fronte alla trovata dello sbarco americano. I cervelli di tre quarti del mondo sono ormai galvanizzati dalla si-cura vittoria nordamericana. Una Cosa resta tuttavia da dimostrare; veramente le cose <11 cul attendiamo la dimo-sti;azione sono due; ma la es-seazlale 6 U valore del sol-dato americano. £ vero che inglesi e americani hanno creato due imperl senza mai dimostrare üi maniera con-viacente le loro qualitä di soldati; ž vero che l'abilitä e la i>erfidia del giudalsmo han-nöi piü d'una volta provato nella storia che l'intrigo e l'inganno possono equivalere a :una battaglia, come pure si sah vistl talora valorosi soldati soccombere per tradi-mento. Ma vivaddlo, sono sempre i popoli piü forti e tenaci cu-stodi deUe migliori tradizioni mUitari e soprattutto deten-tori di.un credo superiore. i portatori (della ciyiltä desti-nati a prevalere. Ii giorno in cyi l'oro ed i metodi subdoli « ylli dovessero avere il so-•pravvento, ciö signlfichereb-lie qualcosa come la fine del mondo, e-.cio6 l'instaurazione del i-egno di Gulda. ■' • Alla Mostra della Rivoluzione. — La sala dedicata a «II Popolo d'Italia» Attendiamo, poi, alla prova, gli strateghi anglo-america-ni; non quelli che organizza-no spedizloni e sbarchi nei quarti piani delle banche, ma quelli che sanno decidere sul campo le sorti deUe batta-glie; non quelli che sanno vincere quando si trovano in died contro uno, ma quelli che battono in genialitä i loro avversari. Percha il valore dei soldati e l'ingegno dei comandanti contano ancora qualche cosa e dovrebbero contare tutto. E sicuro che contano tutto sul campo di battaglia, e ciö s'č visto in maniera continua, inconfutabile in quest! tre anni di guerra. Ci sono, 6 vero, altri ele- fianbo-italiana, dope Taccordo d i Plombiöres. Solo quando il fermeiito patriottieo, ben niano-vralo dal Cavour, assume un netto carattere di autonomismo e mostra a Londra tutta la con-ven^ione deil'esistenza di un eiemento equilibratore dell'e-spansionismo francese, essa si decide ad appoggiarlo. Seguendo cronologicamente gli avvenimenti, troviamo Londra in giubilo nel 1858, quando, a sžguito dei moti rivoluzionari, rindia e proclamata Cblonia della Corona. Ck)me sempre la penetrazione conimerciale non era servita ad altro che a pre-parare il terreno alla domina-zione politica; da questo giorno menti"deckvi.'C-i^rtecnTca,' osi toccare H Mcditer- raneo Orientale ed il Mar Rosso '49, quando ancora piü chiara guardava all'Egitto, su cui la si manifesta la collaborazlone Francia aveva un'ipoteca di ot- ci sono le fabbriche e poi — 0 prima — c'č la resistenza dei popoli. Anche in questo ce la vedremo, signori americani; voi disistimate profon-damente la vecchia Europa come una cosa marcia e in-frollita; ma l'Europa č forte. L'Europa 6 forte soprattutto quando s'avvede che dei ribaldi sono alle porte per de-vastare l'antico e prezioso e sacro suo focolare. i». i Inghilterra e la politica del controllo Dal leop'^d oggi tutti i fatti politici del vecchio mondo ri-nentono della tendenza inglese »l oontrollo europeo, che Londra persegue manipolando le controversie altrui. Cosi la troviamo nel !600 intermediaria fra Venezia e il Vicerö di Napoli (&ra il tempo delle Compagnie Commerciali; Mediterraneo ed India cominciavano ad attrarre l'attenziorte inglese). La ritro-viamo nel 1658 e 1694 in lotta con lo due potenze borboniche; Luigi XIV muoveva le fUa della collaborazione dinastica che aveva portato Francia e Spagna al controllo delle vie marittime: fe quindi contro quella poten-za che si misura l'ostinazione l)ritannica. • Per la ri'uscita di questo se-colare piano di demolizione era necessaria una coalizione, e Londra s'impegha in una politica di amicizia con l'Austria che sopravviVe fino a tutto il secolo XIX; per lo stesso fine favorisce l'Intesa austro-pie-montese, considerata come la migliore barriera all'espansio-rle francese nel Mediterraneo. : Durante il secolo XIX Londra 6 portata ad interessarsi sempre piü del Mediterraneo -Orientale, man mano che la sua influenza in Asia aumenta; nel -1815 i suoi interessi coloniali aumentano sensibilmente, ed eccola occupare Malta e le Jo-nie che formano la pedaua di lancio verso il suo nuovo impe--ro, arricchitosi durante la me- Ceylon, e della e considerato dagli inglesi ne-mico naturale. Ed infatti la Russia, restata sola dopo la vittoria di Moltke, diventa di nuo-vo oggetio dell'opera di demolizione inglese; essa era riuscita a sollevarsi dalla sconfitta di tant'anni. fi necessario quindi distogliere Parigi dalla val-le del Nilo. Londra vi rie-sce, favorendo la Francia a Tunisi; nell'Sl il territorio del Bey h occupato dai francesi, suscitando in Italia un'onda-la d'indignazione. Londra era riuscita eosi ad esacerbare gli Italiani contro la repubblica e a sventare il pericolo di un blccco latino. Induce cosi Roma a ricadere nelle braccia del-I'Austria: neir82 si stipula il patto della Triplice, integrate, nianoo a dirlo, da dichiarazioni di non violenze contro Albio-ne; nollo stesso anno la Gran Bretagna fe ad Alessandria. Londra e giunta all'apogeo della sua potenza; le sue anti-che« rivali si sono accontentate di una posizione di secondo rango: soddisfatte dei loro interessi eoonomici, non mirano piü orniai ad azioni perturba-trici della . Ma un nuovo astro sorge al-I'orizzonte: la piccola Prussia, Crimea ed aveva ricominciato favorita per decenni da Lon-il suo lavorio nell'Europa orien- dra, si era irrobustita; la poli- teora napoleonica di della Nuova Zelanda Colonia del Capo. II suo impero si sposta man mano verso eat, ed ecco deli-nearsi la rivalitä con la Russia, parimenti interessata al ba-cino Orientale, essenziale sboc-co al suo nascente iniperiali-smo, rituggente dai mari ghiac-ciati dell'Artide. Nel 1833 il Trattato di Skelessi obbligava infatti il Sultano a riconoscere il dominio russo degli Stretti. L'azione diplomatica di Londra riesce nel 1841 ad esautorare in Turchia la nuova rivale e, con la Convenzione degli Stretti, a confinare nel Mar Nero la flotta russa, per poi praticamente an-nientarla nel 1855 con la guerra di Crimea. Durante tut to il secolo Londra Č impegnata nella duplice azione antifrancese ed anti-russa, manovrando l'Austria sullo scacchiere italiano e nei Balcani. Contemporaneamente sostiene la Prussia, che un giorno le servirä contro I'egemo-nia dei suoi amici di Vienna. I moti italiani intanto aggra-vano le preoccupazioni inglesi: I'indebolimento austriaco nella penisola appare agli occhi britannici conxe un aumento di influenza francese; e I'lnghil-terra intanto non risparmia nessun tentative per inficiare i moti: nel '48 col dissuadere Carlo Alberto dalla guerra e con I'indurre Ferdinande II a ritirare le sue truppe, e nel tale e nell'Asia Minore. La vittoria di Adrianopoli e il trattato di Santo Stefano avevano ridato alio Zar il controllo degli Stretti e dei Balcani; ma il Con-gresso di Berlino nel '78 gli toglie la Bosnia Erzegovina e il Sangiaccato che vengono attri-buiti all'Austria. L'lnghilterra oltiene Cipro, posto di blocco alle mene zariste. la Russia, Londra volge le sue «eure» alle so-relle latine. Gli Italiani, ottenuta Funitii, miravano al possesso di colonic; e la Francia, rimessasi dai disastro di Sedan, sviluppa-va il suo piano coloniair;. Parigi e Roma tendevano insieme al possesso di Tunisi; Londra tica di Bismarck e le armate di Moltke I'avevano portata alla eonquista dei ducati e alia vittoria di Sadowa. Dal '65 l'Austria entrava nell'orbita prus-siana; il '70 aveva segnato il trionfo dell'idea pangermani-sta, ed aveva rivelato all'In-ghilterra quale pericoloso risul-tato avesse prodotto la sua politica filoprussiana; il primo quindicennio del regno di Gu-glielmo aveva aumentato le preoccupazioni inglesi: della Germania armata c'era poco da fidarsi; d'altra parte la pressio-ne economlca tedesca pesava forlemente sull'organizzazione iiidustriale e commerciale inglese. Dal 1889 al 1905 l'lnghilterra si prepara ad una nuova politica. E' del 1904 I'tintesa cordiale> concepita da Cambon e dal pacifista Grey. II canovaccio della luiova politica e pronto; il col-IK) di Adagir dä I'ultimo scatto alla diplomazia inglese; I'inimi-cizia con la Francia, gid liqui-dala un anno addietro, perchš inattuale, cede il posto ad un'af-fannosa intesa diplomatica. La faccenda marocchina unisce de-finitivamenle ad Algesiras le due potenze rivali: si trattava ora di fronteggiare il nuovo pericolo che dal Riff a Bagdad minacciava le posizioni imperiali. Al patto anglo-francese segue quello anglo-russo del 1907; il capovolgimento delle posizioni Ö oosi complete; la vecchia Austria perde ora il suo ruolo: in-feudata com'e nella politica del Kulturkampf e della MittelEuropa', 6 abbandonata al suo destine; le alleanze si polariz-zano. Le armi sono al piede: la guerra mondiale, scoppiata im-provvisa per i popoli, sboccava da un'incubazione ventennale. Ognuno ben vede quanto poco vi abbia influito il delitto di Sarajevo e il sacrifieio fiam-mingo. Distrutti gl'imperi centrali, si apre il periodo dei Trattati. Londra piomba sulle colonic tedesche, oongiungendo in un solo impero I'Egitto al Capo; ma non le basta. Essa vuole assi-curarsi una via esclusiva per I'Oriente; il Mar Rosso 6 ancora troppo poco: di qui ha origine il tradimento di Smirne, giä promessa all'Italia. Fallito il tentativo della Libia, Londra elabora il Trattato di Losanna e lo trasforma in uno strumento di monopolio mediterraneo: con Losanna Londra punta sui Mandati arabi; essi debbono custodire la diret-trice del Golfo Persico. L'Irak soprattutto assorbe le cure inglesi. Tutta questa sapiente opera tendente a conservare I'equili-brio mediterraneo e mondiale a vantaggio della supremazia inglese viene perö turbata dalla rinnovata potenza italiana. E allora Londra si fa pala-dina del rispetto dei trattati e della difesa dei popoli deboli, e indice la crociata sanzionista che, per la dura fede e I'eroica resistenza del popolo italiano, naufraga malamente, segnando I'inizio della parabola discen-dente del prestigio e della potenza inglese. A questo punto si inizia il periodo cruciale della storia moderna; tra i popoli giovani corre un brivido di riscossa. Attraverso una dura disciplina di lavoro e di organizzazione essi si preparano alia lotta, si preparano alia guerra, che sen-tono imniancabile, imminente. Sianio ad una svolta della storia dell'Europa e del mondo. Alessandro Guerra Cannone di bolscevichi catturato dalle truppe italiane sul fronte Orientale Alio scopo di ottenere col nuovo ordine la collaborazione pacifica fra le Nazioni, e necessario innanzi tutto spaz-zare il campo da quelle idee e pregiudizi che si ergono a separare gli animi dei popoli, falsandone it giusto spirito nazi'onalistico in una tensio-ne continua. di sospetti e di ostilita. I giudei, vantandosi di essere il popolo eletto, si trovano necessariamente con-trari alla concezione di questo nuovo ordine, che viete-rebbe loro lo sfruttamento economico a danno delle altre genti, da essi sempre considerate come poste da Dio a loro servizio. Nel regime comunista e nella politica economica an-glosassone vediamo il pro-gramma tradizionale dei giudei rivivere e realizzarsi in tutta la sua ampiezza. Nel primo, gli ebrei hanno potuto realizzare la dottrina del cor-religionario Carlo Marx lega-lizzando col capitalismo di Stato la loro posizione pre-dominante nelV organizzazione dei sovieti. La distruzione delle Chiese, che in Russia sono state tra-sformate anche in pubblici lo-cali a maggioi' spregio del culto religioso, non e che un capitolo della propaganda ebraica diretta ad ammortiz-zare la forza spirituelle del-I'uomo: nella religione egli trover ebbe la sua prima ra-gione di vita e cid lo porterebbe senz'altro alia'ribellio-ne contro I'asservimento ai negatori di Dio, ridestandogli la coscienza della propria di-gnitd. Mentre nella dittatxira russa I'ebreo tiene asservite le popolazioni con la forza, nei regimi liberali egli approfitta della lotta fra le classi sociali e dello stesso dissidio fra go-verno e popolazione, per ri-cavarne continui motivi di lucro. Tutti conoscono ormai come la finanza giudaica re-goli secondo i propri interessi la politica interna ed estera dei paesi liberali. Le prove non mancano: e necessario ricordare I'appoggio dato dal governo inglese al sionismo in Palestina, o i vari atteg-giamenti filogiudaici di Roosevelt e dei suoi compari, che formano oggi una degna com-butta con i banchieri ebrei, finanziatori dell'attuale guerra e primi interessati percid al suo prolungamento? Lo spirito di collaborazione che V Asse vuole quindi rinforza-re fra i popoli, trova negli ebrei il primo avversario da combattere per eliminare il seme di quell'antisoUdarieta um ana di cui si servono per i loro fini di sfruttamento economico. Sia quindi a ra-gione della loro piü eletta concezione spirituale e sia per motivi economici, i popoli della nuova Europa devono tutti collaborare nella lotta che I'Asse conduce contro comu-nisti e anglosassoni, perche cssa si identifica con I'epura-zione daWelemenio giudaico che, mirando a sommergere ogni nostro sentimento spirituale, attenta alla nostra ci-vilta che e sacro fi'utto della Carito, e dell'amore cristiano. Tanüsemiia EMONA,JTTA ROMANA In obbedienza aU'ordine det Senato romano, nel 238d. Cr. la popolazione di Lubiana incendio la citla per arrestare la ntarcia di Maximinus conlro 1'Itatia Abbiamo accennato, in un precedente articolo, all'italia-nitä di Lubiana: italianita di cui rimangono le vestigia, simboli deli'indistruttibilitä della nostra tradizione di civilta in queste terre. Ma ben piu ad-dietro, nei secoli, si puö risa-lire nell'intento di scoprire i legami che awinsero la cittä alia tradizione romana, si da farne non un'appendice di conquista ma un'entitä ben definita ed inscindibile dal corpo deirimpero. Prima ancora che il genio Creatore di Cesare allargasse i confini dell'lmpero oltre le Alpi, la regione di Lubiana era giä legata economicamen-te a Roma. 11 sistema com-merciale si giovava dell'esi-stenza, in Emona (Lubiana) e Nauportus (Verconico), di importanti colonic romane che dominavano il traffico svolgentesi, per la via di Emona, dairitalia verso i paesi da-nubiani, specie dopo la fonda-zione di Aquileia (181 a. Cr.). AI centro di Emona conver-gevano ad esempio e i pro-dotti agricoli della Panno-nia e l'oro transilvano e i minerali ferrigni di Noricum. Quando, duemila anni fa, qiieste terre furono dominate dall'influenza politica di Roma, l'importanza di Emona aumentö e la cittä ricevette, probabilmente nel 34 a. Cr., i diritti municipali dall'lmpe-ratore Augusto. in seguito, durante le guei-re condotte da Augusto e Tiberio per l'am-pliamento dell'lmpero, la cittä — che era stata foi-tificata nel 14—18 d. Cr. — assunse anche un'importanza strate-gica. Dopo la soppressione della ribellione pannonica, s'accele- vb il processo di romanizza-zione di Lubiana innalzando-ne di conseguenza il livello economico e culturale, come constata Velleianus, scrittore di quel tempo. 6 interessante esaminare ora il «curriculum» storico di Emona, che testimonia l'in-fluenza persistente di Roma in questa provincia. Dappri-ma la cittä fu vassalla di Noricum, pol divenne una provincia dell'lmpero. AI tempo dell'Imperatore Claudio sia Emona che Nauportus vennero annesse alla Pannonia, per divenire finalmente nel 238 parte integrante d'ltalia. Nel-lo stesso anno il generalissimo Maximinus, usurpatore della potenza imperiale, mar-ciö daU'Oriente verso l'ltalia, ma fu fermato dalla resisten-za mirabile dei cittadini di Emona, che incendiarono la cittä per obbedire agli ordini del Senato romano. AI tempo delle lotte tra Co-stantino e Licinio (313) per la divisione dell'lmpero, Emona fu aspramente contesa da entrambi, ma riusci a rima-nere fedele all'Italia, conti-nuando a far parte della metä occidentale dell'lmpero. Seguirono ben presto periodi turbolenti determinati dalle invasioni barbariche, con-tro cui i cittadini di Emona furono costretti a difendersi strenuamente. Nel 408 la cittä fu danneggiata da Alarico e distrutta poi da Attila nel 452. Ma l'annientamento materiale non corrispose alla soppressione della sua vita ciiltui-ale che sopravvisse in-vece nei secoli, a testimonian-za della vitalitä della nostra civiltä. Ma (fiasUM Htaiica BEETHOVEN, CHERUBINI e SMETANA Nuovo Stile di Albani in «Redenzione». R I F LE TT O R E FEDORA Camillo Mastrocinque si e ab-bonato al film in costume. Poeo male: fra Tinfatuazione storica di Blasetti e la tendenza epica di Genina puö trovar posto anche l'ingenua passione dl Mastrocinque per i personaggi del secolo scorso, vestiti con i costu-ml che sollevano ancora la nostalgia delle nostre nenne: col-letti di pizzo, guanti fino al go-mito, vitino da vespa e il «puff», quel buffissimo malinconico «buff» che l'altro giorno impac-ciava persino il provocantissimo ancheggiare di Luisa Ferida-Fedora. Come adeguato contor-no a queste figure da album di famiglia: omicidi, fughe, feste nott'urne, delazioni, rimorsi, di-sperazioni, venefici. Se a tutto ciö, detto generi-camente, aggiungiamo qualche primo piano di due occhi fem-minili dllatati dall'angoscia, una panoramica del Terminillo (oh, volevo dire: della desolata step-pa russa. Strano perö come nel-le desolate steppe russe delle nostre pellicole s'incontrino sem-pre rigogliosissimi pini che fa-rebbero invidia all'Abetone), un grugnito di Benassi, la voce chioccia di Nazzari, il mefisto-felico mezzosorriso di Valenti e un campo lungo delle colline bavaresi con prosperose «fraulein» tra rami di mandorlo in fiore, abbiamo la ricetta eine matografica di «Fedora», epigone di quei drammoni lagrime voli che, come dice un annuncio cinematografico visto giorni fa «hanno commosso il mondo» Noi perö non ci siamo commos-si: saremo degli aridi, ma non ci siamo commossi ne dinanzi all'angoscia trangugiante di Lo-ris ne airimmobilitä tragica di Fedora. Anzi abbiamo persino faticato a credere agli sforzi di Betrone che s'illudeva di darci l'impressione di una tisi all'ulti-mo stadio inclinando il capo In avanti e portando la mano diafana al petto; e confessiamo che la stessa morte per avvele-namento dl Fedora, cosi sche- matizzata e abbreviata, quasi il regista avesse avuto paura di presentarci una Ferida discinta. Uvida 8 allucinata (a parere no-stro invece efficacissima) ci ha lasciato freddi, con l'impressione di una voluta quanto inop-portuna precipitazione verso la soluzione dramatica, non auto-rizzata perö dalla lentezza della seconda parte del racconto cinematografico. Eppure, in linea di massima, e difficile poter dire che «Fedora» sia un film sbagliato. A parte alcune ingenuitä ormai prive di fascino, come la sfruttatissi-ma similitudine visiva del torrente che s'ingrossa captando innumerevoli esigui ruscelli — raffigurante secondo Mastrocinque, se bene abbiamo interpre-tato, l'ingigantire della passione dei due protagonisti dopo il tra-gico ritrovamento nel mulino — e alcune compiacenze paesag-gistiche troppo prolungate, come le panoramiche di quella Svizzera turistica condensata in visioni di mandorli fioriti sopra appetitose ragazze che non si capisce bene che eosa armeggi-no fra i rami, e a parte anche alcuni fondali stereotipati (come quello della scena sulla ter-razza fioritai inimmaginabili in un lavoro di Mastrocinque, esso non presenta sufficient! pecche ne stilistiche ne tecniche per venire considerato un sempli-ce tentative o, peggio, una mediocre realizzazione cinema-tografica. La pittura infatti dei personaggi e degll ambient! e, secondo la formula mastrocinquiana, estremamente linda sciolta aderente al tono dell'epoca; e la descrizione degli element! di contorno e del pari accurata e condotta con mano ironicamente leggera; la stessa ricostruzione ambientale non presenta — come giä ne «I Ma-riti» e ne «Le vie del cuore» — una sola di quelle stonature tanto care al gusto facilone dei regist! mestieranti. Eppure, mal-grado quest! pregi. la vicenda non avvince con quell'intensita emotiva che si riscontra. ad esempio, nell'omonima opera giordaniana. Ma forse dovrei dire: proprio a causa di quest! pregi, perche il senso di freddez-za che ci danno ora i film di Mastrocinque deriva appunto dalla conoscenza della sua formula cinematografica che co-mincia ad essere troppo sfrut-tata, non tanto da pedissequi seguaci quanto dallo stesso idea-tore. Mi spiego: «I mariti» ci pose-ro di fronte a un nuovo ritro-vato della rielaborazione cinematografica della produzione teatrale ottocentesca: e I'entu-siasmo del pubblico fu vivo e giu-stificato. «Le vie del cuore» ri-presero lo stesso motivo, con una variazione perö nell'impo-stazione sentimentale e una mag-giore complessita psicologica sfo-ciante in una soluzione tragica. Ora questa «Fedora» riprende dall'uno e dall'altro qualcosa, come 1'elegante descrizione dei tipi, una sfumatura d'impalbabi-le umorismo e I'onesta della ri-duzione scenica. rielaborandoli in un tutto drammatico che, se non e perfettamente omogeneo, e indubbiamente di forte presa sul pubblico meno smaliziato. Ma la sensazione che ci assale per prima, analizzata, risnlta poi quella che diss!: cioe di tro-varc! di fronte a un gioco che ha svelato ormai il suo mecca-nismo. E per il cinema, umana-mente assetato di novita, questo e pericoloso: figuriamoc! per il pubblico, doppiamente assetato ed esigente nella sua infantilita. L'esame dell'originalita cinematografica ci porterebbe ad analizzare il problema delle ri-duzioni da opere letterarie e teatrali, scappatoia ormai cara ai vari soggettisti a corto di idee e ai vari Don Amato e Don Scalera in fregola di regia. Ma sul tema hanno ormai scritto e critici illustri e giornalistucoli di mensili provinciali, hanno po-lemizzato Meano e Pasinetti e Bevilacqua e De Feo e Giovan-netti; persino Piovene, dall'alto della sua liliale ignoranza cinematografica, ha lasciato cadere la parola definitiva. Di fronte a tanto nome e a tanta compe-tenza ogni corollario diviene inutile: meglio attendere la vi-sione de «Le due orfanelle» in tranquillitä claustrale! Eppure non posso trattenermi dal dire il mio modestissimo parere, ad onta di tutti i Piovene del mondo: finche non ci si convincera dell'assoluta necessity di soggetti originali, e con ciö intendo trame ideate, stese e sceneggiate soltanto in vista dell'ulteriore realizzazione cinematografica, avremo dei film come «La morte civile», «I pro-messi sposi». «Orizzonte dipinto» (per bonta e pudore ometto «L'uomo del romanzo», «Turba-mento» e simili) ottimi, discreti, piacevoli lavori si, ma lavori letterari e teatrali sceneggiati per il cinema e non opere tota-litariamente cinematografiche. Ed ora Che mi sono sgravata d i quello che ml stava a cuore e di qualche microscopica ma-lignita, posso parlare a cuore libero dell'interpretazione degli attori in «Fedora». Attrice intelligente e duttilis-sima nelle mani del regista la Ferida ci ha sorpresi ancora una volta per la spiccata incli-nazione a parti dolci, angoscia-te, in una parola femminee. (vedi pure «La Bella Addormen-tata».) Ormai ci eravamo abi-tuati ad immaginarla nelle vesti di antiche amazzoni o di moderne donne perdute fornite di traboccante sessappello: la sua efficacissima resa anche in parti antitetiche depone a favo-re della sua plasmabilitä arti-stica, che e dote essenziale per un'attrice cinematografica. Nazzari e quell'urtante padreterno che tutti conoscono: e poi la parte non era davvero tagliata per lui. Ad ogni modo nella scena della confessione si e risolle-vato molto, raggiungendo quel-I'equilibrio tra espressione, dizio-ne e gesto che e prerogatlva dei suoi momenti migliori. Della tosse di Betrone ho giä parlato: aggiungerö che sentirlo recitare e immaginare ad occhi chiusi di essere in poltrona al «Nuovo» o air«Eliseo» era tutt'uno. II teatro ha fortissime radici, si vode anzi soprattutto si sente, in questo valoroso attore. Si sente e si vede pure molto in Benassi, ma in questo caso era quello che occorreva: raramente infatti ho visto caratterizzato cosi incisivamente un personag-gio di sfondo come quello reso da Benassi. La beneficiata del teatro continua ad opera della Morelli che e stata veramente efficace con quella sua recita-zione un poco asprigna e sapi-damente caricaturale, quel gestire lezioso e svagato sottoli-neato dalla mobilita del viso, invero poco fotogenico ma in-telligentissimo. Se volessi essere pignola tor-nerei, come giä in altra sede, sul dibattuto problema del dop-piaggio. a proposito della recita-zione della Perida (che continua a prendere a prestito gli accent! fond! e morbidi della Lattanzi) e di Valenti. Ma, per non farm! tacciare di arida accademia, preferisco equi-paggiarmi di un maestoso fazzo-lettone a quadri e tornare a ri-vedere il film: chissa che non mi riesca di commuovermi come mia nonna (cinquantatre centimetri di vitino e malinconico «puff»1 alle prime milanesi di Sardou. 11- - A I . Ninia Aniossi Reminiscenze duvivieriane ne «11 viaggiatore d'Ognissanti» che I'Eia sta attualmenle girando in Francia II secondo concerto sirifoiii-co popolare, organi/.zato dalla Cilasbena Matica in collabora-zione con I'lstituto di Cultura Italiana, ha riservato I'onore dell'inizio alla «Sinfonia n. in mi bemolle niaggiore op. 'w; di Beethoven. Ancora una volta, di fronte all'«Eroica>, ci siaino sentiti riatlerrare dallo slupore riconvolto che carat-terizza I'aud.izione di un caivo-lavoro che non si eristallizza r.ell'escliis.iva perfezioiie stili-stica scevra di apporti uniani, nia riesce ad utilizzare la soui-ma dei dat.i dell'universale esperienza, coordinandoli in una sintesi artistica trascen-dente le causal! emotive. Neir«Eroica» il eonnubio tra esagitazione sentimentale e lu-cidita cerebrale e reso possi-bile in virtii non soltanto del genio dell'uonio, il che sarebbe giä un'afferniazione individuale meravigliosa, ma anche e soprattutto in virtu di <|iiella par-ticolarissima dote sintelica di Beethoven che gli permette di assumersi la responsabilitä di rivelare il torniento universale, non pill considerato quin-di grezzo materiale iiuitilizza-bile ma cianepiista perseguita attraverso un processo di auto-coscienza. Dire che nella ' Sinl'onia n. 3> e riscontrabile, individuabilis-sinio, il conflitto eterno tra il bene ed il male e forse abu-sato, benchž lo stesso dualismo teniatico fondanientale autorizzd ([uesta sonnnaria eppure essenziale definizione. Al fondo di ogni comi>osizione beethovenia-na, anche nei piü leggeri «scherzi> che si direbbero il frutto di un involontario rilas-samento del suo sistema spiri-tuale prevalentemente drammatico, scoprianio infatti il li-lone segreto d j un contrasto di termini uinani che soltanto la trasfigurazione artistica riesce ad avviare alia sua soluzione catartica. Nell'cEroica; questa liarabola ascensionale si coni-pie attraverso la uiorte, che non e perö I'ainiientamento ro-mantico o I'abisso dell'oblio in cui piomba la stanchezza umana dopo I'avventura individuale, ma una tappa inevitabile oltre la quale si deve prose-guire, un regno da cui ci si puö liberare per I'ulteriore conquista di una vita infinita. Soltanto attraverso la morte la nostra vita di uomini impri-gionati puö aprirsi aUa coni-prensione della veritä chiarifi-catrice che splega gli interrogativ} umani giacenti ancora in-soluti: e oltre il limite estremo comincia la vera vita, consape-vole deH'immensita dei suoi confini. L'interpretazioue del maestro Drago Šijanec § stata ap-passionata e fedele: e questo, nella resa di una composizione beethoveniana, e il migliore elogio che si possa fare a un dlrettore d'orchestra. Bene impostata la sinfoniasu quell'cAllegro oon brio> ini-ziale, ehe si cura di innestare nel tessuto orchestrale i due temi fondamentali che costitui-ranno la nervatura centrale della composizione, la risposta dell'orchestra e scaduta lieve-mente neir, il che ž perö ammissibile perche soltanto compagini strumentali ])rovatissime riescono e rende-re alia perfezione il della cMarcia funebre>: imper-fetti soprattutto alcuni attacchi dei violini in quei mirabili «pianissimo> che anche un respiro appannerebbe, e che a noi sono forse rinsciti piü sgra-diti perche situati a contatto immediato con I'orchestra. Nello «Scherzo> invece I'orchestra ha raggiunto una per- fezione stilistica rara, rendendo con deliziosa rusticity quel dia-Icghi tra gli arch i e i corni che cj danno la sorpresa semi)re rinnovata di un Beethoven pen-sosamente buoolico. Del «Finale> Šijanec ha saputo reudere ottimamente la veemenza scon-volgente che libera il grido di trionfo dell'unianitä che la morte ha rivelato a se stessa. Lodo la finezza psicologica degli organ izza tori che hanno opportunamente fatto seguire a Beethoven Cherubini. Nessun antidoto migliore alio spossa-inento spirituale prodotto dal-r, che chiudeva la manifestazione. Ma, mentre non abbiamo nulla da eccepire circa I'interpretazione, qualche riserva ci sia permessa in merilo alla composizione. Benche condotta con tocco appropriatamente leggero, come si cx>nviene ad un poema pastorale, la vicenda sinfonica presenta svariate oasi d i un folclorismo cosi ovvio da non interessare piii minimameiite: per esempio (piella specie di intermezzo tra I'introduzione e rini/.io della seconda parte, cosi stucchevole eon quel motivo ri-corrente di triangoli che vor-rebbe darci la visione di prati al tramonto rallegrati dal ritorno delle mandrie ed invece ei fa pensare a certo colo-rismo di bassa lega che non ö utile rammentare. Altrettanto convenzionale il tema della seconda parte che perö fortunata-mente naufraga nel finale largo, maestoso, ad onde nmsi-cali concen triebe che riesce a ri.^cattare tutta la composizione. In esso Smetana ha real-lüente descritto Tanima vege-tale dei boschi e prati boemi, con aderenza e direi quasi af-fettuositä di figlio. «Pan reterno>, d i cui abbiamo sentito il ritorno, non puö che essergli grato. A. II Fascismo e I'Europa di Ezio M. Gray — ed. P. N. F. Protagonisti dell'Impero di Roma di E. Balbo — ed. Pin-ciana. L. 12. Storia del Giappone di A. Troni — ed. Nerbini. L. 5. Italia eroica di G. Berlutti — Unione Editoriale Roma. L. 20. Quaderni orientali. 1st. per rOriente — Roma. Pagine della nostra lede di I. Lunelli. Scuola di Mistica Fascista. Sandro I. Mussolini. L. 15. •••••• •••••• •••••• •••••• •••••• •••••• • ••«C LA GUARDIA ALLA FRONTIERA XXX... In segiiito al richiamo alle armi sono stalo assegnato a un settore di Guardia alla Fron-tiera. Provenlente da un reggimen-to di fanleria col quale avevo partecipato in altro fronte a ((uesla guerra, in un primo tempo stentai ad orizzontarnii, tanti erano i servizi espletati da queslo settore. Vita dura, scomoda e rischio-sa in ogni momento del giorno, nia nou per questo mancante di pcesia. II sacro dovere della custodia delle nostre frontiere š un titolo onorifico per chi š chiamato a compierlo. Non per nulla fin dal tempo della Scuo-la Allievi Ufficiali avevo appre-so che Ö un onore per gli ufficiali essere chiamati a esple-tiire questo incarico; un onore e un premio riservato ai mi-gliori. Per far parte della Guardia alla Frontiera occorre inoltre Uli entusiasmo illimitato per la vila militare; solo chi h vera-mente entusiasta di compiere un dovere nobile e nello stesso tempo duro pno oomprendere la bellezza della vita che si conipie fra questi monti che giii videro rifulgere le glorie del nostro esercito. Non basta; bisogna anche essere stali edu-cati alla scuola della Rivoluzio-ne che non offre posti comodi ma il dovere ed il oonibatti-menlo. Nel dima guerriero del-ritalia fascista noi abbiamo im-parato a sprezzare le comoditd e ad affrontare con gioia il ri-schio e i disagi, quando questi siaiio volti a rendere piü grande e pili potente la nostra Italia. Hodetto vita dura. Alla Guardia alla Frontiera non 6 riservato Tentusiasmo dell'avanzata; dopo aver respinto un eventua-le attacco avversario ed esegui-to il primo sfondamento, i fanti della G. A. F. si ritirano nei ca-pisaldi cedendo il passo alle truppe irrompenti nel territorio nemico. Vita oscura, riservata ai mo-destl eroi che non fanno mai parlare di se, pur compiendo il proprio dovere col fervore dei puri di cuore e offrendo alia Patria un uotevolissimo contributo. 11 fante della G. A. F. e un fante completo poichž deve saper fare di tutto: I'alpino, il geniere, il guastatore, il carabi-niere, I'ardito ed altro ancora. Tutti saranno a conoscenza della bellezza della vita delle truppe alpine. II fante della O. A. F. sa iK>riarsi al loro li-vello spirituale per svolgere il suo duro cömpito. La sua grande consegna e: . E il nemico deve in-chinarsi ammirato di fronte al valore di questi massicci fanti i quali, i)iuttosto che cedere un poilice di terreno, si fanno mas-sacrare fino all'ultimo. I fanti di cjuesto settore hanno cömpiti che a prima vista non sembrerebbero di loro spet-tanza: la protezione delle popo-lazioni dalla furia devastatrice delle turbe sanguinarie al soldo d i Mosca, la distruzione dei nuclei di ribelli che qui sono par-licolarmente attivi, operazioni di pattugliamento e di rastrella-mento, impiego di battaglioni arditi appositamente addestrati. Queste considerazioni mi si affacciavano alla mente, mentre assistevo alle evoluzioni delle reclute del 1023. Fui veramente meraviglialo qiiando ml infor-marono che questi baldi ra-gazzi erano affluiti al settore da pochi giorni poichš i loro perfetti movimenti mi davano I'impressione di avere di fronte soldati giä anziani. Ho potu-to subito rilevare la grande dif-ferenza che intercorre fra questi fanti e le spaurite di ancora non moiti anni fa; merito del Regime per I'istitu-zione di corsi premilitari e merito anche degli ottimi ufficiali che inquadrano queste reclute. Spesso mi sono mescolato con i iniei soldati e ho parlato loro guardandoli negli occhi; ho avuto la precisa convinzione che questi giovaui nati con la lüvoluzione sapranno ben con-liiiuarla perpetuandone I'eroica consegna. Essi sono giunti qui 11 noslro Coniandante, il Co-lonnello D... e spesso fra noi a impartire disposizioni, consi-gliare, ispezionare. Se fossimo soltanto noi i militari dipen-denti dal settore, le visite del Colonnello non avrebbero nulla di particolare. Ma oltre a noi ci sono altri battaglioni di reclute, ci sono reparti d'inipie-go, reparti nei capisaldi, reparti sperduti in mezzo a zone boschive; tutti ricevono la visita periodica del Coniandante, rnche quelli piii lontani. Te-nondo conto della vastita del leslite per i soldati. onorandoci con la sua jjresenza e confer-luandoci il suo affetto di padre e il suo orgoglio di essere fra noi. Xoi amiamo il nostro Colonnello e ne teniamo in gran conto gli elogi rivoltici, elogi brevi e rudi come si addice ai forti, elogi che penetrano e si radicano nei cuore rendendoci orgogliosi di appartenere alia Guardia alia Frontiera. Questi fanti meritano tutta i'ammirazione del jjopolo ita-liano. Essi hanno compreso la L JL J •••••• •••••• •••••• ••• ••• ••• — ••• ••• ••• ••• ••• Sui fronti si riparano nei carri-officina le anni iogorate dal combattimento. a XXX... dove hanno trovato settore vien Fatto di pensare solo gli alloggiamenti; dopo po-chissimi giorni tutto era siste-mato e organizzato. Penso che se non avessero trovato i ba-raccamenti pronti, questi fanti avrebbero costruito in breve anche quelli. Essendo in massi-ma parte a reclutamento regionale come gli alpini e prove-nendo pertanto dalle montagne e dalle campagne, essi sanno«ar-rangiarsi> in ogni eventualitä. come il noslro Colonnello trovi il tempo di sbrigare le pratiche del Comando. Ix> si b visto re-centenienle effetluare personal-menle la consegna delle armi a nuovi fanli dopo avere pronim-ciato un forte ed elevato di-scorso seguito da una marziale sfilata dei reparti perfettamen-te inquadrati. Lo si vede quasi quotidianamenle assislere alle proiezioni cinematografiche al- bellezza della romana consegna dataci dal Duce: «Vincereb K quesla consegna essi la manter-ranno a costo di rimellerci la vita, che e nulla di fronte alia grandezza della Patria. Nessuno parla mai di loro e della loro diulurna fatica. fi per queslo che nii sono assunlo I'in-carico di parlare di loro, con-siderandolo come un doveroso atto di fede e di riconoscenza. S. Ten. Viiiore Caialani CAPPELLO ALPINO I LEGIONARI DEL 215° BATTAQLIONE SQUA.DR1STI «NIZZA» Questo Battaglione fu formato a Godiasco durante il campo al quale parleciparono anche i ca-merati del 7° Battaglione, oggi in altra zona d'inipiego. II Battaglione «Nizza» ha una sua caratterislica speciale: esso e comix>sto nella sua quasi to-talilä da Squadristi e da Ca-micie Nere provenienti da tulle le localitä d'ltalia. L'animalore e, oserei dire, il Irascinatore č im valoroso Primo Seniore giži Comandante di due Battaglioni in Africa. Cosi, come nelle giornale della Vigilia, ci troviamo — a di-stanza di tanti anni — came-rali fra camerati riunili in grigioverde, pronti come allora a servire la Patria per la quale si crede. si obbedisce, si com-balle e si combatlera fino alla Vitloria. Se tutti questi anni sono oggi visibili sui nostri volti, il nostro spirito di sacrificio š quel- 10 di sempre. Dopo il campo 1 legionari vengono accasermati a Brescia. 11 15 agoslo parlono per la zona d'impiego. Gli uomini del sono sempre in movimento. Compio-no esercitazioni, azioni di ra-strellamento nelle vallate, nei boschi foltissimi ed infidi, nelle varie zone dove si segnala con-tiraiamente la presenza dei fa-mosi ribelli. Non si puö dire di piü perchfe i particolari di queste azioni delicate e pericolose saranno resi noti sollanlo al monienlo opportuno. II Battaglione e pero sempre in linea e non deflette dalla sua linea di condotta aii-dace. Di giorno e di nolle questi legionari, all'ordine di adunala, scallano oome una molla. Sono uomini di tutti i celi: dall'indu-striale al commercianle, dal pro-fessionista all'operaio, dal brac-cianle agricolo aH'impiegato dordine. Nessuno di questi bravi camerati nella sua vila privata avrebbe forse mai rinuncialo a tutto ciö cui oggi rinuncia con spirito degno della migliore tradizione niililare. La vita di oggi, diversa da (luella di ieri, e penelrala con lulle le sue ne-cessilä nell'animo di questi vo-lontari, talvolla ullraqiiaranlen-ni, i quali vanno alle azioni con la stessa fede e l'identico entusiasmo dei bei tempi delle spe-dizioni della Vigilia. Ecco gli uomini del 21—22, ecco gli uomini del 24—25. Al-cuni sono reduci dalle guerre d'Africa e di Spagna, altri giä volontari sui fronte occidentale e greco-albanese. Complelano il quadro molli veterani della guerra 1914—1918. Tutti sono quelli di sempre: i fedeli di Mussolini. Hanno lascialo gli inleressi, la časa, la famiglia, i figli, gli affetti piü čari. Per queslo l'arrivo della posla da časa ö il piü beH'istante della giornata. I volti di tutti si aprono ad un sorriso gioioso che compendia Temozione e I'ansia deirallesa. m Lo scorso seltembre il noslro Battaglione ebbe per la prima volta I'onore del ballesimo del fuoco. In un'inilx)scala tesaci durante la nolle, i vili ribelli trova-rcno la pronia e decisa reazioue di tutti noi. Ecco I'eroico bilancio: un ca-duto nell'adempimento del proprio dovere e due ferili. uno dei quali jjadre di ben nove figii. Vivemmo ore intense; sui noslri volti era visibile il do-lore della perdita subita, ma nelle noslre volonlä pulsava una cerlezza: che il camerata Frascio sarebbe stalo vendicato, e con lui tutti quelli che cad-dero per rendere piü prossima e piü grande la certa Vittoria. Dal 5 ottobre il Battaglione 6 slalo trasferito in altra zona d'impiego. II giorno 6 una nostra conipagnia venlva subito impiegala in un'azione di una certa importanza. Questo Č lo spirito del «Nizzas. I suoi uomini sono sempre pronti a tullo osare, sorretti dalla fede nell'Ilalia e dall'in-crollabile fiducia nella guida del Duce. Csq. Gino Salocchi In questi giorni il Battaglione Squadristi «Nizza-» e partita da Lubiana, desti-nato ad altra zona d'impiego. Esprimiamo a tutte le valo-rose Camicie Nere che hanno dimorato in citta e che or a si trasferiscono in luoghi strategicamente piii delicati, I'au-gurio cameratesco di nuove azioni vittoriose, consacrazio-ne definitiva della consegna armata della Rivohizione. Tornarono vittoriosi dopo I'arduc cimento del conflitto mondiale, con I'indelebile ri-cordo del martirologio di Casare Battisti, i nostri padri e I nostri fratelli da quella ten-zone Che glorificö 11 sacrificio di un popolo nell'olocausto dei suoi migliori. Le Tofane, Monte Canino, II Carso videro e tramandaro-no ai posteri reroismo grande dei figli d'ltalia che, protest neirardore della battagUa, avevano portato nella prima guerra mondiale quel copri-capo col quale anche il gio-vane quadrumviro Italo Balbo combattö e vinse, affidandolo con la sua sacra memoria airammirazione delle genera-zioni del Littorlo: il cappello alpine. E con quel cappello € per quella tradizione, nel nome dei Martiri, pure le squadre d'azione rifulsero per incomparabile valore nella tormentosa vigilia delta Rivo-luzione fascista. Le aspre giogaie dei monti nostri videro poi il cappello alpino vigile scolta dei sacri confini, costante ammoni-mento al nemico esterno. E nel trascorrere degli anni, se-reni niell'adempimento del dovere, fedeli fino alia morte al giuramento prestato, piü cam-pi di battaglia videro su di se i soldati dal cappello alpino. Mute e solenni le aspre Cime del Gran Queiron, del Palavas, di Val Preveire, testi-monieranno alle generazioni avvenire quale fu la dedizione di quel battaglioni che san-cirono con lo slancio e con la fede — premesse indiscutibili di ogni sicura vittoria — il loro giuramento. E quel battaglioni oggi ri-vivono nello spirito, nell'emu-lazione e nella tradizione qui in Lubiana, inquadrati nella ferrea Legione che ha la pre-rogativa grande di portare il cappello alpino, prerogativa certamente ben meritata, in quanto anche nell'aspra terra di Croazia affermö contro i rinnegatori di ogni ordine sociale la legge di Roma, attra-verso una somma di sacrifici, di eroismi, di gloria. Da Raduk a Senokos, da Cubrica Stan a Srednja Gora: arduo cammino' che vide 11 cappello a larga tesa presen-te nel duro inverno della terra di Balcania. La II" Legione CO. NN. d'Assalto tenne alto il nome d'ltalia, la tradizione dello squadrismo, il valore dei nostri soldati. E voile morire con quel co-pricapo I'indimenticabile Comandante del II» Battaglione, lo Seniore Nico Lubin esempio a tutti i legionari. Sulla sua bara la gente di Dalmazia vide quel cappello alpino, sim-bolo dell'eroismo di tutta una razza. La prerogativa che il nostro reparto conserva ed ha santi-ficato attraverso innumere-voli episodi di indiscusso valore, deve rendere orgogliosi coloro ai quali 6 concesso il privilegio di portarlo al pari di chi ha I'onore di fregiarsi del purpureo «Emme» e delle rosse cordelline, colore che a noi ricorda il sacrificio del sangue. Dalle lunghe veglie nei capisaldi del presidio avanzato alia cruenta battaglia che attanaglia e compenetra ogni umana possibilitä, in un so-vrumano sforzo di animi e di spiriti protest nella bramosia deirimmancabile vittoria, dal vecchio legionario che porta sui petto il riconoscimento del suo valore "alia giovane re-cluta Che, pienamente amal-gamata, anela all'emulazione con i fratelli piü grandi, dal caratteristico cappello alpino Che distingue ovunque la nostra legione, possiamo trarre profondo orgoglio non dis-giunto da un nostalgico senso di affettuosa riconoscenza: questa e la seconda Legione, ma seconda a nessuno. Ceni. Pier Antonio Boetii Una chiesa violata dai partigiani in un villaggio Slovene. NEI F4SCI IN TRIWCEA PRESENTSI Si sono s volti, il 25 novembre, i 'fuiierali del Prof. Um-btirto Nano, vittima della bar-barie partigiana. Squadrista, dottore m agraria, padre di famiglia, il Nano era alle dipendenze della Societa ^Enfiona-» di cui diri-gčva le proprieta poste tra Novo Mesto e Črnomelj. II 6 maggio u. s. mentre per servizio viaggiava in uuto versa Semič, con I'auti-sta sloveno e un interprete, ju rapito da un gruppo arma^ to di sei briganti comunisti che lo portarono nei boschi. Da allora non giunsero piusue notizie, malgrado le attive ri-cerche dell'autoritä militare. Soltanto alcuni giorni fa re-parti della Milizia Volonta-o-ia Anticomunista rinvennero presso črmošnjice — in una cava abbandonata — i resti dd Nano. Da testemonianze degli stes-•si. assassini, catturati dalla Milizia Volontaria Anticomu-nista, si e potuta ricostruire la tragica vicenda che pre-senta lati impressionantissi-mi per la primitiva ferocia dimostrata dai banditi. Ecco-oie un eloquente riassunto: i tre catturati furono trasci-■nati nei boschi; appena giun-tivi i partigiani procedettero ad un primo attacco a base di percosse contro i tre prigio-meri. Uautista sloveno fu pero lasciato presto in Uber-tä: vedendo cid il Nano of ferse ai catturatori una somma di denaro, quale prezzo per la sua libemzione. Fu beffato atrocemente per quell'atto ri-tenuto straordinariamente in-genuo. In seguito gli fu strap-pato dall'occhiello il distinti- JwM f^jpovinci« vo fascista sul quale gli si chiese di sputare, in segno di abiura. Al suo rifiuto reciso il distintivo gli fu conficcato nella lingua; quindi, dopo esse-re stato percosso sino alVesau-rimento, fu gettato in un burrone e contro di lui, impotente ed implorante la morte su-bitanea, si cominciarono a lanciare pietre finche la caduta di un macigno non lo sfracello. Richiamati, dopo qualche tempo, dal tanfo di putrefazione proveniente dal burrone, i contadini del luogo fecero la macabra scoperta del cadavere che s'affrettaro-no a brudare, trasportandone poi le ossa in quella cava di pietra in cui furono giorni fa rinvenute. La criminalita bestiale del procedimento adottato dai comunisti per punire il camera^ ta Nano della sua fede fascista non richiede commenti: ad essa risponde sufficiente-mente Vesecrazione di tutte le persone civili. Con 1'assassinio di Umberto Nano la Societa «Emona» vede salire a cinque il numero dei suoi diperidenti ca^luti in mano comunista e inumor nnmente trucidati. La ferocia delle aggressioni sistematiche dei ribelli comunisti contro i fascisti militan-ti in queste terre da redimere, i.'e infranta ancora una volta contro il contegno fierissimo del camerata scomparso che, incitato ad abiurare la sua fede fascista, sdegnosamente rifiutd preferendo la morte. L'albo dei caduti civUi in terra slovena annovera cost un altro martire da ricordare e soprattutto da vendicare. Soleniti onoranze tuneiri a U. Nano UAlto Commissario, il Comandante II Corpo d'Ar mata, il Vice Feder ale e le altre Autorita presenziano alte cerimonie Gli Italian! di Lubiana hanno reso omaggio nei pome-riggio di mercoledi scorso ai resti mortali di Umberto Nano, squadrista, Ispettore della Federazione deiFasci di Alessandria, funzionario dell'Isti-tuto «Emoria», barbaramente ucciso dal canagliume parti-giano. I funerali del camerata Nano, partendo dalla Sede del Pascio, ove per tutta la notte dal 24 al 25 corrente i Fascisti hanno vegliato in guardia d'onore i miseri resti, hanno vlsto al sfeguito I'Eccellenza Grazioli, I'Eccellenza Robotti, il Vice Federale, il Generale Ruggeri e le altre Autoritä lungo tutto il percorso sino alia Stazione ferroviaria. Partecipavano al corteo fu- nebre: la banda presidiaria, il gagliardetto del Fascio ed una rappresentanza di Fascisti e di camerate del Fascio Femminile. Alla Stazione, mentre la banda presidiaria suonavagli inni della Patria e i present! irrigiditi sull'attenti saluta-vano, il Vice Federale ha fat-to I'appello fascista del Ca-duto. Su un vagone speciale i resti mortali sono stati avviati verso il paese natale del de-funto. Nella mattinata, alla Chie-sa delle Orsoline, era stata officiata una Messa funebre alla presenza dell'Alto Commissario, del Comandante il Corpo d'Armata, del Vice Federale e delle altre Autoritä. OFFERTE airufficio Combattenti La fascista Comisso Reden-ta ha Inviato airUfficio Combattenti della Federazione dei Fasci la somma di lire cento perchfe sia devoluta per I'assi-stenza ai camerati alle armi. Spettacolo della compagnia di prosa del Dopolavoro del Fascio per le Forze Armate e i dopolavo-risti italiani Nella serata di domenica 22 6 stata rappresentata sul palcoscenico del Teatro «Drama>, la commedia «Le tre Marie» di Caramello. Al Dopolavoro del Fascio 6 dovuta l'ottlma iniziativa che sarä presto confermata da altre rappresentazioni. 11 primo spettacolo 6 stato dato a favore dei militari dl stanza a Lubiana, una cui nu-merosa rappresentanza gre-miva il Teatro. La commedia, che non man-cava di pregi artistici fatti ri-saltare anche dall'ottima in-terpretazione, 6 stata favore-volmente accolta dai present!. Un applauso a scena aper-ta si t meritata la signora Elli; ma una lode ben meritata va rivolta a tutt! gli ar-tisti e alia regia, che non ha mancato di riscuotere la nostra fiducia per le prossime rappresentazioni. Stasera la commedia sarä replicata per gl! ufficiali del Presidio e ! dopolavorist! italiani. Da Črnomelj Črnomelj operosa discipli-nata e fedele ha accolto domenica scorsa I'Ecc. Grazioli, Alto Commissario per la provincia di Lubiana, con una manifestazione di entusiasmo Che ha confermato al Capo della provincia la lealtä della popolazione. L'Ecc. Grazioli ö giunto alla stazione alle ore 11.30, accolto dalle Autoritä civili e militari del luogo. Con I'Alto Commissario era venuto anche il Gen. Maccario ed a salutare gli ospiti erano con-venuti alla stazione il Commissario Civile, il Comandante del Presidio Militare con gli Ufficiali ed ! Gerarchi del Partito present! a Črnomelj. Dopo aver proceduto a va-rie visite ed inaugiirazioni, I'Alto Commissario ha reso omaggio ai soldati caduti in terra slovena recandosi al Cimitero militare, ove furono deposte corone di alloro a nome suo e del Segretario Federale. Quindi I'Eccellenza Grazioli si č recato alle Sed! deirispettorato di Zona, del Fascio e a quella della GILL, dove ! bimbi consiunavano la refezione scolastica, iniziata nello stesso giorno. L'Ecc. Grazioli ha poi assistito ad un saggio corale degl! Scolari organizzati della GILL; si 6 quindi congedato mani-festando il suo compiacimen-to per I'opera assistenziale svolta dalle organizzazioni fa-sciste ,ed esprimendo ! suoi auguri per la loro alacre atti-vitä. Panorama di Bloke Su un territorio di 7532 et-tari si adagiano le 45 fra-zioni Che compongono il Co-mune di Bloke. Confinante coi Comuni di Stari Trg, Loški Potok, Velike Lašče, So-dražica, Cerknica, la sua posi-zione fe invidiabile; coUine e vali! formano un altopiano incantevole, coperto da boschi, prati, campi. La popoia-zione, 3000 abitanti circa, h dedita in maggioranza all'a-gricoltura e al lavoro dei boschi. La regione boschiva oc-cupa una superficie d! 2605 ettari e rappresenta la ric-chezza effettiva del paese. Buono il patrimonio bovino il quale, per lo stato attuale, ha subito una sensibile diminu-zione. Poco il grano, ottimo e abborüante il foraggio. L'a-gricoltura si 6 maggiormente sviluppata, s causa del dima, nella produzione di patate, che vengono anche esportate in altri comuni. In tutto il comune vi sono 552 case adibite ad abitazio-ne; sono costruzioni basse, quasi totalmente prlve di ogni conforto. La reale deficienza del paese 6 rappresentata dall'acqua. I canali formati da pioggie tDrrenziali scompaiono, dopo breve corso, nei sottosuolo, riversandosi nei lago di Cerknica; potrebbero essere rac-colti in serbatoi che permet-terebbero la regolare distribu-zione di acqua potabile. fi un vecchio problema del Comune, che 1 passati governi hanno trascurato. II comune, che si estende ad est del lago di Cerknica, 6 definito «alti-piano di Bloke». Centro di co-municazione diretta con Trieste, Novo Mesto e Karlovac, quando ancora apparteneva all'ex regno austriaco, il comune di Bloke era collegato direttamente con Vienna, per il trasporto di materiali su vie corrozzabili. II paese ä stato precursore dello sport scii-stico, confermato anche dallo storico tedesco Dr. Schmid. Ancor oggi esistono nei musei di Stoccolma e di Oslo i primi esemplari di sei, usati dagli abitanti di Bloke. Sviluppando le ,vie di co-municazione, questa zona puö essere centro di soggiorno estivo e invernale. Con le vie d i comunicazione non verreb-be certo a mancare un buon servizio alberghiero; si po- trebbe cosi raggiungere uno s\iluppo commerciale, che an-drebbe anche a favore dell'in-tera provincia. I governi che si susseguirono prima della ' nostra occupazione nulla hanno fatto per valorizzare il paese; abbandonato a se stesso, sfruttato al massimo dal-I'erario, il comune di Bloke si č trovato neH'impossibilitä di raggiungere quello svilup-po che la favorevole posizione naturale gli dä il diritto di avere. Il finima attacca ^actigiaM Giorni or sono, transitando per la strada che conduce a S., mi rammentai di quel no-stro camerata, Segretario del Centro def. P. N. F. di S., attualmente volontario sul fronte russo, il quale esatta-mente un anno fa ebbe l'ono-re di essere il primo gerarca fascista ferito in questa provincia dal plombo bolscevico. Chi sentiva parlare allora di partigiani? Chi aveva mal viste le bände comuniste? II 19 ottobre 1941 era una domenica. Nei paese di S. il solito movimento festivo: uo-mini anziani che giocavano a carte in trattoria, giovani al-legri intorno al fiasco di vino, ragazzi sulla piazza che si rincorrevano. II Comandante di quel Presidio Militare, un Ufflciale superiore e il Segretario di quel Centro del Partito stavano discorrendo nei pressi dell'ufficio postale, quando alcuni spari di fucile richiamarono la loro atten-zione. L'Ufficiale si fece tosto ap-prestare un autocarro per an-dare a vedere donde proveni-va quella sparatoria. Che Cosa era successo? II piccolo Presidio di L., distante circa un chilometro, era ,stato aggredito da una banda di comunisti che, ap-postati nelle case di paesani favoregglatori, avevano aper-to un micidiale fuoco di fu-cili e di mitragliatrici contrc I'ufflcio postale, il Comando e la mensa militare. I nostri soldati, colpiti pro-üitoriamente mentre stavano consumando il rancio, inve-stiti dalle prime raffiche, pre- cassaforte e portandosi die-tro i propri numerosi morti e feriti. Nei frattempo a S. si era in allarme. II Segretario del Centro voleva seguire ad ogni costo I'Ufficiale. Saltato sul-I'autocarro in marcia si uni ad una ventina di soldati e vide con piacere che I'Ufficiale non osava plü riman-darlo. Anch'egli era un buon soldato. Quella piccola squa-dra, piena di fede e di ardl-mento, era ormai giunta a cinquecento metri da L. quando fu fatta segno unprovvisa-mente a un intense fuoco di mitraglia. La prima raffica invest! I'Ufficiale e I'autista e bloccö la macchina. Erano giuntl vicino ad una piccola cappella. Altre raffiche colpi-rono il Gerarca del Partito ed altri soldati che, saltati giü dal camion, dopo aver ada-giato i feriti piü gravi a ri-dosso della cappelletta, si ap-prestavano con le armi in pugno a difendersi dall'lnvl-sibile nemico, 11 quale, na-scosto tra le siepi adiacenti alia strada, era pronto a stron-care ogni tentativo di rinfor-zi al Presidio di L. A questo pugno di valorosi giungevano intanto all'orec-chio gli spari del sanguinoso combattimento che si stava svolgendo a L. Le loro condi-zioni erano difficili. L'Ufficiale, ferito al polmone de-stro, perdeva sangue in ab-bondanza. Bisognava provve-dere finchš s'era in tempo. II Segretario del Centro ai due unici soldati rimasti 11-lesi diede I'incarico di re-carsi in cerca di soccorsi a S., I soccorsi intanto non giungevano; 11 Gerarca del Fascio, benchfe ferito alia co-scia, decise di partire da solo alia volta di S. Incurante dei consign di non esporsi a pe-ricoli magglori. Zoppicando, quasi a carpo-ni, ora correndo ora strisciaJi-do, tra 11 fuoco dei pattigia-ni, riuscl a raggiungere S. e ad indicare alla squadra di rinforzo il posto preciso ove giacevano I'Ufficiale ed 1 soldati. Intanto i ribelli, compluta la loro vile aggressione, per tema di nostri slcuri rinfor-zl, si eclissavano sulle mon-tagne vicine, mentre le auto-ambulanze accorse prowede-vano a trasportare all'ospe-daletto da campo gli eroici soldati feriti che, stretti in-tomo al loro Comandante e al Gerarca del Fascio avevano saputo tener testa alla banda comunista. Romano Rea <*t\ C i f r p. L'importanza ■ w. delle Mutue Flat fe attestato da queste cifre rias-suntive: — 143.000 inscritti (com- presi 1 famillari); — 20 mllionldillre annue in sussidi, assistenza sanitaria, colon le estive; — 18 ambulatori, 9 con- valescenziari; — 700 medici; — 3 Colonie estive per 1 bambini. r LIBRERIA. IG. KL£liAYÜf[D. BURG -ILJ Soc.og.l. - MlkloJIČeva 16 Tutte le novitčk llbrarle in Italiano - sloveno - tedesco. Nuovl testi scolastici per tutte le scuole di ognl ordi-ne e grado. Giornall d i moda e riviste. Camicie Nere in azione contro i banditi in Slovenia. sero le armi e benchš alcuni fossero giä feriti ricacciarono i ribelli che avevano tentato, anche lanciando dalle fine-stre delle bombe a mano, di entrare nei loro baraccamenti. I partigiani, vistl inutili tutti i loro reintegrati attac-chi, si allontanarono aspor-tando dall'ufficio postale la raccomandando loro di pro-cedere con cautela, a sbalzi. Partirono. Uno cadde dopo un centinaio di metri, l'altro fu perso di vlsta. Nei frattem-Do I'Ufficiale, raccolte tutte le sue forze, s'alzö ritto lanciando ai ribelli, piü forte che potfe tutta la sua fede: «Viva l'Italia anche dopo morto.» CINEMATOGRAFI LUBIANA Rappresentazioni: giorni fesfivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni (eriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA Itagazzi e fanciuUc innumorate ricordate che „aiRE BlISSIl TRE VILTE" Frederic March, Virginia Bruce. Seguc una storia drammaiica interprctata da due grandi attori Jean Gabin c Simone Simon „L'ANGELO DEL MALE" MATICA Un gioiello di grazia e poesia — LILIA SILVI - rindimenticabile Seanipolo nella sua nuovissima parte Amedeo Nazzari, Paolo Stoppa, Lauro Gazzolo, Carlo Romano UNION Film commovcnte o uppasstoiianlc ..SENZA MANNA" OtÜmi attori: Jean Parker, Eric Linden Seguo: JHA FAMIGLia IMPOSSIBILE" Brillante commedia con Armando Fat-coni, Pina Remi, Maria Mercader MOSTE Iji bcllissima LA JANA ncl suo piü grande film „LA STELLA DEL RIO" Una grande coppia artlstica Alida Valli e Carlo A/«cA/ — in „CATENE INVISIBILI" KODELJEVO Una commedia ricci dl carallerisliche figure „BARUFFE D'ANORE" Hans Moser, Theo hingen, Leo Slezak Film sensazionalo: „UOMIil SUL FOMDO" \\wit%a 'iHca SABATO. 28 NOVEMBRE 1942-XX1. NOSTRO STILE Un nostra redattore ha falio pubblicare sul *Corriere di Napoli* del 14- novembre it seguente trafiletto, intito-lato *Giovani napoletani»: «II dott. E. C., che milita nei ranghi del Guf napoletano, e stato teste nominato redattore di «prima linea», primo giomale che vede la luce a Lubiana, sotto gli auspici della Federazione dei Fasci di Combattimento. Al dott. C. giovane di salda fede e di larga e moderna cultura, vajino le nostre cameratesche congratulazioni.» II direltore, considerando il geslo non adeguato a quel- lo stile fascista che *prima linea* persegue con costanza lontana da ogni inquinazione di esibizionismo, ha provve-duto al ritiro della tessera di redattore al camerata C. Sin dal primo giorno di pubblicazione *prima linea» avverti i famelici di autopub-blicita che questo non era il terreno adatto per facili quanto ridicole esibizioni. Con Videntica intransigenza morale rinnova oggi il mo-nito a quei giovani di ^salda fede e di larga e modema cultura-» che debbono ancora imparare a integrare queste ammirevoli doti con quella modestia — consapevolmente fiera — che contraddistingue la vera stampa fascista. I Si avvertono i let- \ S • i tori, specie quelli \ 1 residenti in Luhia- : • • • L : • na e provincia, ene i «prima lineay> ac- j 1 cetta la collabora- : • ■ 1 zione di tutti. \ ■ 2 : L'ortodossia, see- { m ■ : vra da discussioni ■ \ oziose, dovra im- : • « i prontare gli arti- i [ coli e la critica j j dovra essere co- ; ■ ■ : struttiva. : m ■ j Gli esibizionisti e i i i cercatori di ce- j 1 lebrita non fanno \ j per noi. ': Per i UM CONCORSO Classifica generale del con-correnti del concorso prono- stici dope i risultati della 7» glomata: punti Cap. Magg. Perotti Emidio 22 C. M. Pugliesl Ugo ... 20 C. Magg. Benvenutl Walter 19 S. Ten. Fuoco Francesco . 19 Geniere ZigUotto Luigl . 19 Ck)nf. Plzzldax Valentino . 17 Cont. Trevlsan Adelchi . 17 Cap. Stradollnl Odero . . 17 Cent. Serrettl Leopoldo . 17 Serg. Sanfülppo Ignazio . 16 Serg. Revoloni Vittorio . 16 V.csq. Bemini Vltaliano . 16 C. Magg. Casati Francesco 16 Serg. Ramondelli Umberto 16 Cap. Fez Giovanni ... 16 Serg. Bemini Giustino . 15 V.csq. Berti Osvaldo . . 14 Sold. Cicerone Eude . . 14 Cap. Schiavon Ugo ... 14 Cap. Magg. DaUa Libera Giuseppe......13 C. M. D'Altobrando Angelo 13 Sold. Fem Paolo ... 13 Cap. Di Coßimo Umberto 13 Cap. Frattale Mario . . 13 Gen. Rizzi Gustavo . . 13 Cap. Di Stasio Gaetano . 12 Carablniere Ortelli Antimo 12 Gen. Tramontana Silvio . 12 Cap. Berardi Primo ... 11 Gen. Lanzoni Gino ... 11 Cap. Donati Nicola ... 11 Art. Tavema Giuseppe . 11 Sold. Barone Umberto 11 Cap. Frasi Palmiro ... 11 Sold. Sommacal Giovanni 11 Conf. Silenzi Starüslao . 11 Fin. Daldone Giuseppe . 11 Fante Italiano Emanuele 10 Cap. Sabodelli Luigi . . 10 Art. Cioffi Alfonso ... 9 Gen. Picciali Giuseppe 9 Art. Basso Mirko ... 9 Sold. Brandl Franco . . 9 Gen. Fontana Mario . . 9 Serg. Gussetti G. Batta . 9 Sold. Otaieda Claudio . . 9 Sold. Rubboli Alberto . . 9 Maresciallo Manetti Luigi 9 C. N. Barberi Giuseppe . 8 C. N. Pisani Guido ... 8 Carablniere Paoletti Onofrio 8 G. F. Rettore Umberto . 7 Gen. Di Angelis Cesare . 7 Gen. Goldoni 1..........7 Sold. Bonozzi Tino ... 7 C. M. Bastianuto Gino . 7 Cap. Bemaccoli Giusto . 7 Gen. De Luca Alfredo . . 7 Cap. M. Fabbrucci Vasco 7 Gen. Minella Angelo . . 7 Sold. Poiesi Giovanni . . 7 Art. Saluzzo Rocco ... 7 Gen. Berger Aristide . . 6 Cap. De Munari Gino . . 6 Gen. Ferrari Renato . . 6 Serg. Magg. Munari Domenico ......6 Gren. Paulini Firminio . . 6 Mitr. Puebli Giuseppe . 6 Gen. Badiali Ismeno . . 5 S. Ten. Bei Giullo ... 5 Art. Bovo Virginio ... 5 Cap. Magg. Cuoghi Ezio . 5 Sold. Dionigi Elio ... 5 Fante Lionzo Angelo . . 5 Gen. Savio Primo ... 5 Cap. Magg. Reml Remigio 5 Serg. Varponi Bruno . . 5 Art. Bellotto Gino ... 4 Cap. Cavazzana Maggiorino 4 C. N. Comatti Serafino . 4 C. M. Cantero Espedito . 4 Cap. Corradini Benito . 4 Conf. Congiusti Nicola . 4 Serg. De Simone Antonio 4 Gen. Gaudenz! Giovanni 4 Cap. M. De Metri Alfideo 4 Gen. Gallerani Paolo . . 4 V.csq. Micor Maggio . . 4 Art. Paolorossi Giuseppe . 4 Art. Tagliasacchi Mlmi . 4 Art. Tosato Bruno ... 4 Art. Cola Armando ... 3 Cap. Dalla Costa Iginio . 3 Art. Di Pasquale Flaviano 3 Sold. Luppd AquUinio . . 3 Fin. Marangoni Wüüam . 3 Carab. Paoletti Luigi . . 3 Fante Raffaele Vladimire 3 C. N. Melchiorri Galileo . 2 Serg. Magg. Campolmi Cesare.......2 Cap. Magg. Calcaterra Bruno.......2 LOTTERIA det 100 ^»cefnt Si ricorda ai possessori dei biglietti estratti che per otte-nere il premio cui hanno di-ritto dovranno inviare al piii presto all'Ufficio Combattenti della Federazione il biglietto Vincente. Tale biglietto verrä poi restituito insieme con il premio, per dar modo al possessore di partecipare al concorso per la collezione delle figurine. CONCORSO di cuituca ^sexsta Informiamo i partecipanti di questo concorso che il termine per la presentazlone delle risposte š stato prorogate al 18 dicembre p. v. CONCORS! a fiecttU Ad integrazione e chiaria-mento del bando dei concor-si a premi indetti dall'Uffi-cio Combattenti, si precisa che ai concorsi deUe figurine, giochi e di Cultura Fascista, possono partecipare solamen-te i sottufficiali graduati e militari di truppa. II Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste ha indetto un concorso per titoli e per esa-ml a N. 30 posti di capK) ma-nipolo nella Milizia Nazionale Forestale, in servizio permanente effettivo; da conferire ai giovani forniti di laurea in scienze agrarie o in ingegne- ria civile che abbiano pre-stato servizio in una delle Forze Armate dello Stato con il grado di ufficiale. Per chiarimenti rivolgersi airUfficio Combattenti. II Ministero deUa Guerra ha indetto un Concorso a 283 posti di tenente medico, a 19 posti di tenente chimico far-macista ed a 22 posti dl tenente veterinario, al quale possono partecipare gli uffi-ciali in servizio permanente o in congedo, di qualsiasi arma corpo o servizio nonchč gli altri clttadini italiani e albanesi, i quali siano in possesso del titolo di studio relative, e non abbiano supe-rato il 32o anno di etä. Per chiarimenti rivolgersi all'Ufficio Combattenti. CORRISPOiDEiZA coft i (nititaci Serg. Esposito Gaetano La pratica relativa alia tua iscrizione nella Milizia deve essere svolta dal Comando della Legione CC. NN. del Co-mune ove prenderai residenza ed awiata soltanto a conge-damento awenuto dal R. E. Sold. D'Andrea Guido Non hai diritto al sussidio durante i 18 giorni di licenza perchd trattavasi di licenza speciale, durante la quale hai percepito regolarmente gli as-segni militari. C. N. Fava Giuseppe II tuo Comirne non puö ri-conoscerti il sussidio nel periodo di licenza di convale-scenza perchč la convalescen-za si riferiva a malattia pree-sistente alla chiamata alle armi. Se ciö non 6 preciso invia una dichiarazione del tuo Comando e sarä ripresa in esame la tua pratica. Lettere A «PRIMA LINEAx Continmno ad affluire sul tavolo di redazione lettere di combattenti che esprimono, con commovente sinceritä, il plauso dei camerati che se-guono di lontano ed indtano la nostra fatica. Eccone al-cune: Fante G. B. Panna — Comando Quartier Generale — P. M. 153. «Sarä per me un vivo titolo d'orgoglio poter riceve-re «prima linea». Questo gior-nale, nato in trincea, rivive le giomate dello squadrismo eroico di venti anni fa ed e la sicura promessa della con-tinuazione della nostra Rivo-luzione che qui, in terra di Balcania, trova nel combattimento contro gli Ultimi co-nati del bolscevismo i suoi militi migliori.» * * « Caporalmaggiore Nelso Roc-ehetti — Comando 23" Reggi-mento Fanteria — Posta Mi-litare 59. «Per un caso fortuito sono venuto in possesso di una co-pia del vostro settimanale «prima linea» che mi ha col-pito in special modo per la chiarezza di stile e la tratta-zione degli argomenti vera-mente consoni all'attuale stato dl cose. Vi prego di anno-verarmi fra 1 richiedenti per l'invio del settimanale.» * ♦ * Caporalmaggiore Lelio Sal-vatori — 13" Reggimento Art. D. F. Comando — Posta Mili-tare 81. «Vi sarö grato se vorrete inviarmi in omaggio il vostro baldo «prima linea», alfiere della nostra fede in terra slo-vena.» « * * Autiere Amleto Righini — 8» Battaglione «M» Plotone Comando — Posta Militare 46. «Ho letto con entusiasmo «prima linea» e ITio trovato un giomale molto interessante e vicino alio spirito di noi combattenti. Avrei molto pia-cere di riceverlo.» ftutna Until 3ETTIUANALB OELLA PBDIRAZIONI Dil PA8CI DI COMBATTIMENTe DI LUBIANA Dlrettors respontibll* LUIGI PIETRANTONIO TIpogratia >Mprkur« 8. A. Lublan* Airboir Societä a g. I. LU B I AN A Commercio ed Industria legnami MOBILI di quanta J. J. NAG LAS LUBIANA NOVI TRG 6 Casa londafa nel 1847 GRANDE ALBERGO „U N I 0 N" Lubiana - Miklošičeva c. 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