ANNO XVIII. Capodistria, 16 Febbrajo 1884. X. 4. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Del Museo di antichità in Pola(,) Venezia febbraio 1884. Gara P. T. in Laude Pompeja. M' avete prevenuto, perch' io, meno paziente di voi, volevo lasciar tempo al peccatore di pentirsi e di confessare la colpa: tanto mi parve grossa! — Chi sia Sergio non so, ma certo ha 1' aria del patriota intelligente, d'animo generoso, di elevato sentire, e non comprendo quindi come gli sia cascata in mente l'idea stranissima, di trasformare, come dite con frase giustamente incisiva, il sacro tempio di Augusto, (e di Roma) in un vero granàio. Ma.....se talvolta ha dormicchiato il divino Omero, a più gran ragione dobbiamo perdonare al nostro Sergio. Il quale avrà assunto, penso, un tal nome non a ricordo del patrono cristiano di Trieste (e di Albona, insieme a Giusto, a Bacco ed a Teodoro), ma a ricordo piuttosto dei Sergi di Pola, poi De Castro Polae, dei quali ci resta insigne monumento la Porta aurea, che il popolo ancora oggi denomina rata (au-rata). Ma chiunque egli sia, o voglia farsi, egli certo ha il merito di aver risvegliato un ormai vecchio, ma forse troppo sommesso, lamento ; ha il merito di aver con animo deliberato posto il dito sopra una piaga che, per la troppa pietà dei cerusici, minacciava doventar cronica e cancerosa. Epperciò se voi lo segnate e lo knedite, io di tutto cuore lo laudo ed applaudo. Passando ora alla seconda parte della vostra sfuriata contro il campanilismo, ì' egoismo, 1' abbandono, l' inerzia ecc. non mi perito dichiararmi coram populo ii parere contrario nel punto dove consigliate in modo perentorio di portare in Pola come in loro sede naturale tutte le ricchezze archeologiche sparse per l'Istria. — Pola, amico mio, non è più la città-museo d'altri tempi. Alla Pola vecchia si è sovrapposta la nuova e la nuo-tissima. Dell' episcopio, del battistero bizantino, della insigne basilica di S. M. Formosa, delle chiese binate poste sul colle di S. Michele famoso per la dimora di Dante, dello Stabilimento dei Templari al Campo Marzio ») Vedi i N. 2 e 3 della Provincia. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. I presso la via Flavia conducente al Porto Flauatico (Medolino), del Chiostro eretto dai Sergi a S. Francesco, dell'elegante tempietto sull'isoletta S. Caterina nel porto,e di tanti altri monumenti cristiani, bizantini, medioevali sono sparite in gran parte non pur le reliquie, le traccie. I sepolcri che faceveno tutto il loco ! varo, si cornano sulle dita, e se dopo la vandalica distruzione del Teatro (Zaro) operata da un ingegnere francese d'infelice memoria, restano in piedi il Tempio d'Augusto, la Porta aurea, l'Anfiteatro, la Porta d'Ercole, la Gemina, sono chiusi però in una cerchia di torri e di forti, difesa e pericolo ad un tempo. 11 carattere antico non è tolto, nò, al paese, che ad ogni colpo di marra il classico suolo, (m'è dolce cosa ripetere un epiteto sentito quarant' anni fa, dall'amico De Franceschi), il nostro classsico suolo rivela le antiche condizioni e le glgjvs doli' Istria. Ma iu Pola sull' antico s' è, come dicevo, sovrapposto il moderno in modo che Pola più che un venerando Museo, è adesso un grande arsenale e porto di guerra. Pola è tutta, di dentro e di fuori, in larga cerchia una cittadella, una fortezza, una rocca, irta di bocche da fuoco e di polveriere, sulla terra e sul mare. Ora, ponetevi la mano sul cuore: rebus sic stantibus, vi pare prudente spogliare l'Istria tutta di tutti i suoi gloriosi ricordi preromani, romani, medioevali per concentrarli in un punto circondato da tanti pericoli? Nò, nò. Restino in Pola le cose di Pola (Pietas Iulia, Pollentia, Herculanea) e si raccolgano in Pola le cose dell'antica colonia e dell'agro suo, o almeno della parte meridionale, e quindi quelle di Altura (Visasze, lsacio, Nesazio), di Medolino (Mutila?), di Pomer (Faveria?) di Promontorium ecc. ecc. Questo è inevitabile, è necessario; ma si lascino, per carità di patria, al loro posto, negli agri di Egida, di Emonia, di Parenzo. di Cissa, di Albona, negli agri dei Secusses, dei Subocrini, dei Montonenses ecc. le lapidi romane ivi tornate alla luce. Spostate, perderebbero il loro più speciale significato, e terminerebbero col confondere anziché illuminare la storia per quanti pitaffi venissero ad esse applicati. Dico le lapidi romane, non altro; chè gli avanzi dirò così mobili, le reliquie d'altre epoche anteriori e posteriori, gli oggetti litici, i cotti, i bronzi, le stoviglie, le urne, le armature, le armi, gli ornamenti muliebri, le cose minute insomma, a qualunque epoca esse appartengano, certo non possono lasciarsi disperse, ma devono radunarsi in uu solo Museo provinciale, coordinate, s'intende, e registrate in modo che lo studioso possa farle soggetto di studi comparativi non solo, ma riferirle alle varie località della regione istriana. E per facilitare cotali studi, il Museo dovrà anzi tutto et-sere fornito di un esemplare della Carta plastica che, quasi frutto finale dei lunghi, dotti e amorosi studi, ha legato alla provincia 1' indimenticabile Kandler. Ma a questo i bravi istriani ci pensano già, e quanto hanno saputo fare negli ultimi tempi ci è arra che faranno, e faranno bene e anche presto, se non mente una voce che muove a me dal Foninone, dal Quieto, dal Leme, e dall' Arsa, una voce non canora, ma seria, e eh' io nell' alma sento. Ora permettete che in coda alla sfuriata di parer contrario, presenti a voi e ai lettori della Provincia, le conclusioni di alcuni miei rapporti scritti aucora negli anni 1874 e 1877. Repetita juvant. Trovandomi nel Luglio del 1874 in Pola, per verificare cose antiche ricomparse ivi ed a Medolino, ebbi su questo proposito uua conferenza col podestà d' allora Dr. De Martini. I progetti da lui posti innanzi congiunti ai quesiti della Giunta provinciale, e lo scambio reciproco delle idee, mi diedero occasione di formulare le seguenti articolate proposte: „1. Nella città e nel comune di Pola per legge „e per regola non si fa nuova fabbrica, nè innovazione „di fabbrica vecchia, senza che sia sentito il comune, „il quale esercita poi sorveglianza diretta mediante il „suo tecnico. — Se tutte le imprese avessero seguito „o seguissero il metodo tenuto dal sig. Rossi, e dai „di lui ingegneri, di segnare, cioè, sulla pianta dei „nuovi edificii le antiche costruzioni emerse negli escavi, «basterebbe che il comune raccogliesse copia di cotesti «disegni e li facesse man mano riportare dal suo'tecnieo „sopra una pianta a grande scala della città, o sulla „mappa del suo comune, e contemporaneamente aprisse «un registro di indicazioni tecniche tali, che valgano „in brevi parole ad esplicare le qualità delle costruzioni stesse. In questa guisa con poca fatica e con „pochissima spesa si verrebbe mano mano ricostruendo ..sopra dati sicuri la pianta dell'antica Pola. Capisco «che molte ottime opportunità sono passate, perchè „negli ultimi 25 anni si fecero tanti movimenti di «terreno quanti non se ne faranno più forse in 50. «Nullostaute per quanto mi assicurò il sig. Mattassi, „il passato non è da considerarsi tutto perduto. Alcuni „degli Imprenditori e Architetti, che assunsero o «diressero i principali lavori, sono vivi e presenti e ..conservano torse in grau parte i disegni delle opere ..eseguite. Poi egli stesso, il Mattiassi, che dimora in „PoIa da oltre 15 anni, e che anche prima di essere ,,addetto al comune si occupò sempre d' ingegneria, e «gli piacque di visitare ogni nuovo lavoro, ricorda di «molte cose, e potrebbe impegnarsi di dare in proposito „delle indicazioni utili e concludenti. Ora poi che è «tecnico comunale deve per instituto d' uffizio visitare ,continuamente ogni nuovo escavo, ogui opera nuova, „e quindi, meglio che altri, purché n' abbia mandato „dal Comune, potrà giovare le ricerche e gli studii «relativi. Ad ogni modo quello che non è stato fatto ,.finora, si può ben farlo d'ora in poi, e sarà qualcosa: „un' opera buona incominciata che sia procede da sè. II. «Stimerei indispensabile di applicare un N". «ad ogui nuova pietra sculta o scritta che si credesse „meritevole di essere raccolta e conservata; N°. che, „per renderlo iucancellabile, sarebbe da segnarsi in „ piccolo, con colore ad olio, e da riportarsi quindi nel «Registro di cui sopra, e, ove possibile, anche sulla ..pianta della città, perchè chiunque possa vedere a «colpo d'occhio quando e dove sia stata trovata. III. «Crederei che uua volta recinto l'anfiteatro, „si potrebbero benissimo collocare nel suo interno i „marmi e le pietre più resistenti, sculte o auche «scritte, quelle di forme più colossali e di lavoro meno «delicato, meno soggetto a deperimento, se anche esposte alle intemperie. IV. «Restaurandosi il tempio di Augusto, crederei «indispensabile di munire le finestre di ramate abbastanza fitte perchè non possano introdurvisi gli uc-«celli, i quale col loro sterco lordano le lapidi sotto-„post.e; e dico ramate, non vetri, per lasciar libero il «giuoco dell' aria, che altrimenti tutto si coprirebbe «di muffa. V «Credo che nell' alto delle pareti del tempio „si potrebbero benissimo e collocare sopra mensole e „incastoiiare di molte lapidi, e consiglierei di incastonare «preferibilmente quelle che sono rotte, spezzate, man-«canti, onde ne sia assicurata la conservazione. VI. «Fatta questa operazione, sarebbe poi indispensabile di costruire un piccolo palco mobile col «quale e sul quale potessero facilmente accostarsi «alle lapidi stesse quegli studiosi che volessero veri-«ticare e dirò così toccare con mano certe forme e «formolo che lasciano spesso dubbioso il lettore. VII. «Provveduto in tal modo alla più opportuna «collocazione, conservazione ed evidenza delle lapidi «ed altri monumenti, importerebbe intere-sare il Genio «militare ad altri eventuali detentori di pietre scritte, „o anche sculte di una certa importanza, a volerle «consegnare al Comune. Nel che non vi si dovrebbe «incontrare difficoltà e perchè il pat'se abbonda di «pietre, e perchè chiunque abbia fiore di civilà e di coltura, „sà troppo bene che una, o poche pietre isolate uon «hanno quella importanza che acquistano raccolte in «un Museo; e sul riflesso infine che spostate, o peggio, «asportate, perdono ogni significato storico locale, rite-«neudo il solo merito artistico, che per solito non è «il principale." Tre anni dopo, nel Settembre del 1877, compiuta una caccia archeologica (lasciatemi passare la frase) coli'amico De Franceschi e col di lui figlio, Giulio, a Caroiba (Quadruvium) di Moutona, a Montona, alla Grotta di S. Stefano, alla Fontana sotto Pingueute, a Pinguente, a Marceuigla (Marcenilla), a Dubrava di Verh, a Giuradi, a Rozzo, a Roma di Rozzo, sono venuto a queste altre conclusioni e proposte. «Dal fin qui esposto risulta, — che delle isciizioni «romane, pubblicate dal benemeritissimo Kandler, alcune «perirono, e parecchie furono errate nella stampa, — „che dopo quella importantissima pubblicaz:one ne "vennero in luce non poche, — che quelle specialmente «che sono nell' aperta campagna, o in villaggi privi «di ogui lume di civiltà, deperiscono e corrono rischio «continuo di essere rotte e distrutte, — che per lo «meno poi sono perdute per gli studiosi, perchè è «impossibile che i più si sobbarchino al disagio e alla „spesa di luughe cavalcate per trovale, e spesso non «trovare, una pietra sculta o scritta d'incerta lettura, „e talvolta di dubbia importanza, — che quelle stesse „che trovausi nelle borgate maggiori, o nelle città, «sono disperse, talvolta in siti di difficile accesso, tal' «altra troppo esposte alle intemperie e agi' insulti dei «fanciulli e degl' ignoranti. „In conseguenza è necessario, è urgente che sieno ^raccolte nei Capoluoghi e quivi collocate sotto una «loggia pubblica, o nell' atrio della Casa comunale. o „in altro pubblico edifizio centrale, di facile accesso, al «coperto dalle intemperie e tutte unite, a comodo degli «studiosi paesaui e stranieri, a decoro del paese, a lume «della storia. La provincia, i comuni nou devono iu ciò «farsi scrupolo di spendere. È una spesa imposta dalla «civiltà dell' epoca, e dall' esempio delle altre provincie «dell'impero, senza dire di tutti i paesi che si rispettano. „In Istria abbiamo questo particolare vantaggio, «(notate bene), che la divisione attuale per distretti «giudiziari, corrisponde, più meno, agli antichi agri «romani, e quindi portando le iscrizioni e le pietre «romane dalla campagna nei Capoluoghi, non si spostano, «ma restano nel loro àmbito naturale..... E nell'ottobre successivo, in seguito a escursione fatta iu Altura-Yisazze (Nesazio) e a Monticchio, col Vice-Capitano provinciale Dr. Amoroso, col Dr. Scampicchio, col Sig. Covaz e col Sig. Mattiassi Ingegnere municipale di Pola, ho consigliato 1' acquisto, appuuto pel Museo di Pola, di pietre scritte e sculte esistenti in quei siti, e ho ribadito il chiodo della pianta dell' antica città, della raccolta delle lapidi disperse, della loro coordinazione e registrazione, confortando il mio assuuto con spiegazioni e ragioni che oggi ancora mi paiono buone e opportune. Chi volesse vedere le tre citate mie Relazioni, le troverà stampate nella Provincia anno 1874 N. 15 e 16, e anno 1878, N. 2 a 7. Divenuto oggi più radicale iu fatto di monumenti antichi, insisto nou pertanto che !e lapidi spezzate s'incastonino nelle pareti dei tempio, ed altre di piccole dimensioni e leggere si collochino pure iu alto su mensole; ma consiglio d'altronde che si murino addirittura tutte le fenestre non originali e si dia aria e luce al tempio dall'alto, sostituendo iu siti opportuni grosse lastre di vetro, alle lamine di zinco ond' è stato modernamente coperto. — La cella del tempio è piccola, non arriva a 80 metri quadrati di area, se alcune mie vecchie Note non fallano; ma essa è alta così che sommate le pareti ne risulta in complesso una superficie di 300 e più metri quadrati. Utilizzandola colle dovute avvertenze si può trovar posto per molte lapidi. — Che se non bastasse (e probabilmente non basterà), piuttosto che in un Giardinetto o Cortile, io consiglierei di portare, come diceva, i p^zzi maggiori e men dilicati, nell'Anfiteatro, e disporli in bell'ordine o meglio in vago disordine sul pendio interno del colle. — Che se ancora non bastasse e occorresse uu luogo chiuso, si potrebbe ricostruire una parte della gradinata, sott' esso la quale, sostenuta a volti, ottenere uno o molti locali a piacere. E se a cotesti locali non si potrebbe dare luce sufficiente per gli spiragli della gradinata, ben sarebbe facile supplirvi di volta in volta che venissero visitati, col gas. La ricostruzione di una parte della gradinata, di un meniano, di un cuneo, od anche di una minore, assai minore sezione, non sarebbe dispendiosa, penso, più della costruzione di una corte con portici, o di una grande sala, o dell' acquisto di un giardino in situazione centrale. Il paese è ricco di pietra, gli studi del Carli e dello Stancovich faciliterebbero l'opera dell' architetto, e 1' esempio vivo delle gradinate dell' Arena di Verona e del Colosseo quella dei Capimastri. Nil difficile volenti. Sono d' accordo con voi che con piccoli mezzi raccolti con assidua cura ed in larga cerchia si possono fare di grandi cose; ma vi prego di unirvi a me nel riconoscere che la gran maggioranza dei nostri fratelli Istriani, in questi ultimi tempi, lottando con difficoltà d' ogni specie, hanno pur fatto non poco pel vantaggio e decoro della provincia. Vivete felice. Affezionatissimo vostro I. L. La lettera, che segue, tratta ancora della conservazione degli antichi monumenti marmorei di Pola, e noi la pubblichiamo unitamente alla prima perchè provano ambedue quanto stia a cuore ad egregi patriotti la conservazione di quei monumenti. È noto, del resto, come in questi giorni siasi costituita nella nostra provincia un comitato per la fondazione di una società d' archeologia e storia patria, che avrà sede in Parenzo. A questo nuovo sodalizio spetterà, d'accordo colla già esistente società politica, l'attendere alla conservazione di quanto ci resta scolpito sul marmo a testimonio del nostro passato. Ecco la lettera : Quindici anni sono ormai passati, dacché reduce da una breve escursione a quel centro luminoso della nostra storia, che è Pola, vi scriveva (vedi Provincia del 1 ottobre 1868) parole, che avrebbero voluto essere di fuoco contro le deturpazioni, a cui erano esposti i monumenti sacri di Pola, invocando rimedj pronti ed efficaci contro il disperdimento di que' cimelj preziosi, proponendo anzi la formazione di un Museo Patrio, nel quale si avessero per intanto a raccogliere, salvi dal furore bestiale delli uomini e dalla edace ala del tempo, non solamente i pochi avanzi allora malamente raccolti nel Tempio d' Augusto, ma altresì tutti quei documenti, che sarebbero via via venuti alla luce nelle escavazioui, che si andavano facendo allora a Pola. E parve che la mia voce non suonasse invano. Tosto dopo un onorevole deputato provinciale, che qui voglio ricordare a titolo d' o-nore — il Dr. Antonio Barsan — presentava alla Dieta due formali proposte intese a salvare dalla generale dimenticanza l'Arena, mediante opportuni provvedimenti. Il nesso tra l'Arena e li altri monumenti di Pola è strettissimo ; e a me sorrise allora la speranza che, studiandosi i facili avvedimenti per conservare ai nostri posteri l'Arena ron si sarebbe tralasciato di provedere anche al resto. Vana, vanissima lusinga! perchè la lettera del nostro corrispondente di Pola ci ammonisce che per il Tempio d' Augusto e per il Museo Patrio nulla si è fatto ; 1' uno è in condizioni anche peggiori di quelle di prima, l'altro è ancora in mente Dei. Non vai la pena di ricercare chi sia colui, sul quale ricade 1' ultima responsabiltà di questa negligenza vergognosa. La colpa è di tutti e di nessuno. Se in provincia esistesse una vera opinione pubblica formata dalle persone più colte e più autorevoli ; in altre parole se le persone più colte e più autorevoli della provincia sapessero e volessero adoprare la influenza, che necessariamente esercitano su quanti li avvicinano, la voce della stampa non suonerebbe al deserto, quando tratta argomenti d'interesse generale. Ma pur troppo manca da noi il sentimento della generale solidarietà delli interessi ; il giornale ha un bel gridare, un bel mettere il dito sulla piaga e farla gemere sangue; il sig. A. e il sig. B. e il sig. 0., che sono in grado di comprenderlo, e che avrebbero modo di dar corpo a una seria agitazione legale, purché si occupassero dell' argomento, non se ne occupano niente affatto; o non leggono il giornale, o, se l'han letto, pensano che altri se ne occuperà. E così il giornale, che altrove è una potenza, perchè ha virtù di movere 1' opinione publica, qui da noi è meno che nulla, giacché nessuno s'interessa di quanto esso scrive ; è veramente la vox clamantis in deserto. Ma con questo bel sistema siamo anche venuti al punto in cui siamo, abbiamo avuto il piacere di vedere assalirci nelle nostre più fidate trincee e contenderci il diritto di essere padroni in casa nostra. Abbiamo vinto per un ultimo resto di innata vigoria, che si ribellò istintivamente contro l'ignobile attacco, e perchè i nemici uon erano ancora abbastanza addestrati.. Vogliamo arrivare a questo ? No, vivaddio ! E allora coraggio ! e rifacciamoci del tempo perduto, e difendiamo le nostre case e i nostri figli con tutte le armi, che la storia e la civiltà e la giustizia ci offrono. Prima, anzi primissima tra esse i nostri monumenti, che sono come chi direbbe i diplomi della nostra nobiltà. Conserviamoli, completiamoli, presentiamoli allo straniero per modo che egli, venendo a visitarci, ci trovi scritto a lettere indelebili, il nostro passato. E poiché fortuna volle che appunto in questi giorni si costituisse tra noi uua Società Politica, che destò tante speranze, raccomandiamo a lei i monumenti di Pola. Dove fallirono le autorità comunali e provinciali non fallirà 1' opera di un' associazione spontanea composta dei più operosi cittadini. Auguriamolo almeno, perchè se anche la Società Politica dovesse non sentire tutta la importanza, che sta racchiusa in quei vecchi ruderi di Pola, non ci resterebbe che intonare il Deprofundis e aspettare che quanto prima nel Tempio d'Augusto s'insedii una Citaonica. Un documento storico risguardante Umago Portole, gennaio 1884 Nel fascicolo segnato in rosso col numero 483 dell' archivio vescovile di Cittanova trovo un documento originale risguardante Umago che vuol essere stampato. È noto agli studiosi di storia patria, che al tempo degli otto vescov°ti istriani, la giurisdizione ecclesiastica dei medesimi non si regolava secondo il confine politico del paese. Muggia p. e. e Pinguente, venete, appartenevano alla diocesi di Trieste, austriaca. Umago, a motivo della giurisdizione e della de-■ cima, fu segno a lunghe questioni fra i vescovi di Cittanova e di Trieste. Questioni che sarebbe ozioso ripetere, mentre no' Commentari del vescovo Tominasini e nella Storia del De Franceschi se ne discorre ampiamente. Basti sapere che Umago, veneta essa pure, dipendeva, per le cose di religione, dalla diocesi di Trieste. Stabilita nell'anno 1784 tra la Corte di Vienna e il Principe veneto la massima di regolare i confini delle diocesi con la norma del territorio civile, Umago passò a' vescovi di Cittanova nel 1785. Ad esecuzione di questo accordo avvenuto fra i due Principi, ecco 1' istru-mento stipulato dai vescovi Anton Giovanni Lucovich e Francesco Filippo conte degPInzagui. ,,Notum sit omnibus ad quos pertinet, quod cum inter Sacram Cesareo — Regiam et Apo-stolicam Maiestatem ac Sereuissimam Rempubli-cam Venetam conventum fuerit ut Paroehr.e infrascriptae quae in Istria Veneta ad Episco-patum Tergestinum jure ordinario hactenus per-tinuerunt, Episcopatui Aemoniensi piene et om-nimodo cedantur, illique in perpetuum uniantur : Excellentissimus et Reverendissima Dorninus Franciscus Philippus e Ootnitibus ab Inzaghi Episcopus et Comes Tergestinus ab Augusto.... nominatus Episcopus Gradiscanus ad beneplacituin tamen et ratihabitionem Sanctae Sedis Aposto-licae ex una, atque Illustrissimus et Reverendissimus Dorninus Antonius Ioannes Lucovicb Episcopus Aemoniensis altera ex parte eateuus consenserint quod eaedern Parochiae cuin Bene-ficiis in Istria veneta iisdein adnexis, pariter cum omnibus suis iuribus, apartinentiis ac dependen-tiis in posterum et perpetuis temporibus censeri, et esse debeant pars Dioecesis Aemoniensis pronti easdem Parochias et Beneficia idem Exmus et Revmus Dnus Eppus Tergestinus prò se ac successoribus suis vigore huius conventionis, libere absque ulla reservatione aut couditione, omni meliori modo, iure ac forma in perpetuum et irre-vocabiliter Episcopatui Aemoniensi renunciat, ce-dit ac relinquit, eademque ita renunciata, cessa ac relieta esse et manere vult. Sunt autem Ec-clesiae et Parochiae seguentes : Umago : Matte-rada : quibus etiam accensendae veniunt Ecclesiae filiales ad praenominatas Ecclesias et Parochias sub certis suis invocatiouibus spectantes, et si quae aliae in supradicta Istria Veneta eidem Episcopatui Aemoniensi assignatae Ecclesiae hic expressae non fuerint, etiam pio expressis haben-dae. Quam cessionem ac renuntiationem et tran-slationem cum omnibus et singulis hoc instrumento contentis, Idem Einus et Rmus Dnus Eppus Tergestinus ex una, ac Illmus et Rmus Eppus Aemoniensis ex parte altera semper ac perpetuo ratas, validas ac firmas haberi volunt, ac prò maiori firmitate ac robore praeter sigi-lorum appensionem manibus propriis subscripse-runt. — Actum Tergesti in Residentia Episcopali XIII Kal. Novembris Anno MDCCLXXXV." Ometto di riferire i dispacci corsi in questa circostanza tra Venezia e il podestà-capitano di Capodistria, le lettere di questi al vescovo di Cittanova e quelle fra i due vescovi. Ricordo solo una lettera del podestà-capitano Flaminio Corner del 22 marzo 1786, con la quale, riferendosi a lettera ducale ricevuta il dì 11 dello stesso mese, restituisce al vescovo di Cittanova il documento in parola e lo avverte eh' esso è un atto publico esecutoriale del convenuto fra i due Principi e che vuol essere conservato. Avvenuta 1' aggregazione alla diocesi di Cittanova, in data 23 marzo 1787 trovo una lettera del podestà-capitano Matteo Dandolo allo stesso vescovo. In essa gli comunica che, udite le infor- mazioni dei deputati ad pias causas e avuto riguardo alle condizioni meschine della sua mensa episcopale, il Senato ha consentito che tutte le rendite percepite in addietro dal prelato estero nella Terra di Umago e suo territorio derivanti da terre, affitti, decime nell' importo di annue lire 1500 circa, le abbiano a godere da ora innanzi i vescovi di Cittanova. Cou questa condizione che detti vescovi abbiano ad aprire in Umago una scuola a vantaggio della gioventù umaghese. In data poi 6 giugno 1789 trovo indicate le condizioni d'affittanza della decima (che sta bene registrare) poste dal vescovo ad Antonio Pastrovicchio di Umago. Il Pastrovicchio s' era obbligato di pagare per cinque anni lire 1950 annue, due capponi e due prosciutti. La prima rata a S. Martino con lire 975 e due capponi ; la seconda entro il mese di maggio con lire 975, più due prosciutti. La Provincia, dopo lo sperpero fatto de' nostri archivi municipali, depositaria amorosa di quelle poche memorie che sparse qua e là vien fatto ancora di trovare, accoglierà, spero, nelle sue colonne anche queste notizie. Per il che me le dichiaro riconoscente. V. G. 2ST o tizie Tito Yezi o ài Alberto GMov anni ni Siamo lieti di poter annoverare un nuovo trionfo del nostro concittadino Alberto Giovan-nini. La sua nuova opera Tito Vezio, data all' Argentina di Roma, piacque assai, e 1' autore, già noto per altri bellissimi lavori musicali, ebbe venti chiamate. Da Capodistria, concittadini e corpi morali, inviarono al bravo istriano telegrammi di felicitazioni e di auguri. Uguale annunzio del felicissimo esito, che s'ebbe 1' opera del Giovannini, lo leggiamo nella „Per-severanza." Da molte parti, così scrive il valente critico Filippi in quel giornale, ci giunge la lieta notizia del grande successo ottenuto dal Maestro Giovannini, al teatro Argentina di Roma, colla sua nuova opera Tito Vezio. Abbiamo veduto un dispaccio di persona imparziale e disinteressata, nel quale si annuncia che il teatro era zeppo, 1' opera è molto piaciuta, il maestro ebbe venti chiamate e furono bissati due pezzi. Questa notizia, prosegue il Filippi, farà piacere ai molti amici ed estimatori del Giovannini, il quale è un musicista distinto, uno de' migliori professori del nostro Conservatorio, ed ha date prove di dottrina musicale e di fibra artistica. Molti altri giornali del Regno profondono encomi alla nuova opera del nostro comprovinciale, che ormai occupa un posto distinto tra i compositori di musica, onorando in modo sì degno, la sua terra natale, la quale lo ricorda tra i più illustri suoi figli. Come appendice alle notizie già pubblicate sull' opera Tito Vezio, nel rechiamo alcune altre : La Gazzetta di Venezia porta questo dispaccio da Roma in data dei 9 : Iersera, al Teatro Argentina, ebbe ottimo successo il Tito Vezio, nuova opera del maestro Giovannini." E L/' Indipendente riferisce pure le seguenti notizie avute da Roma in data degli 11: „Siamo ben lieti di poter annunziare che il Tito Vezio, questo grande spartito dell' egregio nostro amico e comprovinciale maestro Alberto Giovannini, ebbe un ottimo successo. Il teatro Argentina era affollatissimo di un publico scelto. Le chiamate furono tre al primo atto, tre al secondo, sette al terz' atto, tre al preludio del quarto, che venne bissato-, una alla marcia funebre e due alla fine. L' interpretazione eccellente da parte dell' orchestra, diretta dal maestro Ma- j scheroni. Vennero inoltre replicati il finale se- J condo, il duetto d' amore e la marcia funebre. I La stampa romana dedica lunghi articoli critici su questo spartito musicale. Queste nostre notizie faranno piacere ai molti amici ed estimatori del Giovannini — di Trieste e dell'Istria." Tra le risposte dell' illustre maestro ai telegrammi che gl' inviò la sua patria, rechiamo la seguente, diretta alla Società operaja, siccome documento del grande affetto che il Giovannini sempre porta alla sua terra natale. Air Ill.mo Sig. Presidente della Società Operaja Capodistriana Mi affretto, appena ritornato a Milano, a ringraziare, commosso, la Società Operaia Capodistriana di aver partecipato alla mia gioia per la felice riuscita del mio Tito Vezio sulle scene Romane, e di avermi inviato telegraficamente le sue felicitazioni. — Più di qualsiasi onoranza io ambisco sempre a rendere di me soddisfatti i miei concittadini, si figuri, perciò quanto care mi siano le loro lodi. Accetti III. Sig. Presidente le espressioni della mia più viva riconoscenza. Milano, 13 febbraio 1884. Dev. Obbl.o Alberto Giovannini Riccardo Bazzoni, primo cittadino di Trieste, fiomo molto stimato por le rare virtù del cuore e dell' in-geguo, versava nei giorui scorsi in grave pericolo di vita. Possiamo oggi annunciare, che la robustissima sua tempra ha vinto il fiero malore, e che già s'incammina alla guarigioue. A perpetuare la venerata memoria di Francesco Hermet, la Delegazione municipale di Trieste decretò di far eseguire dal pittore Scompanni il ritratto ad olio del benemerito patriotta e collocarlo nella sala delle sedute; di accogliere inoltre l'offerta delle rappresentanze di tre Associazioni cittadine per una fondazione che porti il nome di lui ; di porre iu fine in luogo adatto del Municipio una lapide, la cui leggenda ne ricordi i meriti. Il 17 febbraio poi. anniversario della morte di Francesco Hermet, la Società del Progresso terrà nella sala del Gabinetto di Minerva una solenne adunanza commemorativa, nella quale si scoprirà ini busto marmoreo del compianto trapassato. Il comm. Giuseppe De Leva, lo storico insigne della cui amicizia molti de'nostri si onorano, ottenne dall'Accademia Romana dei Lincei il cospicuo premio di lire diecimila fondato dal Re. Il prof. Vincenzo De Castro, notissimo scrittore e pedagogista istriano, teune addì IO correute, nel Ga-biuetto di Minerva in Trieste, un discorso intorno alla Scuola ne' suoi rapporti pedagogici, didattici e sociali. L'uditorio, scrive L' Indipendente, che aveva accolto il conferenziere con un lusinghiero saluto, lo applaudiva alla fine vivamente, apprezzando la nobiltà dell' intento, la lunga esperienza della vita e il sincero entusiasmo. In seguito all' istanza di nullità, presentata dai tre preti slavi querelanti contro il redattore dell' Istria per la sentenza assolutoria emessa in di lui favore dalle Assise di Rovigno, la Corte di Cassazione confermò la detta sentenza, condannando i querelanti alle spese del processo. Intorno ai recenti scavi di Verino, ecco cosa scrive l'illustre Luigi Pigorini, professore di Archeologia preistorica: „Vidi i bellissimi disegui degli oggetti di bronzo, arcibellissimi, trovati a Vermo .... Provo vivissimo piacere nel sapere, che in Istria sono molto animati per le ricerche paletuologiche. Là è comparsa una vera miniera, e sapendola esplorare, chissà quante belle cose troveranno, e quanto aiuto recheranno ai nostri studi." — Se tauto scrisse intorno agli scavi di Vermo, I' illustre scienziato, si maraviglerà poi degli oggetti scoperti ai Pizzughi, i quali superano di molto in bellezza ed importanza quelli di Vermo. Anche a Portole si sta ora formando una Società di mutuo soccorso. Questa estensione che va preudendo nei nostri paesi simil genere di associazioni, è pur una prova dello spirito di solidarietà che va radicandosi nelle nostre popolazioni, ed è a sperare del loro lieto avvenire. Il prodotto delle olive iu Italia, che, tenendo conto del periodo di fruttificazione, avrebbe dovuto essere nel 1883 per tre quarti vuoto, sarebbe risultato di ettolitri — uu milione e treceutosessant' un mille — corrispondente al 41 % del raccolto medio; di qualità per ottima, per 7/13 buona, per 2/(, mediocre, per V13 cattiva. Società politica istriana Neil' adunanza di Presidenza tenuta a Pisino addì 2 corr. venne, con pieno accordo degli iuterveuuti, esaurito completamente 1' ordine del giorno. Scusati i non comparsi, preso atto di alcune comunicazioni di puro ordine ed approvate le proposte modalità , per l'ordinamento interno dell' ufficio, il consesso eleggeva, a termini dello statuto sociale, a segretario il sig. Felice Dr. Glezer, ed a cassiere il sig. Ludovico Covaz, ed incaricava il presidente della compilazione del regolamento interno, designando il giornale „L' Istria" quale proprio organo per la pubblicazione degli atti sociali. Al punto V. dell' ordine del giorno vennero per quest' anno istituiti iu via di esperimento quattro premi, uno di f. 50, uno di f. 40 e due di f. 30 da conferirsi a quattro maestri delle scuole pubbiche popolari di campagna che meglio si saranno distinti Dell'insegnamento razionale della lingua italiana. Al punto VI. dell' ordine del giorno (eventuali altre proposte) veniva approvato il testo del memoriale ormai avanzato al Ministero del culto e della pubblica istruzione, e deliberato da darsene partecipazione alla Giunta provinciale ed ai maggiori municipi della diocesi Parentiua perchè volessero alla lor volta appoggiate il memoriale al ministro stesso. Stabilì anche la detta presidenza di rivolgere agli abitanti della campagna, nostri comprovinciali, una lettera, iu cui con calde e patriottiche espressioni, si fa a spiegare lo scopo della società politica. La lettera, inviata il 2 febbraio corr. dice tra le altre cose, che intendimento della novella società è di contribuire a migliorare possibilmente le coudizioni sociali ed economiche degli agricoltori cibitanti nella campagna, i quali mancano di ogni altra risorsa. Riceviamo e pubblichiamo il seguente scritto di un giovaue nostro comprovinciale. Il soggetto non è nuovo, ma lo riteniamo opportuno — oggi più che mai — che si coltiva con tanto studio ed amore la nostra lingua, questo sacro patrimonio redato dai nostri maggiori. Sulla necessità di apprendere il patrio idioma La parola, dono che la Divinità concesse all' uomo, creato nelle relazioni d' uua vita attiva colla stessa e colla società, è il ponte d'unione tra il cielo e la terra, come dice il Tommaseo; è P espressione della ragionevolezza di quella creatura, alla formazione della quale s' accinsero le stesse mani di Dio. Ma questa parola, comune corrispondenza d' affetto tra Dio e 1' uomo, tra questi e 1' uomo fratello, di differente suono fu quindi improntata per ogni singola parte della terra — e ciò, confessiamolo, per l'orgoglio della stessa umaua famiglia, moltiplicantesi uelle adiacenze dell' Eden antico. Ora dalla diversa impronta della parola surse la serie delle Nazioni, distinte ancora tra loro per carattere, usi e costumi ; compito d' ognuna delle quali è il morale e civile perfezionamento a formare quindi il tipo uno, sociale. L'elemento però costitutivo di questo progresso è dato dalla lingua, poiché, come dice il Foscolo, ogni uomo sa che la parola è il mezzo di rappresentare il pensiero ; ma pochi s' accorgono, che la progressione, 1' abbondanza e 1' e-conomia del pensiero, il linguaggio insomma, sono effetti della parola. Necessario torna quindi lo studio del linguaggio per l'influenza sul pensiero; perchè da esso deriva 1' esatta espressione o meno del medesimo ; perchè per esso cresce il tesoro delle conoscenze, e nobilitate le facoltà intellettive acquistano vita perenne. E qui non impedendomi lo spazio d' esaminare il movimento progressivo del pensiero e della ragione dato dalle parole, di leggeri vedremmo l'importanza di codesto studio. Dirò tuttavia, che le parole sono la veste del pensiero, il quale comparirà ben ornato e composto, se proprietà ed ornamento avranno le parole istesse. — Sono alcuni, scrive il Costa, i quali dicono, che quante volte si abbia cura dei pensieri, poco importa per le parole. Ma, per qual virtù della mente di chi parla, potranno tragittare i pensieri in quella di chi ascolta? — La lingua è lo strumento della ragione. Con la lingua povera, l'uomo ha poco intendimento; per cui coloro i quali sono nemici dello studio della lingua e non si curano dello stile, sono nemici della ragione. A distinguere poi il vero dal falso, il bene dal male, fa di mestieri anco lo studio della logica, arte autonoma della parola, la quale somministra chiarezza ed ordine alle idee, cosicché le apprendiamo tali quali furono concepite. Tolto 10 studio del linguaggio, ecco frustrata la ragione e la favella ; onde disse il Foscolo, che 1' uomo trova aiuto nella parola, e la riscalda de' suoi desideri, e 1' adorna delle sue speranze, e fa che altri tremi al suo timore, e pianga alle sue lagrime: affetti tutti, che senza questo sfogo proromperebbero in muggiti ferini. E più oltre : — La ragione, ove fosse destituita della parola; non sarebbe prerogativa dell' uomo ; ma come ne' bruti ridurrebbesi all' istinto. — Il linguaggio adunque fissando il nome alle varie sensazioni sì le rafferma da risvegliarcele anco assenti gli oggetti. Lo spirito coli' aiuto dei segni linguistici traccia infinita la serie delle conseguenze, e perciò si allargano i limiti della facoltà raziocinante. Dell' influenza poi del linguaggio sullo sviluppo delie arti e delle scienze, Socrate diceva, che quanto per legge è ottimo e da cui abbiamo norme alla vita, tutto impariamo coli' aiuto della parola, perchè le scritture e le tradizioni sono 1' eredità dei posteri. Ed ora ristando, di qual lingua dovremo a preferenza d' ogni altra occuparci ? — Non v' ha uomo di sana mente, che non preferisca la propria, la lingua in cui pensiamo, la lingua dei nostri padri, la lingua colla quale stiamo in relazione coi nostri vicini, coi parenti, coi famigliari e cogli amici. Qual vergogna anzi non è specie per noi, Italiani, trascurare il nostro linguaggio, che è il più nobile, perchè il più arrendevole all' espressione di ogni sentimento ; è 11 più ricco del pingue retaggio di due lingue madri; il più armonico, e direi quasi sovra gli altri divino. Motivo indi precipuo e molteplice di tale preferenza, si è il conseguente facilitalo apprendimento delle lingue morte e straniere ; perchè non tutti possono far mostra del loro ingegno, pompeggiando colle bellezze dei classici antichi greci e latini, ed in fine perchè la maggior parte di noi, chiamata agli affari della vita civile, all' amministrazione delle cose pubbliche, esercita la sua missione nella lingua patria. E qui concludendo, dico, che il linguaggio coli' influire tanto sul pensiero, accresce la cerchia delle conoscenze, nobilita le intellettive e morali Cil'ODISTKlA, Tipografia di Carlo Priora. facoltà ; quindi si stringono pel patrio idioma le masse cittadine, le classi sociali tutte nei sensi del comune accordo, della fratellanza e dell'unità d' azione. E di azione abbisogniamo, chè di opere emulatrici manca la virtù in mezzo alla nostra società. Che giova mai 1' ammirare le imprese d' un eroe e non sentire la brama di eguagliarlo? — Alessandro il Grande invidiava bensì alla gloria di Achille, decantato da Omero, ma l'invidia lo portò ad emularlo, per cui ancor diciottenne lo vediamo alla battaglia di Cheronea contender al padre suo 1' onor della vittoria, e quindi a vent' anni succedergli nel regno. Imitiamo adunque ancor noi l'esempio luminoso di que' tanti nostri valenti campioni del pensiero non meno che dell' azione, i quali con una vita integra e colle opere, frutto di lunghi studi, resero immortale il loro nome, e illustrarono la terra nativa, lasciando la posterità ricca de' loro serti ; e non facciamo, che, se pur fosse possibile, rimessa la pietra sepolcrale, questi padri del sapere avessero ad indietreggiare ed. arrossire per l'ignavia dei loro nepoti. Z. L. PUBBLICAZIONI É prossima, assai prossima la pubblicazione delle Poesie e prose del nostro Pasquale Besenghi degli Ughi. Quest' operetta, adornata del ritratto dell'illustre scrittore istriano, eseguito dal valente pittore Lonza di Trieste, conterrà la biografia, le liriche, le poesie satiriche, le lettere, tra le quali alcune già pubblicate dall' avv. Madonizza, ed altre prose. Il tipografo triestino G. B?lestra e Comp. assume le associazioni al prezzo di fior, uno e mezzo l'esemplare; pei non associati questo costerà fior. due. — É inutile ripetere, che compilatore della raccolta besenghiana è il friulano Oscarre de Hassek, già raccoglitore degli scritti dell'illustre isolano, pubblicati in Trieste nel 1878 dal Hermanstorfer. Ora siamo lieti di annunciare questo nuovo iavoro di compilazione, perchè oltre onorare il uome già celebre di Pasquale Besenghi degli Ughi, arricchisce la letteratura istriana, fatta ormai splendida in questo secolo coi nomi di Francesco Combi, di Michele Fachinetti, di Francesco Padovani, di Antonio Maria Lorenzini. di Sebastiano Sbisà, di Leonardo D' Andri, di Giovanni Carrara, di Giovanni Manzini, di Gio. Andrea Dalla Zonca, di Antonio Madonizza, di Giovanni Oplanich, dei Pesaro, dei Costantini, degli Angelini, del Pavan, del Predon/.ani, del Radoicovich, del Bazzarini, dello Stancovich, del Contento, del Novello, del Vascotti, del Bencich, di Lorenzo D' Este, del Lugnani, di Agostino Carli, e di moltissimi altri ancora. Pietro Muaoiiizza — Anteo (iravisi edit. e redat. responsabili.