ANNO XXIV. Capodistria, 16 Maggio 1890. N. 10 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Og-nuno si casa sua Gli altri artisti (Continuazione, vedi N. 6 del 1889 e seguenti) 30. Maroti Francesco, intarsiatore e intagliatore. — Vedi stranezza del caso, o meglio: anomalia delle passioni umane ! Mentre per quasi tutti gli altri il K. seppe trovare qualche grottesco segno crobatico, tanto da adombrare, se fosse possibile, la pura origine italica dei bellissimi nomi ; per questo artista, il cui valore io non ho alcun interesse di discutere, non ci trovo invece nessun tentativo di iugoslava trasfigurazione ! Forse perchè biografo e artista si trovavano qui un poco più a casa propria? —• Traduco, abbreviando la narrazione. Nacque agli Spincici, sotto la città (!) di Castua, il 25 luglio 1811. A Zagabria entrò presso un maestro falegname; indi a Zara apprese il disegno, perfezionandosi da sè medesimo nell'intaglio; nella quale arte arrivò, secondo l'A., ad alto grado. Ritornato in patria, lavorò di molto per le chiese e pei privati. Sin da Trieste e da -Venezia gli venivano commessi utensili di chiesa, altari, tabernacoli, statue di legno, pulpiti, crocifissi, ecc. Nel 1856, per la chiesa di Zvonecie, fece un altare in istile romano (? !), e un altro per quella del cimitero di Rucavaz. K. loda la sua maniera di marmorizzare e d'indorare. Al compilatore del dizionario non facciamo altro appunto all'infuori di quello, di aver posto la liburna Castua nell' Istria, mentre sono i castuani stessi, che protestano contro la gratuita asserzione cuculieviciana. Nella quale cosa ci troviamo con costoro in pien' armonia geografica. Meno male, almeno per questa volta. 31. Moreschi N. pittore, che visse in Albona, dove per quel duomo ebbe a dipingere : 1. sull'organo: Gesù nella sinagoga fra i dottori ; 2. La dedizione della città alla signoria veneta; 3. Sopra la porta maggiore: L' albero genealogico di Maria ; 4. non lontano da Ai-bona, sulla strada comunale, nella cappella della B. V. della Consolazione ; varie pitture murali. Fonte. Bartolomeo Giorgini Asolano. Memorie storiche antiche e moderne della terra e territorio di Albona. M S C. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Ud nupiero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 32. Mori (de) N.*) capodistriano. L'A. dice, che i concittadini di questo pittore ne apprezzavano assai le opere, e che avanti alcuni anni gli avevano dato a ritoccare i guasti della pittura del Carpaccio : Cristo in croce, la quale si trovava nella chiesa di San Tomaso. • ; 33. Oplanich Gabriele (il quale, naturalmente per logica derivazione nazionale, è detto : Oplanic Gavril). • La fonte citata è quella dello Stancovich ; sicché troviamo di rimandare il lettore o alla rispettiva I. e-dizione (Trieste, 1829. T. II. p. 449) od alla II. (Capodistria, 1888 pag. 355), deplorando ancora e sempre, che il genio musicale dell' Oplanich (1804-24), di cui av>va concepito tante belle speranze lo stesso immortali Rossini, siasi spento, anzi tempo, a nostra grande disavventura. Dr. E. N. *) Nazario Demori nacque nel 1816 e mori nel 1833; fece gli studi nell' accademia di Venezia e riportò buoni certificati che si conservano dalla famiglia. Di lui non esiste, per quante ricerche fatte, che un ritratto ad olio, di sè stesso e alcuni ritratti a mat-tita. Il Cristo nell' oratorio di s. Tomaso non è del Carpaccio e neppure della sua scuola; nè per quanto si sappia e si veda venne ristaurato di recente. (Nota della Red.) INDICE DELLE CARTE 1)1 RASPO (Archivio provinciale) Filza 2. (Continuazione vedi N.o 8 e 9) anno 1520 pag. 1025-1106 Capitano Bernardino Bondulmier Criminalium secundus Seguito del registro di reati commessi entro i confini del Capitanato sotto il governo del capitano Bernardino Bondulmier. anno 1614 pag. 1107 Lettera al capitano senza data, presentata il 5 di aprile 1614 da Mattio Filippino del Capitan Simon, il quale chiede per sè, eredi e successori in perpetuo campi 20 circa tutti incolti spinosi et derelitti situati nel terr.o di Parenzo in contra detta Malfermo confinato da una con le terre de Giacomo Persurich (?), 2.o terre di me supplicante, 3.o il loco chiamato Strabba, et 4.0 Malfermo picol salvis offerendomi di ridur quindesi d'essi campi a perfetta coltura et il rimanente conservar per pascolo cf anemali. anno 1614 pag. 1109 Lettera al capitano senza data presentata il 29 marzo 1614. Giustina vedova del q. Zuanne de Berti chiede per sè eredi e successori in perpetuo : 1) terreno nel territorio di Valle in contrada Moncastello incolto e derelitto di 5 campi. Da due parti confina col detto monte, 3.a monte della Fontanella e 4. a strada comune. Si offre di ridurre a coltura 2 parti di essi campi cinque nel termine assegnato dalle leggi coi carichi e ordini che piacerà al capitano. 2) Terreno de campo uno nel terr.o stesso in contrà del laco di Godina. Confina da una con le terre della petente, 2.a gli eredi q. Luca Godina e via publica. Si offre di ridurlo a coltura entro un anno. 3) Un casale derelitto e distrutto nel Castello di Valle. Confina da una la supplicante, 2.a casa di ser Piero Cozza q. Nicolò, 3.a casa di m. Zulian Lourina et 4.a via publica. Si obliga di quello accomodar et redificare entro 3 anni. anno ? pag. 1111 Lettera senza data al capitano. Fioretto Fioretti di Valle chiede nel territorio di Valle un monte detto Maggian (?) di campi 30 circa incolto e spinoso. Si offre coltivare 4 parti e la 5.a resti ad uso di pascolo. Confina da levante il Ronco (?) del Pozzo delli heredi Quintani, Ponente il monte chiamato Mattile (?) del comun di Valle, Tram a li beni o terre di S. Giacomo ostro strada publica che va in collme (?). — Doi campi come de sop.a in confin de Valle incolti e spinosi con obligo come de sopra. Confina levante, ponente, tramontana e ostro terre incolte della Comunità (1). anno 16.... pag. 1113 e 1114 Lettera al capitano senza data. Il suo precessore capitano di Raspo Costantino Venier aveva investito il 22 di giugno 1603 il q. D. Francesco Brionese di Rovigno di un pezzo di terra boschiva sassosa e spinosa nel territorio di Rovigno in contrada di vai mala di campi sette circa coli' obligo di ridurla a coltura come appare noli' istrumento d'investitura. Non avendo potuto il detto defunto Brionese eseguire tutto e perciò decaduto, il figlio di lui Andrea Brionese chiede di esserne investito lui co' suoi eredi e successori in quella parte di terra lasciata incolta di circa 4 campi coli' obligo di ridurli a coltura entro 5 anni stabilito dalle leggi, il che facendo nutrirà sè e la sua povera famiglinola. anno 1614 pag. 1115 Lettera al capitano senza data, presentata nell'anno 1614. Zuane Giurcovich, venuto già anni 6 dal paese turchesco ad abitare nella Polesana, supplica di volergli concedere due pezzi di terra tutti incolti pieni di sterpi e sassi posti nel territorio di Pola, contrada di Medolino chiamata Munita. Uno di essi ha campi 30 1* altro 20 con alquanti olivi entro Confina a levante e mezzodì la via publica, a bora Micula Zupetieh e a ponente la via publica e un pezzo di terra delle monighe di Fola. Si obliga dì coltivare 40 campi e il resto riservare a pascolo delle sue bestie. anno 1614 pag. 1117 Lettera al capitano senza data, presentata il 2 di maggio 1614. — Luca Giurgiovich, venuto 6 anni addietro dal paese turchesco ad abitare sotto la republica, supplica gli sia concesso un pezzo di terra incolto nel territorio di Pola contrada di Medolin nominato centinesa (o centinera (?)) di campi 30. Confina a levante la casella (casetta (?)), a mezzodì San Serzo (Terzo, Zorzo?), a bora una valle di pesiza alivesich (?), a ponente una valle di Mosetto (Masetto, Moretto?) centinesa. Si obliga di coltivare 25 campi entro due anni e il resto riservare a pascolo delle sue bestie. anno ? pag. 1119 Lettera al capitano senza data. — Simon Sponzin del q. s. Domenico cittadino e abitante di Rovigno supplica di essere investito per sè ed eredi in perpetuo di 13 campi di terra incolta nel territorio di Rovigno nella contrà del monte Cena (?) et monte de Lama, tra un monte et laltro. Confina a levante e ponente le sue terre, ostro la marina e tramontana il detto monte de Lama. Dieci campi si obliga di coltivare e 3 serbare a pascolo di due bovi da lavoro. Processus civilis ....') anno 1520 pag. 1131-1158 Capitano Bernardino Bondulmier Denuntiarum secundus Registro di contravvenzioni denunciate quasi sempre dal cavaliere. anno 1522 e 1523 pag. 1159-1174 Capitano Nicolò Zorzi Processus civilis inter Marcum de Crastoia ex una et Ambrosium de villa Baz (?) Lite tra i detti per spese sostenute nella occasione che alquanti bovi furono trattenuti a Draguch. (Continua) G. V. — Portole -------- Lieti di porgere buone notizie del nostro egregio Don Angelo Marsich, pubblichiamo il seguente documento da lui favoritoci con promessa di un seguito di altri documenti dei tanti preziosi eh' egli con assiduo e paziente lavoro ha raccolti. Episcopi Augustini co. de Brutis Tom. II Actorum, 126a—130» Ceremoniale praticato nel Funerale dell'Eccellentissimo Signor Gio. Battista Basadonna Podestà e Capitano di Capod' Istria (morto in carica). Sorpreso da forte accidente apopletico il nobil H. Sig. Gio. Batta. Basadonna attuale Rettore di questa Città il giorno delli 11 Agosto 1738 — all'ore 19 circa non potendo la vehemenza del male riceure alcun sollieuo dalla vigilante assistenza delli tre medici qui ressidenti ed hauendo rilleuato Monsignor Illustrissimo e Reu.mo Vescouo il graue caso, si trasferì personalmente al Pu-blico Palazzo, et osseruando, che sempre più il male si auuanzava, assicurato dal Padre Lettor Fra Lorenzo Giustiniani de Predicatori osseruanti hauer il Paziente fatta la sua confessione sacramentale, non essendogli potuta somministrare la SS.ma Eucaristia per il vomito, ordinò, che fosse chiamato il Sig. Decano, il quale-alla presenza del Prelato gli somministrò l'Estrema Vnzione, essendo il Paziente in buoni sentimenti; Indi asceso il male al Capo, si osseruò, che non era molto lontana l'An-gonia, e perciò munito dell' Indulgenze del Rosario dal Padre suo confessore, si passò all'Assoluzione pontifìcia da Monsignor Illustrissimo ! Intanto arriuato il Fisico Dolcetti da Pirano, fecero i Medici la consulta, et addoprati tutti i rimedij dell'arte, niente giouò, anzi abbatutta da replicati accidenti conuulsiui la natura, si andaua prossimando alla sua dissoluzione, onde assistito tutta la notte da Religiosi, e la mattina susseguente nella quale fu pressidiato con l'Indulgenze della Cintura, e del Carmine, e datali re-plicatamente dal suo confessore la sacramentai assoluzione circa l'ore 20 del giorno susseguente rese l'Anima al Signore Iddio, assistito dal Prelato, e dal Sig. Vicario Generale (a), e dal Decano, e d'altri sacerdoti, in età di 52 anni, e di Regimento non compiuti li mesi 5. senza hauer potuto far testamento. anno ? pag. 1121-1130 Capitano Bernardino Bondulmier 1) Non decifrabile per carte logore e scrittura sbiadita. (a) Barnaba de Bruti, Canonico Scolastico. Recitate dal Sig. Decano ch'era con Cotta, e stola sopra il spirato cadauere le solite prezi del Rituale, fù da suoi familiari uestito, e posto in Cassa, la quale coli' interuenimento del Sig. Decano, et alquanti Canonici preceduti dalla Croce Parochiale, fù uerso 1' Aue Maria leuato dalle proprie stanze, et associato nella Salla del publico conciglio, doue posta la Cassa coperta da Stratto di Velluto nero sopra del quale era stesa la stola porpurea, e sopra la medesima l'imaggine del Crocifisso, et al capo di detta Cassa un cossino pur di Velluto con sopra la Beretta à Tozzo Stette così esposto il Cadaure con due Torzie accese alla pubblica uista tino al giorno delli 13 alle ore 22. nel qual tempo radunato tutto il Clero secolare e regolare, con li Chierizi del Seminario Vescouile, e le Croci delle Scuole laiche, s'incaminò à leuare il Cadauere, vestito il Sig. Decano di Piuiale, ed assistito da diacono e Suddiacono con Tunicelle. Montate dagli Apparati suddetti le scalle, ed entrati nella mentouata Salla per leuare il Caduere conforme il ritto della Chiesa, e discendendo giusto il consueto, nel-l'incaminarsi della Processione, fu alterato dal Capitano della Fusta il concertato, e perciò nacque sul fatto qualche confusione, (b). La sera antecedente fù concertato dal Gouernatore dell'Armi, che alle Croci anco delle Scuole laiche, non che del Clero, douesse precedere la Compagnia de Ca-pelletti, et alla testa il loro Capitanio, ma questo nel-l'alto d'incominciare la processione non ostante l'insinuazione fattagli dal Signor Vicario di occupare il luogo concertato, uole postare la sua compagnia doppo li Canonici imediatamente inanzi la Barra luogo appartenente unicamente al Clero et al Paroco ; Il tempo 1' occasione non permetteuano maggiori insistenze per non impontare con qualche scandalo, onde la prudenza del Clero, lasciò il suo luogo naturale, alla milizia, e con questo ordine s'incaminò la processione fiuo alla porta del Vescouato, doue fermatosi con li due apparati il Sig. Decano, lasciò passare la compagnia de soldati, e senza alcuna opposizione occupò il luogo imediatamente amianti la Barra, e seguito così per tutta la Processione. Questa circondato il Vescouato, la casa de Signori Grauisi oltre le Zisterne, il Fontico, Polisini, e Bruti, s'incontrò nella Calle del Carmine e circondata anco tutta la Piazza si rimise nella Cattedrale per la porta maggiore. L' ordine della Processione in fatto fu il seguente. Precedeua lo solita insegna dell' Anime del Purgatorio (Ma a questa come s'è detto, doueua precedere la Milizia Rossa) indi le Croci delle Scuole laiche col suo ordine naturale dietro alcuna delle quali, come à quella di S. Nello stesso volume a Carte 131 (b) In ordine stabilito li 12 Agosto 1738 per l'accompagnamento, e trasporto all' ecclesiastica sepoltura del Cadaverè di S. E. Podestà e Capitanio di Capo d'Istria il quondam N. Ho. Signor Giovambattista Basadona: Marchierà la compagnia di guardia di S. E. in lugubre e regolar marchia. Indi le Croci delle Fraterne ; poi 1' Clero Regolare, e Secolare ; indi 1" Cadavere dell' E. S. attorniato dai suoi soliti camerieri, e corte. Susseguitarà immediate allo stesso la Città etc. in Corpo, indi la Compagnia Vrbana de Scolari Bombardieri, come sopra etc. Maffio Badoer Vice Podestà e Capitanio m. p. Nicolò li proprij confratelli con candelle accese, da Scuola medesima soministrategli, indi la Croce della Cattedrale, sostenuta da un Chierico, e sotto questa tutti li Regolari secondo le consuete loro preminenze, indi la Croce del Clero secolare portata d'altro Chierico, sotto la quale caminauano prima li Chierici del Seminario in Veste Paonazza e Cotta, poi quelli della Cattedrale, li Sacerdoti, li Mansionarij, finalmente li Canonici e Dignitari]'. Poscia il Capitanio della Fusta con spada nuda in mano, ma dimmessa, a latto sinistro l'Alfiere con la Bandiera dimmessa à terra coperta di Bruno, poi li Tamburi coperti pur di bruno, ed à battute di luto, indi il millitar ordinanza li soldati con l'archibuggio dimmesso, poi la Famiglia del Defunto, e dietro a questa l'Almiraggio col suo Aggiutante a sinistra, che sosteneua lo stendardo di duolo, finalmente il Decano in Piuiale come s'è detto con l'asistenza dei due Apparati accenati. Si portaua poi da quatro Vuomini col saco nero cestiti la Barra, sopra la quale ui era la Cassa con gli ornamenti accenati alla quale faceuano alla li Trombetieri che suonauano le Trombe scordate. Quatro Cittadini dei più Vecchi vestiti in Vellata negra sosteneuano li quatro lampi dello Stratto di Velluto, susseguitauano immediatamente la Barra li Signori Sindici, vestiti di Città con mantelli di lutto, indi tutta la Nobiltà uestiva a bruno, e doppo d'essa la Milizia Vrbana de Bombardieri, con loro offiziali, e con le formalità consuete in simil funzioni, e finalmente il popolo minuto. La Barra, essendo ingombrato il Corpo della Chiesa dalla fabrica attuale, fù collocata sopra nobile catafalco fatto a tre ordini, intorno al quale ardeuano Sedici 16. Torzie, che tante furono quelle, che associorono il Cadauere. La Banca publica coperta a Bruno sopra la quale i Signori Sindici, Giudici e Nobiltà. Intuonato il Vespero da Monsignor Ill.mo, che si portò in Coro in Sottana e Mozzeta Nera con Rocchetto, per la Porta picciola nell' atto, che principiaua ad entrare in Chiesa la Processione, fù continuato in falso bordone sino alla Magnificat, prima della quale un Cittadino Nobile, Vestito a tutto lutto recitò una breue orazione funebre inanzi al Prelato uscito à tal effetto dal Coro, e portossi con 1' assistenza di due Dignitarj sotto il suo Baldachino in Presbiterio. Terminata 1' Orazione, tra il Canto della Magnificat si apparò con Piuiale e Mitra il Prelato, seruito da due Canonici pur apparati, e cantò le prezi, e l'Oremus, che chiudono il Vespero. Sesa poscia la Cattedra si portò con suoi assistenti al Castro del Dolore circondato da Canonici e Clero, e principiate da Monsignor Ill.mo le solite preci come nel Pontificale, si pose à sedere sul Faldistorio, fin tanto che da Cantori fù terminato il Canto delle consuete Esequie, e chiuse dal Prelato con le orazioni prescritte si rimise alla sua Cattedra, e deposte le sacre Vesti, si restituì per la medesima Porta d' onde entrò al proprio Pallazzo. Intanto deposta dal Cattafalco la Barra, fù trasportata all'Altare di S. Croce accompagnata dal Clero recitante li soliti Salmi, e susseguitate da Signori Sindici e Nobiltà. Fù riposta la Cassa con entro il Cada- uere, prima dal Paroco riconosciuto, nella sepoltura de Signori Marchesi Grauisi situata auuanti il detto Altare di S. Croce, e preuie le solite militari tre Salue della Moschetaria e Mascoli, si sigilo il sepolcro nel quale fù posto in luogo di deposito il Cadauere dell' Illustre Soggetto. Tutte le spese in simile Funzione furono fatte dalla Casa Basadonna, niente hauendo contribuito fuor-che il proprio dolore il Clero, e la Città, i quali però si distinsero negl' atti di pietà, tanto amianti, quanto doppo la morte del loro Rappresentante. La Città subbito inteso il pericoloso male, ricorse in Corpo a pregare la Santissima Imagine del Crocifisso dell' Hospitale, facendolo scoprire a sue spese ; il Capitolo ordinò la mattina suseguente la scoperta del miracoloso Croceffisso del Duomo, e uenerò la sacra Imagine con Messa particolare. L' Vno e 1' altro Monastero di Monache indirizarono particolari preghiere al Signore per la preseruazione del degno Rettore, così li Regolari nelle proprie Chiese scoperta anco à petizione dell' afflitta Consorte la SS.ma Imagine di Nostra Signora delle Grazie nella Chiesa de Semi, nella quale stette esposto tutto il giorno all'altare di San Francesco di Paola il Venerabile Sacramento, ma il Signore Iddio, che ha trouata ben disposta quell'Anima, non s'è degnato di esaudire le publiche e prillate preghiere, forse per non ritardare 1' eterna beatitudine al pio suo Seruo. Vn ora dopo il transito comparuero in forma prillata i Signori Sindici ad attestare alla Dama Consorte il loro cordoglio, e della Patria, lo stesso fece il Capitolo de Canonici per mezzo del Maestro delle Cerimonie, ed il Prelato, che si trouò al caso funesto, ne diede 1' amara nuoua all' afflitissima Dama, suellando a chiare note la passione del proprio cuore per mancanza così inaspetata e repentina di soggetto, che meritaua secondo 1' vmano giudizio uiuere assai più lungamente. Adempiute le conueneuoli sudette, fù ordinato pu-blicare la morte col suono delle campane. Principiò la Cattedrale sonando il Deprofundis con la sola campana di Morto, e poi con tre lunghi segni di tutte le campane, che furono replicati doppo l'Aue Maria della sera doppo quella del giorno susseguente, doppo l'ora di dì, cosicché si diedero dodici 12. segni interpolatamente oltre il disteso, e lungo, che duro per tutto il tempo dell' assodamento del Cadauere alla Chiesa, ed il simile fù fatto per 1' altre Chiese. Desiderando la città accrescere le rimostranze del suo rispetto uerso la benemerita memoria del suo ottimo Rettore, decretò con parte presa nel Collegio a tutti i uotti, far a spese publiche un solene offizio in suffraggio dell' Anima dello stesso, e d' esternare la di lui grata raccordanza a suggerimento de Posteri. Fece celebrare perciò nel giorno del Settimo che cade li dieciotto 18. di Agosto molti Sacrifizij nella Cattedrale, e solenne Messa alla quale assistettero à tutto Lutto li Signori Sindici, con tutti li cittadini, erreto nel presbitero medesimo sontuoso catafalco con venti 20. Torzie, e nella Messa solenne cantata dal Signor Decano con erudito Panegirico in lode del I)e-fonto, recitato da un cittadino Nobile amantato da Gra-maglia, fece comprendere il suo cordoglio, e terminate l'ultime esequie fatte dallo stesso Signor Decano justo i sacri Ritti ; si portò la Città in Corpo a testificare gli vniuersali rispettosi singulti a V. E. il Signor Gio-Gabriel Badoaro fratello dell' Eccellentissima Signora Podestaressa, e Cognato del Defonto Eccellentissimo Podestà, che all' auiso del repentino accidente si portò in Capod'Istria arriuato la notte susseguente del giorno della sepoltura. Poi stabilì la Città medesima di scolpire il proprio dolore in un marmo ornato con lo stema gentilizzio dell'Eccellentissima Casa Basadonna, onde resti a ra-cordanza de Posteri il funesto accidente, il rispetto di questa Patria, la memoria di sì ottimo Rapresentante. Sic transit gloria mundi. ------------------------- XT otizis Con l'ultima lista XV, gli importi pervenuti al comitato per 1' erezione del monumento a Dante in Trento, ascendono a poco meno di cento mila lire! Sabato sera 10 corr. nella sala comunale di Pirano si è costituito il comitato per le onoranze a Giuseppe Tartini in occasione del centenario della sua nascita che si compirà il 18 aprile 1892. — Il concorso fu numeroso, quasi tutti gli invitati dall'ili, podestà di Pirano convennero da Trieste e dalle principali città dell' Istria, rappresentanti nominati dai rispettivi municipi, e dalle associazioni filarmonico - drammatica e circolo artistico di Trieste. Il podestà di Pirano prese la parola e fatta la storia dei tentativi di altri tempi per onorare la memoria dell' illustre musico, si rallegrò nella certezza che il doveroso compito si potesse ritenere ormai raggiunto; ed invitò i comparsi a costituire la presidenza. Riuscirono eletti a presidente il Dr. Giuseppe Bubba, e vice presidenti gli on. Attilio Hortis e Pietro Mado-nizza, a segretari gli on. D.r Michele Depangher e prof. Domenico Vatta, e cassiere 1' on. signor Nicolò Zarotti. Si è deliberato quindi di aggiungere al comitato i rappresentanti di altri municipi della provincia, e si procedette alla nomina di un comitato ristretto con l'incarico di studiare e sottoporre all' approvazione del comitato generale, ogni cosa si riferisse all' esecuzione dell' opera. Una folla compatta di popolo circondava il palazzo municipale; erano artieri, marinai, salinari, bei volti abbronzati, bellissime donne; e chi si fosse presa vaghezza di circolare tra quella folla si sarebbe sentito commosso dalle espressioni di nobile orgoglio manifestate nelle forme vibrate e gentili di quel dialetto piranese mentre la sù nella sala del comune, si rendeva onore a un Piranese, a un grande italiano. Dopo il convegno gli ospiti circondati dalle cure premurose dei piranesi, si raccolsero a cena nell' albergo alla città di Trieste rallegrati da un concerto offerto dalla società filarmonica drammatica "Tartini, diretto dal bravo maestro Ventrella. Cortesemente invitati al congresso generale della Società d'igiene, ch'ebbe luogo in Trieste la sera del 7 corr. ne facciamo cenno per rilevare l'operosità della giovane associazione. Il congresso era presieduto dal Dr. Bohata; vi lesse una interessante memoria il Dr. B. Schiavuzzi, medico distrettuale in Parenzo » sui provvedimenti di acqua nel Litorale". L' argomento è vecchio, ma non mai abbastanza discusso, se tutt' oggi dobbiamo deplorare la mancanza di questo elemento essenziale, P acqua, in molti luoghi dell' Istria e del Goriziano. L' autore con erudizione profonda, rilevò i provvedimenti dell' epoca romana e veneta, negli anni della maggiore floridezza di quei sapienti governi ; fece cenno di quanto si è fatto oggi, ma dovette concludere che i provvedimenti sono insufficienti ai grandi bisogni ; e indicò il modo di provvedere proponendo all' assemblea di invocare e dal governo centrale e dalla dieta un aumento delle somme finora stanziate per la costruzione di cisterne, pozzi, abbeveratoi, e la continuazione degli studi per le perforazioni artesiane. Questa lettura destò il più vivo interesse dei comparsi, e sorse animata discussione sulle proposte del Dr. Schiavuzzi; vi presero parte gli on. ingegneri Gei-ringer, Sivitz ; il Dr Morpurgo ed il sig. Cobol podestà di Capodistria, il quale rilevò specialmente quanto beneficio ne risentirebbe l'industria agraria dalle migliorate condizioni igieniche dell' agricoltore. Con qualche modificazione furono accolte le proposte del Dr. Schiavuzzi. Venne in discussione quindi la questione del risanamento del sottosuolo della città di Trieste ; ed accolta una mozione in proposito del Dr. Medicus. La giovane associazione è composta di elementi cospicui, e non dubitiamo porterà i suoi frutti con la sua attività perseverante. Di questi giorni venne fatto 1' acquisto del fondo occorrente per erigere una scuola italiana nel comune censuario di Sdregna (comune locale di Portole) a spese della società Pro Patria, la quale provvedere anche all' emolumento del maestro ed alla manutenzione della scuola. Il nostro comprovinciale signor G. Bellussich professore nella scuola magistrale di Capodistria aveva presentato ancora l'anno passato al concorso internazionale aperto dal municipio di Parigi un contatore per le vetture pubbliche. I concorrenti erano 129 e tra questi tre soltanto, dei quali il nostro Bellusich, hanno corrisposto alle esigenze del concorso e furono approvati dal municipio di Parigi. Dalle relazioni della stampa, risultò poi che dei tre sistemi prescelti, quello del nostro prof. Bellusich è il migliore ; ottenne la medaglia dell' esposizione mondiale, inoltre il professore fu nominato corrispondente della società degli inventori di Parigi, e onorato della medaglia d'oro con diploma della stessa società. Francesco fu Loronzo d'anni 14; 18, Perini Nicolò di Antonio d'anni 23; 21, Elena moglie di Francesco Bacci nata Cociancich d'anni 54; 25, Perossa Anna di Antonio d'anni'l01/2; 29, Franza Andrea del fu Giacomo d'anni 77; 30, Giovanna moglie di Matteo Deponte nata Cerovaz d'anni 67 ; più fanciulli 7 e fanciulle 4 al di sotto di sette anni, nonché un maschio ed una femmina nati morti. — Matrimoni: 9, Wittvar Ignazio - Lak Emilia; 16, Zetto Antonio - Gianni Maria; 19, Babuder Giovanni - Furlan Giovanna; 20, Cernivani Nazario - Rasman Maria; 20, Yidali Luigi - Dapangher Rosa. — Polizia'. Arresti per offese alle guardie 1, per danno malizioso mediante appiccato incendio 2 ; certificati di buona condotta 2, di permanenza 1 e d'indigenato 1. — Usciti dall' i. r. Casa di Pena 9, dei quali 1 dalmato, 2 istriani, 4, Triestini, 1 Carintiano ed 1 italiano; sfrattati 4. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino di proprio prodotto 3 per Litri 660, prezzo al litro soldi 36. — Certitificati per spedizioni di vino 3 per colli 5 del peso di 616 chilogr.; di sardoni salati 3 per mastelle 150 del peso di 2900 chilogr.; di sardelle salate 1 per barili 10 del peso di 440 chilogr. ; di salamoia 1 per barili 1 del peso di chilogr. 100 ; di olio d'oliva 1 per barili 1 del peso di 128'/j chilogr. passaporti per bestiame 1 per capi 1. — Rilascio di libretti di lavoro 3. — Animali macellati-, buoi 47 del peso di chilogr. 11740 con 491 di sego; vacche 13 del peso di chilogr. 1942 con 66 chilogr. di sego; vitelli 10, e castrati 2.— Licenze industriali: Vendita vino all'ingrosso 1; vendita vino e spiriti all'ingrosso 1; vendita spiriti all'ingrosso 1; vendita cesti e pettini 1 e di fabbro carraio 1. Bollettino delle malattie zimotiche Capodistria: Angina scarlattinosa: 2 casi, 1 morto, l'altro guarito; Angina crouposa: 1 caso, morto; Febbre puerperale: 1 caso guarito; Morbillo: un caso; guarito; Scarlattina: 2 casi dei quali 1 guarito ed 1 rimasto in cura. Lazzaretto: Nulla. SOPRACCAPI SLAVI Bollettino statistico municipale di Aprile 1890 Anagrafe : Nati (battezzati) 29, fanciulli 15, fanciulle 14, morti 24 e precisamente uomini 7 (dei quali 2 carcerati) donne 4, fanciulli 7 e fanciulle 4 sotto i sette anni; nati morti 1 maschio ed 1 femmina. — Trapassati: 6, Popp Giovanni fu Giuseppe d'anni 34; 8, Rasman Giacomo fu Giuseppe d' anni 25; 10, Sain Maria fu Giorgio d'anni 31; 11, B. G. (carcerato) da Sjni d'anni 20; 13, S. F. (carcerato) da Eberstein d'anni 67;M. Fogar Appunti bibliografici Letterature slave. — Bulgari — Serbo Croati — Ingo Bussi — per D. Oiampoli. Ulrico Hoepli. Milano 1889. Manuale di pagine 141. In questa benedetta questione slava, che ci è piovuta addosso, convien guardarsi dai due estremi; dal soverchio ardore nel deprimere cioè, come dal lirismo nel trattarla. Di questa mia moderazione vorranno ben tenere conto gli avversari ; in caso diverso peggio per loro ; vorrà dire che nella provincia nostra sono della peggior specie e indegni di rappresentare un movimento ed una vita nuova. Così, senza portar barbazzale per nessuno, dichiaro francamente che non mi piace il modo beffardo e leggero tenuto qualche volta dai nostri nel parlare di cose slave. Per esempio quell' eterno mettere in canzone Don Giacchetta e Don Mandibola, per qualche relazione dei loro cognomi con parole italiane potrà far ri- dere la gente grossa : ma a me e a molti altri dà fastidio. Quante combinazioni ridicole non potrebbero inventare gli Slavi e storpiamenti de' nostri nomi e cognomi col vocabolario slavo alla mano ! Dicasi pure lo stesso per quell' altra facenda delle pipe. Gli slavi in fondo hanno avuto ragione da vendere nell' inventare quel segno a rappresentare il suono molle del c; perchè Yich non è niente affatto opportuno. Anche noi abbiamo bisogno di ricorrere ad un segno particolare nei vocabolari dei nostri dialetti; nel friulano per esempio in casa cdsis e in molte altre occasioni. Solo hanno torto d'imporre alle famiglie italiane, se anche slave ab origine, quel nuovo segno, e d'ingarbugliare i registri. Bo-scovich, Vidacovich ecc. avranno sempre il diritto di sottoscriversi così italianamente, almeno finché la nostra lessigrafia non accolga quel segno pei rapporti internazionali. Nè meno si ha a condannare il sistema di tutto deridere e negare. Agli Slavi rimane sempre molto da fare; non sono d'accordo neppure nelle questioni più importanti; non hanno ancor deciso, e forse non lo potranno per molto tempo, quale dei vari dialetti debba essere alzato all' onore di lingua colta e nazionale, e ciò per la semplice ragione, che il movimento finora fu più individuale, più opera dei dotti che opera naturale e spontanea di tutto un popolo. Quando o i Russi, o i Serbi, o i Croati, o i Sloveni diverranno un popolo forte, compatto e possederanno una ricca letteratura, solo allora gli Slavi potranno avere una lingua colta unica; ma prima aspetta cavallo che l'erba cresca. Non si può per questo negare però la coltura di qualche ramo della grande famiglia slava, non riconoscere il merito dei romanzieri russi, non ammirare gli sforzi di qualche benemerito per la cultura della sua nazione, di Monsignor Strossmayer per esempio, (così ne avessimo noi molti di questi vescovi); e chi parlando e scrivendo nell' Istria tutto questo dimentica, si mette dalla parte del torto. È ben vero esserci le circostanze attenuanti per via di certi campioni che abbiamo in casa ; ma anche è vero che il dedurre il generale dal particolare è fonte perenne di pregiudizi. Rimanga adunque fermo questo. Si ammirino i progressi del mondo slavo, e insieme si dimostri l'inanità di questo movimento nell' Istria appunto perchè noi possediamo una cultura, una storia una lingua già da secoli stabilita ed unica e la quale non vogliamo non possiamo rinunziare per ricevere invece in cambio una lingua che è ancora a formarsi: padroni altrove gli Slavi; ma iu casa nostra no. Ast contra reputando cioè voltando carta come dicea quel tale, non meno è a condannarsi in Italia un certo lirismo proveniente da una deplorabile i-gnoranza di questioni inportanti per tutta la nazione, e di vita o di morte per la lingua di Dante anche fuori dei confini del regno. Non è questione politica questa, non è un irredentismo da piazza. I primi a dare l'intonazione furono i Francesi, a capo il Leyèr con la sua storia degli Slavi, seguì un nuvolo di critici, di giornalisti di romanzieri. E si capisce perchè. I nostri buoni vicini hanno dissodato ormai tutto il terreno, tentato ogni via; il romanzo epico con Yictor Hugo, il sentimentale con la Sand, il reale con lo Zola; ci voleva qualche cosa d'eccentrico di nuovo; ed ecco far capolino il romanzo nichilistico della Russia, e la vergine poesia della Serbia. Ed ai Francesi come al solito tennero bordone i nostri: il De Gubernatis nelle sue Riviste, e molti altri, e tra gli ultimi il Ciampoli nel suo libretto — Letterature slave. Il quale ha molti meriti, non nego. Vede largo assimila bene, ordina le cose studiate, e se anche qualche volta scorre sulla materia accumulando nomi, pure sa trattenersi a tempo a sintentizzare. Ha poi il merito principale di aver richiamato l'attenzione degl' Italiani allo studio delle cose slave, e dimostrato la necessità di occuparsene, come si fa in Francia, in Inghilterra, in Germania, e di fondare una cattedra di letteratura slava nelle nostre università. Il Ciampoli non è nuovo a tali studi, chè ci ha già dato le „ Poesie russe,, tradotte in collaborazione col Foulques in i-taliano, pubblicate a Lipsia dal Gerhard, e i „ Racconti Gailiziani del Sacher Masoeh da lui pure voltati in italiano. Al suo studio sulle varie letterature slave va innanzi una buona introduzione in cui, se qualche volta il lettore rammenta il professus grandia di 0-razio; o se credente, prova un senso di disgusto per certi abacadabra d'alta filosofia, pure finisce col leggere e ammirare con diletto quanto l'autore scrive del Panslavismo, della religione, dei canti po -polari^ della evoluzione delle varie stirpi, e sulle questioni — Classicismo — Romaticismo — Naturalismo — Romanzi e poesie odierne con un — Quadro de'vari idiomi e nozioni circa gli alfabeti, le etimologie, la pronuncia e le fonti dell'opera. Nella parte prima — La letteratura dei Bulgari — il paragrafo primo contiene — Primordi — Influenze bizantine — Le leggende — I Bo-gomili — Gli apocrifi — Geremia, Eutimio e seguaci. 11 secondo paragrafo tratta della signoria turca, della decadenza, del rinascimento, degli scrittori contemporanei. Nel terzo si legge della poesia popolare, dell' epoca, della Veda Slovena. Richiamo specialmente l'attenzione del lettore a quanto il Ciampoli dice a pagina 51 sul movimento della chiesa bulgara dopo la guerra di Crimea per costituire una chiesa indipendente e della lotta •col bizantinismo e le opposizioni elleniche. I Bulgari trionfarono, ebbero il proprio esarca ma furono scomunicati dal Patriarca greco. Sta il fatto che negli ultimi anni di Gregorio XYI e nei primi di Pio IX ci fu un tentativo di riunire la chiesa bulgara alla romana. Perchè fallì quel tentativo? Sono questioni d'ordine religioso - sociale, e l'autore, tornando sull' argomento, farebbe bene ad internarsi nella questione. Anche vorrei un cenno dei rapporti bulgari coi Crociati. È noto come l'esercito guidato dai fanatici per la regione bulgara, vi perì miseramente. Come e perchè P odio al comune nemico non abbia potuto sopire le discordie tra il mondo latino e slavo (e qui il greco ci ha messo certo lo zampino) è buon soggetto, se non di pertrattazione, almeno di un cenno, con la forza sintetica non comune nello scrittore. Passiamo alla seconda parte — La letteratura degli Iugo-Slavi — divisa in vari paragrafi nei quali si tocca dei Serbi dei Croati, dei Dalmati, dei Khorutani o Sloveni. Ottime cose qui si leggono sulle origini letterarie, sul rinascimento, sulla poesia popolare ecc. ecc... ma vi domina più che altrove il lirismo, ossia la tendenza a tutto magnificare senza avvertire le 0-dierne questioni che avrebbero dovuto alquanto raffreddare 1' entusiasmo, naturale del resto nel Ciam-I poli giovane, poeta, e per sopra più meridionale. Di questa tendenza del bravo Ciampoli all'ottimismo, a quel benedetto amore del proprio soggetto che sforza così di sovente agli scrittori la mano, parmi siano due le cause; il loro poco studio delle influenze straniere sulle lettarature slave la prima; la seconda l'ignorare completamente quanto a danno dell' elemento italiano si opera oggi dai Iugo-Slavi. Già nel trattare dei Serbi e dei loro inaravi-vigliosi canti nazionali sulla battaglia di Cossovo, il Ciampoli non si è dato premura d'investigare come e perchè un popolo barbaro abbia potuto modificare a tanta dolcezza la sua lingua irta di consonanti, ed essere autore di tante e così ammirabili canzoni popolari. Quale influenza vi hanno esercitato i colti Greci, e gli antichissimi- Illirici, (certo non slavi) che abitavano quelle regioni assai prima dell'invasione slava? Buone cose si leggono in proposito nella Bevue des deux mondes nello studio Du Damile a V Adriatique (15 Maj 1889) Se gli Slavi sono oggi in gran parte un popolo civile, lo devono al contatto con la civiltà greca nella penisola balcanica, e con la latina ed italiana poi nella Dalmazia e nell'Istria. E non tutti si lasciarono modificare; rimangono nella storia i bar- bari Uscocchi; e uno scrittore italiano doveva ben ricordare le ferocie di questi anche nell' evo moderno sulle terre infelici dell' Istria, e sul mare adriatico in danno della repubblica veneta: Fra Paolo Sarpi, e il Minuzzi arcivescovo di Zara informino. Dell'influenza italiana sulla repubblica di Ragusa il Ciampoli dice buone cose a pag. 95; e lasciandosi trasportare dall'impeto lirico intuona un inno alla concordia delle nazioni, e sente sul mare adriatico, all' inno italico rispondere la dolce nenia della musa slava. Un tempo, così, non oggi. Oggi, gli Slavi, dimentichi di tutto quanto hanno ri-ricevuto dai loro maestri, fanno la voce grossa al pescator chioggiotto, se nelle acque dalmate getta le reti cantando i versi del Tasso, imitato, anzi per metà copiato, dal Gundulic ; intima una guerra a coltello agi' Italiani in Dalmazia, proibisce di alzare un monumento in patria al Tommaseo, bandisce l'italiano dalle scuole; e se potessero farebbero questo e peggio anche nell' Istria, benché compresa nell'Italia geografica da Dante. Il Ciampoli fa qualche volta menzione dell'Istria, e di cose istriane. Tocca dei Serbi che popolano una parte dell''Istria (pag. 64) dei Sloveni (pag. 65). Sta bene ; ma perchè dare asciutta asciutta la peregrina notizia, così da far credere agl'Italiani, già non troppo forti in geografia, (fatta eccezione dal Fanfulla) che P Istria sia una terra slava mentre nel mio paese anche i muricciuoli sanno che l'Istria è" abitata da Italiani, e che varie tribù di Slavi in tempi relativamente recenti furono chiamate ad a-bitare la campagna deserta per la mala aria e le pestilenze frequenti ? E poiché si era già incomodato a« nominare gli Slavi, carità patria doveva persuadere il Ciampoli a fare un cenno almeno della lotta attuale che energicamente sostiene dal Timavo all'Arsa la razza latina per tenere testa alla croata. Egli poeta dovea rammentare una poesia famosa del Giusti; e senza tanti dolci lirici abbandoni spiegarci un po' come sia avvenuto che nella storia moderna e nella letteratura tedesca, italiana e ungherese lo slavo, e il croato specialmente, sia rimasto un tipo tutt'altro che lusinghiero. Non proverebbe questo una grande verità? Uno sforzo ammirabile, lodevolis-simo cioè nei dotti e negli uomini di cuore di rialzare le sorti della loro nazione e una tendenza in questa di rimanere al sicut erat? É questo il caposaldo, l'idea fondamentale per giudicare oggi rettamente delle letterature slave. E lo stesso dicasi a proposito di quel prete Konsul (pag. 107), Gragnolino non istriano, e predicatore della riforma, in un remoto villaggio sui monti. Altri riformatori e di fama italiana e germanica abbiamo noi : "Vergerlo, Flaccio ecc ; ma questi sono tutti nomi notissimi alla storia italiana. Il Ciampoli poi rammenta colonie slave anche nella provincia di Campobasso; sulla fede di dottissime disquisizioni dell'Ascoli. E sta bene; però le patenti linguistiche non bastano per dare oggi diritti ; e quelle non ci fanno paura. Meglio dovea rammentare i trentamila e più sloveni dispersi sui monti del Friuli, alle porte di Udine nel distretto di Cividale e precisamente a San Pietro degli Slavi, proprio nel bello italo regno. Questo sì occorre sapere; l'appetito cresce mangiando; e non si sa mai; un giorno o l'altro potrebbe avere qualche sopraccapo anche Crispi; sta bene intanto che questo si sappia. Continui adunque il Ciampoli a darci di questi buoni studi sulle cose slave ; ma per soverchio ottimismo non dimentichi le questioni urgenti, e ricordi sempre anzitutto che in questo ultimo lembo di terra italiana, nella patria del Carpaccio, del Yergerio, del Muzio, del Carli, del Tartini, si lotta sempre prò aris et focis, e a salvare la dolce lingua del sì dai sto, dai ca e dal Kai vociati da gente di diverse lingue e ... . favelle. Simple Récit . . . (Semplice Racconto) adaptè par M.mo Marguerite Poradowska. Revue des deux mondes. (1 Agosto 1889). A scemare gli entusiasmi per la Russia ; e perchè gl'Istriani sappiano quali delizie sarebbero loro apparecchiate, se avessero un giorno a mutar padrone, secondo le velleità di certi signori, torna opportunissima la lettura di questo breve ma bello e commovente racconto. Ecco in poche parole di che cosa si tratta. Un bel giorno anzi un brutto giorno un ricco contadino della Polonia s'abbattè nel cancelliere del tribunale che di punto in bianco gli disse; Gospodarz avete venticinque rubli per me? Ad una risposta negativa lo scriba rispose: ,0 voi mi donerete venticinque rubli, o io v' inscriverò nel mio libro come scismatico.„ Dopo l'ultima rivoluzione polacca tutto è possibile lassù. Nascono dei figli al fervente cattolico. e il prete cattolico si rifiuta di battezzarli, perchè ha paura di essere relegato in Siberia. E così di sopruso in sopruso, per 1111 turpe imbroglio della Kancelarya episcopale greca, di pope avari, di diaconi ignoranti e bricconi, il povero contadino cattolico, dopo tant' anni di matrimonio incontrato legalmente in una chiesa cattolica, si vede diviso dalla sua buona e vecchia moglie con la scusa che il matrimonio è nullo secondo i canoni della chiesa ortodossa, perchè due fratelli hanno sposato due sorelle. Il racconto desta il massimo interesse, e ci mette i brividi addosso, dove si legge del povero contadino che grida al governatore della provincia — Voi mi avete tutto rapito, non mi resta che la mia fede nessuno al mondo me la rapirà. Mi hanno tolto la moglie, i figli, i miei beni; ma nessuno mi può rapire la mia fede e il mio Dio.„ Conclusione. Il martire, d' ordine del governatore e per insinuazione del pope viene rinchiuso in un ospizio di pazzi. E qui apparisce in tutta la sua epica grandezza la bontà la pazienza del polacco: il lato buono del carattere slavo. I dubbi del semplice contadino, dubbi che gli turturavano l'anima, si sono acquietati in una fede eroica nella provvidenza divina: egli diventa il braccio destro delle suore di carità, l'infermiere del luogo. „ Comprese allora, perchè Dio lo aveva così crudelmente castigato; egli doveva sacrificar tutto, dimenticare tutto per dedicarsi corpo ed a-nima a sollievo di quelli che soffrono. „ Ed ecco la morale del libro. In Russia non c'è via di mezzo; 0 ascetici 0 nichilisti. L' autrice di questo breve racconto ha trovato la nota umana; senza le astruserie e gli ocusbicocus magici del romanzo sperimentale e naturalistico ha saputo destare la simpatia; che fu, è e sarà sempre il porro unum necessarium dell' Arte. Sono questi i racconti che si dovrebbero dare tradotti nei giornali istriani, specie di Trieste, per battere in breccia lo Slavismo, meglio dei soliti romanzi francesi. E qui cade in acconcio notare il mutamento della letteratura francese in nostro favore. A Parigi in questi ultimi anni si pubblicarono opere sopra opere favorevoli agli Slavi; di recente però cessò la pubblicazione di un giornale — L'Austria slavo rumena — giornale ostile al governo ungherese, dietro proteste, dicesi, del ministro M. Tisza. {Revue des deux mondes 15 Luglio 1889 pag. 293). E la Revue stessa che faceva l'occhiolino dolce agli Slavi, nello stesso numero (a pag. 292) scrive: . . . Trieste et Trente, deux villes presque egalement italiennes de moeurs et de sentimens. P. T. PUBBLICAZIONI La scoperta cV America e Cristoforo Colombo, nella letteratura moderna. Studi storico-geografici di Eugenio Gelcich, direttore dell' i. r. scuola nautica in Lussin-piccolo. — In occasione del quarto centenario della scoperta d'America. — Gorizia, tipografia Paternolli 1890. Ediz. e proprietà dell'autore.__