Lucija Čok UDK 81'27:930.85(4) Univerza na Primorskem - Universita del Litorale Znanstveno-raziskovalno središče Koper - Centro di ricerche scientifiche Capodistria* lingue e culture nel dibattito sulle identitá europee UN PARADOSSO: UNIFICAZIONE DELLE SPECIFICITÁ Il risveglio delle nazioni e la costituzione degli stati nazionali nell'Ottocento europeo provocarono svolte sociali - quella economica, política e culturale - e le piu decisive per il futuro del continente, quelle tecnologiche e industriali. La gestione e il passaggio del potere dai nuclei familiari/patriarcali alle diverse democrazie nazionali si realizzo nel governo degli stati nazionali. La nuova classe politica formatasi attorno all'idea di nazio-ne stimolava la generazione d'identitá nazionali, culturali e linguistiche relativamente «endocentriche», dunque meno aperte e internazionalizzanti di quelle transnazionali formatesi nel Seicento che si riflettono nelle Accademie del tempo. Le reti delle influen-ze culturali formatesi attorno a Pier Paolo Vergerio nel Cinquecento o Gian Rinaldo Carli nel Settecento (per citare solamente i personaggi operanti nel Capodistriano), prototipi d'interculturalitá, si spezzarono. Da qualche decennio, simili reti, fondate soprat-tutto su criteri politici, si stanno instaurando e ricostruendo con altri meccanismi, ma sostanzialmente con obiettivi simili: collaborare per un reciproco sviluppo. Oggi queste reti assumono nomi come quadri, programmi, integrazioni, network - nel campo del-l'economia, delle informazioni, delle politiche scolastiche, dell'arte e della ricerca scien-tifica. Si tratta dunque di un nuovo risveglio delle politiche nazionali che cercano di unire strumenti, conoscenze e strategie entro le politiche comunitarie europee. Nel campo culturale si procede diversamente: la ricerca di sinergie deve salvaguardare le specificitá e le peculiaritá nazionali per rispettare il principio «unire cio che e comune per conservare le diversitá». Secondo questo paradigma una mappa culturale e linguistica europea dovrebbe essere costruita passo per passo, a partire dalle mappe nazionali. Infatti, tra gli impegni unificatori delle altre politiche una politica culturale comunitaria sembra insieme la piu difficile da proporre e la piu ragionevole da imple-mentare. Si tratta dunque di una specie di paradosso che dovrá essere risolto. Nella mol-titudine di agende e documenti (dichiarazioni e raccomandazioni) della Comunitá europea, quelle rivolte alla cultura sono le meno definite. Nonostante il dibattito sulle iden-titá (soprattutto quelle nazionali, culturali o ideologiche) vada avanti da molto tempo, sembra produrre effetti solo a livello formale e generale. Per questo l'inizio di una riva-lutazione delle identitá viene rinviata al futuro. Occorrerebbero invece alcuni punti di riferimento, come per esempio stabilire un approccio comune o concordare precise modalitá nell'affrontare i problemi nazionali e culturali delle singole nazioni. Quando pero questi argomenti sono trattati dai politici ci si limita a dichiarazioni generali e formali piu o meno demagogiche. Al contrario nel quotidiano, i costumi si evolvono secon- * Indirizzo dell'autrice: Titov trg 4, 6000 Koper, Slovenia. Email: lucijaxok@upr.si do un approccio rigeneratore: i giovani cantano nelle lingue nazionali, si ripropongono costumi e abiti autoctoni e genuini (feste, ricorrenze, cibi), si valorizzano arti e culture locali nelle mostre, conferenze e pubblicazioni. Altri esempi sono il rinnovamento in alcuni paesi dello studio delle lingue classiche (latino e greco) e l'interesse generalizzato per le lingue e culture europee meno diffuse. In questo modo, la cultura europea (termine che mi permetto di usare per l'occorrenza) cerca, tra l'altro, di opporsi all'avanzare dell'americanizzazione delle abitudini e degli stili di vita. L'Europa aveva già conosciuto diversi tentativi di uniformazione. L'aggressività di certe ideologie del passato danneggio fortemente lo spirito libero della creatività artistica, limito la dimensione del pensiero, la convivenza con il diverso, la pariteticità dei diritti. Costrutti ideologici influenzarono alcune aree dell'Europa anche perché non si sentiva la necessità di dover salvaguardare la propria storia e la propria cultura tramite potenzialità intellettuali e culturali proprie. Siamo al punto di doverlo fare ora, superando il limite del folklore locale per promuovere le identità culturali regionali come cardini basilari della comune cittadinanza europea. Non sarà facile, pero, sviluppare una cultura paneuropea senza aver prima valorizza-to le singole componenti di essa, cioè le culture nazionali. I meccanismi di difesa delle identità nazionali, che rigettano sia i fondamentalismi provenienti da Oriente che certi globalismi di matrice occidentale, sono una prova evidente di tali esigenze di tutela. Il patrimonio culturale europeo e le identità che ne fanno parte sono di una ricchezza molto più ampia di quanto si possa riconoscere nei particolarismi che ne danno spesso una versione semplificata. Il maggior pericolo (dopo le volgarità della globalizzazione imperialista) è rappresentato dall'ostinazione a rimanere ad ogni costo nel particolare e nel rifiutare di relazionarsi con i valori comunitari. I localismi diventano importanti se valorizzati dal loro scambio tra spazi nazionali e internazionali. Al contrario, chiusi dentro spazi limitati e circoscritti, diventano materia di esibizione limitativa. La cultura «alta» o «accademica» trova riscontro nell'arte, nella scienza e nell'insegna-mento. L'insegnamento tradizionale della letteratura, dell'arte o della storia arricchisce la cultura intellettuale del singolo, ma certo non gli procura strumenti appropriati di comu-nicazione. Creare un dialogo tra i contenuti del testo letterario e le interpretazioni del let-tore significa aprire il mondo di quest'ultimo alle ampie prospettive della sensibilizzazione letteraria e allo stesso tempo linguistica (Kramsch 1993). Le strategie per lo sviluppo della competenza interculturale, infatti, si evolvono a partire dalle tecniche comunicative, ampliando la comunicazione con un comportamento interculturale appropriato. Soprattutto al livello avanzato dell'insegnamento, servendosi del »dialogo critico«, i discenti dovrebbero confrontarsi con il contesto culturale della lingua che studiano. Un importante fattore di questa dialettica è l'inter-soggettività. Nei partecipanti all'atto lingui-stico, infatti, l'alternarsi d'interventi e relazioni tra lingua e contesto e l'ascoltare voci ed esperienze multiple provocano una situazione d'inter-soggettività dove si ritrovano le mol-teplici dimensioni del significato. In tale approccio glottodidattico, il discente si concentra sulle prospettive, le pratiche e i prodotti offertigli dagli altri, conservando allo stesso momento il bisogno di esprimere le proprie prospettive. Si crea in questo modo l'incrocio tra l'informazione ricevuta e la partecipazione conferita. Ne risulta l'apprendimento delle differenze, la tolleranza alla diversità di voci e la negoziazione del significato (Kramsch 1993). È molto più di quanto afferma Byram (1998: 51): «apprendere la lingua significa apprendere delle genti e della cultura a loro associata». Si tratta certamente dell'apprendi-mento culturale in un quadro comparativo, ma soprattutto dello sviluppo personale dal-l'infanzia alla maturità durante il quale la sensibilità interculturale si affina nel rapporto reciproco tra cultura e lingua. Comparare le differenze è un processo di valorizzazione in cui ognuno deve conservare la stima e il rispetto delle proprie peculiarità e quelle specifi-cità che lo rendono essere culturale e sociale. L'esperienza culturale, formatasi dalle molteplici occasioni in cui i fatti acquisisco-no il loro valore, si accumula col tempo e questo processo si evolve in una dinamica perpetua. Il singolo che desidera conservare i valori interiorizzati, vuole allargarli o sostituirli con simili o diversi, applica la propria volontà per cambiare il mondo che 10 circonda. In questo processo di maturazione culturale egli utilizza funzioni menta-li, cognitive ed emotive come «trasferenti» d'ordine superiore che concorrono alla for-mazione della memoria culturale (Cole 1996). Nella dinamica di tali processi ognuno si forma una personale esperienza culturale, fondata sulla comune realtà. È ben noto che la lingua è il trasferente delle funzioni mentali per eccellenza: essa rappresenta la forma e il contenuto in cui la cultura si materializza e, trasmettendola, crea sistemi di valori e identità culturali multiple e specifiche. DIALOGO INTERCULTURALE E COLLABORAZIONE ATTIVA 11 dialogo interculturale e la collaborazione attiva non sono mai stati esplorati a suffi-cienza. Le aperture verso il mondo esteriore non ci danneggiano finché abbiamo abba-stanza da offrire. Gli scambi di valori culturali contribuirono nel passato all'arricchi-mento dei più diversi aspetti della storia umana, spesso nonostante le sfavorevoli cir-costanze economiche. La memoria, soprattutto la memoria storica come «coscienza del passato», costituisce un materiale di costruzione e un insieme di utensili specifici insostituibili, necessari alla vita e non ai musei.1 La sensibilizzazione dei giovani affin-ché comprendano, accettino e valorizzino la memoria storica dovrebbe essere parte integrante del processo educativo. Certamente le discussioni astratte non contribuiscono molto alla coscientizzazione delle identità «specifiche» o regionali se non inserite nel discorso generale europeo. Ci vogliono invece progetti ben definiti, attività organizzate, approcci precisi, strutturati nei dettagli e centrati e, soprattutto, impegno, umiltà e ingegnosità. Col termine «umiltà» intendo la volontà di riconoscere i propri limiti e di accettare le alternative, le proposte e le scelte dell'altro, quando esse sono più plausibili e realizzabili, e ammettere cosi l'«ingegnosità» altrui. Nei diversi luoghi e negli spazi europei si possono trovare creati-vità artistica, irrequietezza euristica, forza intellettiva di singoli e di gruppi che portano ad innovazioni del comportamento. La tolleranza che deve accompagnare l'apparire di tali proposte (spesso inattese e sbalorditive) è un primo passo per accettare il diverso. 1 «La mémoire, le passé (l'histoire) est un matériau de construction et un ensemble d'outils spécifiques irremplaçables: elles ne sont pas destinées au musée mais à la vie.» (Schefer 2003). Nel corso della mia ricerca lingüistica ho potuto verificare la ricchezza dei fenomeni sociali che influenzano l'interazione comunicativa (Cok 2005). Scegliero ora alcuni di dimensione storica. L'Istria e il Litorale sloveno rappresentano regioni europee sedi di un laboratorio naturale di fenomeni linguistici, culturali, economici storicamente condizionati. Propongo a questo punto come esempio l'ultima analisi degli affreschi di Hrastovlje effettuata dallo scrittore e critico d'arte francese Jean-Louis Schefer (2002); grazie alla sua analisi viene riconfermata la portata europea culturale e storica comu-ne di questi luoghi. Nell'iconografia delle chiese dell'Istria si manifesta, secondo Schefer, la metamorfosi culturale e storica in cui le molteplici culture - quella orientale, ellenistica, bizantina, e quelle occidentali - s'intrecciano e si completano in mes-saggi artistici e storici comuni. Nelle rappresentazioni della vita quotidiana, troviamo insieme il cittadino, il pescatore e il contadino, il nobile e l'uomo di mare che formano insieme l'humus della storia e della civiltà (Schefer 2002: 255).2 LINGUE E CULTURE, COMPONENTI INDELEBILI DELLA STORIA UMANA La parola, recipiente del significato, contiene innumerevoli possibilité d'uso nelle tradizio-ni dei parlanti. Propongo due esempi che dimostrano quanto siano interdipendenti il significato e l'uso nel tempo e nel luogo. Nella cultura «inuit» (Groenlandia del Nord) la misurazione dello spazio (distanza) e del tempo richiesto per superare tale distanza si effet-tua in «sinik», cioè la quantité di notti/riposi effettuati durante il viaggio. Questa nozione integra, nel concetto di viaggio, il modo e il tempo nonché la distanza. In modo simile, la bonaccia è uno stato meteorologico o l'arco di tempo in cui esso avviene? La gente di mare 10 considera piuttosto la parte del giorno in cui il vento sul mare si calma. Molte sono le peculiarità di un dato elemento della realtà extralinguistica che si riflet-tono nei significanti distinti e diversi nelle singole lingue. Come potrà una lingua franca, per esempio l'inglese, conservare i numerosi significati del proprio codice linguistico? La lingua franca diverrà un evidente risultato della globalizzazione linguistica e culturale. Ci conforta la nascita di nuove lingue (il creolo, il pidgin) che conservano le specificità di lingue meno diffuse. Secondo le ricerche degli esperti (Crystal 2002), ogni seconda settimana si estingue una delle lingue parlate sul pianeta. Siccome si puo credere poco alle statistiche 11 futuro delle lingue è scarsamente prevedibile. Qualche dettaglio ci illustrerà pero la dimensione del problema. Il 96% della popolazione mondiale parla le cinque lingue più diffuse: l'inglese, lo spagnolo, il cinese, il russo, il francese. Stabilendo in 6000 le lingue conosciute (altri parlano di 10.000 lingue, a seconda che una parlata sia considerata lingua o dialetto), le cinque lingue più diffuse rappresenterebbero solo lo 0,08% del totale. Per giu-dicare la vitalità o la scomparsa delle lingue bisogna poter definire il numero di parlanti che ne garantiscono la sopravvivenza. Un esempio significativo potrebbe essere il bretone. All'inizio del Novecento questa lingua era parlata da un milione di persone, mentre oggi 2 «Sans pouvoir parler de syncrétisme religieux ou culturel, l'état des figurations articulées dans les programmes des différentes églises d'Istrie révèle de façon frappante des partages d'influences occidentales et orientales et des confluences de source iconographiques ; l'influence hellénistique et byzantine n'y est pas sensible dans le style mais dans la transmission de thèmes.» (J.-L. Schefer 2002: 255) è usata all'incirca da 200.000 parlanti. Il quadro puo essere ampliato da qualche dato aggiuntivo. Nel mondo ci sono 200 lingue parlate solamente da dieci persone, 500 parlate da cento, 1.500 da mille, 3.000 parlate da diecimila persone: soltanto 500 lingue sono usate da più di centomila parlanti. Se il processo di estinzione delle lingue non viene fre-nato possiamo aspettarci che nei prossimi cento anni moriranno all'incirca tremila lingue. Solo l'uso della lingua nella comunicazione, la sua tutela legale e lo status paritetico di tutte le lingue presenti nella vita sociale garantiscono la sua sopravvivenza. Il cittadino europeo per forza di cose dovrà essere plurilingue e pertanto multicultura-le. Le sue competenze linguistiche dovranno coprire un campo comunicativo dove s'incon-treranno nell'uso comune la sua lingua d'origine o la prima lingua, la lingua del vicino o la seconda lingua, la lingua franca o la lingua veicolare e la micro lingua settoriale o la lingua di lavoro. Con queste potenzialità linguistiche e comunicative, il cittadino europeo potrà partecipare e collaborare alla pari nelle trasformazioni del proprio ambiente e oltre. In Europa ci sono regioni e aree, come per esempio il Mediterraneo, che hanno un ruolo di porta, attraverso la quale passa il tempo con la sua storia. Una storia che non deve essere dimenticata, perché è una storia comune. Essa va interpretata dalle singole nazioni ma senza quei particolarismi che provengono dalla non conoscenza della storia del vicino. Il continente europeo è composto di molte peculiarità impor-tanti che ci distinguono e che costituiscono le tradizioni e le identità, le caratteristi-che etniche e linguistiche, valori culturali regionali. Tuttavia abbiamo una storia comune; cio potrebbe significare che in noi, intrinseca nella nostra coscienza, esiste anche una qualche comune identità europea. Se questa a volte si è manifestata in modo conflittuale, ora ci viene proposta la sfida di darle un'altra natura. Bibliografía Byram, Michael (1998) cultural studies in foreign language education. Clevedon: Multilingual Matters. Cole, Michael (1996) cultural psychology, a once and future discipline. Cambridge, Mass./London: The Belknap Press of Harvard University Press. Crystal, David (2002) «The death of languages.» Conferenza alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Lubiana, 26 settembre 2002. Čok, Lucija (2005) «Posameznik in jezik v medkulturnem in jezikovnem stiku.» In: Vesna Mikolič/Karin Marc Bratina (a cura di), slovenščina in njeni uporabniki v luči evropske integracije. Koper: Univerza na Primorskem, Znanstveno-raziskovalno središče, Založba Annales, Zgodovinsko društvo za južno Primorsko, 23-34, 287-288. Čok, Lucija (2006) «Identità regionali nel mosaico culturale europeo./Uveljavljanje regionalnih identitet v evropski dimenziji sobivanja.» In: S. Schiavi Fachin (a cura di), Nozione Friuli: quaderni di lavoro. Udine: Forum, 13-16. Kramsch, Claire (1993) context and culture in language teaching, Oxford: Oxford University Press. Schefer, Jean-Louis (2002) «A propos des fresques de Hrastovlje - Notes sur le programme iconographique.» ANNALEs- ser. hist. sociol.12, 255-268. Schefer, Jean-Louis (2003) Corrispondenza personale dell'autrice (8 maggio 2003). Riassunto LINGUE E CULTURE NEL NEL DIBATTITO SULLE IDENTITÀ EUROPEE Nelle politiche linguistiche e culturali delle strategie comunitarie, il discorso sulle identità del singolo (identità nazionale, culturale, linguistica, regionale...) presenta un potenziale punto d'intesa. Nel complesso delle attività che le politiche comunitarie propongono, risulta che una speciale attenzione è riservata alla tutela di alcune di esse (per esempio quella nazionale e linguistica). Si attivano quindi, simultaneamente, mezzi e conoscenze per instaurare la condivisione di un'unica cittadinanza e di una comune economia per creare una crescita culturale in un'entità organica. L'Europa è caratterizzata da culture e tradizioni simili e da una storia che accomuna tutte le nazioni che ne fanno parte. Il passato delle nazioni è contrassegnato dalla ricchezza dei valori paneuropei: valori politici, sociali, culturali, umani. La memoria, soprattutto la memoria storica, è fatta di un materiale essenziale atto a »costruire« e composto di elementi specifici insostituibili. Vi si trovano valori da salvaguardare e da distribuire. Uno dei vantaggi del continente Europa è il fatto di avere un passato, anche se, a tratti, conflittuale a causa delle specificità delle singole nazioni. La componente regionale e quella locale costituiscono un prezioso scrigno culturale paneuro-peo le cui ricchezze emergono nel dialogo interculturale. Ci sono luoghi e tempi per cercare la crea-tività artistica, la curiosità scientifica, la forza intellettuale del singolo e dei gruppi che potranno far emergere nuove idee, proposte, progetti e strategie per arrivare al bene comune. La scuola è uno dei luoghi intesi come »laboratori culturali«. Il processo d'innovazione in atto all'interno del sistema scolastico supporta senz'altro la scuola nell'adempimento della sua funzione di operatore educativo comunitario e, allo stesso tempo, di tutore dei beni culturali e delle identità regionali. Povzetek JEZIKI IN KULTURE V DISKURZU O EVROPSKIH IDENTITETAH Jezikovne in kulturne politike evropskih integracijskih strategij so soglasne, kadar se njihova obravnava dotika identitet (narodnostne, kulturne, jezikovne, regionalne,...) posameznika. V kompleksnosti predlaganih dejavnosti se še posebej posvečajo nekaterim med njimi (na primer jezikovni in narodnostni identiteti). Posledično se v tem procesu zbliževanja s ciljem, da prizadevanja pripomorejo h kulturni rasti posameznih etnij, udejanja soglasje pri oblikovanju skupne ekonomije in enotnega državljanstva. Značilnost Evrope je sorodnost kultur in tradicij posameznih narodnostnih skupnosti in skupna zgodovina, ki te skupnosti zbližuje. Njena preteklost je zaznamovana z bogastvom panevrop-skih vrednot - političnih, družbenih, kulturnih, človeških. Memoria, predvsem zgodovinska memoria, je njihova temeljna in nenadomestljiva sestavina poti v prihodnost. V njej so vrednote, ki jih je potrebno zaščititi zato, da bi jih bilo mogoče deliti z drugimi. Skupna zgodovina, pa čeprav tu pa tam konfliktna, je največja zakladnica celine, ki si je začrtala skupno pot. Medkulturni dialog in večjezičnost sta sestavini, na osnovi katerih je mogoča ustvarjalnost, znanstvena izvirnost, intelektualna moč. Te rojevajo nove zamisli, predloge in strategije za skupno dobro. Šola pa je prostor, kjer se kulturni laboratorij lahko ustvari, preraste meje posameznega in najde pot h skupnemu. V njem nastaja »medkulturna pedagogika«, ki se lahko udejanja v vseh disciplinah šolskega pouka.