ANNALES 3/'93 izvirno znanstveno delo UDK/UDC 930.85(497.13 Istra) 850-087-1.09 ISTRIANITUDINE PER VOCE FEMMINILE. Antropología della scrittura femminile istroromanza Srda ORBANIČ, master in filología romanza, Facolta di Pedagogía di Pola, C R O mag., asistent na za italijanski jezik na Pedagoški fakulteti v Pulju, 5 2 0 0 0 Pulj, C R O Nataša MUSIZZA ORBANIČ, giovane ricercatrice, Facolta di Pedagogia di Pola, C R O mladi raziskovalec na Pedagoški fakulteti v Pulju, 52000 Pulj, C R O SINOSSI Sebbene abbia per oggetto la produzione poética in istroromanzo di tre poetesse istriane, le dignanesi Lidia Belci Delton e Loredana Bogliun Debel juh e la valiese Romina Floris, il presente saggio non si colloca nel campo della critica o storia letteraria. Esso rappresenta un tentativo di analisi antropologico-linguistica eseguita su un corpus poético, quindi non tanto I'analisi dei testi poetici in sé quanto I'analisi del contesto socioculturale in cui le tre poetesse hanno creato i detti testi. Tu bai incontrato cose agonizzanti, io ho incontrato cose appena nate. W. Shakespeare, Il racconto d'inverno, III, 3 I Se la scelta della produzione poética in istroromanzo si spiega da sé visto il contesto in cui le presentí pagine sono inserite, potrà essere meno chiara e palese la scelta di tre voci femminili. Va perciô precisato che la scelta è tutt'altro che casuale: l'individuazione di un'im- plicita rivendicazione femminile nell'ambito del pro­ blema più ampio della subalternità di una cultura locale, com'è quella istroromanza, a prescindere dalla sua pre­ sunta owietà, pone in discussione la possibilità di usare oggi corne in passato, nonostante il monopolio conos- citivo della scienza ufficiale, schemi di riferimento teorici e metodologici che vedono il ricercatore, un'astrazione dell'uomo, soggetto in relazione alla cultura istroroman­ za, fatta da uomini reali, oggetto (Gjessing,1968:399). La rivendicazione, ossia la ricerca di autodeterminazione femminile vissuta corne rapporto, reale o immaginario, con il mondo istroromanzo, elimina la totalità tradizionale della cultura istroromanza disintegrando la plausibilità di alcune catégorie a cui veniva attribuito il carattere della realtà oggettiva, corne quelle del pro- gresso e della modernità. La rivendicazione, quindi, fuoriesce dall'ambito istroromanzo e rappresenta il ri- fiuto di essere oggettivizzate, in quanto donne e in quanto istroromanze, a qualsiasi lîvello (Maquet, 1964:51). Questi due percorsi, le cui articolazioni sono estrema- mente più ricche di quelle esposte qui, sortiscono un analogo duplice effetto. Il primo è quello di esorcizzare un conflitto antropológico prodotto dalla lógica di fun- zionamento delle fonti normative sia interne che esterne alla cultura istroromanza. Il secondo, invece, è quello di occultare l'aspetto di novità che si rivela in questa femminilizzazione della scrittura, resa possibile dal fatto che l'ostentazione della virilità, propria delle culture tradizionali, anche in campo letterario ha subito un rovesciamento di fronti. Quello delle tre poetesse è perciô un modello di razionalità nuovo, che al desiderio di capire affianca il desiderio di vivere questa com- prensione (Eco,1991:8). La prima conseguenza che ne deriva e a cui chi scrive si richiama è una concezione alternativa in opposizione a quella concezione cínica­ mente utilitarista secondo cui anche se affonda le sue 305 ANNALES 3/'93 Srda ORBANIČ, Nataša MUSIZZA ORBANIC: ISTRIANITUDINE PER VOCE FEMMINILE, 305-310 radici in tempi piü antichi, come forma d'arte la let- teratura in istroromanzo é essenzialmente un fenómeno dei presente, tanto piü in considerazione del fatto che essa non si svilupperä mai oltre il punto giä raggiunto essendo giustamente sacrificata all'altare del progresso e della vita moderna. 11 Descrivendo la situazione lingüistica istriana, Filipi (1990) definisce l'uso dell'istroromanzo come marcato sociolinguisticamente in quanto la posizione dell'istro­ romanzo nel repertorio lingüístico istriano implica il suo uso solo nei domini cosiddetti bassi, legati pmcipal- mente alla trasmissione orale, e di conseguenza limita la sua presenza sul territorio a una ristretta zona dis­ continua nell'lstria meridionale. Per cui la condizione delle comunitä istroromanze non é tanto quella di pe- nisola lingüistica, come nel caso dell'istroveneto, bensi quella di isole linguistiche. Dal punto di vista antro­ pológico Juri (1989) definisce la cultura ¡stroromanza come subalterna, in quanto prodotta non dai processi di standardizzazione (fonti normative esterne) bensí dai processi di sedimentazione (fonti normative interne), in cui le caratteristiche fisiche dell'ambiente naturale hanno comportato l'impiego di certe tecnologie di in- tervento ambiéntale, che rappresentavano l'impegno comportamentale per i membri della comunitä, e su queste tecnologie si sono fórmate certe tradizioni, che rappresentavano l'impegno cognitivo per i membri della comunitä. I media della cultura e della lingua istro- romanza erano per secoli quelli che consentivano solo il superamento di brevi distanze, normalmente quelle percorribili a piedi (Bertosa, 1991). Questi confini della comunicazione e dello scambio per gli uomini istro- romanzi avevano incominciato a dilatarsi soltanto verso la fine del secolo XIX, e sono poi quasi del tutto saltad nella prima metä del secolo XX. Pero i media privilegiad sono rimasti ancora per un po' di tempo quelli piu tradizionali. In questo senso sono State fondamentali le ripercussioni culturali della scomparsa quasi totale dei mezzi tradizionali e della loro sostituzione con i mezzi meccanici, poiché l'angustia dell'universo locale la si é incominciata a connotare negativamente anche dall'interno (Lorenz,1974). II gradúale esaurirsi degli spazi di resistenza ha imposto l'accettazione supina delle fonti normative esterne, nía ha anche costretto a cercare di ricostruire spazi di autonomía e di identitá differen- ziata. Lo svuotamento e l'abbandono dei riti di coesione dell'universo locale ha fatto si che i riti simbolici, che prima erano stati eventi comunitari, si privatizzassero, determinando la crescita dei rapporti ¡nterpersonali fun- zionali a scapito dei rapporti ¡nterpersonali diretti. La casa ha sostituito la piazza, la continuitá del vicinato ha ceduto il posto nell'organizzazione della vita qu- otidiana alla solidarietà basata sulla comunanza degli interessi. La seconda guerra mondiale ha prodotto anche in Istria un mutamento tecnológico accelerato. Le persone anziane, i bambini e le donne, non essendoci stato un loro coinvolgimento diretto in allontanamenti dalle pro- prie comunitá, hanno continuato a vivere anche negli anni immediatamente successivi alla guerra come se i confini del loro universo fossero ancora quelli misurabili dai passo dell'uomo. Alio stesso tempo, perô, si è avuta una svolta radicale della cultura in senso antropológico, perché le tecnologie si andavano rinnovando in misura maggiore che nel corso dei secoli successivi alla rivo- luzione secentesca. In pochi decenni si è passati dai privilegiamento delle brevi distanze, non tanto a quello delle lunghe quanto al suo annullamento medíale (Mi- lani Kruljac,1990). La comparsa delle nuove tecnologie di produzione, scambio e contrallo rende necessaria l'irruzione di esperienze e quindi terminologie e costumi linguistici il cui uso rimanda più alla cultura e alla lingua di provenienza di queste tecnologie che alla cultura e lingua ¡stroromanza. L'uso concreto di nuovi strumenti produce nuovi rapporti, provoca un contatto e uno scambio intenso tra le isole istroromanze e la comunitá piu ampia, nonché la caduta definitiva delle chiusure rassicuranti. Come a dire, la carta "altra" ha incominciato a cantare, qualche bocea ¡stroromanza a tacere. La dicotomía esterno/interno trova la sua esempli- ficazione più appropriata nel rapporta tra la lingua ¡stro­ romanza e le lingue altre e nelle problematiche del bilingüismo. I cambiamenti politici intervenuti nel do- poguerra hanno modifícate radicalmente i rapporti tra i gruppi etnolinguistici in Istria, generando nell ámbito del gruppo latamente italofono il passaggio da una si­ tuazione di diglossia a quella di doppia diglossia (Milani Kruljac,1990). Inoltre, a causa delle immigrazioni con­ tinue di allofoni, sia regionali che extraregionali, le strut- ture delle comunitá istroromanze si stravolgono, per­ dono la loro unità e la loro coerenza. Gli istroromanzi diventano cosí portatori dell'indigenato, che è ben più radicale dell'autoctonia, diventano cioè portatori di cio che chi scrive, parafrasando la Bogliun Debeljuh, de­ finisce come istrianitudine, e che é la nevrosi introdotta e mantenuta dall'immigrato negli istroromanzi con il loro consenso (Calvet,1977). Vale a dire, gli istroromanzi accettano e vivono come reale la rappresentazione che gli immigrati hanno elaborato di loro e secondo cui l'istroromanzo è il buon... contadino o pescatore, cioè colui che deve essere acculturato per il bene suo. Ed è una duplice subalternità anche cultúrale poiché se in generale la cultura altra, allofona diventa dominante, pure all'interno dell'area cultúrale italofona, di cui gli istroromanzi si sentono parte integrante, l'affermazione della cultura istroveneta corne matrice cultúrale autoc- 306 ANNALES 3/'93 Srda ORBANlé, Nataîa MUSIZZA ORBANIÍ: ISTRIANITUDINE PER VOCE FEMMINILE, 305-310 tona e di quella italiana come cultura d'arrivo, ufficiale, è definitiva a livello régionale. III Questo, quindi, il contesto socioculturale in cui si ¡nserisce la produzione letteraria in istroromanzo e che ne determina le ragioni e le motivazioni più profonde ed immédiate. Se da una parte il ricorso all'istroromanzo rende possibile la messa tra parentesi delle proprie espe- rienze eterotopiche ed allofone e la ricostituzione dei rapporti con la cultura istroromanza, dunque un ritorno effettivo e appagante aile certezze delle brevi distanze dei chiusi universi locali nei quali lastoria esternasembra non essere passata, dall'altra il ritorno alla lingua antiqua, cioè a quella lingua del cui legame diretto, per non dire preferenziale con il latino gli istroromanzi hanno fatto uno dei punti di forza délia loro costante resis- tenziale, significa anche accettarne l'immobilità e la bas- sa accumulazione cultúrale (Caillé 1988). La discrepanza tra il principio dell'equivalenza fórmale di tutte le lingue e culture e le condizioni reali délia disuguaglianza so­ cioculturale tra le lingue e culture, nel caso istroromanzo connota la loro particolarità anche sul piano letterario nei termini dell'inesistenza (cavalleresca) di calviniana memoria. Se le condizioni antropologiche e linguistiche delle comunitá ¡stroromanze sono manifestazioni di una decadenza sociobiologica prodotta, tra l'altro, dall'etno- cidio cultúrale, come vuole Juri (1989), allora la pro­ duzione letteraria ¡n istroromanzo piu o meno con- sciamente si fa carico, oltre che di una tensione lata­ mente etno-grafica in cui il senso civico si coniuga o oppone al senso dello Stato, anche di una tensione piu propriamente letteraria in cui il senso estético per una lingua vergine ritenuta poética in sé si oppone al senso convenzionale per una lingua onnicontestuale. Ne consegue che i letterati istroromanzi operano lingüísticamente nei confronti di una lingua o di una comunitá lingüistica se non morta allora di sicuro for- temente intaccata per quanto riguarda la sua coerenza sistemica e congruenza processuale (Labov,1977). Alia base di quest'operazione lingüistica é stata individuata la ricerca della lingua poética chesia una lingua naturale, laddove il naturale é fortemente connotato nel senso del legame irriflesso. Percio la scelta lingüistica delle Nostre non solo non é casuale, in quanto la scelta del mezzo lingüístico tramandato dalla tradizione rappre- senta lo scheletro su cui simbólicamente si ripristina la coerenza sistemica della comunitá istroromanza, né im­ Galizana / Gallesano. Veduta (Foto: G. FUipi, 1993). ANNALES 3/'93 Srda O R B A N IC , Nataša M U SIZ Z A O R B A N IC : ISTRIAN ITU D IN E PER V O C E FEM M INILE, 305-310 posta, in quanto la congruenza processuale che risulta da tale ripristino simbólico si ricostruisce materialmente su basi ¡ntersoggettive consensuali, ma neanche é dilet- tantesca nel senso deleterio del termine, in quanto é finalizzata a superare funzionalmente lo squilibrio tra la stabilitá coercitiva della tradizione e la capacita di adattamento consensúale. In questo senso la scelta lin­ güistica delle Nostre é anche scelta cultúrale e civile, come in generale voleva giá Alessandro Verri (1960) sul Caffé. II letterato istroromanzo che si é volto alia lingua altra al cospetto di un sistema che non é per natura il suo ha cercato di sradicarsi, cioé per diría parafrasando Cattaneo (1965), come se la sua lingua non vi fosse piu o non vi fosse ancora, ha preso il bordone da peregrino, ed é andato ramingo per Toscana a far abbaiare i cani delle cascine, per raggranellare atomi novelli da far lingua. La scelta lingüistica delle tre po- etesse é perció cosciente e meditata, connaturale agli argomenti trattati. E' di importanza céntrale per gli in- tendimenti di questo saggio comprendere l'influenza fondamentale e continua esercitata dalle motivazioni etno-grafiche nello sviluppo della loro arte poética, poi- ché una letteratura "dialettale" é fatta per restare entro i confini del dialetto, owero entro i confini dell'universo simbólico dialettale, ivi incluse anche le modalitá di trasmissione. Le Nostre dunque hanno a disposizione due meccanismi di ricezione e trasmissione diversi per riprodurre un solo e medesimo dato del mondo og- gettivo reale. La parola istroromanza, per durare nel tempo, si ancorava ai metri e alie rime e al canto. II canto era per la cultura istroromanza in quanto órale la sola possibilitá di daré ai messaggi verbali Palta de- finizione propria dei messaggi scritti. Da questo punto di vista le tre poetesse sono portatrici di messaggi piü esterni che interni, anche perché, a differenza delle generazioni precedenti, piü esposte alia cultura ufficiale nazionale (Goody 1988). Sicché, in un campo che puó talvolta sembrare sovrappopolato da figure torméntate dall'indifferenza del mondo, al contrario di questo pseu- doromanticismo spesso di bassa lega, le tre spiccano come la personificazione di una creativitá priva di qual- siasi istrionismo e di una sana maturitá. IV La produzione poética delle Nostre si inserisce, come giá detto, con elementi di rottura ma al tempo stesso anche di profonda continuitá, all'interno di una storia (della letteratura, anche). Le tre poetesse, in ció la rot­ tura, tornano a privilegiare il concetto di cultura su quello di comunitá, vedendo proprio la cultura, non istroromanza ma la cultura tout court, come determi­ nante e produttrice di ogni ulteriore sviluppo. Pero tale privilegiamento, si realizza, per diría con Pascoli, in una lingua che piü non si sa, ed é perció indis- solubilmente legato, in ció la continuitá, all'aspirazione ad operare in una lingua moritura, a lavorare su oggetti linguistici esistenti. Ecco che adora intervenire sui dati del mondo oggettivo reale, siano essi visivo-tattili o ud- itivi, senza complessi di inferioritá cultúrale diventa la base del procedimento poético. Le tre poetesse hanno chiara visione della sfida creativa che tale loro approccio comporta e in un certo senso é come se la considerassero il prerequisite mínimo della poesía istroromanza. Ne conseguono tre poetiche si di diversa complessitá, ma tutt'e tre improntate alia vulnerabilitá dell'esperienza, della memoria. Nella poesía della Belci una realtá minuziosamente osservata é rappresentata, nelle sue contraddizioni tra il passato felice e il presente tristo, con la sapienza di un'arte che coglie nel segno senza incrinature. La figura della Belci sembra voler prepotentemente rappresentare il símbolo dell'innocenza che aleggia incorruttibile sul mondo istroromanzo. Da qui il grande senso architet- tonico della ricreazione della comunitá dignanese, es­ presso con vigore contad i no. Si tratta di poesie dal- l'impatto aggressivo e trascinante, incline a far affida- mento sulla sola generositá della parola istroromanza. La poesía scritta dalla Belci imita la voce umana, in una mimesi derivante dalla cultura tradizionale che at- tribuisce alia poesía funzioni rituali. Quelia della Floris non é ambizione vernacola, ma un discorso coito ed impegnato: vi predominano l'estra- neazione e lo sgretolamento dei tradizionali strumenti di sapere. La poesía della Floris é un parlare rotto, non eloquente, inframmentato dai silenzi in cui gli stralci di vita e di esperienza cantad, che paiono frammentari e individuali, si ¡ntersecano ricostruendo una storia com- une nella quale tutti si possono riconoscere. A differenza della Belci, nel procedimento creativo della Floris pre­ nde forma l'idea di allargare ¡I concetto interpretativo da motivazioni etnografiche a motivazioni propriamente formali. Ne deriva un abbandono al preziosismo lin­ güístico di un'arte letteratissima che alie volte rischia di lacerare la sottilissima trama cósica. La Bogliun Debeljuh, invece, compie una delle ope- razioni dissacratorie piü consistenti nella poesía italo- istriana contemporánea. La sua scelta lingüistica é prima di tutto una contestazione nei confronti di una cultura, quella italiana, che ha perso gli strumenti linguistici per esprimersi al livello della realtá. D'altro canto la po- sizione della Bogliun Debeljuh é critica anche verso la cultura istroromanza, ridottasi al folklore e incapace di riprodursi e ricrearsi. La posizione di duplice critica la porta a scrivere "nuova poesía" in una comunitá che non é certo ben disposta verso questo tradimento stilis- tico. La pura e semplice bellezza del suo verso, in cui la densitá del vissuto trova un'espressione pacata e mi- surata, rappresenta una trasgressione rispetto alio stesso strumento lingüístico impiegato: l'istroromanzo di Lo- redana Bogliun Debeljuh é incondizionato, non tanto 308 ANNALES 3/'93 Srda O R B A N IČ , Nataša M U SIZ Z A O R B A N IČ : ISTRIAN ITU D IN E PER V O C E FEM M INILE, 305-310 . I ! l « H QO TT " %* 1 S l i r 1 1 M B B B M B B B a B ž J M ^ ^ Vodnjan / Dignano. Narodni trg / Piazza del popolo (Foto: G. Filipi, 1993). lingua della comunitä di cui é membro quanto lingua sua, lingua della comunione con altre persone. Ció che al di la delle differenze nei capisaldi poetici e nei conseguenti procedimenti creativi accomuna le Nostre é ¡I fatto che tutte e tre costruiscono le loro poetiche muovendo dalla subalternita femminile nel- l'ambito di una cultura tradizionale quale quella ¡stroromanza, con implícita la necessita di affrontare le contraddizioni e le disuguaglianze che ne risultano (Bra­ vo etalii, 1977:74). Non si vuolequi dispíegare l'insegna del nuovo "Soggetto Donna" e fare del femminismo, ma semplicemente si sottolinea come la condizione di subalternita cultúrale e di minorita socio-demografica della comunitä ¡stroromanza abbia comportato un pro­ fondo mutamento del tradizionale ruolo della donna, la quale, passando dalla condizione di subalternita a quella di centralita in quanto garante della riproduzione sociale e biológica della comunitä, ha avuto l'occasione e il compito di una rifondazione radicale del sapere e della conoscenza a livello familiare e comunitario. Con ció non si vuol fare delle tre i Dioscuri della cultura e della poesía ¡stroromanza, perché non lo sono. Va pero rilevato che rispetto ai poeti ¡stroromanzi le poetesse riescono non solo ad avere un atteggiamento piü creativo verso i contenuti tradizionali, traducendoli in una serie di motivi poetici che non si riscontrano nella poesía maschile, ma anche un approccio piü personaliz- zato alio strumento linguistico, raggiungendo una chiara dimensione idiolettale che nella poesía maschile é sov- rastata dalla dimensione solídale. Le ragioni che deter- minano tali differenze stanno probabilmente nella scelta delle poetesse di operare piü esplicitamente sulla twilight zone fra struttura archetipica e liberta simbólica. Natural­ mente questi archetipi agiscono solo in parte in modo conscio, l'altra parte é sepolta nella memoria della cul­ tura ¡stroromanza, per cui se la loro presenza concreta nei testi di superficie dipende dalla personalitá della singóla poetessa, l'interpretazione simbólica da guer- riglia semiótica che ne danno denota il loro rifiuto di quella concezione statica e totalizzante del mondo ¡stroromanzo di cui é permeata la poesía maschile (Fra- botta,1977). Per le tre poetesse la poesía é una forma di op- posizione alia duplice esclusione, interna ed esterna, e al tempo stesso é anche l'occasione per cominciare a elaborare una cultura che parte dalla reale esperienza (Solar 1993). Se la re-invenzione della cultura istro- romanza passa per la trasformazione della sua storia 309 ANNALES 3/'93 Srda ORBANIČ, Nataša MUSIZZA ORBANIČ: ISTRIANITUDINE PER VOCE FEMMINILE, 305-310 in poesía, allora nella "ricomposizione" del suo sapere e delle sue conoscenze le Nostre possono utilizzare l'esperienza poética come quell'itinerario emancipato- rio che le farà uscire dall'inferioritá cultúrale in tutti i campi dell'esperienza. E siccome il vissuto non è tutto nell'esperienza collettiva ma è innanzitutto privato, il femminile parlare di sé, anche se non assurge alia si- gnificatività assoluta, pur sernpre si solleva a un livello superiore ai contesti che si evocano. E dal microcosmo istroromanzo nasce il macrocosmo nei quale, come disse Seattle (1993), la vera vita è finita ed è iniziata la lotta per la soprawivenza. POVZETEK Avtorja s pomočjo poezije treh istrskih pesnic (Lidia Belci Delton, Loredana Bogliun Debeljuh in Romina Floris) poskuša podati antropološko-jezi kos lovno analizo poetskega korpusa. Ne ukvarjata se torej z literarno kritiko, ne analizirata samih pesmi, temveč se poglabljata v sociokulturalni kontekst, ki je vplival na tri ustvarjalke in ki je vsem trem skupen. BIBLIOGRAFIA Bertoša M. (1991), Zlikovci i prognanici, Libar od Groz­ da, Pola, 1991. Bravo A. & del Boca D. & Scaraffia L. (1977), Gli angeli del personale, in Quaderni Piacentini, 62-63. Caillé A. (1988), Mitología delle scenze sociali, Bollati Boringhieri, Torino. Calvet J.L. (1977), Lingüistica e colonialismo, Mazzotta, Milano. Cattaneo C (1965), Sui milanesi e il loro dialetto, (a cura di S. Giacomoni), Paragone, 184, 1965, p. 3-7. Eco U. (1991), Introduzione, in Le Pichón A. e Caronia L. (a cura di) Sguardi venuti da lontano, un'indagine di Transcultura, Bompiani, Milano, p. 7-10. Filipi G. 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