E: I— rJ PROGRAMMA DELL A I. R. SCUOLA REALE SÜPERIORE IN PIRANO PUBBLICATO ALLA FINE DELL’ ANNO SCOLASTICO 1375-7© TRIESTE Stabilimento Tipookafico Appolonio & Capkin 187«. E L ■ PROGRAMMA DELLA I. R. SCUOLA REALE SUPEßlORE IN PIRANO PUBBLICATO ALLA FINE DELL’ ANNO SCOLASTICO le'T's-T'e TRIESTE Stabilimento Tipogbafico Apfolonio & Uafrin 1876. Editrice Ti. r. Scuola iiuptriur«. DELLA VITA E DELLE OPEKE Dl CESARE CAPORALI (1531-1601) “Ce qu' il y a de constant, c’ cst qu' il effa$a le "Berni, le Molža, et generalement tons ceux, qui “jusqu’alors s’etaient exerces dans quelqu' une “des especes du genre burlesque. „ Baillot. in ludicro scribendi genere sie excellit, ut familiaiD ducere videatur. „ A. Bonciari De ludicra Foesi, dial. III. Una fronte ancor piü eie vata del solito per la calvizie, e solcata da due tre rughe orizzontali, due occhi ombreggiati da folte ciglia e che sembrerebbero quei di un uomo molto fiero, se non conoscessimo l’indole pacifica del poeta, un naso grande ed alquanto ricurvo, una bocca il cui labbro di sotto avanza quello di sopra, dei baffi incolti ed una barbetta divisa in dne e biauca come i radi eapelli, ecco la testa di Cesare Caporali, quäle viene rappresentato in. etä d' anni settantuno neH’incisione in rame che trovasi in un’antica edizione delle sue rime ch’io posseggo. Per completare la sua prosopografia, osserverö che nell’inci-sione suddrtta esso veste un ricco zimarrone foderato di pelo e probabilmente oscuro, che porta uno di quei collari biauchi a stuc-cature che si usavano a’ suoi tempi, e che dal collo gli pende sul petto una catena con una grossa medaglia. Preso cosl in questo assieme ž proprio il tipo di un dottore della seeonda metä del XVI secolo, e si giurerebbe di aver veduta quella faccia cosi marcata, anche in qualche vecchio ritratto di famiglia, finito, come tante altre cose, coli’ essere vittima della polvere e delle tignuole in un’ oscura soffitta. Chi vedesse adunque il ritratto suddetto, non penserebbe giam-mai ch’esso rappresenti un poeta nel vero senso della parola, e meno ancora un poeta ch’ebbeun ingegno dimezzato tra quello del Berni e quello del Tassoni. Eppuro tale fu Cesare Caporali! Le solite antologie non recano di lui alcuno squarcio e neppur lo nominano, quando invece si citano nomi d’autori che molto meglio sarebbe danuare ad eterno oblio perehk mescbini di peusieri e di forma, per cui cbi studia la letteratura italiana su questi libri raf-fazzonati alla buona, ignora quasi sempre cbe accanto al lepido barbiere fiorentino, accanto al poeta da Lamporecchio, accanto al-1’autore della Secchia rapita, ve n’ö un alt.ro cbe quasi limpido prisma riflette iu sfe stesso il pensiero ed il sentimento italiano sotto un nuovo punto di vista, in una forma che non sia quella giä sfrut-tata da altri. I graudi ingegni non completano da sž soli la storia del pensiero umano, ovvero della letteratura propriamente detta, come per completare la storia delle nazioni non bastano le deserizioni delle paei e delle guerre e le biografie dei geni cbe colle armi e colle leggi ressero i destini dei popoli. La letteratura h uno specchio della vita morale, civile, religiosa e persino economica d’una nazione, ma la sua storia h incompleta, non e comprensibiie se da un cauto in-sieme coi grandi ingegni ehe diedero il loro nome ad un secolo intero, non si prendouo in cousiderazione anche quegl’ ingegni dimez-zati ehe senza aver dettate opere sovrumane, formano tuttavia i necessari anelli di cougiunzione tra una fase e 1’ altra della vita intellettuale della nazione, e se d’altro canto non si studia la letteratura in tutte le sue manifestazioni, sianO esse serie o burlesche. In altra guisa operando la storia letteraria diverrebbe mozza; essa sarebbe priva di connessione, spesso inesplicabile a noi stessi ehe ce ne occupiamo come professione, e sarebbe poi addirittura un mistero, un enigma perfetto per quei tanti (e sono i piü) ehe senza appro-fondirsi in certi studi, della storia letteraria fanno un mero orna-mento dello spirito. Come senza le Visioni del Medio Evo non potremmo comprendere 1’ idea prototipa della Divina Commedia, checchö ne dica 1’Emiliani-Giudici in proposito (Storia d. lett. ital. vol. I, lez. V, p. 194), come senza Chateaubriand e senza Walter-Scott non troveremmo forse le ragioni della comparsa dei Promessi Sposi, cosi da un altro canto non comprendereramo le recondite fonti della Secchia rapita, se non conoscessimo le opere di coloro che precederono, quand’ anche di poco, il Tassoni, e gli mostrarono come si possa ridere col cuore in mano, senza ricorrere alle infamie deli’ Aretino. Gli e perciö appunto ch’ io imprendo adesso a parlare, piü largamente ehe mi eoncede lo spazio assegnatomi per questa memoria, della vita e delle opere di Cesare Caporali, poeta quanto lepido e leggiadro, altrettanto onesto ed erudito. Nacque egli a Perugia da una famiglia ehe traeva la sua ori-gine da Vicenza, ove chiamavasi de’ Bensari, o piü probabilmente de’ Bisarri. Primo di quel nome a venire a Perugia fu Bartolomeo. Egli vi prese soldo, ed in qualitä di caporale •) si distiuse nella guerra che i Perugini avevano a quel tempo con que’ di Gubbio. Terminata la guerra Bartolomeo si stabil! a Perugia e prese in moglie una certa Marzia Fabiani. Gli rimase peiö il titolo di caporale, e da questo tolse quindi il nome la sua stirpe, lasciando l’an-tico. La famiglia Caporali si divise poi in due liuee, una delle quali si estinse verso la fine del secolo XVII con un Cesare, primario lettore di diritto civile nell’universitä perugina, morto a’ 21 dicembre 1692,e l’altra nel secolo seguente con Francesco Maria ed Attilio Caporali che morirono ambedue nel 1716, il primo ai 10 ed il se-condo ai 18 di giugno, come appare dal libro dei defunti della cat-tedrale di Perugia. L’origine suesposta della famiglia Caporali viene riconosciuta anche dal poeta nella Vita di Mecenate (Par. IX). Narrando i danni patiti dalla Cavalleria che da Mecenate veniva ricondotta ai confini per ordine di Augusto, per tema di qualche tumulto che in Koma s’ era incominciato a suscitare dopo udita la nuova della morte di M. Antonio, egli dice infatti: Morir per strada cento e sei ronzini, Due cavai turchi, e nobile portante Di certi uomini d'arme Vicentini: Fra quai, chi sa, che un qualche Alamostante Non vi fosse anche della stirpe mia, Ch’ebbe in Vicenza giä 1’antiche piante. Di questo casato fu dunque il nostro Cesare, il quäle venue alla luce in Perugia, e non a Napoli, come pretende il Toppi nella Biblioteca napoletana, alle 6 di notte,. secondo il calcolo italiano, de’ 20 di giugno 1531. Noto l’ora ed il giorno perchfc uu suo di-scendente, Carlo Caporali, con tutta la buona fede di que’ teuipi, ci lasciö scritto che Cesare „nella sua genitura ebbe per oroscopo il „capo di Medusa in 21 gradi del Toro insieme con Venere, e „Mercurio nella cuspide della 4. di Sestile ad essa Venere, ed „alla Luna sul nodo boreale: e percio d'ingegno pronto e faceto „riusci, e dedito alle muse; influendo simili costellazioni, al dir „del Car dano, copiosa vena di poesia. Griove poi, coutinua seria-„ men te il dabben’uomo nel suo gergo astrologico, colla špica della „ Vergine gli fecc acquistar la grazia de' principi ed onorato no-„vie nel mondo; ma Saturno peregrino nella 2.a, e la parte della „fortuna combusta dal sole il resero non troppo di beni e di fa-„coltä agiato....11 1) La voce caporale ehe ova indica un grad o militare molto basso, aveva da principio signifleato di capo d’ rsercito. Piü tardi si chiamö cosi 1’ ufficiale comandante d’ una compagnia, ed h probabile che questa fosse la carica del proavo di Cesare Caporali. Giovanissimo attese il Caporali ad apprendere grammatica, e fin d’allora cominciö a manifestare il suo amore por !a poesia, leg-gendo con grande profitto Orazio, che in buoua parte tradusse. Pare anzi che questo poeta gli piacesse molto e clie, per cosi dire, gli fosse andato in succo ed in sangue, perchfc nella sua Vita di Me-cenate trovansi diversi squarci in cui si pud dire ehe abbia imitato il Venosino. Cosi in quelle terzine che, quasi proemio, precedono la Vita suddetta, ed in cui finge di essersi couvertito in un uccello: Ma mentre mi trattengo a cicalare, Lettor, di grazia aprite le flnestre, Che m’ö venuto yoglia di volare. Giä mi par d’aver 1’ali agili e destre, Giä fuor mi spunta il becco, e mi si fanno Le dita delle man penne maestre ecc. la quäle idea ž tolta dalla nota ode d’Orazio (lib. II, 30): Jam jam residunt cruribus asperae . Pelles, et album mutor in alitem etc. Altrettanto fece nella IV parte della Vita stessa: .....................or quäle ingegno Non fe’ diserto un calice fecondo? prešo dal medesimo poeta lib. I, epist. 5: Foecundi calices quem non fecere disertum? Le quali imitazioui, con molte altre che per brevitül ometto, potrebbero forse essere anche involontarie, ma mostrano per altro sempre una figliazioue d’idee tra il poeta di Perugia ed il Venosino. Dopo la grammatica, il Caporali si applicö alla rettorica, alla logica, alla filosofia. Piü tardi studiö anche legge, con 1’ inteuzione di addottorarvisi, ma gli fu forza intralasciarla per una grave ma-lattia che gli sopravvenne. Di questo studio perö, abbench^ interrotto, troviamo delle tracce negli stessi suoi versi, perchž negli Avvisi di Par našo, dove narra che un poeta comparso nella corte delle Muse, impetrö da M. Cino che gli fosse rivocata una coufessione, ch’ egli aveva fatta, dicendo che i principi moderni faceano conto di chi avea ingegno poetico, il Caporali mostra di non aver dimenticato il frasario legale: Egli fu tanto intorno a quel divino Ingegno e cortesissimo dottore, Che gliela ri^ocö senza un quattrino; Allegando perö 1’ Imperatore In L. error C. de’ fatti, Et juriš ignorantia in suo favore; Perch' un’ erronea confessione in fatti Si rivoca, si toglie e si corregge, Prima che la sentenza sia negli atti. Cosi dice la gloaaa in detta Legge, E tengono i dottor comunemente, E Giasone 1’insegna a chi la legge. Eiavutosi dalla sua malattia, Cesare si portö a Eoma ed entrö al servizio del cardinale Fulvio della Cornia, nipote di Giulio III, ciö che lo stesso Caporali tocca, dicendo nella prima parte della sna Corte : Poich’ ebbe morte odiosa a ciascun vivo Tentato contra i termini civili Di cavarmi il mandato esecutivo; E ch’ io le rendei gli atti nulli e vili Con una moratoria, ehe apiccai Dal tribunal degli anni giovanili: Quasi per voto a Eoma me ne andai, Roma miracolosa, Koma bella, Felice stanza a chi ha danari assai, Per buscarmi un padron: ma la mia stella, Mi spinse in un Signor di quella razza, Che gir pontifical suole a Cappella; A cui va innanzi un uom con certa mazza, Poi vien sua Signoria, ch’ha sotto lei L'istessa mula or rossa, or paonazza. Ma 1’ umor aspro e stravagante del cardinale non gli permise di stare a lungo a’ suoi servigi, per cui poco appresso si accomodö col cardinale Ferdinando de’ Medici, piü tardi granduca di Toscana. Da questi fu molto amato e ricevette favori segnalati e grazie di molte. Senonche anche presso il Medici non rimase a lungo, perche divenuto granduca di Toscana, il Caporali non volendo passare con lui in quella provincia, entrö a servigi di altro cardinale, vo’ dire di Ottavio Acquaviva. Se potessimo credere a Carlo Caporali, il poeta si sarebbe ram-maricato anche dell’Acquaviva, e precisamente negli Orti di Mece-nate, dove deserivendo la parte del suo palazzo, dice che in basso rilievo v’era scolpito Orfeo ehe col suono della cetra tentava di piegare una piramide, ma che questa sempre piü conservava la sua rigidezza, e poi soggiunge: Geroglifica mole in piedi eretta. Che dal principi» larga e literale, Piü s’alza al ciel, piü si fa avara e stretta. Ma a me non sembra probabile che in questa terzina il poeta sottintenda l’Acquaviva, perche nella Vita di Mecenate egli parla cosl del cardinale: Tu vuoi certo la burla, quando serivi, Che aleun si trovi in quest’ infame etate, Che da quel liberal ceppo derivi; Salva pero la splendida bontate Del mio lignor e i liberali effetti, Con che le Muse spesso ha sollevate, E poco dopo descrivendo il testamento di Mecenate dice ch’egli lasciö il medesimo cardinale erede della magnauimitä, della genti-lezza e delle altre sue virtü. Ma nell’ osser magnanimo e gentile, Quelle virtü pregiando illustri e conte, Che ne tolgon da morte oacura e vile, Ottavio il raio signor, ch’uscir dal fonte Dovea deli'illustrissima Acquaviva, Erede nominö di propria sponte. Aggiungasi che il cardinale quand’ era ancor giovanetto ed abate, studiaudo iu Perugia, offri l’ottava parte delle sue eutrate al Caporali, di che egli fa menzione negli Avvisi di Parnaso, che dirige al medesimo: Novell’ Ottavio, anzi di quel maggiore, Da cui le Muse für si ben trattate, Che Parnaso sen gia tutto in sapove: Che qual Ottavio in ver, qual Mecenate S’ udi mai ch’ offerisse ad un poeta L’ottava parte delle proprie entrate? E che realmente non si debba credere al giudizio di Carlo iutorno aH’Acquaviva, lo si rileva finalmente dal fatto che Cesare ebbe dallo stesso in due volte il governo di Atri e quello di Giulia Nuova, terre del suo ducato nell’Abruzzo; per cui uella seconda parte della Vita di Mecenate, descrivendo il poeta il nascer del sole, prese occasioue di ramraentare il Corno e la Majella, monti altissimi di quella provincia, come a lui ben noti: Giä sopra un velocissimo andaluzzo ') Montato il sol, scopriva il Monte Corno, E la Majella altissima d' Abruzzo. Ma quantuuque potesse chiamarsi avventurato con lui, il Caporali si stimö ancor piü libero presso Ascanio marchese della Cornia, pronipote del cardinale, appo il quäle rimase sino alla morte. Fu Scipione Tolomei (Lettere dello stesso: 2, pag. 112) che iuvitö il Caporali a nome del marchese della Cornia ad andarlo a ritrovare e ad entrare a’ suoi servigi. La lettera che gli scrisse & la seguente, ed io la riporto qui per cliiarire meglio la situazione del nostro poeta e le abitudini di que’ tempi, iu cui gl'ingegni per quanto nobili e’ fossero, non trovavano tuttavia di che vivere senza mettersi a servigio di qualche signorotto. “II siguor marchese mio signore desidera che V. S. venga quä: “ed ha dato a me cura d’invitarla e di pregarla; ma io fo 1'uuo e “tralascio l’altro, come disdicevole alla sua geutilezza, che non am-“mette affettuose richieste. Da questo potrebbe V. S. anche argo- *) Cavallo d’Andalusia. “mentare che il signor marchese volesse' adoperarla: e perö ella “dovesse fermarsi qui assai: sicchö, coine aliena dalla Corte, uon “potrebbe forse tollerarne la breve vista per dubbio della lunga “stanza: ed io avrei usato poco buono artificio da persuaderla. Ella “ha offesa la Corte, da quella prima disgustata, l’abborrisce e dif-“ficilmente s’indurrebbe alla pace con essa: ma uu poco di tregua “sotto la parola del signor marchese puö e dee farla: massime che “se bene questa h discendente di quella, che fece giä per isdegno “graziosamente cantare V. S. ö perö differente assai di abito e di “costumi: poichö non va vestita di rosso, neppur di lungo, sicche “possa ricoprire i difetti: e non ö grave, ma domestica; non padroua, “ma amica de’ pari di V. S. In somma ella ha da venire in villa per “gusto proprio e per consolazione di questo signore che l’ama e “gode della sua geiitil conversazione. Non sarä servente, ma servita; “non cortigiauo, ma corteggiata: avrä tutte le comoditä desiderabili, “mentre ci starä, e fin le stanze fuor della corte, se le volesse, come “scrupolosa d’osservare l’esecrazione fatta: di non esserci piü visto “e seutito: partirä, quando le tornerä bene: e per venire avrä chi-“uea, carrozza, lettica, sedia, e se volesse anco un lettuccio portato “da quattro di questi asini da due piedi. S’ella stesse dura, sarei “necessitato di veuire io medesimo per pregarla: ma il signor mar-“chese confida tanto in Lei, che non ha giudicato esser di bisogno “pur di scriverle da sö stesso, ed io ne ho da lui il carico, come “segretario suo, non come intrinseco di V. S. non pretendendo egli, “ch’ella debba aver altro riguardo, che quello della sua propria “cortesia. Questa fa, che teniamo per sicura e presta la sua venuta, “per la quäle Sua Ece. ha preparate attente orecchie alla dolce “lingua di V. S., ed io continuo servigio al suo molto merito. Go-“derö di poter con l’uno soddisfare all’altro: e le bacio le mani. “Dal Colle. „ II Menagio nell’ Antibaillet (par. 2. c. 149) dice che il Capo-rali fu canonico e che godeva diversi benefizi ecclesiastici. Ciö uon ö vero che in parte, perchö egli fu sempre laico, nö Carlo Caporali dice nulla ch’ ei fosse cauonico, ma solamente che aveva un bene-ficio rinunciatogli dal cauonico Camillo Caporali (donde forse il Menagio prese occasione di errare) e che poi perdette per la riforma introdotta dal concilio di Trento. Ebbe moglie che mori il gioino innanzi alla morte di lui, e dalla stessa due figliuoli, Camillo ed Autirno. II Caporali fu membro dell’Accademia degli Insensati, in cui prese il nome di Stemperato, togliendo ad impresa una penna d’oca non temperata cou un temperino appresso. Fu travagliato dal male della pietra, come suo tiglio Camillo, onde soleva fare molto uso del finocchio, lodatogli assai dai medici del suo tempo, ma perö, com’ö ben naturale, senza profitto, per cui egli se ne rammaricö anche negli Orti di Mecenate: II finocchio h con essa a paro a paro, Con ehe gli autori arabici e latini Le mie vane speranze infinocchiaro: Che me 1’ han dato cotto in brodo e in vini Per levarmi il dolor della............ E romper gli ostinati trevertini; Ma 1’ util, che m’ han fatto, Iddio vel dica; Basta, le cose van di male in peggio, Oltre che ci ho 1’ etä fiera nemica. E il Caporali aveva pienamente ragione, perchö la sua indis-posizione andö sempre • piu crescendo, finchö essendo giunto al set-tantunesimo anno deli’etä sua, senza mai perdere l’abituale ilaritä,, mori nel 1601 in Castiglione, ove fu sepolto nella chiesa degli Agostiniani. Molte furono le sue rime, la maggior parte perö in istile bur-lesco, nel quäle riusci invero eccellente, perchö fornito di apposito dono della natura. Aristotile, in cid seguito da Shaftesbury, volle che il riso na-scesse mai sempre dalla malignita e dali’ invidia compiacentesi di un brutto non doloroso. Ma v’ e anche un riso che nasce dalla gio- conditä propria del cuore e che si congiunge coli’innocenza e col candore, da cui deriva quel piacere deli’ intelletto, argutamente sor-preso da cose che lo ricreino; piacere tanto maggiore, quanto la cosa ö meno credibile e meno aspettata. Io non voglio ora dire che il Caporali sia sempre innocente e pieno di candore ne’ suoi versi; certo & perö ch’ egli non segui del tutto ne Aristotile, ne Shaftesbury, ne tampoco il Castelvetro, il quäle diceva che “1’uomo cosi del male altrui si rallegra, come “va del proprio bene superbo, e piü rallegrasi di quel male che pro-“cede da difetto proprio deH’uomo solo, ciofc dal senno, sembrando “ali’ ingannatore di soverchiare nella ragione 1’ingannato;osser-vazione forse arguta, tanto h ciö vero die piacque a Voltaire che non si fe’ serupolo di farla sua, ma che iu sostanza disonora 1’uomo e non & poi ammissibile del tutto, perche anche noi, senza aver conosciuti de’ poeti di vaglia, ci ricordiamo perö e nella nostra gioventü e negli anni piü avanzati di aver conosciuti degli individui, ne’ quali il riso era una seconda natura e non proveniva certo da malignitä. Qualunque sia il merito de’ versi burleschi, non vi h forse aleun genere di poesia in cui tauti si credano di ben riuscire come in questo. Senonchö, in mezzo a tanta copia di poeti che vi si prova-rono, pochi sono quelli ehe vi siano realmente riusciti. Secondo Aristotile, come dissi, il brutto non doloroso h quello ehe eccita il riso. per cui i principi di quest’ ultimo s’hanno ad attingere dalle passioni e singolarmente dall’amor proprio degli uomini, i quali, invidi o maligni, si compiaciono di veder toccato negli altri quel brutto che credono non trovarsi in essi. La deformitä adunque senza malvagitä e senza dolore sarä materia di riso, perchfe in caso di-verso questo e quella desterebbero odio, afflizione e forse anche compassione. Ma, purtroppo, questa teoria del riso non fu sempre seguita, chö alcuni pensarono di poter dilettare col far mostra nelle opere Ioro di ogni genere di scurrilitä e di lascivie, mentre altri credettero ehe fossero troppo gustose le buffonerie piü vili e pedestri e le piü straue e grottesche caricature, o cbe si potesse muovere il riso cogli svarioni piu stravaganti, coi concetti piü oscuri e stra-volti, colle piü scempiate freddure, e, quel ch’ ö peggio, coli’ abuso delle cose piü sacre, coli’ irreligione e coli’ empietä. Se noi volessimo ricercare le cause di questa cattiva riuscita nella poesia burlesca di tanti che vi si provarono, dovremmo in pri-mo luogo incolparue la mancanza nella maggior parte degli stessi di quello spirito che si richiede per condire i concetti di quel fior di sale che diletta senza urtare le leggi della deoenza e della mo- ralitä. Ma questo talento & del tutto naturale e non proviene dal- l’arte. Si nasce poeti, ma non tutti i poeti riescono poi nel genere che appunto chiamasi burlesco; per cui conviene essere nati anche con questo dono, se si vuol riuscire in questo genere speciale. Giä presso i Latini si senti che se per tutti i generi poetici si potevano prescrivere delle regole, nou cosi potevansi fornire per il genere burlesco. Marco Tullio nel suo secondo libro De Oratore si lasciö condurre a parlare di qualche regola riguardo alla lepi-dezza, ma mostra fatica nel farlo e narra come fra i Greci coloro i quali si erano studiati di dar regole e di stabilire un’arte di questa materia, quantunque da altri avessero raccolti molti motti faceti, riuscirono perö essi medesimi cosi scipiti ed insulsi, che niuna cosa era piü degna di riso della loro scempiaggine, per cui 1’ Arpinate protesta ch’ egli credeva non potersi dare alcuna istruzione intorno al genere suddetto. Tare perö che cosi non la pensassero molti Italiani, perche appunto parecchi furono gli autori italiani che trattarono dei pre-cetti della poesia giocosa. Fra questi vanno principalmente ram-mentati ßaldassare Castiglione nel suo Cortigiano, Antonio Bonciari che De ludicra poesi trattö ei-professo in uu suo libro stampato in Perugia nel 1615, Vincenzo Maggio che ne parlö nel suo opu- scolo De ridiculis, Niccola Villani che scrisse un Ragionamento sopra la poesia giocosa, Giambattista Brugiotti (Girolamo Preti) che ne trattö nella lettera dedicatoria alla Secchia rapita del Tassoni (1624) e finalmente Saverio Quadrio che copiosamente parlö del ridicolo e di tutte le regole ad esso attinenti nella sua Storia e ragione di ogni poesia (Vol. I, lib. I, dist. 2, cap. 5). Ma produssero queste regole de’ poeti? o, per meglio dire, furono esse forse la seintilla animatrice di qualche nuovo cantore nel genere burlesco? Che venissero consultate, lo sappiamo di certo, ma sappiamo pur anche che nella lunga schiera di poeti che pretendevano d’ es-sere burleschi, 1’ Italia non ne conta di veramente tali che assai pochi. E cosi avvenne che nel modo stesso che 1’ arte serve a pulire l’oro e a dargli belle forme, ma non a farlo nascere dove non esi-ste, cosi alcuni riescirono valentemente nel genere burlesco col solo dono di natura e senza il soccorso dell’arte, come a mo’ d’ esempio il Burchiello ed il Grazzini. Con ciö perö io non intendo sostenere che 1’ arte non giovi a dare maggior grazia nella forma a ciö ch’ e puro effetto della natura, percliö credo anzi che ad ogni vero poeta, sia egli pur anche burlesco, quando non aspiri alla labile gloria dell’ improvvisazione, sia pur necessario il soccorso dell’ arte. Quante bizzarre creazioni, quante facezie, non sarebbero infatti assai piü belle in certi poeti, se 1’ arte si fosse adoperata a togliere alle loro composizioni tutto ciö che vi si trova di sconcio o di disonesto! Ma gli e appunto in ciö che stanno le difficoltä, della poesia burlesca, imperocchö, come in ogui genere poetico, ö di grandissimo aiuto la copia di ottimi modelli, cosi per l’opposto nel genere burlesco ö di gran danno la mancanza di opere perfette che valgano a servire d’esempio, perchk, pur troppo, la maggior parte de’ poeti burleschi seguendo senza ritegno il proprio estro, sdegnarono ogni ritegno ed entrarono in collisione colle piü giuste leggi dell’ estetica, che spesso sono quelle stesse dell’ onestä. In mezzo all’ infiuito numero de’ poeti burleschi, se rari furono quelli che sortirono dalla natura un iugegno particolare per lo scherzo, e se piü rari ancora furono poi quelli che, ricchi di bei doni di natura, seppero, studiando, prevalersi opportunamente de’ soccorsi dell’ arte, gli ö certo che una rar« aves di questo genere fu anche Cesare Caporali, il quäle se avessse vivuto prima del Berni, con maggior ragione di questo avrebbe avuto diritto di essere chiamato Maestro e padre del burlesco stile. Opinioue giä espressa anche dal Crescimbeui, dal Quadrio e dal Ceva. “II Caporali, dice il primo, supera i piü celebri poeti burle-„schi, Berni, Casa, Molža, Mauro, Bino, Firenzuola, Varchi, Dolce, „Sansovino ecc., nella economia del dire e nella frequenza e naturalem de’ concetti piacevoli e spiritosi; imperocchö quasi tutti i „suoi predecessori e contemporanei, acciocchö risalti alcun bizzarro „concetto sogliono promuoverlo con lungo giro di molte e molte „terzine; onde adiviene che il riso, che il lettore cava da quello, „non compensi la noia e il rincrescimento ch’egli ha bene spesso „ricevuto dalla lezioue delle tante parole infilate che lo precedono„ *). II Quadrio poi, dopo aver mostrato come i concetti piacevoli e ri- *) Coment. alla Storia della volgave poesia, Vol. I, üb. 6, pag. 301. dicoli bisogna pure ehe vi si facciano cadere naturalmente nel cora-ponimento, subito soggiunge che in questa cosa moltissima laude e pure al Caporali dovuta l). II padre Teobaldo Ceva, critico buono ed arguto, nella sua dotta dissertazione Intorno ad aleuni lirici componimenti, premessa alla sua scelta di caazoni, al § 6, parlando del capitolo burlesco, affertna “ehe il graziosissimo Cesare Caporali „vinse il Berui e gli altri suoi predecessori nella frequenza e natu-„ralezza de’ concetti piacevoli e spiritosi, e senza tanti soverchi „increscevoli giri di parole aü’iaiprovviso gettati, e perö piü dilet-„tevoli e piü gustosi,. Ben diverso si fu il giudizio ehe ne diede uu Francese, certo monsignor di Balzac. Costui asserisce cbe il Caporali n& istruisce, ne diletta, nfc alleggia, n& lusinga le passioni dei lettori, e ch’ egli nou ha aleuna dote interiore, n& aleun ornamento esteriore. Eppure il Caporali cosi povero e miserabile ch’egli h, fu proprio in Francia pienamente saccheggiato, senza contare i rnolti Italiani ehe, come la cornacchia colle penue degli altri augelli, si fecero belli de’ suoi pensieri, delle sue facezie e persino della sua forma e de’ suoi versi! Cosi il Eegnier, a mo’ d’ esempio, tolse di peso aleuni versi della prima parte della Corte del Caporali, ehe iacomiacia Ma il caso e ehe s’intorno avea Pompeo, e 1’introdusse nella decima sua satira. Inezie! dira taluno, ma le sono inezie ehe mostrano come certi critici barbassori abbiano la vista assai corta e si accorgano del fuscellino nell’occhio altrui senza vedere poi il travo ehe abbuja la loro vista. Del resto non tutti i Francesi giudicarono il Caporali alla stregua di monsignor di Balzac, ch& il Baillet, a mo’ d’esempio, nei Giudizi de’ Letterati (tom. IV) ci dice ch’ egli avea “le caract&re „tout-ä-fait plaisant et enjouč, come l’a reconnu M. Naude; il 6tait „extremement naturel: il savait imiter et contrefaire parfaitement „les manieres d’agir et de parier des autres: etil avait une adresse „toute particuliöre pour en trouver le ridicule qu’il exposait ensuite „le plus na'ivement du monde,,. II cbe s’ aoeorderebbe auche con quauto ne scrive il Bonciari nella sua Pedagogomachia, ove gli da la gloria d’essere stato inventore, cioe poeta vero e non imitatore: Tu vero itmignis vates, lepidique repertor Carminis, Aonios ausus tentare recessus, Atque aditus reserare novos, loca pervia nulli, Aemulus ipse tui, Caporalis, ab amne renideus Pegaseo Augusto, coinmunos despioe lauros, Vulgatasque liederas, et, vilia munera, myrtos : Haec imitatores habeant sua signa poetae, Auctorem nova sorta decent. l) Storia e Kagione d’ogni poesia. Vol. I, lib. I, Dist. 2, cap. 5, pag. 196. I componimenti del Caporali sono i seguenti: la Vita di Me-cenate, divisa in dieci parti; le Esequie e gli Orti dello stesso; la Corte-, il Viaggio e gli Avvisi di Parnaso; il Pedante; il Cu-riandolo; sonetti e rime diverse. Gli si attribuivano falsamente due commedie H palaezo e la Ninetta; ma si constatö che sono due commedie dell’Aretino, la Cortigiana e la Talanta, mozze e sfigu-rate. Baillet, non comprendendo apparentemente il notne di Ninetta, ch’ö vezzeggiativo di Gatarinetta, Io ha tradotto per la Cullatrice, ovvero il Fanciullo ninnato, che non v! ha la minima relazione, ed i Disionar'i universali ehe traggono 1’erudizione loro dal Baillet, 1’hanno dopo di lui ripetuto. La Vita di Mecenate non £ una vera storia delle azioni di questo celebre Romano II poeta non ne tocca ehe aleune, addat-tandole al genio di questo parto della spiritosa sua fantasia. Questa Vita, seritta in terzine, pud considerarsi come un poema eroicomieo, in cui la figura di Meceuate non ö preša che a prestito per dire aleune acerbe veritä ai Mecenati d’ Italia, a quei Mecenati ehe trat-tarono cosi bene il Tasso, il Testi e tanti altri. II Settembrini (Stor. della Lett. ital., vol. II, pag. 337) nou ha quindi torto quando vuole ehe nel Mecenate del Caporali siano ''raffigurati tutti i pro-„tettori delle lettere nel Cinquecento, specialmente cardinali e prelati „di Roma, dei quali si parla mezzo tra senno e burla“. — „dunque, secondo il citato storico, una satira ai Mecenati del tempo, „a cui i poveri letterati erano costretti servire, e da cui avevano „dispregi e strapszzi; h una vendetta fatta a nome delle Lettere, „ma fatta con certo modo e riguardo“. II Caporali sa cosl bene ridendo dicere ver um, ehe si potrebbe anche intorno a lui replicare ai lettori la nota terzina di Dante: O roi cho avete gl' intelletti sani, Mirate la dottrina che s’asconde Sotto il velarne delli versi strani. Senza intraprendere un’analisi di questo lavoro, per mostrare come in esso si trovi non solo un buon’umore uaturale e la disiu-voltura necessaria iu tali componimenti, ma anche la compiuta os-servanza di tutte quelle leggi del ridicolo ehe ci furono accennate anche da Cicerone (lib. I Offic.) quando parla del jocandi genus elegans, urbanmn, ingeniosum, cli’ h il solo ehe si convenga ad un uomo onesto e civile, perche appunto come Marco Tullio soggiunge poi (De Offic. 1. cit.) ipsum genus jocandi non profusim, nec immodestum, sed ingenuum et facetum esse debet, riporterö qui a prova del mio asserto uno squarcio deli’ introduzione alla Vita sud-detta, il quäle piü ehe le mie parole varrit a dare un’ idea del modo tutto suo proprio di puetare del nostro Cesare. Mecenate era un uorn, ehe aveva il naso, Gli occhi e la bocca, come abbiamo uoi, Fatti d alla natura e non dal caso. Si dilettava aver due gambe, e doi Piedi da camminare, e aver due mani Da farsi da se stesso i fatti suoi. Scese per razza giä da i re toscani, E 1’avo del bisavo del suo avo Pece venire il canchero a i Romani. Fu buon poeta, fu soldato bravo, E si legge ch’Augusto «n di gli disse: Capitan Mecenate, io vi son schiavo. 10 trovo in certe istorie manoscritte, Recate gia da Don Tristano Acugno, ‘) Quando fu ambasciator al re Davitte, Cbe Mecenate nacque avanti Giugno Due mesi in circa, e nel trar fuor le braccia Diede su gli occhi a 1’Avarizia un pugno. 11 che fu segno d'uua gran bonaccia, Onde le Muse, prešo del formento, i Fecero al Dio degli Orti una focaccia. Nella IX parte della Vita deserive la batfcaglia d’ Azzio, ed ecco come il poeta ci narra una bravata di Mecenate durante la pugna: Intanto Mecenate rivocata La forza per virtü di un degno aceto, Venuto era alle man con Farinata. Questi era il protoguattero secreto, Che della serenissima padella Tenea le chiavi per real decreto. Costui portava a guisa di rotella Cinto a traverso un certo fardelletto, Pieno di pepe, zuccaro e cannella, In cui Don Mecenate a bel diletto Tirö una punta, e per uscir d’ impaccio, Come un lardel glielo infilzo 'nel petto. Talche nel ritirar lo stocco e il braccio, Versar le spezie a un tempo, il sangue e 1’ unto Da poter fare un grasso sanguinaocio. Le Esequie di Mecenate, pure in terza rima, sono seritte colla stessa grazia e disinvoltura della Vita. II poeta finge ehe le esequie dell’amico di Augusto siano celebrate ogni anno sul Parnaso, e la deserizione delle stesse un nuovo quadro satirico, pennelleggiato a tratti tanto frizzanti quanto il prirao. In questi funerali, il corteo composto delle Muse, di aleune divinitä, e di diversi poeti, ricorda la famosa andata degli dei al concilio nella Secchia Bapita. Dico al passar delle dolenti Muse, Ch’ eran di un negro e miserabil velo, In abito di vodove rinchiuse. ‘) Mandato dal re di Portogallo a Davide (Prete Janni) re deli’ Etiopia, e poi a Leone X colle primizie delle Indie soggette. Giov. lib. 2, Ram. p. 2. Urania, che fu prima a uscir del cielo, Appoggiata venia con gran sussiego Tra il sacerdote e il podesta di Delo. Si dä l’onore di aver creato il poema eroicomico al Tassoni. Altri ancora lo vogliono attribuire al Bracciolini pel suo poema dello Scherno degli Dei. Ma chi, sapendo che molti anni prima che questi peüsassero a’ loro poemi, il Caporali aveva giä scritta la sua Vita di Mecenate, non vorrä attribuire piuttosto a quest’ ultimo il vanto di averci offerto questo nuovö e brillante genere di poesia? Quantunque il capitolo degli Orti di Mecenate Sia di piü umile argomento, pure mostra anch’ esso la somma facilitä del poeta nel trattare graziosamente e dottamente simili oggetti, come erbe, frutta, fiori, ecc., essendo sopra tutto nuova e gentile la fautasia di quella storia, ch’ egli finge di aver veduto figurata in un quadro di persa: Poi lieto di un incontro si felice Mi spingo ove gli acanti insieme accinti Fra queglt spazi fan muro e coniice. E veggio di erbe e flor sparsi, e dipinti E quadri in terra con compasso giusto A grotteschi, a fioroni, a laberinti; Ove fermaimi a rimirar con gusto A una prace di persa, la vittoria l) Che al promontorio di Aza io ottenne Augusto. Perche il giardinier tutta 1’ istoria Vi avea formato con mirabil’ arte A perpetua degli uomini memoria, Guidando in modo tal le lunghe e sparte E teuere ramette di quell’erba, Che ne avea fatto remi, arbori e sarte. Qui si vedea fuggendo la superba Regina di Canopo andarsen pria, Che si attaccasse la battaglia acerba; E Antonio in un battel, che la seguia, Quasi dicendo: piacciavi aspettarmi, Madonna Cleopatra, anima mia. Descrittivi sono pure i due capitoli della Corte, in cui si duole della vita cortigiana. Questa che in complesso puö dirsi una satira, si distingue per la vivacitä delle espressioai, per le figure brillanti, e per una ironica dipintnra deli’ambizione de’ cortigiani e del con-tegno de’ loro signori. II Viaggio di Parnaso e un poema in azione. Esso e scritto in terza rima, metro e forma che piü si addicevano al genio poetico del Caporali. Fra le tante immagini fantastiche in esso dipinte me-ritano d’essere menzionate quella del palazzo della poesia, della li- ‘) Quella che in Toscana chiamano persa b la nostra majorana, accomo-datissima per la spessezza delle sue foglie e de’ suoi rami a prendere tutte le forme. cenza poetica, della mula, de’ flori parlanti, e cosl via. Riporto qui quella parte ehe tratta de’ fiori parlanti, ch'& forse uno de’ piü bei squarci di poesia burlesca ehe vanti 1’Italia. Anzi parea le spine, i tronclii e i sassi Mi dicessero in atto ed in favella, La Vostra Siguoria di grazia passi. Anzi lei, vada lei, passi pur quella, Ad un rogo importuno (rispos’ io) Che fin mi ci tivava la gunnella. Pur vedendo la guida e ’1 furor mio, Girsen’innanzi; e giä sonar la valle E ’1 monte dl soave mormorioj Mossi ancor io per quel felice calle, Mentre al suon d’una muta di viole, Viole pavonazze, bianche e gialle, Sentii cantar, rivolto incontro al sole, Certi flor di cicoria. E dicean cose, Ch’ a ridir non son degne le parole. Ed ali’ incontro due vermiglie rose Cantavan, ma non giä per cosa loro, Certe ottave d’ amor miracolose. Io, che sempre stimai piü d’un tesoro, Sentir due versi soli, ancorcbe poco Avesser leggiadria, grazia e decoro, Veramente ebbi il torto, e fui dappoco Non diventar un marmo al canto, al suorio, E servir per un termin di quel loco. Ombre nascoste e nudi spirti sono, Diss’ io, quei ch’ odo. O veuerandi fiori, Date al profano ardir, date perdono. Perocche umane orecchie i vostri amori Non ponno udir senza peccato, e senza Macchiar la maestä dei sacri autori. Talche aspettavo ognor per penitenza Sentirmi trasformar di membro in membro, Tutto in un ravanel dalla semenza. Quantunque in buona parte lo rassembro, Quando dopo lunghissima vigilia Di qualche mia dolcezza mi rimembro. Fra 1’ erbe poscia, ch’ eran cento milia, Vidi altrove il papavero e 1’ortica, Che disputavan de somno et vigilia. Mentre al dolce cantar della pudica Verbena, se ’n veniva di nascosto II serpillo a sentir si bell’amica. Cantava un’ elegia poco discosto La pallidetta salvia, ch’ a gran torto Con 1’ amato lardel fu fatta arrosto. Parea tutto quel monte un celest’ orto, Solo dalla magra e vecchia poesia Per piacer coltivato e per diporto. Dietro a me se ’n venia la mula mia, Di cui per riverenza era smontato, Ch’anch’ella aveva un termin di pazzia. E giä rignando e compartendo il fiato All’organo ch’avea sotto la coda, Incominciava un canto flguvato. Ma non so ehe maggior miracol s’ oda , Di quel ehe or, cavalier, dir vi vorrei, Ben eh’ abbia faccia di menzogna e froda. Tutto le dita a un tratto de’ pie’ miei, Uscendo fuor de’ sesti naturali, Si trasformaro in dattili e spondei, E fersi i nodi sillabe ineguali, Talche sforzate furo aleune dita Di romper nella cima gli stivali. L’ orecchie ali’ armonia non piu sentita Mi s’eran dilungate mezzo braecio, E quasi che la testa inasinita; Ma non yierciö m’arresto, anzi procacoio, Beuche talor con pie’ dubbio e tremante, Di superav quel faticoso impaccio. Facean con 1’ erbe a gara anche le piante Di tormi del catnmin 1’aspro fastidio, Col recitarmi qualch’opra elegante. , Fra l’altre un olmo vecchio, che all’eccidio Giä fn di Troja, e che portö ad Ulisse Quell' Hanc tua Penelope d’Ovidio, Cose stupende in versi eroici disse; Ma nel tronco mandritto avendo un buco, Seppi ehe fu stroppiato e non li serisse. Quanta spontaneitä e quanto brio in questi versi! Si dirä, che il Caporali imitö quivi Teocrito che fu il primo a far parlare in poesia le erbe, i fiori e le piante. Ci6 puö essere vero, ma nessuno negherä poi ehe il Caporali fu da parte sna il prirno ad introdurre questa bella fantasia nella letteratura italiana, la quäle ultiraamente acquistö un magnifico dialogo tra fiori nel romanzo 1 'Olmo e VEdera di quel gentile e terso serittore genovese ch’& Anton Giulio Barrili. Gli Avvisi di Parnaso ed i due capitoli il Pedante ed il Curiandolo non stanno ali’ altezza degli altri lavori del Caporali giä nominati. Lo stesso puö dirsi anche de’ suoi componimenti lirici e de’ suoi sonetti. Fra questi ultimi il migliore mi sembra quell o intitolato: Sopra lo stringer la mano in un ballo, ehe qui riporto: Che volea dir, clie nel segreto intese Quell’ uua bella man, quando mi strinse, E di vago rossor tutto si tinse II bel volto, ove al varco Amor m’attese? Volea dir forse in un dolce e cortese Tacito ragionar, ambo ne cinse Amor d’ un laccio, ambo del par ne spinse La ’ve poco ragion valse o contese ? O pm' voleva dir, fida mia stella, Son pres’ anch’ iu; onde in quell’ atto accolse Segno da immaginar cosa piü bel la V Questo, qiusto in se stessa esprimer volse. Lasso! ch’io non la tenni, allorquatido ella Col suo ratto fuggir 1’ alina mi tolse. Vuole il Quadrio (Op. cit., vol. I. lib. I, dist. 2, cap. 5, p. 195) ehe se il Caporali „alquauta piü pulitezza di lingua avesse „cercato, e stato fosse piü abbondante d’ idiotismi toscani e di motti, „all’ ultima perfezione, per quauto & permesso ad un uomo, condotto „avrebbe la poesia giocosa“. II Quadrio ha ragione quando dice ehe il Caporali avrebbe potuto essere alquanto piü castigato uella lingua. Seuouchö il nostro poeta disse sempre cose, mentre altri toscanizzanti non ebbero ehe parole, e ehe c’ importa ehe tutte le parole siano bagnate in Arno, se non dicono che cose fredde e meschine? Del resto le macchie del Caporali in fatto di lingua sono cosi lievi e la puritä illibata del parlare toscano vi & compensata con tante altre grazie, ehe a chi s’ impenna per non essersi egli risciac-quato neH’Arno, si potrebbe con piena ragione ripetere la sentenza di Orazio : Verum ubi plura liitent iu canniue, non ego paucis Offeudar maculis, quas aut incuria fugit, Aut humana parurn cavit natura. Oscar. De Hassek. Nota. Si cita comunemente siccome la prima edizione delle poesie di CeBare Caporali quella che usci alla luce con questo titolo: Raccolta di aleune rime piacevoli (Parma 1582 in 12") ma tale voluinetto non contiene ehe il Viaggio dl Parnaso, 1’ Etsequie di Mecenatc ed i due capitoli del la Uorte. II rimanente del volume e pieno di poesie dello stesso genere e di diflerenti au-tori. Dell« rime del Caporali si fecero oltre venticinquo edizioni, a Napoli, a Parma, a Perugia, a Venezia ed altrove. La migliore e piü compiuta k quella di Perugia (17<0 in in). Io non ebbi a mia disposizione che questa, quella di Parma del 1592 in 12° e quella di Venezia del 160S pure in 12°. ' . . . /• NOTIZIE DELLA SCUOLA. Direttore. Locati Dr. Francesco, membro deü’Eccelso i. r. Cousiglio Scolastico provinciale dell’Istria, e della Commissiono per gli esami di magistero per le scuole civiche e per le scuole popolari; insegnö fisica in III corso e storia naturale in I; ore settimanali 6. Docenti Effettivi. Borri Luigi, insegnö Geografia in I e II corso, e storia in II, V, VI e VII corso; ore settimanali 16. de Hassek Oscarre, insegnö lingua italiana nei corsi VI e VII e lingua fraucese in V, VI e VII corso; ore settimanali 16. Katalinic Dr. Domenico, sacerdote secolare, insegnö lingua italiana in I, IV e V corso, lingua tedesca in I corso; ore settimanali 15. Perko Ferdinando, insegnö il disegno a mano libera, in II e tino al VII corso; ore settimanali 18. Petronio Pietro Prof., insegnö aritmetica in I e II corso, disegno geometrico in II e IV corso, geometria descrittiva nei corsi V e VI; ore settimanali 18. Spadaro Don Nicolö, catechista, insegnö religione in tutti i corsi, e lingua italiana in III corso; ore settimanali 17. Snpancich Dr. Micliele, inseguö disegno geometrico in I e III corso, matematica in VII, geometria descrittiva in VII; ore settimanali 17. —• Ginnastica con ore 6 per settimana. Zavagna Enrico Prof., insegnö matematica nei corsi IV, V e VI, fisica in VI corso; ore settimanali 19. Supplenti. Benvenutti Carlo, insegnö storia naturale in VI e VII corso, chi-mica in IV, V, VI e VII corso; ore settimauali 14. Pregelj Valentino, insegnö lingua tedesca in III e IV corso, arit-metica in III, fisica in IV e VII corso; ore settimanali 17. Stefani Attilio, abilitato nella storia naturale, insegnö lingua tedesca in II, VI e VII corso, storia naturale in II e V corso; ore settimanali 16. Viezzoli Francesco, insegnö lingua italiana in II corso, lingua tedesca in V, storia in II, III e IV, geografia in III e IV corso; ore settimanali 17. PIANO DIDATTICO per le Scuole Reali del Margraviato d’ Istria in ltase alla legge provinciale dei 19 Dicembre 1872. (Decreto ministerielle clei 24 Novembre 1875 N. 18088.) Religione (Istruzione separata per ogni singola confessione). I—IV classe, iu ogni classe 2 ore per settimana. La meta deli’ insegnamento in generale e di ciascuna classe in particolare, viene fissata dalle Autoritä superiori ecclesiasticlie (per gl’ Israeliti dai Capi delle comunitä religiöse) e comunicata alle scuole reali daU’Autoritä scolastica provinciale. Lingua italiaua. Meta deli’insegnamento per la scnola reale inferiore. Leg- gere e parlare corretto, sicurezza nell’ usare in iseritto la lingua italiana, senza errori di grammatica e di ortografia; conoscenza della grammatica e della sintassi. Meta d’insegnamento per la scuola reale completa. Versa-tezza e correttezza di stile nell’usare la lingua italiana a voce ed in iseritto rispetto a quegli oggetti, ehe stanno entro la cerchia d’idee degli scolari; cognizioni storiche ed estetiche dei punti piü educativi della letteratura italiana; caratteristica delle priucipali forme espositive della prosa e della poesia, attinta per propria lettura. I classe, 4 ore per settimana. — Ripetizione delle parti re-golari della grammatica, e delle irregolari i punti piü indispensabili. Proposizioui semplici e composte preše analiticamente da saggi nel libro di lettura. Esercizi di lingua e di ortografia. Esporre a voce ed in iseritto semplici racconti e brevi deserizioni pria lette o nar-rate. Ogni mese due temi domestici ed un tema scolastico. II classe, 4 ore per settimana. — Completamento della grammatica; proposizioni semplici e composte in base ad un testo di grammatica. Riproduzione a voce ed in iscritto di braui piü estesi e completi e tratti dal libro di lettura o raccontati dal maestro. Imparare a memoria e recitare brani di poesia e di prosa anteriormente spiegati. Ogni 14 giorni un tema domestico ed ogni quattro settimane una composizione scolastica. III classe, 4 ore per settimana. — La proposizione contratta e la composta. Diverse specie di proposizioni secondarie (dipendenti), accorciamento delle medesime; la teoria delle interpunzioni nella sua relazione colla siDtassi. Composizioni di varie specie, parte delle quali relative all’ insegnamente della storia, della geografia e delle scienze naturali. II numero dei Iavori in iscritto come nella II classe. IV classe, 3 ore per settimana. — Kipetizione sistematica della sintassi; del parlar figurato, tropi e figure retoriche. II piü importante delle diverse specie di poesie, della prosodia e della me-trica in unione e in base alla lettura. Lettura, approfittando della materia contenuta nel libro di lettura, per imparare a conoscere miti antichi. Imparare a memoria e porgere. Componimenti con riflesso alle scritturazioni piü usitate nelle vita pratica; il quantitativo dei temi come nella II classe. V classe, 3 ore per settimana. — Prime idee della lettera-tura; i principali scrittori dei secoli XIII e XIV con ispeciale ri-guardo a Dante, Petrarca e Boccaccio. Lettura di saggi caratteri-stici dei migliori autori di questi due secoli. Ogni 14 giorni alter-nativamente un tema domestico ed uno scolastico. VI classe, 3 ore per settimana. — I piü importanti poeti e autori del secolo XV e XVI. Lettura analitico-estetica di alcuni canti dell’ Orlando furioso deli’ Ariosto e della Gerusalemme libe-rata del Tasso e di saggi scelti fra i poeti del secolo XVI. Temi come nella V classe. VII classe, 3 ore per settimana. — Lettura e interpretazione della Divina Commedia di Dante. Nozioni della letteratura dei secoli XVII e XVIII, attinte dalla lettura di saggi scelti frai i poeti e scrittori di questi secoli. Temi come nella V classe. Lingua tedesca. Meta /*, con rincorsa solo con Va gii‘0 in direzione verso il piede che dä, la spinta del salto. Ponte d'assalto sino a l*/4 metri. Cavallina. Salto sulle ginoccbia ed in piedi; distacco delle gambe e volteggiare seduti, alternare 1’ appoggio ed il sedere. Scale orizzontali. Contrarre le braccia dalla sospensione tesa sino ad angolo acuto; contrazioni a riprese progredendo; traslocarsi girando. Scale verticali. Discendere coli’ aiuto dei piedi. Scale obbliqtte. Salire senza l’aiuto de] piedi. Palco di solita. Arrampicarsi a mani simultanee. Sbarra. Passaggio del corpo fra le braccia in sospensione; il nido (la sirena); capovolta in appoggio; rotazioue all’ausa; rota-zione al ventre; oscillazioui. Anelli. Ripetizione. In sospensione cambiare 1’ impugnalura col giro. Passo di volo. Passo di galoppo saltellando; slanciarsi in cir-colo cou spinta del passo di galoppo; passo di corsa indietro; slanciarsi in fuori. Trasposizione degii esercizi eseguiti agli anelli. Parallele. Sedere a gambe infuori, daväuti e dietro le mani alternativamente; oscillazioni con movimenti e posizioni delle estre-mitä inferiori; appoggio a corpo prono; volteggi in giro; trasloca-zione in appoggio sulle mani alfcernate e simultanee, e in appoggio a corpo prono; in appoggio sulle avambraccia; andar in appoggio su un braccio; escillazioni, sospensione, capovolgersi indietro da caval-cioni in posizione a terra o in sospensione a corpo prono. Trazione e spinta. Giuochi. La palla al mnro, rimbeccar la palla, il rimando, salire ed arrampicarsi a gara. V Classe. (Etä dai 14 ai 15 anni — 2 ore per settimana). Esercizi ordinativi. Formazione della schiera, le trasforma-zioni precedenti eseguirle bene al passo di corsa. Esercizi elementari. Stazione su una gamba come posizione di parteuza, teuere equilibrata la gamba obbliqua e orizzontalmente, flessione sulle giuocchia ecc. Corsa a durata ed a gara. Manubrü ed esercizi colla verga di ferro (peso 2 chilogrammi). Salti liberi. In alto, in largo, oltre due funicelle da scostare gradatamente. Ponte d'assalto fino a 1 */5 metri. Cavallina con pedana gradatamente scostata con 1ji e 1/i giro al posto di caduta. Cavallo di volteggio sul luogo o con rincorsa; volteggi delle gambe, di fianco (prima senza maniglioui). Passaggi in mezzo ed in largo (prima coi maniglioni). Salti per lungo: a cavalcioni, staccare le gambe e piegamento delle medesime, salti cou volteggio, alteruare l’appoggio e a cavalcioni con o senza slancio. (Cavallo all’altezza tra i fianchi e lo sterno). Scalc orizzontali. Progredire nella sospensione a corpo prono. Scale obblique. Salire nell’ appoggio sulle braccia teše e con-trarsi salendo sull’appoggio delle avambraccia. Palco di šalita. Salire colle braccia piegate, discendere con contrazione. Sbarra. Girare sul luogo ed avanzare cambiando 1’ impugna-tura delle mani; sospensione alle avambraccia e alle ascelle, capo-volte sopra la sbarra, passaggio delle gambe fra le braccia in sospensione; sospensione alle mani ed ai piedi; capovolta lenta in appoggio. Anelli. Saltar giu ali’estremita del 1° sino del 5° retroslan-cio; slanci con rincorsa a passi determinati (nello slancio avanti e nel retroslaucio); oscillazioni seuza spinta dei piedi sollevando le gambe (tese) nello slancio avanti. Passo di volo. Slanci in circolo indietro, saltare oltre ostacoli (bastone, cordino). Parallele. In appoggio sulle avambraccia: osciilazioni alternate col sedere a gambe infWi; oscillazioni continuate; andare in appoggio successivamente e simultaneamente sulle braccia dalla posi-zione del corpo prono appoggiato sulle avambraccia e sui piedi; capovolgersi avanti da cavalcioni colla sospensione alle ascelle venire a posizione a terra o a cavalcioni (roteare); capovolgersi indietro dalla stazione a cavalcioni. Trazione e spinta. GiuocJii. Giuochi colla palla. Le barriere. VI Classe. (Eta dai 15 ai 16 anui — 2 ore per settiinäna). Esercizi ordinativi. Formazione di schiere irregolari. Esercizi elementari piü faticosi, p. e. specie di salti combinati con salti ed assalti. Manubrii e bastone di ferro in parte con pesi piü grevi. Salti liberi oltre ostacoli fissi di progressiva altezza. Ponte d' as salto, saltare oltre un cordino teso davanti il poute, in eguale o maggiore altezza del ponte. Salto coll'asta prima in largo e poi in alto. Cavallina. Saltare oltre un cordino pošto avanti o dopo la cavallina. Gavallo. Movimenti a gambe staccate e piegate anche dal-l’appoggio, o continuati intercalando altri salti. Volteggi e passaggi ccm gambe tese e piegate con 1/i e */2 gi™; volteggi con salti per luugo; volteggi con giro staccando le gambe alternativamente o si-multauee e son spinta sui piedi. Scale orizzontali. Oscillazioni con contrazioni delle braccia sul luogo. Scale obblique. Coutrazioui a riprese salendo e discendendo. Sbarra. Oscillare avanti iudietro in sospensione sulle avambraccia e alle ascelle; cambiamenti di sospensione (dalle mani sulle braccia) nel retroslancio, rotazioni e slanci nella posizione seduti; piegare sulle avambraccia nell' appoggio davanti, distacco e passag-gio delle gambe dali' appoggio, volteggio al di sotto della sbarra e dalla stazione (sbarra alta alle spalle). Anelli. Oscillazioni con spinta sui piedi, con flessione dopo una spinta nello slancio avanti o nel retroslancio. Oadere avanti al 1° fino al 5° slancio avanti (con precauzioue). Capovolta in flessione. Passo di volo con appoggio incrocicchiato (prendersi fra i piuoli delle scalette). Parallele. Cedere dali’appoggio teso in diversi gradi angolari e persistere in questi. Piegarsi ed elovarsi sulle braccia prima sul-l’appoggio delle mani e dei piedi a corpo prono e poi in appoggio libero sulle braccia, Dali’appoggio sulle avambraccia rizzarsi nol-1’appoggio teso successivamente e simultaneamente su ambe le braccia; oscillare sull’appoggio delle avambraccia con posizioni e movi-inenti delle estremitä inferiori, sospensione alle avambraccia, oscillare nell’appoggio teso cedendo le braccia all’estremitä dello slancio avanti o del retroslancio; rotazione delle gambe all’estremitä od in mezzo delle parallele. Trazione, spinte. Levare e portare con graduato aumento del peso. Esercizi preliminari di lotta. Giuochi ginnastici. VII Classe. (Eta dal 16 ai 17 anni — 2 ore per settimana). Esercizi ordinativi vengono eseguiti non tanto da per se soli cbe in sussidio agli esercizi elementari ed a quelli coi manubrii ecc. Esercizi elementari, esercizi coi mauubrii e col bastone di ferro come nell’anno precedente; secondo il bisogno si prenderanno piü estesamente. Salti liberi, al poute d’assalto e coll’asta da teuersi in eser-cizio e giuugere a padroneggiare i medesimi. Gavallo di volteggio. Gli esercizi in parte da estendersi con analoghe combinazioni, ed in parte con piii difficili varianti, come: ommettendo od allontanando la pedana, coli’ innalzare il cavallo, appoggiando alternativamente o simultanee le mani, giri coordinati, equilibri sull’appoggio ecc., saranno da portarli a maggiore sicurezza e destrezza. Scale orizzontali. Traslocazioni con contrazione delle braccia e con oscillazione. Scale verticali. Salire e discendere colla contrazione dello braccia ed a gambe tese. Palco di salita. Salire e discendere come sopra. Sbarra. Nell’ appoggio dietro piegarsi ed elevarsi sulle braccia, progredire colle mani alternativamente; oscillare nell’appoggio dietro in flessioue (provando d'eseguire la rotazione); andare in appoggio dalla sospensione alle mani od alle braccia con o senza oscillazione, alternativamente' o simultaneamente, volteggio sotto alla sbarra con spinta sui pie, dall’appoggio (in via di prova); salti alla sbarra. Anclli. Capovolta in sospensione tesa; distendere le braccia, flettere le braccia ed estendere prima nell’ appoggio sni piedi a corpo prono; slancio con spinta sui piž in appoggio con üessione, in via di prova in appoggio tesa; dalla sospensione libera venire in appoggio con o senza oscillazione (in via di prova). Parallele. Oscillare nell’ appoggio con flessione (prima inter-rotto con volteggi a gambe infuori e seduti). Capovolta dali’ appoggio prima all’estremitä delle parallele e cedendo colle braccia (in via di prova). Trazione, spinta, levare, portare, lottare, giuochi ginnastici. ORARIO a teiiore (lei piano didattico per le Scuole reali deli’ Istria. MATERIE CORSI 3 a o l II LIJ IV V VI VII c» Religione 2 2 2 2 1 1 1 11 Lingua d’ iuseguamento . . 4 4 4 3 3 3 3 24 Liugua tedesca 5 4 4 3 3 3 3 25 Liugua francese — — — — 4 3 3 10 Geografia e storia .... 3 4 4 4 3 3 3 24 Matematica 3 3 3 4 5 6 5 29 Disegno geometrico e geo-metria rappresentativa. . G 3 3 3 3 3 3 24 Storia naturale 3 3 — — 3 2 3 14 Fisica — — 3 3 — 4 4 14 Chimica — — — 3 3 2 2 10 Disegno a mano libera . . — 4 4 4 4 2 2 20 Ginnastica 2 2 2 2 2 2 2 14 Totale Ore . . 28 29 29 31 34 34 34 219 Seconda lingual italiano . . 4 4 4 3 3 3 3 24 del paese J slavo. . . 4 4 4 3 3 3 3 24 Libri d’ insegnamento dei quali si fece uso. Per la dottrina religiosa. Corso Catechismo maggiore. „ P. Cimadomo, Catechismo del culfco cattolico. „ Schuster, Storia sacra deli’ antico e del nuovo Te- staraento. „ Schiavi, Docmatica generale. „ „ Docmatica speciale. „ Martin, Morale cattolica. Per la lingua italiana. I e II Corso Demattio F. Grammatica elementare. I „ Libro di lettura per le classi dei Ginnasi inferiori, parte prima. II „ Libro di lettura per le classi dei Ginnasi inferiori, parte seconda. Manzoni, Promessi Sposi, edizione colla prefazione del Cameriui. III „ Demattio, Sintassi della lingua italiana. Libro di lettura per le classi dei Ginnasi inferiori, parte terza. Manzoni, Promessi Sposi, come in II corso. IV „ Demattio, Sintassi come in III corso. Libro di lettura per le classi dei Ginnasi inferiori, parte quarta. Carrara, Antologia, parte prima. V „ Picci, Guida allo studio delle belle lettere. Carrara, Antologia, parte seconda. Ariosto, Orlando furioso, edizione Bolza. VI „ Picci, come in V corso. Carrara, Antologia, parte terza. Tasso, Gerusalemme liberata. Maffei, Storia della letteratura. I e II III IV V VI VII VII Corso Picci. Carrara, Antologia, parte terza e quarta. Dante, Divina Commedia. Maffei, Storia della letteratura. Per la lingna tedesca. I e II Corso Clauss, Grammatica della lingua tedesca. ITI „ Fritsch M., Grammatica della lingua tedesca. Dizionario tedesco-italiano e viceversa, di G. Maschka. IV „ Fritsch M., come in III corso. Libro di lettura, Clauss Antologia tedesca, parte I. Dizionario, Maschka. V „ Fritsch M., come in III corso. Libro di lettura, Neumann, und Gehlen Deutsches Lesebuch, parte II. Dizionario, Maschka. VI „ Fritsch M., come in III corso. Libro di lettura, Neumann, parte III. Dizionario come sopra. VII „ Fritsch M. Libro di lettura, Neumann, parte IV. Dizionario, Maschka. Per la lingna francese. V, VI e VII Corso Ahn Dr., Nuovo metodo per imparare la lingua francese. Libro di lettura, Telemaque de Fenelon. Geografia e Storia. I e II Corso Bellinger, Elementi di Geografia. Berghaus, Atlante scolastico di Geografia fisica e po-litica, edizione italiana. II „ Weiter, Storia del tempo antico. Menke, Atlante del mondo antico. ITI „ Klun, Geografia universale, parte III. Berghaus, Atlante some sopra. Weiter, Storia del medio evo. Spruner, Atlante storico geografico. IV Corso Klun, Geografia universale, parte III. Klun, Geografia speciale deli’Austria, parte II. Bergbaus, Atlante. Piitz, Storia, parte III, per le classi inferiori, evo moderno (edizione anteriore al 1873). Spruner, Atlante, come nel III corso. V „ Pütz, parte I, Storia universale per le classi superior, evo antico, (edizione anteriore al 1873). Spruner, Atlante storico, come sopra. VI „ Pütz, parte II, raedio evo, Storia universale per le classi superiori (edizione come sopra). Spruner, Atlante storico. Tomek, Storia austriaca. VII „ Piitz, parte III, evo moderno, Storia universale per le classi superiori (edizione come sopra). Spruner, Atlante. Tomek, Storia austriaca. Per la Matematica. I e II Corso Močnik, Manuale di Aritmetica per la prima e seconda classe ginnasiale. III e IV „ Močnik, Manuale di Aritmetica per le classi terza e quarta ginnasiale. I, II, III e IV „ Močnik, Elementi di Geometria per le scuole Reali inferiori. V, VI e VII „ Močnik, Elementi di Algebra ad uso dei Gin- nasi superiori. Močnik, Geometria per i Giunasi superiori. Tavole logaritmiche-trigonometriche, Močnik, edizione italiaua. Per la Geometria (lescrittiva. V, VI e VII Corso Per ora scritti del Docente. Per la Storia naturale. I Corso Pokorny, Regno animale, edizione illustrata italiana. II „ Pokorny, Regno minerale e Regno vegetale, edizioni illustrate italiane. V Corso Schmarda, Elementi di Zoologia. VI „ Manganotti, Botanica. VII „ Lanza, Mineialogia. Per la Fisica. III e IV Corso Schabus, Principi fondamentali di Fisica. VI e VII „ Ganot, Elementi di Fisica. Per la Chimica. IV, V, VI e VII Corso Roscoe, Lezioni di Chimica elementare. * TEMI SC0LASTIC1 nella lingua d’ insegnamento elaborati nei tre corsi superiori. V CORSO. 1. Biografia di Lodovico Ariosto. 2. Ciascuno e fabbro della propria fortuna. 3. Buone e cattive conseguenze deli’abitudine. 4. Iuverno ed estate; vautaggi e danui deli’una e dell’altra sta- gione. 5. Meglio b assai viver contento nella povertä,, che macerarsi di tedio nella opulenza. 6. I conforti dell’amicizia. 7. Avuto riguardo ai prodotti del suolo istriano, si dichiari quali industrie vi potrebbero prosperare. 8. I tesori naturali del mare. 9. Le lisorse industriali del mare. 10. I vantaggi ehe derivarono alla societa dali’ applicazione del va- pore quäle forza motrice. VI CORSO. 1. L’ «omo raccoglie ciö ch’ egli semina. 2. II lamento d’un esule. 3. La parola & d’argento ed il silenzio ö d’oro. 4. Ii corso del sole e la vita uraana. 5. II pianto. 6. Del carattere civile e letterario del seicento in Italia. 7. Prosa e poesia. 8. Le beneficenze mal fatte non sono beneficenze. 9. Elogio delle parrucche. 10. Pensieri sulla tomba d’un giovane ventenne. 11. Dell’iraportanza del vapore come forza motrice e delle sue mol- teplici applicazioni. 12. Quali sono i caratteri speciali della nuova civiltä prodotta dal cristianesimo ? — Confronto colla civiltä antica. VII CORSO. 1. La vita di famiglia e la scuola delle virtü sociali. 2. Un dramma in mare. Scene della vita marinaresca. 3. Molte volte piü nelle cose piccole che nelle grandi si conoscono i coraggiosi. Castiglioni. 4. L’ entusiasmo e fonte ad un tempo di grandi gioie e di amari disinganni. 5. Qual desiderio piü ragionevole: quello di conoscere il futuro, o quello di conoscere il passato? 6. Differenza fra i meriti di Dante e quelli di Petrarca. 7. II bisogno sviluppa la forza morale e lisica dell’uomo. 8. Che cosa occasionö la decadenza politica ed economica della Spagna sotto Filippo II? 9. Nella storia si parteggia sempre per qualcuno. Per chi parteg-gerete voi nelle guerre puniche? y. NOTIZIE STATISTICHE NOTIZIE CORSI 15 Oaservazioni 1 II III IV V VI VII c H a) Numero: Inscritti e frequentarono 1’ Istituto . . Lasciarono 1' Istituto fra l’anno . . . 18 1 13 25 21 15 4 9 10 111 5 Souo tutti ciitto-lici, di lingua materna italiana b) Patria: Dali’ Istria Dalla Lombardia Da Venezia Dalla Dalmazia Da Alessandria d’Egitto Da Bavaria prov. Treviso 16 1 1 13 23 1 1 20 1 14 1 7 2 8 1 1 101 1 2 5 1 1 G1' Jatriani sono da molte parti duJ1 a provincia c) Tasse scölastiche: Pagarono il didattro Esenti dal didattro Pagarono la tassa di amraissione . . 9 !» 14 6 7 2 13 12 3 7 14 6 7 4 4 5 2 4 6 49 60 25 Imp. del didattro flor. 784.- Imp. tasse d’am-missione f. 52.50 d) Stipendiati: Dal foudo provinciale deli’ Istria. . . Dal fondo dell’I. K. Finanza .... Legato Gabrielli Legato de Castro 1 1 1 1 1 3 1 2 7 1 1 2 di f. 100 oiascnno . » 100 . . . 63 . . . 105 „ e) Sussidiati: Dal fondo provinciale dell’ Istria . . . — — — 1 — - 1 2 Imp. comp. f. 75 f) Risultati delle classificazioni: Riportarono la I classe con eminenza „ „I clasBe „ „II classe riparabile . „ „ II classe irrepavabile „ „ III classe Non classificati 2 8 1 3 3 1 1 11 1 1 17 5 2 2 14 2 3 5 3 3 4 1 5 2 1 3 6 io 66 10 13 6 5 Kf.il degli scolarl allu fine deli’auno. C 0 R S I A N N I 3 b* 11 12 13 14 15 16 17 18 19 | 20 21 H I 5 5 5 1 1 1 -- — — — — 18 II — 2 2 5 4 13 III - — 4 8 6 4 3 — — — — 25 IV — — 3 8 6 4 — — — — 21 V — — — — 4 6 3 1 1 — — 15 VI — 2 5 1 1 — ----- 9 vn 1 3 3 1 1 1 10 111 AUIENTO ALLE COLLEZIONI. Biblioteca. Neumann: Deutsches Lesebuch.................................esempl. 1 Plötz: Crestomazia francese............................................ 2 Fresenius: Chimica.......................................... „ 1 Cantoni: Elementi di Fisica................................. „ 1 Wagner: Chimica, fino alla dispensa X. Brehm: Completata per associazione 1’ iutera opera . . vol. 6 Supplemento perenne della Nuova Enciclopedia italiana, fino alla dispeusa N. 163. Cantoni; Enciclopedia agraria, la continuazione fino alla dispensa N. 83. Tomaseo: Dizionario della lingua italiana, fino alla dispensa N. 170. Les aventures de Tölömaque..................................esempl. 2 Pokorny: I tre regni della natura, edizione illustrata . „ 3 Geografia. Due quadri geografici: L'Europa e la Monarchia Austro-Ungarica, in rilievo. Una carta murale; L’Australia e Pulinesia. Una carta murale: Planisfero. Una carta della Palestina. Diseguo geometrieo e Geometri» rappresentativa. Gallo: Prospettiva pratica. Briani e Grassi: Disegno lineare. Barozzi: Prospettiva. Landriani: Delle ombre. Normond e Rebout: Geometrie de dessin linöaire. N. 40 tavole per il disegno geometrico. Disegno a mano. N. 72 tavole di modelli di vario genere. Storili naturale. Due atlauti: Coleotteri e Lequidotteri. Una ricca collezione ordinata di Geologia. N. 22 esemplari di vertebrati. Una testugine di mare. Fisica. Termometro di Celsio per alte temperature. Termometro a massima e minima, di Celsio. Termometro differenzialo di Leslie. Igrometro di Danieli. Barometro olosterico. Camera oscura. Cannocchiale terrestre. VII. ESAMI 1)1 MATlJIiJ FÄ Si presentarono agli esaini di maturitä dieci candidati pub-blici di questa Scuola Reale. I temi di clausura si elaborarono uei giorni 20, 21, 22, 23 e 24 pass. Giugno. I temi proposti furono: 1. per la lingna italiana. Giunti al termine de’ vostri studi nella Scuola ßeale, vi pare adesso ehe la parte umanistica degli stessi (storia civile, lingue e letteratura) fosse realmeate uecessaria per equilibrare il realismo di una coltura esclusivamente tecnica e per evitare in tal modo anche una educazioue forse troppo unilaterale? 2. per la liiigua tedesca. 1. Die Ehrlichkeit, p. 210. — Tutto il pezzo dal libro di let-tura intitolato: “Deutsches Lesebuch von Neumann“. 3. per la lingua francese. Dalle “Aventures des Telemaque“, libro XXI, dal capoverso (inclusivo): II econtait patiemment ecc., a pag. 314 al capoverso (esclusivo): Pendant que T616maque ecc., a pag. 316. 4. per la matematica. Si risolva l’equazione: 1 1_____________8 Vx —x"^~ yx—V4—x x2 Data l’ascensione retta del sole in 72°, 2(3', 376" trovare la longitudine e la declinazione. Costruire la curva espressa dali’ equazione: 2x3 + 2ya = 12x — 16y 5. per la geometria descrittiva. Ruotare per 45° un ottaedro regolare attorno ad una retta adagiata sul coordinato orizzontale e formante ua angolo di 60° colla fundamentale: disegnare la sua ombra portata sui coordinati. Kappresentare la vera graudezza della sezione di un cilindro retto perpeudicolare al piano di profilo, fatta da un piano projet- tante orizzontale ed inclinato al verticale di 60°. Costruire una vite a risalto rettangolare. Gli esami a voce si tennero nei giorni 21 e 22 corr., presi-dati dal sig. Ispettore Scolastico provinciale, Dr. Eruesto Gnad. Furono dichiarati maturi con distiuzione i candidati: Sikich Veuanzio e de Zotti Gio. Batt. Dichiarati maturi quattro. Furono rimessi a nuovo esame: Uno fra due mesi. Due dopo sei mesi. Uno dopo un anno. VIII. CRONACA DELT.A SCUOLA. La Scuola Reale Superiore in Pirano conta quest’ anno il primo suo lustro. Con So vrana venerata Risoluzione 24 Settembre 1871 fu con-cessa questa scuola e venne aperta il 1° Novembre successivo, con cinque corsi. L’Istituto nel trascorso breve periodo ottenue, •come dallo specchietto qni avanti, una sempre crescente frequentazione di allievi, concorsi da piü parti deH’Istria e dalle vicine provincie. ANSI CORSI TOTALE I II III IV V VI VII 1871—72 10 15 9 11 6 — 51 1872—73 29 14 10 11 7 4 — 75 1873—74 22 32 10 11 11 6 3 95 1874—75 18 23 22 13 7 12 6 101 1875—76 18 13 25 21 15 9 10 111 N el per odo . • • • 433 Col 1873-74, si aperse il VII corso, e cosi la scuola fu com-pleta nel terzo anno di sua istituzione. Personale. Non lievi difficolta s’incontrarono nel costituire il personale insegnante, per la scarsezza di abilitati al magistero, nei varii rami d’insegnamento e principalmente nelle filologie. Fu nominato a Direttore il Dr. Francesco Locati, coli’ incarico di organizzare 1’ Istituto secondo il piano approvato per le Scuole Reali dello Stato in condizioni analoghe a queste. Al principio deli’ aimo scolastico furono assunti a maestri sup-plenti i signori Supancich Dr. Michele — de Miraberg Dr. Enrico — Pregelj Valentino — Benvenuti Silvestro — de Medici Giov. Batt. — ed il Reverendo Don Giuseppe Fonda quäle Catechista supplente. In seguito al passaggio del signor Benvenuti alla Scuola Magistrale femminile in Trieste, fu assunto il sig. Petris Stefano, ed al sacer-dote sig. Fonda, nominato Canonico corale in Pirano, venne sosti-tuito il Reverendo Don Nicolö Spadaro. In Maggio di quell’anno entrava nell’ Istituto quäle supplente il signor Petronio Pietro gia abilitato al magistero, Nel 1872-73 si accrebbe il personale coi sigg. Zavagna Enrico inaestro effettivo, Borri Luigi gia abilitato, per fare il prescritto anno di prova, e che piü tardi ebbe la nomina a maestro effettivo; Loser Antonio inaestro supplente. — lu Luglio il Dr. de Miraberg passö ad altro impiego dello Stato, lasciando di s& nell’Istituto il piü cordiale ricordo. Nel 1873-74, entrarono come supplenti i sigg. Viezzoli Francesco — Pozzetto Dr. Antonio — e Schiff Guglielmo, quest’ ultimo per il disegno a mano. — II signor Petris Stefano passö all’ I. R. Ginnasio superiore di Capodistria. — II signor'Spadaro fu nominato effettivo Catechista. Nel 1874-75, nuovi mutamenti avvennero nel personale: entrava supplente il sig. Oscarre de Hassek, che nello stesso anno, in seguito ad ottenuta abilitazione, fu nominato docente effettivo. — Sortiva dalla Scuola il siguor maestro Schiff, per passare all’ I. R. Scuola Reale inferiore di marina in Pola. — Ha conseguito 1’abilitazione al magistero il sig Dr. Supancich che fu nominato docente effettivo. — Per completare il personale fu chiamato a supplente il sig. Benedetti Giorgio, per la durata dell’anno scolastico. Lo stato del personale deli’ anno corrente figura al N. I di questo program ma. Piano d* insegnamento. II piano d’insegnamento subiva nel 1874-75 alcune modifica-zioni: fu dichiarato obbligatorio lo studio della lingua francese e della ginnastica, che prima era libero, e si rese libera la calligrafia che era obbligatoria. L’ insegnamento del disegno geometrico ed a mano libera fu regolato dali’ Istruzione emanata coli’ Ordinanza Ministeriale 6 Mag-gio N. 5815. In sul principio del secondo semestre di quest’ anno si e messo in attivitä, in quanto fn possibile, il nuovo piano didattico ehe figura nel presente programma, e che verrä attuato per intero, se-eondo il disposto deli’Ordinanza Ministeriale 24 Novembre 1875 N. 18088. Gsami di inaturftit. E la terza volta con quest’anno clie 1’ Istituto presenta allievi, tutti pubblici, all’ esame di maturitä, ed il quadro qui sotto ne indica i risultati. Anno N.ro Dichiarati Rimess a nuovo osame Professione scelta deli’ E-same dei Can-didati • — ® a S * 8'-s S £ 'TD Maturi ■ a due j mesi | i *35 UJ o> <* a §2 ■s§ ed Osservazioni 1878-74 3 — 2 i — — Due al Magi-stero ed uno ingegnere 1874-75 6 4 Due al Magi-stero e due in-decisi. Due si ritirarono. 1875-76 10 *) 2 4 i 2 1 Tre ingegneri civili. (Jno iu-gegnere navale. Uno alla conta-bilitiL Uno in-deciso. *) I due diatintamente maturi sono.-Sikich Venanzio da Portole. de Zotti Gio. Batt. da Parenzo. La pubblica e privata beneficenza non inancd di soccorrere parecchi allievi di questa scuola. Auno scolastico .ro degli, scolari 1 ussidiati Titolo della Beneficenza mporto in fior. Scolari enti dal lidattro 55 “ 1—1 CO -V 1871—72 '2 Stipendiat! dal fondo provinciale deli’Istria, ciascuno con . . 100 14 W 2 Stipendiati dal fondo dell’i. r. Fi- nanza, ciascuno con .... Stipeudiato dal legato Gabrielli di Pirano 100 rt 1 63 n 1 Stipendiato dal legato Lanzi di Parenzo . .' . . . . . . 160 1872—73 3 Stipendiati dal fondo provinciale dell’Istria, ciascuno con . . 100 26 n 2 Stipendiati dal fondo dell’ i. r. Fi- 100 nanza, ciascuno con .... p 1 Stipendiato dal legato Gabrielli . 63 n 1 Lanzi. . . 160 11 1 Sussidiato dal fondo provinciale dell’ Istria, con 25 1873—74 6 Stipendiati dal fondo provinciale dell’ Istria 100 38 W 2 Stipendiati dal fondo di Finanza . 100 n 1 Stipendiato dal legato Gabrielli . 63 n 1 » „ Lanzi. . . 160 n 1 Sussidiato dal fondo provinciale, con 25 1874—75 7 Stipendiati dal fondo provinciale . 100 52 n 1 Stipendiato dal fondo di Finanza. 100 w 1 „ dal legato Gabrielli 63 n 1 „ „ Lanzi. . . 160 » 1 Sussidiato dal fondo provinciale con 25 1875-76 7 Stipendiati dal fondo provinciale . Stipendiato dal fondo di Finanza. 100 54 1 100 1 X „ dal legato Gabrielli. . 63 Jt 2 Stipendiati dal legato de Castro da Pirano, ciascuno con.... 105 n 1 Stipendiato dal legato Lanzi . . 160 n 2 Sussid. dal fondo provinc, assieme 75 Disciplina. E da ricordare con vera compiacenza, che in questo primo ciclo di vita della scuola, la morale condotta della scolaresca non ha mai dato motivo ad estreme misure disciplinari con espulsioni dall’Isti-tuto. — I trascorsi che meritarono serio provvedimeuto furono per soli due casi; del resto sia detto ad incoraggiamento degli allievi nostri, il loro contegno meritö sempre lode; anche a giudizio de’ piü esigenti. Finälmente la Direzione si sente in obbligo di attribuire pub-blica lode allo zelo del Municipio di Pirano, che ha sempre corri-sposto con solerzia e larghezza agl’impegni da esso assuuti verso lo Stato tanto rispetto alla fornitura del mobiliare nei gabinetti e nei corsi, quanto alla conservazione dell’edifizio scolastico. PUBBLICAZIONI DELL’ AUTOK1TÄ. Ordinanza Ministeriale 21 Dicembre 1875 N. 19109 colla quäle sono fissati i limiti dei due semestri scolastici e di tutte le ferie. Notificazione del Presidio deli’ I. R. Consiglio scolastico pro-vinciale deli’ Istria 20 Dicembre 1875 concernente il piano didattico approvato per le Scuole Reali deli’Istria. Decreto 27 Febbraio 1876 N. 292 deli’ i. r. Consiglio scolastico provinciale, con prescrizioni tendenti a rendere meno caricata di occupazione la scolaresca. Decreto 7 Luglio corr. N. 1487 dell’Eccelsa I. R. Luogote-nenza pel quäle nulla osta ehe il docente effettivo in questo i. r. Istituto sig. Oscarre de Hassek, possa accettare il titolo di membro corrispondente della Regia Accademia di Seien ze e Lettere in Ur-bino, e della Regia Associazione scientifico-letteraria dei “Benemeriti ltaliani„ di Palermo. X. AVVISO. L’ iscrizione degli scolari sarä uei giorni 30 Settembre, 1 e 2 Ottobre p. v., dalle ore 8 alle 11 ant. e dalle 2 alle i pom. Tutti gli scolari che per la prima volta vengono iseritti, pa-gano la tassa di f. 2.10 all’atto deli’iscrizione. La tassa didattro ö di f. 8 per ogni semestre. Gli esami di riparazione devono essere fatti prima del 5 Ottobre. Dalla Direzioue deli’ I. R. Scnola Reale Superiore. Pirano, 26 Luglio 1876. II Direttore Dr. LOCATI. INDICE. Della vita e delle opere di Cesare Caporali Personale insegnante............................ Piano didattico................................. Libri d’insegnamento dei quali si fece uso Temi scolastici nella lingua d’insegnamento Prospetto statistico degli scolari .... Aumento alle collezioni......................... Esami di maturitä........................... Cronaca della scuola............................ Pubblicazioni delle Autoritä.................... Avviso per il prossimo anno scolastico . . Pag- 3 23 25 44 48 50 52 54 56 61 62 ‘ ■>/!• V .V':-; ■ . ■■ :. . ■ • • •;• • ' .. 'v.- -■■■■O'. ■■■■ . ■ :■ ; '.v '• r < V 1 V' •* ' : ■.