IL PROBLEMA DELL'INSERIMENTO DEGLI EDIFICI CRISTIANI NELLA URBANISTICA ANTICA: L'ESEMPIO RAVENNATE GUIDO A. MANSUELLI U n iv e r s ità d e g li S tu d i, B o lo g n a L ’esempio ravennate è senz’altro uno dei più im portanti p er il problem a non nuovo, tu ttav ia assai stim olante deH 'inserim ento dei complessi cristiani nei tessu ti urbani antichi, m a l’incerta conoscenza di troppi elem enti retro sp et­ tivi, la scarsa consistenza, ancora, del quadro topografico, la non ancora accer­ ta ta persistenza di elem enti del tessuto urbano antico rendono tale im portanza soltanto potenziale e non perm ettono di andare più in là del semplice avvio della discussione. Pare ad ogni modo necessario im postarla, perchè proprio in una situazione come si presen ta a R avenna elem enti precristiani e cristiani sono tali da illum inarsi a vicenda. Come prem essa generale si può osservare in prim o luogo che la tra sfo r­ m azione religiosa, per la sua sostanziale g radualità, non può avere inciso sui tessu ti urbani e sul paesaggio urbano, in senso distributivo e architettonico, se non a livello d’interventi, senza im plicare cioè radicali ristru ttu razio n i se non nel volgere del tem po e sostanzialm ente solo nel Medioevo. Da u n punto di vista di una visione storica globale dell'urbanistica è interessante la consta­ tazione che, in pratica, la realtà distributiva all’interno degli agglom erati u r­ bani non poteva m utare g ran che dai term ini che aveva posti la lunga esperien­ za rom ana (ed ellenistico-rom ana), in rapporto agli spazi pubblici e p riv ati di m otivazione politica, economica, m ilitare o residenziale: l'ufficializzazione del culto cristiano, non ostante le polemiche, ha lasciato prolungarsi nel tem po anche la funzione degli im pianti di pubblico svago e spettacolo, term e, anfitea­ tri, teatri, stadi. La città cioè, almeno per parecchio tempo, è rim asta in genere quella che era, com e in alterata è rim asta l’articolazione della società. La contestazione della città e l ’evasione dalla convivenza urbana non sono da ascriversi fra le cause, che sono ben altre e ben note, della crisi delle città fra l’età tardoantica e l’alto Medioevo. Credo che questi ovvi enunciati possano riten ersi validi anche se non si trascurano le incidenze economiche legate allo sviluppo ed all’organizzarsi delle com unità cristiane prim a e dopo l'editto di M ilano, tanto più che notoriam ente, e in modo particolare nei paesi occiden­ tali, tale diffusione e organizzazione sono fatti intrinsecam ente cittadini. Dove uno stacco è avvenuto in modo netto è nell’avere il Cristianesim o istituzionalizzato il concetto assem bleare della vita religiosa e liturgica e q u in d i opposto al concetto del tem pio di tradizione classica, punto term inale di u n a sequenza e contenitore del sim ulacro della divinità, quello dell’au la ecclesiale p er la partecipazione com unitaria, non nel modo della sem plice assistenza form ale, m a in quello dell’adesione coscienziale. Precedenti e paralleli, è ovvivo, non sono m ancati, in prim o luogo n ell’am bito giudaico, secondaria­ m ente in quelli dei culti iniziatici diffusissim i nel mondo rom ano special- m en te dal medio im pero in poi, m a appunto l’accezione universalistica ed eg u alitaria che è im plicita n ella sfera ideologica cristiana ha portato anche a so stitu ire il term ine più lato di ekklesìa a quello p u r indicativo di synagoghé. T rad o tto in term ini funzionali ed applicato aH’urbanistica, ciò vuol dire che i fini dell’edificio cultuale cristiano sono di contenere radunanza, da cui l’esigenza di u n a disponibilità di area, e fino ad un certo m om ento di m antenere la di­ visione categoriale, da cui l ’esigenza di articolare aH’interno quest’area; tali fini prevalgono sul mezzo stesso del convenire, cioè sull’apprestam ento del connettivo stradale, rim asto praticam ente inalterato. Il com portam ento insito nel lungo periodo di clandestinità, anche se gli episodi persecutorii sono stati discontinui, aveva in certo senso assuefatto a ta le prevalenza funzionale, sì che anche dopo l’afferm azione definitiva poteva considerarsi ancora secondario il convenire in m assa ed in m aniera vistosa. Ma si deve considerare n ella sua necessaria im portanza un altro condizionam ento, operato sul com portam ento d a ll’organizzazione architettonica rom ana, definitasi e m aturatasi proprio in contem poraneità con l’afferm azione del C ristianesim o, p er cui era quasi un i­ versalm en te codificata la n a tu ra dell’edificio come episodio spaziale da viversi d a ll’ in tern o nei suoi lim iti e n ella sua articolazione, lasciando al connettivo viario, non di rado concepito o modificato esso stesso in term ini spaziali, la funzione di collegam ento fra questi differenti episodi. L’edificio ecclesiale cristiano, che ab antiquo h a avuto lo stesso nom e dell’edificio civile rom ano n ato dalla necessità di am pliare gli spazi forensi e destinato a fini che im pli­ cassero concorso di folla, era ordinariam ente preceduto da uno spazio recinto che lo isolava dal connettivo strad ale e partecipava dello stesso coordinam ento funzionale con la basilica. Q uesto particolare sem bra escludere l’esigenza del­ la contiguità con uno spazio aperto, come poi è accaduto per le piazze del m e­ dioevo. U lteriorm ente occorrerà richiam are ancora la questione della genesi d ell’edificio di culto cristiano, che da una considerazione su piano urbanistico p o trà forse vedersi in m odo più chiaro che non a sem plice livello tipologico. T ale edificio, che è stato inizialm ente adattato in m aniera pratica ed em pirica, h a poi ricevuto, al m om ento stesso del riconoscim ento della lib ertà di culto, u n a m onum entalizzazione che non può esser stata im provvisa ed aporica, tanto p iù che essa è sta ta più v o lte program m ata in accordo con il potere im periale. D ’altra parte, il problem a non si lim ita al solo edificio p er la ritu ale adu­ nan za ecclesiale: già p rim a dell’editto di M ilano l’organizzazione cristiana era g iu n ta a tal punto da non p otere non identificarsi con stru ttu re edilizie appro­ p riate, anche se ovvi m otivi hanno lasciate queste in una indifferenziazione tipologica che ne rendono non sem pre facile il riconoscim ento. L a base di q ueste stru ttu re, anche se consideriam o le no rm ali vie per cui alcuni beni im m obili venivano in possesso delle com unità cristiane e dell’organizzazione ecclesiastica, è sta ta indubbiam ente la casa p riv ata, e questa constatazione sem bra utile per ricondurre il complesso problem a sul piano urbanistico, anche p er rilevare l’eventuale fo rtu ità delle scelte p er gl’interventi e per i fu tu ri svi­ luppi. una volta conseguita la piena libertà d ’azione e, subito dopo, u n effetti­ vo ruolo d’ iniziativa e di direzionalità. Se passiamo, dopo queste brevi prem esse, al tem a ravennate dovrem o innanzi tu tto considerare il fatto che avanti il trasferim ento della capitale non si ha notizia di edifici cristiani di alcun genere nella vera e propria parte u rb a n a di Ravenna, cui m i lim iterei in questa sede. In realtà occorrerebbe discutere anche questo p u n to e considerare se si debba tener presente la vi­ suale iordaniana della trigem ina positio di R avenna, considerando anche Cesa­ re a e Classe come elem enti costitutivi di una m edesim a conurbazione, ciò che andrebbe ulteriorm ente provato per mezzo degli scavi. Non mi p are il mo­ m ento, m entre sono in corso così im portanti ricerche, entrare nel m erito della topografia classense, m i p are tuttavia necessario fare attenzione all’antichità del culto a Classe, al num ero elevato di edifici cristiani nella zona più pros­ sim a al m are ed alla circostanza anche recentem ente com provata della sovrap­ posizione di edifici cultuali cristiani ad edifici residenziali precedenti, dove appunto si verificano in terv en ti radicali, a m eno di non pensare a rioccupazioni a distanza di tempo. S postarsi alla zona classense e in genere alla zona ex tra­ m u ran a orientale, significa m ettere avanti un altro aspetto del problem a degli inserim enti cristiani, che può servire a spiegare la cronologia relativam ente ta rd a di quelli del vero e proprio, tradizionale am bito urbano e la loro connes­ sione con il ristru ttu ra rsi su nuove basi della chiesa ravennate. La diffusione del culto polarizzato ad M artyres e quindi in u n ’area extram urana, tradizional­ m en te sepolcrale, dove è p u re evidente la conservazione del com portam ento abituale al periodo an terio re all'editto liberatorio (quando non poteva essere contestata com unque la venerazione p restata ai sepolcri) porta a distinguere il problem a delle più antiche fasi della cristianizzazione di Ravenna d a quello dell’inserim ento cristiano nell’antico tessuto urbano. Classensi sono in effetto alcune stele, come anch’io ritengo, criptocristiane ed altre già più dichiara­ tam en te cristiane e tali rinvenim enti possono considerarsi indicativi: Classe è stata la sede del C ristianesim o »clandestino« e quindi logicam ente del prim o cristianesim o afferm ato, R avenna del C ristianesim o ufficializzato e quindi non anteriorm ente al trasferim ento della capitale. La città portuale con il campo m ilitare, sede abbastanza naturale, anche p er l’elevato num ero di effettivi orientali, di u n a prim a, tu tto ra incerta cristianizzazione, ha ceduto quindi p e r m otivi precipuam ente politici questa sua prio rità al vecchio centro urbano nel m om ento stesso della trasform azione di questo. In queste condizioni i te r­ m ini del problem a sono nello stesso tem po di distribuzione e di m onum entaliz- zazione. Il rinnovam ento urbanistico coinvolge insiem e rim pianto delle prim e costruzioni cristiane e quello degli edifici in eren ti alla residenza della fam i­ glia e della corte im periale, alle necessità delle stru ttu re burocratiche dello stato ed a quelle non m eno pressanti della difesa, tu tti elem enti che peraltro nella m aggior p arte ci sfuggono. A l momento dunque in cui avveniva questa ristrutturazione erano passati parecchi decenni dall’editto di Milano e, tenuto conto del rapidissim o svolgersi del nuovo clima dell’im pero cristianizzato, la situazione di cui possiamo occu­ parci a proposito di R avenna non è più una situazione »paleocristiana«. R avenna quindi, p er quanto ne sappiam o, s’inserisce in un capitolo pressoché conclusivo della vicenda storica di u n a fase dell’inserim ento degli edifici cristiani nei tessu ti urbani rom ani. Il clim a in cui il fenom eno si realizza a R avenna è com plesso e nella determ inazione di esso pesano in m aniera sensibile le esi­ genze ufficiali, p er la corrispondenza, tipica dell’antichità tard a, fra l’im po­ nenza dei program m i edilìzi e lo sfacelo della com pagine deH’impero. A R aven­ n a il problem a h a poi un aspetto particolare, nella insicurezza circa la s tru ttu ra am m inistrativa e sociale della città fra il IV e il V secolo. P arreb b e sintom atico il fatto che la nuova cattedrale, l’U rsiana, con i suoi annessi, il b attistero , l’episcopio e le term e del clero, si inserisca in u n ’area m arginale, m a appartenente alla R avenna »quadrata« dell’alto impero. L'orientazione d e ll’U rsiana è condizionata dal reticolato urbano preesistente, e dunque ancora a ttu a le al m om ento dell’inserim ento di un edificio religioso indubbiam ente im ponente, come im ponenti erano gli annessi. L ’episcopio, fra il V e il VI secolo, aveva già uno sv iluppo verticale, come indica la presenza della cappella di S. A ndrea. Esso oltrepassava la linea delle m u ra e si estendeva n ella pars adiecta, m antenendo tu tta v ia una orientazione condizionata dall’andam ento delle strad e del reticolo rom ano. M entre le costruzioni im periali si svi­ luppavano a N ord dell’area m urata m unicipale, oltre il corso del Paden- na, il centro organizzativo della vita cristiana ravennate, già in effetto u n a »potenza«, n e restav a distinto e indipendente, in u n ’esplicita connes­ sione con il vecchio centro urbano e con u n a delle strade principali di esso. Questo fatto non può essere trascurato, come non può essere trascu rata la circostanza che il devozionism o della corte si realizzò inizialm ente con la costruzione di un elevato num ero 1 di sacelli, p er il culto di santi in p a rte di estrazione m ilanese. In effetto la m onum entalizzazione cristiana della regione del palazzo si inizia con l’erezione della basilica palatina di S. Croce, con orientazione esatta secondo le prescrizioni ritu ali, la stessa della basilica placidiana di S. G iovanni Evangelista. Poiché tale orientazione non coincide con l’andam ento degli assi strad ali urbani, presuppone una serie di in terv en ti con demolizioni ed espropri, a m eno che non si tra tta sse in p arte di aree libere. In re a ltà nei livelli in ferio ri di S. Croce sii sono rinvenuti resti di edifici p ri­ v ati del II secolo, ciò che attesta l’ occupazione della zona anche n ella m edia e tà im periale. In effetto se si considera la R avenna m urata, cui apparteneva la P o rta A urea del tem po di Claudio, come u n am pliam ento della prim itiv a città »organica« d escritta da Strabone, non si p o trà identificare la regione del palazzo onoriano come u n sem plice suburbio. Si tra tta quindi di ris tru ttu ra ­ zione, come poi è avvenuto in occasione della costruzione di S. V itale, che ha incluso nel suo p erim etro un più antico sacello. Se si confronta il caso della cattedrale ursiana si può com m isurare, n ella sostanziale contem poraneità, il diverso condizionam ento. Interessante è poi rilev are l’orientam ento delle due costruzioni basilicali ariane, del tem po del re Teoderico, la cattedrale, con annesso episcopio e b attistero, e S. A pollinare Nuovo, assializzata sulla platea maior, come basi­ lica palatina. E’ evidente n el caso della catted rale teodericiana e dei suoi annessi l'intento di reduplicare l’organism o dell’U rsiana, nel piano di conviven­ za di Rom ani e Goti, di arian i e ortodossi, con u n ’occupazione di spazio non indifferente e un'analogia anche di stru ttu razio n e interna. L 'una e l'altra m onum entalizzazione, nel caso appunto delle cattedrali, è burocratica, in quan­ to, p u r nelle diverse confessioni il culto cristiano poneva ritualm ente tu tte le chiese su piano di assoluta parità. Poiché circa la stessa orientazione di S. A pollinare Nuovo presenta la basilica A p o s to lo r u m , poi S. Francesco, ciò po­ treb b e conferm are l’ipotesi che l’andam ento delle strade laterali alla p la te a ricalch i oggi quello antico, di una sostanziale ortogonalità, rife rita alla p la te a stessa e indipendante dall’ortogonalità del nucleo rom ano che si è visto av e r condizionato l’orientam ento dell’Ursiana. La basilica A p o s to lo r u m aveva sicuram ente un quadriportico, che am pliava l’area di pertinenza. R avenna ha avuto una vicenda urbanistica complessa e si può, credo, p ar­ la re di recupero dell’organicità originaria dopo l’esperienza razionale dell’alto im pero, ma anche in questo recupero, che rip o rtav a la città in connessione con i principali assi strad ali del territorio e specialm ente con i due tronchi della P o p ilia , si è avuta, come sem brano conferm are gli esempi citati, u n a parziale sistem azione razionale. A ltra volta ho scritto che occorrerebbe rifare in teg ral­ m ente la storia delle strad e urbane di R avenna per poter affrontare i vari problem i con qualche m aggiore possibilità di venirne a capo. L’im portanza della p la te a è ad ogni modo da sottolineare anche per la connessione fra l’orientazione di S. A pollinare Nuovo e quella del c. d. palazzo di Teoderico, nel cui im m ediato re tro te rra tutto un complesso di resti, stratigraficam ente d i m olta im portanza, attesta la frequentazione e lo sviluppo edilizio p er una escursione di tem po piuttosto rilevante. Ciò che ad ogni modo sem bra em er­ g ere dalle constatazioni fatte in più occasioni è che molta parte dell’edilizia cristiana ravennate — non ha rilevanza a questo fine la destinazione orto­ dossa o ariana —• s’identifica con una vasta politica urbanistica che il Teo­ derico potè perseguire forse con m inore difficoltà che non gli ultim i augusti di Occidente e che p ertanto, nell’un caso e n ell’altro, orm ai si tratta, se non di u n a nuova città, certo di nuovi quartieri che venivano pianificati or nai in funzione della generale accettazione del Cristianesim o, esempi effettivi di una urbanistica p er una società cristiana. La tradizione am piam ente conferm a l ’iniziativa dégli esponenti della chiesa ravennate. L ’originaria antitesi »di convenienza diplom atica« fra sede episcopale e sede im periale (si ripeteva a R avenna il caso di M ilano) si ripresentava nell’età gotica com e esigenza di separazione, pur nel quadro di un unico contesto urbano, come già si è detto, di due genti, di due società e di due confessioni religiose di­ verse, per non p arlare delle implicazioni giuridiche che la convivenza im poneva e che Teoderico aveva cercato di risolvere nel modo conosciuto. In effetto il te­ m a specifico dell’inserim ento cristiano nel tessuto antico si restringe p er quan­ to riguarda R avenna principalm ente al vecchio centro municipale, dove l’U r- siana non era la sola sede di culto, né la sola realizzazione architettonica: le chie­ se di S. A ndrea, S. Agnese e dei SS. G iovanni e Paolo si disponevano, fra il V e il VI secolo fra le m aglie del reticolato urbano romano, notoriam ente di non g ran d e estnesione. Si può p artire di qui per richiam are, nonostante alcune incer­ tezze d’identificazione, la pianta che A. Testi Rasponi ha redatto a corredo della sua edizione del L ib e r P o n tific a lis di A ndrea Agnello, carta da cui risu lta una densità rilevante: dei 48 im pianti cristiani della zona intram urana nella sua m assim a estensione 14 appartengono al centro organizzato, dell’alto impero, com prendendovi l’U rsiana, 9 alla regione del palazzo onoriana e postonoriana, 2 alle partes adiectae del V secolo; i rim anenti 23 restano distribuiti, com prese le costruzioni arian e riconciliate dal vescovo Agnello, nella vasta regio Cae­ sarum , al di là del Padenna, assializzata dalla platea maior. Tenuto conto che la regio Caesarum aveva u n a superficie superiore a quella globale delle altre regiones della città im periale, gotica e bizantina, si conclude che l’addensa­ m ento in queste ultim e era. relativam ente superiore. La densità re la tiv a più a lta sem bra proprio corrispondere al vecchio cen tro altoim periale, ten u to con­ to che la densità delal regio dom us A ugustae dipendeva da esigenze devozionali e di politica religiosa più che da una corrispondenza dei centri di culto alla e n tità num erica della popolazione e quindi alla utilizzazione da p arte dei fedeli. M i p a re che questi dati percentuali, anche se rilev ati in m aniera m olto prov­ visoria e, p er p arte mia, senza possibilità di verifiche per m otivi di tempo, abbiano un rilievo non ind ifferen te nella considerazione generale del problem a che abbiam o tentato di rip ro p o rre nelle sue linee essenziali. R esterebbe da accennare ad un altro aspetto, cioè all’incidenza degli inse­ rim en ti cristiani sul paesaggio urbano ravennate, aspetto difficile a precisare, perch è bisognerebbe conoscere nei dettagli sia l’ampiezza degli elem enti del connettivo vario, sia le condizioni dell’edilizia p riv ata e pubblica, sia la persi­ sten za o meno dei com plessi di v aria n atu ra di cui il centro rav en n ate era stato dotato nel corso della sua lunga esistenza. R im aneggiam enti antichi e m oderni a parte, la rappresentazione m usiva di S. A pollinare Nuovo offre solo u n a visione parziale della città del tempo, a m otivo della prevalenza che in essa è d ata al palatium teodoriciano, la cui ubicazione nella composizione della v ed u ta è determ inata d a u n a particolare esigenza, appunto di assum erlo a te rm in e di riferim ento, p er cui la veduta stessa è verosim ilm ente e volutam ente soltanto parziale: la si p o treb b e riferire, tu tto considerato, alla sola regio Caesarum , se non, come è stato supposto, ad una sorta di sintesi delle due com ponenti, gotico-ariana e rom ano-ortodossa della città teodericiana. L’evi­ denza conferita agli edifici di m aggior m onum entalità e l’omissione del vero e proprio connettivo u rb an o lim ita fortem ente, a p arte tutto, il valore docu­ m en tario della figurazione. C erto m olti elem enti dell’orizzontalism o dom inante delle città antiche di m edia en tità è supponibile restassero; la stessa m ediazione del quadriportico fra la stra d a e gli edifici basilicali in più casi allontanava d alla via, e ne im pediva l’incom bere su di essa, le m asse costruite delle basi­ liche, d ’altronde m ai m olto alte rispetto alle dim ensioni di pianta. M a il caso dell’episcopio dell’U rsiana è indicativo di una distribuzione su più piani e di uno sviluppo in altezza che dipendeva dall’esperienza rom ana dell’insula p luri- u n itariale e di cui non è escluso partecipassero le stesse costruzioni palaziali. L a fronte del cosidetto Palazzo di Teoderico è del resto indicativa in proposito, anche correlata com'è con lo sviluppo longitudinale e latitudinale della platea maior. Non credo tu tta v ia opportuno insistere troppo su questo aspetto, non senza rilevare, tuttavia, che gli sviluppi verticali servivano ad evidenziare, rispetto al contesto urbano, appunto gli edifici di m aggiore im portanza. N ota. Non aggiungo bib lio g rafia, del resto n otissim a. R ingrazio gli am ici G iu­ seppe B ovini e M ichelangelo C agiano de A zevedo p e r osservazioni e su ggerim enti d i cui ho potuto te n e r conto n ella stesu ra d efin itiv a di questo testo. P r o b le m v k o m p o n ir a n ja s ta r o k r š č a n s k ih g r a d e n j v a n tič n e m u r b a n is tič n e m tk iv u : r a v e n s k i p r im e r Za splošno veljav n o m oram o sm atrati dejstvo, da zm agovito k rščanstvo rim sk ih m est dolgo časa ni ra d ik a ln o sprem enilo. N aj v ečja razlika v prim eri s konceptom trad icio n aln eg a klasičnega centra, v k aterem se predvsem čuva k ip božanstva, je v tem , da im a krščansko svetišče nam en zb irati m nožico vernikov k bogočastju. T ako je značilno, da nosi k rščan sk a cerkvena stavba isto im e kot rim ska civilna zgradba, k je r so se zbirali lju d je v v elik em številu, n am reč v bazilikah. Na drugi stran i se m oram o zavedati, da je b ila p rv o tn a cerkvena baza v času, ko se je krščanstvo še skrivalo, zasebna hiša, k a r je gotovo vplivalo n a u rb an ističn e posege in poznejši razvoj, ko je cerkev dobila svobodo. V rim skem m estnem je d ru R avene n i bilo k rščan sk ih zg rad b vse dotlej, d o k ler n i bil prenesen v m esto vladarski sedež. K rščan stv o je im elo sprva in še dolgo potem svoje p o stojanke v p ristaniškem in v o jašk em p re ­ d elu C la sse , k je r tu d i najd em o k u ltn e zgradbe n ad n ekdanjim i stan o v an jsk im i hišam i, p ri čem er gre včasih za dokaj ra d ik a ln e posege. Z aradi te zgodnje navzoč­ n o sti k rščan stv a v C la sse in v ek stram u raln em p re d e lu sploh, m oram o ločiti problem naj sta re jših faz p o k ristja n je n ja R avene od pro b lem a krščanskega v raščan ja v antično m estno tkivo. Časovno se to slednje začne istočasno z gradnjo stavb, ki prip ad ajo cesarskem u dvoru, k a r je nastopilo dokaj d esetletij po m ilanskem ediktu. Poseben a sp e k t daje problem u negotovost ad m in istrativ n e in socialne stru k tu re m esta m ed 4. in 5. st. Z načilno je, d a im a im pozantna U rsova k ated rala (V U rsia n a ) orientacijo pogojeno z obstoječo m estn o m režo; škofijski dvorec, zgrajen m ed 5. in 6. st., je im el že v ertik aln i razvoj, orientacijo p a m u je v e n d a r še narekovala rim sk a cestna m reža. M edtem ko se je cesarsk a g ra d n ja ra z v ija la severno od obzidanega m estnega področja, o n stran toka P adenne, je b il o rganizacijski center k rščanskega življenja v R aveni povezan z o stalim m estnim centrom in z eno njegovih glavnih cest. D vor je sp rv a kazal svojo pobožnost z grad n jo štev iln ih kapel, krščanska m on u m en tali- zacija obm očja palače p a se je začela z dvorno baziliko S. Croce, ki je o rien tiran a n atan č n o po ritu a ln ih p red p isih — k ak o r b azilik a sv. Janeza E vangelista (P la c i- d ia n a ) —, k a r je zahtevalo v rsto ostrih posegov, v e rje tn o razlastitev in ru š ite v obsto­ ječega urbanističnega red a. Z anim iva je o rien tacija dveh a rijan sk ih zg rad b iz časa Teoderika, n a m re č k a te ­ d ra le in cerkve S. A po llin are Nuovo. Približno isto od rim skega je d ra neodvisno u sm eritev kot sled n ja im a tu d i b a silic a A p o s to lo r u m in cerkev S. F ra n ce sc o . Po racio­ nalističn em poskusu visoke antike se zdi, d a se je ravenska u rb a n istik a v rn ila k p rv o tn em u o rganskem u razvoju, ki je m esto zopet povezal z glavnim i cestnim i osm i. V sekakor bi bilo potreb n o v celoti in te m e ljito poznati zgodovino rav en sk ih cest. Jasn o je, da velik del krščanskih gradenj sovpada s široko T eoderikovo u rb a ­ n ističn o politiko, ko so n a sta ja le nove četrti. V starem m estnem cen tru so se poleg U rsove bazilike m ed 5. in 6. st. v tk ale v rim sk o m estno om režje še cerkve S. A n d r e a , S. A g n e s e in SS. G io v a n n i e P a o lo . Iz načrta, s k ate rim je A. T esti R asponi o p rem il svojo izdajo A gnellovega L iber p o n tif ic a lis , je razvidno, da od 48 krščanskih stav b v in tram u raln em obm očju, ko je to im elo n ajv ečji obseg, p rip a d a starem u cen tru 14 stavb, 9 jih pripada H onorijevem u obm očju in pohonorijeve palače, 2 spadata v p a r te s a d ie c ta e iz 5. st., o stalih 23 pa v pro stran o r e g io C a e s a r u m o nstran Padenne. R elativno najgostejša je b ila g rad n ja v starem centru.