Sandro Paolucci Universitá di Ljubljana* UDK 81'25:[81'276.6:34] STRATEGIA ESTRANIANTE E STRATEGIA ADDOMESTICANTE NELLA TRADUZIONE DEI TESTI GIURIDICI 1 STRATEGIA ESTRANIANTE E STRATEGIA ADDOMESTICANTE: ALCUNE PREMESSE TEORICHE GENERALI II traduttore, ogni volta, prima di intraprendere la traduzione di un testo da una lingua ad un'altra, da una cultura ad un'altra, e chiamato a dar vita a una macro-scelta ovvero a decidere se adottare una strategia tesa al mantenimento delle strutture morfo-sintattiche, del lessico, dello stile della lingua di partenza, oppure una strategia volta a commutare determinati aspetti morfosintattici, lessicali e stilistici per rendere cosi la traduzione piu vicina alla lingua e alla cultura di arrivo. In mérito a tale tema, uno dei teorici piu eminenti e rilevanti e indubbiamente Friedrich Schleiermacher, teologo e filosofo tedesco, che ci trasmise il suo pensiero a caval-lo tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo e che si contraddistinse autorevolmente altresi quale teorico di alto profilo in tema di metodi di traduzione. Sosteneva, tra le al-tre sue posizioni, che, attraverso la traduzione, persone di origini molto diverse possono entrare in contatto tra loro e una lingua puo accogliere i prodotti di un'altra. In particolare, il filosofo tedesco in una sua conferenza del 1813 - Über die verschiedenen Methoden des Übersetzens (Sui diversi metodi del tradurre; cfr. Morini 2007: 43) - aveva proposto due strategie alternative in materia di traduzione: quella di lasciare il piu possibile in pace lo scrittore e muovergli incontro il lettore oppure quella di lasciare il piu possibile in pace il lettore e muovergli incontro lo scrittore; tra le due, affermo che preferiva decisamente la prima. Secondo il suo pensiero, il fine ultimo del traduttore deve essere quello di offrire ai lettori, alla cultura di arrivo le stesse idee e le stesse emozioni (come noto, le parole idea ed emozione sono termini alquanto problematici quando usati in materia di traduzione) che la lettura dell'opera in lingua originale avrebbe suscitato in loro. Tuttavia, il motivo della sua preferenza era dovuto non tanto al desiderio di accogliere lo «straniero» e la sua lingua (originale), quanto piuttosto all'inclinazione nazionalista che portava a opporsi al dominio culturale fran-cese di allora e a promuovere la letteratura tedesca. Alla fine del secolo scorso, in materia di Translation studies, il teorico americano Lawrence Venuti - riprendendo la distinzione gia sviluppata da Schleiermacher - distingue o meglio individua due diversi tipi di strategie traduttive in senso ampio, ovvero una traduzione «addomesticante» e una traduzione «estraniante»: mentre la prima implica Indirizzo dell'autore: Filozofska fakulteta, Univerza v Ljubljani, Aškerčeva 2, 1000 Ljubljana, Slovenia. E-mail: sandro.paolucci@ff.uni-lj.si un'adesione alle convenzioni letterarie, linguistiche, di genere della cultura di arrivo e avvicina quindi il testo tradotto al lettore, la seconda implica un movimento del lettore verso gli aspetti culturali «altri» manifestati nel testo, in cui gli elementi «estranei» non vengono rimossi o normalizzati ma vengono invece esplicitamente manifestati. Anche egli - seppur per ragioni diverse, che vedremo piu avanti - si schiera decisamente a favo-re di una strategia traduttiva estraniante. In particolare lo fa nel suo volume L'invisibilitá del traduttore del 1995, il quale e praticamente un atto di accusa contro quella che Venuti chiama «la strategia della scorrevolezza» (fluent strategy; cfr. anche in The Scandals of Translation, Venuti 1998) dominante nelle traduzioni americane contemporanee. Tale strategia, a suo modo di vedere, oltre a cancellare la differenza del testo con cui entriamo in contatto mediante la traduzione e causa dell'invisibilitá del traduttore. Venuti intende nello stesso tempo riqualificare il lavoro del traduttore, permettendogli di emergere - diventare visibile - attraverso il suo modo di rendere visibile la differenza del testo che traduce. Contro le traduzioni scorrevoli che sono addomesticanti «nel senso che il testo straniero e sempre riscritto in accordo all'intelligibilitá e agli interessi familiari», Venuti propone la traduzione estraniante che utilizza «materiali linguistici e culturali non familiari o marginali». Tale estraneitá non solo si realizza nelle strategie traduttive con cui vengono tradotti i singoli testi, ma puo essere introdotta nella cultura di arrivo anche attraverso la semplice scelta di un testo straniero da tradurre. Ad esempio, giá il fatto di optare per la traduzione di un'opera di una letteratura «piccola» (meno nota) o addirittura sconosciuta e di per sé estraniante (cfr. anche Ozbot 2000). Insomma, secondo Venuti «la traduzione estraniante rappresenta la differenza del testo straniero, ma puo farlo solo infrangendo i canoni culturali prevalenti nella lingua di arrivo». In questo modo e evidente come la traduzione si faccia processo etico e politico rispet-to a questioni come «in quale modo rappresentare l'altro?» e «quale altro rappresentare?» Dunque per Venuti (cfr. anche Shuttleworth/Cowie 2004: 43-44) the term domestication has negative connotations as it is identified with a policy common in dominant cultures which are «aggressively monolingual, unreceptive to the foreign», and which he describes as being accustomed to fluent translators that invisibly inscribe foreign texts with [target language] values and provide readers with narcissistic experience of recognizing their own culture in a cultural other. Il tema in questione, almeno in via incidentale, e stato affrontato anche da altri studiosi; per citarne alcuni, ricordero Nida (1964), Snell-Hornby (1995), Toury (1995), Eco (2003), Ozbot (2000). In particolare quest'ultima in un suo contributo del 2000 (i.e. Slovene literature in Italian translation: Facts, fiction and beyond) - presentando la questione della traduzione di opere letterarie provenienti da una letteratura «pic-cola» in una lingua e per una cultura «piu grande», e riferendosi, nella fattispecie, all'introduzione della letteratura slovena nella cultura italiana - rielabora e illustra la tematica dell'approccio estraniante e addomesticante, giungendo a conclusioni molto significative (che vedremo piu avanti). Tuttavia, tornando a Venuti, se e vero che lo sforzo da lui profuso e notevole e richia-ma l'attenzione su questioni etiche, politiche, culturali e sociali particolarmente impor-tanti e sensibili, non possiamo esimerci da muovergli talune critiche. Innanzitutto, appare chiaro - come affermano Shuttleworth e Cowie (2004: 43-44) - che «he views the two strategies more from the perspective of the post-colonialism, such as hegemony, major/ minor cultural status, etc., than from that of the translation method». Egli conia i due termini che poi utilizza precipuamente per illustrare una tendenza, un comportamento in materia di traduzione che ha le sue ragioni in motivazioni di ordine etico e politico, piu che per indicare delle strategie traduttive raccomandabili al traduttore odierno. Se, infatti, ci concentriamo soltanto sull'aspetto del metodo, ossia su quale approccio traduttivo seguire, estraniante o addomesticante, non possiamo concordare con lo studioso americano sul fatto che strategia addomesticante sia sempre sinonimo di desiderio di egemonia, di dominio o prevaricazione; come si dirá piu avanti, in molti casi o situazioni - indipen-dentemente da qualsivoglia pregiudizio o preconcetto - questa puo essere preferibile e talvolta necessaria per il raggiungimento dei fini che il traduttore si prefigge. Per tentare di giustificare le nostre critiche o - se vogliamo - di avvalorare la nostra tesi, si rendono necessarie una breve premessa e alcune considerazioni in merito a come sia cambiata nel tempo l'attivitá di traduzione. Si potrebbe esordire - generalizzando un po' - dicendo che in passato la traduzione veniva considerata soprattutto un'opera, oggi invece costituisce soprattutto un'attivitá. In passato i testi prescelti perlopiu venivano tradotti per ragioni di ordine culturale o di interesse pubblico, raramente per meri fini di lucro; oggi invece si potrebbe dire quasi il contrario. Si puo rilevare altresi che in passato i testi (letterari, religiosi, giuridici, medici, scientifici ecc.) oggetto di traduzione erano spesse volte (sebbene frequentemente opere letterarie e libri di testo venissero adattati piu che tradotti) opere o documenti importanti provenienti da autori illustri o da autoritá pubbliche e anche per tali ragioni nel tradurle i traduttori si attenevano (si pensi soprattutto ai testi giuridici normativi) al rispetto rigoroso dell'originale, fatto che, al di lá della mera strategia traduttiva, equivaleva altresi a rispetto e riguardo per l'autore (scrittore, scienziato, legislatore, giudice o altra autoritá). Si rileva inoltre che almeno fino agli inizi del '900 i campi oggetto di traduzione, per quanto numerosi, erano comunque numericamente inferiori e molto piu circoscritti rispetto a quanto avviene oggi. Dal 1950 in avanti - con l'avvento o lo sviluppo di alcuni fenomeni quali l'istruzione scolastica generalizzata, il processo di democratizzazione dei vari Stati, il turismo, la cooperazione internazionale, le unioni internazionali, l'economia di merca-to, le privatizzazioni, la globalizzazione, l'informatica, la diffusione di internet ecc., che hanno generato una societá sempre piu ampia, sempre piu istruita, sempre piu agiata e votata alla produzione e al consumo - si traducono testi di ogni genere e tipo (prevalente-mente informativi), per i fini piu svariati e per ogni tipo di pubblico; tali testi richiedono sempre piu di essere plasmati secondo le esigenze della lingua e della cultura di arrivo. Oggi, a differenza del passato, spesse volte fra l'autore del testo e il traduttore interven-gono vari altri soggetti (committente, agenzia, revisore, casa editrice ecc.) che in un certo senso condizionano il processo e le strategie traduttive. La traduzione, come vedremo in seguito, diviene un'attivitá (economica) affidata a traduttori professionisti specializzati che viene da questi esercitata essenzialmente per fini di lucro. In effetti, si puo notare che mentre in passato il lavoro di traduzione veniva svolto quasi sempre da esperti di un dato campo, quali scrittori (che traducevano opere di altri scrittori stranieri), medici, giuristi (che a loro volta traducevano testi di loro colleghi stranieri) ecc., oggi tale attivitá e esercitata da traduttori professionisti specializzati in linguaggi settoriali (giuridico, economico, tecnologico, scientifico, turistico ecc.) al fine di poter tradurre testi di ogni genere. Tutto ció e stato agevolato dalla svolta (per certi aspetti alquanto discutibile) avvenuta a partire dagli anni '60 del secolo scorso, quando la traduzione si emancipa, trasformandosi - da ramo della linguistica applicata - in specifica disciplina autonoma fino a diventare tra-duttologia; nelle varie universitá (e non solo) vengono istituiti appositi dipartimenti o indirizzi specialistici per traduttori e interpreti, master specialistici, dottorati di ricerca; fioriscono altresi riviste e convegni dedicati a tale materia. Parallelamente si assiste alla nascita di numerosissimi centri e agenzie che offrono servizi di traduzione e redazione svolgendo tale attivitá a fini imprenditoriali e agendo sul mercato in regime di libera concorrenza. L'attivitá di traduttore, che in passato veniva esercitata da un numero circo-scritto di persone e sovente era associata ad un'altra attivitá principale (quella di scrittore, insegnante, giurista, medico ecc.), ora viene svolta da una molteplicitá di soggetti (persone fisiche e persone giuridiche) che la esercitano sempre piu come attivitá professionale esclusiva. Per effetto di quanto sopra detto, oggi il processo traduttivo e costellato da una molteplicitá di variabili e soggetti che lo rendono molto piu complesso e popolato; accan-to all'autore, al traduttore e al revisore, diventano protagonisti spesso imprescindibili altre figure quali l'agenzia committente, la casa editrice, il designer, l'illustratore, il promotore, ma anche e non da ultimi scuole, universitá, riviste, convegni ecc. Tutto ció determina un cambiamento, un allargamento di orizzonti che indubbiamente ha una sensibile incidenza e rilevanza anche in merito alla questione oggetto di questo studio. Ne consegue, come si vedrá di seguito anche con degli esempi, che, anche in consi-derazione del tipo e del genere testuale, della funzione, delle esigenze del destinatario ecc., l'adozione da parte del traduttore contemporaneo di una strategia per cosi dire piu addomesticante tesa all'adattamento spesse volte sará preferibile e in alcuni casi persino doverosa per trasmettere i contenuti e per rivolgersi opportunamente e piu effi-cacemente ai soggetti riceventi. 1.1 Strategia traduttiva principalmente estraniante e principalmente addomesticante: alcuni casi Di seguito si riportano alcuni casi e talune situazioni in cui l'adozione di una strategia principalmente addomesticante e ricorrente. In alcune circostanze tale scelta ci sembra criticabile, in altre invece ci appare condivisibile e persino necessaria. • A seconda del soggetto In linea di massima, si potrebbe rilevare che la traduzione effettuata da un native speaker della lingua di arrivo tende ad essere piu addomesticante rispetto a quella effettuata da un non native speaker. Le ragioni possono essere di diverso ordine: alcune sono di tipo intenzionale, altre sono involontarie o quasi involontarie. Un esempio del primo genere di motivazioni si ha quando il traduttore segue deliberatamente la lógica della fruibilità, della scorrevolezza, dell'omologazione, della «vendibilità» del testo tradotto. Un esempio del secondo genere di motivazioni si puo individuare quando il traduttore traduce testi di un determinato campo in cui è competente (es. un legale che traduce un testo giuridico) da una lingua di partenza che conosce ma non padroneggia in assoluto come la propria; in tal caso dar vita a una traduzione estraniante risulta, anche oggettivamente, verosimilmente meno probabile. Casi analoghi si verificano (v. anche Ožbot 2000) nella traduzione di testi letterari, specialmente delle espressioni idiomatiche, quando il traduttore ha una conoscenza limitata della lingua (e della cultura) di partenza. Il caso è diverso, invece, se il traduttore nel passaggio alla lingua di arrivo si attiene strettamente alla sintassi, alla forma, allo stile della lingua di partenza per carenza di competenza specifica sull'argomento o perché l'originale è di difficile interpretazione o in alcuni tratti si presenta persino equivoco. In quest'ultimo caso la strategia estraniante è in un certo senso involontaria; o meglio potremmo dire che si tratta di una strategia neutra, pilatesca che soprattutto in testi di rilievo sortirà esiti es-senzialmente insoddisfacenti. Al contrario, se il traduttore è native speaker della lingua di partenza avrà maggiori ragioni - intenzionali o meno - e possibilità di adottare una strategia estraniante. • A seconda dell'origine, del contenuto e del fine dell'originale Il traduttore nella scelta dell'una o dell'altra strategia dovrà innanzitutto tener conto dell'origine, del contenuto e del fine dell'originale. In particolare, un testo letterario (poesia, romanzo) è scritto normalmente in una lingua che è quella del suo autore, il quale palesa il suo stile e la sua espressività attraverso costrutti grammatica-li, locuzioni, metafore, frasi idiomatiche proprie di quella lingua. Quell'opera innanzitutto verrà letta in quella lingua. Normalmente, quando successivamente si constata che quel testo è di qualità o che, comunque, ha ottenuto un certo gradimento, puo esser proposto di tradurlo in una o più lingue. Quando lo si traduce si dovrà innanzitutto scegliere una linea, una strategia atta a trasmettere i contenuti, lo stile, i valori, le peculiarità di quell'opera in un'altra lingua e ad un'altra cultura. Nella traduzione di questo tipo di testi risulta senz'altro più efficace l'adozione di una strategia pre-valentemente estraniante, nel maggior rispetto possibile delle peculiarità della lingua di partenza, nonché dello stile e dell'espressività dell'autore dell'opera. Tuttavia ri-teniamo che in alcuni casi, come ad esempio di fronte a talune espressioni idiomati-che proprie di una determinata lingua e cultura, il traduttore debba almeno in parte renderle percepibili e più vicine alla cultura di arrivo. Cosi lo sloveno «Boljše danes kos kakor jutri gos» diventerà «Meglio l'uovo oggi che la gallina domani»; l'italiano «Mamma ho preso 10» verrà reso con «Mama, dobil sem 5»; oppure «Amava la cro-naca rosa» suonerà nella traduzione slovena «Ljubila je rumeni tisk» e ancora «Kjer se prepirata dva, tretji dobiček ima» sarà in italiano «Tra i due litiganti il terzo gode» e «Rana ura, zlata ura» corrisponderà all'italiano «Le ore del mattino hanno l'oro in bocca». Si potrebbe sostenere, quindi, che, segnatamente nella traduzione di talune espressioni idiomatiche, una strategia prevalentemente addomesticante sarebbe non soltanto auspicabile, ma anche dovuta. Come potremmo mai tradurre frasi idiomati-che come «Držimo pesti!» oppure «In bocca al lupo!» senza scendere a compromessi con la lingua e la cultura di arrivo? Tale questione e stata oggetto di esame attento anche da parte di Umberto Eco, in particolare in uno dei suoi lavori in materia di traduzione, Dire quasi la stessa cosa del 2003. Affrontando specificatamente la questione qui esaminata, Eco riprende la posizione di Schleiermacher - il quale sosteneva che, una volta scelta una delle due strategie, la si doveva seguire fino in fondo - per affermare, tuttavia, che ció «vale solo per testi remoti per antichitá o assoluta diversitá culturale» e che, invece, «il criterio dovrebbe essere piu flessibile per i testi moderni». Scegliere di straniare o addomesticare oppure di modernizzare o arcaicizzare rimane «un criterio da negoziare frase per frase» (Eco 2003: 192-193). Non a caso, infatti, Eco distingue straniamento e addome-sticamento da modernizzare e arcaicizzare; e anche mediante taluni esempi alquanto calzanti propone l'esigenza di una continua negoziazione (tra traduttore, lettore e au-tore originario), che sia accettabile, per permettere che il testo di partenza riproduca lo stesso effetto anche nella lingua e nella cultura di arrivo. Eco afferma che nel tradurre e fondamentale l'intentio operis. • A seconda della (lingua di) provenienza dell'opera Come ben illustrato anche da Ožbot in una sua ricerca pubblicata nel 2000, quan-do si traduce un testo proveniente da una letteratura «piccola» - come ad esempio quella slovena - in un'altra lingua che esprime una letteratura per cosi dire maggiore o diciamo piu nota quale potrebbe essere ad esempio quella italiana o quella tedesca, il traduttore (in particolar modo se native speaker della lingua di arrivo) tende a addo-mesticarne la traduzione, spesse volte intenzionalmente, per renderla piu fruibile, piu plastica, piu vicina alla cultura di arrivo; in un certo senso «piu vendibile». Le ragioni sono molteplici (v. Ožbot 2000). L'adozione di tale strategia non e sempre solo frutto di una scelta autonoma del traduttore; al contrario, sovente costituisce oggetto di meditata concertazione tra i vari protagonisti partecipanti al processo traduttivo quali l'agenzia committente, la casa editrice, il revisore ecc. Va, tuttavia, sottolineato come - proprio per questo caso - una strategia eccessivamente addomesticante vanifichi pressoché completamente lo sforzo, seppur nobile, di voler promuovere un'opera o piu opere pro-venienti da una letteratura meno nota, fatto che di per sé e comunque giá estraniante. E da chiedersi: quale occasione migliore per promuovere qualcosa di nuovo se non con una traduzione estraniante di talune espressioni idiomatiche o detti, di talune parole che indicano caratteri o oggetti per cosi dire «estranei»? Si pensi al klopotec o al kozolec o alla zidanica, o allaplundra o alla gibanica, agli žganci ecc.: addomesticando la traduzione di tali termini, si annienteranno tutta l'autenticitá, la novitá, la peculiaritá, la differenza, la caratteristica esclusiva degli oggetti e dei fenomeni che essi indicano. Il lettore della lingua di arrivo, leggendo fienile, non potrá mai immaginare cosa sia e come sia effettivamente un kozolec. Ed e proprio in tali casi che Topera di addomesti-camento e non solo impropria, fuorviante e insoddisfacente, ma pure miope e talvolta palesemente erronea. Si potrebbe concludere asserendo che, a differenza di quella addomesticante, la tra-duzione estraniante e Tunica che veramente permette di accrescere la ricchezza della lingua ricevente. Infatti, se noi addomestichiamo non introduciamo nulla o quasi di nuovo; al contrario, mediante la strategia estraniante introduciamo nuove espressioni che, se prima facie possono risultare insolite, estranee, ambigue o persino stridenti, poi entrano a far parte della lingua, della letteratura della lingua ricevente; valga da esempio la traduzione dell'espressione italiana «Il mare era una tavola» con lo sloveno «Morje je bilo gladko kot miza» (Andrea Camilleri, Il ladro di merendine; trad. sl. di V. Simoniti, Tat malic). • A seconda dell'oggetto e del fine del testo di arrivo Molte volte invece alcuni testi vengono redatti o per avere un impiego meramente temporáneo o - soprattutto - per essere tradotti in altre lingue e spesso avvicinati ad altre culture. Esempi del primo genere sono gli articoli di cronaca o gli slogan pub-blicitari (si veda lo slogan «Ujemi svet!» corrispondente all'italiano «Tutto intorno a te!») o, ancora, le lettere commerciali (si osservino le corrispondenze fra l'inglese «We thank you for your letter of 15th June ...», lo sloveno «Lepo se zahvaljujemo za vaš dopis z dne 15. junija ...» e l'italiano «In riferimento alla vostra lettera del 15 giugno u.s. ... »); tra gli esempi del secondo genere si annoverano testi turistici, offerte di centri benessere, testi culinari (si veda l'espressione primi piatti, tradotta in sloveno predjed); in questi casi l'addomesticamento e utile, o meglio, necessario. In altri casi, ancora, come per esempio nella traduzione di titoli o nomi di perso-naggi di fiabe o altre opere destinate ai piu piccini, l'addomesticamento ci sembra che giovi decisamente alla comprensione da parte del bambino di qualcosa che altrimenti potrebbe apparirgli estraneo, meno vicino, meno reale. 2 STRATEGIA ESTRANIANTE E STRATEGIA ADDOMESTICANTE NELLA TRADUZIONE DEI TESTI GIURIDICI La traduzione di testi giuridici e notoriamente un'attivitá particolarmente delicata e complessa, all'interno della quale la figura del traduttore assume piu che mai un ruolo decisivo. In primis, il traduttore deve essere in possesso di un'ottima competenza lin-guistica e giuridica ed essere in grado di fare scelte traduttive spesso difficili e pregne di responsabilitá; ció vale in special modo nella traduzione dei testi normativi, in quanto essi hanno efficacia vincolante per i destinatari cui il testo tradotto e rivolto. Anche il traduttore giuridico, analogamente a qualsivoglia traduttore, fra le varie scelte che e chiamato a operare, deve decidere se optare per una strategia traduttiva principalmente estraniante ovverosia source-oriented, tesa a mantenere, a osservare, a rispettare quanto piu possibile la lettera della lingua, il sistema giuridico, la cultura giuridica di partenza, oppure preferire una strategia traduttiva principalmente addomesticante ovverosia target-oriented, volta alla riformulazione del messaggio, dei con-tenuti dell'originale, osservando e applicando le regole e tenendo altresi conto delle peculiaritá giuridico-linguistiche e culturali proprie della lingua di arrivo. Prima di entrare nel mérito, va premesso che mentre a livello di lingua - o, meglio, di traduzione in generale - molti sono stati gli studiosi - come Venuti, Eco e altri - che si sono espressi su tale tema, non altrettanto si puo dire con riferimento alla traduzione giuridica. Pertanto, le constatazioni e le proposte formúlate in questo contributo sono solo un primo passo compiuto sulla lunga strada che ancora è da percorrere. Ora, per entrare nel vivo del problema, occorre considerare e presentare alcuni elementi e fattori altamente rilevanti ai fini dell'indagine, e cioè la presenza di sistemi giuridici diversi, il tipo testuale, la funzione del testo, le esigenze del destinatario. Sistemi giuridici diversi Un fattore nevralgico per il traduttore di testi giuridici è dato dalla diversità dei sistemi giuridici. Infatti, ogni ordinamento giuridico è originario e quindi diverso da qualsiasi altro. Anche laddove due ordinamenti appartengano alla stessa famiglia giuridica (es. ordinamento italiano e ordinamento sloveno), e Tuno si sia partico-larmente ispirato all'altro (es. ordinamento italiano e ordinamento francese), una serie di differenze (che sono appunto manifestazione e espressione della sovranità di ciascuno Stato) sono inevitabili e quindi richiedono al traduttore di operare anche quale comparatista.1 A livello mondiale il diritto si presenta frammentato in una molteplicità di sistemi giuridici, le cui differenze reciproche sono accentuate spesso anche dalla diversità di lingue utilizzate in ciascun sistema. Gli attuali processi di integrazione sovranaziona-le nonché i tentativi di armonizzazione giuridica a livello europeo e altresi a livello globale stanno lentamente erodendo le differenze tra i sistemi (questo fenomeno è in-dubbiamente agevolato dall'egemonia della lingua inglese e della cultura anglofona). Ciononostante tale armonizzazione rimane un'opera lenta, in quanto gli ordinamenti giuridici sono generalmente piuttosto rigidi e resistenti alle innovazioni. Nella fattispecie, anche il sistema giuridico italiano e quello sloveno, pur appar-tenendo entrambi alla famiglia giuridica di civil law, si contraddistinguono per delle differenze formali e sostanziali talvolta persino molto marcate. Va, tuttavia, sottolineato come le differenze esistenti tra i vari sistemi giuridici - no-nostante per l'interprete e per il traduttore possano costituire fonte di difficoltà, anche di speciale entità - si debbano considerare una autentica ricchezza per tutta la collet-tività, per tutta la società civile. Se in tutto il mondo si seguissero solamente due o tre sistemi, certamente si assisterebbe ad un impoverimento ingiustificabile della scienza giuridica e del diritto in genere. Le differenze, invece, sono l'espressione della sovra-nità giuridica dei singoli ordinamenti giuridici, manifestate autonomamente dal legisla-tore, elaborate dalla dottrina e interpretate e applicate dalla giurisprudenza; tutti attori principali che concorrono all'evoluzione non solamente giuridica bensi anche sociale, materiale e spirituale di una determinata società. 1 Naturalmente, le differenze traggono origine anche dalle diverse evoluzioni storiche e culturali degli ordinamenti giuridici. A tal proposito, come sottolinea Sarcevic (1997: 13) e conferma Cao (2007: 25), «Due to the differences in historical and cultural development, the elements of the source legal system cannot be simply transposed into the target legal system.» Tipologia dei testi In questo contesto assumono altresi decisiva rilevanza i tipi testuali. Vari studiosi si sono cimentati nella suddivisione dei testi in vari tipi. Il primo, in ordine di importan-za, e Sabatini (cfr. 1990, 1998, 2006) il quale distingue i testi in generale in tre grandi categorie e precisamente: 1) testi molto vincolanti, in cui, fra gli altri, colloca i testi normativi (leggi, decreti, regolamenti e altre fonti normative); 2) testi mediamente vincolanti, in cui colloca i testi espositivi (trattati, manuali di studio, enciclopedie, saggi, memorie forensi, discorsi politici, conferenze, lezioni e altri) e i testi informativi (opere divulgative e di informazione corrente, testi gior-nalistici e tutti quei testi, aggiungiamo noi, anche giuridici che per la loro funzione meramente informativa non sono atti a produrre effetti giuridici); 3) testi poco vincolanti, in cui colloca i testi d'arte (letterari), non rilevanti ai fini del discorso qui condotto. In ambito esclusivamente giuridico, il tema dei tipi testuali e affrontato da Madsen (cfr. 1997: 17-27), Sarčevic (cfr. 2000) e altri, i quali essenzialmente distinguono i testi giuridici in performativi (leggi, decreti e altre fonti aventi una funzione prescrittiva, dunque, obbligatori e vincolanti) e non performativi (altri testi o parte di essi aventi una funzione espositiva, argomentativa o informativa in materia giuridica, i cui contenuti non hanno carattere obbligatorio e vincolante per i destinatari). La classificazione dei testi a seconda del tipo testuale di appartenenza e, dunque, di centrale importanza nella scelta della strategia traduttiva - estraniante o addomesticante - da adottare. Il modello classificatorio qui di seguito proposto prende spunto in primis dalle riflessioni di Sabatini, ma considera unicamente i test giuridici, ai quali viene applicata una prima distinzione generale tra testi vincolanti o non vincolanti per i destinatari. Si ottiene, in tal modo, la seguente classificazione: • testi normativi: atti vincolanti per il destinatario (leggi, decreti, regolamenti, trattati internazionali ecc.); • testi espositivi: testi non vincolanti o poco vincolanti, aventi una funzione espli-cativa-argomentativa, rivolti a destinatari specifici competenti in materia (manuali giuridici, saggi, articoli scientifici, tesi di dottorato, lezioni, conferenze, memorie forensi ecc); • testi informativi: testi non vincolanti, di regola di carattere giuridico generale e non tecnico, rivolti a tutti i destinatari in genere (es.: articoli di politica interna o estera o di cronaca nera apparsi su quotidiani, riviste o su siti internet, testi e materiali a carattere divulgativo, promozionale ecc, in materia giuridica). E necessario, tuttavia, sottolineare che Sabatini, Madsen e unanimemente tutti gli altri studiosi delle tipologie testuali concordano appieno sul fatto che cosi come i testi di carattere generale sono sempre o quasi dei «testi misti», composti da parti narrative, parti descrittive, parti normative, parti espositive, informative ecc., anche i testi giuridici sovente sono formati da parti narrativo-descrittive, parti normative, parti espositive, argomentative, informative. A tal proposito, quale esempio classico, si pensi al testo di una sentenza in cui il testo del dispositivo e di tipo normativo, il testo della motivazione di diritto presenta, di solito, parti di tipo normativo e parti di tipo argomentativo e il testo della motivazione di fatto contiene parti essenzialmente espositivo-argomentative e parti informative (cfr. anche Di Benedetto 2003 e Megale 2012). Funzione Altamente rilevante e altresi l'individuazione del tipo di funzione assunta dal testo rispettivamente nella lingua e nella cultura di partenza e nella lingua e nella cultura di arrivo. Come e noto, in alcuni casi, un testo puo essere tradotto per uno scopo, per una funzione diversa da quella svolta nella cultura di partenza. Si pensi a una sentenza penale emanata da un tribunale italiano: questa dovrá essere tradotta in modo formale, poniamo in francese, per avere valore giuridico e produrre effetti giuridici vincolanti, qualora una delle parti interessate fosse di lingua francese. Un caso diverso si pone se la medesima sentenza o parti di questa vengono invece tradotte in francese per essere illustrate in una ricerca o in un saggio giuridico o semplicemente per essere pubblicate a fini meramente informativi su un quotidiano, su una rivista o su un sito web. Nel primo caso sará necessaria una traduzione formale per fini normativi, nel secondo, invece, occorrerá una traduzione tecnico-giuridica a fini espositivo-argomentativi oppure una traduzione quanto piu chiara e fruibile per finalitá informative. Esigenze del destinatario E essenziale, altresi, tener conto delle esigenze del destinatario. Si deve, a tal fine, stabilire se i destinatari cui e diretto il testo tradotto sono inclini a accogliere una traduzione estraniante tesa a far emergere le peculiaritá specifiche del sistema giuridico di partenza, le peculiaritá volute dal legislatore emittente, le esigenze manifestate da quella data so-cietá - come accade per esempio, in riferimento agli organi costituzionali di alcuni Paesi europei, mantenendo nella traduzione italiana i termini Camera di Stato, Presidente del Governo o persino Bundestag, Sabor ecc. - oppure se i destinatari desiderino, ritengano utile o persino necessario che anche le peculiaritá specifiche del testo giuridico di partenza (emergenti dal sistema giuridico di partenza) vengano rese nel testo di arrivo con termini o espressioni piu neutri come parlamento, capo di stato, primo ministro, capo di governo, corte suprema e altri; oppure, ancora, se per determinati fini preferiscano addi-rittura termini o espressioni addomesticanti come, nel caso italiano, camera, presidente della repubblica, presidente del consiglio, corte d'appello, corte di cassazione ecc. Ció premesso, si puo tentare di distinguere determinati casi in cui sia preferibile, au-spicabile e talvolta indispensabile una traduzione principalmente estraniante e determi-nati altri casi in cui invece sia piu opportuna o efficace una traduzione principalmente addomesticante. La traduzione di un testo normativo qualora venga effettuata con l'intento di lascia-re al testo stesso anche nella lingua d'arrivo finalitá normative e quindi efficacia giuri-dica vincolante (si pensi ad esempio alla traduzione in tedesco di una legge dello Stato italiano, vincolante anche per la minoranza di lingua tedesca dell'Alto Adige) dovrá essere principalmente estraniante rispettando quanto piu possibile la volonta manifesta-ta dal legislatore. In tali casi, infatti, un traduttore - per quanto competente e autorevole possa essere - non ha il potere di interpretare auténticamente ossia di dar vita a interpre-tazione autentica alla stessa stregua del legislatore; dovra, pertanto, attenersi quanto piu strettamente, formalmente e persino letteralmente possibile (cfr. anche Sarčevic 2000: 259) al testo fonte che e espressione della volonta originaria propria del legislatore. Una strategia estraniante e dunque auspicabile per ragioni tecnico-giuridiche - dipendenti ovvero dettate dalla funzione prevista per il testo di arrivo nonché dal sistema giuridico della lingua di partenza in cui e redatto l'originale - e per la necessita di salvaguardare il rispetto del principio della certezza del diritto. Insomma, argomentando a contrario, nella traduzione di un testo giuridico normativo per finalita normative non si dovrebbe ricorrere a strategie addomesticanti. Quando si e in presenza di testi di tipo espositivo-argomentativo - nel senso da noi attribuitogli, ossia quando si tratta di testi creati e/o comunque rivolti a destinatari che posseggono competenza in materia giuridica, testi a carattere non vincolante o poco vinco-lante - le strategie traduttive preferibili sono ancora di ordine prevalentemente estraniante; nella fattispecie, i procedimenti traduttivi piu ricorrenti in tali casi saranno quelli della non traduzione o prestito, della traduzione letterale o traduzione calco, del neologismo, tutti procedimenti essenzialmente estranianti. Lo studioso del diritto, infatti, nell'opera di comparazione (e sovente anche di traduzione), poniamo di un termine, non e incline a prescindere dalle specificita proprie che questo ha nel sistema giuridico di partenza, non e incline a omologare determinate differenze concettuali, sostanziali esistenti tra due diversi sistemi giuridici; di norma, invece, desidera riconoscere al concetto che il termine esprime un valore da tutelare anche a livello di denominazione. Per esemplificare: un giurista non ha alcun interesse a tradurre Soviet o Duma o Državni zbor, bensi, di converso, tende a preservarli anche a livello di denominazione, per far si che essi possano mantenere tutte le loro peculiarita, tutta la loro «intensita» e integrita giuridica. Qualora, invece, un testo giuridico abbia una funzione prettamente informativa e sia rivolto a un pubblico quanto piu generalizzato, sara piu opportuno ricorrere a un approccio traduttivo principalmente addomesticante. A sostegno di quanto sopra affermato, potremmo proporre i seguenti esempi: se si deve tradurre in sloveno Corte di Cassazione in un testo normativo e vincolante per i destinatari a cui esso si rivolge (poniamo in una legge), si usera l'espressione (calco con funzione estraniante) kasacijsko sodišče; in una sentenza si usera ugualmente ka-sacijsko sodišče, o si preferirá addirittura mantenere Corte di Cassazione, come ormai costantemente si fa a livello di Unione europea. Per inciso, si potrebbe dire che la non traduzione e la massima espressione della strategia estraniante.2 Se, pero, dobbiamo tradurre il medesimo termine - Corte di Cassazione - in slo-veno in un testo di tipo espositivo-informativo, non avente una funzione giuridica vin-colante per i destinatari - poniamo in un comune articolo di cronaca giudiziaria di un 2 Tuttavia, si sottolinea che alcuni autori, come ad esempio de Groot (2000), sono alquanto critici a proposito della strategia della non traduzione e suggeriscono di evitarla, non soltanto nei testi legislativi, ma anche, ove possibile, negli altri tipi di testi giuridici. quotidiano o di una rivista o in un testo da pubblicare su un opuscolo informativo o promozionale - si userá l'espressione quanto piu equivalente presente nell'ordinamento sloveno ovvero vrhovno sodišče che meglio potrá essere percepita da un pubblico quanto piu ampio e generalizzato. Análogo discorso potrebbe essere fatto anche per Presidente del Consiglio dei ministri, traducibile con predsednik ministrskega sveta, estraniante, in un testo normativo oppure con predsednik vlade, šef vlade, prvi minister, addomesticante, in un testo informativo. 2.1 Strategia estraniante o strategia addomesticante nella traduzione delle denominazioni di organi o istituzioni: altri casi Proviamo a ipotizzare ovvero a individuare alcuni altri casi in cui si puo ricorrere all'applicazione di strategie estranianti o addomesticanti in particolare nella traduzione delle denominazioni di organi o istituzioni. Un approccio principalmente estraniante e seguito, in genere, quando si traducono atti o documenti appartenenti a epoche storiche diverse contenenti termini, nomi i quali oggi non hanno piu corrispondenti perché non piu esistenti o comunque perché caratte-rizzati da un uso molto diferente. Ad esempio, se volessimo tradurre una fonte normativa - poniamo una lex - mante-nendo la forma e lo stile del testo normativo, per rendere nella lingua d'arrivo i termini che indicano alcune cariche o istituzioni dell'epoca romana - come praefectus praeto-rium (prefetto del pretorio), praefectus urbi (prefetto della cittá), magister equitum (maestro dei cavalieri), magister militum (maestro dei soldati), quaestor sacri palatii (que-store del sacro palazzo) - dovremmo necessariamente o ricorrere all'espressione latina (prestito) o tradurli letteralmente: dovremmo, cioé, utilizzare due strategie estranianti. Anche qualora la traduzione avvenga per fini meramente espositivo-informativi -per esempio, nel contesto di un manuale di storia del diritto romano - normalmente si mantiene il termine latino originale (spesso lo si traduce in modo letterale) e lo si illustra con una parafrasi o altra forma esplicativa. Se tuttavia per determinati fini si volesse ricorrere a tentativi di addomesticamento, si dovrá essere consci di notevoli perdite e incongruenze. Un caso degno di attenzione, in cui normalmente si opta per un approccio essen-zialmente estraniante, si riscontra in presenza di termini che afferiscono ad una carica o funzione di alto rilievo, unica nel suo genere, spesso presa come modello da altri legislatori, come ad esempio accade per il tedesco Kanzler che notoriamente rimane in italiano Cancelliere e in sloveno kancler. Non siamo abituati a leggere o a sentir parlare di premier o primo ministro tedesco, perché tale soggetto viene indicato sempre, anche in testi meramente informativi, come il cancelliere tedesco. Analogamente avviene in altre lingue, dove troviamo Chanceller, Chanceler ecc. Altri esempi simili sono Soviet che solitamente rimane Soviet in luogo di Consiglio; oppure Bundestag che ordinariamente rimane Bundestag in luogo di Dieta federale. Al contrario, in passato, in particolare quando venivano tradotte denominazioni di organi di Paesi oggetto di colonizzazione o soggetti a protettorato e simili, la pratica piu ricorrente era l'adozione di strategie addomesticanti; in effetti, anche attraverso tale comportamento si manifestava ovvero si affermava il proprio status di egemonia. Per concludere con dei casi in cui, invece, le strategie addomesticanti sono giusti-ficabili e non tendenziose, si riporta in sintesi un interessante contributo di Pontran-dolfo (cfr. inTRAlinea3) dove l'autore prende in esame le versioni tradotte in inglese e in spagnolo del romanzo italiano Testimone inconsapevole di Gianrico Carofiglio, pubblicato nel 2002. Il testo e un cosiddetto legal thriller: in sostanza si tratta di un testo letterario, che, per effetto della storia che narra, presenta anche una serie di termini, espressioni, realia di carattere giuridico o, piu precisamente, giudiziario. Pontrandolfo, nella fattispecie, cerca di stabilire se la terminologia dell'ordinamento giudiziario italiano, che assume un ruolo fondamentale nell'opera di Carofiglio, nella trasposizione in inglese e in spagnolo subisce gli effetti di strategie estranianti o ad-domesticanti. In altre parole, si tratta di scoprire se le strategie traduttive adottate dai due traduttori del romanzo per compensare le incongruenze terminologiche intercor-renti fra i relativi ordinamenti giudiziari generano una terminologia riferita al sistema italiano o orientata al sistema della cultura di arrivo. Dall'indagine condotta, essen-zialmente a livello quantitativo, dall'autore, emerge in modo netto che in entrambe le versioni del romanzo vi e la prevalenza di una terminologia orientata alla cultura di arrivo, nonostante «gli evidenti tentativi da parte di entrambi i traduttori di mantene-re l'alteritá del sistema giudiziario penale italiano». Dall'indagine e emerso che nel 65% dei casi nella versione inglese e nel 69% dei casi in quella spagnola i traduttori hanno usato la tecnica addomesticante della trasposizione o adattamento al sistema giudiziario di arrivo; tuttavia, viste le notevoli differenze tra i sistemi (in particolare rispetto a quello di common law), si registrano anche soluzioni estranianti: nella versione inglese troviamo il 2% di prestiti e ben il 22% di casi di traduzione-calco, men-tre nella versione spagnola il traduttore non e ricorso al prestito ma esclusivamente alla traduzione-calco nel 25% dei casi. Quest'ultima indagine ci permette altresi di fare una breve riflessione conclusiva sul compromesso che spesso i vari protagonisti del processo traduttivo devono trovare fra una strategia estraniante, volta a rispettare l'opera originale, il suo autore, la realtá della cultura di partenza, e una strategia addomesticante che risponde a ragioni piu pratiche, talvolta di ordine sociale o politico ma sovente di ordine puramente commerciale, che non possono oggi essere piu ignorate o che, per dirlo in altri termini, sempre piu ten-dono a prevalere. 3 CONCLUSIONI Per concludere, dunque, va ancora una volta ribadita l'importanza della scelta cui costantemente e chiamato il traduttore, ovvero se procedere tendendo a mettere in risal-to le peculiaritá della lingua e della cultura di partenza (nel caso specifico dei testi giu-ridici normativi, altresi della volontá del legislatore) oppure dar vita a una traduzione 3 http://www.intralinea.org/archive/article/terminologia_giudiziaria_e_traduzione_letteraria piu in linea con le peculiaritá della lingua di arrivo e con le esigenze della cultura di arrivo. Come si e visto, molteplici sono gli elementi e i fattori che intervengono e che in qualche modo concorrono a condizionare le scelte del traduttore. Alla luce delle riflessioni testé formulate, si auspica che, nel tradurre qualsiasi tipo di testo e in particolare testi giuridici, il traduttore e gli altri protagonisti del processo traduttivo non ignorino, non eludano, non trascurino l'importanza di tale distinzione e procedano all'adozione anche combinata delle due strategie ponderandone costan-temente l'opportunitá e la congruitá. Si ribadisce che se da un lato la traduzione estra-niante e quella che dá maggiore luce alle peculiaritá della lingua e della cultura di partenza, alle percezioni, sensazioni o intenzioni dell'autore ed e l'unica che veramente permette di accrescere la ricchezza della lingua di arrivo, dall'altro non sempre tradu-zione addomesticante e sinonimo di desiderio di egemonia o di dominio o di prevari-cazione, manifestati dalla cultura di arrivo; spesso - una traduzione addomesticante - e invece preferibile, logica e in determinati casi necessaria. Fonti Bibliografiche AGORNI, Mirella (2005) La traduzione: Teorie e metodologie a confronto. Milano: LED. CAMILLERI, Andrea (1996) Il ladro di merendine. Palermo: Sellerio. CAO, Deborah (2007) Translating law. Clevedon/Buffalo/Toronto: Multilingual Matters. DE GROOT, Gerard-René (2000) «La traduzione di informazioni giuridiche.» Ars in- terpretandi. Annuario di ermeneutica giuridica. Traduzione e diritto 5, 135-154. 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Abstract SRATEGIA ESTRANIANTE E STRATEGIA ADDOMESTICANTE NELLA TRADUZIONE DEI TESTI GIURIDICI II traduttore, ogni volta, prima di intraprendere la traduzione di un testo da una lingua ad un'altra, da una cultura ad un'altra, e chiamato a dar vita a una macro-scelta ovvero a decidere se adottare una strategia tesa al mantenimento e al rispetto delle strut-ture linguistiche, del lessico, dello stile della lingua di partenza, oppure una strategia volta a commutare determinati aspetti morfosintattici, lessicali e stilistici per rendere cosi il testo di arrivo piu vicino alla lingua e alla cultura di arrivo (cfr. Schleiermacher 1813). Nel presente contributo, dopo una breve illustrazione della problematica dell'approccio estraniante e dell'approccio addomesticante nella traduzione in generale (Schleiermacher, Venuti, Eco, Ozbot ed altri eminenti studiosi), si passa a individuare e valutare una possibile applicazione di tali strategie nella traduzione giuridica. In particolare, si tenta di distinguere determinati casi in cui, a nostro modo di vedere, sia preferibile, auspicabile o persino necessaria una traduzione principalmente estraniante e determinati altri casi in cui, invece, sia piu opportuna o efficace una traduzione principalmente addomesticante. Parole chiave: strategia estraniante, strategia addomesticante, funzione, testi giuridici, traduzione giuridica. Povzetek POTUJITVENA IN PODOMAČITVENA STRATEGIJA PRI PREVAJANJU PRAVNIH BESEDIL Prevajalec se mora vsakič, kadar se loti prevoda besedila iz enega jezika v drugega (oz. iz ene kulture v drugo), odločiti za določeno makro prevodno strategijo. Pri tem mora znati preceniti, ali naj sprejme strategijo, pri kateri bo ohranil jezikovne strukture, besedišče in slog izhodiščnega jezika, ali naj sprejme strategijo, skladno s katero bo določene morfosintaktične, leksikalne in slogovne značilnosti prilagodil ciljnemu jeziku ter tako omogočil, da bo prevedeno besedilo bližje jeziku in kulturi ciljnega občinstva (prim. Schleiermacher 1813). V tem prispevku se po kratki predstavitvi problematike o potujitvenem in podomačitvenem prevajalskem pristopu v splošnem (glej Schleiermacher, Venuti, Eco, Ožbot in drugi) osredotočimo na opredelitev in preučevanje uporabnosti teh pristopov pri prevajanju pravnih besedil. Pri tem se opiramo na konkretne primere in skušamo razlikovati med takimi, pri katerih bi bil bolj zaželen ali celo nujno potreben potujitveni prevod, in nekaterimi drugimi primeri, kjer bi boljši učinek dosegli s podomačitvenim prevodom. Ključne besede: potujitvena prevodna strategija, podomačitvena prevodna strategija, funkcija, pravna besedila, prevajanje pravnih besedil.