Anno II Capodistria, 15 giugno 1942-XX N. 20 Credere e Vincere QUINDICINALE DEL FASCIO DI COMBATTIMENTO „NAZARIO SAURO" FEDERAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO DELL' ISTRIA 1 CADUTI PER LA PATRIA SONO PRESENTI GIOVA NI! SIATE DEGNI DELL'ORA II Direttorio del P. N. F. ha posto a noi giovani l'imperativo categorico: conservare e difendere i valori creati dalla Rivoluzione delle Camicie Nere. Questi valori: 1) dedizione assoluta alla Patria 2) orgoglio della nostra razza e della nostra storia 1 ) disciplina consapevole e impegno più serio in ogni ordine di attività ì) amore al combattimento e abitudine al pericolo 5) il coraggio e il dovere della verità 6) disinteresse nelle funzioni di comando 1) netta separazione fra sacro e profano X) schietta lealtà nei rapporti personali. —o— Li conserveremo, li difenderemo, li faremo penetrare fino nelle fibre più intime, fino a renderli sangue del nostro sàngue, infrangibili direttive della nostra vita. Approfondiremo l'opera di propaganda, faremo sì che entrino in altre teste, in altri cuori. Apostolato. In questo senso la Rivoluzione non è finita, non finirà tanto presto, anzi è appena cominciata. —o— Abbiamo il coraggio, sentiamo il dovere della verità; in questa guisa intraprendiamo un breve giro di orizzonte. C'è in giro zavorra di borghesia morale (termine comprensivo delle più luride degenerazioni, accaparratori inclusi). La guerra igiene della vita, suprema misura di tutte le virtù — ce la fa vedere in evidenza. in tutta la sua nullità interna, in tutta la sua indegnità. Il lato più grave del male è che esso si è attaccato, sanguisugante, a determinati giovani. Chi ha detto che i giovani, perchè giovani, sono per natura rivoluzionari modello, fascisti il cento per cento? Non è vero. Ci sono giovani e giovani. Ci sono giovani che fanno la guerra, che donano la loro vita alla Patria. A Capo- distria ci sono ancora giovani leccati e infiocchettati e trionfalmente passeggianti e guai alla mosca che li tocchi; vi esistono giovani „esem-plari" che ascoltano con più interesse musiche sincopate che il Bollettino; si odono giovani dichiarare esplicitamente essere al sommo di loro aspirazioni il conseguire un comodo e ricco impiego, una vita im-poltronata e pantofolaia e pancife-ra. e probabilmente in relazione di allenamento con la agognata vita futura, si notano schiere giovanili occupare in permanenza le poltrone dei varii caffè, criticonzoli in panciolle offrenti spettacolo in certe ore del giorno sul rialzo scenograficamente incoronato di stile prezioso ed elegante. Ci sono spregiudicati giovin signori che alla vista di qualche' scritta anonima (ma non tanto) hanno osservato non essere opportuno irritare il prossimo, che di fronte ad una realistica frase che definiva debitamente l'America hanno storto il naso, puritani moralisti della più bell'acqua (come quella dell'Acquedotto o come quella tra Fernando di Noronha 'e le co- ste del Brasile?). Ci sono dei giovani che, se l'intuizione non c'inganna, ascoltano Radio-Londra e vanno propalando, centri d'infezione, punti di vista ciurcilliani adeguata-menti coperti. Abbiamo l'alto onore di salutare qui alcune elette personalità giovanili che non sanno ancora oggi, anno XX della nostra Era, li della nostra guerra, che cosa sia il Fascismo, quasi ostentando la loro sporca ignoranza. Siamo costretti a mandare soltanto un saluto cordiale ad altre illustri sagome del genere, solo un saluto, non potendo occuparci di loro, chè la carta è poca e vale molto, certo più di loro. Sintetizzando, in queste sullodate entità, individui di belle speranze, per la maggior parte appartenenti alla classe studentesca, ciò che fondamentalmente colpisce è un vuoto torricelliano nelle loro anime, una mancanza completa di fede. —o— Noi invece — maggioranza pura — abbiamo la nostra fede „intatta immacolata incorruttibile", e ne siamo fieri. Ma non significa che abitiamo sui nuvoli, tutt'altro, sia- mo ben dentro alla vita. La nostra fede è, fra l'altro, il criterio sicuro per intuire già a distanza i vuoti, i traditori, i retrogradi, i borghesi. L'imperativo posto dal Direttorio ci batte dentro, ci determina. Ci proponiamo di fare di questo foglio un'arma agile, giovanilmente pronta a pestare chi fa o pensa male, a lodare chi fa o pensa bene, un foglio scattante spregiudicato, vivissimo, pungente, rivoluzionario, nostro. Se no è carta sprecata, e oggi sprecare carta costituisce reato. N. L. ,,Cagoie" E' — purtroppo — una fatalissi-ina legge naturale che, sconfinando dal campo strettamente geologico, abbraccia ed invade anche quello fisiologico, per la quale ogni perturbamento, sia materiale che morale, apporta inesorabilmente alterazioni sostanziali. Per il ripristino dell'equilibrio fisico o morale è innanzi tutto e sopra tutto n2cessario neutralizzare, in tempo debito, e con la massima energia, le aberrazioni che lo sconvolgimento ha arrecato alla struttura dell'ambiente o del complesso nel quale si è verificato. Le mareggiate intorbidano le acque: relitti, scorie, rifiuti di sentina, alghe, affiorano e vengono sbattuti sulle spiaggie; le alluvioni, con le loro acque limacciose, invadono i letamai, sradicano cespugli rachitici, trascinano carogne e rifiuti di ogni genere. Tutti questi detriti, se non rimossi tempestivamente, imputridendo, avvelenano la atmosfera. Anche la guerra, urto fatale fra ideologie contrastanti, concezioni divergenti, interessi antagonistici, fra dinamismo esuberante e conservatorismo sterile, sconvolgendo le leggi statiche dell'umano consesso, ne fa affiorare i rifiuti. Questi umani rifiuti, insensibili al severo giudizio della .propria coscienza, se, sovente, sfuggono al tribunale degli uomini, non potranno sfuggire od eludere il tribunale di Dio, quando saranno chiamati al «redde rationem» del loro terreno operato. Costoro son come le lumache (vulgo «cagoie») che quando sentono vento sciroccale ed il barometro si abbassa segnando tempesta, forzano la membrana che le teneva racchiuse nell'angusto guscio ed allungano le corna. Strisciano, seminano di bava schifosa il loro tortuoso percorso, pavide, abbiette, pronte a rinfoderare le corna ed a fìngere il letargo al primo ostacolo che si frappone sul cammino. Gli umani lumaconi, senza scrupoli, senza coscienza, svolgono la loro nefasta azione fra il popolo, sussurrando contro questa o quella autorità costituita, accaparrando, vendendo a prezzi esorbitanti generi di prima necessità. Raccontano (ben'int so in massima segretezza) fantasiosi rovesci, inesistenti, cruentissimi scontri navali, il tutto condito con minuti particolari, confezionati su misura dalla girandola della fantasia, che danno all'ingenuo ascoltatore la parvenza della veridicità. E così gli animi di questi ingenui si turbano, la fede vacilla e nelle menti subentra quello stato dannoso di smorfia o di fatalistica rassegnazione che smorza ogni energia. Ma la Patria abbisogna di tutta l'energia del suo popolo ed è per ciò che la parte sana della Nazione deve energicamente reagire contro questi grigi pària, fedelissimi nepoti del Giuda Iscariota, adoranti e votati ad un solo Dio: l'oro; professanti un solo «Credo»: l'efficacia dei trenta denari del tradimento. Ai giovani, specialmente a coloro che, in un più o meno prossimo futuro, andranno ad alimentale le file dei combattenti spetta il compito e l'onore di purificare il suolo della Patria da questi insetti schifosi, velenosi e dannosissimi. Giovani del Littorio! futuri soldati d'Italia! in piedi! la diana dell'azione è squillata, bisogna disinfettare l'ambiente, schiacciare, senza ulteriore indugio, senza remissione, le «cagoie». Carlo Mario Garofoli I NOSTRI CADUTI Guardiamarina Franco Poli Una brillante motivazione assegna la medaglia di bronzo al valore militare alla memorja, al guardiamarina Franco Poli, figlio della terra di Sauro, caduto eroicamente nell'adempimento del proprio dovere di marinaio d'Italia. Così parla la motivazione: «Direttore di tiro di un pontone armato in navigazione a rimorchio, rimasto gravemente ferito durante il combattimento sostenuto contro un sommergibile, dimostrava grande forza d'animo e mentre le artiglierie rispondevano al fuoco nemico, trovava morte nel compimento del suo dovere. — Mare Adriatico, 31 gennaio 1941». Franco Poli nacque a Capodistria da Antonio e Antonia Benigni il 17 luglio 1912 e frequentò le nostre scuole. Uscito guardiamarina dal servizio militare, si sposò ed abitò a Monfalcone. La guerra lo ha trovato tra i primi a rispondere alla diana della riscossa. Per la Patria egli è caduto, nella certezza che l'Italia si avvia alla certa Vittoria. Il suo ricordo rimarrà perenne nei cuori e nielle memorie come quello dei figli migliori della nostra città. Se è difficile è già fatto. Se è impossibile si farà. Giorgio Cicogna ALLA GOGNA Squadrature d'amniente metalliche, rigidissime, inflessibilmente e glaciali, implacabili, esseri scavati, perforati da demoniache passioni, fonda e virulenta atmosfera di sadismo e masc chismo, sensualità aspra e febbricosa, a volte frenetica e irresistibile come lampeggiante bufera anni ntatrice, a volte mostruosamente e divorante, oppure calma enorme, fatale, piattezza ed ironia demolitrice, cinismo ed egoismo angoloso, passione fredda, calcolata, disperata ... ecco un semplice quadro offerto dai romanzi moderni di autore straniero. Più violento, più sanguigno, più impressionante il quadro, quanto più grande l'artista che lo forma, più velenoso, più micidiale. E lo spirito è scosso, strapazzato. Lo spirito della gioventù corre grande pericolo. Ma la gioventù fascisticamente sana, vede il male e inesorabilmente lo sferza, lo schianta. La gioventù fascista, solare, rigetta la mala focaccia, preferendo il pane scarno ma gustoso e nutriente della sua terra. Via dunque i torbidi ambienti, i personaggi in delirio, via! Bisogna nettare, spazzar via simili cose. Serenità, compattezza, purezza! Tutti questi libri di inglesi e americani e russi sono come la peste, devastatrice. Liberiamoci, liberiamoci finalmente in questo grande momento! L'angelo sterminatore, attraversa come terrifico, irresistibile bolide il cielo, con la sua spada di fuoco, tremenda, giustiziera. Il turbine tempestoso afferra ogni cosa. Gli uomini si torcono spasmodicamente ma resistono. Guerra! Chi non sente l'ebbrezza di questo nome e la meschinità e la La Il 23 marzo 1919, per volontà di Benito Mussolini nacque in Milano il primo Fascio di Combattimento, e da quel giorno la macchina della Rivoluzione è sempre in moto, e non si fermerà fino a quando tutti gli ostacoli non saranno stati ad uno ad uno abbattuti fino al raggiungimento della meta prefissa e voluta dal DUCE il quale ha dato le direttive per arrivare al traguardo seguendo la via giusta. Le tappe gloriose raggiunte dal Fascismo prima e dopo l'avvento al potere, sono innumerevoli, di conseguenza mi limito a ricordare i fatti più salienti e di maggiore portata storica. Incomincerò con la prima lotta sostenuta in casa nostra — la Rivoluzione Fascista propiamente detta Rivoluzione che doveva ribadire la tracotanza dei traditori della Patria, della marmaglia rossa che voleva mozzare le ali alla Vittoria, che voleva gettare nel fango e condurre a sicura rovina la nostra Italia la quale per lunghissimi quattro anni aveva combattuto sacrificando migliaia dei suoi figli per incoronare la Vittoria che i rossi poi volevano vilipendere e mutilare. Il santo Manganello e l'olio di ricino furono i fattori principali, furono i mezzi persuasivi di questa dura lotta da noi Squadristi combattuta lotta che doveva terminare poi con la nostra schiacciante Vittoria perchè la prima consegna che il DUCE dette ai suoi fedeli seguaci; fù — O ROMA O MORTE — Roma fu nostra, Roma da quel giorno memorabile 28 ottobre — fù fascista e lo sarà in eterno perchè il nostro Capo ha detto «solo Iddio può piegare la volontà fascista, gli uomini e le cose mai». Dopo la data fatidica che rimarrà scolpita in caratteri indelebili nel libro d'oro della storia, c'era ancora qualche angolo marcio da ripulire, l'angolo inquinato era il capo-saldo della setta antifascista, composta di massoni, comunisti, ebrei ecc. il baluardo della peggiore feccia nemica dell'Italia e del DUCE; si chiamava «Aventino» ma anche questa rocca venne demolita ed annientata, perchè il Comandante supremo de! Fascismo così aveva ordinato e solo così doveva essere. turpezza di tali romanzi ed anche di quello che ci circonda? Chi non sente questo, chi non ha nel sangue la passione dell'ora, è un verro! Degno delle maiolate contenute negli sporchi romanzi stranieri. Non è rettorica, ma amore e fede. Sergio Bossi fascista Dopo il crollo dell'Aventino che spense ogni velleità bellicosa dei nemici del Fascismo, la pace in casa venne ristabilita però c'era ancora qualche cosa che si doveva definitivamente sistemare, e questa cosa riguardava — la Libia — e di nuovo la macchina poderosa del Fascismo si rimise in moto, ed anche la Libia fu per opera del Fascismo stesso liberata per sempre del giogo senussita. Dopo la conquista della quarta sponda, come il DUCE successivamente definì la Libia altra sosta, sosta che particolarmente servì ad ingigantire la nostra potenza bellica e a temperare nel clima Fascista gli animi degli Italiani rinati. Dopo questa breve sosta la diana di guerra emise di nuovo il suo lugubre suono, suono che portò nel brevissimo spazio di sette mesi all'occupazione totale dell'Etiopia, conquista che agli occhi del mondo sembrò sovrumana, per il motivo che iniquamerte 52 stati si accanirono spudoratamente contro di noi, con il preciso scopo di affamare l'Italia, ed anche perchè non volevano farla arrivare al traguardo che il DUCE aveva prestabilito per dare anche alla nostra Patria il suo posto al sole. A che cosa giovarono le sanzioni? Il blocco economico, le minaccie, a che cosa giovarono? Nulla valse contro di noi perchè il Capo disse ai t uoi legionari nel discorso di Eboli, «andate che i tornerete Vittoriosi», e la vittoria che il DUCE aveva vaticinato, fu più fulminea di quello che si credesse perchè quando la macchina Fascista è in movimento comandata da un uomo vigoroso e volitivo quale è il nostro DUCE, nulla l'arresta —, ed inesorabilmente travolge tutti gli ostacoli che le si parano davanti. Appena finita la campagna dell'Africa Orientale, cioè appena le ruote della macchina Fascista si erano fermate, di nuovo il motore dovette essere riacceso, per correre a prestare man forte ai Falangisti del Generale Franco, per combattere il comune nemico, «ii bolscevismo» ed anche in terra li Spagna i nostri legionari come sempre si fecero onore, e a campagna finita, i supèrstiti capeggiati in un alone di martirio e di gloria dai Caduti, tor- narono in Patria fieri ed orgogliosi di avere dato il loro contributo di sangue e i loro Capi poterono dire al Duce che la Vittoria ancora una volta era stala prepotentemente strappata ai bolscevichi nostri eterni e giurati nemici. Tutte queste Vittorie, onore e vanto del popolo Italiano suonavano male all'orecchio di certi signori di oltre frontiera, e le parole Gi-buti, Malta e Corsica, che con tanta insistenza venivano gridate troppo spesso in tutte le piazze d'Italia e irritavano la suscettibilità dei plutocrati, e degli ebrei che si erano visti scacciare a pedate nel sedere dal nostro sacro territorio, si prodigarono strenuamente a soffiare nel fuoco acciocché la vampa della guerra dilagasse fulminea per ripagarsi dell'onta i he avevano subito. Quante illusioni si erano creali!... però malgrado i pronostici cervellotici che essi avevano formulato, credevano di poterci scompaginare in quattro e quattro otto, credevano di abbatterci, abbatter l'Italia ed in modo prevalente il loro acerrimo nemico il «Fascismo». Le illusioni dei nostri avversari crebbero a dismisura quando il nostro DUCE predicava nelle pubbliche piazze che non voleva la guerra «ma che cercava di evitarla» Churchill, e suoi degni soci, credevano che le parole del nostro Capo venissero dette per paura, mentre invece erano dettate da un cuore nobile e generoso, il quale conoscendo molto bene di quale tempra è il Suo popolo, e di quale spirito e quale volontà esso è animato, voleva evitare spargimento di sangue, chiedendo solo a degli esseri incoscienti, — Pace, solo pace, ma pace con Giustizia. Quanto il DUCE chiedeva per il bene dell'umanità non veniva accettato: noi italiani secondo le losche ideologie dovevamo rimanere gli eterni schiavi, dovevamo continuare a permettere alla marina di Sua Maestà britannica di scorazzare piratescamente come aveva per lunghi e lunghi anni fatto sul nostro mare, dovevamo subire tutti i soprusi e le angherie, mettendo a dura prova la nostra pazienza, fino a quando il nostro Capo, stufo, arcistufo di tutte le vessazioni di cui eravamo soggetti disse «BASTA» ed ordinò nuovamente alla macchina da Lui creata e comandata, di far ancora uno sbalzo in avanti, sbalzo che condusse all'occupazione prima, ed alla annessione poi dell'Albania che data la sua configurazione geografica, doveva permettere poi al nostro valoroso esercito, di far mordere la polvere alla Grecia, la quale non potrà più riaversi dalla dura lezione ricevuta, e mai più potrà rialzarsi da dove è caduta perchè i suoi reni come il nostro DUCE aveva preveduto sono irrimediabilmente e per sempre spezzati. macchina Però malgrado le prove di potenza dimostrate al mondo intero dai ; soldati di Mussolini, i nemici giurati del Fascismo non volevano darsi per vinti, e le abitudinarie angherie che venivano commesse ai nostri danni, anziché diminuire si moltiplicarono, costringendo nuovamente il DUCE... per dimostrare ancora una vòlta ai nostri nemici che l'Italia non era malgrado tante guerre sostenute debole come essi credevano, di ordinare nuovamente alla macchina della Rivoluzione di riprendere la marcia, marcia questa volta più lunga delle precedenti ma che ugualmente arriverà indiscutibilmente assieme ai nostri alleati, alla meta predestinata dal DUCE, alla Vittoria finale, Vittoria che segnerà l'inizio del nuovo ordine europeo voluto dal Capo del Fa- || seismo, e dal Capo del Nazionalsocialismo. Ora sono tre anni da quando l'ordine di marciare venne dato dal Capo supremo e precisamente - dal 10 giugno 1940 - giorno memorabile che ogni Italiano non potrà mai dimenticare, giorno fatidico in cui le ruote del carro della Rivoluzione ripresero di nuovo il cammino per continuare la marcia, per seguitare la Rivoluzione iniziatasi nell'ormai lontano 1919. Noi oggi come allora tutti gli italiani abbiamo una precisa consegna «se la consegna di allora fu — 0 ROMA 0 MORTE la consegna odierna è VINCERE e «VINCEREMO» perchè il DUCE così à comandato, perchè così vuole, perchè così deve essere, perchè così sicuramente sarà. E. G. Aspetti del Saggio Ginnico della G. I. L. Le organizzate delle Scuole Medie L' esercizio dei giovani del Liceo-Ginnasio (F0t0 p,Zzarei/o) IL SAGGIO GINNICO DELLA C. I. L. Alla presenza delle autorità cittadine e di numeroso pubblico si è svolto in Piazza del Pretorio l'annuale saggio ginnieo-sportivo della GIL cui hanno preso parte tutti gli alunni delle scuole cittadine. 11 saggio, riuscito brillantemente per la preparazione dei reparti che vi hanno partecipato, ha avuto una degna conclusione per merito della squadra appoggi che, con una perfetta caduta progressiva ha segnato la parola VINCERE. Un forte battimani ha salutato questa prova. Prima dell'inizio del saggio ed alla fine di esso il Segretario Politico lanciò il Saluto al Re e al Duce. Ha parlato ai giovani il grande oratore Ettore Cozzani che li ha incitati al dovere e alla disciplina per diventare dei forti cittadini della nuova Italia. La Conferenza di Ettore Cozzani Con una fortissima affluenza di pubblico ha avuto luogo nel teatro di Santa Chiara la attesa conferenza del prof. Ettore Cozzani venuto nella nostra città per parlare del genio multiforme di Leonardo da Vinci. Il pubblico accorso assieme alle autorità alla conferenza, ha potuto ammirare la parola calda e persuasiva dell'oratore che, con un tono di voce trascinatore, ha dato a tutti ampi ragguagli sull'attività molteplice di Leonardo ed ha tracciato con una maestria insuperabile un quadro serrato ed esauriente dell'opera leonardesca. La sua descrizione della «Cena» ha suscitato in particolar modo l'entuasiasmo del pubblico che ha rimeritato l'oratore della sua fatica, con ripetuti ed entuasistici battimani. ELARGIZIONI Alla Scuola Materna «Regina Margherita" Lire 50 dal Gruppo Osti e Trattori quale civanzo di una ghirlanda per la defunta signora Olga Norbedo. AI Fascio femminile LT85 dal negoziante Angelo Riosafpro assistenza ai bambini poveri. Dal dott. Domenico Marsi e famiglia Lire 500 prò Assistenza nel Primo Anniversario della morte della cara moglie e mamma Orsolina. Siamo in guerra. Dovere di tutti è : TACERE e far TA- CERE. Direttore responsabile il Segretario Politico Bruno Boico Redattore capo Fulvio Apollonio Arti Grafiche Renaio Pecchiari Capodistria