ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI, LAVORATORI ANNO Vili — N. 453 Redazione e Amministrazione CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 MARTEDÌ’ 19 giugno 195S Prezzo din 10 lire 20 ABBONAMENTI: Annuo din. 420, semestrale din 220, trimestrale din. 110. Spedizione in c. c. p. dei quadri in Slovenia In Slovenia è stata intensificata hanno usato le più svariate forme l’attività dei comunisti negli orga- per relevamento ideologico dei co-nismi del potere, dell’amministra- munisti. A Trbovlje, ad esempio, OGGI IL COMUNICATO UFFICIALE educazione politica ? giorni SUI COLLOQUI JUGO-SOVIETICI Tito, Nehru e Nasser s'incontrano il 18 luglio In un comunicato ufficiale reso noto a Nuova Delhi nella giornata di domenica è detto che il Premier Nehru, il Presidente egiziano Nasser e il Presidente Tito si incontreranno il 18 luglio a Brioni. Il Presidente Tito e i suoi collaboratori sono rientrati domenica a Mosca dopo un’assenza di una settimana, trascorsa nella visita delle ■regioni meridionali dell’Unione Sovietica. All’inizio della scorsa settimana gli ospiti jugoslavi giungevano sulle coste del Mar Nero, visitando alcune località pavesate a festa con bandiere jugoslave e sovietiche. Quindi mercoledì il Maresciallo Tito e il suo seguito, accompagnati dal Vice-presidente del Governo sovietico Mikojan, dal Segretario del Presidium del Soviet Supremo, Pjegov, e da altri dirigenti, sono saliti a bordo dell’incrociatore «Frunze», che si è diretto verso Soči, un amena località sulle coste caucasiche. Soči accoglieva cordialmente gli ospiti, assumendo l’aspetto solenne delle grandi occasioni. In questo settore del litorale caucasico ci sono una sessantina di case di riposo, magnifici parchi, una vegetazione lussureggiante e spiagge si estendono per alcuni chilometri. Il presidente Tito ha approfittato del suo soggiorno a Soči per riposare. Egli ha fatto lunghe passeggiate nel giardino della villa »Bokvampucej« messa a sua dispo- sizione del Presidente del Soviet Supremo, Maresciallo Voroscilov. Qualche ora egli si è pure dedicato al suo sport preferito: la pesca. Intanto il Vice-presidente Kardelj, il Segretario di Stato agli Affari Esteri Koča Popovič e gli altri membri delia delegazione jugoslava visitavano la città e i dintorni. Nella sua seconda giornata di riposo a Soči, il Presidente Tito trascorreva gran parte del suo tempo leggendo e rispondendo alle numerose lettere che i cittadini sovietici hanno voluto indirizzargli. Erano migliaia di lettere di saluti ed auguri, testimonianza dell’attenzione con la quale la popolazione dell’Unione Sovietica segue il soggiorno degli ospiti jugoslavi. Alla redazione del quotidiano di Soči «Krasnoje Znamija», che ha dedicato un numero speciale alla Jugoslavia, sono ugualmente giunte numerose lettere di cittadini sovie-etici esprimenti felicitazioni e auguri per il Presidente Tito. Inoltre centinaia di gitanti e di lavoratori in ferie nella località, hanno lungamente atteso attorno alla risidenza del Presidente di poter vedere il Capo dello Stato jugoslavo. Ad onorare la delegazione jugoslava soggiornante a Soči, nella clt- PRIMA ASTA dei tessuti importati Si è svolta la scorsa settimana a Belgrado la prima asta per la assegnazione all’ingrosso 'dei tessuti recentemente importati dall’Italia e dalla Grecia. Tra l’altro, sono stati venduti 6 mila metri di tropical in lana e di stoffa leggera in lana ad un prezzo variante da 3.780 a 5.080 dinari, quindi 3 mila completi di biancheria per donna in nylon al prezzo di 3.200— 5.020 dinari, 10 mila reggipetti al prezzo di 440—450 dinari, lo stesso numero di busti e poi stoffe in nylon per vestiti da donna, taffetà, atlas, seta pura, stampati di cotone, tessuti decorativi, organdine, fazzoletti per uomo e donna, lana in matassine e materiale in perlon per ombrelli. Per la maggioranza di queste merci la differenza tra il prezzo iniziale e quello definitivo si è aggirata sui 300—500 dinari, eccezion fatta per i busti e la lana dove le differenze hanno raggiunto anche i 1.500 dinari. Tutte queste merci appariranno al dettaglio verso la fine del mese di giugno ed ai primi del mese di luglio. I PREZZI Ecco alcuni prezzi dei tessuti più importanti assegnati all’asta: tessuti in nylon a 16 disegni diversi — prezzo iniziale 1.200, definitivo da 1.570 a 1.600; altra specie di nylon, venduto da 1.600 a 1.630; sottovesti in nylon, prezzo richiesto 5.000, venduto per 5.000; taffetà in nylon, variopinto — prezzo iniziale 1300 venduto per 1590; tropical maschile in lana — iniziale 3.500, venduto per 3.780 e 3.820 al metro; tessuti in seta pura — prezzo iniziale 1.300, venduti a 1.350— 1.550 din; tessuti decorativi — prezzo iniziale 1.600, venduti per 2.000 e 2.150 din. Per lo zefiro in nylon, il cui prezzo iniziale era di 4.300 din., non ci sono stati compratori. Analogamente sono rimaste invendute 30.000 cravatte in seta pura al prezzo iniziale di 900 din. Al contrario, è stato venduto ai prezzo di 5.000 din al metro il materiale in nylon per scarpa da donna. PRESENTI I PRODUTTORI NAZIONALI Una vivacità eccezionale ha caratterizzato questa asta. À malapena tutti gli interessati stavano nella sala." Tra i commercianti vi erano anche i rappresentanti delle fabbriche nazionali, che vedendo in questa asta una concorrenza e un pericolo per la vendita dei propri prodotti, erano venuti per fare i necessari confronti sia di prezzo che di qualità. Non sembra, almeno dalle prime impressioni, che ne abbiamo tratto un soverchio insegnamento poiché i loro commenti si limitavano solo ai prezzi, a loro parere eccessivi. Ue loro osservazioni venivano però coperte dal vociare dei rappresentanti della case commerciali in lizza, molto spesso drammatico, per ottenere i tessuti desiderati. «La Prima Bačka» vende simili sciarpe a 600 din. e non a 1.000 come le pagano qui. Loro vogliono solo la merce con il marchio di fabbrica estero» — ha gridato qualche rappresentante di fabbrica. I prezzi però continuavano a crescere. La concorrenza era tale che ad esempio le cinture sono salite da 1.200 a 2.000 dinari al prezzo. Analogamente era successo con la lana. Circa 20 Totti (un lotto 100 kg.) dal prezzo iniziale di 5.800 din. sono saliti a 6.480 e 7.020 din. al kg. Le più interessate all’acquisto sono state le aziende commer- ciali dellTstria e della Slovenia, e particolarmente la «Tkanina» di Celje. OSSERVAZIONI Però questa stessa asta ha dimostrato che i commercianti conoscono benissimo le necessità e la capacità d’acquisto dei propri consumatori. Lo illustra il particolare che hanno ad unanimità rinunciato all’acquisto delle eravate (a 900 din. al pezzo) e alle camicie da notte per donna in nylon (con prezzi iniziali da 6.000 a 12.000) considerando che i prezzi erano effettivamente troppo alti. In linea di massima si può affermare che questa prima asta ha avuto un ottimo successo. Le osservazioni di incoerenza addebitate ad alcuni commercianti per aver offerto qualsiasi prezzo pur di ottenere merci estere, hanno solo qualche piccola giustificazione. Nello stesso modo i timori dei produttori che vedono minacciato il proprio smercio dall’importazione di tessuti non hanno ragione di esistere, poiché l’assortimento offerto a questa asta non può assolutamente influire sulle loro riserve e sulle loro merci, vendute a prezzi meno costosi. Negli ambienti economici si rileva che lo stésso mercato dimostrerà se i prezzi toccati all’asta saranno troppo alti o meno. tà erano state inaugurate nei giorni scorsi alcune esposizioni di fotografie sulla Jugoslavia, mentre nella sale cinematografiche venivano proiettati alcuni films di nostra produzione. Infine domenica mattina si teneva un grande comizio popolare durante il quale veniva salutata cordialmente e festosamente la partenza degli ospiti jugoslavi. Dopo essersi portati in automobile a Adler, a circa 120 chilometri da Soči, il Presidente Tito e il suo seguito hanno preso posto in un aereo che in giornata atterrava sul suolo di Mosca. Nel programma del Presidente Tito sono ancora comprese una serie di visite ad importanti obiettivi, fra i quali un aerodromo e una fabbrica di aerei. L’ultima giornata della loro permanenza nell’Unione Sovietica gli ospiti jugoslavi la trascorreranno a Kiev, capitale dell’Ucraina. Intanto sono stati ripresi i colloqui politici a Mosca, terminati i quali avrà luogo la pubblicazione di un comunicato ufficiale comune sul risultato della visita degli statisti jugoslavi. GUY MOLLET ACCETTA DI TRATTARE Il governo francese è pronto ad iniziare le trattave con i ribelli algerini — ha dichiarato recentemente il premier francese Guy Mollet. E’ la prima volta che una simile dichiarazione viene fatta da parte delTuomo responsabile del governo francese. Secondo lo stesso Guy Mollet la Francia ha già rivolto un appello per la cessazione delle ostilità ed è pronta ad iniziare le trattative con le forze che combattono in Algeria a patto però che questi contatti siano di natura ufficiale. Negli ambienti parigini si osserva però che nonostante ciò la Francia non è disposta a riconoscere l’esistenza di una nazionalità algerina ne’abandonare l’idea della permanenza delle truppe francesi su questo territorio. Si afferma inoltre che il governo francese avrebbe elaborato un progetto che potrebbe facilmente rappresentare una base per le future trattative sui rapporti francoalgerini. Dal canto suo il Presidente della Repubblica Francese René Coty in un discorso tenuto a Verdun, in occasione del 40-mo anniversario di quella battaglia, ha richiesto una profonda revisione della costituzione francese per gettare nuove basi allo stato, poiché l’attuale ordinamento è anacronistico e non corrispondente al momento attuale, come l’instabilità e l’impotenza dello stato lo dimostrano. Coty ha inoltre affermato che in Algeria la Francia si trova in pericolo ed ha rivolto un appello alla popolazione affinchè con il proprio spirito di sacrificio contribuisca alla conservazione della comunità franco-mussulmana in Algeria. Si apprende che verso la fine del mese in corso il Presidente Tito visiterà la Repubblica Popolare di Romania su invito del Presidium dell’Assemblea Popolare e del Consiglio dei Ministri di quel Paese. Il Presidente Tito sarà accompagnato da Edvard Kardelj, Vice-presidente del Consiglio Esecutivo Federale; Koča Popovič, Segretario di Stato agli Affari Esteri; Mij alko Todorovič, membro del Consiglio Esecutivo Federale, e da Jakov Blažević, Presidente del Con- _ siglio Esecutivo della Repubblica di Croazia. Il Presidente Moša Pij ade ha stabilito che la prossima sessione del Consiglio Federale dell’Assemblea Popolare abbia luogo il 25 giugno alle ore 11. Verranno sottoposti ad esame il progetto di legge sugli organi degli affari interni e il progetto concernente la proclamazione del 4 luglio a festa del combattente. I Comitati per il Bilancio delle due camere si riuniranno domani per esaminare il bilancio di chiusura della RPFJ del 1954. Intanto il Consiglio Esecutivo della Croazia ha proceduto alla nomina dei presidenti e dei membri dei Consigli Repubblicani e del Consiglio Esecutivo. zion-e 'sociale, e in varie alltre organizzazioni sociali e società. Ciò è 'tra l’altro il frutto di un lavoro sistematico nell’elevamento ideologico delle direzioni delle organizzazioni della Lega dei Comunisti. Lo scorso anno, in tutte le organizzazioni della Lega nei comuni e nei distretti sono stati organizzati corsi e lezioni sui più svariati problemi: edificazione comunale, economica, politica estera. Questi brevi corsi sono sitati frequentati da oltre 10 mila comunisti. I conferenzieri hanno cercato di esporre i materiali in maniera tale che quanto veniva appreso potesse essere poi di massimo aiuto ai comunisti nella loro attività quotidiana. E’ anche successo che nei luoghi in cui le organizzazioni non disponevano di buoni conferenzieri, i singoli problemi venivano discussi con eccessivo' praticismo, senza u-na necessaria analisi marxista. Oppure in alcune località i corsi venivano organizzati per gruppi troppo vasti, il ohe impediva una completa partecipazione attiva di tutti, Ma, nonostante tali deficenze, i corsi hanno abilitato i dirigenti dei-ile organizzazioni di base ed anche le organizzazioni di base stesse a una valutazione indipendente dei singoli avvenimenti da noi e nel mondo. VARIE FORME DI LAVORO Le nostre organizzazioni ed i co-m.i|ìati della Lega dei Comunisti sono stati organizzati del circoli di studio. I comunisti si riunivano settimanalmente per. esaminare vari (temi politici, culturali ed economici. A Maribor e Lubiana tale lavoro si svolgeva tramite gli attivi. Così ad esempio i piani sociali dei distretti e dei comuni, prima di essere approvati, sono stati discussi dagli attivi dei comunisti i quali hanno avanzato proposte su come aiutare le imprese nella compilazione dei loro piani. Così Fattivo dei lavoratori culturali ha esaminato ì problemi della scuola e della riforma scolastica, e i membri dei consigli operai hanno discusso suli’abilàtazione dei giovani alia direzione delle .imprese. In collaborazione con l’attivo dei conferenzieri e la commissione per i problemi culturali del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti, in primavera sono stati organizzati dei brevi corsi per le direzioni delle organizzazioni di bas'e e per i membri dei comitati comunali. Entro la fine dell’anno tali corsi a-vranno abbracciato circa quattro mila comunisti. In questi corsi, frequentati al massimo da 25 persone alla volta, si discute sulla nostra politica economica, sulla politica nelle campagne, sulla politica estera, sulle basi del sistema sociale e sul ruolo della Lega dei comunisti nel nostro sviluppo sociale. Prima di recarsi al corso ognuno riceve le tesi sulle quali ha da prepararsi per la discus’s ione. L'OMBRA DI BULGAGNIN nei colloqui di Washington La lettera del Primo Ministro sovietico, Nicolay Bulganin sul disarmo, non sembra aver avuto, ufficialmente, quella risonaza che, di regola, hanno documenti di tale genere. «Sembra non aver avuto ufficialmente, quella risonanza che, dì perchè tale messaggio appare invece destinato ad influenzare tutta la serie di contatti, colloqui e scambi dì punti di vista fra i paesi cui è stato indirizzato. Dai colloqui di Washington di Adenauer e Foster Dulles prima a quelli Dul-les-Pineau poi; dallo scambio di vedute che il Sottosegretario francese agli Esteri, Maurice Faure, ha avuto a Londra con Selvin Lloyd all’annunciato incontro Eden—Mollet, dalle conversazioni non ufficiali che si avranno a Mosca, in occasione delle visite di Ministri é Capi di Stato Maggiore dell’aviazione occidentale, fino agli Incontri che avrà a Mosca la delegazione parlamentare Italiana e (a quel che si dice Insistentemente) il Primo Ministro italiano Segni. Finora il documento del Primo Ministro Bulganin non ha ricevuto risposte ufficiali e l’accoglienza che gli è stata fatta è stata molto riservata. Indice della sua importanza e della importanza sostanziale delle proposte in esso suggerite più che avanzate. In Germania l’opposizione socialdemocratica ne ha preso motivo per invi- tare ancora più insistentemente il cancelliere Adenauer a mutare politica, nel senso di mirare più alla unificazione tedesca attraverso il disarmo che al disarmo attraverso l’unificazione tedesca. Anzi i socialdemocratici dèlia Germania Federale hanno ammonito il cancelliere a non precipitare il riarmo tedesco e la legge sul servizio militare obbligatorio per non pregiudicare le possibilità che Bulganin ha lasciato, intravedere con il ritiro di parte di truppe sovietiche dalla Germania Orientale. Ma, evidentemente, Adenauer non poteva prendere posizione diplomatica prima dei suoi colloqui americani di Washington, dove lo stesso comunicato ufficiale a chiusura dell’incontro Adenauer — Foster Dulles indica che l’ombra della lettera di Bulganin ha dominato i temi discussi dai due statisti. Ciò non vuol dire che, rientrato a Bonn, il cancelliere prenderà iniziative e che la sua risposta al Primo Ministro sovietico sarà più che interlocutoria. Il vecchio Adenauer è conosciuto come un diplomatico temporreggiatore (qualcuno dice anche troppo, fino al punto di perdere l’autobus) e lascerà che a scoprire le carte siano prima Foreing Office, Quai d’Orsay, Dipartimento di Stato e il romano Palazzo Chigi. Nell’attesa non perderà d’occhio i suoi colleghi ed avversari social- RIPRESA DI UNA VECCHIA CAMPANA Non ha affatto sorpreso che l’undici giugno scorso sul quotidiano parigino di destra «Paris’ Presse» e sul suo confratello americano «Giornal American» sia apparso contiemporanlèaimenté il primo di un’annunciata .serie di articoli di quel politicante fallito ohe è Milovan Djilas sotto il titolo alquanto caratteristico di «I metodi di Hru-ščev e dei suoi 'colleghi .sono pericolosi quanto quelli di Stalin». C’era da aspettarselo! E’ divenuta ormai una consuetudine quella di orchestrare una campagna contro la politica pacifica ed indipendente della Jugoslavia proprio quando- il1 presidente Tito con le sue visite ad altri paesi realizza una grande missione di pace, di amicizia e di collaborazione, proprio quandi questa politica ottiene una nuova affermazione nel mondo. E’ evidente che ai circoli reazionari non torna conto l’attuale sviluppo della situazione internazionale! A questi circoli la politica di Stalin di inasprimento dei rapporti conveniva molto di più dell’attuale positiva tendenza a realizzare un’atmosfera internazionale più favorevole alla soluzione dei problemi controversi. E’ quindi comprensibile che questi circoli versino lacrime di coccodrillo ricordando il periodo di Stalin, la politica di Stalin dalla quale traevano alimento per ,il raggiungimento1 dei loro obiettivi antidemocratici. Altrettanto comprensibile è il motivo per cui ad essi non piace la nostra politica di coesistenza attiva, di generale stretta collaborazione tra tutti i paesi, .indipendentemente dalle loro differenze sociali e ideologiche. Ma il rimpianto del passato non è l’unica loro occupazione. Putroppo dietro questo rimpianto si nascondono azioni organizzate contro il nostro paese, contro la pace, contro la pacifica collaborazione internazionale. «Il male e il peggio si sono dati convegno», dice un vecchio proverbio del nosit,ro popolo. E i'1 ruolo del piccolo provocatore è sitato affidato dai circoli reazionari stranieri a Milovan Djilas. A chi altro del resto affidarlo? Gli organizzatori di queste campagne periodiche non sono evidentemente provvisti nè di molto talento nè di molta fantasia. Riproducono fino alla noia lo stesso scenario con lo stesso protagonista' negli stessi momenti. Ed ecco ora in breve lo sviluppo cronologico di questa nuova ripresa di una vecchia campagna. Il 31 maggio il NEW YORK TIMES pubblica su due colonne una lettera di Milovan Djilas in cui questi si -lamenta del rifiuto della cooperativa editoriale letteraria sèrba di pubblicare un suo libro. Questo rifiuto -secondo Djilas sarebbe dovuto ad un «ordine delle fazioni politiche». Il giorno dopo, con una rapidità non difficile a spiegarsi, lo stesso giornale pubblica un messaggio al presidente Tito del comitato americano per la libertà della-cullt-ura nel quale si interviene a favore della pubbllicazione del libro di Dijlas.« Se di divieto continua a permanere — afferma a messaggio! — si avrà allora una chiara di mostrazione dell’esistenza di un controllo totalitario sulla vita intellettuale. L’azione prosegue secondo il piano prestabilito. Il 4 giugno il TIMES americano pubblica un «reportage» su Djilas a firma del direttore dei giornale per il sud-est europeo, con sede a Bonn, signor James Bell, il quale visitando Djilas nel suo alloggio -in via Palmotičeva a Belgrado ha visto «che dal balcone della casa dirimpetto siazionava in permanenza un’operatore cinematografico, che all’angolo della sitraia era ferma un’automobile della polizia e che i poliziotti seguono la famiglia di Djilas persino nei negnji dove va a far la spesa». Comunque il sig. Bell è riuscito a superare i «cordoni» della polizia a visitare Djilas e a ordinargli una serie di articoli. Ora che abbiamo fatto un pò di cronologia andiamo a vedere quello che Djilas ha scritto Su! «Paris Presse» e. sul «Giornal American». V-i troviamo concezioni corre queste: «Il nuovo periodo può essere per l’Oocidebjte mollo- più pericoloso di Stalin . . .». «Hruščev è privo di qualsiasi pregiudizio ogic-i e sprovvisto di principi teoretici: è uri uomo pratico. Sarebbe stato per esempio impossibile per Stalin mantenere rapporti con il Papa e Franco, ma Hruščov lo ritiene utile. Egli non esiterebbe a visitare queste due personalità. Il risultato pratico di questo mutamento di metodo può condurre ad una penetrazi-one ancor più profonda nel mondo di quella -ohe fu raggiunta con il metodo -di Stalin . . .» Per Djilas dunque, o meglio pei coloro per i- quali egli -svolge quest’ ingrato ruolo, la politica di abbandono della guerra fredda, la politica -di -concordia internazionale, di miglioramento dell’atmo sfera nel mondo, di collaborazione tra i popeli, i-n una parola la politica della pace è per FOccidente più pericolosa -della politica staliniana della guerra fredda. Per rendersi conto dell’assurdità di questo atteggiamento non è necessario essere ne comunisti, nè socialisti. Basta avere soltanto un’pò di buon senso, un minimo di maturità politica; e anche queste Djilais ha perduto! E veniamo a-dess’o ad alcuni particolari -di contorno. Per la pubblicazione del suo libro Djilas si è rivolto ad una sola delle decine di -case (editrici del nostro paese e nessuno al mondo può negare ad -una -Casa editrice il diritto di stampare un libro il cui livello letterario essa- ritiene inferiore alla propria nomea. Il nostro Governo ha altro da fare che vietare o approvare la pubblicazione di un libro! Al «Comitato americano per la libertà della cultura» vorremmo pi i chiedere perchè non ha levato la stia voce per protestare sul modo in cui si coltiva la libertà ai cultura a -Cipro o nel Kenia, ad esempio. L’in-troito medio per una famiglia in Jugoslavia è di 12—13 mila dinari al mese. Gli Introiti della famiglia di Djilas raggiungono i 30 mila -dinari, e il direttore del Times per il sud-est -europeo, quando ha scritto delle tristi condizioni rii esistenza della famiglia di Djilas, ha dimenticato alcuni particolari, tra i quali anche quello che Djilas' ha rifiutato l’impegno offertogli ed ha preferito vivere da parassita alle spalle della propria famiglia. A giudicare da tutte le circostanze -emerse, la ripresa dela campagna antijugoslava è stata organizzata da alcuni circoli reazionari degli St-ati Uni-ti. E’ n-o-to ad esempio che proprio in questi giorni l’agenzia americana «Opera mundi» sta offrendo ai giornali europei unaserié di articoli di Djilas. Se quindi la nostra -stampa si è occupata di tutta questa fajc-cenida, non è a causa di Djilas —, dal quale l’opinione pubblica jugoslava non poteva attendersi null’altro, ma perchè si tratta di una campagna organizzata in grande -sitile dai circoli reazionari americani non soltanto contro il nostro paese,, ma anche -e soprattutto contri gli interessi della pace e degli sforzi ch-e vengono compi-uti per consolidare Fattuale processo distensivo. democratici del parlamento di Bonn dai quali, ormai, sa di non poter più ottenere solidarietà se si ostinerà nella vecchia politica estera della scaduta guerra fredda. Al Foreing Office, come è noto, là lettera di Bulganin ha provocato una risposta indiretta ed ufficiosa nella dichiarazione di un portavoce circa gli effettivi inglesi in Germania. Il portavoce ha detto che la Gran Bretagna si è impegnata nei riguardi dei suoi alleati della Ueo a mantenere truppe in Germania e che per diminuire il numero dei suoi effettivi colà dislocati deve aver scambi di punti di vista con gli interessati. Preannuncio a contatti per giungere ad un tanto. Tanto più che Bonn non vuole pagare più le spe'Se di occupazione delle truppe dei suoi alleati ed a Londra la situazione econo-mico-finanziaria impone economie in campo militare. Ciò che pensa il Quai d’Orsay del messaggio di Bulganin lo sta dicendo in questi giorni il Ministro degli Esteri francese, Pineau, al suo collega Foster Dulles perchè (non vi è dubbio in proposito) anche questi colloqui di Washington avvengono all’ombra del messaggio del Primo Ministro sovietico. Se vi è un paese interessato al disarmo, al ritiro di truppe dalla Germania e a una impostazione del problema tedesco e del disarmo che non turbi oltremodo la distensione fra est ed ovest questa è la Francia. Ed un qualcosa del genere Pineau lo ha detto più che lasciato capire. Il Dipartimento di Stato americano, per ora, si limita a mantenere lo scambio di lettere Bulganin— Eisenhower sul piano interlocutorio e a discuterne con i suoi alleati molto più di quanto ne discutesse in passato. In piena campagna elettorale per le elezioni del loro presidente, agli Stati Uniti, in questo momento, non si può forse chiedere di più. Ogni quattro anni la campagna elettorale chiude nell’immobilismo la politica estera americana che, però, matura le decisioni da prendere ad elezione avvenuta. E che a Washington, sia pure lentamente, nuove decisioni siano in maturazione sarebbe difficile negarlo. Anche se non appare più di quello che la campagna elettorale consente, gli Stati Uniti non possono lasciarsi tagliar fuori dal processo di distensione che permea la nuova atmosfera internazionale. Ed infine Palazzo Chigi — e per esso il Consiglio dei Ministri italiano — non può essere rimasto insensibile al fatto che (per la prima volta dopo la guerra) l’Unione Sovietica ha deliberatamente incluso l’Italia nei colloqui delle grandi potenze su un problema internazionale di grande importanza. Anche Palazzo Chigi non ha risposto per ora restando sul terreno interlocutorio e la cosa appare logica data l’attesa di un invito a Mosca per Segni e Martino. Tirando lo somme si può dire che il messaggio di Bulganin non ha avuto, e non poteva avere, ripercussioni sensazionali ed immediate. Risulta però chiaro che esso ha posto sul tappeto, in uno, due problemi: quello del disarmo e quello delle truppe straniere in Germania. Un problema in due che condiziona il futuro sviluppo delle iniziative diplomatiche degli interlocutori dei quali la lettera del Primo ministro sovietico ha allargato il cerchio in modo positivo per il futuro. LA TRASFERTA STATUNITESE DI PINEAU Partito Adenauer, è giunto a Washington il Ministro degli Esteri francese Christian Pineau; vi è giunto con concezioni e valutazioni opposte a quelle di Adenauer. I colloqui politici franco-statunitensi sono appena iniziati, ma abbiamo già abbondanti indicazioni to sia da Pineau alla vigilia della partenza da Parigi, sia per quanto scritto dalla stampa francese. Pineau ha nuovamente invitato le potenze occidentali a mutare l’orientamento della loro diplomazia e a discutere le offerte dell’Unione sovietica per un miglioramento della situazione internazionale. Egli ha sottolineatao inoltre che la collaborazione con l’Unione sovietica è possibile su molti dei problemi che turbano l’atmosfera internazionale. I commenti dell’oppinione pubblica e della stampa di Parigi sono da parte loro intonati,alla convinzione che l’incontro francoamericano segnerà una nuova tappa nell’evoluzione della diplomazia occidentale. Con Foster Dulles Pineau esaminerà la situazione generale alla luce della nuova politica internazionale dell’Unione sovietica e sosterrà Futilità dei colloqui e dei contatti personali tra est e ovest per eliminare la sfiducia e i giudizi errati che sono un ostacolo alla distensione. SGOMRA LA ZONA DEL CANALE DI SUEZ Con imponenti cerimonie l’Egitto ha festeggiato ieri lo sgombero della zona del Canale di Suez da parte dei soldati britannici che la occupavano da ben 74 anni. 20 mesi esatti sono trascorsi dalla firma dell’accordo anglo-agiziano avvenuta nell’ottobre 1954 e le storiche cerimonie di ieri, presenti quasi tutti i rappresentanti degli Stati arabi e il Ministro degli Esteri sovietico Sepilov, hanno coronato uno dei maggiori risultati del risveglio nazionale del mondo arabo in generale e della maturità nazionale e sociale del popolo egiziano. Il coronamento della lotta di questo popolo per l’indipendenza e la libertà rientra nel quadro di quel grande processo di emancipazione che ha visto, dopo la seconda guerra mondiale, popoli dell’Africa e dell’Asia trasformarsi da oggetti passivi della politica altrui in fattori politici attivi in seno alla comunità internazionale. Ben 17 paesi dell’Asia e dell’Africa hanno conquistato la loro indipendenza dal 1945 a questa parte. La loro apparizione ha determinato mutamenti che non sono soltanto quantitativi. Due elementi di estrema importanza caratterizzano lo sviluppo dei nuovi paesi indipendenti: quasi tutti hanno scelto, chi in misura maggiore chi in misura minore, forme e metodi socialisti di sviluppo interno nella lotta contro l’arretratezza economica, nella lotta per il benessere dei propri popoli e per il consolidamento della propria indipende-za. L’analisi poi della_loro politica estera ci fornisce inoltre il dato più che mai sintomatico che, ad eccezione del Pakistan legato al patto di Bagdad, tutti hanno assunto un’atteggiamento anti-bloc-cardo. In questi giorni, quando l’Egitto e i paesi arabi celebrano il trionfo dei principi democratici in un settore un tempo così pericoloso per la pace come quello di Suez, è spontaneo l’augurio che nello stesso spìrito abbiano ad essere risolti anche gli altri scottanti problemi dello scacchiere mediterraneo. UN PASSO SIGNIFICATIVO PER LA DEMOCRAZIA IN ITALIA La Corte costituzionale italiana ha emesso la sua prima sentenza dichiarando incostituzionale l’articolo 113 del Testo Unico delle leggi di Pubblica sicurezza. Con ciò la Corte si è dichiarata competente ad indagare sulla legittimità costituzionale di tutte le leggi, siano esse anteriori o posteriori alla promulgazione della Costituzione. La prima sentenza emessa ha così giustificato e coronato degnamente gli sforzi compiuti dalle correnti progressiste della vicina Repubblica per la costituzione dell’Alta Corte, costituzione avvenuta in buona parte grazie alla ferma volontà del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi di adeguare la vita del paese allo spirito costituzionale. L’inizio dell’attività della Corte con una sentenza tanta positiva può essere considerato senz’altro una vittoria delle forze democratiche. Nella legislatura italiana sono rimaste infatti ancora moltissime leggi lasciate in eredità dal regime fascista e in antitesi alle norme costituzionali. La sentenza è stata accolta con soddisfazione dalle minoranze nazionali in Italia, in particolare dagli Sloveni, perchè ha aperto la porta all’abolizione di tutte quelle leggi fasciste che negano ancora agli sloveni di Trieste e Gorizia alcuni diritti fondamentali. Ma tutt’altro che limitata all’interesse degli sloveni in Italia è la portata della sentenza della Corte costituzionale. Essa investe tutto il vasto campo dello sviluppo democratico della vicina Repubblica e non sono esagerati i commenti nei quali si rileva che il 13 giugno 1956 rimarrà una delle date più significative per il popolo italiano. Se tale data non sarà ricordata fra le solennità nazionali, essa rappresenta tuttavia l’inizio di un nuovo periodo di democratizzazione. LA CONFERENZA DELL’UNIONE SOCIALISTA DEL DISTRETTO DI CAPODISTRIA Notevoli i risultati raggiunti ma rimangono ancora delle deficienze IHiWlIWìH^K CAPODISTRIA, 17 giugno — Do-• po due giorni di interrotto lavoro si è conclusa oggi la Conferenza Distrettuale dell’Unione Socialista dei lavoratori del distretto di Capodistria. Alla stessa hanno presenziato oltre 200 delegati provenienti da tutte le organizzazioni comunali e, quale ospite, la compagna Vida Tomšič, membro del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti della Slovenia. La relazione è stata letta dal Presidente del Comitato Distrettuale uscente, compagno Jakopič Albert-Kajti-mir. Il filo conduttore e la sostanza che ha permeato tutta la relazione del compagno Jakopič si possono esprimere brevemente nella necessità che le organizzazioni dell’Unione Socialista diventino ancor di più la forza motrice e il vigile custode della gestione sociale. Sul territorio di tutto il distretto si può osservare un sensibile consolidamento dell’organizzazione, una sua attività più armonica, l’aumento degli iscritti, un più regolare versamento dei contributi e sopratutto una maggiore partecipazione all’attività degli organismi di gestione operaia, nei quali agiscono sino ad ora oltre 12.000 persone, rispettivamente un quarto di tutti i membri dell’Unione Socialista. Naturalmente accanto a queste soddisfacenti constatazioni- non si possono sorvolare anche alcune deficienze che frenano un maggiore sviluppo sia nell’attività che nel consolidamento organizzativo dell’Unione. L’ulteriore sviluppo della ge-sione sociale è intimamente legato ai collegamenti tra i comitati dell’Unione e gli associati, tra gli elettori e gli eletti. Proprio questo contatto, accompagnato da un’ininterrotta opera di chiarificazione delle decisioni degli organismi politici e dello stato, potrebbe contribuire ad una più giusta soluzione di tutta una serie di problemi come anche sollevare l’interesse di una cerchia molto più vasta di membri dell’Unione per l’attività svolta dai vari consigli della gestione sociale ed operaia. Nel distretto di Capodistria una maggiore intensificazione dell’attività dell’Unione Socialista, che comprende il 76 per cento degli elettori, viene in parecchi luoghi trascurata, e in modo tale che in qualche località non si sente nemmeno la sua presenza. Gli iscritti e i comitati figurano solo sulla carta, oppure tra questi domina la concezione che in seguito all’attività di altre organizzazioni, l’Unione Socialista non ha nulla da discutere. Ne consegue la mancata convocazione di riunioni, sia di massa che dei comitati. I lavoratori, che dovrebbero essere l’avanguardia nel pensiero politico e nel progresso culturale, giudicano sufficiente la loro attività nell’ambito dell’organizzazione sindicale. Proprio le organizzazioni dell’Unione Socialista, a passo con i nostri principi socialisti, devono decidere sull’indirizzo generale dei comitati locali, cooperativistici e simili. Purtroppo non dappertutto è cosi Perciò parecchi comitati locali sono inattivi, mentre urgenti problemi del villaggio restano insoluti. A causa della scarsa influenza dell’Unione Socialista sulle scene filodrammatiche dei villaggi appaiono pezzi di dubbio valore ideologico ed artistico, mentre nell’ambito delle cooperative si manifestano tendenze per lo meno strane. Così nel corso della campagna peelettorale per gli organi di gestione cooperativistica a Hruševje, non si è riusciti ad unificare la cooperativa per l’allevamento del bestiame con quella agricola, poiché all’ultimo momento i membri dell’Unione Socialista hanno chinato il capo dinanzi ad alcuni chiassoni. Qualcosa di simile succede per quanto riguarda l’opera educativa tra i giovani. In parecchi luoghi e ad ogni passo si esprime la preoccupazione per il futuro delle -giovani generazioni, ma di pari passo manca un’azione efficace per cambiare questa situazione. Soddisfa il fatto che alla conferenza distrettuale della gioventù si è potuto al riguardo registrare qualche miglioramento. Difatti un sensibile numero di giovani e ragazze sono stati quest’anno eletti nei consigli operai, nei comitati scolastici e cooperativistici e in altri organismi della gestione sociale. Ora bisogna preoccuparsi affinchè a questi giovani non sia affidato il ruolo di fattorini dei vari comitati, ma sia dato 'lolro quell’aiuto che potrà portarli al livello di membri esemplari di questi organismi. Sopratutto nei comitati cooperativistici si trovano molte giovani persone che, se guidate bene, potranno diventare intrepidi combattenti contro l’arretratezza. A tale scopo bisogna dare ai giovani dei locali adatti per svolgere sia la loro attività educativa che quella sportiva di svago. Le cooperative lamentano la mancanza di agronomi, ingegneri, tecnici, contabili, commercialisti e trattoristi. Però nessuna di esse ha provveduto a stanziare i dovuti importi da concedere come borse di studio agli stessi figli dei cooperatori. Per questo la scuola agraria di Raven è semivuota. Nessuna cooperativa ha concesso dei terreni adeguati dove i giovani potrebbero praticamente imparare i piu moderni metodi di coltivazione. Le organizzazioni della tecnica popolare sono attive nelle cittadine della costa, mentre nel contado mancano i circoli dove la gioventù si potrebbe perfezionare anche dal lato tecnico. Nel suo intervento la compagna Vida Tomšič ha constatato il soddisfacente progresso conseguito dall’Unione Socialista del Distretto di Cäpodistria, sia per quanto riguarda il suo lavoro organizzativo che il contenuto e la mole del lavoro svolto, poi ha parlato delle lacune che si manifestano dopo le IN TEMA DI RIFORMA SCOLASTICA Una consultazione a Buie Ha avuto luogo in questi giorni a Buie una consultazione sulla riforma scolastica. Alla stessa hanno presenziato, oltre u un centinaio di lavoratori culturali, i rappresentati del potere popolare, di varie associazioni politiche e sociali, delle scuole, ecc. Il Comitato Popolare del distretto di Pola era rappresentato dal compagno Franjo Sirola, mentre il Segretariato per la cultura ha inviato alla consultazione il compagno Aleksander Kovačič. Hanno parlato per primi gli ispettori scolastici Petar Dolar e Dušan Perhat; il primo 'sullo sviluppo delle scuole nel Buiese, il secondo sulla riforma scolastica. Circa una ventina dei presenti, inoltre, ha esposto le proprie esperienze, tentativi e successi ottenuti nella lotta per la riforma della scuola, per il suo nuovo contenuto. La consultazione della quale stiamo scrivendo è in qualche modo diversa da quelle tenutesi in precedenza nel territorio di Buie. Mentre prima c’erano gli ispettori per l’istruzione che si limitavano ad esporre quanto avevano potuto osservare durante i loro sopraluoghi nelle scuole, questa volta hanno preso la parola maestri ed insegnanti i quali hanno potuto intrattenere i presenti sui problemi scolastici basandosi sulla loro esperienza di ogni giorno. Della scuola, quale centro di influenza politico-sociale, ha parlato il maestro Eugenio Mesarič di Poropati. In maniera chiara ed efficace, egli ha dimostrato quanto la scuola può fare in un villaggio. La compagna Dikovió, membro del consiglio scolastico della ot-tennale di Umago, ha esposto la maniera in cui lavora ed i risultati che consegue il consiglio del quale fa parte, dimostrando come esso dirige la scuola senza essere intaccato dalla crisi in cui si trovano vari altri consigli scolastici. Lino Sepić, giovane insegnante di Marušiči, ha parlato del lavoro extra scolastico; tra gli elementi dei quali Marušiči può vantarsi, il primo posto è senz’altro occupato dall’ottimo coro, cosciu-to ormai da molti villaggi. L’insegnante Aprcović si è intrattenuta sul lavoro manuale e sul collegamento tra la scuola e la casa. Ancor oggi le ragazze di molti villaggi si rivolgono a lei per consigli ed insegnamenti. Delle multeplici attività della società «I nostri ragazzi» di Umago. delle gite, dei gruppi di amatori radio, disegnatori ecc, e del modo con cui si possono ingaggiare nuove forze per l’educazione dei bambini, ha parlato a lungo ed in maniera convincente, la compagna Vodinelié. La compagna Valentie, maestra di Triburna, si è intrattenuta a discorrere sulla funzione ed importanza che le varie organizzazioni giovanili hanno nel campo dell’educazione dei ragazzi. Noi potremmo continuare benissimo ed elencare un’altra sfilza di nomi che con la loro discussione assennata hanno contribuito al successo di questa consultazione. Sarebbe un pò lungo però. Basti dire che nessun particolare o problema è sfuggito alla discussione. Così, per esempio, grande interesse ha destato il compagno Bednar, insegnante di Dajla, il quale si è intrattenuto a parlare sull’utilità delle varie raccolte di materiale didattico. Egli ha specificato come tali raccolte, oltre ad aiutare i professori nel corso dell’insegnamento, hanno un’enorme importanja (spece se si tratta di raccolte di materiale archeologi-co, storico e geografico) nell’abbattimento di vecchi pregiudizi e superstizioni. In definitiva possiamodire che nel Buiese si sta sviluppando un forte movimento per la riforma scolastica. I quadri impiegati in questo campo, si interessano veramente e profondamente al loro lavoro e tendono a migliorarsi sempre più. Con questi elementi la nostra scuola non mancherà di cambiare presto volto assumendo uno conforme allo sviluppo della nostra società. AUTO CONTRO CAMIONS Procedendo a forte andatura l’automobile TS-12093 guidata da Sinigo Ennio di Trieste urtava contro la parte sinistra di un camions, guidato da Uniš Polde. L’incidente avveniva ad una svolta delle serpentine di Planina. I danni all’automobile ammontanto a circa 100.000 din. recenti variazioni nella nostra politica economica. Da una parte si cerca di risolvere i problemi sociali mantenendo nelle aziende una manodopera eccessiva, ciò che influisce negativamente sul rendimento e sulla produttività, e dall’altra mancano operai, ed anche ciò, naturalmente, ha influenze negative sulla produzione in generale. In parecchie organizzazioni economiche si manifestano inoltre concezioni capitalistiche. Alcune persone giudicano ancora il risultato di una azienda in base all’utilé finanziario conseguito e non in base al contributo che l’azienda dà per il miglioramento dello standard di vita generale e della qualità e quantità dei prodotti. In seguito la compagna Vida Tomšič si è particolarmente soffermata sulla necessità di vigilare in difesa della legalità e della morale socialista, sui compiti che attendono l’Unione Socialista nell’agricoltura e tra la gioventù, sulla necessità di migliorare l’attività dei consigli degli inquilini. La conferenza si è conclusa con reiezione del comitato distrettuale che conta 45 membri. L’attività della conferenza si è svolta in tre commissioni suddivisa in politicoorganizzativa, gestione sociale e agricola. 1 Qua e la' pei l'Isfoia m|ÉÌ mSw' i m 1 —j *sSS L’hotel «Palace» di Portorose, che la foto mostra dalla parte della facciata,, ha registrato in questi giorni l’arrivo di varie comitive di turisti stranieri. Le presenze sono tuttavia inferiori a quelle dell’anno scorso CAPODISTRIA. — Alla seduta del Consiglio per l’assistenza sociale presso il Comitato Popolare Distrettuale è stata discussa la possibilità di unire le due case giovanili di Capodistria (1st. Grisoni) e quella di Dutovlje (Duttogliano), spostando, col I settembre, i giovani a Dutovlje, la cui casa ha una maggiore capacità, del tutto sufficiente per le necessità del distretto. E’ stata inoltre esaminata la possibilità di eliminare l’ospizio dei vecchi di Rodoik, poiché a causa del piccolo numero di ricoverati, altissime sono le spese di regia. A riguardo, dovrà pronunciarsi definitivamente l’assemblea distrettuale. * FIUME. — Il Dramma Italiano del Teatro del Popolo di Fiume verrà in tournée il 21 giugno a Capodistria, Isola, Pirano e Buie dove presenterà «Il Mulatto» dramma dello scrittore negro Laughton Hughes. * CAPODISTRIA. — E’ stato in visita a Capodistria il segretario generale della Federazione internazionale minatori Sir Lotter William. E’ stato salutato dal vice-presidente della Federazione jugoslava dei minatori compagno Anton Šturm. • * CAPODISTRIA. — Il Consiglio per l’economia del distretto di Capodistria ha approvato la scorsa settimana i programmi d’investimenti di alcune aziende. Sono sta- FIESSO UNA STUPENDA DISERTATA PER GLI J LOCALITÀ ALTI PREZZI Quando si dice Fiesso si intende grosso modo la costa che inizia subito dopo le saline di Strugnano e finisce alle porte dì Pirano. Fiosso fa «pendant», dal versante opposto, con Portorase. Che isi tratti di una località amenissima tutti lo sanno, nonostante che non si sogni neppure di competere con Portorose, più fortunata in fatto di strade, collegamenti, servizi. Infatti, mentre da un lato l’aspra conformazione della costa fa la integra bellezza di Fiesso, dall’altra loi priva idi adeguate vie di collegamento. Non che queste non esistano: da Croce Bianca si cala una strada ohe non è proprio malvagia. E tuttavia Fiestìo rimane difficile da raggiungere in fondo alla sua valle. Se poi la si vuol raggiungere dalla parte di Strugnano, senza arrampicarsi a Croce Bianca, allora son guai. Esiste una strada, poco più grande idi un viottolo, che. costeggia il mare. E ,in questo- -sita la sua bellezza, nel fatto di essere lambita dalle onde e di offrire un panorama stupendo. C’è poi il vantaggio' di poter raggiungere Fiesso in breve tempo. Purtroppo- con l’alta marea o col mare agitato questo sentiero è impraticabile. A noi è accaduto di voler rag-giun Flesso appunto da Strugnano in un giorno che il mare spumeggiava violentemente. Tutto a posto fino alla prima vailetta, dove sorge la Casa di riposo dell’Ass'ociazione dei deputati della Slovenia. La località, ohiu-sa da case'f-e e belle ville te, ha un’attrezzatura turistica di qualche consistenza: cabine, impianti per le docce, numerosi canotti, un ristorante all’aperta su una terrazza isospe-s'a dirèttamente sul mare e un comodo campo- per il -gioco -delle bocce. Tutto questo -è però opera, degli anni scorsi'. L’attività di quest’anno si è limitata alla manuten-zione con risultarti non disprezzabili. Tuttavia la località è semideserta. Per spingersi oltre dobbiamo arrampicarci fra i campi di grano; e quando si è a mezza costa un sentiero si incarica di condurci verso Fiesso. Ma dobbiamo ancora scendere e risalire una valletta che ospita un’unica casa, certo di contadini. Il fedele -sentiero ci guida ancora per campi di grano diste-si sotto mandorli e ciliegi. Ad un certo punto ci si trova in mezzo a- una campagna -che pare fatta di orti: si alternano ben -tenuti campi di patate, fagiolini, .granoturco e pomodori. Sono i tipici prodotti dei quali la località va famosa. L’occhio riposa in tanto verde, che varia di intensità a -seconda delle colture. E’ una campagna fertilissima, incantevole. Tutta una serie di terrazze che de-gradono f-ino- al mare. Le cas'ette -sparse qua e là sembrano tanti dadi un gioco-. Ma eccoci s-ull’orlo della conca di Fiesso. In fondo-, al centro, spicca azzuri'ssimo il laghetto d'acqua dolce -che nessuno è stato mai capace di scandagliare. Gli fa corona una siepe di canne dal verde intenso-. E a pochi metri il mare ;si infrange spumeggiando-. Una volta giunti in fondo valle lo spettacolo cambia. La strada è irta di sassi e la battigia sparisce sotto il gioco delle onde. Via via che ci avviciniamo- al principale dei tre albèrghi, l’albergo «Al lago», rimanendo colpiti dallo spettacolo di sedie e tavolini battati alla rinfusa da una parte. E tutto il resto sa -di noncuranza e di abbandono. Entrando neU’altoergo, l’impressione non è migliore: bisogna girare per vani e corridoi fino a trovare un anima viva. L’ingresso- al piano superiore è un capolavoro di disordine. La -sala d'a pranzo è chiusa, buia, ridotta al ruolo di una specie di magazzino -dentro, al quale la polvere s,i accu-m-ula su alcune casse di bottiglie. Dietro al banco del bar, una cameriera c-i dice che il direttore è a Poirtorose. Le chiediamo perchè tanto disordine, e la risposta è questa: «Qui fuori bisognava fare del-Je aiuole, ma -si è rimandato a più tardi». Forse a fine d’anno-, pensiamo noi. E gli ospiti? La cameriera ha un sorriso di- compatimento. «Che ospiti? — sembra voglia dire — Non vedele che non c’è neppure l’ombra di -un turista?» E c.i tocca sentire ripetere una storia che conosciamo già per averla sentita in altre località (turistiche. All’inizio della stagione numerosi- contratti con agenzie turistiche estere erano conclusi. Poi i prezzi furano dimensionarti così da portare la re-tta quotidiana dai 700 dinari dell’anno scorso ai 1300 attuali. Cominciarono a fioccare le disdette e non si è visto ancora neppure un turista. Sempre sulla base dei vecchi contratti, un gruppo di viennesi dovrebbe giungere in questi giorni. Ma poi-chè non ha confermato l’arrivo è -da -credere che Fiesiso- non li vedrà. La cameriera ha smesso il sorriso di compatimento e ci parla della situazione con rammarico- e irritazione. Sembra voglia sfogarsi. Dice che rischia di non ricevere la paga per intero. Dice che la capacità di circa 130 latiti dell’impresa non è minimamente sfruttata. Eppoi che il personale è ridotto a 4 persone, mentre- l’anno -scorso era 3—4 volte superiore. Dice anche altre cose che noi taciam-o. -Soipratutito non risparmia qualche considerazione d-aciisaimen:' e ecpress'iva all’indirizzo deil’organizza-zione turistica. Intanto Fiesso, quelita stupenda locali à, sta a . . . guardare. Panoramica della ridente vallata di Fiesso. Accanto al laghetto, separato dal mare da una sottile striscia di terra, sorge l’albergo «Al lago» NEL CAPODISTRIANO GLI INCIDENTI DELLA STRADA Viaggiando a forte andatura da Trieste ad Abbazia, il turista tedesco Furtner Rudolf usciva di strada nei pressi di Podgrad (Ca-stelnuovo), facendo un pauroso salto di 7 metri. La macchina continuava poi la rovinosa corsa per altri 17 metri lungo il pendio sottostante la strada per fermarsi con le ruote all’aria. Con il Furtner viaggiavano altre tre persone, di cui due donne. Sia il Furtner che l’altro uomo sono stati ricoverati all’ospedale di Isola, mentre le due donne sono rimaste incolumi. INVESTITO A 80 ANNI L’ottantenne triestino Ban Janez di ritorno a casa se ne andava in compagnia di una donna, in mezzo alla strada che porta al blocco di Pesek. Veniva d’un tratto investito dall’automobile RLK 5713, guidata da un turista inglese, per cui subiva contusioni di natura piuttosto grave. La colpa dell’incidente è da attribuirsi al Ban, poiché trattandosi di un’autostrada doveva camminare a fianco della stessa. Presto le brigate giovanili impegnate in fruttuose opere M— r* CAPODISTRIA, 15 luglio. — Anche se ogni capodistriano può andar fiero per aver sfruttato quasi ogni lembo del proprio territorio, vi sono ancor oggi zone non toccate dalle mani operose degli agricoltori. Ci basta un’occhiata, anche da Capodistria, per vedere ad esempio che una larga fascia del versante meridionale, dei colli di Muggia, quella sottostante alla strada che da Elleri porta a Cre-vatini, ha un aspetto del tutto diverso dalle altre circostanti plaghe. Il terreno, è vero, si presenta verde, ma questo verde è dato dai cespugli e da rade e basse boscaglie spesso interrotte da vaste zone di erba. Pocchi frutti quindi, dati in maggior parte da qualche rado bovino in tranquillo pascolo oppure dagli sterpi che le massaie possono raccogliere per attizzare il fuoco domestico. Ma la pastorale tranquillità e il senso di selvaggio posseduto da questo terreno sono destinati ben presto a scomparire. Tra qualche decina di giorni tra la rada boscaglia e sul verde delle colline echeggeranno i canti delle brigate giovanili. La gioventù, come ha fatto per tanti anni post-bellici, ha anche questa volta risposto all’appello del suo popolo e con pala e piccone si recherà a contribuire al progresso dell’agricoltura della nostra zona. Trecento giovani si sono già annunciati in tutto il distretto di Capodistria per procedere ai lavori, che daranno un volto nuovo anche al versante meridionale del colli di Muggia. L’azione, dal lato tecnico, sarà guidata dalla Federazione Distrettuale delle coperative. I giovani procederanno, in un primo tempo all’escavo di 7.800 buche dove, più tardi, verranno piantate altrettante piante di olivo. L’oliveto gigante avrà un’estensione di circa trenta ettari. Situato in una felice posizione, battuta dal sole, darà frutti copiosi di gran lunga maggiore delle attuali boscaglie, cespugli e prati. Da esso la nostra agricoltura ricaverà, negli anni di normale produzione; circa 16 mila litri di olio. Si tratterà di un valore di 6 milioni e 400 mila. E il versante meridionale dei colli di Muggia assumerà un colore verde pallido. Grazie alla fattiva opera della nostra gioventù. Ma non è solo sui colli di Muggia che echeggerà il canto delle brigate giovanili. Anche a Capodistria un centinaio di giovani aiuterà la costruzione dell’aerodromo civile, i cui progetti dovrebbero vedere la parola «fine» agli ultimi di questo mese. A Pirano i giovani costruiranno invece un grande parco sportivo, con lo stadio centrale. E nell’interno del nostro distretto i giovani saranno ingaggiati in un’altra importantissima opera, la costruzione della strada di Brkini che collegerà Bitnje—Primano—Celje—Pregarje. Si tratta di una vasta zona, oggi priva di collegamenti, a causa dei quali migliaia di quintali di pomi andavano annualmente persi poiché i contadini erano impossibili-tati a portarli alle stazioni di raccolta. A queste azioni di lavoro volontario si sono per ora annunciati circa 400 giovani del distretto di Capodistria e oltre un migliaio degli altri distretti della Slovenia. A Pirano hanno dato la loro adesione tutti i giovani dell’Istituto Nautico e della Scuola peschereccia. Il Tribunale distrettuale di Capodistria ha processato in questi giorni certa Ivkovič Milka. La Ivkovič, impiegata presso la mensa della Tomos in qualità di cuoca, si era resa colpevole del furto di 1 coltello, 3 cucchiai, 3 forchette e 4 cucchiaini da caffè. Giudicata colpevole, la donna è stata condannata alla pena pecunaria di dinari 8.000. * Per aver ingiuriato un milite nell’esercizio delle proprie funzioni, Slavec Viktor è stato condannato al pagamento di 7.000 dinari dì multa. * Uršič Giovanni, residente a Capodistria, era stato accusato di aver minacciato di uccidere la 12.enne Hrvatin Verica. A -sporgere accusa era stata la madre stessa della bambina. Il Tribunale però, vista la mancanza di prove, ha assolto l’imputato, * Per aver falsificato un vaglia postale alterandolo per un valore di 200 dinari e riscuotendo poi la differenza dall’impresa «Slavica»,- Fortuna Mariano, di Dekani, è stato condannato a 15 giorni di prigione, icon la condizionale per 1 anno, e al pagamento delle spese processuali. * L’operaio Renoviò Giuseppe, di Valdoltra, si è reso colpevole di furto appro- priandosi di due coperte di proprietà del-l’Amministrazione Bonifiche. Il valore della referitiva ammonta a dinari 2.000, la condanna affibiata al colpevole a 3 mesi di prigione. * Hrovat Jože, di Zgornji Vir, e Kavčič Božo, di Mali Mengeš, nel mese di dicembre del 1955 hanno preso all’impresa «Belvedere», di Capodistria, del materiale da costruzione del valore complessivo di dinari 6.700. Il primo è statio condannato a 3 mesi di carcere, il secondo a due. Ad entrambi gli imputati è stato concesso il beneficio della condizionale per un periodo di anni 2. * Sempre a Capodistria, ha avuto luogo il processo ai danni di Padovan Pietro. Questi aveva rubato sistematicamente la bellezza di 45 sedie c tre tavoli asportandoli dal cortile di proprietà del Circolo Italiano di Cultura di Capodistria. Inoltre, il Padovan aveva rubato una maglietta e un paio di pantaloni da bambino, dalla corte di Juri Vittorio. Le sedie («prelevate» nel giro di 15 giorni) sono state in parte restituite (per la precisione: 17 sedie e due tavoli), mentre le altre erano già state vendute in precedenza. Riconosciuto colpevole, l’imputato è stato condannato a 8 mesi di prigione. ti stanziati gli importi per la sistemazione definitiva della sala cinematografica a Pivka e per gli addattamenti al Panificio dì Isola. E’ stata accolta la domanda della Fabbrica LAMA di Dekani per un ampliamento della propria produzione. E’ stata esaminata la possibilità di aprire alcune nuove rivendite di frutta e verdura nelle cittadine della fascia costiera. * CAPODISTRIA. — Ha avuto luogo la Prima assemblea annuale dell’Associazione Turistica del comune di Capodistria. Nella relazione del presidente sono stati messi in rilievo i compiti futuri che attendono questa associazione e l’attività da essa svolta nel periodo della costituzione. Particolarmente fruttuosa è stata la sua attività nell’organizzazione delle manifestazioni culturali ed artistiche, per cui l’assemblea ha accolto la proposta di organizzare, a partire dal prossimo anno, il Festival capodistriano. POLA. — Nella prima metà del mese di luglio ai cantieri navali «Scoglio Olivi» di Pola saranno varate alcune navi per la navigazione costiera che porteranno i nomi di «Takovo». «Trogir» e «Tuzla». Già in precedenza gli stessi cantieri avevano costruito 11 navi della stessa serie per conto della «Ja-drolinea» di Fiume. Le navi hanno una stazza lorda di 320 1. e la velocità di 13,5 nodi all’ora. E’ interessante notare che una delle tre navi è dotata di motore da 450 KW costruito negli stessi cantieri «Scoglio Olivi». / * POLA. —■ Si è svolta a Pola una seduta comune della Camera Distrettuale per l’industria alberghiera e dell’Associazione turistica distrettuale. E’ stato esaminato particolarmente il problema del personale alberghiero, tuttora insufficiente, nonostante i recenti progressi, è sono state decise alcune misure intese a migliorare la situazione in questo campo. * UMAGO. — Si è svolta ad Umago una conferenza di tutti gli insegnanti dei comuni di Buie. Umago e Cittanova alla quale è stata discussa la imminente riforma del sistema scolastico. Particolare attenzione è stata rivolta ai metodi d’insegnamento addottati dì propria iniziativa dai singoli insegnanti e scuole, metodi che in moltissimi casi si sono dimostrati fruttuosissimi. * UMAGO. — In occasione dei recenti temporali, un fulmine, evitando una serie di parafulmini recentemente installati nelle immediate vicinanze, andava a colpire un covone di paglia appartenente all’agricoltore Giorgio Sparocher. Il pronto intervento dei vicini e più tardi dei pompieri ha impedito che l’incendio si propagasse agli altri covoni vicini, per cui il danno lamentato è minimo. Programmi radio MARTEDÌ’, 19 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 6.30: Calen-darietto — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Palcoscenico musicale — 17.45: Notiziario — 22.15: Ritmi allegri con il complesso Captain Stubby e Buccaneer — 22.30: Università popolare — 22.40: Canzoni e danze popolari della Serbia. Complesso e solisti di Radio Zagabria — 23: Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40: Buona notte. MERCOLEDÌ’, 20 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 6.30: Calendarietto — 1(2 : Voci alla ribalta — 12/30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 12.45: Melodie del mezzogiorno — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Qua e là nel mondo della musica — 17.45: Notiziario — 22.15 Ritratti musicali: Johannes Brahms — 23 Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40 Buona notte. GIOVEDÌ’, 21 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 6.30: Calendarietto — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Florileg-gio lirico — 17.45: Notiziario — 22.15 Radioscena — 23: Notiziario — 23.10 Rigo allegro — 23.40: Musica della buona notte. VENERDÌ’, 22 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 6.30: Ca-lendarietto — 12 e 12.45: Musica per voi .— 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Appuntamenti melodici con. Morton Gould e Percy Faith — 17.45: Notiziario — 22.15: Concerto notturno — 23: Notiziario —23.10: Rigò allegro — 23.40: Musica della buona notte. SABATO, 23 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.1(5: Notiziario — 6.30: Calendarietto — 12 e 12.45: Musica per voi —12.30: Notiziario — 12.40: Problemi di attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Bacchetta magica — 17.45: Notiziario — 22.15: Locale notturno — 23: Notiziario — 23.40: Musica della buona- notte. DOMENICA, 24 — Ore 7.15: Notiziario — 7.25: Musica del mattino — 7.30: Ca- ll^ndarietto — 10: Voci operistiche — 10.30: La donna e la casa — 10.50: Mattinata musicale — 11.30: Concerto domenicale — 12 e 12.50: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Rassegna politica — 17: La novella della domenica 17.15: Ritmi e canzoni — 17.25: Via lattea — 17.45: Notiziario — 22.15: Brani d’opera — 22.45: Musica leggera — 23: Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40: Musica della buona notte. iPlGGC tÄPU B B t- [CjMj CICLI MARCON — Trieste via della Pietà 3 0 Biciclette da L. 7.000 in poi ^ Ciclomotori da L. 45.000 Vendite rateali — Visitateci! MAGAZZINI FELICE — TRIESTE via Carducci 41 £ Grande assortimento vestiti da lavoro, camice, maglierie, giacche, calzoni, Q Merce di primissima qualità ai prezzi più bassi di Trieste. MALIA Makvonen Bejenè vide qualcosa luccicare tra i rami che, man mano che egli a-vanzava, erano divenuti più fitti e vsrdi. Fece ancora pochi passi e vide che si trattava del riflesso del sole in una grande distesa di acqua. Avanzando con passo più rapido giunse presto alla riva cne era melmosa e coperta di folta vegetazione. Non si azzardò ad andare più oltre, anche se l’acqua lo invitava ad estinguere la sete ardente che lo divorava. Aveva ancora un paio di quelle pallottoline brune fatte tu carne secca pestata, farina, bèrberjè e pepe nero, che gii avevano messo in mano nell’ultimo tukul ove si era fermato. Le pallottoline gli avevano fatto venire *la sete. Sostò un istante, incerto se avventurarsi 0 no tra quell’èrba così rigogliosa, temendo un’insidia nascosta. Là, nel bassopiano, aveva visto tanti coccodrilli nascosti tra 1 canneti dei fiumi. Si guardò tutt’intorno. L’acqua si estendeva dinanzi a lui senza fine. Era per lui uno spettacolo nuovo. Come mai un fiume così grande? Come mai l’acqua non scorreva, ma urtava solo dolcemente sulla riva melmosa? Qua e là si alzavano stormi di anatre, ma di avvoltoi non se ne vedevano. Ginocchioni sulle pietre bevve a lungo quell acqua un pò fangosa, poi, sollevatosi e fatti pochi passi, sedette all’ombra di un’acacia. Rimuginava in che modo avrebbe potuto trovare del fuoco per abbrustolire e cucinare un buon caffè. Nel pensare scorticava un ramo raccolto con il suo coltello munito di una larga lama a doppio taglio. Ad un tratto si fermò, alzò il capo e strinse convulsamente il coltello. Non che avesse paura, via! Non era più un bambino, o almeno non si stimava tale. Vide qualcosa che si muoveva verso il mare. Guardò ancora un pò e quin-didi allentò' la stretta al rotondo manico del coltello. Veniva verso l’acqua una ragazzina. Sulla schiena reggeva una latta vuota che di tanto in tanto le batteva sul capo rasato giacché ella camminava stranamente poggiando un piede solo sul tallone. Ella giunse fino alle pietre senza accorgersi di lui. Lo vide solo quando stava per tirar su il vaso pieno d’acqua e fu tanta la sorpresa che per poco la latta non le sfuggì di mano. Tirò su il secchio, se lo poggiò nuovamente sulla schiena e, tenendolo con ambedue le mani al di sopra dei lomhi, china sotto il peso, con lo stesso andare zoppicante, s’avviò per ritornare verso ii luogo donde era venuta. Egli si alzò e le si avvicinò. «Cos’hai, le chiese, che cammini così?» Ella si fermò e, sempre a capo chino, accenno al piede dicendo: «Sono malata giù». Con- un’aria da competente egli si inginocchiò, prese con una mano il piede e dopo averlo torto un pò commentò: «Non è un gran male; è solo una pulce che ha deposto le sue uova nel tuo piede». Le tolse il vaso dalia schiena e la invitò a sedere. Poi, aiutandosi con la punta del coltello divaricò lo strato superficiale della pelle ed estrasse la vescichetta simile ad una perla grigiastra e molle. Stette ancora a guardare il piede e poi, soddisfatto, lo lasciò. Lei gli porse l’altro piede dicendo: «Guarda un pò: anche sotto questo piede sento un certo prurito da stamane. Ecco, proprio qui.» «Sì, confermò lui, anche qui ce n’è una altra. Ma è poco che è entrata e non avrà tempo di farti male perchè la tirerò subito fuori». Ben presto l’operazione fu compiuta. Egli si alzò, mentre la bambina rimase a contemplarsi ancora le piante dei piedi. Le disse semplicemente: «Mostrami la strada». S’incamminarono l’uno dietro l’altra, tacendo. Poco dopo furono vicino al tukul. Presso l’ingresso una donna macinava A tief stritolandolo tra due pietre levigate inclinate in avanti. La donna stava inginocchiata e curva, appoggiandosi con ambo le mani alla pietra oblunga che fungeva da molla; si muoveva ritmicamente avanti e indietro mentre la farina scivolava in un cestino posto vicino alla pietrà inferiore. La ragazzina entrò nel tukul, scostò lo straccio che ne copriva parzialmente l’entrata e lasciò passare il ragazzo. Egli si fermò indeciso vedendo un uomo che, seduto, beveva il caffè, e salutò: «Come hai passato la notte?». «Grazie a Dio» gli rispose l’uomo, mentre la donna, lasciato per un momento il lavoro di macina si affrettava a versare una scodella di caffè al nuovo venuto. Bevvero e mangiarono ceci in silenzio. Poi l’uomo si alzò dicendo: «Debbo andare». Prese il suo bastone ed uscì. I due ragazzi tacevano guardandosi talvolta di sottecchi o scambiandosi un sorriso. Dal di fuori giungeva il rumore delle pietre che macinavano il tief. Ad un tratto egli chiese: «Come ti chiami?». «Maua» rispose la fanciulla. Rim-piombarono nel silenzio. Poi egli disse: «Quanti maskal hai?». «Sette» fu la risposta. Tacquero di nuovo. Egli sedeva sul poggiolo attorno al tukul, ella stava in piedi appoggiata alla parete di paglia e fango. Dopo un pò, quasi avesse preso coraggio, Maua si sedette sul pavimento, lo guardò un istante poi si azzardò a chiedere: «E tu?». «E tu che cosa?» ribattè lui. Lei sorrise ed aggiunse: «Come ti jphia-mi». «Kakvonen Bejenè» s’affrettò a dire, scandendo bene il nome di Bejenè quasi a far credere che il padre era una persona importante. «E quanti anni hai?». «Non lo so: mia madre è morta..Se fosse viva glielo chiederei e lei me lo direbbe di sicuro, perchè lo sapeva.». La ragazza non seppe più cosa domandare ma, guardandolo, constatò che era di un palmo più alto di lei. Lui taceva giacché sentiva le palpebre divenirgli pesanti, tanto pesanti che finì per chiudere gli occhi e, scivolando bocconi sulla pelle che copriva il poggiolo, si addormentò. Maua lo guardava sorridente osservando la posizione in cui egli si trovava sdraiato, nudo dalla cintola in su, chè la kuta gli era scivolata alquanto giù dalle spalle, Makvonen rimase nella casà di Maua o si diede da fare per rendersi utile. Tut-t’infcorno c’erano altre abitazioni e diverse stalle. Gli fu affidata la custodia del bestiame che egli liberava ogni mattina dai chiusi e seguiva sino al mare e ad una zona vicina al pascolo, badando che qualche capo non si allontanasse troppo. Aveva visto così che là famiglia di Maua non aveva bestiame e che la di lei madre accoglieva con soddisfazione quel pò di burro e di zucche secche piene di latte cagliato che egli riceveva in compenso per il suo lavoro. Poco prima del tramonto raccoglieva le bestie sparse e gridava un paio di volte: «Va’, va’!». Non v’era bisogno d’altro. I bovini, a piccolo trotto, tornavano verso l’abitato ed ognuno rientrava nel proprio chiuso. Egli li seguiva a distanza torcendo con le mani la coda di qualche ritardatario oppure mordendola coi denti per fargli accelerare il passo. Poi, rinchiudeva coi pali le stalle e tornava a casa. Maua lo riceveva sempre cedendogli il posto migliore e la famiglia, raccolta attorno al cestino dell’anderà, cenava in silenzio. Spesso, mentre Makvonen stava presso il mare a pascolare il bestiame, Maua veniva a trovarlo e, sedutasi presso di lui, gli faceva mille domande: «Perchè porti il coltello così? Sai sparare? Sai correre? Sai nuotare?» Egli le aveva spiegato che nel Sudan, ove avéva trascorso qualche tempo, aveva comperato quel coltello. Lo portava così perchè era quello il modo migliore per averlo a portata di mano. Le aveva detto di non avere mai sparato, di correre molto bene, quasi come una gazzella, di nuotare come un pesce. Si alzò persino, Volendole dare una prova della sua abilità e cominciò a spogliarsi. Poi, dopo averci ripensato, si avvolse nuovamente la kuta attorno alle spalle e sedette dicendo: «Ho paura dei coccodrilli». «No, fece Maua, qui non ci sono coccodrilli.. Vi sono solo pesci ed ippopotami. Ho sentito dire che i coccodrilli sono soltanto là sul Nilo, dopo le cateratte.» Così Makvonen seppe alfine chie si trovava sulla penisola di Guorguorà e che quel mare, quel grande mare era il Thana. (Continua) alla Biennale di Venezia Dal 10 giugno a Fiume espongono i "Mennalisti" Tra breve la seconda edizione del "Salon 56" MARIO VILHAR: Festa dei pescatori a Pirano Si è aperta il 10 corrente a Fiume un’importante Mostra d’arte alla quale partecipano numerosi pittori e scultori, da quelli appena noti a quelli da tempo validamente affermati. La Mostra occupa i piani superiori del Museo Popolare, dove resterà aperta per tutto il mese di giugno. Il numero dei partecipanti e delle opere esposte la rende varia e grandiosa. Nel quadro di questa Mostra ha luogo pure un’esposizione collettiva degli artisti jugoslavi reduci dalla Biennale di Mediterranea di Alessandria d’Egitto. Dopo aver ■ colto lusinghieri apprezzamenti della critica e registrato buone vendite, gli artisti jugoslavi si sono spostati da Alessandria a Mi- ABBIAMO BISOGNO DI AIUTI ma non ◦ spese della nostra indipendenza Una dichiarazione indonesiana che non è un atto di superbia, ma respressione della consapevolezza di che cosa significhi per un popolo la dipendenza dello straniero Parlando ai; giornalisti americani durante la sua recente visita negli stati Uniti il presidente della Repubblica di Indonesia, Soekar-no, ebbe a dire che il suo paese, povero e immiserito da anni di dominio coloniale, aveva bisogno di aiuti da -tutti. «Ma — egli ha precisato se forse gli aiuti stranieri dovessero costarci anche un solo briciolo della nostra libertà allora noi li rifiuteremmo, pronti a lavorare le nostre giungle con le nostre unghie». Una dichiarazione che non è un atto di superbia ma l’espressione della consapevolezza di che cosa significhi per un popolo la dipendenza dallo straniero. Dipendenza che l’Indonesia ha duramente conosciuto e di cui porta ancora oggi le conseguenze nella arretratezza Difficoltà che rendono più duro della sua economia, e nelle divisioni interne che, seppure attenuate dopo 13 anni di indipendenza, non sono ancora sparite del tutto ed ancora insanguinano ad intermittenza il suolo della giovane repubblica. Divisioni religiose fomentate ad arte, un gruppo di grandi famiglie legate al capitale dei vecchi dominatori coloniali, regionalismi ed ambizioni di gruppi familiari feudali hanno di volta , in volta (alimentate dall’estero) provocato le rivolte delle Isole Alboine e delle Molucche contro la Repubblica di Indonesia e fanno transcinare da anni la controversia con l’Olanda per il riconoscimento dei diritti della repubblica indonesiana sulla Nuova Guinea. ' II ribelle fellah fa paura al peroni Oltre 70 miliardi sono stati impiegati dal Governo per Tedificazione e lo sviluppo delle forze produttive del Paese Tra qualche giorno, con reiezione del Parlamento, si concluderà in Egitto i'1 periodo della dittatura mlinare, iniziatosi quattro anni fa, quando: uin gruppo di ufficiali, capeggiati da Gamal Abdel Nasser, eseguì il colpo dii Stato, rovesciando la monarchia. Si tratta comunque di un periodo decisivo per la storia del nuovo Egitto. In oigni periodo, più importante per la vita dii un popolo e di uino stato si fa di solito il bilancio, il cui risultato riassume quanto si è fatto, fino a dove ,si è arrivati e cosa resta ancora da fare. Alla vigilia delle elezioni parlamentari e del referendum per il Presidente della Repubblica anche il Governo- di Naislser, somma i propri risultati e questi sono senz’altro significativi sia nel campo politico che in quello economico e sociale. .Sull’esistente diga di A-ssun-n si costruisce una centrale elettrica che alla nazione darà nuovi chilowatt 'di energia elettrica; s'ulle infinite distese del deserto sta sorgendo la nuova grande provincia di Elu Tahrir, che, in un cento senso, rappresenta la1 scuola di una nuova viltà di tutto l’Egitto; è stata costruita una solida industria militare; s'o-no state gettate le basi di una grande acciaieria, ecc. In brevi parole, oltre ai grandi piani per il futuro, il Governo ha sino ad ora impiegato elitre settanta miliardi di dinari per 1 tedificazione e lo sviluppo delle forze produttive del paese. Il quadriennio passato di vita dello Stato egiziano è caratteristico anche per qualche altra particolarità. Per la prima volta nella millenaria .storia idi questo paies’e si è trovato' al potere un Governo ohe s’initeressa delle necessità e delle richieste dei più vasti strati della popolazione. Anche se la riforma a-graria, decretata da questo Governo, è ancora incompleta per le sue disposizioni legali, poiché lascia un massimo di terra troppo elevato nelle mani dèi singoli, bisogna dire ch’essa ha decisamente posto su! tappeto la questione contadina. Masse sfrondate di fellah non vogliono più vivere come nel pas'sato, mentre i feudatari, che per decenni e decenni sooo stati il principale o-,statolo al progresso della nazione, ab'hand'oinaino il villaggio- «poiché ii ribelle fellah - non rispetta più i propri obblighi». La costruzione di una röte idrica .per rifornire di acqua potabile più di tre milioni di fellah è stato uno dei primi, progetti per migliorare le -condizioni igieniche e sanitarie del villaggio egiziano dove anche oggi, come mille anni fa, gli uomini bevono la stessa acqua dei canali del Nilo, nella quale si lava -e si aibtoavera il bestiame. Uina simile attività dei Governo è stata sostanzialmente conforme ai principi generali proclamati durante la rivoluzione, poiché si è svolta più o meno sul piano delle necessità fondamentali politiche ed e-eo,nomi-che del paese. Nell’ultimo anno in Egitto le discussioni e le azioni hanno per scopo un cambiamento più profondo -nella vita privata e negli usi e costumi deli singoli e delle1 famiglie -egiziane. Tale discussione assume particolarità che per noi possono sembrare anche piccolezze, ma che per l’Egiltto hanno la loro importanza. Nei -centri, industriali egiziani la critica si rivolge ad esempio contro il caratteristico copricapo e-giziano, il fez, conside-rato poco pratico ed antiquato. Quando il compagno Tito attraversò il canale di Suez, niel suo viaggio per l’India, fu salutato dalla guardia repubblicana coperta col fez. Al suo ritorno gli stesisi militari della guardia repubblicana portavano invece il casco coloniale. Analogamente si agisce contro la «galabia», il costume nazionale por- tato dagli uomini, consistente in uina lu-n-ga camicia bianca di cotone ohe copre il corpo sino- ai piedi. A Mu-duri-e-h el Tauri,r, d-o-ve s’educano le giovami generazioni di contadini e-giziani, la galabia e la melala, il costume nazionale femminile, sono sitati proibiti per dar posto ai vestiti moderni sia per gli uomini che per le donne. Insamma in Egitto si da battaglia aperta contro le ga--labiie maschili, le malaie femminili, le s-ottanne degli sceicchi, i veli-, i turbanti, i fez, ecc. cioè contro tutto quell’aitabigliamento che dovrebbe mettere in evidenza il carattere ó-rientale del paese. La battaglia si iniziò in silenzio, senza proclami e disposizioni legali da parte del Governo, per sbocciare recentemente in forma ufficiale con la decisione del Ministero deirEducaziiomie1 nazionale che prescrive una uniforme -per (tutta la popolazione scolastica. Il noto scrittore egiziano- Ali Amin scrive -che tra cinque anni la galabia scomparirà completamente dal Cairo e fra dieci anni anche dalla provincia. Diegi anni fa il principe Mohamed Alì — allora presidente del -Consìglio di reggenza — ordinava l’espulsione di- tutte le ragazze dalie università -egiziane «poiché la loro presenza nelle scuole era una vergogna per il paese». Oggi migliaia -di egiziane studiano alle università ed alle altre scuole, mienltre recentemente le prime donne sono sitate accolte in servizio al Ministero degli Affari Esiterà. Lo sviluppo' di -questo paese prosegue inarrestabile e i quattro anni passati sono sitati i più fruttuosi ed i più intensi per quanto riguarda il. miglioramento di vita e il cambiamento dei costumi del popolo della- Valle del Nilo. Z. P. Modelli in passerella Nel West: rodeo a dorso di bisonte Il giorno, 11 del mese in corso ha avuto luogo pressò l’hotel «Triglav» di Capodistrìa una sfilata di modelli maschili e femminili. La manifestazione, che avrebbe dovuto aver luogo in precedenza, era stata rimandata a causa del maltempo. Il giardino del «Galeb», infatti, ospitava già la lunga passerella che le indossatrici dovevano percorrere, ma la pioggia ha costretto, alcune sere dopo, pubblico e manequines nell’ampia sala del «Triglav». Organizzata dalla Scuola di taglio di Capodistria e presentata con brio da Joško Lavrenčič, la seconda edizione di questa parata della moda si è svolta in un clima di simpatia e, è proprio il caso di dirlo, di famigliarità. Il pubblico stesso ha provveduto a classificare i modelli applaudendoli di volta in volta, mentre un’apposita giuria cronometrava la durata degli applausi. Per la gran parte i modelli sono piaciuti. La loro qualità ed eleganza è senza dubbio maggiore di quelli presentati l’anno scorso. Pure gli uomini hanno fatto una bella figura, presentando abiti da passeggio, cappotti, tute da operai, ecc. Nel reparto femminile si contano abiti da ballo, da pomeriggio, estivi, grembiuli, ecc. E’ innegabile il progresso che le nostre sartorie hanno saputo compiere in quest’ultimo anno. (Alla manifestazione hanno preso parte sartorie di Capodistria, Isola, Pirano e Portorose). Dopo la sfilata, ha avuto luogo l’estrazione dei biglietti della lotteria, la quale comprendeva 7 premi. Il primo premio consisteva nientemeno che nel modello classificatosi al- primo posto (un graziosissimo «due pezzi» per signora, presentato dalla sartoria «Elegant» di Capodistria); quattro premi consistevano nella cucitura gratuita di un abito presso la Scuola di taglio, mentre gli ultimi due (vinti da due uomini, uno dei quali quasi completamente calvo) consistevano in due ondulazioni da farsi fare gratuitamente presso la «Lepa Vida» di Capodistria. c difficile il cammino dell’Indo-riesia sulla via dell’indipendenza e deii'ornancipazione ma che non lo possono ne mutare ne arrestare. Certo la vita degli indonesiani non è facile e In miseria della popolazione autoctona fà un tremendo contrasto con 1 ricchi boungalóws dei colonialisti di ieri che cercano di tenere - ancora soggetta oggi la libera repubblica . di Indonesia usando di tutte le armi economiche. Dai loro capitali alle occulte complicità della politica e della finanza dell’imperialismo che vorrebbe allo stato di magazzini di materie prime le ricche terre d’Oriente e dell’estremo Oriente. L’Indonesia ha bisogno di aiuti finanziari e tecnici perchè è povera di attrezzature per sfruttare le proprie ricchezze. Quelle ricchezze del suo sottosuolo e della sua terra che fanno uno stridente contrasto con la povertà delle masse. L’Indonesia, (con oltre otto milioni di tonnellate annue ricavate dai pozzi di Sumatra) è in testa ai paesi dell’estremo Oriente nella produzione del petrolio. Una ricchezza che, dopo la libertà polica, abbisogna dell’emancipazione economica dallo straniero. Infatti gli otto milioni di tonnellate di petrolio indonesiano sono oggi ancora proprietà di quattro grandi società straniere: la «Bataafske Petroleum Maatascapij (succursale dell’olandese Royal Dutc Shell); l’americana «Standard Vacum»; la «Nederlandsh-Indishe Hardie Maatascapij», legata al capitale britannico e la «Nederland’s Pacific Petroleum» filiale della Standard Oil of California. L’influenza nefasta di questi trust petroliferi sta alla ■ radice di tutti i turbamenti politici in Indonesia anche se le rivalità fra i trust, a volte, favoriscono un’azione di raggruppamento di forze nazionali sotto l’indiretto aiuto di altri stranieri. Ma fra le sue ricchezze l’Indonesia non annovera solo il petrolio, essa possiede anche importanti piantagioni dell’albero da gomma. Il caucciù indonesiano non è di qualità speciale ma, oltre a cinque o sei varietà di secondo ordine, a Sumatra e nel Borneo cresce spontanea la «Crepa» e la «Sheets» che sono fra le qualità più quotate sui mercati dell’Estremo Oriente. Si calcola che fra l’esportazione ufficiale e quella non ufficiale (diretta nella Cina Popolare malgrado gli «embargos» delle potenze occidentali) la gomma che lascia i porti indonesiani superi di molto in valore i cento milioni di sterline. Ma l’Indonesia manca di attrezzature anche in questo campo ed il 75°/o del caucciù indonesiano non proviene dalle piantagioni, ma viene raccolto dal contadino dell’interno (il «Tani») ed esportato grezzo per mancanza di sufficienti impianti di lavorazione. Per un chilo di gomma grezza di Sumatra i trust americani offrono da 30 a 32 centesimi di dollaro, le agenzie commerciali della Cina Popolare fino a 35 centesimi e attraverso il contrabbando il caucciù indonesiano raggiunge persino, in certi casi, i 37 cents. Come si vede una ricchezza anche se l’Indonesia ha visto danneggiate della guerra il 60% delle sue piantagioni di caucciù. Ma una ricchezza che — come disse il presidente Soekarno — deve essere strappata alla giungla con le unghie per non vendere un solo briciolo della libertà del paese. Una ricchezza che per giungere al. suo mercato naturale sul continente cinese deve sfidare ire politiche di grandi, potenze oltre che i cannoni delle navi corsare di Chang Kay Scheck che, dallo stretto di Formosa, fà il doganiere per la tasca propria e il conto politico altrui. Petrolio e caucciù, due grandi ricchezze della Indonesia libera ma povera e tecnicamente arretrata. Due grandi ricchezze che il popolo deve valorizzare con il suo lavoro per poter, assieme alla libertà nazionale, godere dell’emancipazione economica. Ma caucciù e petrolio non sono le . sole ricchezze di questa ex colonia che formava da sola l’imperò finanziario sul quale viveva la prosperità del capitalismo olandese. In Indonesia abbondano copra arachidi, canne da zucchero, vaniglia, garofano, cannella, mentre non manca il caffè e, nel sottosuolo, accanto al petrolio bauxite, magnesite e stagno ... Stretto fra le manovre politiche dei blocchi militari, le forze occulte dei servizi stranieri di informazione e la potenza finanziaria dei trust del petrolio, il presidente Soekarno — idolo delle masse indonesiane — ha saputo condurre il paese alla libertà e vuole portarlo all’emancipazione. Per rifare la sua economia, per rialzare la sua produzione di caucciù, per crearsi un’industria, l’Indonesia deve risolvere il grave problema di ottenere finanziamenti dell’ordine di cinque o seicento milioni di dollari. lano, e anche nella capitale lombarda hanno svegliato notevole interesse. La Biennale Mediterranea assegnò il primo premio di scultura a Drago Trsar di Lubiana, e un terzo premio di pittura a Ljubi Ivančič di Zagabria. Con i primi del prossimo mese avrà luogo un avvenimento di grande importanza. Verrà infatti inaugurato, sempre nei locali dei Museo, l’attesa mostra denominata «Salon 56». Ad essa prenderanno parte 55 autori jugoslavi e 35 parigini. I lavori esposti saranno complessivamente 150. Il «Salon'56» sarà più importante dell’edizione di due anni fa, che ebbe esito favorevole e riscosse un caloroso successo di critica e di pubblico. Per questa Mostra il Consiglio per la cultura e l’istruzione del Comitato popolare distrettuale di Fiume ha stanziato un primo premio di 100 mila dinari. * Si apprende intanto che quattro artisti jugoslavi, uno scultore e tre pittori, sono stati Inviati a partecipare alla prossima Biennale di Venezia. Essi sono Voja Bakié, La-zar Vujaklja, M. Protic e Mario Pregelj, e saranno presenti con una decina di opere ciascuno. La scultore Voja Bakié ha superato la fase cubista e si trova già nel campo dell’astrattismo. La-zar Vujakla è invece nettamente espressionista, mentre Protič e Pregelj tendono all’astrattismo pur non essendo riusciti a liberarsi completamente dal realismo. Bakié, nato a Bjelovar nel 1915, ha ultimato l’Accademia di scultura a Zagabia e dal 1940 si è più volte presentato al pubblico con riuscite «personali». Pregelj è professore all’Accademia di Belle Arti a Lubiana. Vujaklja, nato a Vienna, è un autodidatta, come pure il giovane Protié, formatosi a Praga e a Belgrado. A Bull’s Island, nell’Atlantico, si danno convegno migliaia di rondini TRA BREVE A ZAGABRIA La nuova colonia dello studente Già nel febbraio dello scorso anno è stata determinata la località in cui dovrà sorgere la nuova colonia dello studente, sui terreni posti sulla riva sinistra del fiume Sava, in prossimità del futuro Centro Universitario di Zagabria. Prima della fine del mese in corso avranno inizio i lavori per l’erezione del primo gruppo di edifici, per la cui costruzione il Sabor della Repubblica di Croazia ha stanziato un credito di 79 milioni di dinari. Questo primo complesso di edifici comprende 5 fabbricati a tre piani collegati funzionalmente in un tutto organico da due padiglioni destinati allo svago, al riposo e a vari servizi. Ognuno dei 5 edifici avrà 75 stanze con 150 letti (due letti per stanza), una cucina economica, una stireria, una sala ad ogni piano e un reparto-malati. Le dimensioni di ogni stanza saranno di m. 3,60 X 5,10; ogni vano sarà diviso in due parti: l’anteriore per il soggiorno e lo studio, vicino alle finestre (cm. 280 X 140) e la posteriore provvista di divano-letto. Il padiglione, cui si accederà internamente da tre edifici, sarà diviso in tre sezioni da ampie vetrate, che potranno essere tolte, sì da ottenere un salone per eventuali feste e spettacoli, lungo oltre 40 metri. Questo, al primo piano del padiglione. Il pianterreno verrà adibito a magazzino e comprenderà l’alloggio del custode. I lavori di muratura dovrebbero venir ultimati verso la fine dell’anno in corso. L’accesso dei primi inquillini-universitari è previsto per il luglio 1957. e. d. CALEIDOSCOPIO IO SONO MIO NONNO Una missione medica in visita a un’o-spedale psichiatrico si imbatte in un paziente dall’aria molto intelligente,, c-he se ne sta da una parte. Uno 'dei medici, gli si avvicina chiedendogli perchè si trova aU’ospe1-dale. — Vede, risponde l’uomo, io ho sposato una donna che aveva già una figlia adulta. Un: giorno mio padre sposò la mia figliastra e mia moglie divenne così la suocera di mio suocero'. Poi mia nuora, che era moglie di mio padre, mise al mondo un bambino e quel bambino era, mio fratello perchè figlio di mio padre. Ma- e-ra anche nipote di mia moglie e di conseguenza anche mio-, che ero divenuto nonno -del mio fratellastro. In seguito anche mia moglie ebbe un figlio. Fiu -così che mia cognata -e sorellastra di mio figlio diventò nello stesso tempo anche sua nonna-. Io sono- dunque il fratello -di mio figlio che, è nello stesso tempo fratello di sua nonna. Ho anche rimpres-sione di e-ssère il cognato- di mia madre, li avere una moglie che è la zia di suo figlio, un figlio che è nipote -di suo padre, di essere il mio proprio nonno e anche il fratello di mia moglie. E’ per quesito che mi trovo qui. DELICATEZZA Un impiegato di una grande società di assicurazioni sulla vita è famoso per la delicatezza con la quale sa comunicare le notizie più dolorose ai clienti. Un giorno .uno di essi, assicuratosi per una notevole somma, resta vittima di uno scontro ferroviario. E l’impiegato «delicato,» viene incaricato dalla società assicuratrice di avvertire con molto tatto la consorte della vittima. Sorridente, l’impiegato si presenta alla donna ancora in.gnara e le dice molto serenamente: — Ho- il pia-cere di annunziarle che- suo marito ha guadagnato poco fa due milioni in uno scon tro ferroviario. I GIALLI NELLA REALTÀ’ TRADITA DAL PROPRIO CAPELLO la giovane assassina di Zagabria Prima che sorga Falba diamo un’occhiata oltre le persiane chiuse del quartiere dove alloggia l’ottantenne ingegnere Ožbolt. Sul letto, la testa ricoperta con l’imbottita, giace il corpo inanimato del vecchio, strangolato da una cintura femminile. Questa è ancora stretta al collo. Sorge l’alba, ma nulla fa intuire ai vicini e ai passanti il dramma che si è svolto nei loro pressi. Vi è però qualcuno che si meraviglia di non vedere, all’ora solita, l’ingegnere uscire sulla via, anche perchè la sera precedente lo aveva visto rientrare in compagnia di una donna. E così il timore ed il sospetto muovono all’azione. Qualche ora più tardi gli organi della polizia criminale di Zagabria, forzano la porta. Basta un’occhiata perchè si presenti intera la visione del fatto: assassinio con furto di oggetti e del portafoglio. S’inizia l’inchiesta. Ben presto si riusci a stabilire che alcuni giorni prima del fatto una giovane donna, vestita in parte da contadina, era venuta a cercare l’ingegnere, cioè quella stessa donna che fu vista in sua compagnia la sera del delitto. Tutti coloro che la videro descrissero, meglio che potevano, i suoi connotati, ma nessun altro dato esisteva sulla sconosciuta. Gli esperti si misero alla ricerca delle invisibili tracce ma inutilmente, poiché tutto ciò che restava era la cintura e una quasi inintelligibile impronta digistale su di una bolletta lasciata sui comodino. Gli organi criminalistici brancolavano nel buio essendo giunti solo alla poco consolante constatazione che il delitto era stato presumibilmente eseguito da una donna a scopo di rapina. Ma anche ciò doveva venir dimostrato. I giorni e le settimane seguenti non portarono nulla di nuovo, per cui gli abitanti della via Badallć cominciarono a dimenticare il tragico fatto. La pratica non fu però archiviata dagli organi investigativi e anche se passò l’estate e venne l’inverno su di essa non fu apposto il consueto «agli atti». II 21 febbraio di quest’anno un nuovo delitto turbò la popolazione di un’altra via zagabriese: la Lomniška. In un quartiere sito al n. 14 veniva trovato strangolato con la sua stessa cravatta un altro pensionato, il ses-santaduenne Stjepan Kralj. Il quadro del delitto si presentò questa volta particolarmente orrendo poiché il Kralj giaceva a terra, in un lago di sangue, sgorgato dalle ferite prodotte sul capo da un oggetto contudente. L’armadio era completamente vuoto. Anche qui assassinio con rapina. Sul letto c’era un fermaglio al quale s’era attaccato un capello, un sottile, quasi invisibile, capello femminile. Sul tavolo un bottone metallico di colore rosso, orlato di giallo. Oltre a ciò una giarettiera, di quelle solitamente usate dalle contadine. Ben presto l’investigatore potè constatare una notevole analogia tra questo delitto e quello di via Badalić. Strangolamento, rapina e la misteriosa donna vestita in parte da contadina. Bisognava essere tempestivi per impedire nuovi delitti. I vicini di casa che sapevano qualcosa di più sulla vita del Kralj dichiararono che negli ultimi tempi egli fu visto portarsi i pasti da fuori e che dal suo quartiere s’udirono più volte delle voci prima insolite. Dopo aver ripreso le impronte di- gitali, questa volte numerose ed evidenti e interrogato tutti coloro che sapevano qualche particolare sulla vita della vittima, l’invèstigatore si mosse sulle traccie trovate. Un dato lo portò, inizialmente, su falsa una traccia. Seppe difatti che il Kralj era In dissidio con i propri parenti, che vivevano in provincia, a causa della suddivisione di un’eredità. Avrebbe potuto essere anche questa la causa del delitto. Ma questa supposizione venne ben presto a cadere perchè il laboratorio centrale della sezione criminalistica constatò che le tenue impronta digitale, trovata spila bolletta nel quartiere dell’ing. Ožbolt, era identica a quelle ritrovate nel quartiere del vecchio Kralj. Gli esperti in dattiloscopia confrontarono le impronte ritrovate con quelle di oltre cinquantamila persone e constatarono che le impronte appartenevano ad una certa Milica Skrlin, nata nel 1933. Chi era questa giovane donna? I dati rimessi all’investigatore dicevano trattarsi di una operaia, nubile, con un figlio illegittimo,, condannata due volte per furto con scasso, la prima volta a tre anni e la seconda volta a tre mesi. Allora si è provveduto all’analisi dei capello trovato sui fermaglio nel letto. Ed è stato accertato che appartiene a Milica Skrlin. Non vi era più alcun dubbio, anche se bisognava raccogliere altre prove. Di fronte alla fotografia di Milica Skrlin gli inquilini della casa di via Badalić hanno riconosciuto in lei la donna che una sera di mesi addietro era entrata in casa dell'ing. Ožbolt. Fu questo l’ultimo anello della catena. La sezione sociale del Comitato Popolare rilascia a tutti coloro che vengono messi in libertà dopo aver sostenuto la pena detentiva un buono per il, prelevamento gratuito di pasti per il periodo di un mese. E’ stato accertato che con la carta intestata a Milica Skrlin i pasti venivano ritirati da un uomo anziano. Evidentemente si trattava della vittima Stjepan Kralj. Raccolti tutti questi dati, l’investigatore ha tratto le sue conclusioni, ormai certe al cento per cento: Milica Skrlin, giovane donna abitante a Gornja Bistra, ha compiuto due assassinii. Ed è stata arrestata. In casa dei suoi genitori, nel suo villaggio natale. E lì sono stati rinvenuti alcuni degli oggetti di proprietà del defunto Kralj. Messa alle strette, ella ha ben presto riconosciuto i crimini commessi. La ricostruzione dei fatti ha posto luce anche sugli ultimi dettagli. Sulla panchina di un parco zaga-brese l’omicida aveva conosciuto la sua prima vittima, l’ing. Ožbolt. Era senza lavoro e per di più in stato di gravidanza, gli si era perciò lamentata della sua critica situazione. Egli le ha promesso di aiutarla e l’ha invitata a casa sua. Cosa che ella ha fatto. Ha avuto cosi occasione di conoscere la situazione nell’appartamento e dopo alcuni giorni vi ritornava, ma questa volta col cosciente preposito di uccidere il vecchio. Non lo trovò in casa, perciò lo attese in strada. Finché egli finalmente giunse, la fece entrare, le offerse da mangiare e da bere. Al momento opportuno lo soffocò con la propria cintura. Il ristorante dell’Automat fu il luo- LE INVEZIONI REALIZZATE E NON L’ATOMICA UCCISE ÄBACUC Ai tempi della regina Vittoria i gentiluomini che rincasavano nelle ore piccine, uscendo dal Club si mettevano in bocca e avidamente .succhiavano una pasticca miracolosa, avviandosi quindi verso le domestiche mura con piede malfermo ma col cuore fermissimo. Inutilmente le legittime consorti cori la scusa di un bacino notturno tentavano dii cogliere sulle loro labbra il soffio traditore dell’alcool. Soave e innocente, sentivano alitarsi contro un fragrante sentore di violette. Era l’effetto della miracolosa pasticca, piccola grande benefica invenzione. Oggi è introvabile, non si fabbrica più. Pare non ce ne sia più bisogno. Si faibltìhrica invece e si consuma molto un altro benefico ritrovato dell’industria chimica britannica, al quale i competenti pronosticano un grande successo anche sui mercati esteri: è un preparato a base di clorofilla estratta dagli spinaci e le pasticche hanno il magico potere di disperdere i più terrificanti effluvi di cipolla, aringa, gorgonzola e di neutralizzare — pare sia il massimo raggiungibile allo istato attuale della scienza — persino quelli dell’aglio. Di altre scoperte arriva al pubblico solo una eco pallida, subito spenta. Al liquido elemento ha dedicato intesi studi e sogni e buona parte del suo patrimonio una delle più controverse figure di inventori che siano mai esistite in questo paese, Geoffrey Pyke. E’ scomparso alcuni anni fa, di questi giorni, e molti giornali oggi ne ricordano l’avvien-turosa vicenda, incerti tuttora se considerarlo un visionario o un genio. Egli aveva scoperto' che, aggiungendo all’acqua di un comune fri-i igorifero dei pezzetti di cartone o della pasta di legno1, il ghiaccio risultante acquistava una enorme consistenza, diventava duro come la pietra. E su questa materia resistentissima, avviamento galleggiante e di facile produzione (l’aveva battezzata per l’appunto pykrete) aveva basato un suo progetto di una flotta d’invasione (si era in tempo di guerra) composta di enor-j mi navi tutte di pykrete, inaffondabili e pertanto a prova di bomba, refrattarie altresì all’azione del Direttore LEO FUSILLI Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso lo stabil, tipoiral. »JADRAN« Capodistria Pubblicazione autorizzata isole più torrido grazie ad un complicato impianto di ghiacciaie tubolari ohe mantenevano la pykrete ad una temperatura costante di dieci sottozero. Era allettante l’idea di arrivare addosso ai tedeschi sul ghiaccio, compensato. Era anche strana, si capisce, ed oggi sono molti a sorriderne. Ma allora furono molti a prenderla isUl serio, primo fra tutti Winston Churchill che energicamente scartò le obiezioni dei tecnici scrivendo: «Attribuisco, la massima importanza all’idea di mister Pyke». E fiu per iniziàtiva di Churchill che infine si pose mano alla realizzazione del progetto e si iniziò nel Canada, in zona remota da ogni occhio umano e severamente vigilata, la costruzione di una colossale nave lunga oltre un chilometro coi fianchi aventi lo spessore di dieci metri1. Impresa gigantesca tecnicamente più difficile di quanto si prevedesse. Scoccò il giorno fatale dell’invasione della Normandia e l’immensa nave non era ancora pronta. «Niente paura — disis'e mister Pyke — verrà buona per invadere il Giappone». Senonchè egli non a-veva fatto i conti con la disintegrazione deiraltotao. Gli strateghi infatti quando si videro offrire l’atomica cancellarono subito i piani di sbarco e rinunciarono alla flotta dii ghiaccio compensato. Tecnici e frigoriferi abbandonarono la segretissima zona canadese, la chiglia deirimmensa nave — non si era andati più in là in quasi due anni di lavoro •—•- si disfece col p'ri-,mo sole dell’estate. «Abacuic», aveva denominato mister Pyke il suo progetto, memore) del versetto che isd legge nella Bibbia, nel libro appunto di Abacuc: «Un’impresa alia quale non presterete fede malgrado la parola dei profeti». L’atomica aveva ucciso Abacuc. Può forse dirsi che indirettamente uccise anche mister Pyke perchè qualche anno più tardi egli pose fine ai suoi giorni. Era stanco e sfiduciato. Negli ultimi mesi di guerra aveva pensato di offrire un contributo decisivo alla ricostruzione delle terre devastate e, tenendo presente la penuria di macchine che avrebbe angustiato il mondo a guerra finita, aveva elaborato — con successo, dicono j suoi, amici — uno speciale sistema destinato a decuplicare la forza muscolare dei lavoratori. Qunado vide la disoccupazione dilagare invece in Europa capi che la sua invenzione Poteva sembrare una beffa. Era un grande idealista mister Pyke, ed era anche — c’eravamo scordati di dirlo — un ex giornalista. go in cui conobbe la sua seconda vittima, Stjepan Kralj. Fu egli ad avvicinarla e ad invitarla a cena, e poi a casa sua, cosa che Milica accettò senza esitazione. Visse a casa sua per 9 giorni, pianificando l’omicidio che eseguì nella notte tra il 21 ed il 22 febbraio. Raramente gli investigatori della sezione affari interni di Zagabria si erano trovati di fronte a una criminale del genere, la quale, nonostante la sua giovane età, aveva compiuto ancor prima degli assassini alcuni furti. Cinque anni or sono era giunta dal suo paese in città, dove si era occupata in una fabbrica. Ben presto si associava ad alcune donne di dubbie qualità morali e con esse compiva il primo furto con scasso. Veniva condannata a tre anni 'di reclusione. Rilasciata, tornava a lavorare temporaneamente in varie ditte ortofrutticole, ma continuava a frequentare le vecchie amicizie del carcere. In seguito si occupava come domestica, ma poi abbandonava il servizio, quando rimase incinta. La sua figura morale è compieta-mente rovinata nel frattempo, non ha più scrupoli, e in quel periodo compie il suo primo omicidio.. Torna poi nuovamente in carcere per rapina e compie il secondo assassinio subito dopo il rilascio. E chissà quante altre vittime vi sarebbero state se gli organi competenti non avessero scoperto questa pericolosa criminale. IL CIO IVAL DI TRENTA La produzione cinematografica indonesiana è caratterizzalta da cinque periodi di sviluppo. Nel primo periodo abbiamo il cinema mulo, nel secondo c’è l’evenlo del sonoro, il ferzo si dedica a particolari mo-nesiano, ,il quarto è soffocato dal-menti della vita diel popolo indo-l’occupazione giapponese, il quinto reca le 'impronte della nuova Repubblica indipendente. Nel 1927 — 28, a Bandung, sull’isola di Giava, gli europei Krugers ■e Carli girarono i paiimi films indonesiani. Mentre Krugers si serviva esclusivamente di attori indonesiani per rappresentare nei suoi lavori brani di viita del popolo giavanese, Carli impiegava attori indigeni e olandesi nei suoi films di carattere' sociale. Nel 1930 igiunsero in Indonesia i primi films parlati. Si (trattava di lavori cinesi importati dalla società TUN-WONG-BROS-CO. Nel 1935 10 scenario per il film «Pareli» venne iscritto in puro malese. Era la prima volta che accadeva qualcosa di simile nella istoria del cinema indonesiano. Fino a quel momento 'tutti gli scenari erano stati Scritti in un misto di cinese-malese (cinese era pure la società sopra nominata). Il film, diretto da Holandec Mannus Frankem, presentava molto obiettivamente la vita nei villaggi dell’Indonesia. Alla lavorazione presero parte esclusivamente attori indigeni. Di quel periodo è pure il film «Teran-g Bulam» (Luna chiara) 11 cui scenario venne scritto dal noto giornalista Searun. Il film venne proiettato pure all’estero riscuotendo ovunque l’approvazione del pubblico. Quando i giapponesi invasero l’Indonesia, soppressero la produzione cinematografica cinese e acclusero quella indonesiana nel proprio apparato propagandistico. Accanto ad alcuni films, i giapponesi produssero moliti documentari a scopo di propaganda. Alla fine della guerra e con la proclamazione deU’indipenidenza della nuova Repubblica, la produzione filmistica nazionale trovò nuovamente respiro. In breve tempo, nacquero varie società di produzione, tutte sull’isola di Giava. Nel 1950, il Ministero per le infoima-zioni, fondò a Giacarta una s'ocie-ità (cinematografica statale, la Pe-rusahaan Film Nega-ra —• State Film Enterprise. Questa società è l’unica in Indonesia a girare, oltre che films cine-giornali e documentari. Tutte le altre società (che: sono private) producono soltanto lavori artistici. Negli ultimi anni il cinema in Indonesia diede 13 films, dei quali Sei cinesi e sette indonesiani. Per dare un’idea del grande sviluppo avuto dal cinema indonesiano, basta dire che attualmente esso produce 62 films artistici all’anno, mentre nel 1948 (tale numero era appena di 2. Oggi, il cinema indonesiano consta di 15 «.studios», alcuni dei quali attrezzati con i più moderni apparecchi. Le società sprovviste di «studio» ne prendono in affitto uno da qualche altra società. La società statale P.F.N. presta ben volentieri i propri stabilimenti alle imprese che ne sono sprovviste, volendo dare con ciò sempre maggiore incremento alla produzione cinematografica indonesiana. SALAMONICO RESPONSO CALCISTICO Loiter e Račić sta sul campo di Zagabria che su quello di’Vienna ™““° “Ptogo JUGOSLAVIA — AUSTRIA 1:1 Allo stadio Maximir di Zagabria, alla presenza di oltre 45.000 spettatori, si è svolto domenica l’incontro internazionale di calcio fra le rappresentative di Jugoslavia e Austria per la Coppa Geroe. All’incontro erano presenti pure 1.200 tifosi austriaci giunti da numerose città dell’Austria. Le nazionali si sono schierate nelle seguenti formazioni: JUGOSLAVIA: Beara, Belin, Herceg, Boškov, Krstič II, Tasič, Ognjanov, Veselinovič, Zebec, Vu-kas, Pašič. AUSTRIA: Engelmaier, Koslicek, Foreth, Koller, Kollmann, Bar-schandt, Halla, Kosliček II, Wagner, Koerner II, Schleger. Arbitro: Harangozo, della Federazione ungherese, coadiuvato dei connazionali Egervari e Posvayi. Note: Tempo bello e soleggiante, ideale per il gioco. I giocatori jugoslavi hanno giocato in maglie azzurre e pantaloncini bianchi, gli austriaci in maglie bianche e pantaloncini neri. Calci d’angolo 8:3 a favore della Jugoslavia. L’incontro è stato radiotrasmesso dalle stazioni radio di Vienna, Ljubljana, Skoplje, Novi Sad e dalla rete nazionale di radiodiffusione jugoslava. La Radiotelevisione austriaca riprende l’incontro con tre camere, quella sperimentale jugoslava con quattro. L’incontro è stato pure filmato dalle Filmske Novosti jugoslave e dal giornale di attualità austriaco. PRIMO TEMPO DI NETTA MARCA JUGOSLAVA Non appena Harangozo da il segnale di inizio, gli jugoslavi si portano all’attacco e già al 3’ chiamano il prodigioso Engelmeier a prodursi in una spettacolare parata su tiro di Zebec su punizione dal limite — per fallo di mani di Barschandt, a molti parso in area. La pressione jugoslava durava sino alla mezz’ora. Due pericolosi tiri di testa di Zebec sono stati bene neutralizzati dal portiere austriaco, mentre un bolide di Veselinovič al 23’ è andato a lambire il montante. Al 25’ l’Austria faceva entrare al posto del centro attacco Wagner Haummer, il quale è passato all’ala sinistra, mentre Schleger si è spostato al centro. Pressione jugoslava per tutta la durata del tempo. Al 35’ Engelmeier entrava fallosamente su Zebec, ma l’arbitro lasciava correre. Per tutta la durata del primo tempo Beara non è stato chiamato nemmeno una volta ad intervenire su tiri austriaci. PIU’ EQUILIBRATA LA RIPRESA E RETI DI KOLLER E RAJKOV Nella ripresa la nazionale jugoslava si presentava in campo con Rajkov al posto di Ognjanov all’ala destra. Già nei primi minuti si aveva l’impressione della debolezza della difesa jugoslava, la quale veniva bucata al 9’ al primo tentativo compiuto dagli austriaci. Beara, che sino a quel momento non aveva parato un pallone, si è fatto battere da un para-bilissimo tiro scoccato da oltre 20 metri dal mediano austriaco Koller. Passati inaspettamente in vantaggio con l’unico tiro indirizzato verso la rete jugoslava, gli austriaci cambiavano tattica e, oltre una difesa ad oltranza, iniziavano un gioco da perditempo, nella speranza di condurre in porto un risultato positivo. La rete austriaca aveva il potere di stimolare l’attacco jugoslavo, che sembrava più deciso e meno complicato del solito. Non passavano che sei minuti, ed il pareggio era cosa fatta. Vukas imbeccava alla perfezione Rajkov, il quale da 16 m batteva l’ottimo Engelmeier con un tiro rasoterra. Tre minuti piu tardi, al 18’, Zebec si è trovato nella più propizia delle posizioni per segnare, ma da sette metri, solo dinanzi al portiere austriaco, tirava madornalmente a lato. Poco dopo riprovava nuovamente Rajkov, ma Engelmeier si faceva applaudire a scena aperta parando il bolide scagliato da una decina di metri. Al 25’ gli austriaci fruivano di un calcio dal limite per fallo di Herceg su Koslicek, ma lo stesso Koslicek tirava alto sopra la traversa. Dopo la mezz’ora il gioco calava di tono, le due squadre, giunti agli sgoccioli delle forze, miravano al mantenimento del risultato conseguito. Alcuni attachi austriaci hanno messo in mostra la deficenza della difesa jugoslava, che si è impapperata più volte su innocue azioni austriache. Il risultato non cambiava e la fine veniva salutata da una nutrita salva di fischi degli insoddisfatti tifosi contro i giocatori jugoslavi. INEFFICACIA DEGLI ATTACCANTI : MALE CRONICO L’incontro ha servito a mettere per l’ennesima volta in luce l’alto valore tecnico della formazione jugoslava, la quale pratica un gioco di alto livello tecnico, difficile da vedersi sui campi di tutto il mondo. Ma a questo gioco tecnico fa riscontro una malattia cronica nel tiro a rete. I nostri giocatori, giunti in area, perdono la testa e non riescono a portare a termine le azioni tanto bene iniziate e svolte a metà campo. Essi insistono troppo nel dribbling personale, che alla fine si dimostra più nocivo che utile, e fa perdere ogni valore alle belle trame di gioco impostate e tessute fuori dall’area avversaria. Se dobbiamo dire poi che questo male dura già da oltre cinque anni, e che ci ha fatto perdere molti scalini nella scala dei valori mondiali, 2:2 JUGOSLAVIA: Radenkovič, Co-kič, Biogradljič, Pajevič, Juričko, Ristič, Petakovič, Medved, Toplak, Prlinčevič, Krstič. AUSTRIA: Gartner, Chalupetz-ky, Roeckl, Rickerl, Giesser, Sa-botzer, Aygnér, Walzhofer, Buzek, Hollaus, Bertalan. Arbitro: Vlček, della federazione cecoslocacca. Note: Spettatori 25.000. Tempo primaverile, senza vento. Nessun incidente di rilievo. La nazionale jugoslava, pur avendo chiuso il primo tempo in svantaggio per 2 a 0, ha perduto una delle migliori occasioni per imporsi ad una formazione austriaca molto combattiva in verità, ma di classe inferiore sul piano tecnico. L’incontro ha avuto due tempi nettamente distinti. Nel primo, dopo un’inizio favorevole agli jugoslavi, gli austriaci prendevano l’iniziativa a riuscivano a passare per due volte, al 37’ con Walz-hofer ed al 39’ con Hollaus. La ripresa è stata tutta di marca jugoslava, i cui attaccanti hanno giostrato per tutti i 45’ in area austriaca, ma non sono riusciti a segnare che due gol, al 13’. con Perdono a Graz i juniores Jugoslavi JUNIORES: Austria — Jugoslavia 3:1 (0:1) JUGOSLAVIA: Vereš, Tomič, Radovič, Borozan, Kranjčič, Bano-vič, Šekularae, Ferhatič, Radivoje Ognjanovič, Radovič, Ljubomir Ognjanovič. AUSTRIA: Cerny, Hasenkopf, Hantschk, Puschnigg, Horvath, Hoeltl, Haltenegger, Senekovitsch, Germ, Hof, Pichler. Marcatori: 9’ Ferhatovič del p. t. per la Jugoslavia. 17’, 34’ Hof e al 42’ Hauberger della ripresa per l’Austria. Arbitro: Madjar della federazione ungherese. Note: Nella ripresa l’Austria ha sostituito Pichler con Hauberger. Spettatori 7000. Come a Vienna, cosi a Gratz rincontro ha avuto due faccie. Nel primo tempo gli jugoslavi hanno dominato, ma non sono riusciti a segnare che un gol al 9’ con Ferhatovič, dimostrando un’ottima intelaiatura tecnica, ma poca precisione di tiro. Gli austriaci, più sbrigativi, sono venuti alla luce nella ripresa, nella quale hanno approfittato di tutte le occasioni loro presentatesi, segnando tre gol che sono stati decisivi agli effetti del risultato finale. Toplak ed al 34’ cori Petakovič. Oltre ai due gol segnati, gli attaccanti jugoslavi hanno sciupato almeno quattro facilissime occasioni, delle quali una nel primo tempo. Toplak, che pur è stato il miglior uomo in campo, e che notoriamente è uno dei più pericolosi tiratori della prima lega, si è lasciato prendere più di una volta dal nervosismo davanti alla porta avversaria, sbagliando due occasioni su tre. Alla fine dall’incontro sono state fatte le seguenti dichiarazioni: Čirič, allenatore della nazionale jugoslava: Abbiamo perduto un’ottima occasione per battere i cadetti austriaci. E’ un vero peccato che i nostri attaccanti non hanno approfittato delle numerose occasioni avute. Il miglior giocatore austriaco è stato il centro attacco Buzek. L’arbitro non mi ha soddisfatto. Peser, dirigente austriaco: La nostra squadra è stata superiore nel primo tempo, quella jugoslava nel secondo. Gli jugoslavi si sono dimostrati dei grandi tecnici, ma sono mancati nettamente nel tiro a rete. Il risultato mi sembra reale. I migliori in campo sono stati Toplak e Prlinčevič. Roekl, centro mediano: Penso che il risultato sia equo. L’arbitro è stato buono. Toplak ottimo. Toplak: Le ali e il centro attacco austriaco sono ottimi. Con Roekl ho dovuto sudare più che con Stok a Belgrado nell’incontro con l’Austria, ma Roekl è molto più falloso del suo collega. NCONTRO SCACCHISTICO Jugo - Sovietico Domenica si è iniziato a Belgrado ’ atteso confronto di scacchi fra le rapprensentative nazionali di Jugoslavia e URSS. Mai un incontro internazionale ha causato tanto interesse, non soltanto in Jugoslavia, ma anche all’estero; dato che proprio dal risultato dell’incontro dipende a chi di diritto andrà il titolo di nazione numero due di scacchi al mondo, dato che il primo posto va indiscutibilmente all’URSS. Sulle otto scacchiere si avvicenderanno negli otto gironi ben 12 grandi maestri e 4 maestri internazionali. i La prima giornata ha confermato la sforzo degli scacchisti jugoslavi, i quali hanno chiuso i primi incontri in parita 4:4. Ecco i risultati dei singoli incontri: Trifunovič—Boleslavski remi. Averbach—Ivkov remi. Korčnoj— Gligorič remi. Pirc—Keres remi. Milič—Petrosjan remi. Tajmanov —Rabar 1:0. Matanovič—Smislov remi. Karakljajič—Geler 1:0. non possiamo comprendere perchè Tirnanič e l’allenatore Marjanovič non prendano più seriamente gli allenamenti per sopperire a questo. Il pubblico ha dimostrato chiaramente che, anche se può ritenersi soddisfatto dal gioco visto, è rimasto contrariato dal risultato finale, che non rispecchia il divario di valori visto in campo. E cosi, dopo la Germania ai campionati del mondo, si sono susseguite Svizzera, Belgio, Scozia e Romania, tutte nazionali dominate, ma tutte uscite dal campo con in tasca la vittoria o almeno il pareggio. Il risultato di parità con l’Austria rappresenta un’insuccesso per la nostra nazionale, ribadito anche dai risultati di Gratz e Vienna. In tutti e tre infatti la mancanza del tiro a rete ha avuto gli stessi effetti. Gli austriaci possono essere contenti del risultato. Essi non hanno fatto che difendersi, con una tattica che si avvicina molto al noto catenaccio italiano. In tre o quattro occasioni di contropiede essi hanno minacciato piuttosto seriamente la porta jugoslava, dimostrando la pericolosità del proprio attacco, anche se imperniato su due soli giocatori. In campo jugoslavo, tranne Beara, malsicuro, nessuno ha giocato male. Zebec e Rajkov, assieme a Krstič ed all’esordiente Pašič, sono stati anzi ottimi. In campo austriaco ottimo il portiere Engelmeier, il migliore in campo, e buoni pure Koller e Halla. L’arbitro ungherese Harangozo ha diretto l’incontro con autorità. L’unico appunto che può essergli mosso è il fatto che al 3’ di gioco, sul fallo di mano in area di Barschandt, invece di concedere il sacrosanto rigore, ha ripiegato sul calcio dal limite. DICHIARAZIONI DI FINE PARTITA Arguer, capitano federale austriaco: 1 a 1 è per noi un risultato onerevole. La rete da noi segnata avrebbe dovuto essere parata da Beara. Gli jugoslavi sono stati superiori in tutto e per tutto, ma trattenevano troppo il pallone. Se avessimo avuto in squadra Hanappi avremmo potuto vincere. Koller, autore del gol austriaco: superiorità indiscussa degli jugoslavi. Credo però che il risultato sia reale, dato che abbiamo saputo difenderci. Kollmann: Abbiamo dato tutto quello che abbiamo potuto. Gli jugoslavi con il loro gioco hanno meritato la vittoria. Abbiamo conquistato il pareggio grazie al nostro cuore. Schleger: Non posso capire come giocatori della classe di Vukas e Zebec, insuperabili nel gioco a metà campo, non hanno saputo tirare in porta. Sono molto felice del risultato di parità. Tirnanič: Quella di oggi non è una disgrazia, non è nulla. Il pubblico non può segnare goal. Moša Marjanovič: Non bisognava sostituire Ognjanov con Rajkov. Quando le cose non vanno, non bisogna complicarle ancor più. Beara: Sono colpevole per il gol subito. Krstič II: Abbiamo avuto molte occasioni per vincere. li risultato rappresenta per noi un’insuccesso, perchè abbiamo giocato sul nostro campo. Ognjanov: Non posso capacitarmi come contro una squadra simile non abbiamo saputo vincere. Belin: Abbiamo dominato grazie al loro sistema del catenaccio. Il nostro attaco è mancato in pieno. Tasič: Ci siamo lasciati sfuggire di mano una meritata vittoria. Vukas, capitano della squadra: Contro l’Austria siamo sempre sfortunati. Ho giocato contro gli austriaci in tutte le partite del dopoguerra. Quella vista oggi è la loro peggiore squadra. Un grande successo tecnico ed agonistico ha coronato la riunione internazionale di atletica leggera di Praga per il «Memoriale Rosic-ky», alla quale hanno preso parte noti atleti della Germania Occidentale e Orientale, Polonia, Ungheria, Austria, Cecoslovacchia e Jugoslavia. Due «performances» mondiali sono state realizzate nelle gare dei 1500 m e 5000 m dal cecoslovacco Jungwirth e dall’ungherese Szabo. Il primo ha realizzato il tempo di 3’42”4, che è di soli 1”4 inferiore al primato mondiale di Iharoš e Nielsen, Szabo ha corso invece i 5000 m in 14’07”, battendo tutta una serie di notissimi specialisti europei. Basti pensare che il nostro Mihalič, classificatosi solo ottavo, ha conseguito l’ottimo tempo di 14’18”8. Oltre a Mihalič, la Jugoslavia ha mandato a Praga pure Lorger e Račič. Ambedue hanno assolto molto bene il loro compito, vincendo il primo i 110 m con ostacoli in 14”7 ed il secondo il lancio del martello con 58,10 m. Ecco i risultati tecnici della riunione: 110 m con ostacoli: 1) Lorger, Jugoslavia, 14”7. 2) Bačvarov-ski, Cecoslovacchia, 14”9. 3) Buga-la, Polonia, 15”. Lancio del martello: Račič, Jugoslavia, 58,10 m. 2) Maca, Cecoslovacchia, 57,44 m. 3) Nillas, Polonia, 56,86 m. 5000 m: 1) Szabo, Ungheria, 14’07”. 2) Kovač, Ungheria, 14’08”6. 3) Graf, Cecoslovacchia, 14’08”6. 5) Zatopek, idem, 14’14”8. 8) Mihalič, Jugoslavia, 14’18”8. 1500: 1) Jungwirth, Cecoslovacchia, 3’42”4. 2) Cikel, idem, 3’443”. 3) Zvolenski, idem, 3’50”4. Getto del peso: 1) Skobla, Cecoslovacchia, 17,18 m. Salto in lungo: 1) Prohaska, Cecoslovacchia, 7,41 m. COPPA MARESCIALLO TITO Isola - Capodistria 2:d Da due compagini, incomplete nei ranghi e perciò prive di quel mordente che carateristicamente le distingue, poco a quasi nulla ci si poteva aspettare. Ma proprio la più incompleta è uscita vincitrice e questa è la maggiore sorpresa. Il Capodistria si è presentato diffatti in campo mancante oltre che del coriaceo e volitivo Santin, pure di Verčon, Hočever, Vatovec, Bertok e Kavalič II. Inoltre all’ultimo momento hanno dovuto correre ai ripari facendo scendere in campo nel ruolo di estremo difensore il sempre valido Turčinovič che pel-tutto il primo tempo ha difeso egregiamente la sua rete da i reiterati e affannosi attacchi dei padroni di casa, che non sono valsi ai ragazzi di Norčič per diminuire lo svantaggio iniziale in cui si sono trovati. Infatti già al 7’ Klasinc sfruttando un corner, metteva in rete. Non passarono dieci minuti che gli ■ospiti andavano nuovamente in vantaggio per merito questa volta del terzino isolano che, nel tentativo di deviare mandava erroneamente nella propria rete e quattro minuti dopo Kavalič I su calcio d’angolo meteva in rete di testa portando il vantaggio a tre lunghezze. Al 23’ la prima segnatura dei padroni di casa grazie a Cernè che su calcio d’angolo batteva Turčinovič. Nella ripresa la musica non cambiava e ai disperati attacchi degli isolani rispondevano gli-ospiti con la loro coriacea difesa e con minacciose azioni di contropiede. Al 15’, in una di queste, Poljšak, con un tiro improvviso da circa 25 metri, portava a quattro le reti della propria squadra. Un minuto dopo, il penetrante Cernè diminuiva nuovamente le distanze, segnando il secondo gol per gli isolani.