ACTA HISTRIAE • 15 • 2007 • 1 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 349–370 365 Intanto la direttrice Ujčić ha annunciato che è già in cantiere il prossimo numero che, tra le altre cose, dovrebbe presentare anche un indice completo dei libri parrocchiali della penisola istriana. Data l'importanza e l'utilità di un simile strumento possiamo soltanto auspicare che la sua uscita sia quanto più prossima ed il parto meno difficoltoso di quello avvenuto in occasione del presente numero. Dean Krmac ARHIVI. Glasilo Arhivskega društva in arhivov Slovenije, l. 29, št. 1. Ljubljana, Arhivsko društvo Slovenije, 2006, pp. 224 La rivista Arhivi, edita dall'Arhivsko društvo Slovenije (http://www.arhivsko- drustvo.si/publikacije/ads_publikacije.htm) e giunta ormai al suo ventinovesimo anno di vita, si riconferma anche in questo primo numero del 2006 un utile strumento di aggiornamento sia per gli addetti ai lavori sia per quanti fruiscono a vario titolo dei servizi archivistici. Tra i trentacinque contributi pre- sentati (saggi, rassegne, recensioni, re- soconti), da segnalare innanzitutto quello di Duša Krnel-Umek, dell'Ar- chivio regionale di Capodistria, sul Tribunale distrettuale a Robida negli anni 1814–1832 e sulla questione lin- guistica delle denominazioni istituzio- nali e dei toponimi istriani (Okrajno sodišče Robida od leta 1814–1832. Slovenska imena institucij v Istri, pp. 123–128). Come rileva giustamente l'autrice, considerando il caso di Robi- da e i materiali conservati all'archivio capodistriano, in una regione misti- lingue qual è appunto quella istriana, ma il concetto andrebbe esteso a qual- siasi situazione consimile, il principale pericolo in cui può incorrere uno studioso è quella dell'uso improprio dei toponimi, spesso citati piuttosto che ACTA HISTRIAE • 15 • 2007 • 1 OCENE / RECENSIONI / REVIEWS, 349–370 366 nelle versioni "originali" in quelle successive per così dire di adozione. Ciò per incuria oppure semplicemente perché questi nomi sono stati oggetto di così tante traslitterazioni linguistiche che solo un attento lavoro filologico è in grado di svelarne le stratificazioni: nel caso di Robida (versione slovena) ne esistono infatti una tedesca (Fünfenberg) e una italiana (Moccò a Dolina). Dalla regione istriana ci spostiamo più a sud con il contributo di Gašper Šmid e Žarko Štrumbl (Arhiv Republike Slovenije) dedicato alla comunità slovena in Bosnia Erzegovina (Zveza Slovencev Tuzla-Udruženje Slovenaca Tuzla, pp. 159–166), la cui presenza nelle città di Zenica, Kakanj, Breza, Banoviči e Tuzla risale alla fine dell'Ottocento ed è legata, in particolare, all'apertura nel 1885 della miniera Krek. La Bosnia Erzegovina è solo una delle tante mete che hanno accolto gli sloveni un po' ovunque nel mondo, nell'ambito di un processo migratorio iniziato già nel XVI secolo per svariate ragioni di ordine storico, economico, sociale, politico e culturale. La studiosa canadese Branka Lapajne (Usoda Krištofa Spindlerja ml. ali kam so odšli naši protestanti?, pp. 171–172) ha ad esempio cercato di rintracciare il destino di alcuni predicatori protestanti lubianesi e delle loro famiglie, indotti a lasciare gli stati ereditari dell'Impero asburgico proprio alla fine del XVI secolo. L'autrice ha fatto ampio uso dei registri matrimoniali dimostrando la ricchezza di questo tipo di fonte anagrafica di cui sempre la stessa si serve pure in un secondo saggio (Arhiv Republike Slovenije, fond AS 721 Gospostvo Bled) per esaminare la condizione e le relazioni familiari dei contadini della Gorenjska tra il 1600 e il 1850 (Poročne pogodbe-pregled v preteklost, pp. 167–169). Le fonti giudiziarie sono invece al centro dei due contributi di Metka Bukošek (Zgodovinski Arhiv Celje) e Jelka Melik (Arhiv Republike Slovenije), rispettiva- mente, dedicati al fondo Tibunale distrettuale a Celje (1850–1941) e alla Suprema procura della Repubblica slovena, ovvero a quello che a partire dal 1995 figura come l'organo più alto di azione penale in Slovenia (Vrhovno državno tožilstvo kot ustvar- jalec arhivskega gradiva in pravni naslednik Republiškega javnega tožilstva, pp. 99– 104). La sezione "Dalla prassi per la prassi" raccoglie alcuni saggi che si rivolgono, per la specificità delle questioni trattate, al personale archivistico chiamato a soffermarsi sulla questione della cooperazione europea in materia di archivi (Natalja Glažar), sui modelli di spesa per la custodia digitale (Jacqueline Slats, Remco Verdegem) e sulla raccomandazione del Parlamento europeo relativa al patrimonio cinematografico (Lojz Tršan). Un nutrito numero di rassegne e recensioni va a completare ed arricchire questo numero di Arhivi assieme ad una generosa presentazione di materiale iconografico. Monica Rebeschini