VITA Unione Giov. d. c. „Fides" edit. RERUM NOVARUM 1891—15 maggio—1920 Colla più profonda commozione vogliamo ricordare anche questo anno la ricorrenza della fatidica data, 15 maggio. In mezzo all' assordante trambusto di una società sconvolta, mentre ci risuonano nelle orecchie ancora vive le grida e i canti dell'ubbriacatura del i. maggio, oggi risalta più che mai tutta la importanza della lettera enciclica di Sua Santità Leone XIII, colla quale egli cercò di porre un argine al dilagare del socialismo e, basandosi sul vangelo di Cristo, ai ricchi e ai poveri, allo stato e agli individui, ai padroni e agli operai seppe additare l'unico rimedio per la società dolorante. La parola saggia e persuasiva del bianco vegliardo commosse il mondo tutto ; scosse i conservatori tenaci, che invano si affaticavano a negare la questione sociale, a portare ai sette cieli la «progredita civiltà moderna», la perfezione degli ordinamenti civili, civiltà che ci generò la guerra e l'anarchia, ordinamenti che barcollano al primo urto della marea bolscevica, perchè privi d'un contenuto ideale superiore, perchè atei, perchè contrari all'unica vera religione, quella dell' Uomo-Dio. Scosse l'augusta parola anche i cattolici ed inspirò ad essi quel-l'ardore d'azione cattolica che ricoprì ogni regione con mille istituzioni per l'elevazione morale e materiale del popolo. Dalle pagine immortali della „Rerum novarum" l'azione cattolica ha preso ti suo motto : „proletari di tutto il mondo, unitevi in Cristo!" perchè in esse è detto quale e quanta importanza abbia l'organizzazione. «Guai a chi e solo! il fratello aiutato dal fratello è simile a città fortificata», esclama il Pontefice, togliendo queste fratei dalla sacra scrittura. PERIODICO BIMENSILE GRATIS. La parola del Papa scosse e rese attoniti anche i socialisti, i quali, mentre sui loro giornali lanciavano le più stolte accuse contro la Chiesa, si rodevano dalla bile, vedendo sorgere l'unica forza che avrebbe potuto combattere con speranza di riuscita contro di essi. Ma la parola del Papa non ebbe quell'accoglienza che avrebbe dovuto avere. Le classi dominanti, chiudendo gli occhi alla luce, continuarono la loro folle opera di odio contro la religione, di noncuranza, di oppressione anzi, delle classi meno abbienti, che così furono costrette a darsi in braccio ai mestatori rossi. Il male quindi, lamentato 29 anni or sono, si aggravò sempre più, e dopo lo sconvolgimento dei lunghi anni di guerra, portò la società tutta a quello stato di malessere che noi tutti lamentiamo. Se vogliamo quindi evitare la catastrofe imminente, nell' enciclica sulla questione sociale ci è segnata la via che dobbiamo battere. Seguendo questi immortali principi scendiamo in campo; serriamo le file, doniamo alla santa causa il fiore della nostra giovinezza, l'entusiasmo dei nostri cuori, il profumo della purezza degli animi nostri. Lottiamo, affinchè sotto la materna protezione della Chiesa, l'umanità possa ristorare le ferite della guerra, possa trovare il conforto ai suoi dolori e ai suoi spasimi. NOi E LORO Vari programmi Di fronte allo sconquasso generale della vecchia società, fatta su laboriosamente dal principio del secolo scorso in poi con leggi giacobine contro ogni più elementare libertà umana, c' è un arrabbattarsi continuo incessante di tutti i partiti dei vari colori per Redazione : Via S. Pietro 594, II. far su qualcosa di meglio, di più solido e di più... umano. Ed ecco un nuvolo di proposte sulla vita nuova degli stati, delle Provincie, dei comuni. La vita nuova che tutti promettono sarà l'età dell'oro cantata dai poeti, senza grassi borghesi e capitalisti impassibili di fronte al malessere delle classi lavoratrici, ma composta da soli proletari, divenuti dei piccoli borghesi benestanti, con in più però gì' indispensabili calli, unici testimoni del lavoro, che dà diritto a vivere. Delusione Davvero che esaminando i vari programmi dall' anarchico al socialista riformista, dal liberale radicale a quello (non ridere !) del partito democratico, è impossibile non sentirsi una stretta al cuore, uno spasimo anzi nel vedere come la guerra non ha insegnato proprio niente al campo avverso. Niente; perchè non hanno capito che non gli statuti, non il modo di eleggere i deputati, non il modo di retribuire gli operai, ma prima di tutto l'anima bisogna cambiare. L' errore Bisogna che ci persuadiamo una buona volta che prima della guerra abbiamo sbagliato binario, che abbiamo erroneamente creduto che tutta la vita dovesse consistere nei celeri scambi di notizie fra un mondo e l'altro per mezzo della radiotelegrafia, o nei trasporti sugli aeroplani. No, questa non è la vita! La vita è prima di tutto compresa nei valori morali: nella coscienza illuminata e rafforzata dall' ideale cristiano. A questa concezione dobbiamo ineluttabilmente ritornare se vogliamo che una nuova vita frema nelle membra ammortizzate della nazione e come fiamma vitale scoppietti in guizzi e lampi di idee e opere feconde. GIOVANILE La fede è moribonda?... Ma chi osa far ricorso alle fonti inesauste di vita del Cristianesimo? Noi soli. Gli altri vogliono dare al paese una vita nuova senza Cristo. Perchè? Perchè, vanno dicendo, la fede nostra è moribonda; vive solo per forza d'inerzia : la sua sorte è segnata. 0 miopi volontari o nottole impenitenti, o mentitori spudorati ! La fede nostra è moribonda? E che cosa è quella rinascita di fede viva e ardente, come il sol di maggio, che va accentuando sotto ai nostri occhi? Che cosa sono quei poeti, quei filosofi e letterati di Francia e d'Italia che, specialmente dopo il macello fratricida, ritornano a Cristo con 1* anima esultante ? 0 come stona la vostra voce gracidante di fronte a quel colosso del pensiero, eh' è Antonino Anile, prof, dell' Università di Napoli, il quale vede solo nel cristianesimo la sorgente e la custodia di ogni più sana libertà. Il loro frutto Ma voi volete far senza Cristo-E farete. Aumenterete gli assetati di piaceri che non appagano, e riempirete le carceri e gli ospedali. Chè il frutto purgato della vostra azione lo dovette andar a cercare nelle sentine della vita umana : nelle carceri e negli o-spedali. Ma che volete fare, o sciagurati, per risanguare questa povera umanità, se non avete una sola parola, un solo rimedio capace di frenare il vizio e in maniera speciale il vizio più turpe? La scure deve esser messa alla radice. Cristo deve ridivenire l'anima di questa società marcente. Il nostro compito Per questo lottiamo, o giovani, accanitamente lottiamo, dando, quando occorre lo staffile sulla faccia a chi vigliaccamente ingannava le masse, anche fregiandosi dell'etichetta del patriottismo. C' è un solo mezzo per rigenerare il mondo: Cristo: Chi non segue questa via continua a rovinare e patria e umanità. Diffondete il giornale. Gli indirizzi delle nostre associazioni Più volte abbiamo parlato da queste colonnine dello scopo delle nostre associazioni. Lo abbiamo fatto perchè, giovani come siamo, dal sangue bollente, dall'anima di fuoco, sta bene che di quando in quando ritorniamo su noi stessi con calma e facciamo una specie di giudizio severo del nostro ope-; rato come ascritti alla nostra cara «Unione giovanile». È per noi quasi un esame di coscienza. Siccome 1' esaminarci fa bene, siamo decisi a continuare. E parliamo subito, brevemente come sempre, dell'indirizzo che dobbiamo dare a noi stessi e all'associazione per poter svolgere nn'o-pera efficace in questi tempi saturi di malizia e di sciocchezza. Anzitutto noi dobbiamo formare noi stessi. Dobbiamo persuaderci che la fede, l'ideale cristiano non ha da essere considerato come qualcosa di individuale e di privato, come un sospiro sentimentale dell' anima che brilla un momento e poi svanisce come i vaghi colori dell' arcobaleno, ma come la vita della nostra vita, 1' anima di tutte le nostre azioni e ancora come la base di ogni sano progresso sociale, conforto e guida ai popoli e alle nazioni. Questa è la persuasione indispensabile che ci deve penetrare la mente, il cuore e l'anima, se vogliamo fare qualcosa Però, se guardiamo intorno a noi, vediamo tosto di essere circondati da avversari più o meno accaniti. Ne balza quindi spontanea l'idea della difesa. Dobbia-! mo dare perciò a noi stessi e all'Unione, accanto all' indirizzo di formazione, quello di difesa. La vita è lotta: lotta prima di tutto contro noi stessi, poi contro le idee avverse alle nostre. Per questa lotta dobbiamo agguerrirci, dobbiamo indossare l'armatura che protegga la debolezza della nostra natura. La corazza impenetrabile dobbiamo formarcela oltre che con la preghiera, della quale abbiamo già parlato e parleremo, con la coltura. Giovani, dobbiamo coltivarci, dobbiamo studiare. Studiare? Sì, studiare. Perchè si può studiare anche essendo lavoratori del braccio. Neil' «Unione» abbiamo chi ci istruisce sulle questioni più importanti che si agitano nella vita. Ebbene ; nostro dovere è di seguire con viva attenzione quelle lezioni, se vogliamo essere dei veri soldati, degli arditi del movimento cristiano. Lì impareremo a scegliere le armi più opportune per le battaglie del giorno. Lì impareremo sopratutto a non temere nessuno che disprezza il nostro ideale, perchè toccheremo con mano come nella maggior parte dei casi la corruzione e l'ignoranza sono le doti di chi ci calpesta e ci deride. Teppismo rosso Mentre 1'officiosa «Stefani» dirama per tutta l'Italia e all'estero la notizia che il primo maggio passò nel modo più calmo e più pacifico, giungono notizie da varie parti d'Italia di atti di teppismo e d'intolleranza rossa, che non possiamo passare sotto silenzio. Gli inizi di questa raffica settaria si ebbero già nel mese di aprile, quando al grido di «Viva Lenin !» e al canto di «Bandiera rossa» si prendevano a sassate i fedeli che visitavano i sepolcri, si disturbavano le processioni del venerdì santo, con bestemmie volgari si interrompevano gli oratori sacri, mentre i difensori dell'ordine brillavano per la loro assenza. Il 1. maggio segnò il colmo di queste «eroiche» gesta. A Desio i rossi diedero 1' assalto alla sede delle associazioni cattoliche, strenuamente difesa dai nostri ; a Covo (Bergamo) riescirono a penetrare in una cooperativa cattolica; a bordano presso Imola assaltarono i cattolici mentre tenevano un affollatissimo comizio e ne ferirono quattro ; a Paola fecero la stessa cosa e uccisero il presidente della Lega cattolica dei contadini; a Città di Castello assaltarono alcuni cattolici mentre pacifici ritornavano alle loro case; a Mon-swmmano (Toscana) colpirono gravemente al petto il propagandista del partito popolare italiano Na- tucci. — Il fatto più grave però avvenne a Fienile, provincia di Perugia, dove da molto tempo i socialisti si preparavano per l'assalto, approntando coltelli e stili. Nella zuffa che si accese per le strade della città si devono deplorare ben dodici feriti. Non bastava però ai cannibali rossi il sangue versato per le vie. Per sfogare il loro odio, a Mugello presso Firenze, essi sono entrati nella chiesa e, chiuse tutte le porte, si sono messi a tirare con le rivoltelle contro gli altari con indescrivibile terrore dei fedeli, dei quali molti furono feriti. Lo stesso fecero a Bazzoli. Di fronte a questi fatti veramente selvaggi, noi mandiamo il nostro plauso alle vittime, e fiduciosi guardiamo all' avvenire, perchè il loro sangue sarà seme di altri cristiani, come fu quello sparso negli anfiteatri romani, e additiamo al mondo tutto le miserie di un partito, che a Torino ebbe il coraggio di mettere in testa al suo corteo un vessillo con la scritta: «Viva la teppa!» I socialisti nemici dei piccoli proprietari. Se non bastassero i loro principi collettivistici, se non fossero sufficenti le mille altre testimonianze, eccone ancora una. Siamo in parlamento, il 27 marzo. Uno dei più rabbiosi deputati socialisti, certo Abbo, dopo d' aver dichiarato, a nome dei socialisti, che lotterà contro lo spezzamento del latifondo a favore degli agricoltori, proposto dai deputati popolari, afferma che «i socialisti si opporranno energicamente alla creazione di un nuovo ceto di piccoli proprietari». Cappellotto (deputato popolare) lo interrompe con le parole: «Però in campagna queste cose non le dite!» (Rumori vivacissimi fra i socialisti). Abbo: «Siamo contrari alla piccola proprietà!» Cappa (popolare) : «Va a dirlo ai contadini !» (Rumori all' estrema sinistra). Abbo: «Siamo contrari alla piccola proprietà, dove non esiste!» Hai capito, giovane agricoltore, questo piccolo episodio? Attento! Non lavorare! non acquistare qualche giornata di terra, non cercare di migliorare la tua posizione! Ai compagni socialisti ciò non piace ; vogliono vederti misero, senza terra e senza casetta, perchè sperano che allora anche tu ti farai socialista. Amici! In ogni circostanza ricordate la Vita Giovanile. CRONACA Primo maggio cristiano. La marea rossa, che con settari mezzi di violenza e di imposizioni antilibertarie vuole sopraffare ogni altro movimento, non riuscì e non riuscirà mai ad o-scurare le nostre pure idealità neppure nel giorno, che si tenta di far credere completamente dedicato al monopolio socialista. Già da parecchi anni, ancor prima che i rossi sorgessero a far le loro parate, la carità cristiana volle festeggiare il primo giorno del mese, in cui tutta la natura si ridesta dal letargo invernale, dedicandolo in modo speciale a Maria. Anche quest' anno quindi le nostre associazioni si recarono, con la bandina in testa, al vicino Santuario di Semedella, dove fu celebrata la S. Messa, durante la quale il R. D. Vascotto disse appropriate parole. Al ritorno, prima di sciogliersi, parlò entusiasticamente don Giovanni Sirotich. Eroismi.... Destò la più grande.... ammirazione, il grande coraggio dei mazziniani locali, che di nottetempo sporcarono i muri della città con degli avvisetti proclamanti che il toccasana per ogni male che oggi affligge l'umanità è nientemeno che.... la repubblica sociale. Poveri illusi. Non la forma, ma la sostanza è quella che rende buona 1' una o 1' altra forma di governo ! Il corteone. Al dolce concento dell' inno dei lavoratori e della marsigliese, fra le grida più o meno coscienti, più o meno ironiche di «viva l'a-narchia», «abbasso la borghesia» (ammiccando ai «compagni proletari (!)» che sfilavano in prima fila dietro al bandierone) il gran corteo rosso sfilò più volte per la nostra città, dimostrando praticamente.... 1' uguaglianza (!) dei compagni, preludio di quella che si avrà nel beato regno dei soviets alla Bela Kun (viva la forca.... rossa !) e alla Lenin (abbasso la guerra.... non socialista !) Fu una parata di forze, ottenuta in non piccola parte anche colle libere imposizioni fatte a coloro, che non volevano saperne di prendervi parte. La giornata però passò tranquilla e contribuì non poco a schifare dei benpensanti già onnipotenti nel partito, per le frequenti grida inneggianti all'anarchia, emesse con insistenza insolita dai giovani socialisti, con grande cruccio dei rispettivi «papà». Il dono di Lugo. Domenica 9 corr. si compì, al cospetto di una gran folla accalcata nella nostra storica piazza, la consegna della bandiera cittadina, offerta in dono dalla città di Lugo di Romagna. Sul fondo azzurro, al posto della Medusa, campeggia un sole raggiante, come era anticamente, fino a circa un secolo fa. Nella stessa occasione le donne di Lugo offrirono un magnifico dono alla famiglia Sauro. „Rerum Novarum". Domani 16, per festeggiare la ricorrenza dell' enciclica Rerum Novarum, il prof. Federico Sim-sig terrà una conferenza d'occasione nella sede sociale. Alla sera poi, nella Rotonda, ci sarà una recita con scelto programma. Scioglimento del Consiglio comunale. Sorto per accordo fra partiti, il Consiglio comunale vivacchiò per un anno, in attesa dell' annes- sione ufficiale di queste terre al regno e delle susseguenti elezioni amministrative, che avrebbero dovuto dare una rappresentanza legittima alla nostra città. Le cose si protrassero con grave danno del pubblico bene, perchè i consiglieri provvisori non si sentivano disposti — data la loro precarietà — ad assumere responsabilità e affrontare certi problemi urgenti, che devono essere risolti nell' interesse generale. Oltre a ciò i continui mutamenti nelle persone dei consiglieri, arrecavano incaglio e difficoltà nell' ingranaggio comunale. Dinanzi all'andazzo pericoloso, incerto, da parte nostra si ventilò e discusse più volte 1' idea di invitare i rappresentanti dei cattolici militanti a dimettersi dalle loro cariche. L'amore al luogo natio, la speranza in una solu- j zione definitiva non lontana ri- ! tardarono l'esecuzione di tale proposito, finché alcuni giorni or sono s' era deliberato di non poter ormai più indugiare e quindi di non collaborare più nell' amministrazione comunale. S'era a questo punto, e ci si informa, che al Consiglio viene dato il ben servito e che verrà nominata una Giunta comunale con pieni poteri. Diffideremo di questa, come si nutriva poca fiducia nella vitalità operosa ed efficace dell' attuale Consiglio. Ci vuol altro a salvare un'amministrazione comunale, che tira innanzi con continui debiti. Osserveremo e opereremo nell' interesse dei contribuenti e della città. Nuova attività. E quella della nostra Cooperativa, che ha cominciato a raccogliere dai soci i prodotti della campagna per venderli cumulativamente. In tal modo si fa l'interesse degli agricoltori, che possono aver voce nella fissazione dei prezzi su la piazza di Trieste e risparmiano spese non indifferenti cui dovrebbero sottostare per portar singolarmente le loro derrate al mercato. Siamo persuasi che tutti i soci comprenderanno l'importanza di tale passo e che per disciplina e per loro vantaggio economico sapranno apprezzarlo recando tutta la loro merce nei magazzini della Cooperativa. Barbo Nane al rado Bepi Caro Nevodo! Flema, e saldo flema ! sta racco-mandassion me fa deboto de rider perchè nialtri semo, ierimo e saremo freddi come le saline de inverno, e se mai calche volta sentimo un fià de caldo e el ne dura come quel che se senti d'istà passando de shrisso el Brolo a mezzogiorno. In verità che sto vostro tempra-mento no me piase per gnonte, e che mi, che son vecio, me la godo co te vedo saltar, e a scaldarte e se te recomando la calma lo fasso solo perchè no ti te impissi massa, ma del resto a mi me piase gente de ane-mo, gente de fogo. — Che fidussia vostu ver de un zoveno ingelà? Xe vero che un zovane massa caldo podarà far de le busere e dei falli, ma cossa servi che el ben che a fa col so tempramento caldo supera duto al mal che a podessi far coi so' falli —, Donca àneino ghe voi e no flema. Co mi iero zoveno, Bussa iera za morto, e el sò testamento iera za letto ; mio pare, mio nono e duti i veci i brontolava perchè el mondo andava de mal in pezo, e no i fazeva altro cha lodar i tempi de la so zo-ventù, perchè, i diseva, che la gente iera più bona, più onesta e cossa soio mi. — Mi no voio dirte ste robe; noma te digo che al punto de ancuò no se iera mai rivai, e che bisogna esser insempiai per no capir, che se la cammina cussi vignarà zorni pezo de quei che xe. Cape! una volta nialtri se andava fora con un toco de pan zalo in ba-lego e 'pena de sera dopo stracchi se magnava de caldo. — Cggi inveze vedemo che a più de calchidun ghe spuzza el lavorar e i voria esser sem-per in festa; i guadagna diese, i magna vinti; i se vesti come siori, i spendi e spandi noma che per i lussi; no i rispetta più i genitori nè chi che ghe insegna per el su ben, ghe manca ogni timor di Dio ; cossa se poi spettarne de un mondo fatto cussi? Ma non dovemo per questo despe-rarse ; ti po che ti son zovine ti deve aver più corajo de mi ; perchè o presto o tardi duti dovarà verzer i oci, e allora guai a quei sarpenti che g,a rovina el popolo con promesse che no i podarà mantignir ; guai a quei che ga inganna la povera gente pro-mettendoghe Roma e Toma ^olla ri-volussion, quasi che la terra ne darà 1' entrada senza lavorar, le fabbriche ne vestirà e ne darà duto quel che ne occorri, senza bisogno de lavorar ! I primi che la pagarà sarà i capi socialisti de ogi, perchè ti capirà anca ti la natura de l'omo no se cambia. Mi sarò morto, caro nevodo, ma bisogna che te fasso in amente una roba sola : xe più de 50 anni che i cattolici dixeva che a sti tempi do-varemo rivar perchè el liberalismo de quella volta a scominzià a semenar la lotta contro Dio e la religion ; el catechismo i la butà fora delle scole ; i ga fatto de quelle leggi che no fazeva altro che rovinar quanto che gavevimo de più caro, duto jera una corussion completa; e „chi semena vento racolgi tempesta" dixe un proverbio; dal liberalismo semo passai al socialismo colle sue idee di sangue e de rivolussion; e dal socialismo pas-saremo all'anarchia, alla distrussion! Se no se voi rivar a sto punto caro nevodo ghe voi ordinar in macchina „a duta forza indrio"; e chi che comanda de la macchina sè proprio voialtri zoveni, che insieme ai omeni seri dovè prima de duto esser boni cristiani, e iscriverse in massa alle nostre società. — Nissun che gà un poco de sai in zucca e un gran de onestà deve lassar che el mondo vadi in rovina; unive duti e ti vedarà che ti me darà ragion. Ai tui amizi a quei de la to età parlighe sempre della belessa e della necessità de l'azion cattolica, delle malore che zerca de imporne el socialismo ; fà che anca i altri fassi come ti e ti vedarà che el mondo se cam-biarà in mejo. Me despiasi de esser vecio e invalido, se no ti me vedaria fra i primi come che andavo quando che iero zoveno. Coragio e fede in Dio! Questo xe el saludo che te dà tu barba Nane. Gesù Cristo predicò la pace; mettete in pratica il Vangelo, l'unico libro che vi sia di sprone sulla via del bene ed avrete quella pace che tanto e tutto il mondo agogna. Per la „Vita Giovanile" Lista precedente . L. 924.85 Raccolte fra amici bandisti dopo la merendina del primo maggio........ 30.— Ban Giuseppe quale energica protesta contro gli ignavi consenzienti.......„ 5.— Quale primo contributo di cinque „Figlie di Maria" . „ 10.— Fra amici bevendo il quartino „ 4.— Ricevendo la „Vita Giovanile" „ 1.— Don B. Vascotto......„ 1.45 Un „dimesso"........ 1.— Raccolte da alcuni giovani del Circolo giovanile urna- ghese ..........„ 2.— Grassi Pellegrino, Umago . . , 2. — Luigi Utel.......... 1.— Totale . ,~L. 981.30