ANNO XXVII. Capodistria, 16 Dicembre 1893. N. 24 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Iriraestre ili proporzione. — Oli abbonamenti si ricevono presso la Eedazioue. INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Continuazione vedi n. 8 anno XXIV e seg.) Dato l'fndice delle prime dieci filze, poche parole le quali espongano l'utile che si può cavare da questo la'-oro, non sembrano qui fuori di posto. Carlo de Francesco e Tomaso Luciani, uomini benemeriti degli studi storici, patrii, furono i primi ad avere notizia di queste carte, le quali, insaccate in un vecchio scaffale, giacevano dimenticate nella sagristia di Pinguente. La Giunta provinciale istriana '), venuta a conoscenza del fatto, lei che fu sempre sollecita di quanto può r care lustro alla patria, chianx a sè quella carte» e ora fanno parte dell' archivio provinciale. Ho detto carte di Easpo, ma si sarebbero potuto chiamare altrimenti atti dei capitani di Raspo o anche, se si vuole, del reggimento capitanale di Raspo. Raspo per chi non lo sapesse, fu antico e forte castello posto sull' altipiano del Carso, a nord-est di Pinguente, lontano da questa città circa sei miglia. Era considerato dai Veneziani la chiave dell' Istria, avvegnaché posto sotto i Vena, stava a guardia del confine orientale della provincia, a impedire che, passati quei monti, si potesse scendere in Istria. Due passi erano anzi specialmente guardati, detti in queste carte di Raspo occanize e subresem, che quei capitani dichiaravano importanti per la sicurezza di Pinguente, nonché di tutta la provincia. Oggi di quel castello non restano che pochi avanzi di pietra lavorata, mentre quattro case di poveri villici stanno adagiate sotto ad esso. Quivi in Raspo, sotto la dominazione veneta, ebbe la residenza uno dei magistrati più importanti della provincia che era appunto il capitano di Raspo, un patrizio veneziano che veniva scelto dal corpo dei senatori. Se non che distrutto il castello dagl' Imperiali e quindi ripreso dai Veneti, quel capitano portò nell'anno 1511 la sua residenza a Pinguente, ove durò sino alla caduta della repubblica veneta. Pinguente, adagiata sopra un colle a circa 90 metri sopra il livello del mare, sorge in mezzo ad ame- ') All' Inclita Giunta provinciale, che m' accordò ogni sorta di agevolezze affinchè io potessi esaminare queste carte, porgo qui i più vivi, i più devoti ringraziamenti. Articoli comunicati d'interese generale il stampa»« gm- untamente. — Lettere e denaro franco alla RedarioM. — Va numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati nissima vallata, tutta percorsa dal Quieto che ivi trova anche la sua sorgente, e dovette essere a quei capitani soggiorno gradito, chè luogo più bello, anche per il contrasto con la nuda muraglia del Carso che le si inalza a oriente, non si può dare. Nel tempo di cui trattano queste carte, e cioè nella prima metà del secolo decimosesto, era luogo tutto chiuso di mura, poiché i nostri comuni erano gelosissimi delle mura ; e oggi infatti sono ancora là testimoni gli avanzi a mostrare che ne' tempi passati dovette essere paese assai ben munito. Frequenti gli accenni in queste carte a provvedimenti invocati per la conservazione delle sue mura, e siti ridente terrapieno che si apre a mezzodì, chiamato oggi al reparo come nomavasi quattro secoli addietro, i capitani di Raspo passavano in rassegna la compagnia detta di Raspo co' suoi cavalli. Il capitanato di Raspo, per la sua estensione era a un dipresso quello che è oggi il comune censuario, come dicono, di Pinguente. Comprendeva, dopo Pinguente, i castelli di Colmo, Draguch, Sovignacco, Verch e Rozzo che stanno sotto i monti a una elevazione non superiore ai 400 metri, e venivano anche muniti, specialmente Colmo e Draguch che erano sul confine dello Stato. Poi le ville e casali del Carso, Brest, Bergodez, Lanischia, Pod-gachie, Prapurch, Danna, Clenuschia, Cropignacco, Slum, Terstenico e Racievas. Ricca la regione occupata dai castelli con ogni sorta di coltura ; povero invece il Carso, ma abbondante per converso di pascoli, e quindi estesa la coltura del bestiame. Perciò pare anzi che fiorisse la fabbricazione del panno griso, a sodare il quale stava sotto Pinguente la gualchiera dello Stato ove ricorrevano i Pinguentini, mentre altra gualchiera del governo aveva Sovignacco sulla Brazzana. Notizie assai importanti su codesta industria del griso noi troviamo nella filza sesta, ove uno può sapere che cosa costasse il detto panno e il modo in cui fabbricavasi. Il pascolo sui terreni dello Stato davasi solitamente in affitto, e numerosi greggi da ogni parte dell' Istria andavano in erbatico — come si diceva — su quelle terre. A parlare di bovi, il capitanato ne contava nell'anno 1543 novecentodiciotto, che è cifra, per quanto sembra, cospicua ; e il più ricco dei castelli appare Rozzo, ove se ne contavano ben due-centotrentaquattro. Dico cospicua relativamente alla popolazione, la quale devo ritenere scarsa a cagione della peste che in questa prima metà del secolo aveva de-soltto la provincia. Le relazioni coi paesi confinanti, imperiali, erano tutt' altro che buone. Danni nelle messi e nel bestiame, provenienti dai sudditi cesarei agli abitanti veneti del capitanato, si succedevano con grande frequenza; e dove la prudenza dei capitani non bastasse a comporre le differenze, si ricorreva non di rado al principe. Riassumiamo in poche parole l'opera di codesti capitani in quanto si ricava dalle filze sinora esaminate. Uno dei primi suoi atti intanto era d'informare il principe circa l'assunzione del governo capitanale. Egli, il capitano, manda un inventario delle armi e delle munizioni avute in consegna dal predecessore, del quale indica la durata del reggimeto da lui tenuto. Quindi fa publicare sulla piazza del castello un proclama che, sempre lo stesso per tutti i capitani, non era altro che un complesso di ordini di polizia locale. Dopo di ciò ha principio 1' attività del nuovo capitano quale podestà di Pinguente, quale auditore delle sentenze proferite in cose civili dal podestà di Montona, e nelle civili e criminali del podestà di Dignano, quale capitano del Pasenatico, quale giudice delle genti nuove che presero stanza in provincia, e iu fine, occasionalmente, anche quale giudice delegato della Signoria. Aggiungasi ancora il carico della carralada che era a lui affidato per il trasporto del legname destinato all' Arsenale di Venezia. Dell' opera sua quale podestà di Pinguente abbiamo testimoni in queste carte i Consiliorum, vale a dire gli atti del consiglio comunale che, da lui convocato,, era ' anche da lui presieduto. Le deliberazioni in essi contenute riguardano la nomina degli officiali del comune, 1' amministrazione del publico fondaco, i provvedimenti in casi ove la salute publica lo richieda, il fissare il prezzo di certe derrate o la elezione di inviati per alcuna missione straordinaria. Gli Instrumenta et computa ecclesiarum offrono un registro dell' amministrazione delle confraternite (scole) pinguentine, i cui gastaldi dovevano ogni anuo presentare nelle mani di lui i registri, i denari e tutto quanto s' attenesse. Segue una infinità di processi civili tra sudditi del capitanato o tra sudditi di altra giurisdizione con abitanti del capitanato, dove solitamente è base lo statuto del castello. 1 Pignorum e i Preceptorum riguardano anche le cose civili. Nei Denuntiarum et accu-satiorum noi vediamo quel capitano giudice di semplici contravenzioni, nei Damnorum datorum giudice dei danni dati e cioè di dannirecati ai campi; neghi Extraor-dinariorum poi troviamo una mescolanza di atti civili e di polizia locale, I Testamentonum e gli lnstrumentorum sono un registro di testamenti e di istrumenti di varia specie che venivano presentati nell' ufficio capitanale per essere proclamati (stridati) e poi dichiarati validi ovvero annullati, secondo che le eccezioni o le contraddizioni — come dice-vasi —- erano accolte o respinte. Codesti atti dovevano essere scritti per manodi notaio e notai pubblici erano a Pinguente in questo tempo Benardino, Sebastiano e Giulio de Germanis, prete Giovanni Snebal, prete Giorgio Pen-gar, prete Bonifacio e Martino Sottolicchio, prete Bartolomeo Cocever. A Rozzo Gerolamo Leoncino e Ulderico Ban. Erano parimenti notai i cancellieri dei capitani, quali Gerolamo Benenatis, vicentino, Nicolò Pace, Iacopo Frumento, Francesco Argenta, veneto, e Onorio Tacito di Spilimbergo. Abbiamo anche gli Inventar iorum, e cioè inventari di beni lasciati da individui morti, assunti d' ordine del capitano a mezzo del suo cancelliere. Seguono i Griminaliüm, dove insieme cogli atti propriamente criminali veggonsi confusi anche reati minori. I processi criminali', che recano ciascuno una trattazione separata, sonò — come i processi civili — in numero sterminato. ] A voler dare un cenno fuggevole della procedura applicata in- .questi processi, noi assistiamo da prima all'accusa che di regola è portata dal cavaliere (comilito) j o daya,,parte danneggiata se il fatto accade in Pinguente; se iT reato., avviene in vece in taluno degli altri castelli 0 delle ville del Carso, è il cavaliere col zupano della villa ö la' persona dal zupano delegata che se ne incarica. Trattasi di uccisione ? 11 chirurgo che veniva in parte stipendiato dal Governo e in parte —• più tardi — dalle 1 éónfràiferaite, è ufficiato di portarsi sopra il luogo e presenta di. poi nell'ufficio la sua perizia scritta. Udita quindi la difesa e i testimoni, a ottenere la confessione fiel delitto noi vediamo adoperata la to"tura della corda' '(la corda del tormento), la tortura del fuoco (tormentum ignis) e anche i ceppi (comperles) entro ai quäl i si serravano i piedi ai delinquenti. Le pene erano di varie specie: pecuniarie, la prigione, la berlina, vogare il remo in galea legati a catena e si giungeva sino all' estremo supplizio. La impiccagione si faceva fuori del Castello sulla via che mena a Rozzo ad locum furcharùin. 11 ladro spesso era. frugato e ^ poi bollato col feiTo rovente sulla fronte e sulle ma- I scelle. Terribile la condanna di quell' assassino, il quale, 1 dopo giustiziato, ebbe il suo corpo fatto in quattro parti e appesa ciascuna su quattro forche a bella posta pre- .. parate in quattro siti del capitanato. Assai spesso era applicato anche il bando — specie contro gli assenti — e questo temporaneo o perpetuo, ristretto jai confini del capitanato o esteso a tutto lo Stato. Rompeva uno il bando ? Era cacciato in prigione e il bando poi rico- \ minciava. Testimonio quel Lugnani, il quale, bandito a un anno da Pinguente per offesa ai magistrati, e saputo ■ per lettera consegnatagli al confine del capitanato che 1 genitori giacevano gravemente ammalati, sprona il cavallo alla volta della casa paterna e attraverso un pertugio delle mura entra di notte in Castello. Ma scoperto, fu poi imprigionato e quindi obligato a lasciare il paese natio per ricominciare il bando. La frequenza però con cui infliggevasi questa pena del bando nuoceva grandemente ai sudditi dimoranti sul confine e in quanto ini- ; poveriva di abitanti il paese, tanto che spesso si domandava dai capitani provvedimenti atti a impedire la frequenza nell' applicazione di t ile pena. Le sentenze criminali recavano prima 1' atto d'accusa, riassumevano tutto il processo e poi, invocato il nome di Dio, indicavano la pena a cui condanavasi il malfattore. Sotto alla sentenza era solitamente registrato il nome del cavaliere che dichiarava eseguito quanto la sentenza stessa aveva fissato. Codeste sentenze erano pronunciate con grande solennità {ad sonum campane magna astante multitudine), il che contribuiva a rendere temuti, come erano infatti, quei capitani, lo non so se viva ancora, tramandata di padre in figlio, qualche memoria di quei tempi, ma utile sarebbe se alcuno ci sapesse mostrare quali conseguenze lasciò nei costumi del popolo la giustizia criminale dei capitani di Raspo. Debbo notare in tale proposito che quasi tutti codesti processi criminali riguardano gli abitanti slavi, gente nuova che trovò rifugio in provincia, ma portò seco i costumi più selvaggi. Vari atti sparsi in queste dieci filze ci mostrano il capitano di Raspo auditore, cioè giudice in appello delle sentenze proferite in cose civili e penali dai podestà di Dignano e nelle civili soltanto dai podestà di Montona. Da quando cominciasse che i Diguanesi ricorrevano in appello al tribunale di Raspo non mi venne fatto di sapere. Troviamo beusì registrate appellazioni dignanesi già nell1 anno 1540, ma soltanto in processi civili. Quindi in seguito a ripetute istanze di quei cittadini, apposita ducale dell' anno 1560 stabiliva che il capitano di Raspo fosse giudice in appello sia nelle cose civili, sia nelle penali di qualsiasi sorte fossero. Tale ducale doveva anzi riportarsi da ora innanzi tanto nelle commissioni dei capitani di Raspo quanto in quelle del podestà di Dignano. — In quanto concerne, la città di Montona, se non è noto quando incominciasse, ne sappiamo tuttavia anche qualche cosa. Il capitauo Bembo, nella visita del Pasenatico da lui effettuata nell'anno 1552, è infoi mato che a cagione degli avvocati e dei maggiorenti del paese, da qualche tempo si va dai Montonesi in appello a "Venezia e non più al tribunale di Raspo, che è preferito dal popolo perchè minore la spesa. Sembra, ma qui sta veramente il fatto, che, come avveniva nelle altre città istriane, anche in Montona si ^trovassero di fronte» il partito popolare e il patrizio, al quale, per danneggiare il primo, riuscì di mutare la consuetudine delle appellazioni. In qual modo però il partito dei maggiorenti giustificasse presso il Governo codesto cambiamento, non risulta dal processo, nè si ricava quale disposizione fosse presa poi dal Bembo in tale contingenza. Nella sua veste di capitano del Pasenatico, poiché il capitano ebbe tale ufficio sino al capitanato di Al-morò Tiepolo, poche cose troviamo in queste carte. Nella filza quarta vegonsi notate le disposizioni prese dal capitano Zorzi circa la tregua stipulata nell'anno 1514 e le comunicazioni relative alla tregua stessa da lui fatta ai luoghi compresi nel Pasenatico. Quindi la visita di Montona che diede occasione alla controversia poc'anzi menzionata in merito alle appellazioni. In codeste visite della provincia il capitano era di regola accompagnato dai soldati della così detta "Compagnia di Raspo, la quale si componeva di trent'otto soldati e di due contestabili. Ogni soldato aveva il suo cavallo, ed erano tutta gente del paese; anzi nell'anno 1551 venne loro fatto obbligo di abitare a Pinguente con la famiglia, onde esser pronti a qualunque evento. I contestabili erano uomini già provatti nelle armi e paesani essi pure. In questo tempo furono contestabili della Compagnia di Raspo Antonio Lugnani e Domenico de Castro. Il Lugnani poteva vantarsi di aver combattuto in Lombardia e in Romagna con testimonio — come egli diceva — delle cicatrici che adhuc appareno et si vedono scolpite nella faccia e nel petto mio. Di Domenico de Castro sta scritto che fu uomo valentissimo, come fu già il padre di lui Bernardino, anche contestabile, e lo zio Giambattista, a beneficio del quale vedemmo registrato un provvedimento di favore deliberato dalla Signoria in ricompensa dei servigi da lui prestati allo Stato. Del capitan di Raspo, quale giudice delle genti nuove, abbiamo soltanto qualche istanza di tempo assai posteriore alle filze esaminate che domanda l'investitura di beni incolti. Sono istanze di gente venuta dalla Dalmazia e taluna anche di indigeni i quali domandano terre in quel di Rovigno, Valle, Pola e Parenzo. Nella filza settima trovasi un' accenno sulla venuta di mor-lacchi nel territorio di Montona, ma è poca cosa di fronte alle molte e importantissime notizie che in tale riguardo ci forniranno di filze successive. Tanto che un giorno — lo si può dire con tutta certezza — noi potremo dare documentata l'indicazione di tutte quelle famiglie, le quali, fuggite ai Turchi o altrimenti lasciato il loro paese, vennero accolte in provincia. E ciò a cominciare dalla seconda metà del secolo decimosesto in poi. Morlacco, nei tanti processi esaminati, significa straniero, venuto dal territorio di Zara e solitamente pessimo soggetto. Assai spesso vediamo il capitano di Raspo delegato dalla Signoria a giudicare, fuori dei confini del capitanato, in processi tanto civili quanto criminali. Per quanto riguarda i processi della prima specie, pare che tale delegazione avvenisse soltanto quando si trattava di questioni importanti, come là dove ci accadde di vedere la lunga controversia dibattutasi tra le città di Capodistria e Pirano per la giurisdizione contrastata del monte longo nel territorio di Mondano. Rispetto ai secondi era a un di presso la stessa cosa. È ucciso in rissa il cavaliere del podestà di Grisignana? Il capitano di Raspo è chiamato a giudicare. Ma dove codesta delegazione quasi costantemente affidavasi a quei capitani era nelle differenze per confini tra paese e paese; chè pur troppo non se ne trovava uno che non avesse qualche litigio col suo vicino. Abbiamo quindi sentenze di lui per confini tra Piemonte e Grisignana, tra Montona e la Contea, tra Dignano e Sanvincenti. In qual modo si procedesse dai capitani di Raspo nell' assegnare il carico del trasporto (carratada) del legname destinato all'Arsenale di Venezia, l'abbiamo veduto nella filza settima. Presentavasi da prima nella cancelleria capitanale una specifica di tutti i bovi da lavoro che si trovavano in provincia, quindi invitavasi un delegato di ogni comune a portarsi a Pinguente onde assistere alla fissazione della carratada stessa. Poi secondo la quantità del legname, distribuivasi il numero dei carreggi fra i possessori di bovi. Utilissime codeste specifiche iu quanto ci danno un quadro della coltura del bestiame in provincia a quel tempo, nonché dell' ingente quantità di legname che l'Istria forniva alla Serenissima. Anche per la storia municipale di Pinguente sono utili queste carte. Da quella infinità di processi e di istrumeuti io trassi alla luce i nomi veri delle sue contrade e località, quali calusa, cantonis, porte piccole, frachia, iarna, in piazza, torre nuova e torre nera, San Giusto, al reparo che sono tutte in città. Nel territorio : grisa, zudecca, selce, cella, San Giovanni, romagna, naranza, cerito, piloni, blata, della fornace, voci tutte ancora vive. Nei tanti inventari, de' quali alcuno riportai in questo lavoro e dove si riflette con tutta fedeltà la vita privata degli abitanti, appare così pura l'italianità di Pinguente che, quando si vuol nominare un oggetto che non sia del paese, lo si nota espressamente, come là dove si accenna una camicia murlachesca, che vien detta così perchè non facta secondo il costume del loco. Sappiamo quindi che il Comune nominava gli ufficiali, come sarebbe i giudici, i cattaveri, i giustizieri, i fonticari, gli esattori del dazio e il cameraro, l'ufficio de' quali è noto senza che sia bisogno di render conto. Quindi il pievano e i cappellani, i gastaldi della chiesa maggiore, i sindici e lo scrivano; in casi di bisogno i provveditori alla sanità, come nell'anno della peste 1543. Alcuna volta vedesi anche fissato il prezzo delle carni e dell' olio, onde chi n' avesse vaghezza potrebbe, ad esempio, sapere quanto costasse una lira di carne bovina o d'agnello, quanto una lira d' olio. Apprendiamo similmente che il Comune stipendiava il magister scholarum ora sono già quattro secoli. Tra le famiglie cospicue dei Verzi, dei Sottolichi, dei Germanis, dei Flego, dei Lupo, dei Fabbro che appaiono in queste carte, uoi troviamo la menzione assai onorevole di un suo cittadino, quel Bernardino de Germanis, avvocato e giudice in patria, dal capitano chiamato egregio e benemerito dello Stato per il fatto che egli più volte con pericolo della vita trovossi ad esplorare le posizioni del nemico. Esempio ai Pinguentini d' oggi vuol essere poi additato quel loro antenato, un altro de Germanis, il quale, affezionato veramente alla sua terra natia, chiese in una adunanza del consiglio la protezione dei preti paesani e il bando dei preti forestieri. E nobile esempio di affetto patrio ci offre altresì quel consiglio comunale, il quale unanime accoglieva nell'anno 1559 la proposta dei giudici e dei sindici di acquistare, con la spesa di venticinque ducati, uno stendardo del comune dorato recante l'imagine del patrono San Giorgio, il gentile cavaliere della cristianità ! Ed ecco la conclusione di queste poche parole. Le carte di Raspo, in quanto si può argomentare dalle poche filze sinora esaminate, per le speciali attribuzioni di quei capitani, recano molta luce sulla storia della provincia, nonché su quella municipale di Pinguente ; ma il lavoro da me incominciato vuol essere continuato e condotto a termine, mentre all'uopo difficilmente basterebbe la vita d' un uomo : lavoro ingrato assai, se non è consolato dall' affetto di questa nostra povera patria. In quanto concerne la forma dell' indice debbo confessare che da prima ero incerto sulla estensione da dare a questo che vorrebbe essere un regesto, vale a dire un riassunto brevissimo che nulla omettesse di esenziale. Qualche notizia, infatti, ritenendola inutile, da prima trascurai, ma ebbe considerazione dalla terza filza in poi. Onde penso che una maggiore estensione riuscirebbe affatto superflua. Non m'è stato possibile di numerare le filze in ordine di tempo, ma è cosa indifferente, avvegnaché chi vorrà consultare il presente indice o le filze manoscritte, troverà la chiave nella avola alfabetica che sarà data in fine. E scopo ultimo di questo lavoro, agli abitanti di Pinguente italiana invio un augurio caldo, affettuosis-simo, e cioè che essi abbiano presto una storia la quale narri ciò che fu il loro paese, onde, sollevati dal presente avvilimento, abbiamo da essa stimolo a preparare un avvenire che sia degno di civiltà passata. Perocché anche oggi il forestiero, che viene al reparo, legge scolpito nel sasso, dallo slavo sinora fortunatamente rispettato, un publico decreto di gratitudine che i cittadini eternarono alla memoria del capitano di Raspo Giovanni Parata per il fatto che egli provvide ad erudiendam literis et moribus iuven-tutum. 11 che significa dunque che una volta, in codesto paese, ebbero onore i gentili costumi e il sapere! (Continua) G. V. — Portole ■--—yte—--— IDT o tizi e La convocazione della nostra Dieta provinciale è fissata pel giorno 3 gennaio p. v. Togliamo dall'Istria del 9 corr.: Ci viene comunicato che la Giunta provinciale nella corrente settimana si è occupata della relazione presentata addì 28 novembre a. c. N. 7167 dal sig. Capitano provinciale in argomento della progettata ferrovia Trieste-Parenzo-Canfanaro. «Data lettura dal signor Capitano provinciale della relazione, che compendia i risultati delle conferenze a Vienna e gli studi dei delegati sulle varie alternative di concorrenza, nonché della circolare che si propone di inviare ai Comuni interessati, e della lettera da dirigersi alla Filiale in Trieste dell'i. r. Istituto di credito per commercio ed industria; dopo lunga ed esauriente discussione, la Giunta provinciale, preso atto delle risultanze suaccennate, fatta ragione delle condizioni economico-finanziarie della regione interessata, e rispettivamente della Provincia chiamata a concorrervi in suo sollievo ; ritenuta l'importanza della ferrovia in progetto e desiderandone la più sollecita costruzione; fatto riflesso, proporzionatamente alle rispettive condizioni locali, alle quote di concorrenza in casi analoghi assunte dalle Provincie e dalle Comuni e e regioni chiamate a contribuzione; nella fiducia che i Comuni direttamente od indirettamente interessati nella ferrovia di cui trattasi, venendo limitata la concorrenza alla relativa forza imponibile, saranno per assumere la quota loro spettante, divisa per gruppi distrettuali di interessanza, metodo questo il più corrispondente ad ottenere la equa ripartizione dell'aggravio in relazione agli sperabili vantaggi, — e che i Comuni di percorrenza si presteranno pure — nell' intento di raggiungere lo scopo senza ulteriori pesi e rischi — alla cessione gratuita dei fondi occupabili dalla ferrovia, e così pure i Comitati stradali alla occupazione di quelle larti delle rispettive strade regionali percorribili, secondo il progetto della ferrovia; ha deliberato di fare proposta alla Dieta pro-rinciale nei sensi: 1. di assumere a carico della provincia e rispettivamente della regione interessata — senza altri aggravi, od impegni — la quota di concorrenza alla spesa della progettata ferrovia, nell' importo di fiorini 400,000, mediante 1' acquisto alla pari di altrettante azioni fondazionali ; 2. a fornire i mezzi a ciò necessari verrà emesso un prestito provinciale di fior. 400,000, alle migliori condizioni ottenibili, e ad ogni modo coli'interesse non maggiore del 472%i tasso d'emissione non minore del 95, e l'estinzione in via di ammortizzazione in 50 anni ; 3. nel coprimento del servizio finanziario d'interessi e di ammortamento sul debito che la Provincia — per conto anche della regione interessata — contrae e garantisce, il fondo provinciale concorrerà colla metà dell'annuo stipendio, semprechè l'altra metà venga assunta e contro garantita con una metà dai comuni dei distretti giudiziari di Montona e Buje, e coli' altra metà da quelli dei distretti di Parenzo, Pirano e Capodistria, assicurandone il relativo pagamento al fondo provinciale mediante 1' attivazione di una corrispondente addizionale alle imposte dirette, nella misura richiesta dal bisogno e dalla relativa annua prescrizione steurale, e che verrà fissata dalla Giunta provinciale d' anno in anno, 1' una pel 1 gruppo, cioè pei distretti di Montona e Buje, e la altra pel 11 gruppo cioè pei distretti di Parenzo, Pipano e Capodistria, e purché i comuni di percorrenza deliberino la cessione gratuita dei fondi comunali ed i comitati stradali la cessione dell' uso delle strade o parti di strade. Resta incaricata la Giunta provinciale di procedere senza dilazione a tutti gli ulteriori atti e pratiche per condurre a termine l'affare sulla base di questi principi». Fin qui la deliberazione della Giunta provinciale. Se tale proposta verrà accolta, come lo speriamo sicuramente, dall'eccelsa Dieta nella prossima sua convocazione, e successivamente troverà accondiscendente appoggio appo le eccelse sfere governative — di che ei lusinghiamo, nella presente situazione politica — l'importantissima questione sarebbe risolta, e riteniamo con generale soddisfazione. Calcolando che 1' esigenza annua per interessi e quota di ammortamento sul debito da incontrarsi ascenda in cifra rotonda a fior. 20,000, i fior. 10,000 che dovrebbe assumere la Provincia corrisponderebbero all' 1 V2°/0 della prescrizione delle imposte dirette, e per coprire i restanti fior. 10,000, i distretti giudiziari di Montona e Buje formanti il 1 gruppo, dovrebbero pagare 1' addizionale del 7°/fl, e quelli di Parenzo, Pirano e Capodistria, formanti il II gruppo, quella del 3% sulla complessiva loro prescrizione delle imposte dirette. In seguito alle annunziate deliberazioni della giunta provinciale, si riuniscono oggi in Buie invitati da quel onor. podestà e preside del Comitato ferroviario dott. Silvestro Venier, gli onor. podestà e membri delle deputazioni comunali dei luoghi interessati, per concertarsi in occasione della prossima sessione dietale. La Presidenza della Società politica istriana ha diretto il seguente appello agli elettori della Camera di commercio e d' industria dell' Istria : La sottoscritta Presidenza, fedele al suo mandato, per le elezioni indette con Notificazione 26 p. p. novembre vi invita a dare concordi e numerosi il voto ai seguenti signori : NELLA SEZIONE COMMERCIALE Categoria A. (dei commercianti propriamente detti): Artusi Luigi fu Antonio, di Rovigno; Bartoli Andrea fu Leonardo, di Rovigno; Camus Leandro, di Pisino; Rocco Giuseppe fu Giusto, di Pola. (Presso la Commissione elettorale in Rovigno l'elezione seguirà il 28 dicembre a. c. dalle ore 9 aut. alle 12 mer.) NELLA SEZIONE INDCSTRIALE Categoria A. (degli industriali) Benedetti Giacomo fu Andrea, di Rovigno ; Manzutto dott. Girolamo, di Cmago ; Marchesi Pietro fu Alb., di Dignano ; Quarantotto Giuseppe fu Giuseppe Antonio, di Rovigno; Rismondo Alvise fu cav. Matteo, di Rovigno. (Presso la Commissione elettorale in Rovigno l'elezione seguirà il 29 dicembre a. c. dalle ore 9 aut. alle 12 mer.). Avvertimento. Gli elettori si atterranno, in quanto ai termini e alle modalità della votazione, alle norme contenute nella Notificazione elettorale su citata d. d. 26 novembre 1893 N. 1182 a ciascuno di loro trasmessa unitamente alla scheda di votazione ed alla carta di legittimazione. Si avvertono in particolare gli elettori, che essi, in luogo di comparire personalmente dinanzi alla Commissione elettorale, hanno facoltà di rimettere la scheda di votazione, riempita e da essi sottoscritta, anche col mezzo degli Cffici comunali, ai Capitanati distrettuali, rispettivamente al Magistrato civico di Rovigno (§ 9 Reg. elett.) e precisamente, gli aventi voto nella Sezione commerciale al più tardi entro il dì 24, quelli della Sezione industriale entro il cl\ 25 dicembre a. c. Dal resoconto stampato per cura della Commissione amministratrice dei fondo sussidi per studenti italiani poveri inscritti nell'Cniversità di Graz, rileviamo che nell' anno scolastico 1892-93 furono incassati fior. 558.86 — i quali, la maggior parte, vennero elargiti dalla città di Trieste e dai municipi maggiori della nostra provincia, nonché ricavati da un paio di concerti di circostanza. Dalla su detta somma furono erogati f. 324.86, per cui rimase un civanzodi f. 234 — e questi, uniti ai precedenti civanzi, formano una somma di fiorini 1988.20. Di questo importo, fior. 1688.20 furono posti all' interesse presso la civica cassa di risparmio di Graz, gli altri 300 furono impiegati in una obbligazione della ferrovia Leopoli-Cernovitz-Giassi. - In memoria di Monsignor Canonico Giovanni de Fayento Nell'ultimo numero de La Provincia dell'anno 1890, veniva pubblicato un appello di uu Comitato costituitosi per iniziativa dell'ili. Podestà di Capodistria e composto dei signori Dr. Girolamo Vidacovich, Dr. Nicolò Belli e Dr. Pietro Madonizza, con l'incarico di raccogliere offerte tra i numerosi scolari dell' illustre defunto, perchè si avesse a riprodurre la dolce effigie del maestro comune in un busto in marmo da collocarsi nell'edificio del patrio ginnasio. Il Comitato fatte le pratiche necessarie presso le i. r. autorità per ottenere il permesso di aprire una colletta pubblica, si ebbe un riliuto, (vedi Provincia 1 febbraio 1891). In seguito ci pervennero parecchie offerte e ne abbiamo accusato ricevuta di volta in volta sulla stessa Provincia. La somma totale di queste offerte raggiunse con oggi l'importo di fior, novanta, ed abbiamo creduto bene collocare a frutto questo importo presso la cassa postale di risparmio di Capodistria, acquistando un libretto a nome del sig. Pietro Madonizza, al quale ne abbiamo fatto la consegna. Appunti bibliografici Giglio Padovan. — Miscellanea. — Trieste, Caprin 1893. Un opuscolo di 89 pagine. Yale lire due. Ble ego (canta con altre parole il lepido vate triestino) ille ego che più volte vi ho rallegrato co' miei versi in vernacolo, questa volta col mio bravo nome e cognome vi mando le capricciose pecorelle coperte di toscano vello ecc. ecc. La critica poi, invece di conficcare il tizzone nell' unico occhio di Polifemo, gli accende di qua di là due lampadini, e invita la gente a venire a leggere e a comperare il volumetto. E un po' caro se vogliamo ; due lire a questi lumi di luna! È un segno della megalomania triestina, dove si fanno tutte le cose alla grande. Assicuro però che saranno bene spesi. Cominciamo dagli epigrammi, tutti con la sua oncia di fiele e due di sale, come vuole la regola. Io lascio da parte Federico Barbarossa e Papa Borgia e mi attacco al fico di Piazza Grande : all'epigramma, badiamo, non all'albero; che di queste malinconie non ho mai avuto in mia vita. Oh fosse ancor vivo il Padre Ireneo del tempo! Rammento il gran chiacchierare si è fatto intorno alla fontana; e le fantasie che le novità di quel fico eccitò in me F ultima volta che rividi, tre anni or sono la patria. L'epigramma — Sulla copertina d' un libro e l'altro Prezzo lire sei Non bramo altr'esca. Per cattivo libro. — Chi apre chiuda. - sono due piccoli giojelli. Seguono versi col titolo Fasti, e alcuni Saggi di traduzione dallo Shakespeare. Da ultimo iscrizioni storiche e leggendarie, coinmendevoli per istile conciso, serrato e per altezza di concetti. Ce ne sono di quelle che non si dimenticano più, e compendiano un personaggio ; quella al Leopardi per citarne una. E non mai o quasi mai la ricercatezza dell'antitesi, o lo sforzo della brevità, difetto in cui talvolta cadde il Leoni illustrando la sua Padova. Esempio — Ponte espugnato, Ezellino vinto. Tutto sommato uri mirallegro ed una stretta di mano al signor Padovan. Nella Siberia. Monologo di Gerolamo Enrico Nani. Como, Tipografia Cooperativa. Un opuscoletto di pagine diciassette. Il signor Nani ve lo rammentate? Fu già Direttore della Penna a Rovigno, e del Giovine Pensiero a Pola. Adesso dirige la Provincia di Como, giornale quotidiano ben fatto. Fra un articolo di fondo e un brano di cronaca gli è venuto il baco di scrivere un monologo pel teatro. Pontenzin-I terra ! Dopo tante feroci declamazioni di veristi e-di realisti si possono scrivere ancora monologhi pel teatro? E non è troppo noto che solo i matti parlano soli per le strade ? Se non che visto e considerato che tutte le regole hanno le loro eccezioni,, e che nell' impeto d'una grande passione o d' una grave faccenda è naturale questo parlare da soli ; qualmente si sente spessissimo anche oggi a Milano da gente che va in fretta per affari; il sig. Nani ha fatto benissimo a scrivere un monologo pel teatro. Tutte queste benedette teorie nuove in fatto di. drammatica e di musica si devono dopo tutto, intendere con discrezione. Non è naturale, dicono, parlare in due contemporaneamente. Dunque abbasso i duetti e i terzetti. Ma santo cielo ! A Chioggia, e un po' in tutto il mondo, dieci, venti, trenta e più donne parlano tutte in una volta. E poi tutto è in fondo un po' convenzionale sul palco scenico ; ed anche oggi, dopo tanto predicare di realismo, ad una convenzione n'è succeduta un' altra. Un tempo il gran gesto, la declamazione classica; adesso la chiacchiera bisbigliata e il pistolotto della semplicità. Prima il chitarrone, adesso l'armonium; alle canzonette sono succedute le spezzature, i problemi algebrici, un abbaruffio di notte saltellanti, discorrenti, senza concluder mai nulla, e i leümotif e la gran aria ponzata e servita in tutte le salse. Il signor Nani era dunque nel suo diritto di scrivere un monologo, tanto più perchè ci espose proprio sotto gli occhi le disgrazie dei poveri ìontadini della Russia ; e produsse un pieno effetto nel leatro di Como. I bambini sentirono accapponare la pelle; le ragazze piansero a calde lagrime; la piccionaja fremette. Aggiungete al valore della prosa el signor Nani, l'esecuzione dell' artista drammatico che fu un Iovo ideale. Sarebbe buona cosa che e compagnie drammatiche, le quali si recheranno fo Istria nel futuro carnevale, avessero ad acquistare pesto monologo. Il Diritto Croato andrebbe sulle urie ; ma gli Slavi poveretti che non vanno a teatro, per sentita dire, saprebbero che cosa ci si guadagna , ricoverarsi sotto le ali della Santa Russia. itti e Memorie della Società istriana di archeologia e storia patria. Volume IX. Fascicolo 1. e 2. Parenzo, Coana 1893. Contiene la — Commissione al Podestà di Umago - Documenta ad Forumjulii, Istriani, Goritiam, Tergestum spectantia. (continua). — Senato-Mare, Cose dell' Istria (continua). — Benussi Dr. Beruar-lo: La Liturgia slava nell' Istria. — Varietà — Serologia. — Lo scritto originale si deve alla penna del Dr. Benussi, e ne abbiamo già detto nel Numero antecedente. Importante la trascrizione della Commissione al podestà di Umago, in cui si vede con («anta gelosa cura, nei buoni tempi, vigilasse la Repubblica Veneta, perchè i suoi officiali non abusassero del loro potere a danno dei sudditi. I documenti per la storia del Friuli, dell'Istria, di Gorizia e Trieste recano non poco lume ad intendere le intricate questioni feudali. Per l'origine del nome Capodistria, che alcuni vorrebbero far derivare dal volgare „in cao d'Istria" cioè ai confini dell'Istria, vedi la lezione a pagina 17, homines .... Capitis Istrie, che è la vera. Bla è specialmente ai Senato-Mare che si rivolge la mia attenzione. Per lo studio sul Castel Leone rilevo in forma di corollario i seguenti decreti. 1521. 26 Marzo. — Essendosi nel 1517 conferito a Zanetto de Otto scodrense il caporalato del Castel Lion con salario ed emolumenti consueti per i suoi meriti, ed in ispecie per aver con quattro compagni tolto al nemico il castello di Ospo, ed instando egli al presente per averne la riconferma, questa gli viene concessa, dichiarandosi che perciò non si debba aggiungere spesa alla Signoria (pag. 104). 1531. 13 Giugno. — Che dietro sua istanza il benemerito quondam Andrea de collamoro sia confermato ed approvato nella carica di caporale in vita del Castel Lion della nostra città di Capodistria conferitagli nell' agosto decorso in seguito alla morte del precedente castellano Zanetto de otto Severino. 1539. 29 Marzo. — Si stabilisce di mandare al podestà e capitano di Capodistria duecento ducati tolti dai danari della Signoria, perchè siano spesi nella riparazione delle muraglie e torrioni del Belveder, incombendo ad esso le altre spese per manovali, barche e cavalli necessari a tali fabbriche. Inoltre che i patroni all'arsenal mandino a quel Rettore una galea sottile vecchia per usarne le ferramenta nei bisogni di quel porto, e che tutti i denari che si caveranno dalle condanne pecunarie inflitte da quei Rettori siano destinati per la fabbrica di quel molo, per l'escavazione del canale che è verso il ponte fino a Terra ferma e per la fortificazione del Castello che sta nel mezzo del pont ■ (pag. 121 e 122).— Così la Republica rispondeva alle sollecitazioni dei rettori Morosini, Priuli, Diedo, Barozzi ecc. per le quali vedi la Provincia al N. 17. Per questi Senato Decreti gli studiosi di cose istriane devono avere una speciale predilezione: vi attingeranno sempre con profitto. Raccomando ai giovani nelle ore bruciate di scorrerli attentamente e di prendere gli appunti per particolari studi che potranno fare sul loro paese. Per esempio pel capitolo fiere vedi il decreto a pag. 140 in data 17 Marzo 1546. Da questo si ha che in detto anno fu ripristinata a Capodistria la fiera solenne la quale cominciava il giorno di San Nazario, e durava quindici giorni. Per la storia di Pier Paolo Vergerio vedi il decreto a pag. 131, 1542. 2 Dicembre; 1548, 1549 a pag. 143 e 150. Di questi studi parziali sui Senato decreti la Provincia ne ha fatti anche troppi in questi ultimi anni, si dirà. Alla storia del paese portano però sempre qualche vantaggio, e a chi li eseguisce pure. Per gli scrittori provetti servono come di riposo durante più gravi fatiche, e ne disciplinano la fervida fantasia. Specialmente tornano di conforto ai vecchi che amano risalire la corrente dei tempi, e che pur sentendosi ancora capaci di tentare qualche ampio volo vogliono di quando in quando fare un sonnellino. Ancora una volta adunque si dia la debita lode alla Direzione degli Atti e Memorie che ha raccolti questi Senati segreti e Senato Mare. Tutto sta si trovino molti in provincia che ne sappiano approfittare. La benemerita Direzione ben può ripetere al lettore con Dante. "Messo t'ho innanzi; ornai per te ti ciba, (Par. 10) jNozze Levi-Ascoli. Due poesie musicali del secolo XIV, dedicate agli sposi da Albino Zenatti. Il triestino Zenatti, preside del liceo di Ferrara, è un infaticabile raccoglitore di rime antiche ed ha già pubblicato vari cimeli, che hanno s'intende un valore storico; artistico punto. Nel licenziare per le stampe queste antiche rime lo Zenatti vi aggiunge l'osservazione seguente : "Ballata e madrigale (non indegni — a me sembra — di veder la luce e più il madrigale che graziosamente chiama alla memoria la Partita a scacchi del Giacosa) traggo dal codice casanatense d. v. 5: una raccolta di rime antiche, la quale benché assai tarda, ne serba alcune che difficilmente s'incontrano altrove. Simon Ciati, cui il codice attribuisce le due poesie musicali, sarebbe un rimatore ancora affatto ignoto se non ne avesse pubblicato un sonetto il Canini„ Sentite Messer Simone: "Quant' era gentil cosa a veder lei, Quand' ella mi donava scacco vinto ! Proprio come il paggio Fernando! Tanto è vero che niente è nuovo sotto il sole ! P. T. ----——s»6—*--— PUBBLICAZIONI Rivista delle tradizioni popolari italiane diretta da Angelo de Gubernatis. Anno I, fascicolo I. Roma, tipografia Porzani e C. 1893. SoràrAario: Angelo de Gubernatis, La tradizione1 popolare italiana — (Discorso inaugurale della Società Nazionale per le Tradizioni popolari italiane sotto l'alto patronato di S. M. la regina Margherita, letto nell'aula magna del Collegio Romano il 20 novembre, genetliaco di S. M. la Regina) — Leggende — Novelline — Canti popolari — Preghiere — Credenze e superstizioni popolari — Usanze — Miscellanea — Questionario — Bibliografia. Domenico Tamaro. — Le uve da tavola, varietà, coltivazione e commercio. Parte I. Generalità sulle uve da tavola con speciale riguardo alla loro coltivazione in Italia. Parte II. Le varietà più raccomandate e loro'-denominazione. Parte III. La coltivazione all' aria libera. Parte IY. La coltivazione forzata. Parte V. Raccolta, conservazione e commercio.. Con 30 incisioni. Casale, tipografia e litografia di Carlo Cassone, 1893. È un pregevole lavoro che fa onore al nostro-comprovinciale ; e ne consigliamo lo studio ai nostri agricoltori. Si vende presso la redazione dell' Istria in Parenzo verso invio di vaglia postale di 2 corone^ Mente e Cuore — periodico per le famiglie e-per le scuole. Esce in Trieste al primo d'ogni mese ;i e ne è redattore il sig. Odoardo Weis. — Tip. litografia E. Sambo e C. Col 1 dicembre corr. è uscito il N. 12 ultimo della prima annata, ed ecco il Sommario: Carlo Gounod Gaetano Mogavero) — La Stella della sera (Cesare Rossi) — Il libro dei ricordi (Dia Talini) — In villeggiatura (prof. G. Bennati) — I fiori e i loro pronubi (prof. C. Ciborra). — Rinascenza (Odoardo Polli). — Bibliografia minuta (Elda Gianelli). Carlo Caraffa di Noja — Foglie al vento (Odoarclo Weis). — Anna (Tini Costami). — Sul verde (Ada Sestan) — Educazione dei Carcerati (S. Vascolti). — Risposta alla domanda N.o 11 (Wera C.J. — Domanda N.o 12 — A proposito di metodi (prof. G. Bennati). — Differenza (Contessa Sara). — I poemi dei monti (G. Fabiani). — Così è (Willy Dias). — Questioni di lingua (Prof. Giammaria Cattaneo). — Curiosità storiche (Carlotta Kaclerk-Beck). — Di palo in frasca (Odoardo Weis). Di più un supplemento.