ANNO XVI. Capodistria, 1 Febbraio 1882. N. 3. LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo.*) 1232. — 15 aprile. Giovanni de Rivo, gastaldo generale in Istria a nome del patriarca di Aquileia. Min. Acta ecc. - To. I. p. 17. CORRISPONDENZE 'Parenzo, 21 gennaio (I nostri vini) Nelle passate corrispondenze esposi alla meglio il bisogno che si fa sempre più forte tra noi di ristabilire la fertilità delle nostre terre; e siccome in generale ci manca il letame per ritornare al terreno quauto gli si toglie con le derrate, m'ingegnai di esporre i diversi metodi consigliati per sopperire alla sua deficienza. Mi resta ancora di chiamare l'attenzione de' miei comprovinciali sopra diverse altre pratiche importantissime, ma questo lo farò in seguito. Oggi ho determinato d'intrattenermi sul vino, giacche, se in tutti i rami dell'industria agraria abbiamo molto da mutare e perfezionare, la confezione dei vini dobbiamo assolutamente e quanto prima fondarla su più solide basi, perchè dal vino, più che da altro, deve la provincia attendere il suo benessere. È vero purtroppo, che abbiamo in casa il più crudele nemico della nostra vite, e che quindi il più importante cespite della nostra produzione agraria è direttamente colpito o seriamente minacciato ; speriamo però che la scienza e l'esperienza sapranno suggerirci un mezzo per combatterlo, distruggerlo, oppure renderlo meno dannoso. Intanto gli agricoltori fiduciosi nell' avvenire, popolano le loro campagne di regolari vigneti; così che in breve è da sperare uu prodotto tale che la sola piazza di Trieste non potrà consumarlo. E cosa faremo allora? Bisognerà assolutamente cercare di aprirgli una strada nel grande commercio, la qual cosa ci obbligherà anzitutto di studiare le esigenze ed i gusti dei consumatori lontani; ci si presenteranno quindi ostacoli non tanto facili a superarsi nelle presenti nostre condizioni. Se vorremo che il nostro prodotto Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. venga bene accetto nelle piazze migliori e rimuneratrici, bisognerà porre ogni cura e diligenza per perfezionarlo nel senso lato della parola ; vale a dire che sia non soltanto squisito e ricco di aroma, ma serbevole e di difficile alterazione. Si noti che questa è precipua condizione pel commercio, e credo che ognuno sia convinto della sua ragionevolezza. Molte sono le qualità di viui che domanda il commercio estero ; in generale peraltro si può dire ch'esso non accetta che vini aromatici, morbidi, vellutati, ricchi di eteri, che non odorino quindi di vinaccia fresca, e ne'quali nessun componente spicchi in modo da riescire disgustoso, E qui mi permetto di osservare che i vini riescono sempre difettosi e di difficile correzione, quando n»a conservino una certa armonia nei loro componenti, alla quale è dovuta in gran parte la loro squisitezza. Quei vini che come i nostri, parlo sempre in generale, ad una grande quantità di tannino uniscono quantità pur grande di altri acidi organici, non possono riescire che disgustosi; mentre invece quelli che contengono pochi acidi, ma molto tannino, riescono aggradevoli al palato, tonici, salubri e sono di una grande durata. A prova di ciò basti il dire che i più famosi vini della Francia contengono grande quantità di tannino, ed ognuno sa quanto essi sieno pregiati in Europa. Non bisogna credere che l'armonia nei componenti del vino possa essere turbata soltanto dagli acidi ; anche gli altri componenti possono concorrervi con grave danno della qualità del vino. Da molti p. e si ritiene come pratica lodevolissima l'aggiunta di alcool al vino, ed in proporzione tale che la sua armonia precisamente ne soffre; io non so quale scopo essi vogliano raggiungere con ciò; sarebbe del resto, secondo il mio modo di vedere, veramente ridicolo, se credessero necessario di arricchire il vino d'alcool per renderlo squisito e delicato, e per aumentarne la sua conservazione;' infatti tutti sanno che i vini più riputati della Francia sono di una potenza alcoolica eguale, inferiore anzi a quella dei nostri comuni; basti citare il Chateau la Rose, il Chateau Lafite, il Chateau Margaut i quali non arrivano ad oltrepassare che in rari casi 1' otto per cento di alcool, eppure sono tanto ricchi di profumo e di aroma, e si mantengono benissimo e reggono a lunghissimi viaggi. L'alcool è senza dubbio il principio conservatore per eccellenza ; affinchè però esso possa spiegare potentemente la sua azione antisettica, possa cioè impedire la vegetazione di funghi parassiti nel vino, fa d' uopo che questo ne contenga almeno il 15% >n volume, potenza alcoolica che è tollerabile soltanto nei vini liquorosi. L'enologo, quando sia intelligente, non ha bisogno sempre di ricorrere all' alcool per assicurare la stabilità de'suoi vini; egli può mettere a sua disposizione diversi altri mezzi, ed allontanare con questi, usando della massima cura, le sostanze albuminose che possono considerarsi come il principale fomento di tutte le malattie a cui i vini vanno soggetti. L'alcoo-lizzazione sarà necessaria soltanto nel caso che essa venga domandata dalla piazza ove vogliamo smerciare il nostro vino, come sarebbe p. e. l'Inghilterra. Dal suesposto risulta che ci sarà necessario di confezionare un vino tipo, di un carattere ben differente da quello del nostro comune. Quali vini si prenderanno poi a modello? Senza dubbio quelli che in Europa e fuori sono più stimati e riputati. Pei vini rossi, che di questi dobbiamo noi già occuparci, avremo allora due caratteri principali Bordeaux e Borgogna: vediamo ora in che questi si distinguono. Il Bordeaux è vino secco, vale a dire spoglio di glicosio, di media potenza alcoolica, poco acido, ricco di eteri, armonico, se si eccettua un tonico aggrade-volissimo che gl'i tripartisce il tannino di cui è sufficientemente provvisto. Il Borgogna è pure un vino asciutto, poco alcoolico, possiede però una perfetta armonia ne'suoi componenti, ed un certo bouquet che gli dona un carattere tutto suo. Ecco dunque i veri modelli dietro a cui dobbiamo confezionare i nostri vini, se vogliamo che olir' alpe accontentino il gusto dei più intelligenti e danarosi. Non si creda con ciò eh' io voglia consigliare di camminar sulla falsariga degli altri, e di porre ogni cura ed intelligenza per produrre un Chateau Lafite o Margaut, chè una opinione è anzi quella che si dia al nostro vino un carattere tutto suo, carattere istriano, che corrisponda naturalmente alle condizioni di cui più sopra tenni parola, e che potremo chiamare nel nostro bell'idioma Castello, Cervera, Mousalice ecc. Consci ora delle esigenze del grande e lontano commercio, sottoponiamo a severo esame il nostro vino. Checché se ne dica, egli è un fatto, che coi sistemi di vinificazione iu uso e coi vitigni che si posseggono in generale, non si producono che vini che non godono riputazione di molta serbevolezza, specialmeute nei mesi caldi e nel trasporto, e sono poi d'un tipo austero, troppo acidi e tannati. Questo è un difetto che non si può tollerare in un vino cui si vuole fare strada e nome, e che si pretende di far aggradire al palato de' buoni gustai. Il nostro buongustajo, per dirla franca, uon se ne accorge gran fatto, perchè prima di tutto ne è avvezzo, e poi è il clima che in generale gli fa sentire il bisogno di bevande alquanto acide ; ciò spiega anche il perchè molti contadini nella state al vino comuue e sano preferiscono quello agro per acetificazione. Dai bevitori che ci attorniano e che consumano presentemente il nostro prodotto viene domandato e bene pagato come vino buono quello che sa ancora di torchio, che è quindi giovanissimo, che conserva un certo grado di asprezza e di acerbità e possiede un colorito intenso rosso rubino. La materia colorante è solubilissima negli acidi, e quanto maggiore quindi è la quantità degli stessi nel vino, tanto più bello è il colorito di quest' ultimo ; siccome col processo di maturazione scemano gli acidi negli acini, così per avere buon colorito s'impedisce la perfetta maturazione. Ben fatto davvero rinunciare per un po'di colore alla fragranza, all'aroma, all'armonia che tanto aggraziano il vino che deriva da uva perfettamente matura. E inutile, il costume ed il gusto vogliono così, e così sarà anche per molto tempo ancora; chè un vino commi il faut sarebbe tenuto quale bevanda per ragazze dalla massa che consuma, la quale domanda oltre a quanto ho detto sopra, che il vino contenga molta sostanza estrattiva, e se anche non è perfettamente chiaro come lo esigono le regole dell' enologia, non ci abbada; anzi, perchè sia proprio buonissimo per la massa, bisogna che si tagli col coltello, e che si mangi e che si beva. Sul gusto non è lecito di disputare, la è cosa vecchia, per cui noi siamo posti nella necessità di produrre qualità differenti di vino, almeno fino a tanto che non si renderà il gusto dei nostri consumatori più delicato. Si presenta ora naturale la domanda: e potremo noi con le nostre uve terrane confezionare tutte quelle qualità di vini da tavola e da bottiglia tanto pel commercio nostro che per l'estero ? Io non ho fatto delle esperienze in proposito, nè ho avuto ancora il bene di leggere qualche relazione della nostra stazione euo-pomologica per cui non posso dare una risposta positiva. Mi pare però che per produrre col nostro terrano, anche quando sia ben maturo, un vino comune armonico e di sapore delicato, ci vorrebbe per lo meno molt' arte, che noi in generale non abbiamo. Per riescirea buoni risultati si renderebbe necessaria l'istituzione di qualche Società Enologica la quale potrebbe veramente confezionare il vino con tutte le regole dell'arte, garantire la sua serbevolezza, e procurargli un nome che oggi non ha. Questa è cosa che potrebbe benissimo venire effettuata, ma ella domanda soltanto un po'di spirito di associazione. In molte Provincie del regno, nel Trentino ed in Dalmazia simile istituzione esiste già da molti anni e con piena soddisfazione degli azionisti. Oltre a ciò credo utile di dire che faremmo la gran bella cosa se ci mettessimo a seguire 1' esempio del Trentino e del Tirolo ; il progresso che in questo paese hanno fatto nel giro di pochi anni la frutticoltura e viticoltura è veramente degno della nostra ammirazione; l'esportazione sì di vini che di frutta aelle piazze lontane, va sempre più crescendo con grande vantaggio del benessere generale. Pochi anni or sono la Teroldega. nel Trentino ed il Lagrein nel Tirolo settentrionale erano tenute in gran pregio precisamente come qui da noi il terrano, ed il refosco; oggi, specie la Teroldega, che dà un vino col 7-9 °/0 di acidi, va perdendo sempre più terreno, ed in sua sostituzione sorgono qua e là ridenti vigneti di Carmenet, di Borgogna oppure di Portoghese, il quale si può giustamente chiamare il Carmenet austriaco per le sue distinte qualità, di cui ne è bella prova il rinomato Yoeslauer. Molti dei più intelligenti possidenti hanno già dato il bando alle uve acide; è da questi naturalmente che deve partire l'iniziativa ; il piccolo agricoltore è per lo più ignorante ed ha sempre del S. Tomaso e non bisogna dargli il gran torto. Io conosco un signore, certo Volpi, che ha la sua tenuta a poca distanza da Tren to, la quale può servire di modello sì al viticultore che al frutticoitore. Egli non coltiva che Portoghese, Carmenet e Borgogna, e confeziona vini di finissima qualità, che manda ad Anversa, a Berlino a Vienna sì iu bottiglie, che in piccoli fusti. La Stazione di S. Michele, pure nel Trentino, ha ottenuto i vini rossi più fini e delicati sempre dal Carmenet misto al Verdot e Merlot, e perciò raccomanderei la loro estesa coltivazione nel Goriziano e nell'Istria, a chi tende di ottenere non quantità ma qualità di vino. Se nella frutticultura l'Istria in generale non potrà mai gareggiare col Tirolo per le differenti condizioni climatiche ; cioè non le sarà dato mai di portare in quantità al mercato lo squisito Rosmarino, sono persuaso invece che nella viticoltura la nostra provincia abbia persino dei punti d'avvantaggio in suo confronto. Dovremmo approfittare quindi senza perdere molto tempo, perchè in ogni provincia oggi si lavora alacremente iu proposito. Dei vini di Serbia p. e. fino a due anni or sono nessuno parlava; oggi posso assicurare che essi cominciano ad essere stimati e ben pagati tanto dai commercianti francesi che viennesi; bene inteso che non sono, subito pronti alla beva, sono però bene confezionati, serbevoli, e capaci col taglio di dare un tutto di un carattere che corrisponde alle esigenze dei consumatori. Io non so quali risultati abbia ottenuto finora la nostra stazione eno-pomologica ; credo però che il nostro clima ed il nostro terreno sieno acconcissimi pei Carmenet, il quale resiste al caldo ed al secco e vegeta benissimo persino in terra pietrosa e ghiajosa. Il Portoghese dovrebbe anche riescire bene, e precisamente iu terre magre, ghiajose, in luoghi asciutti ed elevati; su quel di Buje e di Montona, p. e. credo riescirebbe meglio che qui da noi. In generale noi abbiamo il difetto di credere che la vite domandi come il frumentone terre pingui, mentre invece eccellenti vini si ottengono per lo più da terre sassose e ghiajose. Credo che il Portoghese, siccome dà un vino poco acido, potrebbe adoperarsi benissimo per correggere il nostro Terrano ; come pure mi pare che il Borgogna potrebbe servirci anche eccellentemente all'uopo. Non so poi se il vero Pinot noir riesca bene qui da noi, che per quanto mi è noto, ei domanda un clima caldo sì, ma non tanto asciutto com' è il nostro. Del resto la provincia, nel suo piccolo, offre sì svariate condizioni di clima e di suolo, che per certo in molte località riescirebbe bene, specialmente poi in luoghi nou molto esposti al solatio. Col tempo speriamo di poter sapere con precisione tutte queste cose, e molte altre ancora, e di valersene quindi per procurare al nostro vino quel nome e credito che oggi non ha. Quello che nel Trentino e nel Tirolo molto concorre a far conoscere i pregi dei vini perfetti e reputati, e quindi ad introdurre le migliorie che tornano tanto vantaggiose al paese, e di cui noi sentiamo sì forte il bisogno, sono i pubblici assaggi. Speriamo che la nostra Società Agraria si rimetterà presto, e che col primiero entusiasmo saranno frequentati i suoi congressi nelle diverse città della provincia; siccome sarebbe desiderabile che anche in Istria si pensasse d'istituire almeno una volta all'anno un pubblico assaggio, così mi pare che questo potrebbe benissimo aver luogo nell'occasione del congresso ; la spesa ed il disturbo che arrecherebbe sarebbero per certo ricompensati. Desideroso del bene sempre maggiore di questa mia patria, studiai di vergare alla meglio queste mie, chè quantunque povere righe, spero non torneranno sgradite. Ieri lessi nell'ultimo numero del giornale L'Istria uu articolo che tratta appunto sull'opportunità di migliorare la qualità dei nostri vini per facilitarne lo smercio, in seguito al quale, che suona quasi un' inchiesta, resta a sperare che questa Stazione eno-pomologica vorrà finalmente dare relazione sui risultati delle sue esperienze. z. Ci scrivono : L' agricoltore, giornale pubblicato dal Consorzio Agrario Trentino contiene degli articoli, assai interessanti, sul!' introduzione dei lavori ad attiraglio nei vigneti dell'Istituto agrario di S. Michele. A proposito di che ci permettiano di esprimere il desiderio che nella Stazione eno-pomologica di Parenzo si faccia qualche esperimento con gli istrumenti già introdotti nel Trentino per istudiarvi le modificazioni volute dalla natura dei nostri terreni, e quindi mettere a parte i proprietari di vigne delle esperienze fatte e del profitto che se ne può ricavare. * * * Un'altra volta ci siamo permessi di suggerire alla direzione della stazione eno-pomologica in Parenzo, di fare raccolta per il vivajo di alberi da frutto, di quelle varietà già conosciute ottime qua e là, nei diversi luoghi della provincia, perchè sieno trapiantate negli altri luoghi. Ripetiamo la raccomandazione in tempo utile per procurarsi le talee-innesti ancora quest'anno. Sappiamo, per esempio, che nel territorio d'Isola si trovano ciliegie di una bellezza e squisitezza rara, che in questo di Capodistria vi sono varietà e di peri e di pomi e di fichi assai pregiati. Perchè dunque non farne raccolta ? Occorre proprio che la roba venga da lontano, perchè sia creduta buona? Perchè anche noi non mettiamo iu pratica il gran principio della selezione? * * * Ora che 1' eccelsa Direzione delle Poste ba giustamente trovato di abbreviare le comunicazioni postali tra gii altri paesi della costa istriana e quelli dell'interno, servendosi dei piroscafi Cesare e C., possiamo lusingarci che anche per Capodistria sarà disposto in maniera da rendere più sollecito il servigio postale con Trieste, soddisfaceudo così ad un urgente bisogno della nostra popolazione. L' inchiesta agraria Rileviamo dai giornali, che la Giunta per la inchiesta agraria nel regno d'Italia sta per dare compimento al suo lavoro colla pubblicazione delle memorie verbali e delle conclusioni che si riferiscono al generale inventario delle condizioni agricole del paese. Il primo volume comprende un proemio del Presidente e della Giunta, senatore Jacini, diverse comunicazioni e documenti dei singoli commissari sul procedimento dell' inchiesta nella rispettiva circoscrizione, i processi verbali delle adunanze della Giunta ed alcune generalità sull'Italia Agricola. Il volume secondo ed il terzo finora pubblicati, contengono le relazioni di dettaglio delle varie circoscrizioni. Indichiamo questo lavoro all'attenzione della onorevole direzione della nostra società agraria, perchè ne faccia seggette di serio studio onde apparecchiare il piano per la inchiesta agraria della nostra provincia, della quale abbiamo tenuto parola in questo periodico, e la di cui importanza venne rilevata dall'illustrissimo signor Presidente della società nell' ultima secata di Comitato, che ebbe luogo in Rovigno il 17 Dicembre decorso. Il tempo passa, e finora non si souo fatte altro che chiacchiere; troviamo perciò necessario di sollecitare la spett. Direzione della società agraria ad occuparsi dell' ideata inchiesta come di un lavoro che deve essere la manifestazione stessa della vita sociale, e dal quale si attendono utili risultati. L'innesto Pasteur contro il carbonchio (antrace) Gli esperimenti dell'illustre Pasteur sull'innesto delle malattie contagiose approdarono a splendidi risultati. Con la preparazione di ima linfa contro l'infiammazione della milza-carbonchio (antrace); la terribile malattia che colpisce ed uccide gli animali bovini, le pecore, i majali ed anche i cavalli. E dunque provato che gli animali innestati colla linfa Pasteur sono in grado di sopportare il contagio ; ed in seguito alla fortunata scoperta furono già eseguiti in Francia gli innesti di una innumerevole quantità di bestiame. Vogliamo credere che tanto le autorità provinciali, come pure la direzione della società agraria non frapporranno indugi, per provvedere affinchè subito nella prossima stagione sieno utilizzati anche nella nostra provincia i risultati delle scoperte di Pasteur. Noi non abbiamo una statistica dei casi di carbonchio nell'Istria; ma sappiamo che il terribile morbo serpeggia sempre; nella decorsa estate, per esempio, parecchi furono i casi nel distretto di Capodistria, e pochi giorni sono uu bellissimo e robusto bove, nel comune di Muggia, vi rimase fulminato in tre ore. Xjo -viti americane*') I. Caratteri delle viti americane In Europa per quanto varie siano le forme in cui si presenta la vite, pure noi la riguardiamo sempre come proveniente dalla specie botanica Vitis vinifera. In America invece noi ne troviamo più specie, e quantunque anche là si formarono molte varietà, pure per il tempo relativamente recente che gli Americani si diedero a coltivarla, si è in caso di poter stabilire il fatto, non derivare quelle viti da una specie sola. Alcuni botanici non sono di questa opinione, tuttavia noi seguiremo il parere dei più, quello cioè che è accettato oggigiorno quasi universalmente. I vinaccioli stessi delle viti americane danno già dei caratteri distintivi per distinguere le differenti specie di viti. Essi sono generalmente di forma allungata, i arrotondata superiormeute, inferiormente attenuata a guisa di becco più o meno lungo, pel quale stanno uniti in numero di 4 di 3, 2, 1 alla base dell' acino, sopra un prolungamento del peduncolo. Quella parte quasi piana, che 'sta in contatto cogli altri vinacciuoli si chiama faccia ventrale, 1' opposta generalmente convessa si chiama faccia dorsale. La ventrale ha due leggere depressioni simmetriche d'ambo i lati della linea mediana chiamate fossette. La faccia dorsale presenta una specie di ombelico, chiamato calaza, e questa trovasi in una depressione più o meno larga, cava, ora ben accentuata ora marcata appena. Dalla calaza infine dipartesi un cordoncino più o meno prominente che dal basso dirigesi in alto, passa alla sommità del seme e va svanendo perla linea mediana della faccia ventrale, e questo èilro/e. Le radici delle viti americane sono generalmente sviluppatissime, se danneggiate in qualche parte ne rimettono di nuove con facilità ; il loro sapore è astringente, resinoide, mentre quello della vite europea è meno disgustoso. II tessuto è liguoso compatto come quello dei tralci. Questi ultimi alcuni sono a corteccia aderente, altri no, alcune 1' hanno striata altre no. I viticci nella specie Labrusca sono continui, cioè senza interruzione apposti a ciascuua foglia, in tutte le altre specie sono discontinui o intermittenti, per parlare il linguaggio tecuico. Lo sviluppo e la lunghezza che possono raggiungere i tralci è stragrande. Planchon asserisce d' aver visto un ceppo di Scuppernong coprire coi suoi tralci 40 are di terreno. Le foglie, che sono tanto importanti pegli studi ampelografici, si mostrano intere, se giovani, indi più o meno lobate. La pagina superiore colorita di un verde in tutte le gradazioni, nella pagina inferiore alcune sono tomentose altre glabre, cioè prive di peli. Generalmente parlando non sono mai lucidi come l'europee, ma bensì fosche e ruvide talvolta. I fiori a 5 sepali, 5 petali, 5 stami e del pistillo sono spesso sterili, caso molto comune nelle piante allevate da seme. La sterilità che deriva dal pistillo atrofizzato deve essere tenuta ben a conto dal viticul-tore, a ciò non incorra di propagare simili piante. La fioritura per molte specie è precoce alla nostra vite, cosa importantissima anche questa, che evita l'ibridismo, per noi dannosissimo, colla vinifera. I fiori sono disposti a grappolo, il quale talvolta consiste di un solo racimolo, altre volte voluminosissimo. Gli acini di grandezza varia, a buccia più o meno resistente, per alcune specie durissima, un'altra meno tenace da rendere una gradita uva da mensa e per vino. Sgraziatamente poche sono le specie che si possono coltivare per produzione diretta, in causa che maggiore parte dà uu vino poco alcoolico e talvolta detestabile, per un gusto speciale, dagli inglesi chiamato foxy e che noi lo chiameremo di fragola. A noi però interesserà di studiare non solo quelle viti per la produzione diretta, ma tutte le viti resistenti ralle quali innesteremo le nostre europee sì d'avere delle viti bimembri, a radici americane e resistenti, e parte acrea europea. Qualcuno qui mi potrebbe ossservare, che la radice perderà del suo vigore e della sua natura quando si muterà la parte acrea, e che quindi col tempo anche questa vite finirà col soccombere alla fillossera. A ciò risponderei, che a questo punto siamo ben lontani arrivarci e quantunque ciò sia basato su leggi fisiologiche, pure ci vorrà molto tempo prima che la radico perisca per influenza subita dalla parte europea. L'illustre Millardet dopo accurati studi ha potuto stabilire quali specie di viti sieno affatto resistenti alla illossera. Oltre d'ammettere l'ereditarietà di questa resistenza, egli dimostra anche come molte viti sono più meno resistenti a seconda che esse dimostrano più o meno caratteri di una specie resistente. Ciò si spiega su per giù nel seguente modo: La conoscenza della genealogia d'una data vite è della massima importanza iratica, poiché basta da sola a farci affermare a priori con la massima certezza e nel maggiore numero dei casi se una data vite sia o no resistente. Noi già sappiamo in effetto che le Aestivalis e Riparia sciatiche sono assolutamente resistenti ; d'altra parte è onstatato, che qualunque vite che presenti i caratteri a corteccia aderente a viticci continui di una di queste specie resiste alla fillossera. Constatare adunque in una vite americana la presenza di tutti i caratteri importanti della Aestivalis e Riparia, (caratteri che noi più tardi impareremo a conoscere) con esclusione di altro carattere estraneo, gli è acquistar certezza che cotal vite discenda direttamente dall'una o dall'altra e che perciò sia completamente resistente. Per contro è noto che la Labrusca, dopo aver perdurato a resistere fluisce per perire; tuttavolta dunque che sarà dato riscontrare su di una data vite i caratteri della La-brusca con assenza dei caratteri delle Aestivalis e Riparia, potrà a priori affermarsi, pur ignorandone il nome e senza esaminare le radici, che la stessa va fornita di resistenza limitatissima, così per la varietà della vinifera. Che se poi la vite in questione presenta tutti i cartteri della Aestivalis e Riparia, sarà resistente come i progenitori. Può infine succedere che una vite presenti i caratteri di una o più specie resistenti e di una non resistente, allora la resistenza è sospetta o almeno dubbia. Da ciò si vede quanto necessario sia di conoscere i caratteri di tutte le specie americane, e quando noi avremo dei vinacciuoli, quantunque anche assicurati, derivare da una tale varietà, sarà bene fare una selezione fra i semi stessi; dopo la semina unire assieme le giovani pianticelle che presentano i medesimi caratteri, e poi classificarle. Questo è il metodo che si è seguito e che intendo seguire qui alla scuola professionale agricola di Grumello del Monte. Giova avvertire che dai semi si ottengono talvolta delle varietà di caratteri differenti da quella che si è creduto seminare. A ciò non è da farci caso; si classificano in base ai caratteri che andremo or ora definendo e se qualche pianta non avrà di questi caratteri allora converrà dire d' avere ottenuta una nuova varietà che è molto facile colla semina. A base di classificazione delle viti americane, seguiremo questo schema: I. V. Rotundifolia ~ ; I ca II. V. Labrusca ) III. V. Monticola { a sapore legg. di fragola VI. V. Lincecumii ( a sapore detestabile V. V. Caudicans 'a grapoli grandi vi. V. Aestivalis a grappoli piccoliss. vii. V. Rupestris vni. V. Caribaca X. V. Californica IX. V. Arizonica XI V. Cordifolia XII. V. Riparia ( a sapore h a sapore piacevole < a sapore acidulo quasi mai di fragola I. Vitis Rotundifolia. Pianta vigorosissima con dei caratteri da poterla distinguere da qualunque altra specie. La corteccia dei tralci invece di staccarsi a liste come sulle nostre, sia aderente al legno, che è duro e compatto, le radici sono di sapore acre, astringente, incapace la fillossera di danneggiarle. I cirri opposti a ciascuna foglia. Le foglie sono piccole, intere, arrotondate, liscie. Grappoli piccoli, con acini duri come palle, a buccia spessissima, come maturano si distaccano, di sapore fortemente di fragola. I vinacciuoli sono lucenti, di color tabacco, tinti di giallo al becco ed in tutte le cavità, il becco acuto, la faccia dorsale solcata in tutta la sua lunghezza da una linea. Il rafe appariscente appena alla faccia ventrale, lineare, esile, le fossette parallele ; la calaza ovoidale poco marcata di colore giallastro. Questa specie non può venir coltivata sfortunatamente neppure come porta innesti per l'impossibilità fino ad ora di riuscita. Non si riproduce neppure per talea. Le sue varietà sono Scuppemong, Flowers, Thomas, Mish, Tender, Fulp, Fedec. II. Vitis Labrusca. A corteccia che screpola, tralci a legno rosso chiaro, lunghi, sarmentosi, viticci continui, foglie intere o lievemente triboliate, leggermente seghettate. Il tomento della pagina iuf. è fitto, pallido o rossastro che talvolta persiste anche nelle foglie adulte, Grappoli lunghi, serrati, acini a sapore vinoso piacevole contenenti 2 o 3 ed anche 4 vinacciuoli ciascuno. Queste ultime sono grandi a becco lungo, sfumato di giallo come le fossette. Un po' più sotto del centro sulla faccia dorsale notasi una fossetta larga e profonda, nel cui mezzo sta la calaza marcata appena. Il rafe è ridotto a uu tratto lineare iu fondo a una sutura. Questa vite che produce una discreta uva era creduta, almeno per alcune sue varietà, resistente da Plan-chou, però il Milardet oltre di bandirla dice, che tutte le varietà d'altre viti ibride che hanuo affinità con questa, soccombono più o meno presto. Per norma del lettore riporto i nomi di tutte le varietà di questa specie acciò possa valersene nell'acquisto di talee o di seme. Queste sono Adironclac, Anna, Amanda, Alexander's on Alexander, Comord, Ives' seedling, lsraella, Martha, Bentz, North Carolina, Dracut Amber, Isabella, Catawba, Iona, Diana, Albino, August Pioneer, Barnes. Black HatvTc. Bland Blood's Blaak, Blood's Vliite, Blue imperiai, Brown, Cassady, Christine, Cottage, Creveling, Cuyahoga, Eumclan, Hartford prolific, Hine, Logan, Lydia, Maxatawney, Miles, North America, Perkius, Bebecca, Tokalon, Underhills seedling, Una, Union, Village, Venanyo, Vilmington. III. Vitis monticola fino ad ora poco studiata, le foglie sono intere od a 3-5 lobi, dentate irregolarmente glabre sulla pagina superiore, l'inferiore coperta d'una lanuggiue grigia. Grappoli composti della lunghezza delle foglie, aciui di grandezza media, bianchi o giallo ambra d'un gusto buonissimo. Secondo Durand è l'uva più gustosa dell'America. Alcuui schierano questa specie che vive ancora allo stato selvatico in America, fra le Aestivalis e si distingue soltanto per gli acini più piccoli che ha quest'ultima. IV. Vitis Linucumii. Rami distesi quasi mai rampicanti, foglie grandissime grossolanamente deutate, da 3-5 lobi ottusi e profondi, la pagina inferiore coperta di una fina peluria. Anche questa specie alcuni l'inscrissero fra l'Aestivalis, ma il frutto invece si approssima più alla Labrusca. I grappoli sono composti, acini grandi, di un sapore leggermente di fragola. Se resistesse alla fillossera, la proprietà che possiede di vegetare nei terreni magrissimi potrebbe renderla preziosa come porta innesti. Non si conoscono varietà. V. Vilis Caudicans pianta rampicante, slanciata, foglie intere o sensibilmente trilobate, colorate superiormente d' un verde intenso, la pagina inferiore coperta di un integumento cotonoso, bianco, denso, che si espande fino ai rami o viticci. Grappoli spessi, composti, acini di gusto detestabile, quantunque il vino sia abbastanza alcoolico. I vinacciuoli sono molto grossi color canella, 1' estremità superiore lievemente bilobata, la calaza larga, mediocremente accentuata, rafe quasi indistinto in uu solchetto ben cavo, fossette più chiare del resto del vinacciuolo. Questa specie quantunque si propaghi difficilmente per talea, viene suggerita come uu buon porta innesti. Vf. Vitis Aestivalis. Questa specie di vite che preferisce generalmente un suolo secco, magro è rampicante, i suoi tralci sono a legno duro, resistente, a poco midollo come le radici sono dure, compatte che si approfondiscono considerevolmente, sfidando gli attacchi della fillossera. I cirri sono intermittènti, le foglie grandi a tinta carica, con 3 o 5 lobi, dentatura corta e larga. Se giovani, tutte due le pagine sono coperte di una lanuggiue, diventando adulte perdono il tomento nella pagina superiore, rimanendo dei peli nelle nervature della pagina inferiore. Il grappolo è lungo, gli acini piccoli, per il qual ultimo carattere si distingue dalla Labrusca. Il succo è di gusto franco, contiene più zucchero di tutte le varietà americane e si può coltivarla per la produzione diretta, andando immune dalla fillossera. Iu 1 grammo di vinacciuoli ne contai in media 30, corrispondendo così a 30.000 per chilogrammi. Sono di colore foglia secca, sfumato di giallo ranciato nel becco e nelle fossette. Ordinariamente piccoli, cou l'estremità superiore arrotondata, il funicolo molto pronunciato che va a sperdersi insensibilmente sulla faccia ventrale. Per la durezza del suo legno si lascia difficilmente riprodurre per talea e l'innesto spesso non riesce. Le varietà sono : Cunningham, Cynthiana, Leno ir, Louisiana, Devereux, Elsinburgh, Eumelan, Herbe-mont, Herrmann, Norton's'Virginia, Neosho, Jaquez, Pauline, Bulander e Cinerea. (Continua) D. Dr. T. Appunti bibliografici La vita e le opere di Giacomo Leopardi per Francesco Montefredini. Milano. Dumolard. 1881. Mi accingo a malincuore a scrivere di questo nuovo studio sul grande Recanatese. E dico a malincuore, perchè quando in un' opera, che pure è per molte ragioni commendevole, si riscontrano anche molti difetti, dispiace al critico, cui non garba il mestiere di censore arrabbiato, di tornare in qualche modo molesto a persona la quale e per ingegno e per dottrina merita tutta la nostra simpatia. Ma amicus Plato con quel che segue. Ecco qui un grosso volume di Gfló pagine sulla vita e le opere di Giacomo Leopardi. Dopo tanti che hanuo scritto sul grande autore, e specialmente dopo il libro del Ranieri che diede luogo a così vari e vivaci commenti, un libro che mettesse carte in tavola senza reticenze e punti ammirativi, che adducesse le ragioni dell'una e dell'altra parte, sarebbe certo il ben venuto. Ed anche dal lato estetico, dopo i lavori del De Sanctis e dello Zumbini, per tacere dei molti stranieri, certo non farebbe opera inutile un critico che senza passione- giudicasse sì il Leopardi coi nuovi criteri dell' arte ; ma anche un po' con quei principi, che se non si vogliono assoluti, tali erano, e sono ancora da molti ritenuti, e dal Leopardi stesso quando così precocemente aperse il grande animo alle gioje del bello. Ma il signor Montefredini, ci duole il dirlo, fin dalla prima pagina nella sua prefazione si mostra aggressivo ; se la piglia coi professori e giornalisti che non la pensano come lui ; e per darci un saggio dello stile, degli intendimenti dell'opera, e di certe nebulosità germaniche, ci promette di cercare in Leopardi _gli ultimi vestigi di quelle grandi individualità che oggi spariscono oppresse dalle così dette masse." Non panni si possa lodare neppure il metodo tenuto dal chiarissimo autore, che nei cinque primi capitoli tratta a parte della vita e negli litri sei delle opere. Gran parte della vita di un autore, e tanto più di un autore come Leopardi, sta nelle sue opere nelle quali anche dopo morto ha fede di vivere tra i posteri. L'esame quindi delle opere di un autore diventa più oggettivo, più intrinseco (senza divagazioni e apprezzamenti secondo i diversi umori del critico) se congiunto alla narrazione delle private vicende di uno scrittore. Seguendo l'opposto metodo, 0 si corre rischio di ripetere più volte le stesse cose, o di non dimostrare bene i rapporti tra le opere dell' artista e le vicende dell' uomo. Un altro difetto e grave, si nota in questo volume, un tuono troppo alto e sicuro, e la tendenza d'imporre la propria opinione, e insieme un grande sprezzo per tutto ciò che fino a jeri fu ritenuto buono, nobile e grande in paese, e pei migliori the onorarono la nostra letteratura; e viceversa poi quasi sempre una grande riverenza pei giudizi dei Tedeschi. Conseguenza di questa sicurezza li giudizi è 1' altro difetto del soverchio generalizzare, per cui una sentenza anche ottima, se lite sa con le debite restrizioni, diventa erronea, f> almeno almeno non facilmente accettabile. Dopo ti lettura dell' opera, che si può leggere con 1 escente" curiosità, (e non è poco merito que-I io) rimane perciò come un vuoto nell'animo del I ìttore, che mestameute si domanda quali siano I ì ferme ed intime convinzioni dello scrittore, 1 pali i suoi principi politici, educativi, morali, le egli (almeno così pare da quel fare troppo hciso e brusco) se la piglia con tutto e con jlutti; col materialismo e con Domeneddio, la cui provvidenza bestemmia maledettamente, coll'assolu-■Ssino, e con la democrazia, che copre le vestigia llegl' individui, coi professori, coi giornalisti, col ■ {«verno e perfino qualche volta co' suoi cari | fratelli in Tedescheria, direbbe l'Imbriani: rap-3 presentante perciò dei nuovi tempi e della so-1 tietà nostra scettica, stracca e sfinita pel tanto ìemolire che ha fatto finora, ed annojata e sfiduciosa per non avere saputo fabbricare nulla di solido j the ne compensi degli idoli infranti e degli altari Sbattuti. Quel che di positivo, e di ben deter-I Binato si trova però nel libro del Montefredini è pesto : Leopardi fu grande, perchè risponde ili'ideale che dell' uomo grande si è formato Fautore; ideale vagheggiato secondo le opinioni 1 le dottrine che sono oggi più in voga. Leo-Ipardi deve essere in tutto così e così come mol-iissimi desiderano di trovarlo oggi. Il critico porta fai occhiali verdi ; Leopardi non era nè giallo, nè bianco, ma verde. Tuttociò che non risponde a questo ideale, è un fraintendere Leopardi; tuttociò che altri dicono di lui è menzogna, tradimento, sassate tirate da professori e giornalisti sul sepolcro dell'uomo grande ; vitupero solo possibile in Italia. Ma alla croce di Dio, studiate un po' il Leopardi quale apparisce negli scritti e uu po' anche nella vita privata. Mostrateci come i tempi e 1' educazione ricevuta sempre influissero alquanto in lui; trovate pure le attenuanti, destate la pietà profonda non 1' adorazione sconfinata ; fate ne esca un Leopardi vero e vivo, la scuola storica e l'estetica si ajutino a vicenda : solo allora il vostro studio sarà vero, sarà utile e nuovo. Ma perchè non si dica che io formulo accuse senza provarle, discendo subito ai particolari. E prima dei cinque capitoli che trattano della vita del grande poeta. Ma questo rivedere le buccie altrui davvero mi riesce penoso, e per allontanare da me ogni sospetto di mal' animo e di pedanteria, mi affretto prima di tutto a dichiarare che ci sono in questa prima parte del libro molte belle pagine che fanno onore al chiarissimo autore : c' è anzi uno studio opportuno e nuovo che basterebbbe solo a salvare il libro: voglio dire la difesa del conte Monaldo. Chi era poi questo padre severo che eccita lo sdegno di tanti che leggono oggi l'epistolario ? Un gentiluomo di vecchio stampo, incapace di ogni viltà. Un retrogrado, ma onesto. — Ed è di onestà e non di liberalume, esclama il Montefredini, che ha bisogno la povera umanità rimasta nel più fitto bujo. Se la terra non si rende degna stanza a chi oggi non vede altra, patria di là, il mondo torna alla barbarie ; e le anime più libere dovranno sospirare il passato, quando la superstizione rendeva gli uomini meno bestie di quel che fa il materialismo d'oggi (pag. 36). Il padre del Leopardi avea delle opinioni che sono ridicole oggi ; ma chi può trovare la falsità e la bontà assoluta nelle povere opinioni umane?..... Finché non mi si provi che il conte Monaldo sia stato chiericale di mala fede, per interesse ed util proprio, essendo certo di seguir l'errore, io compatirò alle sue opinioni. Dunque niente di più ingiusto, conchiude l'autore, che amare e disamar gli uomini a causa delle opinioni, quando sieno sincere. Soltanto il sentimento, prima di ogni altra facoltà, ci avverte del bene o del male. Il sentimento ci attacca alla famiglia, alle altre creature , ai cari estinti ; forma l'eroe, c' incuora l'amicizia e l'amore, sveglia il provvido rimorso, la pietà che india l'uomo e lo divide dalle bestie. Soltanto il sentimento ha fatto i miracoli di tutte « tèi ien ÌUf /f 4 | ^ 24 \nt A • t £&■/■*. .iiif %it *«f' Ù-ÙCU Ai"St. t . - A.m. £