ANNO XVIII. Capodistria, 16 Giugno 1884. N. 12. DELL'ISTRIA Ecce il 1" ed il lfi d'ogni mese. .ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua- rtriniMstre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso Iterazione. Dal chiarissimo filologo istriano, Abate Giovanni Moise da Cherso, abbiamo ricevuta la lettera che qui sotto rechiamo, la quale addimostra quanto sia vivo e forte il sentimento di questo sacerdote per la nostra provincia e per la sua coltura emineiuemente italiana, che da molti anni propugna con sapientissimi scritti. All' lll.mo Sig. Cav. Tommaso Luciani in VENEZIA Mio caro Tommaso, Fo risposta alla gra vostra lettera de' 25 marzo,- e, per non essere da meno di voi, siccome voi inseriste nella Provincia la vostra missiva o responsiva che sia, così io inserisco nel medesimo giornale la mia responsiva o controresponsiva, che chiamar la vogliate. Vi fo un monte di ringraziamenti delle notizie che mi date sui due miei concittadini e congiunti Gianfrancesco e Giorgio Moise, autori che finora erano a me in tutto e per tutto ignoti e che ora appena dopo letta la vostra lettera incomincio a conoscere e stimare. Grazie dunque e rigrazie. Mi piace peraltro di avvertirvi che non bisogna confondere, come voi fate, le Pose d'amore di Gianfrancesco Moise cou le Lettere amorose di Francesco Moise. Potrebbe darsi che l'una e l'altra operetta siano dello stesso autore, detto in quella Gianfrancesco e in questa Francesco semplicemente; ina certo è che le Pose d' amore non sono le Lettere amorose. Quelle sono in versi, qualmente lo sapete voi che le avete vedute e lette, laddove queste sono in prosa, e ve ne posso assicurare io the da bambino 1' ebbi in mano le tante volte e ri lessi alcuna lettera di Florindo o Lelio o altri the sia a Rosalba. Del merito di queste lettere Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. non sono in grado di dirvi nulla, perchè, come ho detto ora, quando le vidi ero bambino, e dopo d' allora non ne seppi più nè fumo nè bruciaticcio. Nonostante, io tengo per fermissimo che nella Marciana le ci debbono essere; fatene pertanto a comodo diligente ricerca e state pur sicuro che le troverete. Mi vi raccomando. Non accade clf io vi dica nulla di Francesco Patrizi, perchè le notizie che voi n' avete, aggiunte a quelle che si leggono nel N. 8 della Provincia, vi bastano e trabastano, e d' altra parte tutte le persone colf* conoscono le opere di lui. almeno le principali. Nulla similmente, i'vi dirò de'nostri quattro uomini d' arme Giovanni, Stefano, Niccolò e Andrea Petris, sapendone voi dalle indagini fatte assai più di quello eh' io ve ne potrei dire. Solo mi piace d' avvertirvi, che, ove di questi vi prema di avere una qualche speciale notizia, voi potete rivolgervi al mio concittadino Stefano Petris. Professore nel-1" i. r. Ginnasio di Capodistria, il quale e qui e altrove fece sui medesimi molte e accurate ricerche, per valersene nella sua Storia di Cherso, che presto verrà in luce e che noi tutti stiamo ansiosamente aspettando. E nè meno è necessario eh' io vi ricordi Antonio Adrario, dacché intorno a lui sono rivolti gli studj di quel valentuomo che è lo Zenatti, il quale saprà bene svilupparne a suo tempo la vita, la morte e i miracoli. Vi dirò invece qualcosa di Antonfrancesco Marcello Petris, da noi comunemente conosciuto sotto il nome di Marcello senza più. Le son poche notizie storiche, avute dal M. R. P. Vincenzo de Paoli da Segni, Prefetto degli studj in questo nostro convento di S. Francesco, ma, secondo me, di non poca importanza. Eccovele qui. — „Anton- francesco Marcello Petris de' Frati Minori Conventuali, Ministro Provinciale della Dalmazia fin dal 1505, venne eletto in Roma Ministro Generale del suo Ordine e fu il primo de' Conventuali eletto dopo la divisione dell' Ordine Francescano fatta da Papa Leone X. Governò due anni, indi fu creato Arcivescovo di Patrasso in Grecia e poi trasferito alla sede vescovile di Cittanuova in Istria. Pubblicò per ordine del Papa alcune Costituzioni, dirette a procurare il raccoglimento dei religiosi col ritiro, col silenzio, colla salmodia e coli' applicazione allo studio. Alla fine di queste Costituzioni si legge un epigramma latino del P. Tiberio Carleni da Montenuovo (il quale epigramma mi riserbo a trascrivere più sotto). Abbiamo inoltre di lui alcuni Dialoghi sulla Storia. Morì l'anno 1526 e fu sepolto nella chiesa de' Frati Minori di Cherso, sua patria, con P elogio riportato dall' Ughelli nel tomo 5° e dallo Sberaglia negli Scrittori Francescani. „ Le Costituzioni del Marcello gli è facile ad averle, ma la non è così de' Dialoghi della Storia, e tutte le indagini da me fatte finora per rinvenirli riuscirono a zero. Non so se il Prof. Petris soprannominato sia stato più fortunato di me.r Comunque sia, io da me non valgo a sfangarlo questo quesito, e però ricorro a voi e al detto Professore. Mettetevi tutt'e due animosi all'impresa e vi^,auguro che in brevi) vi venga fatiO' di levarne teli-cemente le gambe. Leggete intanto per tornagusto 1' epigramma del P. Carleni : „Dum stetit invictis Francisci exercitus armis Alter, et assuetum pressit honore gradum, Tum facile et servare gregem et concurrere in hostes; Nec grave vel quemquam tura fuit esse ducem. Ast postquam magni pars agminis altera tentat Pressa sub antiquo colla levare jugo, Elitus ecce redit venetis Antonius oris, Doctrina insignis, moribus, eloquio, Ut revocet sparsas majora in castra cohortes, Figat et in tuto signa recepta loco. Sacrata interea haec socios dat dogmata iu omnes, Quisque sciat vitae formula quanta suae. Nos ergo, ut nostra prò religione precemur, Optimus Cherso tempora longa duci." E perchè questo epigramma a taluno de' lettori della Provincia, il quale di latino non ne sa buccicata, non riesca per avventura soverchiamente ostico, non vi sappia male, amico mio, eh' io ne aggiunga qui la traduzione italiana, chè così a tutti tutto sarà chiaro. ,Finché il primo esercito di Francesco stette invitto nelle armi, e calcò onorevolmente la consueta via, Fu facile allora e guardare il gregge e andare incontro ai nemici ; nè fu grave a nessuno essergli duce. Ma poiché una parte di quella grande schiera tenta di levare il collo di sotto all' autico giogo, Ecco per celeste disposizione ritorna dalle venete spiagge Antonio, insigne per dottrina, per costumi, [per eloquenza, A richiamare dentro maggiori alloggiamenti gli sparsi drappelli, e piantare in sicuro luogo le riacqui- [state insegne, Egli dà intanto a tutti i compagni queste sacre leggi, [perchè ognuno sappia quanto è grande la regola della [sua vita. Noi dunque, per ajutare con la preghiera la nostra [religione Auguriamo limga vita al duce Chersino.." E con questo per ora fo punto. Voi fate di queste mie notizie quel molto o poco o nessun conto eh' elle meritano, continuate tuttavia a scrivere e onorare co' vostri studj la patria e le lettere, ed io, stringendovi amorosamente al petto e pregandovi ogni bene, mi confermo tutto vostro di cuore G. M. Cherso, 20 maggio 1881. ; ,.n portole, 20 maggio ISSI Onorevole Redazione. Rovistando fra le carte dell' Archivio Vescovile di Cittanova, nel volume N. 531 intitolato Lettere pubbliche, trovai questa memoria del 97. Non la giudico di grande importanza, ma utile per la cronaca degli ultimi giorni di dominio veneto in Istria. Veda cotesta onor. Redazione se può accoglierla nella „Provincia", intitolandola—Una memoria del 1797. Cercai pure notizie intorno allo Strafico, ma sinora tutto si riduce a pochissima cosa. Quel poco vedrò di mettere assieme e manderò quanto prima.*) Devotissimo G. V. *) Sul proposito dello Stratico, abbiamo ricevuto una gentilissima lettera dell' egregio professore Vitaliano Brunelli, della quale rechiamo il brano seguente: V: "Ringrazio infinitamente la spettabile Redazione della Provincia dell' Istria per i due numeri speditimi. Siccome però veggo che codesto riputato periodico continuerà a trattare dello Stratico, così, onde avere tuttociò che verà pubblicato in argomento, prego di mandarmi anche i numeri susseguenti, jche si riferiscono al medesimo. Lo studio sullo Stratico, pubblicato dall'Ademollo nel Fan-fulla, mosse anche me ad occuparmi di questo illustre zaratino, Una memoria del 1797 Nell'anno 1797, il Giorno 7 d'aprile, a un' ora e mezzo di notte, il vescovo di Cittanova Teodoro Loredan dei conti Balbi riceveva questa lettera : lì imo e Rev.mo P. Col.mo Li segni della più significante rivolta sparsi in alcuni luoghi dello Stato per rea opera di vani sudditi male intenzionati potendo dilatarsi per il mal esempio e promuovere conseguenze ancor più fatali, hanno mossa la Sovrana Pubblica Autorità ad impedire il corso di simili disgustosi avvenimenti. Conoscendo di quanta importanza sia l'ispirare ne' sudditi stessi la massima del dovuto attaccamento verso il proprio Sovrano ed insieme di ricordare a' medesimi la Cristiana Religione, m'incarico colle Ducali 21 Marzo ultimo scorso, di eccitare il Pastoral zelo di Y. S. Ul.ma e Rev.ma anco col mezzo del di lei clero e de' parrochi, ad infondere nel cuore di cotesti Diocesani l'ubbidienza e fedeltà al naturale loro principe facendo loro conoscere che la Religione stessa e lo Stato sono egualmente minacciati ; che questa Celeste religione ereditata da' loro Antenati, è sempre stata il principale appoggio della Republica e la fonte inesausta d'ogni consolazione per li sudditi e per il Governo, e dalla medesima ha costantemente il Senato appreso a reggere il suo Popolo colla maggiore dolcezza. Anco il Supremo Tribunale di Stato, in vista delle correnti calamità, derivate dalle invasioni di Truppe straniere in molti luoghi sudditi, prestando le proprie meditazioni alla previdenza di casi possibili, delibera che quelle funzioni nel corso della settimana santa che dal Giovedì specialmente al Sabato fossero dalla consuetudine introdotte in co-testa Città e diocesi, e che si eseguissero da dopo le ore 24 fino allo spuntare del sole, tanto dentro le Chiese che fuori di esse processi oralmente o in altra forma, siano sospese o anticipate in modo che alle ore 24 siano terminate. Mi incarica però di passare d'intelligenza con Y. S. 111.ma e Rev.ma ed operare in modo che qualora capitasse in poca o in molta quantità Truppe straniere, non sole le funzioni a detta ora siano divenuto tale a mezzo della nostra coltura italiana. Qui a Zara, ho raccolto un monte di suo cose inedite, e molte me ne furono mandate anche da Lesina . . . „ Ora la Redazione della Provincia attende da olii, non è molto, le promise notizie, scritti, documenti intorno all' illustre vescovo di Cittanova. Bed. terminate, ma chiuse le porte di tutte le Chiese, ninna eccettuata ; ordinando inoltre che anco nelle Processioni di giorno sia osservata la moderazione e decenza per quiete e disciplina che occorrono, perchè ogni disordine sia prevenuto e impedito. Da quel zelo di Religione e di costante attaccamento ch'Ella professa verso il publico Nome, confido eseguito ogni incarico, col rilascio degli ordini relativi ancora a' Parrochi soggetti, ed attendendo li suoi graditi riscontri, mi protesto con stima Capo d'Istria Aprile 1797 Francesco Alinoli» Balbi Podestà e Capitanio,, Il giorno seguente, 8 aprile, quest' ottimo prelato rispondeva da Cittanova in questa forma: „ Dalle riverite Lettere dell'E. V. pervenutemi ier sera ad un'ora e mezzo di notte rilevo le Sovrane deliberazioni dell'Ecc.mo Senato, nonché del Supremo Tribunale di Stato. Sino da quando fui destinato immeritamente a questa Pastoral Cura ho sempre insinuato nelle mie Omelie al Popolo che la Santità della Nostra Religione ha per base l'obbedienza e la fedeltà al suo principe, e che questa protetta dalle Leggi cristiane e divote del Principato ne fluisse il perfetto accordo della Religione e della Giustizia che formano la benestanza, la sicurezza e la 'tranquillita de' suoi sudditi. Ora lo farò colla maggior espansione d' animo e di cuore obbedendo alli derivatimi Sovrani Comandi coli' infervorato suddito naturale mio impegno e devozione; e così sarà anche puntualmente eseguito dal Clero e dalli Parrochi da me dipendenti; avendo a tale oggetto sollecitamente spediti gì' ordini opportuni in tutti li luoghi di questa mia Diocesi. Trentaquattro giorni dopo la Republica veneta era caduta. Lettere del vescovo Stratico Zara, 31 Maggio 1884. In un volume manoscritto di pag. 258 in foglio, contenente la corrispondenza epistolare di G. D. Stratico, mentre era vescovo a Cittanova, trovo la lettera seguente : „ Illustrissimi e spettabilissimi signori Giudici Rappresentanti il nobile Consiglio di Cittanova. Col più vero sentimento di riconoscenza ho accolta P obbligante notizia della bontà, con cui codesto Consiglio ha voluto con unanimi suffragi aggregare al suo ceto la mia umile persona e famiglia ; partecipatami per la grata persona del sig. Giuseppe Marignaui, che con nuovo attestato di favore è stato dal predetto Consiglio solennemente incaricato. Sebbene ini mortifichi la tenuità del mio merito a paragone d' un sì ragguardevole benefizio, che procura nuovo lustro alla mia casa; nulladimeno io ben volentieri ne accetto ì' offerto onore, non come premio ad alcuna mia opera, ma come validissimo eccitamento al sincero desiderio, che nutro, di servire codesto Publico ed ogni suo componente, dovunque le debili mie forze si estendano. Io già considerava per patria un luogo, dove la provvidenza mi ha destinato al laborioso e grave peso episcopale. Ormai le signorie loro illustrissime e spettabilissime hanno fatto in modo, che io, divenuto cittadino, in qualunque circostanza osservi i doveri di così sublime vocabolo. Questi stessi sentimenti sono certo che animeranno il cuore de' miei fratelli, ai quali ho subito comunicata la nuova, affinchè non manchino al loro dovere, rendendo le debite grazie di sì distinto onore. Nella lusinga di contestare tra pochi giorni in persona questi atti medesimi, frattanto col piti divoto sentimento ho 1' onore di rassegnarmi Delle Signorie loro Illustrissime e spettabilissime Venezia, 24 luglio 1778. Devot. obi. servitore G. 1). Stmticc' Questa lettera è scritta a Venezia, ove' lo Stratico si era recato a passare l'estate. Ora si domanda : esiste negli atti del consiglio nobile di Citta-nova la parte presa a favore della famiglia Stratico ? Con questa lettera stanno in relazione le seguenti, scritte da Giandomenico ai suoi due fratelli, cioè a Gregorio Stratico, avvocato in Zara, ed a Simeone Stratico, professore a Padova. „ Fratello carissimo Vi mandai copia dell'onorifico decreto, con cui questo Publico ci ha offerta l'admissione al suo nobile consiglio. Simone ha risposto con molta cortesia ai Giudici rappresentanti, ed ha aggradito un' onorificenza picciola in se stessa, ma conferita di buona grazia, e la somma che il paese possa dare. Questa admissione, per noi gratuita, è tassata a 200 ducati. Non stimo che sia nostro decoro tale risparmio. Siccome la Comunità ha cura della Chiesa, così credo che con detta somma ripartita in tre debbasi fare un' opera di gratitudine in Chiesa, ed è precisamente il coro, di cui essa ha bisogno, e porvi la nostra arine ed iscrizione. Simone conviene nel pensiero; voi sono certo, che converrete ; ed io dopo una vostra lettera ai spettabili signori Giudici e Publico di Cittanuova aspetterò i vostri ordini per far dar mano a tale lavoro, ricevendo sì fatte cose molto pregio dalla prontezza......... Cittanuova, 26 agosto 1778." „ Frate Ilo ca r iss imo Abbiate a cuore il coro di Cittanova. II sagrifizio di 60 ducati per uno è troppo necessario al nostro decoro e lusinghiero per un poco di perdonabile vanità.............. Cittanuova, 27 agosto 1778." Questo coro a Cittanuova fu in realtà eseguito e vi si vede lo stemma degli Stratico ? V. B. ZLST o tizi e L'ultimo numero della Provincia delV Istria 1 Giugno, fu sequestrato per ordine dell' I. R. Autorità politica; il sequestro fu confermato dall'I. R. Tribunale provinciale iu Trieste. Diede ad esso motivo il tenore dell'articolo „Appunti bibliografici.* Per ordine della stessa I. R. autorità politica di Capodistria fu sequestrato il periodico locale Patria del 10 p. d. Wv-« ----- Addì 7 corrente gli elettori eletti dei Comuni foresi di Dolina, Decani, Paugoauo, Muggia, Isola e Pirano nominarono deputati ala Dieta provinciale l'ispettore scolastico Don Luigi Spincich ed Antonio Crisauaz. Tren-tadue elettori eletti di Lazzeretto, Pinguente e Rozzo si astennero dalla votazione e presentarono una dignitosa protesta alla Commissione elettorale ed al Commissario governativo. Lunedì, 9 coit., fu aperta la Dieta provinciale in Parenzo, presenti 21 deputati. L'I. R. ministero del culto e dell'istruzione ha nominato a conservatore dei monumenti d'arte e di storia iu oggetti della I. sezione nell' Istria ad eccezione del territorio di Pola, l'I. R. professore ginnasiale iu Capodistria Stefano Petris. _A_ "Vlrg-ilio Il Comitato esecutivo per il monumento al grande poeta, da innalzarsi nella città di Mantova, sua patria, ha diramato una circolare della quale rechiamo qui i punti più salienti : L'impresa, a cui abbiamo dedicato tutto il nostro buon volere e per riuscire nella quale non ci stancheremo di adoperare tutte le nostre forze, ha già conseguito un risultato abbastanza lusinghiero e confortante. Aperta infatti colle precedenti nostre circolari la sottoscrizione per erigere in Mantova un monumento a Virgilio, si ottennero nel corso dell' anno 1883 ed anzi nel breve spazio di soli dieci mesi molteplici adesioni ed offerte per un complessivo importo di oltre 27 mila lire. Contribuirono a questo soddisfacente risultato il lì. Ministero della pubblica istruzione, le Università nazionali ed estere, Municipii e Rappresentanze provinciali, uomini illustri italiani e stranieri, Licei, Ginnasi ed istituti tecnici, non che alcune Società ed Accademie d'Italia e di altri Stati. Ma per raggiungere il nobile intento, avuto di mira da questo comitato, di innalzare in Mantova, al sommo poeta, suo concittadino, un monumento che sia degno di lui e dell'altissima fama che i suoi carini ebbero ed hauuo presso tutti i popoli civili, bavvi ancora lungo cammino da percorrere, ed indispensabile riesce la zelante cooperazione di tutte le gentili e colte persone, che si commossero nella Eneide delle vicende del pio tìglio di Anchise e gustarono le idilliche dolcezze trasfuse da Virgilio nelle sue egloghe e iu tutte le opere sue. Richiama pertanto lo scrivente Comitato le sue circolari 25 dicembre 1882, 6 e 12 febbraio, 10 maggio e 4 dicembre 1883, e prega tutti coloro che le ricevettero a riprenderle iu considerazione e a corrispondere all'invito iu esse formulato. SulP insegnamento della lingua materna nella scuola primaria ( Continuazione ; vedi N. 10 ) II. Dimostrato che la prima istruzione linguistica è la lezione intuitiva, prima di passare a dire della lettura, voglio porre, qui frammezzo, alcune osservazioni, le quali, del resto, valgono per ogni parte dell'insegnamento linguistico. La maggior parte de' fanciulli che per la prima volta entrano iu iscuola parla in dialetto. Conviene perciò che il maestro ne' primi giorni di scuola parli com' essi ; poi a poco a poco, ora traducendo 1' uno ora 1' altro vocabolo e negli ordini disciplinari e nella istruzione, incominci a parlare la buona lingua, sempre usando le forme più piane, ed avendo cura che i ragazzi le ripetano; finche nel secondo semestre di scuola, meno rare eccezioni, la parlerà sempre esigendolo anche da parte degli scolari. Che il maestro parli bene è cosa di capitale importanza, poiché uua forma corretta con giusta accentuazione è mezzo efficacissimo a sviluppare ne' fanciulli il sentimento della lingua, e a prepararli al bene scrivere. E siccome l'insegnamento linguistico dev'essere il perno d' ogni altra istruzione, così in tutte le materie, dalla geografia fino ai lavori femminili, la forma didattica dovrà vestirsi della buona elocuzione. — E ora della lettura. Nel rapporto annuale sullo stato dell' istruzione popolare in Istria nell'anno scolastico 1881 - 1882 è notato, tra altro, che c'erano non pochi maestri, i quali s'accontentavano di una meccanica facilità nel leggere da parte de' loro scolari. Quale risultato si ottiene nell' istruzione della lingua in quelle scuole, vattel' a pesca. Ila c' è altra piaga, e ben più grave : dico dei libri di lettura, i quali, dopo sì frequenti cambiamenti, non che stare in armonia coi piani didattici, fanno anzi le pugna con essi : cioè, segnano differente metodo, e contengono ' un' altra qualità, quantità e distribuzione delle materie didattiche. Il libro per il primo corso annuale, — a quanto sembra, una traduzione dal tedesco, — tiene cento e quattro esercizi di sillabario, impressi da una parte in corsivo e dall'altra in stampato; fa seguito la tradizionale tabella delle lettere majtiscole e minuscole; poi novantasette brani di lettura: e noti il mio unico lettore, che gli esercizi sillabici son fin dal bel principio sbagliati; che trovatisi in un dato punto vocaboli scritti con lettere, di cui il testo appena dopo ne dà conoscerza. Negli altri due libri, ove quasi due terze parti sono destinate per i brani che trattano le materie reali, c' è la solita raffazzonatura di frammenti di storia slegata, diffìcile; di descrizioni geografiche di paesi lontani, mentre per la povera Istria è riservato un posticino pieno de' consueti errori e lacune. Non poco impacciato adunque trovasi il maestro con da uua parte i piani didattici e dall'altra i libri di lettura non corrispondenti. Vero è, che il bravo docente fa de' libri prescritti queir uso che gli pare e piace, tenendosi piuttosto attaccato piani. Dice Enrico Neucioni : «Pietà per gli anni sacri alle ridenti visioni aurorali / . . . Pedanti spietati, torturate la memoria dei fanciulli con insulsi cataloghi e con frasi stereotipate: e pei svago e per tutta consolazione date loro a leggere dei racconti scientifico-storico morali ! . . . Nè mi si venga fuori con la solita scusa della morale. Per farsi accettare e praticare, la morale deve rendersi amabile ed accettevole: non dev'essere un pensutn per i ragazzi, o una meccanica e ipocrita declamazione di frasi"(')- Ed io — per me — sottoscrivo alla opinione del Kehr ('-'), il quale vorrebbe che il libro di lettura non fosse un libro di realismo e materialismo, ma un testo di lingua e di letteratura, pieno dei più nobili prodotti letterari e delle più belle virtù della nazione. In fatti per le materie reali, entro i limiti assegnati, dovrebbe bastare la viva esposizione del maestro ; il quale allorquando o restringendo la cerchia delle cognizioni a seconda delle condizioni locali, si varrebbe all' uopo di prescritti am-minicoli, di raccolte o imagini di oggetti naturali, di facili sperimenti, di osservazioni fatte sul gran libro della natura. Experientia est rerum magistra e Non scìiolae, sed vitae discimus. Per uscire una volta da questo pelago, „ove è vano sperar salute," io opino che 1'ecc. Dieta provinciale, d' accordo coli' ecc. i. r. Consiglio scoi, prov., dovrebbe aprire il concorso ad uno o più premi per i migliori libri di lettura elaborati dagli stessi docenti, eppoi farli stampare. Altrettanto potrebbesi fare per la compilazione di operette che trattino della geografia e storia della provincia, da destinarsi quali amminicoli per le spiegazioni de'docenti. Intanto io passo a riassumere il metodo razionale, con cui insegnare la lettura. Leggere vuol dire raccogliere; e, nel caso nostro, unire le lettere in sillabe, le sillabe in parole, le parole in proposizioni, in pensieri, in discorso. Una tale istruzione vuol essere condotta in modo, che nel primo grado, a forza di diligente esercizio, gli scolari leggano meccanicamente spedito; nel secondo l'occhio s'accompagni all'intelligenza; nel terzo, dietro l'esempio del maestro, venga curata I' eufonia. Anche da noi, dopo gli eccelenti risultati ottenuti ne'paesi più colti d'Europa, s'introdusse il metodo d'insegnamento della scrittura e lettura coutemporane<\. Tale metodo, rispondente appieno alle esigenze della moderna scienza pedagogica, è però messo in pratica quasi dai soli docenti giovani ; i quali, col solo sussidio del gesso (') Fanfulla della domenica, anno IV. — Num. 48. (2) Die Kaxis der Volrsschule. e delia tavola nera, ottengono i migliori e più pronti risultati. Con uua frequentazione regolare e con un po' di zelo per parte del maestro i ragazzi imparano a leggere lo stampato in tempo di tre mesi. Il signor Pietro Rovere, maestro nella civica scuola popolare di Corsia Stadion in Trieste, ha dato fuori un libro, ove, facendo anche tesoro del suo lungo tirocinio uella scuola, svolge il sul-lodato metodo. Ripromettendomi di fare al più tardi degli appunti a quel libro, io intanto lo raccomando a quei docenti che abbia a fare cogli analfabeti, specialmente se novello nella carriera scolastica. Quando gli scolari hanno appreso a leggere, i brani di lettura diventano il punto di partenza dell' insegnamento linguistico. Fin dal principio bisogna farli avvertiti del significato de' vocaboli e delle proposizioni, acciò si abituiuo a porre attenzione a quanto leggono, ed evitino la cantilena. Per meglio chiarire il senso di termini nuovi, frasi e idiotismi giova formare molti esempi di applicazione. Brani scelti ed esaurientemente spiegati (le poesie vanne prima tradotte in prosa) fannosi apprendere a memoria; anzi i primi esercizi vogliono esser fatti iu iscuola coli' ajuto del maestro. Nella recitazione venga proscritta la gesticolazione, 1' affettata pronuncia e il patetico teatrale. I brani più difficili si spieghino prima, a mezzo di domande, traendone fuori i pensieri fondamentali; poscia si facciano considerare le particolarità (che sempre è nuovo 1' antico adagio Bene docet, qui bene distinguit), ove è campo di restringere, allargare, confrontare, astrarre i pensieri, tenendosi peraltro ne' limiti precisi (Omne nimium non bonum, ogni superfluo nou è buono), e curando che se gli scolari devono imparare a parlare, il maestro deve saper tacere :ì). I brani di lettura vanno scelti e disposti iu modo, che in ogìiuuo di essi il maestro abbia qualcosa di nuovo da insegnare. Ne' brani facili basta invece per la loro iutelligenza che gli scolari li leggano uua volta, o che il maestro faccia precedere alla lettura una succinta esposizione del contenuto. Capito un brano di lettura, subito deve seguire la riproduzione dello stesso a voce, o in iscritto, o in ambi i modi (Repetitio est mater studiorum). I fanciulli de' primi corsi la facciauo colle parole del libro e col-1' aiuto di adatte domande, quelli de' corsi superiori e-spongano liberamente e colle proprie parole quauto hanno letto. Per coronare infine 1' istruzione della lettura si dia maggiore importanza, di quella sin qui data, alla biblioteca scolastica ad uso della scolaresca. Dalla lettura di operette oneste amene e istruttive i fanciulli ritraggono grandi vantaggi linguistici, si abituauo a ben occuparsi nelle ore d' ozio, continuano, dopo terminato di frequentare la scuola, la propria istruzione. (Continua) L. C. Appunti bibliografici Cesare Donati. Bozzetti Romani. — Roma, Sommaruga, 1884:. Avete mai veduto, signori lettori, vari pezzettini di carta portati dal vento che s' aggirano qua e la peli' aria? Alcuni discendono fino a terra, (3) Kehr, op. cit. altri, dopo molti giri e rigiri, cascano sulle tegole, sui terrazzini, sui davanzali, sulle piante dell' orto; altri ristanno sul cielo d' un carrozzone del tram, d' un omnibus, d'una vettura che rapida passa. Chi sa di qual tutto sono parti, e donde provengono? Forse quelle candide farfalline, che il vento gira a mulinello, tutte unite formavano un prosaico foglio di carta contenente il conto del calzolajo e del sarto ; e il giovane scapato, che ha tutto altro per la testa in un impeto di collera, lo ha ridotto in minutissimi pezzi, e li ha gettati fuori della finestra. O forse era una letterina del damo, e una candida mano ha in fretta in fretta, distrutto il corpus delieti , perche ha sentito il noto fruscio d' una veste nell' attiguo corridojo. Ho veduto una volta sul conto d' una via frequentata molti giovanotti oziosi seduti al caffè. Intanto una pioggia di cartoline rosse, verdi, bianche, gialle veniva giù giù in larghi giri, e andava a posarsi sul lastrico, sui cappelli, sulle gambe di quegli sfaccendati. Alcune signorine di riscontro ridevano ; un altra rossa rossa, faceva loro una finestrata. E i giovanotti, gli ultimi ad accorgersi di quella pioggia, guardarouo per un momento svogliatamente all' insù ; uno solo raccolse il più grosso di quei pezzettini cadutogli in grembo, lo prese, e, visto che da cinque o sei parole smezzate si poteva con un po' di buona volontà mettere assieme una frase un nome, e ricamarci sopra un romanzo, aperto il libriccino degli appunti ve la depose dentro con molta cura. Po' sù, po' giù fate conto che lo stesso avviene di questa pioggia di bozzetti, di macchiette, di novelle e di versi che in eleganti volumetti del Sommaruga e del Zanichelli viene giù giù nell' o-dierna corporazione della letteratura. Que' volumetti gialli, rosei, azzurri, candidi sono portati qua e là un momento dai venticelli della fama, e poi cascano di qua di là, e chi s' è visto s' è visto. Raro è che dicano qualche cosa alla mente ed al cuore, e che attraggano 1' attenzione della gente svogliata. Ma le cose lunghe diventano serpi; finiamola adunque con queste metafore. Ecco uno di questi libricciui che meritano essere raccolti e messi in biblioteca. Prima di tutto un bel nome — Cesare Donati. Non è uno dei soliti campanili, direbbe il nostro Besenghi ; ma oggi, si sa, come si misurano le altezze. E romagnolo di Lugo ; e senza che io abbia l'onore di conoscerlo, mi è tanto simpatico, perchè, se le carte non fallano, è nato nell' anno della salutifera ecc. 1826, e quindi ne ha tanti da portare sulla schiena come il signor me. Di Novelle, Racconti e Romanzi ne ha scritti molti, e graziosamente umoristici, in vari giornali, specie nella Nuova Antologia. Di recente poi si è fatto vivo con questi Bozzetti Romani. Ma non è un Romaao de Roma ; anzi lui sa vedere le cose sotto un certo punto di vista, nuovo per chi è avvezzo a vedere sempre il romano in clamide col puntiscritto S. P. Q. R. ricamato anche sulle mutande e sulla camicia. Quanto rimanga a fare sempre laggiù, si vedrà leggendo il bozzetto — Come si può vivere a Roma —; bozzetto, siamo giusti, che potrebbe estendersi alla ricerca del come si viva a Milano, a Venezia, ed anche fuori d' I-talia nei grandi centri della ricchezza sfondolata e della miseria orribile: Parigi, Londra, ecc. ecc. Perchè, questo va detto subito al lettore, il Donati, che si è fatto una condizione con studi e fatiche, e conosce quanti sono gli stenti del povero, ama ne' suoi scritti di mostrarci quali sono le miserie del popolo; ma questo parolone non gli empie la bocca; nè lo fa atteggiarsi a tribuno. Dice semplicemente pane al pane ; con un amabile umorismo vede il lato debole della società, rileva contraddizioni, sorride delle fiere di beneficenza, delle lotterie, delle doti alle fanciulle timorate di Dio, e di altri pannicelli caldi della filantropia. Nel secondo bozzetto — Drea — ribatte il chiodo, e ci racconta una storia semplice, ma vera pur troppo e dolorosa. Perciò questo di Drea non è un bozzetto, ma una novella come la si faceva, venti anni or sono, con buona pace della Domenica Letteraria, e come probabilmente la si tornerà a fare da qui a vent' anni, quando certi signori a-vranno imparato a fare. E di più la ci ha la sua brava catastrofe, in barba alla signora Matilde Serrao, che per difendere la sua novella scritta con tanto ingegno, ha sentenziato che nel mondo reale non ci sono catastrofi. Certo la signora Matilde ha ragione da vendere se combatte certi sbottonamene drammatici romantici, gli Bei ex machina della baracca classica, e le minuziose cure dei romanzieri che ci fanno dire con quanti peli grigi sono rimasti tutti i personaggi alla fine della favola. I libri però sono sempre una riproduzione della vita ; e 1' arte, per quanto si studi di copiare dal vero, in ultima analisi è una convenzione, perchè i fatti si fanno e non si raccontano; e perciò si ha sempre a concedere qualche cosa ad una naturale disposizione del lettore di sapere come è andata a finir la faccenda. I racconti senza catastrofe non possono pia- ; Icere al popolo, eterno fanciullo, come non piacciono ai bimbi le fiabe sconclusionate; e perciò I 1 dicono: E così? E poi? Ma se non è finito, quando il narratore ha fatto loro cilecca. Domando perdono della digressione, e mi rimetto sulle rotaje. Adunque anche Drea ha la sua catastrofe, e perciò lo vediamo uscire dall' ospedale con un pajo di grucce, cadente, incanutito per vecchiaja precoce, ma senza ruggir la bestemmia contro la provvidenza e contro gli uomini. Perchè un altra virtù, altri diranno vizio, hanno questi bozzetti di rappresentarci gli uomini quali sono realmente; non angeli, non diavoli, ma così una cosa di mezzo dando un colpo alla botte ed uno al cerchio. Non ci ritrovi quell' alto idealismo della vecchia scuola che ci lascia così tranquilli e migliori dopo la lettura, come nelle novelle della contessa Percoto, e quella fina analisi che palesa il profondo studio del cuore umano. Lo stile perciò qualche volta è sbiadito, ma si rialza subito, ed anche con quell' umorismo benevolo, sano ci obbliga a pensare. Ma se non ci sono virtù sublimi, eroiche, neppure queste pagine sono deturpate dal vizio, come si fa oggi con la scusa del verismo. Ed a proposito di questa questione che ormai ha rotto le scatole al rispettabile pubblico, appunto or mi viene in mente un dubbio. Costoro, mi dipingono sempre i cattivi, anzi vanno a cercare di preferenza i loro personaggi negli ultimi strati sociali; e tutto per essere veristi. Ma è proprio spenta la razza dei galantuomini, così è pieno il mondo di birbanti che a dipingere uno che sia virtuoso subito si corra rischio di dare nell' ideale e nel romanticismo? No, per Iddio; anzi a conti fatti, per onore della specie umana, credo le cifre si potrebbero pareggiare almeno. Perchè questa è pur da notare. 1 birbanti sembrano i più, perchè fanno maggior strepito degli altri ; mentre invece la virtù è umile, guardinga, modesta. Quale uomo è mai andato in piazza a gridare : giù il cappello, io sono un padre esemplare ? Quale donna è mai venuta a far pompa delle sue virtù, e a dirci : Guardatemi, io sono una donna onesta ? Dunque di ciò deve tener conto il romanziere, per amor del verismo vero, dunque quelli che fanno oggi tutto il contrario poggiano sul falso mentre pure pretendono il monopolio del verismo. Al leggere le loro novelle e si direbbe che tutto il mondo è pieno di birbanti, che non c' è più fede, non più amor con-jugale, nulla nulla. Basti una per tutte: La signora Matilde Serrao nella sua novella — La virtù di Cecchina nella Domenica letteraria. Tre personaggi : un marito imbecille, un amico di casa che attenta alla virtù della moglie, e una moglie in sulle ventitre e mezzo d'incoronare il marito. il tutto cnn bellissimo artifizio. Lasciamo da parte ogni altra considerazione sull' ufficio della letteratura, perchè le sono anticaglie, dicono. Ma almeno, per essere veri e per non essere monotoni su questo quadro oscuro della vita borghese, gettatemi un po' di chiaro-, e solo allora io ammirerò il vostro quadro. Grazie adunque al Donati che in questi bozzetti si è tenuto a mezz' aria con un' inclinazione abbastanza pronunziata di guardare un po' anche dalle tegole in su. In questi bozzetti il tocco è franco sicuro; senza quelle negligenze, quegli sgorbi con che alcuni credono ostentare l'ingegno, mentre non è che sciatteria, e fretta venale. L'autore sa cogliere benissimo que' pochi tratti, quelle singolarità che determinano la macchietta e la rendono opera d' arte. Yeggasi per esempio — Il Capraro a Roma, e — TJn Originale, che è davvero un originale d' un tedesco, un quadretto di genere degno dell' Induno, quattro paginette sotto alle quali Lorenzo Sterne non si farebbe troppo pregare a metterci sotto la sua firma. Udite: „La sovrana delle musiche è per lui la canzone delle montagne dell' Haartz ; di quelle montagne fra le quali egli nacque, che egli percorse palmo a palmo, e delle quali ogni recesso gli è cognito e caro. Di quelle cantilene semplici, ingenue, monotone spesso e pure dolci e delicate, egli ha negli orecchi un repertorio intero e ricchissimo. E non è mestieri pregare, perchè ei si provi a farvelo sentire. Basta un accenno ; se non avviene anco che spontaneamente egli intuoni la canzone paesana, in qualsiasi luogo, e con qualsiasi uditorio egli si trovi, La sua voce è cosa strana anch' essa, quando 1' adopera pel canto. Pare una voce di bambino, sottile sottile, trèmula, senza note basse, senza modulazioni sentite : ma non importa. Egli canta con essa, e mette nel suo canto tutta l'anima sua. Se 1' uditorio non può trattenere le risa, non se u' avvede neppure. Tira innanzi fiuchè non abbia fluito la sua canzone; e la finisce sempre rosso in viso come un tacchino e coi lucciconi agli occhi." Di una sola cosa vorremmo pregare il signor Donati, o meglio 1' editore. In un altra edizione tolga via quegli sfacciati capoversi con tanto di asteroidi, che spesso slegano il concetto con danno della chiarezza. Se 1' editore vuol proprio tirare alle 183 pagine il volumetto, al Donati non fallirà 1' estro di certo per aggiungere una qualche macchietta. Finalmente il libretto, avìs rara in questa passaggio di corvi, nulla contiene che offenda il decoro dello stile, e può essere letto da un ingenua ragazza. Yale una sola liretta ; ed anche i genitori di modesta fortuna possono così regalarlo ai loro figliuoli, che ne adorneranno la loro biblioteca in questo me3e dei frequenti onomastici e delle feste di santi tutelari. P. T. lìollcttino bibliografico Giuseppe Marcotti. Donne e Monache — Curiosità. Firenze. G. Barbèra, editore 1884. L' egregio avvocato Giuseppe Marcotti si sobbarcò ad un lavoro bensì bizzarro, ma interessante tanto nel lato storico che etnografico. Il suo curioso studio ha per compito la storia delle donne e delle monache nei paesi veneto-friulani. Freude le mosse dai tempi remoti della seconda Roma, Aquileia. Questo lavoro è fondato intieramente su documenti inediti: la massima suppellettile dei medesimi gli fornì l'egregio bibliotecario udinese Dottor Vincenzo Joppi, che si rese digià benemerito della letteiatura friulana cou lavori di polso, di grande lustro pel classico Friuli. Giuseppe Marcotti dedica questa sua nobile fatica al suo buou amico Dr. V. Joppi ; questa dedica è uu gentil ringraziamento all' appoggio morale avuto dall' amico ; e fece bene. Se la donna friulana non ha subito grandi mutamenti inorali dal tempo dei Romani impoi, uu tanto devesi attribuire alla vita famigliare, a cui ognora consacrò i suoi affetti, le sue aspirazioni. La famiglia fu sempre il suo ideale e visse nella famiglia, come attualmente la donna friulana è tutta famiglia. La vita monastica in questo lavoro trova un' eco poco o nulla edificante ; i documenti parlano, i documenti sono storia, la storia non si può modificarla a piacere. In breve, i 19 capitoli di questo nitidissimo volume, grande onore peli' editore, riaccendono sempre più la curiosità, di capitolo in capitolo essa si fa maggiore; l'interesse si fa sempte più sentito, come interessante è la storia del classico Friuli, palestra di lotte continue; qual porta d'Italia per 1' entrata nelle nazioni nordiche, lo rende degno di quella rinomanza, che beu giustamente gli spetta. Accenniamo di volo e molto sommariameute le nazioni diverse tanto per idioma che per costume, e da questo agglomeramene di tanto dispaiate razze, e di volo diciamo pure è uu miracolo se il vernacolo friulano nou sofferse sensibilmente nel suo elemento, che è una reliquia del volgar latino. Ecco quanti furono i suoi abitatori e dominatori : Gli Euganei, i Veneti antichi, i Gallo-Carni o i Celti, i Romani, gli Eruli, i Goti, i Longobardi, i Franchi, i Berengari, gli Ottoni, i patriarchi, ia Repubblica veneta, i governi francesi, austriaci e gì' Italiani. Dunque concludiamo, G. Marcotti ebbe una ricca mes=e di pergamene per elaborare il suo bel volume; seppure qua e là la chiarezza zoppica, 1' assieme del libro è ben riuscito. Ad una prossima eventuale edizione speriamo che certe lacune verranno debitamente colmate dalla vasta erudizione e dalla mente dotta dell' egregio autore. Lode-volissima è stata la sua diligenza ed un tanto gli sia sprone a continuare i suoi studi a cui si dedica con vero amore di patriottismo. (agio) CAl'OUiSTKlA, 'iipograna ai Carlo Priora. Pietro Madonizza — Anteo Gravisi edit.e redat. responsabili.