ACTA Hl,STRIAE II. ricevuto: 1993-08-18 CDU: 281.1(497.12/.13 Istria+450.36 Istria)"06/07 LA CHIESAISTRIANA NEL VII E NELL' VIII SECOLO (dalla morle di Gregorio Magno al plácito del Risano) Rajko BRATOŽ prof. dr., Dipartiraento di Studi Storiti, Facoll-1 di Lettere e Filosofía, 61000 Ljubljana, Aškerčeva 2, SLO SINTESI L'autore analizza lo sviluppo della Chiesa in Istria nelVIÍe VIH seco!o. II periodo viene diviso in seipartí, inserite riel contesto deüa prima conquista dell 'Istria da parte di Bisanzio in lotta con i Ostrogoti, della discesa in Italia dei Longobardi avvenuta nel 568, del progressivo arrivo in Istria degii Slavi e dello scisma istriano. L 'esame si chinde con un elencodellesedi vescovili documéntate dell'Istria ed una bibliografía sull'argomento. Sullo sviluppo della Chiesa in Istria nel VII e nell'VIII secolo hanno pesato quattro awenimenti successi nel VI secolo e di importanza primaria per lo sviluppo dell'area nord adriarica nel I'alto Medioevo. II primo é rappresentato dall'occupazione bizantina deil'Istria al tempo della guerra del 539 contro gli Ostrogoti, un'occupazione che duro per oltre due secoli1. II secondo b rappresentato dal cosiddetto scisma istriano o di Aquileiadel 557, nato come reazione al V concilio ecumenico di Cosfantinopoli del 553 e ai fatti che a esso seguirono. Lo scisma portó in Istria ad una sepa racione di 70 anni dalla Chiesa di Roma e a un contrasto con la Chiesa di Cosfantinopoli. Questo e il periodo che vede ia maggior crescita dell 'organizzazíone ecclesiastica ed é quello piti noto del » »9 Té . I primo periodo di sviluppo della Chiesa in Istria . II terzo fatto decisivo é costituito dali'arrivo in Italia dei Longobardi nel 568 che spezzano in dueparti (i'Istriacon la cosía da una parte ed il Veneto interno dall'altraj queli'unitá politico-organizzaliva conosciuta come "Venetia et Histria" che csisteva sin dai tempi di Augusto, I due nuovi stati 1 Vedi A. Carile, H "bellum Gothicuro* dall'Isonzo a Ravenna, Antichifä Altoadriatiche 13,1978, 147-193, specie 166e ss,; in breve anche R. Bratoz. Povezave med Trakijo in severnojadranskimi deželami v pozni antiki, Zgodovinski časopis (= ZČ) 42,1988,491 pp. 2 Di tutta la vasta letteratura inerente lo scisma istriano riporüamo solo atcuni contributi reeenti che trattano soprattutto lo sviluppo della penisola: G. Ctssdio, Cristianesimo antico ad Aquileia e in Istria, Tri est e 1977,289 pp.; L. Margetič, Histrica et Adriatica, Trieste 1983,101 pp.; R. Bratož, Nastanek, razvoj in zaton organizacije zgodnjekrščanske cerkve v Istri (4.-6. stoletje), in: Antični temelji naše sodobnosti, Ljubljana 1987,13-26, specie 18 pp; Idem, VpSiv oglejske cerkve na vzhodnoalpski in predalpski prostor od 4. do 8. stoletja, Zbirka ZC 8, Ljubljana 1990,26 pp o Aquileia und der Alpen-Adria-Raum, in: G. Hödi - ]. Grabmayer (Hg), Karantanien und der Alpen-Adria-Raum im Frühmittelalter, Wien-Köln-Wtimar 1993,151-208, spede 151 pp e 184. 65 ACTA HI STRIAE H. Híjkt» BRATOŽ: l.A CHI ESA ISTRIANA NEL VII E NELL' Vtfl SECOLO, 65-78 passerannobuona parte delJ'alto Medioevo in contrasto fra loro3. Il quarto avvenimenîo è infine rappreseotato dalia venuta degli Slavi nel retroterra istriano e dai saccheggi da loro compiuti in Istria a partiré dai VI secolo. Di pari passo si assiste anche ad una loro progressiva colonizzazione délia regione, fatti questi che portarono alla contrazione territoriale dell'Istria e al suo distacco dai retroterra continentale4. L'Istria, una regione caratterizzata nel periodo tardo antíco da un relativo benessere e dalia pace, interessata molto raramente dalle guerre5, diventa sulla soglia del Medioevo una debole regione di confine dell'impero alia mercé di potenti vichi e riel cui sviluppo si assiste di tanto in tanto alie ingerenze del potere centrale di Bisanzio che teme lo sviluppo delle particola-rità regionali e vuole sviluppare i contatti di questa regione, collegata alie altre parti dell'impero solo da vie marittime, con le altre province d'occidente6. La storia délia Chiesa in Istria è relativamente poco conosciuta fatta eccezione per il periodo di Papa Pelagio 11 (579-590) e soprattutto per queilo di Gregorio I Magno (590-604). In relazione alie principali direttrici di sviluppo si potrebbe dividere il lasso di tempo fra il 604 e i'804 in sei periodi nei quali la chiesa istriana si trovo ad affrontare prohlemi nuovi e diversi fra loro: I. Nascita del patriarcato di Grado e fine dello "scisma istriano" in Istria (604-628). II. Ruolo della Chiesa istriana durante l'eresia monotelita III. La Chiesa istriana nei confronti delTiconoclastia IV. La Chiesa istriana durante la dominazione longobarda (751-772) V. La Chiesa istriana nelPultimo periodo della dominazione bizantina (772 cca.788) VI. La Chiesa istriana nei primo periodo dell'occupazione franca (788-804). 3 In mérito alia invasione longobarda dell'Italia vedi B. Grafenauer in: Pavel Diakon, Zgodovina Langobardov, Maribor 1988, 88 pp. e 313; H. Krahwinkler, Friaai im Frühmitt el alter, Wien-Köln-Weimar 1992, 29 pp. ed infine L. Margetič, Neka pitanja boravka Langobarda u Sloveniji, Arh. ves. 43, 1992, 149-173 (con tutta una serie di rtuove tesi die andrebbero senza dubbio verifícale). Sulla divisione ammínistrabvadell'Italia attomo all'anno 580 vedi J. Ferluga, L'Istria fra Giustiniano e Cario Magno, Arh. Ves. 43,1992,175-190, specie 177 pp. 4 Aleuni sintetiri scritti recenti: L. Margetič, Histrica et Adriaüca, 145 pp.; B. Grafen auer in: Pavel Diakon, Zgodovina Longobardov, Ljubljana 1988,321 pp. 5 Lo stato di relativo benessere in Istria nei periodo tardo antico é testimoníate da tre lettere di Cassiodoro degj an ni 536-538, risalenti all'ultimo periodo della dominazione ostrogota; vedi R. Matijašič, Kasiodorova pisma kao izvor za poznavanje kasno an tičke povijesti Istre (Cass. Var. XII, 22, 23, 24), ZČ 42, 1988, 363-371. A testimoniare il periodo di relativo benesseie nei primi anni della dominazione bizantina anche la costruziorie o il rinnovo di varié cattedrali e di altri edifid diocesana (battisteri, palazzd vescovili, ecc.) a Trieste, Paren zq e al trove. Vedi R. Bratož,Razvoj zgodnjekrščanskih raziskav v Sloveniji in Istri v letih 1976-1986, ZČ 41, 1987, 681-697 o The development of the early Christian research in Slovenia and Istria between 1976 and 1986, Actes du Xlecongr. intern, d'archéol. chrétienne, Collection de l'Ecoleírani;. de Rome 123, 1989, 2345-2388, specie 2363 pp. (rapporto delle ricerche con bibliografía); L, Bertacchi, Contributo alio studio de i palazzi episcopal! paleocristiani: casi di Aquileia, Paren zo e Salona, Aquileia nostra 56,1985,361-412, specie 384-400. 6 I. Ferluga, Überlegungen zur Geschichte der byzantinischen Provinz Istrien, Jahrbücher für Geschichte Osteuropas 35/2, 1987,164-173; testo dello stesso autore L'Istria £ra Giustiano e Carlo Magno, Arh. Ves. 1992,175-190 (entrambi i testi con bibliografía dettagliata) 66 ACTA HISTRIAE II. Rajko BRATOZ: LA CHIESAISTRtANA NEL VII E NEIX" VIB SECOLO, 65-78 I. Nascita del patriar cato di Grado e fine dello "scisma istriano" in Istria Le sistemalichc pressioni di papa Gregorio Magno nei confronti dei vescovi istriani che adenxono alio scisma ottennero qualche successo grazie alie autoritá bizantine ma non eliminarouo completamente ü fenomeno dalla penisola. Nel 599 passarono in mano cattoiica le diócesi di "ínsula Capritana" (Capodistria) e di "castellum Novas" (Cittano-va) mentre nel 602 fu la volta di Trieste. In tutti e tre i casi il passaggio dallo scisma al cattolccesimo fu accompagnato da parecchi problemi, dalla resistenza di parte della .7 popolazione e da sconvolgimenti interni . Nulla si sa invece del comportamento delle altre sedi vescovili istriane (Parentiura, Pola, Cissa e Piden a, sicuramente favorevoli alio scisma nel 579, all'epoca del concilio di Grado e solo paizialmente dalla parte cattoiica nel 590), anche se visto che Gregorio non ne fa cenno, si potrebbe argüiré che sino al 604 fossero passati tutti, senza eccessivi traumi, alia parte cattoiica. Tuttavia si tratta di una deduzione poco certa. II caso dei due vescovi istriani Pietro e Provvidenzo, di provenienza incerta ("episcopi de Histria"), che nel 595 intendevano passare alia parte cattoiicae avevano giá allacciato contalíi con il papa e che in seguito avevano rinunciato alie loro intenzioni, indica quanto difficile fosse prendere una decisione in una situazione politica e religiosa molto tesa com'eta quella esistente alia fine del VI secolo3. Un fattore molto importante nellaricatolizzazione del! 'Istria bizantina é sicnramente costituito dalla nascita del patriarcato di Grado che comprendeva tutti i territori bizantini dell'alto Adriático. Venne fondato nel 607 dopo la morte dei patriarca scismatico Severo e Ja divisione del patriarcato di Aquileia in uno cattolico cor. sede a Grado (Candidiano ne fu il primo patriarca) e uno scismatico in territorio longobardo (con sede prima a Cormons e poi a Cividale). I Bizantini inteivennero allora energicamente nel proprio texritOTio contro i vescovi ancora scismatici, obblii»andof¡ con la forza ad accettare la g , , supremazia del patriarca cattolico . Dopo due patnarchi cattohci non molto conosciuti, di origine istriana (Epifanio di Umago e Cipriano di Pola), il patriarca Fortunato, macchiatosí del reato di furto di proprieta ecclesiastiche, passo dalla parte dello scisma ("relicta ab eo república ad gentesque prolapus") tanto che il papa Onorio I pose al suo 7 K. Bratož, Vpliv oglejske cerkve, 32 pp. (con citazione delle font« e literatura dettagliata). 8 Vedi R. Bratož, Nastanek, 20, con discussions sulla provenienza dei due vescovi istriani. Non è possibile dimostrare che Pietro fosse vescovo di Pola ne che Providenzto fosse vescovo di Parenzo e nemmeno che si traitasse del vescovo di Altino o Acelura o di Trento. L'elenco dei vescovi istriani sino all'aruao 600 arca con la cítazione della fonte è opera di R. Bratož, Razvoj organizacije zgodnjekrščanske cerkve na ozemlju Jugoslavije od 3. do ó. stoletja, ZC 40, Î9S6, 382 pp. 9 Epibtolae Longobardicae coliectae 1 (MGH Epist. UI, 693) e ConciliurfiMantuanum a. 827 (MGH Leges IIL Cone. If, 5SÓ). Nelia lettera al re longobardo Agiluito, il patriarca scismatico di Aquileia, Giovanni, racconta di pe reos se ai danni dei vescovi scismatici ("episcopi Histriae") e soprattutto a Pietro, Providenzio e Agnello, obbligati dai soídati cha li avevano p releva ti direttamenteinchiesa"con gra vi irduria et contumeliis" a sottomettersiall'aGtoritá de! patriarca cattolico. Vedi R. Bratož, Vpliv, 32 nota ISS e nota 8 in alto. Iti relazione alla nascita dei due patriarcati (la fonte principale è la Hist. Lang. di Paoio Diácono 4, 33) vedi G. Cuscîto, Cristianesimo antico, 304 pp. 67 ACTA HISTRIAE II. RsjkoBRATOZ: LA CHJESAJSTRIANA NEL V7¡ E NELL' V1JF SECOLO, 65-78 posto, all'inizio del 628, il romano Primogenio e legó strettamente la Chiesa istriana, dopo settanta anni di scisma e di difficili rapporti ínterni, a quella cattolíca. La decisíone, presa da! papa nei 628, rappresenta di fallo la fine delio scisma in Istria che, stando alia lapide sulla su a tomba (Onorio 1 rnori nel 638), dur<> tanto quanto Pesilio babilonese degli Ebrei (settant'anni secondo Geremia 25,11-12 e 29,19). A questo periodo (557628) si riferirebbe la frase, grammaiicalmente errata ma fácilmente intellegibile, "annis septies et decies"í0. Lo scisma continueia invece ancora per settanta anni, sino al 698, in territorio longobardo. II. Ruolo della Chiesa Istriana durante Veresia monotelita Nella controversia sul monotelismo che per oltre quattro decenní (638-681) divise Timpero e la Chiesa bizantini si inserí, al paridi quelle di altre regioni occideníali, anche la Chiesa d'Istria. In quanto parte del patriaicato di Aquileia, l'Istria si scMeró attiva- mente dalla pai te del papa, tanto che si fanno i nomi di vescovi istriani in almeno dne momenti dello scontro fra papato ed impero bizantino. Nel sínodo laterano del 649, che in pratica rappresenta la risposía del papa all'editto imperiale (il "Typos" emesso da Costante II nel 648), accanto a papa Martino II un ruolo di primo piano fu ricoperto dal patriarca grádese Massimo. Fra i 105 partecipanti (106 con il papa) al sínodo, verso la fine dell'eienco, viene nominato anche il vescovo di Pola Potentio, del quale comunque non si sa nuil a11. II verbale del sínodo convocato nel 680 da papa Agatone in vista del VI concilio ecumenico di Costantinopoli (680/81), si é conservato sotto forma di lettera papale all'imperatore, presentata durante lo stesso concilio. La lunga lettera, documento chiave per la conoscenza del confronto monoteísta, rappresenta la fonte piü importante per Iaconoscenza della Chiesa istriana del VH secolo. Nel resoconto deilavori del sínodo vengono nominati 125 vescovi (salvo rare eccezioci tutti provenienti dall'Italia) fra i qualí tre inequívocabilmentc istriani (Ciiiaco di Pola, Aureliano di Parenzo e Gaudenzío di Trieste) e due che quasí sicuramente provenivano da diócesi istriani (Orsino di Cissa i ^ e Andrea di Celeia) . Resta comunque ancora poco chiaro il rapporto delle diócesi istriane nei confronti del pagano mondo slavo al quale si riferisce il documento. Infatti 10 Epist. Langobardicae coüeciae 3 (MGH Epist. III, 694-696 = R. Cessi, Docnmenti relativi alia storia di Venezia anteriori al Mille I, Padova 1942,13; vedi F. Kos, Gradivo 1,157-158). In mérito afl'interpretazione deli'iücrizione lombale in onore di papa Onorio, vedi L. Margetic, Histrica et Adriatica, 155 pp.; idem "Histria" u dvije vijesti iz prve polovine VII stolječa, Ziva antika 32 (2), 1982, 171-176, e (con condusioni leggermente diverse) R. Bratož, Vpliv, 34 pp.; idem, Nekatera nerešena in nerešljiva (?) vpašanja iz zgodovine sevemojadranskih dežel v 6. in 7. stoletju, ZČ 46,1992,304 pp. 11 Concilium Lateranense a. 649 celebralum (ed. R. Riedinger, Actaconcil. cacumen. 11/1,1984, 6-7; 115; 181; 251; 400/1; nell'elenco d si partecipanti al numero progressivo 100 - nella prima e nelTultima versione anche in greco - scrive "Potentio Polense episcopo" e "Potentius episcopus sanctae ecdesiae Polensis"). Vedi R. Bratož, Vpliv, 36 pp. 12 Concilium universale Constantinopoiitanum tertium, Concilii actíones I-ÍX (ed. R. Riedinger, Acta conc. oecttmen. 11/11,1,1990,154 e ss.); R. Bratož, Vpliv, 38; ídem, Nekatera nerešena in nerešljiva (?) vprašanja, 297pp. (con discussione sulla posizione del seggio vescovile di Cissa). 68 ACTA JUSTRIAE D. Rajko BRATOŽ: IA CHIESA ISTR1ANA NELV1IE NELL' VW SECOLO, 65-78 la frase "in medio gentium... quamque Sclaborum... plurimi confamulorum nosirorum esse noscuntur"13 si riferisce con tutta probabilitá agli Slavi che abitavano ai margini dell'impero. Dal documento non risulta per5 chiaro se sí tratta dellTstria (secondo noi molto probabile) o delia Dalmazia (come reputa invece la maggior parte degli storici). Non chiarc ncmmeno le possibili ripercussioni dell'eresia raonotelista sulla tradizione agiograücaaltoadriatica14. Incerta anche la provenienza deidue vescovidí Cissa e Celeia che, assieme ai tre decusamente istriani, vengono proposte come facente pareti della "provincia isíriana"13. Le vicende legate alia chiesa istriana nei successivi cinquant'anni sono assai poco conosciute. Da fonte certa qual'é la lettera inviata da papa Gregorio II nei 725 ai vescovi veneti e istriani, si apprende che dopo la marte del patriarca di Grado, Donato, Pietro, vescovo di Pola, tentó di impossessarsi ülegalmente della cattedra. In questo modo contravvenne al principio canonico che impedisce il trasferimento arbitrario del seggio vcscovile ("canónica despiciens statuta... suam (se. ecclesiam) deserens adeandem transiitsecundam,contemnensregulaspatrum atque ecclcsiastica statuta")16, tanto che il papa io sospese dalla carica e, obbligandolo al pentimento perpetuo, lo rinvió, sempre come vescovo, nella sua citta17. L'ístria venne interessata solo marginalmente dalla controversia ÍTa Aquileia e Grado che, cominciata come contenzioso teologico e della organizzazione ecclesiastica, stava assumendo sempre piü il carattere di una vera e propria campagna di conquista di territori da parte di Aquileia18, III. La Chiesa istriatia nei confronti dell'iconoclastia II coínvolgimenlo della Chiesa istriana nella prima fase dell'iconoclastia é tutto sommato avvolto nei mistero a causa delia scarsita di notizie. Nulla si sa nemmeno sul comportamento teouto dalla Chiesa dell'Istria durante il sollevamento dell'e-sercito bizantino nell "esarcato di Ravenna dopo il 726 ("omnes Pentapolenses atque Venetiarum exercita contra imperatoris ius-sionem restiterunt"), anche se probabilmente la rivolta va ascritta piü alia politica fiscale dcll'imperatore che al divieto di venerare icone19. La lettera inviata prima del setiembre 731 da papa Gregorio III al patriarca di Grado 13 Condi, unlv. Const tert., Actio quarta (come nella nota precedente), 132 pp. 14 Vedi R. Bratož, Vpliv, 39 (soprattutto nota 226). 15 Vedi R. Bratož, Vpliv, 38 pp, (in mérito alla 'diócesi di Celeia"): ídem, Nekatera... vprašanja, 297 pp. (con disttissione sulla posizione del seggio vescovile di Cissa). 1.6 La norma, consideratalapiùantica del dmtto canonico, viene riporlata dal canone 2 delsinodo di Aries del 314, dal ai none 15 del concilio di Nicea del 325 e dal canone 21 del sinodo di Antiachia del 341; vedi Ch. J. Fíetele, Histoire des conciles I, Paris 1907,281; 597 pp.; 720 pp. 17 Epistolae Langobardicae coliectae 10 (MGH Episf. 13T„ 700-701 - R. Cessi, Document!, 19; vedi F. Kos, Gradivo 1,203). 18 In breve R. Bralož, Vpliv, 40 pp., in maniera più deüagliata H. Krahwinkler, Friaul, 79 pp. 19 Liber pontificáis XCI (Gregorius II, XVH (ed. L. Duchesne, 1955, 404); vedi A. Guillou, Régionalisme et indépendance dans l'Empire byzantin au Vile siècle, Roma 1969; 21$ pp.; P. Schreiner, Ikonoklazem: njegov pomen za Bizanc in njegove posledice na Zahodu, ZČ 41,19S7, 399-407: Idem, Der byzantinische Bildershreit: kritische Analyse der zeitgenössischen Meinungen und das Urteil der Nach weit bis heute, Setrimane di studio del Centro Italiano di studi sulTalto medioevo 34,1938,319-407, specie 371 e ss. 69 ACTA HISTKiAE U. Hajko BRATOŽ! IACHJESAISTR1ANA NEL VIIE NEU.' VIII SECOLO, 65-72 Anloníno nclla quale si parla della distruzione di icône e della profanazione di cliiese "apud regiam urbem... et per diversas provincias'1 e si invita il patriarca a Roma assíeme ai suoi suffraganei entro la fine di ottobre, è I'unico scritto che includa, anche se in maniera parziale, i vescovi istriani nella disputa. D contenuto della lettera infatti presuppone una posizione contraria all'iconoclastia d3 parte di tutti i vescovi facenti parte del patriarcat» di Grado. Il papa incoraggia il patriarca ad allertare, in un momento cosi difficile, lutte le chie.se a lui sottoposte ("cunctas subiectas vobis ecclesias commo- nere atque instruere magnopere debeatis") e lo invita, assieme ai suoi suffraganei, ad essere "iuxta traditionem sanctorum patrum et sánete aDtiquitatis" pronti auche al * • * 2f) martirio, se questo potrà servire per la difesa della vera fede . L'icvito del papa, pur essendo decisamente esagerato ne! suo ultimo punto, fa intendere comunque la possibi-lità di pressioni iconoclaste sul patriarca e quindi anche sull'Istria. Il documento relativo al sinodo di Roma del 1 novembre 731 (alla presenza di 31 vescovi e 18 prelati di rango inferiore) al quale di tutti i vescovi istriani avrebbe partecipato solo il triestino Giovanni, è un falso posteriore risalente alia meta dell'Xl secolo costruito sulla base di alcuni scritti del sinodo stesso andati jx">i perduli. Sccondo tale documento il tema principale del sinodo sarebbe stata la controversia territoriale fra Aquüeia e Grado, la cui soluzione segue la parte introduttiva con la condanna dell'iconociastia. Si tratta dell'unico documento che mette in relaziotie diretta l'iconoclastia con la Chiesa istriana2'. Evidentemente, grazie alia posizione neutrale assunta dall'csarca Entiche, contrario alia politica iconoclasta dell'imperatore22, dopo il 731 il pericolo di un'azione iconoclasta nel nord Adriático non è più tanto acuto. In assenza quasi totale di una tradizione storica e in mancanza assoluta di prove materiali inerenti la polémica legata all'iconoclastia è la tradizione agiografica quella che esprime una certa polémica nei con front i della presione iconoclástica esercitata dalle autorità secolari bizantine dell'area nord adriatica23. IV. La Chiesa isíriana durante la dominazione tongobarda L'occupazione dei Longobardi del 751, che secondo i più fu scarsamente sentita e assai breve (dal 751 al 774 o forse addirittui a solo fra gli anni 770 e 774) visto che non riuscirono mai ad inglobare strettamente la penisola al loro stato24, lasciô tracce visibili solo nelia Chiesa. In quel periodo, attorno al 756, papa Stefano II, accogliendo una richicsta preseníatagli dal clero locale, innalzô Capodistria ai rango di diócesi. II primo 20 Episto)ae Langobardicae colleciae 13 (MGH Epist, III, 703 = K. Cessi, Document!, 22; vedi F. Kos, Gradivo 1,207): vedi R. Bratož, Vpliv, 42; P. Schreiner, Der byzantinische Bilderstreit, 377. 21 Hpistolae Longobardicae coUectae 14 (cit. ed., 704-707 = R. Cessi, Documenta, 23; F. Kos, Gradivo 1,209); vedi R. Bratož, Vpliv, 42; H. Krahwinkel, Friaul, 80. 22 A. Guilloa, Region alisine, 220 pp. Z3 Vedi R. Bratož, Vpliv, 43. 24 Vedi J. Ferluga, Überlegungen, 169; Idem, Litalia bizantina dalla eaduta dell'esareato di Ravenna alia meta del secolo X, Seítimane di studio del Centro italiano di studi su!¡'alto-medioevo 34,1938,169-193, specie 174; idem, L'Istria tra Giustiniano e Cario Magno, 181 pp.; H. Krahwinkler, Friaul, 199 pp.; il contribute di L. Margetic in questo volume. 70 ACTA IÜSJMAK H. Rajko BRATOfc LA CHtt'SA 1STR1ANA NEL VII E NELL' VIH SECOLO, 65-78 vescovo, Giovanni, eletto dal clero capodistriano, venne consacraío dal patriarca di Grado Vitaiiano25. Cosi venne rinnovato U vecchio seggio vescovile del quale non si hanno notizie dopo il 599 e che era decaduto nel VII secolo (di certo prima del 680). La situazione in ístria durante l'occupazione longobarda è illustrata da tre lettere scritte ira U 770 ed il 772: queîîa del patriarca di Grado Giovanni a papa Stefano III, quella di quest'ultimo ai vescovi istriani e, soprattutto, quella al patriarca di Grado Giovanni. Soprattutto la prima illustra molto beoe la situazione di quel tempo26, con i Longobardi impegnati a creare una spaccatura aU'interno della Cliiesa istriana, ora in un altro stato rispetto alia sede del patriarcato (ancor sempre in territorio bizantino) ma ancor sempre nello stesso stato del patriarcato di Aquileia. Una parte dei vescovi istriani si adattô alia nuova situazione rompeado con Grado ed avvicinandosi ad Aquileia ("ipsi protervi praevaricatores episcopi magis magisque contumaces consistunt et contraria gerunt"). Uno stato di cose sponsorizzato dai Longobardi che volevano irapedire l'autorità di un patriarca "straniero" sul "suo" territorio, tanto che lo stesso patriarca usa parole molto dure nel descriverli ("gens perñda Langobardorum... sevissimi Langobardi... perfidi Langobardi", mentre definisce la loro occupazione "horribile iugum"). 1 Longobardi, che eseguivano la politica voluta dal toro re ("per iussione (!) régis sui exercent") incontra-vano perô l'approvazione di alcimi vescovi istriani tanto che Giovanni nella lettera a Stefano III li accusa esplicitamente di voler spezzare la Chiesa in Istria e di impediré le funzioni pastorali ("gens pérfida Langobardorum sanctae nostrae ecclesiae invaserunt hereditatem, insuper et fidem pastoralem rectitudinis in ipsa Histriensi provincia abdi-carunt... dispersa grex innocens Istriensis provinciae"). La lettera condude accusando le autorità longo barde di opprimere la povera gente ("pauperes... clamor pauperum, que subvenir» nequeo") con tutta una serie di nuove imposte ("collectas Langobardorum... collectae ex triticoct singula animalia... quod numquam aditum est in provincia illa..,") tanto che di fatto anticipa le Jámentele che trentacinque anni più tardi i rappresentanti istriani presenteranno ai Plácito del Risano. Stefano III intervenue subito chiarendo i rapporti nella Cliiesa, in una ferma lettera inviata a tutti i vescovi istriani. In essa pero non fa riferimento alla questione delle tasse e agli altri aspetti della dominazione longobarda . Nella sua míssíva il papa mette subito in risalto la necessità, per i vescovi, di rispettare le norme del diritto canonico ("canónica sanctorum patrum traditione.,. canonicae sanctionis norma") che saacivano la loro sottomissione "a priscis temporibus" completa al patriarca di Grado. Visto che, grazie al potere secolare ("saecularibus 25 Dandalus, Chronica VH, 10,2 (F. Kos, Gradivo za zgodovino Slovencev I, Ljubljana 1902, nr. 230 (270); J. Šašel, Opera selecta, Ljubljana 1992, S83: 687; R. Bratož-J. Peršič, La cliiesa capodistriana aftraverso i secoli, nella raccolta: Capodistria tra Roma e Venezia. Contributi per la síoria di Capodistria, Ljubljana 1898,59. 26 EpisfolaeLongobardicaecollectae I9(MGHEpist ID, 711-714 = R. Cessi,Documenti,30;F. Kos, Gradivo 1,241); vedi in breve R. Bratož, Vpliv, 47, nota 286. 27 Epistolae Unngobardicae collectae 20 (MGHEpist. in, 713-714 = R.Cessi.DocurnenH, 31; P. Kos, Gradivo 1,242). 71 ACTA Hl.STRIAE II. Rajko BRATOZi LA CHIESA ISTRIANA NEL VI! E NELL" VltS SECOLO, 65-78 convoíantes auxiliis"), erano venuti meno a questo principio, ii papa, pena l'anatema ("sub anathematis interposition!bus ') ordina ai vescovi istríani di riconoscere miova-mente ed umilmente ("cum magna humilitate et cordis iamentatione'1) i 'autorità dei patriarca. 11 papa inoltre invalida tutte le nomine eseguite reciprocamente dai vescovi ribelli ("ínter vos,., unus alterutrum vosmet ipsos consecratis... illicite consecrati"). v intonazione délia Ietter a inviaí a dal papa sembra indicare che tutta la Chiesa istriana si fosse aliontanata dal patriarca di Grado ("vos omn.es episcopi ipsius Istriae provinciae constituti") e percio non deve sorprenderé la reazione del pontefice. Nelia lettera al patriarca Giovanni28 il papa gli offre tutto il suo appoggiû contro coloro che vogliono togliere FIstria al potere della Chiesa ("perfidi et maligni aemuli vestrae Istriarum provinciae"). La Santa Sede difese sempre energicamente dalle pressioni esterne ii patríarcato ("vestram provinciam"), la "provincia romana" e 1'esarcato di Ravenna. Solo l'accordo fra Bizantini, Franchi e Longobardi pose temporáneamente fine a questa situazione di crisi. Tale accordo confermava, fra le altre cose, il potere del patriarca di Grado sull'Istria ("nostro pacto general), qnod inter Romanos, Francos et Longobardos dignosciter provenisse, et ipsa vestra Istriarum provincia constat esse confirmata atqne vestra annexa simulque et Venetiarum provincia"). Papa Stefano III in questa ultima lettera consérvala, comunica a Giovanni di aver scritto a quei vescovi istríani che si erano alleati al Longobardi ("nostra apostólica scripta eisdem contumacibus episcopis direximus"), sia a quelli investit! in modo illegale ("illis, qui eandem illicitam perpetrare ausi sunt consecrationem") che a quelli nominati da questi uitimi ("ab ipsis enormiter ordinati sunt"). A tutti questi il papa toise dignità ed onori. Le fonti giunte sino a noi lasciano intendere che il potere longobardo ebbe modo di esercitare la propria influenza su] territorio istriano molto più a fondo di quanto sí creda comunemente. I Longobardi infatti raggiunsero due traguardi: (a) riuscirono ad avere dalla loro la Chiesa, che si stacco temporáneamente da Grado e (b), tramite un'accentuata pressione fiscale riuscirono a influenzare i rapporti socio-economici. V. La Chiesa istriana nelVultimo periodo della dominazione bizantina I grandi cambiamenti intercorsi in Istria in seguito alla caduta deîîo stato longobardo - nel 774/6 la penisola ritornô a Bisanzio mentre il resto dei territori longobardi passé sotto i Franchi2' - sfociarono in nuove tensioni ail'interno della società istriana. Questi tesi rapporti diedero origine ad un incidente (cca. 776-780) con í rappresentantí delle locali autorità bizantine ("nefandissimi Greci, qui ibidem in praedicto territorio reside-bant Histriense") che, assieme ad alcuni istríani ("zelo ducti tam predicti Greci quamque de ipsis Histriensibus"), accecarono il vescovo Maurizio che, su ordine di Cario Magno, 28 EpiEtolac Langobardicae collectae 21 (MGH F.pisi. TU, 715 = R. Cessi, Documenta, 32; F. Kos, Gradivo 1,243). 29 H. Krahwinkler, Friaul, 119 pp. 72 ACTA HiSTRIAE IT. Rajko BRATOŽ: LA CHIESAISTRIANA NEL VIÍ P, NE1.L' VU) SECOLO, 6S-75 síava raccogliendo il "denaro di S. Pie tro" ("pensiones beati Petri"). Per quesío motivo Maurizio venne accusato di voler conseguare I'ïstria ai Franchi. Lo sfortunato vescovo si rivolse di persona al papa che lo invió al duca friulano Marcario. Questi, su ordine del re, lo avrebbe posto nuovamente a capo délia sua diócesi. Con tutta probabilité il vescovo inquestione èquello di Cittanova, nominato anche in un'iscrizione sul ciborio del locale battistero30. Probabilmen te dello stesso periodo è anche la relazione, conservata iu alcuni attí del sinodo di Mantova dell'827, sulla visita compiuta da inviati di Pola, capitale deli'Istria, per cliiedere al patriarca di Aquileia Sigualdo (morto nel 787) di consacrare il vescovo scelto dal "populus Polensis" . Un fatto questo che conferma la volontà della chiesa ístriana di affrancarsi dal patriarcato di Grado, una volontà emersa per la prima volta al tempo della dominazione Longobarda. Entrambi gli esempi riguardanti le due città istriane più important! dell'epoca (Pola quale centro amminisírativo dell'ïstria bizantina e Cittanova sede del comando militare e centro dei domini imperiali)32, dimostrano come i rapporti all'interno della Chiesa e deli'intera società fossero piuttosto critíci nell'ultimo periodo della dominazione bizantina e come tutte le strutture sociali e statali deli'Istria si fossero in pratica divise fra quelle pro bizantine e quelle favorcvoli ai Franchi. Di fatto erapraprio la Chiesa quella ad esseremaggiormente vicina ai Franclii. Vi. La Chiesa istriana nel primo periodo dett'occupazione franca (788- 804) Lo sviluppo della Chiesa istriana nel primo periodo franco è testimoníalo nel plácito delRisano3 . Questoimportantedocumento perlastoriaisfriana dell'alto medioevo offre in visione tre questfcmi fondamental) nella storia della Chiesa in Istria agli inizi del IX secolo: a) l'organizzazione ecclesiale ed il suo rapporto con il patriarcato b) ii rapporto della Chiesa nei confronti dei Franchi c) il rapporto della Chiesa nei confronti delle strutture sociali Locaii, soprattutto delle città. Nel plácito del Risano vengono nominati, dapprima nel preambolo e poi in ordine leggermente cambiato nell'elenco finale dei firmatsrri, i nomi di cinque vescovi (Teodoro, Leo, Staurazio, Stefano, Laurenzio e Staurazio, Teodoro, Stefano, Leo, Laurenzio) 30 Letters di Adriano E a Cario del periodo 776-780 (Epist. Merowingiei et Karolini aevi I, MGH Epist. ni, 590, nr. 63; F. Kos, Gradivo 1, 259). L'epígrafe di Cittajwva venne pubblicata da G. C uscito, D ciborio e ¡'epígrafe dei vescovo Maurizio a Cittanova d'Istria, Ricerche religiose del Friuli e deli'Istria 3,1984,111-134; ídem, Antiche testiomonianze cristiane a Cittanova d'Istria, Attí del Centro di ricerche storiche - Rovigno 19, 1988 - 1989, 57-73, specie 63 pp.; H. Krahwinkler, Friaul, 144 pp. 31 Concilium Mantuanurn a. 827 {MGH Leges III, Concil H, 536 pp.). 32 J. Ferluga, L'Isbria tra Giustiniano e Carlo Magno, 180. 33 A. Petri novič - A. Margetié- R. Bratož, Rižanski zbor/H Plácito del Risano, Koper medRímom in Benetkami. Prispevki k zgodoviniKopra, Ljubljana 1989,81-88(origmale,traduzioneitaliana e slovena, breve conimento sloveno). H. Krahwinlder, Friaul ira Frühmittelalter, 199-243 (fraduzione tedesca con commentó, ampio studio e bibliografía dcttagliatr. dcUe edizioni precedent! e comment! che qui non vengono nominati separatamente). 73 ACTA HISTRIAE II. Rsjko LRAI'O'i 1A CHIESA ISTRIANA NEL VI! E NEIJ.' VIH SECOLO, 65-78 provenienti da cinque città dell'Istria nominale nei documento stesso, anche se resta un mistero il criterio (se ce ne fu uno) con il quale vennero elencati (cronologico riguardo alia consacrazione, di importanza della cilla o, più sempiicemente casuale?). II numero dei vescovi indica Pesistenza di almeno cinque diócesi in Istria; oltre a Trieste, Pola e Parenzo, nominate già da fonti antíche (tutte le tre città appaiono nomínate del documento) all'inizio del IX secolo si ha notizia di almeno due piccoli centri che in precedenza non avevano lo stato di città34. Visto che non vengono nominate Capodistria ed Umago e visto che il documento parla dei centri di Albona, Montons e Pinguente ma non come sedi vescovili, la scelta cade su altri due dei tre centri nominati nel documento, Cittanova, Rovigno e Pedena . Paragonando la situazione esistente all'inizio del IX secolo con quella della fine del VI secolo e con alcuni aspetti di quella del VII, si nota la diminuzione del numero dellc sedi vescovili documéntate (non si fe riferimento a Cissa, a Ínsula Capritana e a quella "profuga" di Celeia) anche se non è chiaro se il plácito del Risano, molto scarso nell'elencazione degli abitati ("ri vita tes et castella")3£>, nomini tutte le diócesi istriane o, meglio, se al raduno avessero partecipato tutti i vescovi. H patriarca Fortunato, come già il suo predecessore Giovanni da Trieste, era un deciso parligiano dei Franchi tanto da dover riparare a più riprese da Grado in terra franca . Evidentemente nella Chiesa istriana di quel periodo predomina la corrente favorevole ai Franchi e perciô non si presenta problemático il rapporto con il metropolita che professava le stesse idee, Durante il periodo della maggior pressione veneziana e bizantina su Grado nel 806 l'imperaîore Carlo otlenne dal papa Leone III il permesso di trasferire la residenza del metropolita a Pola, a patto di riportarla a Grado non appena ció fosse stato possibile38. Decusamente peggiori di quelli nei confronti del metropolita e dei Franchi erano i rapporli della Chiesa istriana con la popolazione locale. Al raduno del Risano i rsppre-sentanti delîe città esposero otto accuse contra i vescovi. Essi si riferiscono alia prepotenza del clero (6), alia contraffazione di documenti (3), ail'aumento delle tasse e degli obblighi (5), al dirottamento degli obblighi verso lo stato, in relazione all'alloggia-mento degli inviati imperiali, sulle spalle del popolo (i e 2), alia violazione di vecchie usanze in relazione ai pascoli, alia pesca e all'affitto della tena di propriété della Chiesa (4,7 e 8) . Queste accuse indicano come la Chiesa si fosse inclusa Tapidamente nel 34 Per 1'AnHchita vedi R. Bratož, Razvoj organizacije zgodnjekrščanske cerkve (come alia nota 8), 382-384. 35 Vedi H. Kraivwinkier, Friaul, 226 pp.; R. Bratož, Nekatera nerešena in nerešljiva (?) vpr ašanja, 301 pp. 36 Nei documento parlando degli obblighi finanziaxi non si nominan o i centri abitati della cosía istriana ira Cittanova e Trieste (Umago, Pkar.o, ísola, Capodistria e Muggia). Vedi H. Krahwinkler, 232. 37 Vedi H. Krahwirtkler, Friaul ten Frühmüfelalíer, 215 pp. 38 F. Kos, Gradivo H, 31 (32 ss.); H. Krahwinkler, Friaul, 217pp. 39 Vedi A. Guillon, La presenza bizantina nell'arco adriatieo, Antichitá Alloadriatiche 28, 1986, 407-421, spede 414 pp.; H. KrahwinWer, Friaul, 204 e ss. 74 ACTA fflSTCUAE a Rajfco BRA ÍOÍ: LA CHIESA ISTOFANA NEL VII ENELf VUISECOLO, 6S-78 sistema statale franco che le permetteva una posizione nettamente miglioie di quella avuta al tempo di Bisanzio. Non meraviglia psrció la posizione filo franca della Chiesa istriana sin dail'época dell'espansione carolingia nell'area alto adriatica. U primo periodo franco rappresenta una fase di transizione nella vita della Chiesa istriana che si trasforma in senso istituzionale, economico e sociale. Da un'istituzione rimasta poco variata dalla sua fondazione nel IV sécalo, attraverso tutto il periodo bizantino, ne nasce una che caratferizzerá tutta l'epoca medievale in Europa. Fu proprio la Chiesa, in un'area che stava passando dall'infiuenza oriéntale bizantina a quella occidentale franca, ad avere lo sviluppo piü rápido rispetto ad altre strutture sociali (specie le cittá che godevano di diritto all'autogovemo in base a norme tardo antiche) e ad entrare di conseguenza in contrasto con esse. Lo testimonia la ridda di accuse nei confronti dei dignitari ecclesiastici. Le conclusioni del plácito del Risano avrebbero dovuto garantiré un allentamento della pressione esercitata dalla Chiesa ed il ritorno alio stato esistente prima dell'occupazione franca nel tardo periodo bizantino. Queste conclusioni rappresentarono un successo per le comunilá istriane. Ollre un decennio piü tardi, il tradizionale diritto di eleggere fra di sé i vari notabili locali, anche quelli ecclesiastici ("„.patriarcham, episcopos, abbates..."), fu confermato al patriarca Fortunato e agli Istriani dalPimperatore Ludovico il Pió. Fra le condizioni riebieste per essere elétti si citavano la lealtá verso il sovratio, l'onestá ed il senso della giustizia. Nel contempo l'imperatore convalidó anche le conclusioni delFassemblea del Risano. II plácito del Risano e la sua ulteriore convalida avvenuta circa un anno piü tardi, possono essere consideratí come un successo delle comunitá istriane che con la loro opposi-zione alia lócale Chiesa si schierarono in realta contro la piega che stavano prendendo gli eventi sotto le auíoritá franche. Si irattó comunque di un successo di breve durata. La Chiesa istriana cercó infatti in tistti i modi di inserirsi nell'apparato statale franco e di lasciarsi alie spalle le tradizioni in uso in época bizantina. Una tendenza confermata dalla richiesta presenta ta al sínodo di Maniova dell'827 dai rappresentanti ecclesiastici ("clerici et nobiles ex laicis elecíi ab Hisíriensí populo") di poter rientrare a far parte, dopo essersi finalmente liberato dal "giogo" bizantino ("a Grecorum naequissimo vinculo líberati"), del patriarcato di Aquileia"1. Una richiesta anche questa che va vista alia luce della volonta della Chiesa istriana di inserirsi appieno quanto prima nella societá franca. 40 F. Kos, Gradivo II, 62 (59 e seg.); R. Cessi, Documenti, 43. II documento, ríassunto poi da Dandulus, Chron. VÍII, 1,22, ris .lie agli anni compresi ira l'814ei'821. 41 Concilhim Mantuanum a. 827 (MCHUges lir. Conci) IJ. 586 a seg.; F. Kos, Gradivo II, 93 (specie 79 e seg,)) 75 ACTA HISTKIAE il. Rajko BSATOŽ: LA CHIgSA ISTMIANA NEL VH E NBLL' VIH SECOLO, 65-78 aggiunte Nell'esame della stotia della Chiesa istriana nel VII e VIII secolo non abbiamo inserito volutamente i risultati delle ricerche archeologiche e storico-artistiche in quanto esse necessitcrebbero di uno studio approfondito. Concludiamo percio con 1' elenco delle diócesi documéntate e dei vescovi compresi in un arco di tempo che va dal 600 b1P804 assieme all'anno e all'edizione della fonte che ne parla (sino al 600 cca, vedi R. Bratoz, ZC (=Zgodovinski casopis, Ljubljana) 40,382-384). TERGESTE FIRMINUS (602,603): Gregorius, Registr. epist. 12,13; 13,34 (Corpus Christ, ser. Lat. 140 A, 986 e segg.: 1035 e segg.; F. Kos, Gradivo 1,136; 139). GAUDENTIUS (680/1): Concilium universaie Constantinopolitanum tertium, actio IV (Acta conc. oecum. 11,2,1, pagg. 154-155, n. 93; F. Kos, Gradivo 1,186). JOHANNES (731): Epist. Langob. coll. 14 (MGH Epist. ID, 706; fonte di dubbio valore). JUSTINOPOL1S JOHANNES (756): Dandulus, Chronica VII, 10,2 (F. Kos, Gradivo 1,230). CIVITAS NOVA MAURICIUS (ultimo quarto deli'VIII secolo): iscrizione sul ciborio (G. Cuscito, Ricerche religioso del Friuli e dell'Istria 3, 1984, 111-135); di questo vescovo si parla anche in una lettera del papa Adriano a Carlo 776/80 (MHG Epist, III, 590; F. Kos, Gradivo 1,259). PARENTIUM RESCHIVUS (VI/VU secolo): Inscriptiones Italiae X, 2,134. AURELIANUS (680/1): Concilium universaie Constantinopolitanum tertium, actio IV (Acta conc. oecum. 11,2,1, pagg. 154-155, n. 90; F. Kos, Gradivo 1,186). La veridicità storica dei nomi dei vescovi di Parenzo elencati dal VI secolo all'inizio del XIII nel cosiddetto "PriviJegium Eufrasianum" (P. Kandler, Códice diplomático Istriano, a. 543, con Eufrasio 30 nomi) non è verificabile. "CELEIA" Andreas (680/1): Concilium universaie Constantinopolitanum tertium, actio IV (Acta conc. oecum. 11,2,1, pagg. 154-155, n, 92; F. Kos, Gradivo 1,186). 76 ACTA HISTRIAEII. Raj ko BRATOŽ: LA CH1ESAISTOLAN A NEL VH E NELL' VUISECOLO, 65-78 CISSA URSINUS (680/1): Concilium universale Constantinopolitanum tertium, actio IV (Acta conc. oecum. II, 2,1, pagg. 154-155, n. 91; F. Kos, Gradivo 1,186). POLA JOHANNES (VI/VU sec.) Inscriptiones Italiae X, 2,100 POTENTIUS (649): Concilium Lateranense a. 649 (Acta conc. oecum. II, 1, pagg. 6-7; 35; 115; 181; 251; 400-401, sempre al n. 100). CYRIACUS (680/1): Concilium universale Constantinopolitanum tertium, actio IV (Acta conc. oecum. H, 2,1, pagg. 154-155, n. 89; F, Kos, Gradivo 1,186). PETRUS /725): Epistolae Langobardicae collectae 10 (MGH Epist. Ill, 700-701; Dandulus, Cfaron. VII, 2,22; F. Kos, Gradivo, 203). Diocesi istriane non identificabili PETRUS, PROVIDENTTUS, AGNELLUS (60T) Epistolae Langobardicae collectae 1 (MGH Epist. ffl, 693); Concilium Mantuanum a. 827 (MGH Leges in, Concil. IT, 586). THEODORÜS, LEO, STAURATIUS, STAFANUS, LAURENTIUS (804): fl placito del Risano (A. Petra no vič - A. Margetič - R.Braiož, II Placito del Risano/Rižanski zbor, Capodistria tra Roma e Venezia - Contributi per la storia di Capodistria, Ljubljana 1988, 81-88); Ljubljana 1989,81-88); Dandulus, Chronica VÜ, 15,8 (F. Kos, Gradivo II, 23; H. Krahwinkler, Friaul, 226 e segg.). (Iz slovenščine prevedel Tullio Vianello) T7