ANNO XVI. Capodistria, 1 Aprile 1882. LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo.*) 1233. — Leonardo, vescovo eletto di Trieste, conia moneta, cui viene impresso da una parte Civitas Terges., dall' altra Leonardus. Scuss. St. Cron. di Trieste. - Pag. 59. 1232. (?) —Il patriarca Bertoldo scrive a Volrico de Portis canonico di Aquileia, poi vescovo di Trieste, raccomandandogli di mantenere il segreto riguardo alle lettere mandate dall' imperatore a Tisone ed a' Signori da Camino, e lo prega di volerlo tenere informato delle novità di Lombardia e della città di Padova. Pergam. dell'Ardi, di Trieste, „Cod. Dipi. Istr., -e „Arch. Tr." Nuova Serie - To. V, pag. 369. 1233. — febbraio. — Il patriarca Bertoldo dopo aver assediato o tentato per alcuni giorni l'assalto, vedesi aprire le porte di Pola con la domanda di pace ed offerta di prestargli soddisfazione. Manz. Ann. del Fri. - To. II, p. 315, - Carli. An-tich. It. - To. V, p. 181Kandl. Ind. - Pag. 28, e „L' Istria" - An. I. p. 131. (Con t.) Società Agraria Istriana Notizie private, la corrispondenza da Rovigno inserita nell' Istria del 4 Marzo, nonché l'articolo di quel periodico dell' 11 Marzo, ci fecero eredere cosa certa, come l'abbiamo raccontata nell' ultimo numero, la discussione sorta e la de-! liberazione presa in seno al Comitato della Società Agraria, raccolto il 28 Febbraio in Rovigno, sul progetto di riforma dello Statuto sociale, elaborato e presentato alla Presidenza della Società dalla Commissione eletta nel Congresso di Buje. In seguito a che abbiamo creduto debito nostro, di pubblicare l'articolo — La Società Agraria Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Istriana — nella "Provincia, del 16 Marzo. Ma abbiamo appreso dalla lettera che segue, indirizzataci dall'onor. sig. Ferra ff. di segretario della Società, che noi siamo stati tratti in errore, senza che ciò, fortunatamente, abbia portate dannose conseguenze. Il lettore apprenderà dalla lettera stessa, come sieno passate le cose in seno al Comitato, e quale si»j-stato il contegno della Presidenza. Noi restiamo fermi nell'opinione espressa nel-l'ultimo numero sulla questione rimasta sempre impregiudicata, dei limiti cioè, della competenza della Commissione di Farenzo:----- E quanto agli atti della Presidenza, che oggi appena conosciamo, ci sia lecito dire che si avrebbe dovuto lodarla, se, col savio proposito di raccordare i pareri e conseguire queir unione assolutamente necessaria perchè ogni riforma riesca utile, avesse creduto opportuno di rivedere colla Commissione di Parenzo il progetto delle riforme ; ma, senza mettere in dubbio il suo diritto di manifestare le proprie opinioni sulle riforme stesse, come a ognuno è lecito, non crediamo che abbia scelto il partito più felice nel rimettere le riforme alla Commissione, accompagnate dall' aut aut di attenderle modificate, e non dice fin dove, o di oppugnarle sul periodico sociale. Ma ci lusinghiamo, che la Commissione, la Presidenza, ed il Comitato, autorità composte di buoni patrioti, si metteranno d'accordo, troncando subito ogni questione, che non conduca direttamente alla riforma, alla ricostituzione, e, senza questione di parole, a tutto ciò che può farci sperare una vita sociale migliore. Non questione di parole dunque, non questione di competenze, che male esse celano con la loro frivolezza altre ben più serie ed assai più pericolose e che dobbiamo scongiurare ad ogni costo ; sopra tutto questioni della Società Agraria 1 Istriana. Et hoc est in votis. Ora ecco la lettera del sig. Ferra: Onorevole signor direttore, Nel Suo pregiato Giornale „La Provincia" del 16 corr. N. 6, leggo un articolo sulla Società agraria istriana che espone cose non vere. La presideuza non assunse l'incarico di rimettere la progettata riforma degli statuti sociali ai signori della Commissione perchè rinvengano sul loro operato. Bisognerebbe che, per esserselo assunto siffatto incarico qualcuno glielo avesse dato, e, più precisamente, glielo avesse dato il Comitato sociale. Ma il Comitato sociale, uè altri non lo hanno fatto. Pertauto queir asserzione del Suo pregiato periodico è una. inesattezza, mi permetta di dirlo, non lieve. Vi si dice anche che il Comitato della Società agraria non aveva diritto di respingere il progetto di riforma. Dunque dovrebbe averlo respinto. Anche questa asserzione è assolutamente contraria alla verità. Per espresso desiderio del sig. Presidente, il Comitato ebbe comunicazione piena, non della progettata riforma, ma del progetto di statuti compilato I dal Comitato dei Cinque, perchè il Comitato sociale, esternasse il proprio parere. Il Comitato sociale si dichiarò incompetente, dichiarando anche che non poteva nè doveva assumersi alcuna responsabilità per quanto era di esclusiva competenza della Presidenza. E poiché per le voci che sono state difffuse arche col mezzo della stampa, alcuno potrebbe credere che quello che non è stato fatto dai Comitato sociale sarà stato fatto dalla Presideuza, la quale ha il testo del progetto presentato dal Comitato dei Cinque, e lo ha esaminato e vagliato scrupolosamente, è addivenuta nella convinzione che il Comitato dei Cinque appunto, sortito dal suo mandato, il che facilmente può essere dimostrato e provato, ma, consapevole del proprio mandato e della propria responsabilità, uon ha fatto altro che sospendere momentaneamente la pubblicazione del progetto di statuto, in attesa che i cinque Signori che l'hanno compilato, rispondessero alla seguente lettera :*) Agli Onorevoli Signori Avv. Dott. Andrea Amoroso in Parenzo Dott. Giovanni Canciani in Parenzo Francesco Sbisà in Parenzo Avv. Dott. Francesco Costantini in Pisino. Avv. Dott. Antonio Gambini in Capodistria „La scrivente, esaminato e ponderato 1* elaborato trasmesso dalla Signoria Vostra Illustrissima colla pregiata Lettera del 24 gennaio u. s., è addivenuta nella convinzione che il Comitato dei Cinque eletto nell'ultimo Congresso Generale in Buje per introdurre negli statuti sociali le opportune modificazioni, ha ecceduto il proprio mandato ; inquantochè si ha in quell'elaborato *) L' „Istria'' del 25 marzo pubblica la stessa lettera dell' on. Presidenza e una nota della Luogotenenza in cui si lamenta il poco favorevole accoglimento concesso per parte della maggioranza della direzione e del comitato sociale al progetto di riforma, compilato dalla commissione di Parenzo; pubblica inoltre il progetto dello statuto sociale. non uno statuto modificato per la Società attuale, ma il progetto di statuto per una Società agraria, la quale non potrebbe sostituirsi che dopo lo scioglimento prematuro della attuale società, se pur non si volesse supporre che si vorrebbe avere in Provincia, invece di una sola, due Società agrarie. „La scrivente in seguito a ciò, udite anche le dichiarazioni del sig. Presidente della Società, è addivenuta nella deliberazione di sospendere la pubblicazione di questo progetto di statuti, e di rivolgersi ai Cinque Signori eletti nel Congresso di Buje per interpellarli, se intendono di conservare nella sua integrità il progetto da Essi elaborato, oppure se sono disposti di rinnovare il loro Operato, in guisa che le proposte di modificazioni siano corrispondenti alla lettera ed allo spirito della deliberazione presa nel XII Congresso Generale di Buje in seguito alla quale la Signoria Vostra Illustrissima fu chiamata a far parte del detto Comitato per la modificazione degli statuti sociali. „Si prega per tanto la Signoria Vostra Illustrissima di voler prendere in considerazione le suaccennate osservazioni che si permette la scrivente di fare a scanso di ogni propria responsabilità; perchè essa non vorrebbe che la semplice pubblicazione del già elaborato progetto facesse credere ai Socii ed alla Provincia che essa lo trova conforme ai deliberati del Congresso e corrispondente ai bisogni ed agi' interessi della Società e del Paese, e perchè sarebbe dispiacentissima la scrivente se dovesse pubblicarlo, come fu già presentato, di trovarsi nella necessità di farvi seguire una serie di confutazioni, che ardentemente si desidera di poterle evitare. «Colla fiducia che la Signoria Vostra ITlusfnssTma " vorrà abboccarsi cogli altri Onorevoli di Lei Colleghi e in attesa di un pregiato di Lei riscontro, si ha l'onore di protestarle la massima considerazione. Rovigno 2 marzo 1882 Dalla Società Agraria Istriana Per la Presidenza Dr. Ghira Il tf. di Segretario Domenico Ferra Perchè qualcuno, troppo suscettibile per sè e troppo corrivo nell'accusare a casaccio e peggio chi può dire in faccia al mondo di avere la coscienza tranquilla, non mi accusi anche di abuso d' ufficio, dichiaro che la comunicazione della detta lettera sociale è fatta col-l'autorizzazione della Presidenza. Vede dunque onor. sig. Direttore, che la Presidenza ed il Comitato sociale vengono accusati di quello che non hanno mai fatto : e che bei ricami si fanno poi sopra siffatte accuse! Non dubito punto che vorrà inserire nella sua integrità questa mia nel prossimo numero del Suo pregiato periodico, e le ne faccio in anticipazione i più sentiti ringraziamenti, protestandomi devotissimo Domenico Ferra Rovigno 22 marzo 1882. CORRISPONDENZE La società filodrammatica Parenzo, 24 Marzo 1882. La fu darvero una bella serata ed una grata sorpresa, quella che ci prepararono jer' sera i nostri dilettanti filodrammatici ! Perocché bisogua sapere, che per lodevole iniziativa di quell'egregia persona che è il Dr. Marco Tamaro, nuovo e carissimo nostro concittadino, si è costituita non ha guari a Pareuzo una società famigliare filodrammatica, la quale composta d'un simpatico gruppo di giovani signori e signorine, diede jer' sera il suo primo saggio di recita, colla commedia nuovissima in 4 atti Fino alV orlo !... dello stesso Dr. Tamaro. La sala era gremita di spettatori ; e peccato che la capacità della medesima non abbia permesso alla solerte direzione di estendere ancor maggiormente gl'inviti ; chè non pochi rimasero per ciò col dispiacere di non aver potuto intervenire alla festa. Gli applausi che salutarono quasi ad incoraggiamento i dilettanti al loro primo apparire sulla scena, si cangiarono ben presto in applausi di vera soddisfazione, e di premio al giusto merito, pel modo eletto e disinvolto col quale seppero interpretare la non facile commedia, superando molto felicemente le difficoltà ed il panico di una prima rappresentazione. E di ciò, oltre che alla buona volontà ed all' intelligenza dei dilettanti, devesi attribuire massima lode all' infaticabile loro istruttore, il Dr. Tamaro, che con, tanto amore e senso d'artista curò lo studio e l'allestimento della produzione ; ed il pubblico, ripetutamente acclamandolo, gli ha anche addimostrato quanto egli tosse riconoscente.per queste prestazioni, ed apprezzasse in lui, più ancora dei meriti dell'istruttore, quelli dell' autore. La commedia Fino alV orlo! è difatti un bel lavoro, pel quale ci congratuliamo di cuore coli' egregio nostro amico, e desideriamo lo faccia conoscere anche fuori di Parenzo. L' argomento non è nuovo. Celeste, venuta dalla provincia ed accasatasi in città, si lascia fuorviare dalla febbre del lusso e dalla smania di primeggiare nei crocchi più vani dell'alta borghesia, così da condurre il marito al fallimento, da far sparlare di sè, e da compromettere l'avvenire della figlia, ragazza già da marito. Però a tempo è salvata dall'intromissione del padre, un bel carattere di galantuomo provinciale, e di un amico disinteressato e leale, l'avvocato Turcotti. Altri episodi e personaggi, fra i quali la piacevole macchietta d'un professore di lettere, mezzo bellimbusto e mezzo plagiatore, completano l'azione ed il quadro. Il dialogo è ben condotto, con scorrevolezza e spirito, 6pesso anche con effetto. Migliori ci sembrarono il primo, ed il terzo atto, nel quale la commedia s' innalza a dramma nelle scene ben riuscite, che si seguono tra nonno e nipote, suocero e genero, padre e figlia. Nel IV atto sarebbe forse desiderabile una maggiore esplicazione del concetto, ed un maggiore sviluppo delle sceue che conducono allo svolgimento della commedia. Noi dunque diremo all'egregio autore, con una amichevole stretta di mauo, ritocchi qua e là, come glielo avrà già suggerito l'esperimento della recita, e come Lei sa fare, il proprio lavoro, — e messa da parte la modestia, lo pubblichi per le stampe che si farà onore. Ed ai dilettanti ripeteremo: bravi, bravissimi! — perseverate amorosi e gentili nel compito che vi siete proposti, e fateci il regalo presto, ma presto assai di una seconda serata eguale a quella di Giovedì. Siamo forse indiscreti nei nostri voti; ma viva il Cielo ! siete stati Voi, e il vostro duce, che col buon esito della prima rappresentazione ci avete messo nell'anima il desiderio di udirvi e di applaudirvi di nuovo! G. B. « Società di mutuo soccorso II giorno 2G Marzo decorso ebbe luogo nel teatro sociale il XII congresso della società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai di Capodistria. Dai resoconti favoritici, rileviamo, che il numero dei soci conia chiusa dell'anno 31 Dicembre ISSI, era di 242, dei quali 230 effettivi, e 12 contribuenti; che ammalarono 67 con giornate di malattia 1175 , ed una somma di sussidi in fiorini 1422.98. Unitamente al resoconto la direzione ha distribuite alcune tabelle statistiche, delle quali ancora l'anno scorso noi abbiamo raccomandata la compilazione a tutte le società della provincia. Soltanto dopo qualche decennio di vita sociale, bene ordinata, si potranno avere i dati necessari per desumere le medie indispensabili nei calcoli relativi alle questioni dei sussidi proporzionati all' étti, alle professioni ed ai contributi. Ci permettiamo ancora, perchè non sarà mai detto abbastanza, di raccomandare alle nostre società operaje di mettersi d' accordo onde conseguire una certa uniformità nell' intraprendere questi studi statistici; uniformità assai giovevole nello studio finale di comparazione per ricavarne i risultati ultimi. E ritornando alla società di Capodistria, osserviamo, che la media degli ammalati fu di 29,13 per ogni cento soci, con 22,01 giornate di sussidio per ciascun ammalato; mentre la media desunta dalla direzione generale della Statistica del Regno d'Italia sulle riferte di 1638 società a tutto il 31 dicembre 1878 fu di 23,26 ammalati per cento soci, con 22, 49 giornate di sussidio. Confron- 7 v tando queste cifre, il numero degli ammalati nella società nostra ci sembra troppo alto, massime nell' annata decorsa, in cui le condizioni igieniche della città si mantennero assai buone. Quale dunque la causa di tanto numero di ammalati? Forse speciali condizioni igieniche poco buone dei socj, o forse soverchia condiscendenza dei signori medici nel dichiarare le malattie ? Ci pensi la onorevole direzione. La media del sussidio fu di soldi 96 per giornata. Neil' entrata figurano fiorini 2338 di contribuzioni settimanali, e 480.45 di frutti di capitali; un totale di 2932.91, di confronto ad un' uscita di 2860.76, quindi un civanzo di cassa di 719.04. Neil' uscita figurano fiorini 1422.98 per sussidi di malattia, fior. 40 per morte di due soci, e fior. 861.75 capitalizzati durante l'anno. Il patrimonio sociale si compone di fior. 5027.74 in obbligazioni del Prestito Nazionale Austriaco, valutate al prezzo corrente del 31 Dicembre p.p.; fior. 2300 in mutui al 6°|0 con ipoteca prammaticale; fior. 4092.99 depositati alla Civica Cassa di Risparmio in Trieste. Yi è poi un fondo di fior. 126.42 per vedove e pupilli, ed un fondo di fior. 116.85 per dotazione della bandiera sociale; aggiunta la facoltà mobile di fior. 334.40, risulta un patrimonio di fior. 11,998.40. Ottimo risultato, che è la più bella prova di savia amministrazione; per cui, com' era da attendersi, la direzione fu riconfermata a grande maggioranza per un altro triennio. Il congresso oltre alle elezioni, ha approvato il conto consuntivo ed il preventivo per l'anno in corso. * % * La sezione femminile della stessa società tenne il suo congresso generale il giorno 19 Marzo, ed approvò il resoconto del primo anno della sua esistenza; cioè 1 Aprile — 31 Dicembre 1881. Alla li in.' dell' anno erano iscritte 22 socie contribuenti e 50 effettive; ammalarono quattro con 39 giornate e fior. 15.60 di sussidio. L'entrata fu di fior. 470.36 e detratte le spese di fior. 138.37, restarono in cassa fior. 331.99. Risultato anche questo, che rallegra l'animo e fa bene sperare dell'avvenire. Dunque avanti sempre! Le Terme di Monfalccne*} Passando la bianco-grigia chiesuola e le case giallastre di Prosecco, sbocchiamo sulla piattaforma del Carso, la quale, fino negli ultimi anni era degna del nome Caer- sasso (?). Nei tempi anteriori al dominio veneto, questa Petraea di roccie grigie, dicesi, fosse stata un terreno boschivo ; ed ora la Società triestina per l'imboscamento sta facendo un' opera egregia, così pure quella della strada ferrata. I denari hanno favorito l'aumento dei villaggi; le case dei poderi sono solide come quelle dell'Inghilterra; gli alberghi lungo la strada laterale sono in buon numero; e la quantità di alti muri a secco, che ricordano quelli di Galway, dimostra che la praterìa è in oggi tenuta in pregio. La caratteristica della superficie del Carso è i suoi fossi, che sono un sistema d'imbuti varianti in diametro da alcuni piedi fino quasi un miglio. Qui sono chiamati busi*) (per buchi) ; nel Friuli inglotidors; negli altri luoghi d'Italia vallicoli imbutiformi ; in Francia entonnoirs, e al Libano tallajat o buchi di neve. Il processo della loro formazione è ancora incerto. Alcuni li vogliono venti di gas esplosivi, ma in fatto sono salse sottomarine; altri, opera subaerea della pioggia e del tempo, formanti un bacino cogli scoli che cadono attraverso le fessure del piano ; altri in fine li vogliono corallines, ritenendoli simili agli atols. Le roccie sono dappertutto venate di un'abbondante erba rossa, che Trieste adopra ne' suoi giardini. Dopo Prosecco passiamo Octroibar o Finanza, una delle linee che segna il portofranco triestino. A destra, dov' è una modesta fabbrica di pentole, la strada si biforca a Comen, 1' antico Segeste (?), distante un' ora e mezzo di carrozza. Presso il villaggio di Santa Croce, il cui albergo è il luogo favorito dei picnickers, giungiamo alle cave, industria locale molto in fiore anche^ nei tempi romani. Il loro prodotto è una pietra bianchiccia, marmorea. Il marmo grigio del Carso, a torto chiamato granito, è scavato qui presso, e le lastre di pietra o marmo nero, fatalmente venate di bianco, provengono dalle cave di Reppen - Tabor, un villaggio con chiesa che lasciamo a tergo. Delle pietre (quarries) di Santa Croce, lavorate con macchine moderne da una società triestina, è fabbricato il teatro dell'Opera a Vienna e molti de' suoi palazzi. (Continua). Uotizie Il 22 d. venne inaugurato a Venezia il monumento a Nicolò Tommaseo. Alla solenne cerimonia assistevano oltre una deputazione di Sebenico, terra natale dell' insigne patriota e scrittore, il sindaco di Venezia conte Serego degli Alighieri, l'illustre Maurogonato, l'abate Comm. Iacopo Bernardi, quale rappresentante i figli di Tommaseo, le deputazioni di tutte le società politiche e di mutuo soccorso : gli alunni degl' istituti e delle scuole comunali, i reduci delle patrie battaglie, i veterani del 48 e 49; nonché immensa folla di popolo. Fra i deliberati della Giunta Provinciale nella sua seduta del 23 novembre decorso, notiamo qui il sussidio ac- *) A preferenza foibe e dolnie. L'illustre Prof. Torquato Taramelli ne tratta diffusamente nella sua Descrizione Geognostica dell'Istria. N. della E. lordato dal fondo istriano di fior. 600 al Convitto diocesano ii Capodistria; l'invio di f. 1545.86 a Pinguente peri lavori ili quelle strade; l'assegno al Comune di Castua di f.ni 2000 per l'esecuzione del progetto di rettifica della sezione ii strada dai Bellichi a S. Lucia, con una metà sul bilancio dell'anno venturo ; semprecchè sia coperta lai Comune la quota di spesa scoperta; e nel tempo stesso s'invita il Comitato stradale di Volosca ad assumere nella spesa stessa la concorrenza di f.ni 1000; - si approva la tariffa delle tasse comunali di Dignano; si appoggia la domanda del municipio di Parenzo perchè gli venga concessa al pari degli altri distretti provinciali un medico distrettuale: e si approva pel Comune di Pedena il mutuo accordato dall' Istituto di credito in f.ni 6000, verso cessione della metà degli incassi per addizionali comunali fino al cuoprimento ielle ricorrribili annualità. L' I. R. ministro del Commercio ha presentato alla Camera dei deputati il 27 Marzo pp.. il progetto li legge relativo alla costruzione del tronco Trieste-Her-pelie, di congiuugimento conlaferroviaistriana.il lavoro lovrà incominciarsi nel 1883 ed essere finito in 3 anni. Venne inoltre fatta la proposta per ottenere un credito di fior. 40 mila per lo studio di progetto del prolungamento con linea indipendente (Divaccia-Pre-wald-Laak) della Rudolfiana fino a Trieste. Il tronco Herpelie- Trieste abbrevierà di circa 30 chilometri la distanza Pola-Trieste, e sarà questo un notevole vantaggio per la nostra provincia, quando si rifletta che Trieste è il solo nostro obbiettivo ; vantaggio invano da noi dimostrato quando si discuteva la scelta dei varii progetti di ferrovia nella nostra provincia, e che oggi non abbisogna più di dimostratone, per la prova contraria ottenuta e confermata da arecchi anni, dello scarsissimo lavoro della linea per livaccia, la quale ci allontana, anziché unirci, al nostro na-urale centro d' affari che è Trieste. Il nostro sogno crebbe stata la diramazione Pinguente - Figarola-Trieste, ma ora è inutile discorrerne. Desideriamo in fine per il maggior bene di Trieste, 1 quale è poi il bene nostro, che diventi un fatto compiuto inche la costruzione della linea indipendente di congiunzione con la Rudolfiana, della quale l'ultimo tronco sarebbe questo nostro da Herpelie per la valle di Zaule, lì Sant'jAndrea. A tal fine siamo certi che coopereranno i nostri deputati. Togliamo dall'„Osservatore Triestino", N. 63, del 17 Marzo pp. La commissione prov. istriana pei provvedimenti contro la fillossera tenne due sedute, li 15 ottobre a Pirano e li 16 rispettivamente 28 novembre 1881 a Trieste. Mentre nella seduta a Pirano non furono prese ieliberazioni meritorie, occupandosi la commissione precipuamente della relazione dell' incaricato tecnico sig. Giovanni Bolle sull' esplorazioni fatte per constatare la propagazione dell'insetto e gli effetti otte-iati colle misure sinora adottate, che diedero un sodisfacente risultato, è di molta importanza il deliberato preso nell'ultima seduta a Trieste, alla quale inseguito i speciale invito prese parte anche il prof. Dr. Roesler Ili Klosterneuburg. Sentito il parere di quest' ultimo, nonché del sig. Giovanni Bolle e dietro proposta del delegato della (Giunta prov. istriana Dr. Canciani, venne unanima- mente deliberato: „di desistere dall'applicazione del sistema estintivo, deliberato dalla Commissione prov. nella seduta del 27 luglio 1881 e di passare tosto all'applicazione del sistema cellulare mediante insetticidi; rimesso però l'incarico tecnico di attenersi eccezionalmente al primo sistema laddove questo si presentasse raccomandabile e di scegliere pel secondo le varie sostanze ordinariamente impiegate a seconda delle circostanze e delle località." Avendo tale deliberazione ottenuta l'adesione della Giunta prov., nonché l'approvazione dell'eccelso i. r. Ministero d' agricoltura, furono già dati gli opportuni ordini per l'esecuzione dello stesso. Leggiamo nel «Bollettino della società Geografica" (fase. 2 febbrajo) le seguenti notizie sulla spedizione Bove, con la quale si trova il nostro Lovisato : Privi di notizie dirette, crediamo utile riferire, secondo qualche corrispondenza di giornali, alcune informazioni intorno alla spedizione italo-platense, diretta dal eav. Bove. La spedizione ha ridotto di molto il programma e si può affermare che non si spingerà al S, del Capo Horn. Essa lasciò Buenos Aires il 17 dicembre e giunse il 22 a Montevideo. Il personale scientifico è tutto a bordo della corvetta a vela „Cabo de Hornos" della portata di 500 tonnellate. È una buona nave, quasi v nuova, di bella attrezzatura e di forte costruzione. È comandata dal capitano Piedra Buena, vecchio lupo di mare praticissimo dei paraggi verso i quali veleggerà la spedizione, uno shop a vapore della portata di due tonnellate e a Santa, Cruz vi si aggiungerà un cutter, se sarà disponibile.; Il „Cabo de Hornos" doveva partire il 24 dicembre da Montevideo, toccare Santa Cruz, e, attraversato lo Stretto Lemaire, penetrare nel Canale di Beagle. Visitata la parte argentina della Terra del Fuoco, nel cui interno si tenteranno lunghe escursioni, la spedizione lascierà l'Arcipelago Magellanico per tornare ^al N. e visitare alcuni estuari della Patagonia. Nel ritorno si spingerà probabilmente alle [Falkland. È aperto il concorso al posto di medico - chirurgo -ostetrico per il Comune di Visinada, verso l'annuo onorario di f. 800, coll'obbligo dell'assistenza ai poveri dello stesso Comune ; ed al posto di medico comunale di Visignano verso l'annuo onorario di fiorini 500. Neil' adunanza del 22 gennaio, tenuta dalla Società Adriatica delle scienze naturali, il prof. Vierthaler presentò uno studio sulle arenarie del [territorio di Trieste e comuni limitrofi. Se ne trova un cenno nel-1' Eco Industriale del 1. Marzo p. p. Cose locali Il giorno 21 marzo decorso venne rieletto podestà di questo Comune, il signor avvocato Antonio Dott. Gambini. Appunti bibliografici Il libro di Giada. Echi dell'estremo oriente, recati in versi italiani secondo la lezione di M.'"" I. Walter da Tidlo Massarani. Firenze. Successori Le Monnier. 1882. Anche questa volta ci parlate di versi? Sì, ma di versi che tornano, e lasciano una dolce impressione nell' animo. Sono echi del lontano oriente, vengono niente meno che dalla China, come ci avvertono subito certi geroglifici che pa-jono farfalle svolazzanti sul campo bianco del foglio. Quanto progresso in pochi anni! Una volta in letteratura non si retrocedeva più in là d'Omero; la miseria di mille duecento anni circa prima dell' era volgare. Che cosa sapevamo noi della letteratura degl' Indiani, dei Chinesi, dei Giapponesi ? Si sapeva così all' ingrosso dalle lettere edificanti dei Padri Missionari, dalle relazioni di Marco Polo, dall' Asia del Bartoli che quegli antichissimi popoli possedevano una ricca letteratura ; ma quali fossero gli autori, le opere, la lingua — bujo pesto. Oggi invece gli studi delle lingue e letterature asiatiche sono in fiore in Germania, in Francia, in Inghilterra, e cominciano a diffondersi anche in Italia. Il professor Gu-bernatis, esimio cultore di sanscritto, ha tradotto, come tutti sanno, il poema indiano Ràmàjana, e il Savitri, idillio drammatico. Il Severini ci ha regalato un romanzetto Uomini e Paraventi (Racconto Giapponese. Firenze Le Mounier 1872). E se il titolo bizzarro vi fa rizzare il naso, il giallo romanziere lìiu Tei Tane Rico vi avverte nella prefazione „che per la diritta non si reggono nè uomini nè paraventi; vale a dire che come un paravento non può reggersi, se non è pili volte piegato, così avviene all'uomo? e questa massima egli combatte, e si propone dimostrare il contrario; " tanto per insegnare, aggiungo io, a certi paraventi ambulanti, settantasette volte piegati, a tenersi su dritti nelle aule parlamentari, con un po' più di disinvoltura. L' elegante e forbito scrittore Tulio Massarani ci ha regalato poi quest' anno un volume di liriche cinesi, tradotte con quella grazia ed eleganza che è tutta sua, dal testo francese in prosa di M.ma I. Walter. I versi sono preceduti da un lungo proemio dedicato alle Donne gentili, in cui con dotta disinvoltura si discorre della letteratura chinese e giapponese, e sui pregi e difetti di queste liriche. Ma senza perdersi in lunghe disquisizioni regaliamo subito al lettore il primo componimento. Il ramoscello di salice Secondo Cian, Tiù Lin Io non amo la bella pensierosa Che al verone si posa, Perchè ricco ed altier Sul Rio Giallo torreggia il suo manier: L'amo per questo che buttar le piacque Un ramoscel di salice nell' acque. Io non amo la brezza d' Oriente, Perchè il profumo ardente Reca del pesco in fior Da le vette che schiara il primo albor: L'amo per questo che sul mio battello Ha sospinto del salce il ramoscello. E il ramoscel di salice non l'amo, Perchè avanti ogni ramo Schiuse le gemme il dì, Che primavera dolce rifiorì: L'amo per questo eh' ella vi scolpia Con lo spillo una cifra, ed è la mia. Non vi par di leggere uno stornello del povero Dall'Ongaro? Come il cuore dell'uomo batte eguale in tutti i climi! Quauta semplicità ed evidenza! Lo vedete voi quel ramo di salice accostato al battello dalla brezza d' oriente ? Che pensierino gentile, e che profumo di poesia, e qual dolce e delicato sentimento della natura. Sì, dice beue il Massarani, il primo e più generale carattere della poesia cinese è una modernità grande di sentimento. Presso i Greci ed i Romani il poeta incontra un ostacolo interposto tra la fantasia e la natura in tutto quel mondo di favole di cui egli stesso l'ha popolata. Mormora il rivo, ma ecco a distrarre il poeta, e a renderlo meno atto a sentire la voce schietta della natura e a confondere con qnpJfa 1p mei mtimr mente e del cuore, uscire dalle acque uno stuolo-di ninfe leggiadrette, e far carole e inseguirsi e .....allora addio rivo, addio silenzi, addio geroglifici di eanali freschi e molli. Durante il medio evo non più ninfe, satiri e fauni, ma diavoli, spettri, folletti: una più densa mitologia s'interpone tra l'uomo e la natura, e gliela fa parere paurosa come il peccato. Ma non si tosto un alito di libertà resuscita a vita nuova le nazioni, ecco il poeta udire P eterua voce della natura; e Dante il primo. Non è però quella dolce effusione di confidenze secreto nel seno dell'essere; non è quella poesia riflessa e subbiettiva che a noi pare cosa di jeri, e che troviamo espressa da Byron, Lamartine, Victor Hugo, Musset, Heine. Ma niente di nuovo, sotto il sole, conchiude il Massarani ; la ritroviamo tale e quale nei poeti chinesi dell' ottavo secolo : esempio la citata poesia e tante altre. Non occorre però risalire fino alla Cina. Il Massarani fa grazia a Virgilio ed a Dante. Ma perchè no ad Orazio, al Petrarca ed a qualche altro? E quanto ad Orazio è vero che egli non ama la natura per la natura ; ma perchè vi può godere del suo beato ozio epicureo. Quel desiderio però di trarre la vita nei campi procul negotiis, lontano dai tumulti del mondo, dimostra pure un sentimento gentile, una stanchezza, una noja, che è spesso, dice il Tommaseo, „il sospir della virtù." Chi meglio di lui ha saputo descrivere per esempio, il murmure dell'acque? Qua il ruscelletto si afatica a cercare una via tra i sassi; là si vede scorrere taciturnus amnis tra le altre rive; altrove casca da rupi muschiose come nella fonte di Bandusio. Fies nobilium tu quoque fontium. Me dicente, cavis impositam ilicem Saxis, unde loquaces Lymphae desiliunt tuae. Domando perdono della citazione, adesso che è di moda citar solo inglese, francese,, tedesco e magari turco alla sedicente razza latina. E menu che meno si ha a dimenticare il Petrarca. Del sentimento che egli ebbe della natura, il Zumbini ha scritto molte belle cose nel suo libro — Studi sul Petrarca, — che è sempre un buon libro anche dopo le critiche del Montefreddini. Solo che invece di cercarlo unicamente nel Canzoniere, si hanno a svolgere anche le sue poesie latine. E non dico già che di questo sentimento ci sia assoluto difetto nel Can-«HMeir. Veggasi per esempio il sonetto — Quel 'osi gnu ni che sì soave piagne — Parte seconda Sonetto XLIII ; e l'altro — Vago augelletto che cantando vai — Parte seconda. Sonetto LXXXIX. che paiono scritti oggi. Troppo spesso però le reminiscenze classiche ci fanno 1' effetto di una doccia a freddo, come nel sonetto ■— Zefiro torna e il bel tempo rimena — dove sopra i prati che ridono, da mezzo il cielo sereno si vede comparire il vecchio Giove allegro e contento di mirar Isua figlia. Sonetto XLII. Parte seconda. E poi m poi, senza tanti discorsi, non è possibile nep-i pure immaginare un poeta privo di sentimento della natura. Questo sentimento sarà più o meno ! intenso, piglierà varie forine, si manifesterà ili modi diversi : ci sarà sempre però. Presso gli antichi e nei poeti italiani del risorgimento è piii esterno, obbiettivo; della natura si ammirano le bellezze e si descrivono stupendamente (così l'Ariosto che va innanzi a tutti): pei moderni è subiettivo : le voci delle acque, le malinconie del tramonto, le porpore del triplo occidente Al pio colono augurio Di più sereno dì, sono voci e lagrime delle cose, e toccano la mente ed il cuore. A ognuno il suo. e torniamo ai Chinesi. Ecco altri versi bellissimi, e mesti come la natura d'inverno. Mestizia dell' agricoltore Secondo Su Tong Po Come una nube di farfalle bianche, La neve è scesa lemme lemme in terra; Lascia il villan cader le braccia stanche, E un'arcana distretta il cor gli serra: Perchè la terra è del suo cor l'amica; E quando, chino, al sen di lei fidava Il gi-ano pregno di ventnra spica, Anco i segreti suoi pensier le dava; E quando il gran cominciava a tallire, Anco i pensier parean tutti fiorire. Ahi come è trista un'anima deserta!... Tutta la terra è di neve coperta. Qualche rara volta però queste relazioni tra 1' uomo e la natura sono più ingegnose che schiette, giuochetti di parole più che sentimenti, e non paragonabili alle profonde concezioni del Lamartìne, di Victor Hugo, del Musset e del Heine; e del Manzoni e del Prati, e di molti altri italiani per citare anche i nostri. Altro merito della poesia cinese è l'espressione del culto di famiglia. — Per ben governare un regno è necessario applicarsi prima ad ordinare la propria famiglia; e ordinare bene la propria famiglia significa correggere soprattutto sè medesimo da ogni passione — parole sante di Confucio. La poesia chinese è 1' eco d'una pietà profonda d' un senso delicato, è scuola d' ogni buona creanza domestica. Il pescatore gitta le reti, rompe la quiete dell'acqua; e pensa alla moglie .... che simile A rondine nel nido, Aspetta alcun che fido A pascerla verrà. Verrà tra poco all' umile Capanna anch'egli. e a quella Siccome a rondinella Il cibo porterà. Ed a proposito di belle massime morali, sentite questa dell' imperatore Kang Hi. — Senza dubbio le cause fisiche influiscono sul carattere; ma conviene per questo che esse siano combinate colle cause morali. Da trent'anni ho veduto, ho collocato in uffizio uomini di tutti i climi dell'impero. La gente dabbene d'ogni paese si rassomiglia, e la storia particolare di ciascuna provincia novera guerrieri, eruditi, letterati, artisti, grandi uomini e mostri. L'uomo è dappertutto uomo, e nella stessa città vi ha più differenza da un uomo ad un altro, che da popoli del Settentrione a quelli del Mezzodì. — (Proemio pag. XV) Come i versi di sopra insegnano a certi arruffa- popoli di essere galantuomini non solo in piazza, ma anche in casa ; così la prosa di Sua Maestà Kang Hi avvisa i giurati e i legulei bizantini ad avere un po' più di rispetto e di fede nella libertà umana, e a non credere che con la teoria della forza irresistibile e della pazzia ragionante si possa dar di frego ai dieci comandamenti e ai paragrafi del codice penale. Ma non è tutto oro quello che luce; tutto il mondo è paese ; ed anche in Cina quella buona gente ci ha i suoi malanni. A buon conto si oda quali siano le prevenzioni d'una giovane sposa; ed ecco con quanta grazia parlino laggiù anche i ventagli. Il ventaglio. „ Seduta nella conscia cameretta Dove pur jeri entrò la prima volta, Sopra pensier la sposa un guardo getta Sul suo ventaglio, e mormorar l'ascolta. „Fin che l'afa v'opprime e la caldura, Mi supplicate d' un po' d'aria pura ; Ma se il vento si leva e si rinfresca Mi date il bando, e vi cercate altr'esca. " Così il ventaglio arguto le favella; E la sposa già tutta si sgomenta, Pensa al marito, e, ancor che sia novella, Un pensiero la crucia e la tormenta: „Oggi egli è tutto gioventude e ardore, E viene a me per rinfrescarsi il core ; Quando fatto sarà freddo e restio, Ahi! forse allora mi porrà in obbllo." C' è poi quell' altro viziaccio che hanno i Cinesi di gettare i bambini nell'acqua, e che ha fatto alla misericordia europea allargare le braccia con l'istituzione della Santa Infanzia. Peccato che per questo allargamento di braccia, la misericordia come sopra non vegga di là dalla diffusa tunica i bimbi delle ruote più o meno ufficiali, che le muojono di fame in casa. E che dire da ultimo della Giunca dei fiori : un gineceo nomade consacrato a Tenere Pandemide e che va di canale in canale? Udite come parla una poveretta predestinata al piacere: Io sono un fior caduto in una bica, Guarda e passa e mi lascia ognun quaggiù; 0 fragil riso, che il loto nutrica, Quanto infelice men di me sei tu ! Sorride quando s'apre, la tua spica, Io da gran tempo non sorrido più. Il signor Massarani, un po' troppo innamorato del suo soggetto, dopo di avere paragonato questa gentilezza di misericordia alle misericordie evangeliche (e il paragone non regge punto) conchiude, che per trovare fra noi altrettanto bisogna scendere fino a Manon Lescaut e forse fino alla Signora delle Camelie. Ma perchè sempre uscire di casa nostra con queste benedette citazioni francesi? E la stupenda ballata — La perla nelle macerie — del nostro Dall' Ongaro non vale cento volte i versi chinesi, e non può stare a paro con altre moderne poesie misericordiose ? Ed or per dire qualche cosa anche dei difetti di questi versi chinesi, oltre al già notato artifizio e ai giuochetti di parole, vi noteremo pure la mancanza di grandiosità, e come bene osservò il Fanfulla della Domenica (N. 12, 19 Marzo) una tendenza alla concettosità, allo sdilinquimento. Non perciò, credo, si possano paragonare, come opina il Fanfulla stesso, con la nostra poesia arcadica che soffocò ogni impeto di vera passione, e distrusse ogni rappresentazione sincera della natura. La poesia arcadica fu una reazione al gonfio, al manierato del seicento; varcò i limiti come ogni reazione, guardò alla natura con un sistema preconcetto; non fu dunque vera poesia nè potè sentire la schietta voce della natura. In tutte queste poesie cinesi invece per rapida associazione d'idee la mente corre dalla percezione esterna all'interna sull'ali del sentimento di cima in cima, di fiore in fiore, di fronda in fronda, sui ruscelli, sui prati; e le voci della natura trovano sempre un' eco nella mente e nel cuore. Solo che qualche rara volta il traduttore diluisce alquanto il concetto, per conto suo, ed usa di forme un po' ricercate, di locuzioni un po' pesanti, e di certe movenze di stile che tradiscono il grave ed elegante autore dei Sermoni, come in questi versi — E di là tutto in giolito si toglie — fpag. 21) — Ho fatto versi a josa — (pag. 38). Ma basti di queste minuzie. Il Massarani con questa nuova opera ha acquistato un altro titolo all' affettuosa riverenza di quanti hanno a cuore in Italia 1' onore delle lettere nostre ; e i giovani istriani, cui corre l'obbligo di custodire il sacro patrimonio della lingua, faranno bene ad inspirarsi a questi esemplari non si fidando a nomi nuovi, che alcuni giornali tentano per uii momento di mettere in mostra. P. T.