Anno I Capodistria, 15 ottobre 1941-XIX N. 4 Credere e Vincere QUINDICINALE DEL FASCIO DI COMBATTIMENTO „NAZARIO SAURO" 1 CADUTI PER LA PATRIA SONO PRESENTI Sacrificio con Giustizia Il Tenente Colonnello Longo ha detto alla radio, nei commenti ai fatti del giorno, che non ci può essere una vera Vittoria senza sacrificio ; ha detto bene il camerata Colonnello Longo, anche la storia lo conferma : le grandi Vittorie sono state raggiunte soltanto dopo grandi sacrifici. Il popolo italiano è pronto ad ogni prova, è pronto a! sacrificio più duro ed è perciò che ha cieca fiducia nella Vittoria finale. La sua Fede, la Fede che ha nel Suo Duce è forte; gli Italiani sono pronti a tutto perché sanno che bisogna vincere. Vincere è il giuramento di noi tutti, è il grido di dedizione di questo popolo lavoratore, gui: dato da Mussolini. Le panzane biliose dei bastardi di Radio Londra, le „baj-le" dei traditori e degli ebrei, non intaccano la Fede del nostro popolo. Non è Radio Londra che può far ciò. Il pericolo non sta là ; raglino pure le supervalvole delle „trasmittentiu più o meno inglesi, di quelle il popolo italiano se ne frega e non ci crede. Vi dirò io dove sta il marcio, dove c'è il pericolo : V ho detto già nei miei due precedenti articoli „ Vecchia guardia, a noi!" e „Fede" di questo modesto ma battagliero quindicinale. Oggi sarò ancora più preciso. Ed incomincio. L'inverno si avanza a grandi passi e siamo al terzo anno di guerra, di questa guerra, perchè prima ne abbiamo fatte già altre due. Fede, valore, forza, passione sacrificio, sangue, carne, tutto, tutto ha dato e dà il popolo italiano alla Patria e al suo Duce, perchè in Lui crede, perchè in Lui ha Fede e perchè sa che Mussolini ha dato tutto a noi, il Suo Genio, la Sua Vita, il valore dei Suoi figli, il Suo Bruno. Ma ci sono alcuni che Lo tradi- scono, che tradiscono il Fascismo, che tradiscono l'Italia. Sapete chi? Nessuno sbarri gli occhi, niente „>confino" per lo squadrista che scrive queste righe : per ora niente nomi, non è necessario, per il momento bisogna soltanto credere, obbedire e vincere ; dopo la guerra, ventiquattro ore dopo, noi squadristi porteremo la lista a! Duce. Questa lista verrà scritta - se già non è pronta - da elementi puri, da squadristi autentici, con il certificato pepale e la coscienza pulita. Non ci saranno vendette personali, niente ricatti, verranno compilate da fascisti sani, da Italiani, da ariani, possibilmente poveri, possibilmente non commendatori, non pezzi grossi perchè più in alto si sale e più è facile.... perdere la testa..... inebriarsi, avvicinarsi cioè a coloro che saranno segnati in quella lista che non sarà molto lunga, ma sarà..... pesante, perchè, perchè si tratta di pezzi grossi e grossissimi. Tra questi nomi non troverete nè o-perai nè minatori, nè contadini o modesti impiegati perchè costoro sono il vero popolo, il popolo fedele al suo Duce, il popolo lavoratore, quel popolo che ha sempre fatto le guerre, che ha sempre fatto dei sacrifici e poi: «finita la festa gabbato lo santo". • Ma questa volta non sarà così, il Duce ha parlato chiaro. La lista degli sbafatori di milioni, dei giudei e degli accaparratori non la consegneremo nè a Ministri, nè a Segretari particolari, la porteremo noi, con le nostre mani a Mussolini," la porteremo al nostro Duce, noi squadristi, semplici squadristi ma' puri, in Camicia Nera, con i nostri modesti nastri azzurri sul petto, senza grandi aquile dorate sui berretti da parata, senza grandi croci smaltate appese al collo ; metteremo piuttosto un pugnale nella fascia alla cintola e qualche fedele „sipe" nelle tasche, così, come nel 1919, così, come nella grande adu-nataSdi Napoli, assieme a Balbo, Bianchi, De Bono e De Vecchi, guadato abbiamo giurato fedeltà al Duce per marciare su Roma. Non saremo tante migliaia come nei giorno de! „ Ventennale" ; saremo in meno, molti di meno, soltanto la „ Vecchia guardia" quella autentica, ma dietro a noi sarà tutto il popolo italiano, il popolo lavoratore, il popolo che avrà fatto e vinto la guerra. Il popolo italiano dopo la Vittoria, la grande Vittoria, dirà grazie a! suo Duce, ma dirà anche a Mussolini : Duce Tu sei uno di noi, Tu sei figlio dei popolo, punisci tutti coloro che minano la fede dei puri, che minacciano la granitica mole del Fascismo. li popolo italiano Ti è profondamente vicino, il popolo italiano a-dora il suo Condottierro ed è pronto a tutto. E' pronto a mangiare il pane razionato, è pronto a darti tutti i suoi figli e, se sara' necessario sara' pronto anche a mangiare una sola volta al giorno. Credi! Siamo in tanti e tanti, fatti così, tutto il popolo crede in Te. Duce ! hai promesso giustizia dopo la guerra. Preferisco al Cattedratico impotente, lo Squadrista che agisce, Mussolini Noi Ti crediamo coma sempre e come sempre, obbedienti attendiamo. Ma intanto oggi occorrono degli esempi, esempi salutari, energici : sono indispensabili atti di giustizia Sacrificio sì. ma eguale per tutti ; operai e commendatori, minatori e ministri, contadini ed eccellenze, tutti mangino il pane miscelato, tutti abbiano soltanto le dieci gocce d'olio alia settimana. C'è poco, ebbene, poco per tutti, c'è niente o quasi, niente o quasi per tutti. Sacrificio sì, ma con giustizia. Perchè a molti la pancia piena e ad altri poco o niente ? Nossignori, così non va, così non deve andare; ecco come voi tradite il Duce, ecco come tradite il popolo, ecco il pericolo. Delle comunicazioni di Radio Londra gli italiani si Janno un baffo". Ma non vogliamo camorra, tutti devono essere trattati ugualmente e sono pronti ad ogni sacrificio ma senza eccezioni: Pane con Giustizia. In queste righe scritte alia squadrista, buttate giù senza eleganza, senza retorica, come si buttavano le bombe prima della Marcia su Roma, come si davano bastonate e cazzotti ed olio di ricino, in queste righe c'è una sola volontà, una sola intenzione : Dire al Duce che siamo i fedelissimi della vigilia e che tutto il popolo italiano è disposto a qualunque sacrificio, suddiviso in parti eguali tra i quarantaquattro milioni di Italiani. Vecchia Guardia, a noi, guardate bene ia vignetta di questa pagina : giù il manganello sulla testa pelata di quel lurido accaparratore con la pancia piena che ruba il pane a! popolo. Sacrificio sì ! ma con giustizia ! Squadristi A Noi ! Lo Squadrista Dire la verità A un rapporto di Ufficiali di Carabinieri il Duce disse: chi dice mezza verità inganna il suo capo, e chi la nasconde è reo di tradimento. La verità deve salire verso l'alto, verso chi governa, a partire dal fascista e dal cittadino più umile attraverso tutte le gerarchie perchè non bisogna aver paura della verità ancor quando a dirla debba costar caro. Si affronta la morte per un ideale, è più facile affrontare la disapprovazione di alcuni egoisti, farsi magari calpestare da essi che la verità quando sarà necessario uscirà luminosa alla luce del giorno. La verità deve sorgere come i fiori, come i frutti della terra: ovunque. Ma dire la verità significa vedere, vagliare con coscienza e portare un argomento senza tema di contraddizioni avanti a 1111 superiore. E ancora non basta: limitarsi ad un esposto è spesso una leggerezza, una volta abbracciata una causa giusta si deve insistere, scocciare, piantare la grana. Quando si agisce per il bene di chi si rappresenta non vi sono ostacoli, non importa se si viene eliminati, ehi ci sostituisce raccoglie la nostra fiamma; se non lo fa è un traditore. Solo così si serve il regime, assicurando attraverso gli uomini la continuità di una idea. E' la fiaccola del maratoneta olimpico che giunge alla mèta con l'ultimo uomo. Non bisogna aver paura di riferire una verità specie se ingrata, e nemmeno sentirsi sminuiti se non si può aggiungere del proprio che, più in alto uno è, più è sufficiente che sappia riferire nient'altro che la verità. Tutti i rappresentanti del Partito e del Governo da Roma ai comuni più lontani e sperduti, sono anzitutto degli occhi vigili attraverso i quali il Duce si illumina. Solo così è possibile una azione di governo che non si sperda in alcune grosse città ma giunga ovunque sia un italiano a fargli sentire che la Patria è sempre presente. Rasta con il fumo negli occhi, con le relazioni altisonanti, i telegrammi, le fotografie, le false statistiche, bisogna lavorare sodo e possibilmente in silenzio. Il benessere di una categoria, di una città non ha bisogno di essere illustrato; esso salta agli occhi come la luce del sole. Accade che, quando uno parte dal proprio paese e prende quella tortuosa strada che conduce a Roma, parte con due bisacce: in una, piccola, porta una supplica o un rapporto, nell'altra più grande alcune lettere di raccomandazione e numerosi indirizzi per battere alla porta di qualche compiacente protettore di professione più o meno interessato o influente. Sicché spesso il pover'uomo deve, come il povero Renzo dei Promessi Sposi quando si recò dall'avvocato Azzeccagarbugli, portare con sè polli e tacchini. Questo è mal costume congenito eh deve essere combattuto, ora più che mai. Non possiamo continuare nella menzogna e nel compromesso. Pulire gli angolini non significa evitare i palazzi, gli uffici governativi, le stesse nostre file e andare a perdere il tempo fra i soliti parassiti dei caffè. Di fronte al nemico il soldato che tradisce, che rompe la disciplina viene fucilato, ma non siamo noi sempre di fronte al nemico? Gli imboscatori, gli accaparratori di derrate e di ricchezza non commettono forse delle infrazioni alla disciplina di guerra? Nell'ultimo Consiglio dei Ministri è stato approvato uno schema di decreto sulla nominatività dei titoli azionari. Agli effetti del fìsco sappiamo elie lo Stato guadagnerà la somma di almeno un miliardo di lire, sborsato questa volta da coloro che detengono buona parte della ricchezza nazionale. Ma il fìsco ci può anche non interessare; a noi importa una cosa sopra tutte: l'individuazione dei detentori di questi titoli. Quante cose sapremo domani se si pubblicheranno le liste dei» maggiori possessori; che bel servizio una volta tanto alla verità! Servizio alla Squadrista. LTn simile decreto può valere una azione della vecchia guardia. Allora sapremo che la campagna contro gli ebrei è sfumata in un gioco alla mosca cieca, che dietro le persiane quegli stessi di prima occhieggiano sui sacrifici del popolo italiano, che oltre agli ebrei oggi vi sono gli ebrei onorari, prestanome, mezzani, presidenti qua e là per amministrare i soldi dei soliti ebrei. Ma non basta, allora sapremo che Tizio una volta non aveva nulla (e quella volta non è poi molto lontana) ed ora possiede magari un miliardo o alcune centinaia o alcune decina di milioni. Come li ha fatti? Glielo domanderemo un giorno o l'altro. Ora bisogna individuarli, perchè questi hanno tradito la Rivoluzione. E tutti questi signori con gli ebrei in coro staranno ora certamente tramando per mettere nel dimenticatoio la legge: fare un regolamento per la sua applicazione che ne sia la tomba. Ciò non dovrà avvenire perchè è ora di finirla con gli arricchiti a spese di una causa che tutti abbiamo servito. Bisogna far presto perchè le vie sotterranee sono numerose e i maggiori colpevoli potrebbero sfuggire o trovare un riparo. La verità sta sorgendo alla luce del bel sole d'Italia, questo è un .esempio. Il Duce disse un giorno a uno straniero" «i più fedeli vivono nel mio cuore, ma per lo più essi sono molto lontani. E' così! Sono coloro che non vogliono niente, e solo raramente, per entusiasmo, vengono a questo tavolo, e solo per un momento». Questi sono coloro che dicono sempre la verità, quella verità che noi vorremmo giungesse a Lui sempre in maggior copia. Italo Sauro. „I1 fascismo è tutto il popolo italiano" Mussolini Panslavismo Molto si è parlato del panslavismo; e la parola che doveva avere un significato politico, si è venuta ad identificare con un'espressione di scherno, d'un significato non razziale ma psicologico o quasi zoologico. E non è conveniente richiamarsi alla serie di cause di tale evoluzione d'un termine, che conteneva. del resto, già in sè tali sviluppi, se si pensa che altro non era se non la caratterizzazione d'un fenomeno a base slavistiche, inquieto e confuso. Agli slavi come popolo manca una logica politica, così come agli slavi individui manca spesso una logica morale. Questa incoerenza atavica che fermenta nel sangue slavo è fattore di non ultima importanza per la comprensione delle contraddizioni che hanno agitato la politica interna ed estera della U. R. S. S. Una cosa dunque affatto naturale è stato il disfacimento miserando del balcanismo come fenomeno politico. Non aveva un passato, non un avvenire; era figlio dell'inganno, fratello del compromesso, padre del tradimento. Cercava di dare una consistenza spirituale ad una massa informe di sentimenti, di riunire sotto un'insegna comune odi cozzanti fra loro. Si sa che a Belgrado, capitale della fu già «polveriera d'Europa», vi era un «Istituto di studi balcanici»; il suo compito disperato non si può giustificare che come tipica boria d'uno stato che pure visse in un instabile, faticoso, inutile gioco di equilibrio. Qual'è dunque il significato storico del balcanismo? Per me, come ho già accennato, esso deve considerarsi un «motivo» di panslavi- smo, cioè come un suo svolgimento. Così si spiega l'insurrezione cetnica (come confermano le recenti dichiarazioni del Poglavnik nell'intervista apparsa sul «Popolo d'Italia) si chiarifica, nella sua essenza politica la nostra partecipazione alla guerra antibolscevica, ch'è anche guerra antirussa; con il erollo del sistema sovietico, declinerà l'astro del panslavismo. Vittorio Frosini. LA LEVA FASCISTA E L'INIZIO DELL' ANNO SCOLASTICO Il giorno 5 ottobre, come da disposizioni superiori, venne inaugurato il nuovo anno scolastico ed ebbe luogo la cerimonia della Leva Fascista. Gli alunni di tutte le scuole hanno assistito ad una solenne cerimonia -religiosa nella cattedrale ed indi si sono portati nei rispettivi istituti per ascoltare il discorso dei direttori. Tutti gli alunni hanno la formula del giuramento fascista, alle ultime parole del quale tulta la massa di giovani rispose con uno solo grido: «Lo giuro». Eseguito il passaggio simbolico mediante il quale i giovani delle classi di leva si avvincendarono nei ranghi, il Segretario Politico consegnò al comandante del Presidio della Milizia Volontaria per la Sicurezza Na- f« li m f potuto attingere parole di fede dalla bocca dei capi istituto i quali hanno ricordato ai giovani la nostra guerra, il sacrifìcio eroico dei nostri caduti ed hanno tracciato in breve sintesi la storia della scuola - durante il passato anno, dando infine le direttive per il nuovo anno scolastico. Autorità, giovani del Littorio e cittadini hanno assistito poi alla cerimonia della Leva Fascista, svoltasi, in un'atmosfera di ardente entusiasmo davanti alla Casa del Fascio. Dopo l'alzabandiera il Segretario Politico ordinò il Saluto al Re Imperatore ed al Duce: indi lesse zionale le liste dei giovani che lasciano la GIL per indossare la divisa delle Camicie Nere. Vennero ancora consegnati i diplomi degli organizzati che parteciparono come volontari nei battaglioni della GIL, e vennero distribuiti i diplomi di caposquadra e capomanipolo alle Piccole Italiane. Dopo che tutti ì presenti intonarono ad una sola voce «Giovinezza», ebbe luogo la cerimonia dell'ammainabandiera e venne lanciato per la seconda volta il Saluto al Re e al Duce cui risposero con vigore tutti i giovani con nuovo, sentito grido di fede: «Viva il Re, A noi!». ROBERTO FARINACCI a ,/CREDERE E VINCERE" È pervenuto al nostro Segretario Politico questo elogio dell'Eccellenza Farinacci: „Ho visto il Bollettino del Fascio. La tua linea di condotta, dettata dalla fede e dalla passione di un volontario combattente come te, non può che avere la mia completa approvazione. Con questa fede, nel nome del Duce, vinceremo !" FARINACCI Va bene.... però.... Fortunatamente la mala genia degli strateghi da tavolino, dei Napoleoni della carta geografica, degli statisti e dei politici della parola, non delizia più la nostra Italia. Ma c' è ancora qualcuno che pur astenendosi dal pronunciare in pubblico il suo giudizio sulla guerra, r.esce talvolta a radunare in qualcuno dei non ancora ben ripuliti «angolini", amici intimi, familiari, giovani, per dar loro informazioni.... preziosi e untuosi suggerimenti, per far delle previsioni e delle considerazioni vischiose che hanno un pretto sapore di oro britannico, di falsità americana, di malignità ebraica. E tra gli uditori c'è sempre qualcuno che abbocca per fesseria o per ingenuità, benché per non prendere in considerazione quelle scemenze basterebbe ricordare che in Italia c'è il DUCE, che insegna la via da seguire, le mete da raggiungere e il modo da conquistare la Vittoria. Tra gli uditori c'è sempre quello che il giorno dopo riferirà in silenzio all'amico che a «Milano stanotte è successo...., a Genova c'è quest'altro...., a Napoli, è stato bombardato il Vesuvio che ora è un immenso braciere...." e tante e tante di queste cretinerie che suscitano ilarità al solo sentirle accennate. Il popolo ha indicato quei tali individui col nome di „fessi di guerra" e nessun altro attributo infatti merita aggiungere a detto titolo da per sè già tanto significativo ed eloquente. Questi „fessi di guerra" sono quelli che, quando il Bollettino dà buone notizie, approvano dicendo : „Oggi è andata bene, però....". Sono quelli che nel periodo di non belligeranza dicevano : „Sta bene a-spettare, però...." ; e che quando venne dichiarata la guerra ripeterono la loro eterna cantilena: „E' giusta questa decisione, però....". „Suss /' Ebreo" a Capodistria Per interessamento del nostro Fascio, verrà proiettata al Cinematografo la pellicola (non film) „Suss I' Ebreo". Militari, fascisti ed organizzati della 6IL assisterarmo gratuitamente allo spettacolo presentando la tessera delle rispettive organizzazioni. Sono quelli che sentendo del blocco degli oggetti di abbigliamento non si sono potuti trattenere dall' esclamare che „va bene, però...; e che ad ogni restrizione giusta cui è obbligato il nostro popolo per durare sino alla Vittoria hanno detto che il „sacrificio non è nulla, però....". Si facciano cessare, dunque queste considerazioni di gente molle, si ponga termine al discorso sibillino di codesti individui alla gelatina e li si renda inocqui una volta per sempre. E' quella, la gente che disturba il lavoro del fronte interno, è quella, la gente fortemente raccomandata che non veste il grigioverde perchè senza di essa l'industria e il commercio andrebbero a rotoli, è quella la gente che si bea delle svariate barzellette messe in giro dal fiele giudaico e dalla propaganda nemica. Accaparratori, pescecani, dubitatori per principio : gente senza sentimento alcuno. II loro sogno è quello di poter fare obiezione ad ogni iniziativa, è quello di contraddire ogni notizia ufficiale, è quello di mettersi contro ogni principio sano. Ma quanto durerà la loro fortuna? Certamente per poco. Perchè un gior- no o l'altro ci sarà chi impugnerà il manganello e farà gonfie quelle labbra seminatrici di disfattismo. E allora detta genìa penserà: „À me m'ha rovinata la guerra", come quel venditore di palloncini che lasciò scappare la sua merce perchè si era spaventato nell' udir tuonare il cannone. E facendo impacchi freschi sulle labbra tumefatte ripeteranno, perchè non si possono mai trattenere: „Forse ho sbagliato, però ..." ; e in questo caso poco ci importerà della dubitativa. Fulvio Apollonio DONNE IN PANTALONI Una curiosità che mi piacerebbe soddisfare; osservare la faccia di tutte coloro che si infilano o infilavano pantaloni corti, lunghi, larghi o stretti, più o meno eleganti, più o meno di proprietà dei loro mariti o findanzati o prossimi parenti, osservare, ripeto, codeste faccie „all' arcobaleno" (la gamma dei più strani colori vi è pittorescamente rappresentata) nel vedere un bel mattino i loro legittimi consorti o futuri sposi (ammettiamo che li abbiano), gironzolando per le vie e piazze principali in ricchi, corti e variopinti gonnellini lisci o pieghettati, con o senza cerniera lampo. Se codeste dubbie rappresentanti d' Eva tenessero ben chiara nella loro mente, offuscata da troppe riviste di moda straniera, la grottesca immagine di cui sopra, forse non azzarderebbero più ripetere la bravata. Gli è che a queste poche ma pur superstiti „gagarine" da strapazzo manca il più elementare senso di equilibrio mentale, perduto con ogni probabilità a 14 o 15 anni, con le prime furtive letture dell'ebreo Piti-grilli. (Non parliamo poi di pudore e di femminilità, ridicoli e strani vocaboli, dimenticati da lungo tempo nelle sale da ballo clandestine o sulle spiaggie balneari di moda). Son quelle medesime che conoscono perfettamente a memoria tutti i «deliziosi" vocalizzi ed i ritmici ululati dei cantanti negri e che non sanno cucinarti due uova al tegame o rammendarti una calza. Quelle che Jescaneggiano" - pur se stonatis-sime - in compagnia di robusti e misteriosi giovanotti dediti alla brillantina e ai ..servizi sedentari", eternamente a zonzo per le spiaggie o per le stazioni climatiche montane. Son quelle che rimpiangono le „Cher-sterfield" (quelle erano sigarette ...), le medesime dell'erre moscio, degli occhiali per sole tipo carro armato e dei 4-5 spasimanti per volta. Infine, e per dirla schietta, sono coloro che troppo sfacciatamente offendono il soldato che combatte nelle piane infuocate della Marmarica e nelle steppe tusse e la madre e la sposa che Io aspettano a casa. Quel soldato italiano che s' accontenta di un pacchetto di „milit" e di una ga- vetta di riso. Che non brontola mai pur con i suoi 40-50 mesi di „naia" sulle spalle. Che ha come diversivo - nei pochi momenti di riposo - una canzone sulle labbra e l'immagine della sua donna lontana nel cuore...... donna italiana, donna di principi sani, che sa fare la mamma, che sa fare la sposa. Glauco Bonnes La squadra di pallacanestro al Trofeo „Bruno Mussolini" La balda compagine cestistica della G. I. L. capodistriana parteciperà alle gare per il «Trofeo Bruno Mussolini», che si svolgeranno fra qualche tempo. Anche in questa competizione le nostre brave atlete sapranno certamente portare tutto il loro giovanile vigore e tutta la loro ottima preparazione sportiva. Gli incontri della passata stagione hanno visto ancora riaffermati i valori della nostra squadra che ha dato sempre la sua inesauribile tenacia per l'affermazione dei colori locali. In ogni campo nazionale infatti, le azzurre di Capodistria hanno conseguito delle affermazioni inattese. Da Fiume a Varese, da Cortina d'Ampezzo a Lubiana il nome della città di Sauro è stato tenuto alto ed è stato sempre nei primi posti della classifica. Gli allenamenti severi svolti sotto la guida dell'instancabile allenatore Piero Brovedani, la volontà che ha sempre animato le coraggiose sportive locali, la loro-sicurezza di poter sempre riuscire, sono gli indici primi che anche questa volta la G. I. L. di Capodistria saprà porsi in testa agli altri comandi con una vittoria piena ed indiscussa. Per la impegnativa competizione, giunga a tutta la squadra l'alala augurale di tutti i capodi-striani. MARCIATORI DELLA GIL A TARVISIO Il comando della G. I. L. ha segnalato al comando federale la squadra di marciatori capodistria-ni che parteciperanno alla gara di marcia che si svolgerà a Tarvisio nella prossima settimana. I giovani prescelti sono Libero Pavanello, Ermete Dobrilla, Rava-lico Marcello, Bani Dino, Zago Ermanno, Ravalico Lionello, Dobri-gna Aquilino, Grio Nerio, Urbanaz Giuseppe; siamo certi che essi sapranno tener alto I'omre sportivo della nostra città e quello della G. I. L. che li ha educati alla sana vita atletica e formuliamo ad essi i migliori auguri per una brillante affermazione. Direttore responsabile il Segretario Politico Bruno Boico