ANNO X Capodistria, 16 Luglio 1876 N. 14 LA PROVINCIA /w DELL' ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-trimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso a Redazione. IL MERCATO DEI BOZZOLI A tutto 6 corrente vennero pesati sulla nostra piazza Kil. 11682 gaietta nostrana gialla ; e Kil. 1119 giapponese mista; in complesso Kil. 12801. L' Unione in un articolo (vedi N. 19) sul mercato bozzoli tratta dell' allevamento delle razze nostrane e così si esprime: . . . . Per l'avvenire abbiamo ragione di sperare che tale allevamento prenderà proporzioni maggiori, incoraggiato dai buoni prezzi di quest'anno, che dal 22 al 28 giugno salirono gradatamente fino a f. 2.85 al Chilo^ramma. E più che da questo fatto, il quale non può essere di norma sicura per l'avvenire, inquan-tocbè trova speciale spiegazione nella deficienza dell'annuale prodotto, ci è miglior caparra l'incremento che va prendendo il confezionamento del nostro seme coi migliori sistemi suggeriti dalla scienza. In fatti, abbiamo la campiacenza di poter notare con tutta sicurezza che diversi capaci allevatori acquistarono quest' anno significanti partite dei nostri bozzoli per trarne semente. E per accennare a fatti, diremo che il solerte sig. Sottocorona di Dignano ha già diramato le sue circolari iu provincia riducendo il prezzo della sua semente, ed offrendo agli acquirenti le migliori garanzie. Il 1° corrente si aperse qui l'osservatorio bacologico diretto dal sig. Giuseppe Gravisi, il quale colle istruzioni ricevute nell'osservatorio bacologico di Gorizia, e più colla preziosa scorta che gli rimane delle operazioni esercitate iu questo ramo da suo padre, il valente bacologo, siamo sicuri che saprà corrispondere pienamente al compito affidatogli. Sappiamo intanto eh' esso si è procurato parecchie scelte partitelle di bozzoli, per trarre con tutta accuratezza del seme confezionato a sistema cellulare, del quale ormai gli abbondano le domande tanto di qui che da altri luoghi. Il Cav. Giorgio de Baseggio, proprietario del più vasto filatojo di seta in provincia, si è procurato la tooperazione del distinto bacologo signor Pietro Colavich di Ronchi (allievo del chiarissimo dr. Levi di Villanova di Farra e del professore Haberlandt) per l'allestimento di circa mille once di seme confezionato col più scrupoloso sistema cellulare, eh' egli smerderà nel nostro Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. distretto ed altrove a prezzo molto ridotto, ed a vantaggiose condizioni. Siamo informati che a Pisino un commerciante di bozzoli, proprietario del migliore filatojo a vapore del Friuli, stia coli'aiuto del Siguor Camus di quella città, confezionando una grossa partita di seme tratto dal bozzolo giallo nostrano a sistema industriale, e ciò per corrispondere a numerose domande per seme nostrano preparato con detto sistema. Ordinazioni dello stesso seme, così preparato, ne furon fatte qui in rilevanti proporzioni da Alessandria (Piemonte), e v' è persona che si presta a soddisfarle. Tutto ciò prova che le qualità del nostro bozzolo, e la novella vigoria dei nostri bachi, vanno prendendo significante credito anche al di fuori della provincia; e che nou solo l'allevamento prenderà localmente 1' antico vigore, ma che mercè le preziose cure di chi primo studiò e seppe conservarne sana la specie, quale fu il nostro egregio cittadino il marchese Andrea Gravisi, ed il potente impulso posteriormente dato da zelanti cultori, le qualità celebrate del bozzolo nostrano lo renderanno, come un tempo, il prototipo della specie. Con tale speranza, ci auguriamo cha l'opera di tutti coloro che fra noi si prestano al maggiore incremento di questa importante industria, abbia esito felice. „ Per incarico della Spett. Società Agraria Istriana diamo posto al seguente: APPELLO A partecipare all' Esposizione-Fiera enologica in Marburgo nel settembre 1876. Seguendo l'esempio d'altri paesi, i viticultori austriaci stabilirono di tenere anche iu Austria dei congressi enologici annuali, che hanno di mira l'incremento della viticoltura e del commercio del viuo nell'interesse di quei paesi che sono rappresentati al Consiglio dell' impero. Lo scopo di tali riunioni non si limita al solo svolgimento degli argomenti posti all'ordine del giorno, ma colla successione dei congressi nelle varie terre dell' Austria deve essere offerta occa- sione di conoscere lo stato e lo speciali circostanze della viticoltura e dei suoi prodotti nelle singole regioni, le migliorie introdottevi o da introdurvisi e la possibilità di applicarle in altre zone; chi accede al congresso deve poter prendere cognizione in modo intuitivo di tutto ciò che la scienza e la pratica enologica vi hanno contribuito, e non solo gli si deve offrire un quadro il più fedele che sia possibile della coltivazione della vite e del trattamento del suo prodotto secondo la pratica attuale, ma dimostrare tutta la ricca sorgente di mezzi ausiliari offerti dalla scienza, i quali soltanto conducono al compimento della pratica razionale, e rendono possibile il progresso iu questo ramo d'industria. Ai visitatori del congresso ed a quanti s'interessano per l'enologia, devono essere resi famigliari gli attrezzi, lo macchine e gli apparati, col mezzo dei quali si compie una lavorazione perfetta e poco costosa del terreno e della vite, e si rende possibile uu razionale governo del mosto e del viuo. Per rendere veramente utili i congressi enologici, vi devono andare congiunte delle esposizioni, le quali indubbiamente eserciteranno potente influenza sullo sviluppo della viticoltura coli'ammaestramento e coli'eccitamento al progresso. Un fattore assai importante per migliorare lo stato della viticoltura consiste nel risveglio del commercio dei vini. Soltanto uno spaccio facile e rimuneratore del prodotto può mettere i producenti nella posizione di poter adottare quelle norme dalle quali dipende la sorto della produzione vinicola. Per ciò col mezzo delle esposizioni enologiche i vini d'ogni paese devono esser fatti conoscere ad un pubblico numeroso ; il produttore deve esser posto in contatto diretto col consumatore, ondo procurare al vino uuo spaccio in una cerchia più estesa. Tuttavia perchè l'esposizione raggiunga uu tale scopo, non basta, come avvenne finora, il mettere in mostra del pubblico delle bottiglie vuote o ripiene d'acqua, disposte in bel-l'ordine sopra rip:ani decorati, e sottomettere all'assaggio d'un giurì un pajo di bottiglie di vino ; e ciò a porte chiuse e senza accertarsi, se dei vini sottoposti alla prova vi sia quantità sufficiente in possesso dell'espositore, da potergli considerare qual merce commerciabile; ma occorre iuvece che tutto il pubblico, e specialmente i negozianti possano aver occasione d'assaggiare i vini, onde si formino da sè stessi un criterio intorno alla bontà ed all'uso di essi ; e imparino a conoscere le sorgenti da cui ritirarli ed a qual prezzo es-i possono trovare la merce meglio rispondente al loro gusto e alle esigenze dei loro consumatori. Riconosciuti questi bisogni, si cercò di soddisfare ad essi col mezzo di fiero enologiche e se ne ottennero ottimi risultati. Siccome poi deve essere concesso al produttore e al negoziante di vini di conoscere il giudizio, emanato da una commissione di uomini competenti, intorno alle qualità dei loro prodotti, e all'attitudine degli stessi per il commercio; siccome de-vesi procurare inoltre di rendere accreditate le cantine premiate con l'aggiudicazione in pubblico di premi e di menzioni onorevoli e finalmente di eccitare 1' espositore a migliorare sempre più i suoi vini, così a chi partecipa alla fiera deve esser concesso di sottoporre i propri prodotti al giudizio dei giurì, e di concorrere ai premi. Onde raggiungere tutti questi scopi, la società agraria di Marburgo, filiale della Stiriana, protetta dal- la Società-madre e con la cooperazione di altre filiali, poste in regioni vinifere, e finalmente dei consorzi vinicoli della Stiria, ha stabilito di organizzare durante il primo congresso enologico in Marburgo, un'esposizione con annessa fiera enologica, ed ottenne per quest'impresa valido appoggio da parte dell'Eccelso I. li. Ministero, dell'Eccelsa Dieta e della Società Agraria della Stiria. Ma siccome Io scopo non può esser raggiunto appieno che colla attiva cooperazione di molti, s'invitano i produttori e negozianti di vini, gli scienziati ed i librai, i fabbricanti di macchine e di attrezzi agrari, a prender parte come espositori alla pubbli-blica mostra ed alia fiera di vini. In seguito a deliberato del comitato per l'esposizione furono stabilite per la mostra e per la fiera le norme seguenti : 1. L'esposizione e la fiera dei vini verranno aperte i 17 Settembre del corrente anno, chiuse nella sera del 24. Durante l'esposizione i locali della mostra saranno aperti al pubblico dalle ore 8 ant. alle 6 pom., la fiera dalle 8 del mattino alle 8 del pomeriggio. L'ingresso è fissato a soldi 20 per persona, ma è libero pei membri del Congresso e per gli espositori o loro rappresentauti. 2. Gli oggetti dell'esposizione saranno divisi nei 5 gruppi seguenti: I. Vini. II. Viti e prodotti accessori della viticoltura e vinificazione. III. Uve. IV. Attrezzi, apparati, macchine e materiali per viticoltura e vinificazione. V. Oggetti d'inseguamento, e lavori letterari risguardanti la viticoltura e la vinificazione. Le domande per l'esposizione e per la fiera devono esser dirette in duplo non più tardi del 31 Luglio corr. al comitato per l'esposizione in Marburgo. 4. Tutti gli oggetti destinati all'esposizione devono essere contrassegnati dall'indirizzo seguente: Esposizione vinicola in Marburgo, e spediti franchi di porto al Comitato dell' esposizione. La spedizione degli oggetti destinati alla mostra deve effettuarsi dal 1. al 10 Settembre ; le uve però potranno essere iuviate fino ai 15 dello stesso mese. 5. I premi consisteranno in medaglie d' argento ed in diplomi d'onore. La solenne distribuzione avrà luogo il 21 Settembre. Schede d'insinuazioni potranno essere ritirate gratuitamente dalla Società Agraria Istriana. L'importanza di quest'Esposizione-Fiera non ha duopo d'esser dimostrata, ed ognun sa quanto importi oggidì far conoscere anche lontano il proprio genere affinchè lo stesso si faccia strada nel commercio mondiale, per cui la scrivente non può a meno di raccomandare caldamente a tutti i producenti dell'Istria nel loro interesse medesimo di concorrere con i loro prodotti a questa esposizione, onde far rilevare viemmagr giormente l'importanza della nostra Provincia in fatto di vinicoltura e procurare così credito duraturo ai nostri vini, che soli potranno migliorare la nostra economia. Rovigno 4 Luglio 1876 Dalla Società Agraria Istriana Il Presidente Dott. Girolamo Manzutto Il Segretario Luigi Hasch. Le casse di risparmio nelle scuole Abituare il fanciullo alla virtù del risparmio e all' amore della previdenza, e per mezzo dei figli portare nel seno delle famiglie questo medesimo amore e questa medesima virtù, senza spegnere nell'animo loro, com'è timore d' alcuni, la favilla di ogni nobile sentimento, di ogni affetto caritativo, di ogni pensiero generoso: ecco a cbe tendono le casse di risparmio nelle scuole. I maestri raccolgano ogni giorno da ciascuno scolaro il piccolo risparmio che ha fatto, fosse pure di un solo centesimo, registrandolo sopra un libretto formato di tante pagine quanti sono gli alunni della scuola, e la pagina divisa in dieci colonne sia rigata in 31 linee. La medesima registrazione su di un consimile foglio staccato sia fatta o dallo scolaro stesso, se sa scrivere, o dal maestro, e questo foglio piegato e racchiuso in una busta portante il nome dello scolaro, venga consegnato al medesimo in prova di ricevuta affinchè lo possa mostrare ai genitori e quindi riportarlo alla scuola per le successive annotazioni. Al fine di ogni settimana, o alla più lunga ogni quindici giorni, il maestro faccia il deposito dei denari raccolti alla cassa postale ritirando i libretti di credito per ciascun alunno che abbia consegnata la somma di un fiorino stabilito come il minimo dei depositi; e quando questo minimo non sia raggiunto da risparmi parziali di ciascun alunno ma sibbene complessivamente dalla loro somma, abbia cura di fare scrivere questa in uu solo libretto a conto corrente, intestato alla scuola, in modo però che, conservate distinte le diverse ragioni di ciascuno, il maestro possa chiedere all'ufficio della Cassa che si tolga dal libretto generale della scuola quanto spetta ad uno o più scolari, quando i loro depositi individuali abbiano toccato il minimo del fiorino occorrente per l'apertura di un altro libretto intestato a ciascuno di loro, o anche per un nuovo versamento e conto del libretto che taluno già possegga in conseguenza di precedenti depositi. Questo provvedimento utilissimo attecchisce ormai nel Regno ed è dovuto alle intelligenti e amorose cure di parecchi egregi cittadini. B. Cose vecchie istriane Il Consiglio Maggiore di Capodistria nel secolo XVIII Da Relazione 25 agosto 1770 al serenissimo principe Aloisio Mocenigo, presentata dal podestà ca-pitanio di Capodistria Nicolò Cornaro (?); pagine 116 e 117, atti del Nodaro ducale Anzolo Maria Giacomuzzi. Relazione stampata nel Libro intitolato: „Per le famiglie popolari di Capodistria." La città di Capodistria ha un Consiglio, che negli Statuti e nell' uso comune si chiama Maggiore. Da antichissimi tempi egli è composto di famiglie originario del luogo e da alcune in progresso aggregate, dentro alle quali per successiva legittima discendenza e-gli è chiuso. Di queste famiglio altre con qualche patrimonio conservata una colta educazione sussistono iu quel grado di condizione civile, che negli Statuti, ne' pubblici Atti e in molti sovrani Rescritti si trova qualificata col titolo di nobiltà ; altre, e sono il maggior numero, per forza del tempo e delle umane vicende costrette a vivere con esercizi e professioni meccaniche, sebbene in vigore della legittima loro discendenza godono i diritti di detto Consiglio, traggono vita peschereccia e campestre con disposizioni di spirito, con costumi e con sembianze naturali all' infimo stato degli uomini. Tutte le altre famiglie non comprese nel Consiglio e per lo più di origine forestiera al paese cor-rouo sotto nome di popolo. Da detto Maggiore Consiglio si eleggono le Cariche urbane. Tra 1' esponenti le medesime sono le principali: Due sindaci deputati della Comunità che la città rappresentano e siedono in varie pubbliche funzioni. Quattro giudici due dei quali con uno dei Consiglieri giudicano le cause dei piccoli danni inferti, dalle cui Sentenze si appella al pubblico Rappresentante. Un capitano o giudice degli abitanti nel Territorio, che decide le lor tenui questioni e varii altri interni uffizii, ai quali tutti o presiede o sovrasta la pubblica Rappresentanza. Da un Collegio finalmente tratto dallo stesso Maggiore Consiglio si mutano le materie da proporsi al medesimo, e si hanno alcune ispezioni sul Fontico principalmente, presiedendo però sempre al Collegio stesso con autorevole influenza chi governa pel serenissimo Principe le famiglie, che non hanno ingresso in Consiglio, e perciò popolari chiamate. Esse non costituiscono un Corpo formale nè hanno altra legittima adunanza che quella che in ciascheduno degli undici sestieri della città si tiene per eleggere in cadauno di essi un Capocontrada, cbe porge al pubblico Rappresentante le notizie, le querele, le istanze occorrenti, ne riceve le commissioni, e in ciò rappresenta come iu qualche altra ispezione a comune vantaggio la porzione del suo popolo. Il Collegio poi è composto dalle infrascritte cariche: Eccellentissima Rappresentanza, due sindici, quattro giudici, due provveditori al Fondaco, un presidente del S. M. di Pietà, un provveditor scontro del Foìidaco, un contraditor alle parti e con-servator alle leggi senza voto, un cancelliere del presente officio senza voto. Seguono le spese annuali della spettabile Comunità : Per le feste del carnovale L. 150 — » salario al chirurgo » 800 — » salario al contraditor r 56 9 n salario al predicator della Qua- dragesi ma e compagno con ag- gio di valuta e regalo » 702 8 per salario del cancelliere » 247 •— p n al I fante >? 24 16 n » allo stesso pei 3 Con- sigli ordinarii yt 18 12 n rf all' orologiaio » 108 — n » al pievano di Grado all' almiraglio 216 — n V n 14 — yt » al II fante » 48 .— » * al pub. Fondaco >t 660 — V yt per fitto di casa ai due medici condotti >» 120 » n al dispensier di lette- re in Venezia V 37 4 ^Mm U r per aggio di moneta etc. . . . L. 46 „ salario al cappellano e ceremonista „ 30 „ elemosina ai Cappuccini e al predicatore dell' Avvento „ 23 „ cere del Venerdì Santo „ 94 „ bollette onorarli agli spettabili signori siudici „ 24 „ le solite funzioni del I anno „ 219 Totale Lire 3636 16 U) 79 X A completare il prospetto delle scuole laiche dell' Istria pubblicato dal chiarissimo cav. Tommaso Luciani nei Nurn. decorsi della Provincia, siamo lieti di poter aggiungere il seguente prospetto, favoritoci dall'egregio sig. G. A. Battei di Barbana: il quale ci promette uu uguale prospetto per Bachele di (Castel-nuovo). PROSPETTO delie Scuole laiche di Barbana, e loro Capitali risultanti dal Cattastico assunto nell' Anno 1741 sotto il Capitanio di Barbana Iìocc1 Antonio marchese Gravisi. Capitali al 6 p. n'„ Lire Sol. 1. S. Nicolò (Aitar maggiore nella Chiesa Iusigne colleggiata) Barbaua 38166 18 2. SS. Sacramento (Altare) „ 10298 17 3. SS. Rosario (Altare) „ 1226 — 4. S- Sebastiano (Altare) „ 2185 — 5. S. Antouio Abate (Chiesa extra muros) r 1041 5 6. S. Spirito (Chiesa extra muros) „ 1060 — 7. B. V. della Porgnana (Cappel- lania-Altar maggiore) Porguana 3353 —• 8. S Antonio di Padova (Altare) „ 1399 — 9. B. V. della Cintura (Altare) „ 956 — 10. B. V. della Neve (Chiesa) Possacco (Porto) 870 — 11. S. Zoanue (Chiesa) Kerboki 4024 12 12. S. Eleuterio Pp. (Chiesa) Golesseva 240 — 13. S. Pietro Ap. (Oappell.-Alt,) Saini 3352 — 14. S. Martino (Chiesa) Bicichi 536 — Somma 68706 52 -- Agli amatori di musica dedichiamo i seguenti cenni storici sopra &r istrumenti ad arco in Italia Secondo il Vidal questi istrumenti sarebbero venuti dall'Oriente; il Bavanastron eh'è una specie di Bibeca sarebbe stato inventato 5000 anni fa da Ravana, re del Ceylan, e poscia trasportato iu Ispagna dai Mori verso la. metà del VII secolo. I Greci e i Romani, è ormai accertato, che non conoscevano l'uso dell' arco per trarre suoni dalle corde tese. L'opinione di Valeriano e la interpretazione della famosa Medaglia Scribonia non sono che soperchierie da eruditi, com' è uua favola quella che attribuisce ad Orfeo l'invenzione del violino. Dopo il rebab arabo viene il Croutli inglese, istro- mento dei bardi, menzionato nelle cronache antecedenti al 1000. GÌ'istrumenti però del medio evo che preconizzano meglio il violino sono la Bibeca e la Ghironda. La Bibeca era un vero istrumento ad arco ; di Ghironde ce u'erano di due specie: colla sola ruota e coli'arco. Era uuo istrumeuto molto usato dai menestrelli eh' erano gli artisti, i virtuosi di que' tempi. I cenciosi, gli orbi suonavano la Gironda a ruota senza 1' arco per le strade e nelle osterie. Un altro istrumento d'arco, monocordo, di cui non rimane che la memoria, è la Tromba marina, la quale nel XVII secolo occupava quasi il pesto del nostro coutrabasso. Molière lo ha immortalizzato nel suo — Borghese gentiluomo. — Il Museo del Liceo filarmornico di Bologna racchiude qualche curioso esemplare di Trombe marine. Dalle Ghironde ad arco alle Viole propriamente dette il passaggio è stato rapido, immediato, e si può dire che colle Viole incomincia il periodo glorioso degl'istrumenti d'arco, specialmente per l'Italia. L' apparizione delle Viole è anche simultanea alla formazione delle quattro parti per gl'istrumenti, secondo il sistema adottato per le voci umane verso la fine del XIII secolo. Era il germe del quartetto propriamente detto, e della moderna musica da camera. Le Viole italiane dal 16° al 18° secolo servirono di tipo e modello agli altri paesi d'Europa. Avevano 6 corde e si dividevano nelle due grandi famiglie di Viole da braccio e Viole eia gamba. Il quartetto era suonato da tre Viole da braccio (soprano, tenore, alto) e per il basso da una Viola da gamba. C'era poi il Violone che corrisponde all' odierno Contrabbasso, e Genassi dal Fontego (1543) nel suo libro della Begola Bobertina ne parla con minuti particolari. Molte specie vi furono di Viole, fra le quali si citano specialmente, la Viola bastarda, la Viola cCamore adoperata da Mayerbeer negli Ugonotti, la Viola pomposa inventata dal grande Sebastiano Bach, la Viola di spalla, la Viola-Lira, e la Viola-Bordone propriamento detta Baritono, per la quale Haydn quando era al servizio del principe Esterhazy scrisse 63 cemposizioui. Ed eccoci al Violino eh'è tutta gloria italiana. La supposizione che il vero inventore sia un certo Testator il vecchio di Milano, secondo il Vidal non ha verun fondamento. Prima della seconda metà del XVI secolo non v'è esempio indiscutibile di veri Violini. I vecchi istrumenti di Cherlino da Brescia (1450) non sono che Viole da braccio a cui furono fatti dei cambiamenti specialmente nel manico. Nei quadri di Raffaello, di Cima, di Giorgione, si trovano figure che suouano Viole, le quali contengono dei particolari adottati poscia definitivamente nei Violini. Perfezionato in Italia il Violino passò rapidamente altrove. Nel 1572 Carlo IX compera un Violon de Cremone e lo paga 50 tornesi. Paolo Veronese e Jacopo da Ponte nei loro Quadri mettono dei suonatori di violino. Ma la perfezione nella costruzione del Violino fu raggiunta dal celebre Antonio Stradivari di Cremona, (1644-1737) discepolo di Nicola Amati (1596-1684 *) e i suoi migliori modelli sono quelli fatti dal 1700 al 1720. Dopo di lui molti tentarono foggio diverse, *) Il violoncellista francese Duport suonava un istrumento di Stradivario che prese poscia il nome di violoncello Duport. Stradivario lo vendette ad uu medico di Lione per meno di 500 lire ; Duport l'ebbe poscia per 2400, e Franchomme 1' ultimo proprietario rifiutò 30000 franchi!! F. perfezionamenti, semplificazioni, ma sempre senza riuscita. Le Accademie premiarono gl'inventori, ma le invenzioni non attecchirono, e chi volle fare il meglio dovette copiare Stradivarius. Dal Violino derivò V Alto, che noi italiani chiamiamo impropriamente Viola, il quale è un istrumeuto delizioso per la simpatica rotondità e dolcezza della voce. Sul Violoncello ecco come si esprime il Vidal: Au fur et à niesure que les modificatious se faisaient aux pardessus de viole et les amenaient à la forme du Violon, ces mémes changements s' operaient dans les basses de viole, qui devinrent basse de Violon ou Vio-loncclles. Il parait probable que des 1520 environ, le violoncelle, avec sa téte à quatre cheville, etait deja construit en Italie: "mais les premiere specimens autheu-tiques counus datent des Amati, Gaspard de Salò et Jlagini, de 1550 à 1600 et eucore sont1 ils d'une rareté eicessive.„ Dunque anche il Violoncello è d'origine italiana. Intorno poi l'invenzione del Contrabbasso ha pure lavorato la fantasia. Alcuni l'attribuiscono ad un fabbricatore di Roma, certo Michele Todini, perchè in un suo libricciuolo intitolato Galleria Armonica trovasi la seguente frase: "Ma perchè dopo fabricai e introdussi nelle musiche di Roma il Violone grande ossia il Contrabasso, mi convenne tralasciare ogni altra cosa.., — Introdussi non vuol dire scopersi ed i commentatori hanno attribuita al Todini una pretesa che neppur ebbe. Del resto se havvi un inventore del Contrabbasso egli è precedente al 1543, epoca nella quale il già citato Genassi del Fontego ne fece una minuta descrizione. Ad ogni modo è cosa italiana come il Violino, TAlto e il Violoncello. (Vedi - Libriamovi - pag. 1878.) Fonti per la storia dell'Istria negli Archivi ii Venezia*) DI TOMASO LUCIANI (Cont. e fine V. pag. 1865) Altra conseguenza di questa guerra per l'Istria fu la introduzione di nuove genti (Albanesi, Bossinesi, Montenegrini, Dalmati, Jonii), alle quali vennero successivamente assegnate vaste estensioni di terreni eh' e-rano rimasti incalti, specialmente in colpa delle pesti che avevano disertato e continuavano a disertare la sfortunata provincia. L'essere sulla linea di navigazione coli'oriente, l'avere una costa ricca di ancoraggi e di porti, è stata a questo riguardo per essa un dono infelice che le apportò infiniti guai. Le nuove colonie che incominciarono poco dopo la metà del secolo XV e continuarono fin oltre la metà del secolo XVII, apportarono all'Istria beni e mali sui quali non è questo il luogo di ragionare. Ma importa avvertire che, sebbene 1' Archivio veneto non possieda un prospetto generale dei nuovi abitanti dell' Istria, nè un catastico completo dei terreni inculti loro affidati (non ponendoli in buona *) Memoria estratta dal Libro intitolato : Il R. Archivio Generale di Venezia (Venezia. Prem. Stab. Tip. di Pietro Narato-vich 1873) ; del quale è stato detto nella Provincia a pag. 1803. La Redazione coltura entro tempo determinato o cangiando domicilio, decadevano dal beneficio), documenti che dovevano esistere nell'archivio del Capitano di Raspo, tuttavia sono tanti gli atti, i processi, i carteggi ai quali diedero motivo, che se ne potrebbe ricostituire la cronaca abbastanza particolareggiata ed interessante. Cotesti documenti e cotesto notizie souo da attingersi nelle serie dei Dispacci e delle Relazioni dei Provveditori della Dalmazia, dei Provveditori generali da mar, e particolari del Golfo, nelle deliberazioni del Senato mar, nelle Lettere dei Conti di Pola, dei Capitani di Raspo, dei Podestà Capitani di Capodistria, nei decreti del Senato Rettori, nel Collegio, nell'Avogaria, in tutte quasi le serie della Cancelleria Ducale e della Secreta. Le sciagure cominciate a danno d' un paese, solitamente si attirano e seguono. Così toccò all'Istria. Alle minaccio dei Turchi, alla desolazione delle pesti, ai danni delle guerre lontane si aggiunsero presto {guerre vicine e presenti. Non era appena stato eliminato dall'Istria l'elemento eterogeneo dei Patriarchi, che alle loro spalle erano già sorti i Duchi d'Austria col fermo proposito di spingere fino al mare i loro domini. Avuto nel 1336 il Carnio, nel 1364 strinsero patti di reciproca successione coi Conti d'Istria. Nel 13(57 s'ingraziosirono Trieste, che allora era più che mai in lotta d'interessi con Capodistria, e in guerra aperta con Venezia. I patti coi Conti d'Istria, iu capo a dieci anni (1374) le avevauo fruttato il possesso di quella contea, il cui territorio si spingeva come un cuneo, giù pei monti, nel cuore della provincia. Le pratiche aperte con Trieste nel 1367, diedero il loro frutto nel 1382, epoca appunto nella quale Trieste si è data difinitivamente ai duchi d'Austria. Incoraggiati essi da questi successi strinsero nel 1436, altri patti di mutua successione coi conti di Gorizia, li rinnovarono nel 1474, e tornarono a confermarli nel 1490; nè valsero le proteste di Venezia dalla quale, come abbiamo detto, i Conti di Gorizia avevauo avuto l'investitura dei loro feudi. — Alcuni dissapori sorti in Istria tra Veneti e Austriaci nel 1374 e nel 1451, avevano potuto facilmente quetarsi, ma quando si aperse il caso della successione alla contea di Gorizia, Massimiliano, senza por tempo in mezzo la occupò militarmente. Venezia era troppo impegnata coi Turchi per gettarsi all'impazzata in una nuova guerra. Ma la sua prudenza non le valse. La guerra scoppiò, e prese proporzioni vastissime. In mezzo ai grandi avvenimenti d' Europa l'Istria anch'essa sofferse pericoli e danni gravissimi. Molti luoghi della provincia furono presi, ripresi, saccheggiati, incendiati, distrutti. Già nel primo impeto-(1506) le truppe di Massimiliano presero Pola, e nel, corso delle ostilità distrussero Raspo (1510) e occuparono Castelnovo del Carso. Poi, a tacer di Aquileia, di Gradisca, di Tolmino, Ampezzo Goriziano, il Conte Cristoforo Frangipane fece scorrerie dannosissime nell'Istria superiore. D'altra parte Venezia occupò Adels-berg, Duino, Trieste, Pisino e le terre-di Piemonte, di Visiuada, di Castagna, di Momiano. e Barbami, e Car-sano, e Racize, e Draguccio, e Verch, e Sovignacco e Lindaro. — Si fecero e si rinnovarono tregue nel 1512, 1516, 1518, si fecero paci perfino nel 1523 e 29, ma vera pace in Istria non fa che nel 1535 in seguito alla Sentenza di Trento. Di questo famoso arbitrato, che pose termine alle differenze di confine e di giurisdizione tra la Repu-blica e l'impero in Istria, nel Friuli, nel Trentino e lì presso, e che regolò minutamente moltissimi privati diritti turbati dalla recente guerra, arbitrato pronunciato dai tre Giureconsulti italiani cavalier Matteo degli Avvocati, dottor Antonio Quetta e senatore Lodovico Porro, l'Archivio serba un originale fra gli atti diplomatici, II Serie, n. 33, come serba, trascritti nei volumi XX e XXI dei Commemoriali, i testi della tregua di Andegavia (1518), dei capitoli di Worms (1521), della pace di Venezia (1523) del trattato di Bologna (1529) e di altri atti che a questo importante negozio si riferiscono. Ad onta della pace materiale però, le parti contendenti non rinunziarono all'idea fissa di escludersi l'Austria per aver pienamente libero il mare sul quale teneva già Fiume e Trieste, Venezia per afforzare il suo confine colla naturale barriera deli' Alpe. Entrarono allora in scena gli Uscocchi, i quali diedero travagli grandissimi alle navi commerciali, alle pubbliche galee, alle isole del Quamero, a tutte le terre che siedono su quel golfo e ad altre. Soffersero sopratutte Veglia, Albona, Fianona e liovigno. E di tutte cotesto tristi vicende si trovano ampie notizie, memorie, documenti nei dispacci e nelle relazioni dei Provveditori generali da mar in golfo e in quelle dei Capitani alle Fuste e coutro Uscocchi, nelle lettere dei Podestà, e come al solito, nel Senato mar e nelle serie che lo completano. Sui fatti di Albona che li respinse, abbenchè in numero di più centinaia, e di Fianona che ne fu quasi distrutta, ci sono informazioni assai dettagliate nelle Lettere dirette da Nicolò Donato provveditor general da mar in golfo. 1598-99, al Senato (Cancell. Secreta). Coli'affare gravissimo degli Uscocchi, che mascherava la questioue vitale sul dominio dell' Adriatico, s'incrociarono le gelosie di Trieste e di Capodistria, i contrasti per la fabbricazione e il commercio dei sali, per le strade, per le fiere franche e molti altri affari tanto che accumulatasi nuova esca scoppiò nuovo incendio di guerra. — Questa volta 1 a prima sciagura è toccata a Bogliuno (1<300) assalita, anzi posta a sacco, dai Veneti che spaziavano già in tutta la contea di Pisino. Nel 1609 distrussero le saline di Trieste, e nel 1612 sorpresero il Castello di Moschienizze, poi tennero occupati Antignana e Gimino. — Questi i casi più noti, a tacer d'altri minori, tutti rovinosi per la provincia, tanto nella parte veneta che nella austriaca. — Nel 1618, fu conclusa la pace, in conseguenza della qua'e i Veneti restituirono Antignana e Gimino all'Arciduca Ferdinando II, che nell'anno successivo fu eletto imperatore. — Per i casi di questa guerra oltre le solite fonti del Senato Collegio e Rettori, si può consultare nella Miscellanea codici in filze la busta 118, nella quale c'è una relazione del vice gerente del Generalato in Istria successore al Generale Michiel (1617) ed altra di Bernardo Tiepolo Capitano a Raspo e poi viee Generale in Istria (1618) relazioni che contengono particolarità molto interessanti. Durante la penultima guerra, nel 1528. erano state iastituite anche in Istria le Ordinanze o Cernide (milizia provinciale), e più tardi molte Cernide istriane passarono in Dalmazia pei bisogni di guerra. I pericoli sempre rinascenti dei nemici vicini e lontani avevano suggerito allora, e più tardi di erigere opere fortificatorie a Pola e anche a Capodistria, opere che ebbero effetto in parte soltanto. Durante le stesse lunghissime guerre cogli Arci- ducali, cogli Uscocchi e coi Turchi, i boschi dell'Istria somministrarono molto e prezioso legname alla Casa dell' Arsenal, e per le costruzioni navali e a servigio dell'artiglieria. Nel 1616, 23 gennaio m. v. (Cons. X) fu instituita stabilmente in provincia apposita magistratura detta dei Provveditori poi Deputati sopra la valle e al bosco di Montona. Cotesto ed altrettali operazioni occasionarono sindicati, inquisizioni, perizie, conteggi, carteggi che sono conservati in gran numero nei varii archi vii e che esaminati pazientemente, svelerebbero l'orditura d'uà lavoro sapiente, il movimento d'una vita operosissima nel Governo ed insieme qualche lato nuovo nella vita della provincia. Non v'ha ramo di pubblica amministrazione, non interesse appunto nella vita della provincia, dei quali l'Archivio Generale non serbi traccie e ricordi. Il Secretano alle voci ci dà il nome dei pubblici rappresentanti che tennero per secoli il governo dell' Istria. Indipendentemente poi da questa serie, che incomincia soltanto nell'anno 1349 ed ha alcune interruzioni, sappiamo che in sul cadere del secolo Xllf è stato Capitano del Paisenatico a S. Lorenzo un Marino Falier forse lo stesso che poi come doge ebbe infelicissima fine. Sappiamo pure che Andrea Dandolo, lo storico, prima di esser doge a Venezia fu podestà di Trieste (1334) e che il doge Pietro Gradenigo, famoso per la Serrata del Maggior Consiglio, è stato podestà e capitanio di Capodistria due volte 1280 e 1289), a tacere dei dogi Giovanni e Francesco Dandolo, Bertuccio e Giovanni Gradenigo che furono anch'essi podestà e capitani di Capodistria negli anni 1279, 1321, 1325, 1328. 1336 e 1352. — Il Savio alla scrittura e gì' Inquisitori all' amministrazione dei pubblici ruoli serbano i nomi di quelli che trattarono le armi per la difesa e l'onore della repubblica. — i Deputati ed Aggiunti alla provvision del denaro e i Provveditori sopra Camere ci danno conto specializzato e localizzato del denaro pubblico, delle imposte e delle spese, e sono ricchi di dati statistici in molti rami della pubblica amministrazione anche per l'Istria; — i Provveditori sopra fetidi ci spiegano l'origine, 1' estensione, la natura varia dei feudi istriani e dei titoli annessivi; i Deputati ed Aggiunti sopra Monasteri ci svelano gl'interessi e la vita di molte comunità religiose della provincia; i Provveditori alla sanità c'insegnano provvedimenti che meritano studio ; i Provveditori alia Camera dei confini ci fanno assistere a lunghe e sottili contestazioni per boschi, acquo, pesche e confini a Trieste e Muggia, nel territorio di Capodistria, a Castelnovo del Carso, a S. Servolo, a Popecchio, nel territorio di Raspo, a Zumesco, a Grimalda, a Grisignana, a Pisino. in Antignana, a S. Lorenzo, a Carsano e Sumber di Albona, nella valle dell'Arsa, a Barbana e Castel Rachelle, e ci mettono sott'occhio documenti antichissimi, ricchi di nozioni storico-locali ed etnografiche: fra questi, il testo latino, e la vecchia traduzione italiana della ricognizione dei confini solennemente fatta in tutta la provincia durante il secolo XIII tra il patriarca Raimondo, e il Conte d'Istria Alberto. — I Provveditori alle legne e ai boschi in generale, e i Deputati alla valle e bosco di Montona in particolare ci mostrano l'importanza dei boschi e del legname dell'Istria: — i Provveditori alle biave ci dicono dei fondachi e delle pubbliche sovvenzioni e prestanze fatte all'Istria nelle frequenti sue calamità ; — i Provveditori al sai ci danno lo stato delle saline di Pirano, di Capodistria, 'li Maggia, il prodotto e il commercio dei sali; i Provveditori sopra ogli ci mostrano il prodotto, il jconsumo, e il commercio dell'olio, e lo stato degli oliveti. Nelle Relazioni dei pubblici rappresentanti jtroviamo la corografia e la popolazione della provincia, e lo stato della laguna di Capodistria, come troviamo nozioni sulle scuole laiche, sui fondachi, sui monti di pietà, sulla pubblica istruzione, sui dazi, sulle camere fiscali, sui banditi, sui contrabbandi, sulle cernide, sulle gelosie e gare con Trieste, e su molte e molte altre particolarità. La serie dei Sindicati giova a confermare e chiarire molte delle vicende già enumerate di guerre, paci, trattati; le Commissioni, specialmente le prime I che sono del secolo Xlll e del principio del XIV, ci il-I luminano intorno alla trasformazione e al passaggio dal Isistema patriarchiuo al veneto. Gl'Inquisitori e Provveditori straordinari colle loro Terminazioni, e Regole, I sparse specialmente nelle Filze del Senato mar e Rettori, ci mettono sott'occhio abusi e disordini che si riproducevano troppo spesso nell'amministrazione degli Ospitali, delle Scuole laiche, dei Comuui, dei Fondachi, dei Monti, e i rimedii che vi si applicavano. Nei Consultori in iure, si trovano non pochi consulti sulle cose dell' Istria toccanti a chiese, scuole, beneficii e simili. Molte cose riguardanti il commercio, le strade, le industrie, la navigazione, le arti, si trovano nel vasto e importante archivio dei Cinque Savii alla mercanzia. L'archivio del S. Ufficio ci dà ben 161 processi, molti dei quali appena iniziati e di pochissima entità, ma alcuni completi, e meritevoli di attenta meditazione. Porremo tra questi il processo contro Baldo Lupetino di Alboua parente del famoso Mattia Flacio, per luteranismo, e uua ben copiosa raccolta di memdrie e costituti apparecchiati contro il Vescovo Pietro Paolo Vergerlo di Capodistria, e contro quelli che sospettavausi suoi aderenti e affigliati di Capodistria e di Pirano specialmente. Nella Procuratia de supra si trovano carte di amministrazione dell'Abbazia di S. Maria di Canetto di Pola, beneficio dipendente dalla basilica di S. Marco. Nella serie Serenissima Signoria Fisco-processi trovansi antichi e preziosi documenti circa le contee di Orsera, di S. Michele di Leme e di altri feudi. Nella Cancelleria inferiore si trova il cata-stico delle chiese, delle scuole, dei benefici dell'isola di Veglia, nonché processi e notizie relative a iuspatronati ecclesiastici, monasteri, conventi, monti di pietà ecc. Esiste poi separato un codice del 1471 de le antique jurisdiction de la la isola de Vegla, nel quale sono assai minutamente narrati i casi della città e dell'isola sotto il dominio dei Frangipani, e la loro esautorazione. — Negli Archivi dei Monasteri di S. Giorgio maggiore, di S. Nicolò del Lido, di S. Matteo di Murauo e di altri, trovansi le indicazioni dei terreni e dei diritti che avevano in Istria, coi relativi istromenti ed altri atti antichissimi. Nell'archivio del Consiglio dei X esistono molte buste di processi criminali trattati per delegazione dai Conti provveditori di Pola, dai Capitani di Raspo, e dai Podestà e Capitani di Capodistria, a tacere delle molte notizie importanti e peregrine che potrebbersi ricavare dall'esame paziente delie lunghissime serie delle comunicazioni lette al Senato e non lette, e dalle Lettere, del Consiglio e dei Capi o a loro dirette — nelle serie comuni, sottoscritte, non sottoscritte, secrete criminali, ecc. Non procediamo più oltre, perche quanto abbiamo esposto fin qui intorno alle fonti delle cose istriane sarà sufficiente, speriamo, e a mostrare anche da questo lato la ricchezza dell' Archivio Generale Veneto, e a guidare le ricerche di chi vorrà addentrarsi nella storia interessante di cotesta provincia già veneta. NOTIZIE L' abolizione della schiavitù, statua del triestiuo F. Pezzicar venne encomiata all' Esposizione di Filadelfia. Il concetto umanitario tradotto in bronzo con talento artistico trovò anche nella stampa tedesca, inglese ed americana parole del più vivo elogio pel figlio dell' Adriatico, che seppe al di là dell' Atlantico tener saldo 1' onore dell' arte italiana. (Gazzetta di Venezia) Dai giornali di Filadelfia e di Nuova York rilevasi come la mostra italiana a quella Esposizione abbia superato le altre nazioni. Furono molto encomiati i lavori, il modo di loro sistemazione e specialmente 1' e-nergia spiegata nel fare tante cose iu così breve tempo. Da una recente statistica della "Rivista Marittima,, rilevasi che nel 1875 furono varati dai cantieri mercantili italiani 255 bastimenti di portata superiore allell tonnellate. Cinque soli erano a vapore, tutti gli altri erano a vela, e si dividono così: 2 navi, 99 brigantini a palo, 2 navi golette, 11 brigantini, 26 brigantini golette, 5 golette, 27 trabaccoli, 1 sciabecco, l feluca, 29 tartane, 4 bovi, 2 navicelli, 31 bilancelle, 2 cutters, 8 barche da traffico. Gl'individui addetti alla costruzione ed alla riparazione delle navi erano alla fine noi 1875 N. 16851. (Illustrazione italiana) Tra gli scritti lasciati da quell'operoso ed intelligente industriale che fu il commendatore Giuseppe Sella, fratello del celebre ministro, si annoverano le "Note sopra l'industria della lana,, preziosa monografia ricca di considerazioni sottili e di riflessioni scentifìche che additano i profondi studi fatti dall'autore nella Chimica. Una splendida intelligenza si è spenta in Roma: il filosofo milanese Giuseppe Ferrari (n. 1811) senatore del Regno, deputato al Parlamento, professore di Belle Lettere per parecchi anni a Rochefort e a Strasburgo, scrittore distinto. Lasciò parecchie opere tra cui ricordiamo le seguenti: Idee sulla Politica di Platone e di Aristotile — Saggio sul principio e- i limiti della Filosofia e dell'Istoria — Sulla Mento di Gian Domenico Romagnosi — Vico e l'Italia (in francese) — De religiosis Campanellae opinionibus — Storia delle rivoluzioni d'Italia — Teoria dei periodi politici — La federazione repubblicana — La filosofia della rivoluzione et. Il signor Carlo de Marchesetti, dottore io medi-dicina, e cultore egregio di scienze naturali come lo attesta la sua Memoria sulla Flora dell isola S. Caterina presso Rovigno lesse non ha guari alla Società adriatica di scienze natuiali in Trieste un'altra sua Memoria sulla Flora dell' India da lui visitata ed una sulla Flora di Trieste. A Trieste ebbe luogo una riunione promossa dalla Camera di Commercio per esaminare il grado e la portata di quella città alla partecipazione della grande Esposizione che si aprirà in Parigi nel 1878. V' intervennero negozianti, artisti, industriali, i quali dichiararono gli oggetti che sono intenzionati di esporre. Cose locali Il ricavato della tombola giuocata nel 29 m. d. fu di fior. 699; le spese (premii, tasse, stampe ecc.) di fior. 350, 91, la somma netta divisa tra il civico Ospitale e l'Asilo ammontò a fior. 348, 09. Il 6 m. c. la banda civica suonò in piazza della Loggia tra bel concorso e molti applausi; e nel giardino Alla città di Trieste le sere degli 8, 9, 10 fu pure applaudita la nota orchestra del maestro Leouesi, che suonò colla cooperazione del celebre professor di tromba signor Patierno, e signor m.° Montanari. A dirigere questo Capitanato distrettuale venne nominato il sig. Cav. Francesco Reya de Castelletto, già console generale a Venezia. Nel pomeriggio del 29 giugno venne qui per mare la banda cittadina d'Isola con molti cittadini, a restituire la visita fattale poco tempo innanzi dalla nostra, seguita pure da numerosa cittadinanza. La banda isolana quantunque istituita di recente, fece già buon progresso sotto la direzione del sig. maestro Gi-raldi e presieduta dal premuroso sig. Antonio Delise; suonò frammischiata alla nostra, e tributò omaggio al Municipio ed all'illustrissimo sig. Podestà. ,Vi furono ritrovi lietissimi, calorose strette di mano e brindisi. Al momento della partenza poi le reciproche attesta-zioui di fratellanza raggiunsero il colmo, e fecero sorgere in tutti il vivo desiderio che, approfittando della breve distanza, frequenti si ripetano simili feste tanto utili perchè opportune a stringere vieppiù i vincoli già esistenti, e che trovano ribadimento nelle patrie tradizioni e nelle comuni speranze. (Dall' Unione) Pubblicazioni La gara degli indovini, num. 1, an. II, luglio 1876. Torino, via S. Francesco d' Assisi. Iu tanta abbondanza di giornali scrii crediamo poter raccomandare il presente che si distingue per copiosa scelta di quesiti a sciogliere specialmente per le gentili nostre signore che bramano passare cou qualche diletto le lunghe e tediose serate invernali. Questo I numero contiene indovinelli, logogrifi, sciarade, rebus, rompicapi, enigmi, anagrammi, ottave enigmatiche, polisensi. Ma ciò che piacerà sopra tutto sono le reminiscenze mitologiche, storiche, artistiche, letterarie, e dantesche, delle quali vogliamo recare qui un piccolo assaggio : Fui re dell' isola d' Itaca, e figliuolo di Laerte e di Anticlea. — Insigne nei fasti militari, morii fucilato uella spianata del Lus-seuburgo a Parigi. — Una delle più belle glorie della italiana pittura, il mio capolavoro ammirasi in Milano. — Son una delle prime tragedie italiane scritte verso il fine del XIV secolo. — ... 0 anima lombarda. Come ti stavi altera e disdegnosa, E nel muover degli occhi onesta e tarda! Libri nuovi A Parigi coi tipi J. Claye 1876 è uscito il I volume dell'opera di Antonio Vidal intitolata: GV isfrumenti ad arco. Essa è in lingua francese ed è ornata di stupende vignette impresse all'acqua forte da F. Hillemacher. Il II volume eh' escirà in novembre si comporrà di tre capitoli a complemento della storia dei * fabbricatori di violino. Il Vidal prenderà il violino dal suo primo apparire in Italia nel XVI e XVII secolo nelle mani di Paolo Quagliati, Biagio Marini, Carlo Farina per arrivare ai due colossi Carelli Arcangelo (u. a Fusignano 1653 m. 1713) e Tartini Giuseppe (u. a Pirano d'Istria 1692 m. in Padova 1770). (Perseveranza) The Long Wall of Salona and the Ruined Cities of Pharia and Gelsa di Lesina. Bv Captaiu R. F. Burton, H. M. Cousui at Trieste. (With Plates XII, and XIII, and woodeuts.) La lunga muraglia di Salona e le città in rovina di Faria e Gelsa di Lesina, del capitano R. F. Burton, console di S. M. Britannica a Trieste. (Con incisioni in rame N. XII e XIII ed intagli in legno). Il nome del Burton, illustre scienziato ed autore delle Note sopra i Castellieri istriani, è arra indubbia del merito oi questo suo nuovo lavoro. L'articolo del Comm. Bartolomeo Cecchetti pubblicato nell' ultimo Numero sotto il titolo Libri Nuovi, venne tolto dal giornale il Rinnovamento di Venezia del 21 Giugno p. p. AVVISI Il sig. Nicolò de Baseggio di Nicolò è il rappresentante in Capodistria della Associazione Orion per assicurazioni generali del bestiame. Vengono assicurati cavalli, bovini, asini, muli, majali, agnelli e capre, contro la peste bovina ed altre malattie e casi fortuiti con differenti premj in base ad una tariffa che sarà procurata cou i più dettagliati schiarimenti, a chi ne facesse domanda al suaccennato rappresentante della Associazione. La sottoscritta Direzione invita i signori proprietari di vigneti posti in questa provincia, di spedirle in un involto bene condizionato un esemplare di quelle viti, che dessero segni di malattia, aggiungendovi eventualmente le osservazioni da loro fatte intorno alle medesime rispetto alla vegetazione durante la primavera. Dalla Direzione della stazione sperimentale enologica provinciale Parenzo 15 Giugno 1876 E. Mayersbach