CAP0D1STRIA, 30 maggio 1914. LA RISPOSTA Il pubblico giudizio?.... Non dubitate: è stato dato su me e su voi. E se il Dispetto, la ormai famosa replica alla Risposta, la bella difesa avvocatesca di una causa perduta, ha fatto stupire gli onesti di ogni partito per l'audacia delle falsificazioni, per la volgarità delle accuse, per la virulenza del linguaggio, per la disinvoltura onde abilmente si è tentato di riempire il vuoto vergognoso delle ragioni; se il Dispetto ha lasciato nel lettore la persuasione intima del Dispetto de' miei odierni denigratori, — la seconda replica — è stata definita un semi-serio e semi-buffo : Per finire ! Si comincia con un colpo di grancassa, come i saltimbanchi prima di dar principio alila rappresentazione. Cospetto! La risposta l'ha scritta per il signor Sardotsch quel fior di gesuita che conosciamo. Brrr I Un gesuita agli stipendi del Signor Sardotsch ! Orrido orror dell' orridezza orrenda.... Finché il nero corvaccio si contentasse di aliare per lo studio di qualche avvocato, passi ; finché sapesse rendere qualche servizio alla... patria, magari a pagamento, vada anche questo ; ma che un gesuita autentico, non di quelli posticci si aggrappi alla /laida dell' autocandidato, o che 1' autocandidato si aggrappi alla sottana nera, questo no: non va e non va. Sono pienamente d'accordo con gli anonimi scrittori del poderoso supplemento della «Unione nazionale». Buffoni ! In calce alla Risposta c'è il mio nome e cognome: vi basti. Cosi, ne convengo, non c' è bisogno che la tronfia boria degli anonimi supplisca, anche maluccio, alla vacuità del contenuto. E dopo il felicissimo accenno al formidabile gesuita, il ragionamento fila a gonfie vele : e il pubblico deve giudicare fin dalle prime battute. Deve giudicare tosto — e guai a chi pensa diversamente! — che difendere se stesso da calunnie vergognose, da svisamenti artificiali, da plateali villanie è un segnare da se la propria condanna ; che liberarsi da ignominiosa tutela con proposito di consacrare al pubblico bene se stessi per l'avvenire come per il passato è un erigersi a salvatore della patria; che mettere a nudo la palese contraddizione degli avversari di oggi i quali, sotto 1' usbergo dell'anonimo, all'ombra di una testa di legno di un gerente responsabile, vituperano la vita di un galantuomo, presente e passata, che tutti conoscono, mentre nel bel tempo dell' oro ne decantavano su tutti i toni i troppi meriti per il partito, la troppa attività nelle varie istituzioni patrie, le troppe benemerenze, è ostentazione che ributta, è indelicatezza imperdonabile; il pubblico, quello che giudica con la propria testa, deve giudicare così. Deve giudicare così; a costo di dar del somaro a chi ha dovuto mentire a se stesso, servirsi di quattro frasi di convenienza per coprire il pensiero; a chi con la intima persuasione, allora come oggi, della mia nullità e della mia miseria, a questa nullità e a questa miseria affidava la rappresentanza degli interessi più gravi e gelosi, pubblici e privati, con reiterata insistenza, per un periodo così lungo di tempo. Eh ! nossignori ! Maggiore accecamento di passione non si dà ; e convengo anch' io, che non meriterebbe occuparsi di questa nuova diatriba così infelicemente impostata fin dalle prime parole : l'artificiosa tessitura, il larvato sofisma non valgono a coprire nè il livore dell' anima di chi la estese, nè il dispetto delle sonore batoste toccate, nè la preoccupazione di chi è a corto di fatti e di argomenti. Brutta cosa essere colti in flagranti, con le mani nel sacco ; brutta cosa cadere nella fossa tesa all'avversario ; brutta cosa dover subire il disonore della berlina, cui altri si voleva condannato ! Ma la colpa non è mia. Io mi sono tranquillamente staccato dal partito, adducendo quelle poche ragioni che erano necessarie a giustificazione pubblica di un pubblico atto, ed ho lealmente taciuto e sottaciuto ciò che discrezione voleva; in compenso sono stato villanamente attaccato, e à carico mio, a carico della mia pubblica attività, con audace ironia, si son volute addebitare a me responsabilità mai avute; e mi sono difeso una prima volta usando parcamente delle armi lecite che stavano a mia disposizione. I miei avversari, abituati al comando reciso e alla schiavitù supina, se l'ebbero a male e scattarono ; avevano fatto a fidanza con la buona fede del pubblico ignaro delle cose e ignaro dei retroscena ; avevano fatto a fidanza col mio spirito bonario, e trascorsero ogni limite del giusto e dell' onesto : — io mi son dovuto difendere e mi difesi una seconda volta : la mia seconda difesa è nel dominio del pubblico, e so io e sanno i miei avversari come essa è stata accolta e come è stata anche giudicata. La seconda replica dei miei avversari fa compassione. Ella segna il crescendo fatale di una spossatezza morale desolante, la demoralizzazione di un esercito dopo perduta una battaglia campale, la necessità dei ripieghi supremi per coprire la ritirata ; si potesse almeno gridarmi in faccia, alta la fronte : — tutto è perduto, fuorché 1' onore ! — No : si affetta di chiudere con un buffonesco: Per finirla! mentre d'altra parte trapela la turpe velleità di ricorrere a mezzi... morali, se non più convincenti, più efficaci... JLe ammissioni. Così: dopo l'ombra di Mefistofele reincarnato nel fior di gesuita, la penombra delle ammissioni. Mi pare di trovarmi nell' aula delle assise, all' esordio di quelle arringhe destinate, sulla bocca di qualche provetto azzecagarbugli, a commuovere i precordi dei giurati a provocare '' assoluzione di un bandito confesso. II signor Sardotsch ammette che il «blocco popolare» s'era sciolto senza impegnare la lotta annunziata; il signor Sardotsch ammette che, per risolvere la crisi a modo suo, era sua intenzione di di arrivare allo scioglimento della Rappresentanza ; il signor Sardotsch ammette di aver dato le cento dimissioni ; ammette di essersi ritirato dal Comitato per la Esposizione; il signor Sardotsch ammette...... persino l'episodio comico degli spazzini comunali. — Volete di più? — Il signor Sardotsch ha scritto la sua seconda risposta — cioè, pardon ! 1' ha fatta scrivere dal fior di gesuita che conosciamo — per recitare il suo Confiteor! — tutto dire — pieno, completo, esauriente, doloroso, in ginocohio nella polvere e nelle lagrime amare ; non la ricorda il lettore della seconda Risposta ? — Il povero Sardotsch s' è proprio demolito da sè : dal formidabile arnese di guerra, irto di bocche da fuoco puntato alla nostra direzione, è rimasto solo un pugno di cenere fumante, misero avanzo di velenose bugie. Ma valeva proprio la pena che io mi scalmanassi tanto, fino a turbare i placidi sonni di qualche grand' uomo ? Capisco che anche dopo l'auto-demolizione delle ammissioni mie, dal blocco alla pattumiera, gli avversari, tanto per finire, hanno sciupato quattro lunghe, fitte, preziosissime colonne della Unione Nazionale, ma via! — tutto è prò borio pacis, in attesa che il gran sinedrio del partito locale seppellisca nell'oblio il passato, e possa riallargare le braccia, senza rimorso, al ritorno del Prodigo confesso, contrito e umiliato.... Buffoni ! Veramente, benché mi si dia una memoria labile, rileggendo la mia seconda Risposta, — e qui di memoria non c' è bisogno ; basta prenderla in mano quella Risposta — se ho ammesso che il «blocco» si è sciolto senza ingaggiare la lotta, ho soggiunto fatti e ragioni ineccepibili ; — se ho ammesso, e non solo ammesso ma ribadito, che la soluzione na turale della crisi erano lo scioglimento della Rappresentanza e la nomina di una Giunta amministrativa, ho soggiunto che la decisione doveva riservarsi alla cittadinanza, indette nuove elezioni ; e questo, cari signori, non è proposito grave e delittuoso, ma è correttezza e lealtà politica di galantuomo che sa elevarsi sopra gì' interessi di un partito e più, sopra le ambizioni é gli interessi di un gruppetto di persone che non è la cittadinanza, nè in realtà la rap-presedta; — ho ammesso di aver dato le cento dimissioni, ma non ho ammesso di averle date, nè sempre nè alcuna volta, per motivi insignificanti; — ho ammesso di aver minacciato le dimissioni dal Comitato per la Esposizione, ma proprio quando il compito mio e del Dr. Nobile era finito, quando i gravi lavori e le gravissime preoccupazioni erano già state affrontate e sopportate da noi, il 24 settembre 1910, otto giorni prima della chiusura, quando i richiami al dovere verso chi di ragione erano rimasti sterili, quando coloro, sui quali pesavano le condizioni disastrose della chiusura, lasciavano andare tutto alla malora senza sapere e volere conchiudere nulla di solidamente efficace; — ho ammesso la comica figura fatta dall'on. Bennati nella storia delle trattative per la candidatura alla Dieta, — ed ho ammesso il comico episodio dei pubblici spazzini nonché delle sputacchiere igieniche ; solo che la comicità si è riversata a scorno dei commedianti, che in un giro di parole pretendono soffacare la verità: — proprio così. E gettate queste basi granitiche, sciorinati questi preamboli tutto verità, lealtà, discrezione, rispetto al senso cavalleresco fra avversari, si procede a..... chiarire anche i punti non ammessi, «affinchè non resti dubbio nel pubblico sulla verità ed oggettività delle nostre asserzioni». — Un po' di rimorso l'ha anche il galeotto; e un po' di dubbio sulla bontà della loro causa, sulla forza ed evidenza delle loro ragioni, sulla verità delle loro asserzioni lo tradiscono ab ovo anche gli avvocati.... delle cause perse : — il preambolo del Per finire è una delle prove più evidenti.__ Le origini del podestariato. «Prima di tutto, una domanda. Come fa il Signor Sardotsch a sapere che fu proprio il signor Krebs a fare le prime aperture per una eventuale candidatura al posto di Podestà?» — mi chiede con ingenuità maliziosetta il Per finire. Ma se lo avete insinuato voi, nel famoso Dispetto, prima colonna e prima falsità! Voi scriveste testualmente così : «Le prime aperture per una eventuale candidatura Sardotsch sono partite da un amico intimo di lui da un suo alter ego». «E' dunque vero?....» Ma come no! vero verissimo, rispondo io, con la variante però della inversione delle parti : che non io ho mandato o suggerito o insinuato comunque la velleità del podestariato, del quale il peso conoscevo prima, la cui croce ho sperimentato poi. — Proprio così: la prima apertura perii podestariato la fece con me il defunto Krebs, mio amico e ambasciatore vostro, a nome del partito. — Nessuna meraviglia che io ne abbia fatto il nome ; se meraviglia c'è, essa viene proprio dalla domanda che con faccia rosea osate rivolgermi voi, che a me lo avete mandato più volte. E se difficoltà ci furono, furono da parte mia, dalla mia riluttanza che cedette solo alle vostre replicate insistenze. Erano poi realmente, come dite voi, non poche anche da parte vostra, le difficoltà dovute superareì Ne convengo; me ne persuade la storia dei dispetti che seguirono. Una prova di più che la mia candidatura al podestariato non godeva la spontaneità che voi volete ; che essa pesava a voi sullo stomaco già allora; che era naturale lo sforzo di liberarsene, come era naturale la ricerca dei mezzi più opportuni per giungere allo scopo. Così diceva press'a poco un periodo della Risposta alla Replica e così replico a naia volta oggi anticipando ciò che dovrei ripetere circa la famosa crisi municipale. Avete portata innanzi la testimonianza di un morto che non può levare il capo dalla tomba per smentire le vostre interessate calunnie, oggi portate innanzi anche la testimonianza di persona viva ; ma cari signori, sono vivi ancora e sani anche tutti coloro che ricordano, aver- io accettato la candidatura podestarile offertami solo dopo pressanti e ripetute insistenze. E sta qui, proprio qui il perno della questione ; di quà risulta stolta e vile la insinuazione di ambizioni mie morbose, e riveste tutta la sua fosca malignità 1' accusa, aver io tentato di forzare il voto vostro col miraggio di una rinuncia all'assegno di rappresentanza; davvero: nessuno paga ciò che non desidera di avere. Che giova frascheggiare su quello che si vuole oggi credessero allora tutti in paese; a che prò fare dello spirito stantio su l'impiego dell' assegno di rappresentanza? Voi, dopo avermi fatto passare come un vile mercanteggiatore della candidatura podestarile, oggi con la solita restrizione furbusca: Se è vero ! mi avevate pubblicamente accusato di promettitore menzognero. Messe le cose a posto da me nella seconda Risposta, stritolata la vile insinuazione, si fa oggi, nel Per finire, un passino indietro e ci si richiama timidamente alle voci che correvano e si arzigogola sul reale impiego dell' assegno, sulla mia carità verso i poveri, si ride e si vuole far ridere sulla forma di questa carità senza chiassi, contro il solito! Ecco: dirò subito che chi non è abituato a metter mano alla saccoccia non corre pericolo di far chiassi contro il suo solito ; — dirò poi, modestia a parte, a costo di sentirmi ancora una volta rinfacciare di ostentazione che ributta dopo essere stato fellonescamente provocato, dirò poi che il mio sistema di fare la carità è precisamente 1' opposto : quel pò che faccio è fatto o da me direttamente o da uno di casa mia e ad ora tarda ; — dirò in fine che lascio giudicare alle persone di senno se non sia giuoco meschinissimo, non all'altezza certo di supe-ruomini tanto fatti e maturi, battere la sella quando non si può frustare il cavallo. La verità sulla crisi. La lingua batte dove il dente duole; e sembra che il dente dolorante sia sempre la famosa crisi comunale; qui si vorrebbe coprire pietosamente il passato vergognoso o attenuarne la portata significativa, perchè nella crisi comunale ha maturato il frutto di quel passato che è nel dominio del pubblico e che rettorica avvocatesca non vale a distruggere. E per insinuarsi neli' animo di chi legge, si ripete ii vecchio giuoco; — dovrebb'essere il pezzo forte questo che mi atterra e stritola senza speranza di risurrezione. E invero se bastassero le insolenze e le frasi fatte, ce n'è qui da demolire un colosso più grande e cospicuo della mia povera persona: spigoliamo. La mia «caduta o suicidio che meglio voglia dirsi fu 1' effetto naturale e spontaneo di quello spirito di autocrazia, d'incaponita prepotenza e di sconfinata presunzione di sè che lo pervade dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi» ; — «unica sua arma fu sempre e dovunque far prevalere la sua infallibile volontà con l'arma usata ed abusata delle tipiche dimissioni»; e fermiamoci tanto per respirare. Questo giudizio.... postumo vale un perù in bocca a coloro che all' autocandidato d'oggi, offrivano ieri un seggio dietale a nome del partito liberale nelle presenti elezioni. E' singolare che a un autocrate, a un prepotente, a un presuntuoso dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi, si abbia avuto il coraggio civile di affidare le sorti di un Comune importante come quello di Capodistria, e, peggio, ve lo si abbia voluto confermare dopo date le dimissioni ; è strano che queste terribili magagne non sieno venute alla luce prima della mia autocandidatura a spazzare dalle varie istituzioni cittadine anche l'ombra del mio nome esecrato, anche il lontano ricordo della mia presenza; è sfrano! E questa stranezza occorre documentarla a costo — ancora una volta —- di peccare di ributtante ostentazione ; perchè non me stesso io metto innanzi e 1' opera mia di lavoro, di costanza, di attività varia e feconda; — ma, dopo la mistificazione sfrontata dei fatti, occorre sferzare la inconseguenza palmare dei giudizi, che tradisce la malnata voglia di aggredire per demolire senza scrupoli, senza esami di coscienza, presenti e passati, la mia onorata esistenza; occorre sferzare la bassezza dai metodi, indegna di leali avversari. Ebbene : a questo autocrate, a questo prepotente, a questo monomaniaco ; a me, avvezzo a forzare sempre democraticamente le situazioni con la mania dimissionaria, si offrivano le cariche più cospicue nelle importanti istituzioni cittadine. E' questione di settimane: Una deputazione di egregi signori faceva a me vivissime istanze, perchè continuassi a fungere da consigliere della Banca Popolare : erano i signori Francesco Vissich, Bortolo de Baseggio, Terenzio Della Santa; una deputazione composta dei signori Avv. Pietro Longo e Avv. Stefano Derin mi voleva ancora membro del Consiglio di Amministrazione della Nuova Società cittadina di navigazione a vapore; — durante la Esposizione, dal signor Francesco Vissich per la Banca, dal signor Antonio Apollonio per la Società di Navigazione ero pregato vivamente di conservare il posto di presidente delle due istituzioni — e non certo per ragioni di pura convenienza, nota com'è a me la perfetta lealtà dei due gentiluomini — esibendosi di sbrigare essi le correnti mansioni, purché dessi il mio nome; — l'ambizioso, il megalomane, il vanesio dalla cima dei capelli sino alla punta dei piedi rifiutò le due cariche, perchè occupatissimo per la Esposizione e perchè cariche a semplice titolo di onore non è solito accettarne ; — nèl' ambizioso e il megalomane di oggi volle accettare la carica di membro del Curatorio per il promovimento del concorso dei forestieri a Trieste e nell' Istria riofferta a lui officialmente dal Municipio di Capodistria; e quest'uomo dallo spirito recalcitrante si riproponeva forse perla quinta volta a membro della camera di Comercio nel 1911; di quest' uomo, carico di tutte le miserie morali che sogliono rendere esosa e inetta una persona per la vita pubblica si esaltavano ai sette cieli le qualità personali e civiche in apposita pergamena che trascrivo: AL PRESTANTE CITTADINO BORTOLO SARDOTSCH PRO VIDO INSTlTUTORE E PRIMO PRESIDENTE DELLA BANCA POPOLARE CAPODISTRIANA PER SAGGIO SUO GOVERNO E RARO DISINTERESSE IN SETTE ANNI GUIDATA A SECURA MERAVIGLIOSA FLORIDEZZA DIREZIONE E CONSIGLIO AMMIRATI GIUSTO PEGNO E CORDIALE DI DEVOTA RICONOSCENZA OFFRONO CAPODISTRIA 6 MARZO 1910 F. Vissich — A. Apollonio — L. Venuti — Ant. Almerigogna Avv. Derin — T. Della Santa —Ing. G. Calogiorgio — Giov. Mamolo — B. de Baseggio — E. Michelich — Giovanni Totto — Vitt. Cocever — B. Lonzar. Era persuasione o era finzione ? A onore di chi firmò escludo la finzione; dunque era persuasione; dunque il voltafaccia di oggi che dice?.... O potenza di un' autocandidatura, che fa dar di volta ai cervelli, che mette sul naso ai «ragazzi bizzosi» gli occhiali affumicati, che fa diventare altrettanti «monelli dispettosi» le persone più serie di questo mondo, che sconvolge le idee e capovolge i fatti accaduti alla luce del sole! O potenza del periodo elettorale, cosi largo di odio e cosi largo di benigne condiscendenze, cosi fecondo di versatili iniziative, così fervido di proposte di progetti, di esumazioni e di manipolazioni e così fecondo di povertà e di gretezza d'animo. E ci siamo a qualche cosa di più concreto: al bistrattato regolamento organico degl' impiegati ; ci siamo alla Commissione di finanza, con preside l'avv. Belli, «che si trovò sulle braccia (che peso !) un progetto informe di prammatica pieno d'incongruenze e di contradizioni sostanziali, raffazzonato come poteva farlo il podestà Sardotsch sulla falsariga di altri eguali regolamenti». — Immaginarsi «l'improba briga di rimaneggiare da capo a fondo quel misero parto!» — immaginarsi «i disinvolti e gretti criteri del primo compilatore» — che voleva condannare a «stipendi di fame i tunzionari del Comune». Vivaddio ! quel progetto informe, quel misero parto si deve trovare ancora negli scaffali dei Comune e può essere ispezionato da chi desidera; — quel misero parto tiene pur conto — lo ammettete anche voi — di progetti consimili; quel progetto informe è stato compilato da un podestà scelto da voi e da una Deputazione comunale scelta da voi anch'essa fra i 30 rappresentanti; — gli stipendi di fame assegnati agi' impiegati del Comune li avete lasciati correre voi fino al 1912; — il progetto di regolamento organico lo avete lasciato dormire voi fin dal 1907, fra le carte polverose dell'archivio comunale ; — furono prese in considerazione le sorti di chi lavora per il comune proprio nel 1912 e proprio dal podestà Sardotsch, e non in mezzo ai timori e alle preoccupazioni dell' agitato periodo elettorale, e non dico di più. Bizze, cari signori, e sempre bizze contro colui che vi pesava sullo stomaco. E vengo anch'io ai tre punti che hanno fatto precipitare la crisi. 1. -— Il trasporto della Civica Biblioteca nel palazzo Tacco. — Dunque la Civica Biblioteca non è in «soffitta» ma... al suo livello che si chiama secondo piano del palazzo municipale : e il pubblico che vi vuole accedere, cerchi la scaletta di legno che vi conduce, e giudichi. — Chi s'è mai sognato di mettere in dubbio l'opera intelligente e amorevole dell'egregio bibliotecario prof. Mayer nella riordinazione dell'archivio della biblioteca? chi s'è mai sognato di negare la compiacenza e il plauso al distinto professore di quanti ospiti ragguardevoli ebbero a visitarla? — Ma, cari signori, è uno dei soliti sgambetti codesto, inteso a spostare bellamente la questione e stornare l'attenzione di chi vi legge dalla sostanza della cosa. Ma se lo stesso egregio professore si è lamentato più volte che la biblioteca pur cosi cospicua e il civico museo non abbiano una sede decorosa ; ma se lo stesso professore, in pieno accordo alla Deputazione comunale, ne sosteneva il trasporto al palazzo Tacco!... A che giuoco giochiamo? Cioè il giuoco di comprendere benissimo. Senza dire che non era solo questione di decoro cittadino : era questione anche di sicurezza materiale. A parere dell' Ufficio Tecnico comunale, già allora il peso non indifferente addensato in quei locali fu dichiarato pericoloso per il fabbricato. Dunque? Il semplice adattamento del palazzo Tacco esigeva un dispendio di cor 3310? — Strano, che uomini i quali rinfacciano a me tanta disinvoltura e grettezza di criteri amministrativi, mentre si spaventano dinanzi a 3310 corone, lasciano poi il palazzo Tacco in uno stato di conservazione desolante, lasciano quasi improduttivo il capitale cospicuo che esso rappresenta, e non si accorgono che un tal quale compenso alla spesa, materiale e morale, risulta proprio dal riattamento e dall' uso nobilissimo cui sarebbe stato adibito. Oh! li conosco anch'io quei certi delicati impegni d'indole pubblica, li capisco e rispetto fino a un certo punto; ma ricorderò e farò mie le parole dette da un saggio amministratore e rappresentante comunale circa tre anni or sono in piena seduta : — «Essere una perdita troppo sensibile, da troppi anni tollerata il lasciare infruttuoso un simile capitale» ; così il signor Nazario De Mori. 2. — Il Civico Monte di Pietà. — Quanto alla prima parte dello spunto : ~ è strano che, mentre nella questione del trasporto della Civica Biblioteca e del civico Museo al palazzo Tacco la questione di lustro e di decoro cittadino la si fa cedere di fronte alla spesa di cor. 3310; qui passa in seconda linea la questione finanziaria e deve cedere dinanzi al lustro e decoro della storica istituzione di secoli, scartato anche l'equo esperimento di un anno di prova; — che sia anche questo un artificio di polemica? Quanto alla seconda parte dello spunto : — qui c'è un'accusa di favoritismo in piena regola e vale la pena di mettervi un po' di luce. L'amministratore provvisorio del Civico Monte di Pietà signor Percolt, mio amico, fu assunto sotto il podestariato di Belli il 1 agosto 1911 alle stesse condizioni del suo antecessore, cioè con l'emolu-di cor. 2400. Conservò il posto gli ultimi sei mesi di quel podestariato più altri sei mesi del mio. Siamo stati e siamo ancora amici io e il signor Percolt; ma nè favoritismi nè comparismi hanno formato mai la direttiva della mia vita pubblica ; me ne appello a quanti mi conoscono; e favoritismi non si possono rinfacciare a me nemmeno nel caso attuale. Son buoni testimoni i colleghi di Deputazione ed è buon testimonio il signor Percolt medesimo, che fermo l'emolumento già goduto da lui sotto il podestariato Belli, era stato nondimeno anche aumentato alquanto il suo lavoro con l'asssegnargli altri lavori del Comune. Non solo: ma già allora, nell'intendimento di diminuire le spese di regìa, era mia intenzione di diminuire 1' emolumento stesso dell' ammini stratore al momento di assegnare a lui la definitività. Questo non potè avvenire per la rinuncia spontanea all' ufficio da parte del signor Percolt. Dopo ciò cerchi chi legge una parola adatta a bollare come si conviene il trucco mefistofelico ■degli avversari. i E quanto a criteri amministrativi in argomento io potrei domandare, se, di fronte a una mia proposta di accettare altra persona degna che proferiva spontaneamente condizioni di emolumento più vantaggiose, sia preferibile il suggerimento dato in pubblica seduta da un autorevolissimo rappresentante di inasprire l'interesse dei pegni, se ben ricordo, dall'8 fino al 12 %! 3. — Le trattative per la introduzione del gas. — Riporto dal Per finire: «Rispetto poi alla facoltà, già chiesta a tamburo battente dall'ex-podestà alla Rappresentanza ecc. ecc. ecc.». Bisogna capire tal gergo, per capire lo sforzo che è necessario a robberciare gli sberleffi che fanno, sotto la penna avvocatesca, logica e verità. Chiedere una facoltà a tamburo battente in gergo furbesco locale, e forse di altri siti nella povera Istria, vuol dire commettere l'errore madornale di trattare le questioni vitali del paese in seno alla Deputazione comunale, senza farle cresimare in antecedenza da Tizio e da Caio, tutori e curatori del podestà novizio e pupillo. E poi poche parole. Io so e lo sapeva al par di me anche il signor avv. Derin, quale consigliere referente e nella veste di consulente legale, perchè sempre pienamente d'accordo nel corso delle trattative, che i patti fatti dalla Società di Augusta erano vantaggiosi per Ca-podistria; e so che da 14 mesi a questa parte — dico quattordici — il nuovo esecutivo studia e studia ancora, mentre nel novembre 1913 il progetto vantaggioso da me caldeggiato doveva essere realtà; — dice un proverbio popolare: — Meglio un uovo oggi che una gallina domani. E aspettiamo la gallina, se pure è nato l'uovo dal .quale deve uscire la grassa gallina! Forse la canicola del periodo elettorale precipiterà la incubazione. Le responsabilità della Esposizione. Qui siete a disagio, cari signori. In tutta la prima mezza colonna non c'è la miseria di una ragione che calzi; c'è a esuberanza l'artificio solito di scambiare le carte in mano per i gonzi; c'è l'elegiaco lamento sulla mancata più elementare convenienza personale e politica, quasiché i falsari di fatti e di intenzioni non sia lecito metterli alla gogna con la prova di documenti ineccepibili e niente affatto vincolati al secreto; c'è a esuberanza la posa tragica di burrasche che infuriano, di eroi che si eclissano mentre entra a fiotti l'acqua minacciando il naufragio; — c'è l'elemento comico di Pilato che si lava le mani mentre il naviglio è sbattuto dai marosi; — e c' è infine — qui sta il buono ! — l'esempio civile di abnegazione e di cosciente coraggio di chi.... salva capra e cavoli ! E se non ridi, di che rider suoli? MI corre alla memoria l'episodio nella vita del barone di Munchhausen che, trovatosi senza accorgersene, per sua mala ventura, in una buca profonda, si afferrò per i capelli e.... tira e tira, riuscì a levarsi d'impaccio e a uscirne. E' il partito disperato dei nostri gentiluomini. E' vero: era il momento del più intenso bisogno.... di danari; era il momento nel quale più infuriava la burrasca... dei creditori; era il momento in cui si andavano allargando le ampie falle... della bancarotta; era insomma il momento dell'esterno periglio. Ma era proprio quello il momento nel quale molti Pilati si lavavano le mani, lasciando a due Cirenei di portare la croce della Esposizione; — era quello il momento nel quale le nostre grida di soccorso s'erano sperdute nel trambusto della bufera infuriante; — il convegno di Capodistria andato deserto; — il convegno al caffè Specchi approdato a un bel zero, mentre occorrevano migliaia e migliaia di corone; — l'ultimo convegno nei locali dell'Istituto per il promovimento delle piccole industrie che, insieme al signor Snrdotsch e al dott. Nobile aveva lasciato scoraggiato e sorpreso lo stesso dott. Belli. E occorrevano proprio 80.000 corone: 55.000 per fatture scadute e 35.000 anticipate da... Pilato!! Questo l'esempio virile de' miei denigratori di oggi ! — Chi ha un bricciolo di senno chiama codesta inerzia fenomenale, codesto assenteismo nel momento del pericolo, codesto disinteressamento quando non di progetti si aveva bisogno ma di denari, quando cessati i lirismi della esteriorità occorreva proprio il nerbus rerum a sanare le piaghe interne ed evitare la dichiarazione di fallimento al giudizio, — chi ha bricciolo di senno lo chiama più che fuga vergognosa, tradimento ! E come nessuno che non sia interessato trova a ridire sul contegno nostro di fronte all'apatia buddistica dei veri Pilati; come ognuno che ragioni con la testa e non con le scarpe, visto che la decisione di Sardotsch-Nobile, solo essa, è riuscita a svegliare i dormienti, non può a meno di approvare e il lavoro indefesso fino ad Esposizione finita compiuto con disinteresse e sacrifizio da loro e la decisione presa otto giorni prima della chiusura; — così gli onesti e assennati di ogni partito non troveranno parole adeguate a stimatizzare coloro che tentano oggi di ricattare l'opinione pubblica giocando di frasi e di menzogne, barando su l'equivoco. La lettera aperta del dott. Nobile è documento che non si confuta nè con le giravolte del sofisma, nè con l'effetto di una frase, nè con storni di retorica: faccio mia la chiusa e ripeto con lui che mi fu compagno generoso e assiduo di lavoro e di sacrifizio: «Un'altra soluzione ci rimaneva, è vero: la so luzione più onesta: dichiarar fallimento in giudizio. Ma prima di far pesare su l'Istria codesta vergogna, col nostro atto volemmo un'ultima volta vedere se proprio anche ai nostri colleghi di presidenza ogni altra soluzione sembrasse preclusa». E le dimissioni, proprio le dimissioni, hanno fatto il miracolo. Questa è storia ; era questo lo scopo nostro, fu questa la nostra intima soddisfazione. Ambizioni e candidature. La questione sarebbe piccina e inconferente davvero, se per spuntarla a ogni costo, a ogni costo non la si volesse anch'essa come tutte le altre spostare: segno anche questo della bontà della causa sostenuta dai miei avversari! Potrei rimandare il lettore alla mia seconda Risposta: è così evidente la cosa che non c' è bisogno di aggiunte; nondimeno riassumo. Mi si è trattato da ambizioso e si calca e ricalca anche oggi sulla parola, perchè la parola fa effetto; — ho risposto confutando la insinuazione e, a titolo di chiarezza maggiore, ho rievocato l'episodio del mandato dietale per la Camera di Commercio. La cosa — inconferente — passa fra me e l'on. Bennati e non fra me e la Direzione del Partito; la cosa è di indole privata e non di natura ufficiale; si tratta di una mia rinuncia privata a favore dell'on. Bennati ; si tratta della mia rinuncia dopo fatto il mio nome da cittadini radunati allo scopo nella sede della Banca popolare capodistriana, e dopo accettato dai presenti; si tratta di una rinuncia mia dopo quella brutta mattina seguita a una brutta notte insonne dell'on. Bennati, dopo l'espresso desiderio dell'on. Rizzi, di cui il capoverso della lettera dell'on. Salata è il commento, riprova magnifica dell'andamento delle cose; periodo che suppone e non cancella la mia designazione da parte dei convenuti quale candidato della Camera di Commercio, perio do che suppone e non cancella la mia rinuncia a favore dell'on. Bennati: — siete serviti! E queste, signori colendissimi, non sono «giravolte pretine», sono verità che schiacciano tutte le giravolte avvocatesche, tutte le piroette da saltimbanchi, che in ultimo effetto seppelliscono nel ridicolo chi, in mancanza di meglio, è costretto a ricorrere a cosi meschini ripieghi. Conclusione Il motivo dirigente che apre la polemica de' miei avversari, riappare, è ripreso nel suo svolgersi e, ampiamente accentuato la chiude, è invilire me e 1' opera mia, gettare nel fango il mio nome e la mia riputazione, cercare nel mondezzaio delle insolenze i termini più atti allo scopo, più efficaci e impressionanti. E il lavorio nell' ombra, in questo tempo di preparazione elettorale, è l'appendice del lavorìo con la stampa: Boicotaggio ai miei stampati, minac-cie di boicotaggio a chi, pur estraneo alla lotta, con pieno diritto ne cura o permette la diffusione, mi-naccie di rappresaglie ignobili, denigrazioni sistematiche persino sui miei sentimenti di patria e nazionalità che nessuno ha osato mai intaccare. Il metodo è l'uomo e lo caratterizza. Su questo punto devo e voglio insistere; e con chiarire il basso giuoco degli avversari fino all'evidenza, intendo chiudere anch' io, ben sicuro che il Per finire della «Unione Nazionale» sia veramente definitivo. Gli avversari si compiacciono che la loro replica non sia piaciuta a me ; io mi permetto solo di timidamente dubitare che la risposta alla replica sia piaciuta loro, mentre posso assicurarli che è piaciuta non a tanti ma a tutti, meno gli sferzati di santo dovere. Non so se piacerà loro la chiusa di questa Risposta che spero definitiva, anche per impedire che gli egregi superuomini perdano un tempo prezioso agi' interessi supremi della Patria, ad occuparsi della spazzatura della polvere degli uffici podestarili, delle sputacchiere igieniche o del numero 100, diventato definitivamente il numerus clausus. All'onda d'insolenze che si accumulano oggi contro di me, all'onda di vituperi, alle calunnie io oppongo con calma dignitosa il giudizio autentico, sereno, cordiale non convenzionale, espresso in una serie di lettere, scritte quando le passioni non erano scatenate, quando lo spirito di vendetta non faceva velo all'intelletto, quando l'autocandidatura non era proclamata, qnando una rivincita non era necessaria, quando l'uomo nefasto di oggi si sperava potesse rendere ancora ottimi servigi alla chiesuola che vuole essere il cervello del partito, il palladio della italianità, l'areopago della sapienza civile e politica della patria. Sono lettere che dal 1905 vanno fino al marzo dell' anno di grazia 1914, anno climaterico sotto ogni rispetto, dunque fino all' inizio del periodo elettorale che ha portato il sollione e la canicola prima del tempo. Presidenza della Società Politica Istriana Capodistria, 21 Luglio 1905 Onorevole Signore Sig. Bortolo Sardotsch Qui La pregiata Sua del 17 Luglio corr. colla quale Ella presenta le dimissioni da socio della Società Politica Istriana, ha prodotto nella firmata Presidenza una dolorosa sorpresa anche per le ragioni che L'Javrebbero determinata a un tal passo. La stima eh' Ella meritatamente gode in paese ed in provincia per i Suoi meriti personali e per 1' attività da Lei esplicata in ogni occasione a prò' del nostro partito, la fede costante e sincera da Lei ognora professata alla nostra causa, non possono far dubitare un istante della lealtà dei Suoi sentimenti. Se l'articolo comparso sul giornale Egida nel numero del 16 corrente mese può aver giustamente urtato la Sua suscettività, esso non vale certo a menomare la stima e la fiducia che tutti coloro che la conoscono nutrono per Lei. E però a nome della Presidenza della Società Politica Istriana, che ci tiene moltissimo ad annove-rarLa tra i soci del Sodalizio, La prego vivamente di desistere dal Suo proposito, e di ritirare le date dimissioni. Colla massima considerazione La Presidenza della Società Politica Istriana Il Presidente Avv. Bennati Presidenza della Camera di Commercio e d'Industria dell' Istria in Rovigno Pregiatissimo Sig. Sardotsch Con mio grande dispiacere ricevei la preg. Sua nella quale mi rassegna le dimissioni dalla carica di Consigliere di questa Camera di Commercio. Feci parte di questa Sua risoluzione ai colleghi di qui, e tutti indistintamente disapprovando l'articolo comparso nell' Egida m'incaricarono di pregarLa a volerle ritirare. Non feci neppur protocollare la di Lei lettera, sembrandomi cosa da risolvere in forma del tutto privata, consultando cioè i nostri buoni amici. Non trovo neppure da discutere su quell' articolo, basta soltanto rilevare 1' assurdo in esso contenuto cioè quello di credere che un buon cattolico non possa essere un buon patriotta. Dal lato religioso ognuno può pensare come crede, questa è la vera, libertà. Prendendo poi la cosa dalla parte commerciale, la Camera non può a meno di esternarLe tutte le lodi per aver portato a conoscenza in alto loco i prodotti della nostra industria. Certo che la Signoria Vostra non vorrà insistere nelle date dimissioni, mi pregio esternarLe i sensi della mia massima stima e considerazione devot.mo Gius, Quarantotto Rovigno 24. VII. 905. Municipio di Capodistria addì 28 aprile 1913. N. 2010 Onorevole Signore, Siccome nella prossima adunanza generale della Federazione per il Promovimento del Concorso di forestieri a Trieste e nell'Istria, indetta addì 20 maggio p. v. seguirà anche la rinnovazione Federale, mediante nota d. d. 21 and. N. 1066, invitava lo scrivente Municipio a designarle il proprio rappresentante, da nominarsi in seno al Curatorio per il prossimo triennio. La deputazione Comunale avrebbe in animo di proporre alla prelodata Direzione la di Lei rielezione al rispettivo ufficio anche per il futuro triennio, in grato riconoscimento delle amorevoli e sagaci di Lei prestazioni. Prima però di farlo, per espresso incarico della Deputazione di d. 23 and. mi pregio comunicarLe tale divisamento, per avere la Sua ambita adesione. Non dubito, ch'Ella gradirà accettare, con volonterosa compiacenza, l'importante e fiducioso mandato anche per l'avvenire; e pregandoLa di darmene cortese atto, mi raffermo con la massima stima e considerazione p. Il Podestà Dott. Longo Nuova Società Cittadina di Navigazione a Vapore N. 28 Capodistria, li 29 gennaio 1914. Al Pregiatissimo Signor Bortolo Sardotsch Loco. Con vivo e sincero rammarico abbiamo appreso dalla stimata lettera del 23 gennaio corr. la Sua inattesa determinata di deporre, per il prossimo Congresso generale, il mandato di Consigliere d'Amministrazione. Prima peraltro di darne atto al Consiglio Sociale, come sarebbe nostro doloroso dovere, e perchè apprezziamo — e ce ne fanno novella provale sue generose espressioni — l'esperienza, la sagacia e l'amore, ond' Ella si dedica a vantaggio sociale, ci piacque deliberare nella seduta direzionale del 27 di pregarLa caldamente a desistere dal Suo proposito, e conservarci la di Lei degna collaborazione almeno sino all'espiro del triennio amministrativo. Avremo caro di saper accolta, dalla Sua cortese condiscendènza, la nostra cordiale preghiera; e in tale fiducia ci raffermiamo con la massima stima e considerazione Nuova Società Cittadina di Navigazione a Vapore Il Presidente Aw. Longo All'onorevole Signore Bortolo Sardotsch Loco Banca Popolare Capodistriana Consorzio registrato a garanzia limitata Capodistria, 9 Marzo 1914 Egregio Signore, Interprete dei sentimenti manifestati dal neo-eletto Consiglio di Amministrazione nella seduta del 7 c. m., la sottoscritta si fa un dovere ed un onore insieme, di esprimerLe con questo mezzo, i più caldi e sentiti ringraziamenti per 1' opera zelante, indefessa e sopratutto preziosissima che Ella, sia quale ideatore e fondatore, sia quale Consigliere di Amministrazione della nostra Banca, volle in ogni occasione prestare, al benessere e all'incremento dell'Istituzione. Voglia Egregio e Distinto Signore, anche fuori dell' ambito che Ella ha spontaneamente abbandonato, conservare a noi e all'Istituto da Lei creato, quella simpatia e quella benevolenza che ci è tanto cara ed accolga, in uno ai nostri migliori saluti, l'espressione della nostra più alta stima e considerazione p. la Direzione della Banca Popolare Capodistriana Vissich All' Egregio Signore Bortolo Sardotsch Loco Così si scriveva fino a ieri. Oggi si scrive invece dell' esaltato megalomane, dell' uomo tronfio di boria, avvezzo a forzare, col suo temperamento ricalcitrante, le situazioni, dello spirito autocratico, d'incaponita prepotenza, di sconfinata presunzione che lo pervade dalla cima dei capelli fino alla punta deipiedi; così si scrive oggi. Quasiché il pubblico nulla conosca del mio passato, e punto sappia valutare il trucco vergognoso degno di barattieri di professione, punto ne sappia intuire le ragioni intime ma non enigmatiche: tal sia di loro. Io. sicuro di me, tranquillo nella mia coscienza d'uomo onorato, che conta nel suo attivo tutto un passato di operosità mai smentita, di disinteresse a tutta prova, affronto fiducioso l'avvenire. Fra le molteplici adesioni che in questo momento ho avuto l'onore e il piacere di ricevere e a voce e in iscritto, bramo di far leggere una lettera testé ricevuta da un mio carissimo amico dell' Istria bassa che in provincia gode ben meritatamente alta stima e profonda considerazione. ......... 26.V.1914. «Carissimo Amico Il tuo distacco da coloro che tu chiami gli oligarchi capodistriani m'ha vivamente addolorato, ma non ha scosso nè rallentato la grande stima e l'alta considerazione che ho sempre professato e professo per te. Il tuo contegno io lo comprendo e lo giustifico, mentre trovo strano e inesplicabile 1' atteggiamento dei tuoi odierni avversari. Io non intendo di occuparmi delle accuse e degli attacchi che formano oggetto della vostra polemica, anzi mi permetterò d' osservare che ormai quella polemica, nell'interesse d'ambo le parti potrebbe cessare. — Le mie odierne considerazioni hanno un punto di partenza più lontano, lo mi soffermo per un istante sul momento psicologico che determinò il tuo distacco dagli amici e consenzienti di ieri. — Ho già rilevato che l'atteggiamento dei tuoi ex amici mi riuscì inesplicabile. — Infatti se avessero considerato serenamente e senza preconcetti uomini e cose, avrebbero dovuto convenire che un candidato alla deputazione, più degno e più desiderabile di te non l'avrebbero potuto trovare. Ora non l'averlo fatto costituisce già da per se oltre ad una corbelleria anche una solenne ingiustizia. Quando penso (perdonami la mia franchezza) all'abnegazione, alla rettitudine ed all'entusiasmo, cui ispirasti sempre la tua attività nelle pubbliche amministrazioni, ed al magro consenso da te raccolto, per parte di chi doveva valutare equamente 1' opera tua, mi vien fatto di domandarmi se per avventura i superuomini pullulino in provincia come i funghi, tanto da permettersi il lusso di gettare fra i ferravecchi, uomini del tuo stampo ! Ora di uomini superiori, in provincia, io ne vedo ben pochi ; in cambio di ciò, non pochi gl'inetti i mestieranti ed i ciarlatani infeudati nelle pubbliche amministrazioni. — E' ben vero che alcune di queste nullità portano, non senza una certa disinvoltura, la maschera di superuomini ; ma sono maschere ormai sciupate, che non dovrebbero trarre in errore più nessuno. Oh se 1' onorevole Bennati (che io ritengo sempre in buona fede) potesse un tantino sollevarsi ed osservare attentamente e senza prevenzione io suoi luogotenenti! — Non rimarrebbe al suo posto cinque minuti. Non volendo continuare queste meste riflessioni, farò punto, augurandoti maggiori soddisfazioni in un prossimo avvenire. Con tanti saluti mi segno affezionatissimo amico (segue la firma)* Infine dirò: Nulla ho da guadagnare per me, molto da sacrificare di me stesso, tutto quanto so e pogso intendo che porti il suo sassolino al grande edificio della prosperità della patria carissima: il mio programma è tede, patria, democrazia; chi lo> approva, mi aiuti ad attuarlo. Bortolo Sardctsch Autocandidato nel collegio di questa città per le elezioni dietali del giorno 30 giugno 1914. Capodistria, V. Vascotto — Tip. C. Priora.