'vita giovanile* ^_ _______ ^ == PERIODICO BIMENSILE Editore il Circolo Giov. „Fides". gratis. Redazione: Via S.Pietro 594, II. PRIMO MAGGIO. Squillar! giulive le trombe nel silenzio della città ancor dormente e invitano il popolo a levarsi alla festa del lavoro. Suonano a distesa le campane, quelle che ci sono, e la loro voce insinuante e dolce invita i fedeli alla preghiera al principio del mese sacro a Maria. È il primo Maggio, data fatidica, che non più asservita a scopi di parte, ma elevata a consacrar il lavoro, fonte perenne delle gioie più pure e delle più intime soddisfazioni, assume per noi giovani cristiani un altissimo significato per questo accordo mattutino, che c'invita ai piedi della V'ergine. Lavoro e preghiera, ecco la sintesi di tutto un programma di vita, di tutto un ideale di attività, che le trombe giulive e le campane suonanti a distesa richiamano alla mente del forte lavoratore cristiano, addestrato alle lotte della vita. Ora et labora, — prega e lavora — era il motto dei maggiori nostri, che in tutti i campi ottennero gloriose conquiste e portarono la scienza e le arti, il commercio e l'industria ai più alti prestigi, affermando il loro primato nel ricordo. ora et labora, sia il motto che noi tardi nepoti di così gloriosi antenati vogliamo ricercare, oggi, primo maggio, festa del lavoro e della preghiera, per imprimerlo bene nella nostra mente e farne il programma nostro individuale. Al ricordo di quell'attività, che s' è fonte di benessere sociale e individuale, costa pure fatiche e dolori sentiamo il bisogno di porci sotto la protezione di Dio dator d'ogni bene e della gloriosa Madre nostra Maria, perchè trovato il lavoro dalle loro benedizioni concepiamo con piacere e con frutto abbondante la nostra funzione nella società. Sorgi, primo Maggio, e ai popoli legati alle catene della schiavitù del pensiero e del lavoro, del del capitalismo insipiente e di organizzazioni liberticide e di parte annunzia la libertà vera, la libertà sana, sintetizzata dal motto «ora et labora» preconizzata dall' armonioso accordo dello squillar delle trombe e del suonar delle campane. Il triste retaggio E storia di ieri. Se anche non tutti vi abbiamo assistito, tutti però sappiamo come dalla metà del secolo scorso in poi i governi abbiano fatto di tutto per demolire l'influenza salutare della Chiesa sulla vita delle nazioni. Fu una lotta aspra, accanita, ma subdola e vigliacca : subdola e vigliacca come 1' arma omicida dell' assassino che attende l'oscurità per assalire a tradimento la vittima, che lo ha beneficato. E tutti, tutti senza eccezione, i governi che hanno combattuto la Chiesa si piegarono alla falsità, al tradimento, insomma alla mala fede. E impossibile infatti che un galantuomo combatta in buona fede quella che Gesù Cristo ha costituito maestra infallibile di verità, madre di tutti gli a;flitti. Ascoltiamo anzi, a proposito, un testimonio che la sa lunga in queste faccende, per esser vissuto assieme con questa genia: è il convertito francese Adolfo Rettè. A pagina 91 del suo volume „Dal diavolo a Dio" così si e-sprime : „Ma l'ipocrisia del radi-calume mi diventò del tutto insopportabile specialmente in una sera, in cui assistetti a un concigliabolo, presieduto da un politicastro, che negli articoli e nei discorsi faceva sfoggio di liberalismo e di tolleranza. Si trattava della separazione fra la Chiesa e lo Stato; ed ecco come egli si espresse, rispondendo ad alcuni che si lamentavano perchè s'erano impiegate troppe formalità e troppa lentezza nello spogliare il clero secolare e nel-l'impedire il culto : — ^Lasciate fare a noi, disse, foggiando un sorriso tristanzuolo ; strangoleremo i preti con dolcezza, senza smettere dal parlare di libertà e anzi dando loro l'apparenza dei primi torti di fronte al paese." Trovò d'aver parlato con troppa franchezza, perciò soggiunse: — Questo sia detto tra noi, eh ? Tutti i presenti, entusiasti della bella notizia, furono d'accordo — eccetto io, che serbavo il silenzio. Più tardi abbiamo veduto come il piano, esposto in quel giorno, fosse effettivamente messo in opera." — Questa è la lealtà di tutti i governi, questa è la tattica vile e disonesta nella lotta contro la Chiesa. E oggi ne godiamo gli effetti. Rotto il vincolo che lega 1' uomo a Dio è naturale, è logico che crolli pure la base dell' autorità umana; tolta la speranza in una futura giustizia, in una felicità eterna, è naturale, è logie* che il paradiso venga lasciato ai passeri e che 1' uomo belva cerchi qui la sua felicità: se lo può pacificamente, se no con la bomba e col pugnale. La conseguenza adunque più giusta è la rivoluzione a base di ferro e di fuoco. E a questa ci siamo. Ma la Chiesa sta immobile, perchè fondata su quella roccia che non crolla mai: su Cristo. E noi stiamo con essa sempre e dovunque anche a dispetto dei governi e anzi ancor più di gusto; poiché è per noi un vanto quello di essere perseguitati, perchè siamo di Cristo. Noi siamo con la grande Martire di 20 secoli, perchè siamo generosi, perchè odiamo la vigliaccheria, perchè vogliamo il trionfo della verità. Gioventù santa. Una volta Andiamo un p6 a ritroso* degli anni. Portiamoci con, la mente a 2000 anni or sono. Alziamo lo sguardo e osserviamo. Un mondo corrotto e corruttore occupa le terre che oggi appartengono agli stati più progrediti d'Europa. La massima suprema, l'unica regola di vita è godere: inghirlandarsi di fiori, bere il calice del piacere fino in fondo, togliere dal giardino incantato della vita i fiori più vaghi e seducenti, e poi? Poi morire placidamente con le vene a-perte, tra canti e suoni voluttuosi. Questo per i ricchi, per quelli che avevano dissanguato le province dell'impero romano, succhiando il sangue del povero e macerando le membra degli schiavi. I poveri, al contrario, conducono una vita che si potrebbe dire bestiale. Trascurati, dimenticati dai ricchi spietati, hanno perso ogni ideale di bellezza, di virtù, di nobiltà di anima e di cuore. Sono abbruttiti. Il loro massimo desiderio è di avere il pane senza lavorare e di divertirsi al circo dove gli uomini lottano contro le belve o tra di loro, sgozzandosi senza pietà. Quello che esiste àncora di religione non è altro che un cumulo di superstizioni. Questi sono i caratteri della società prima che il Vangelo incominciasse a essere predicato. Qualunque guardando gli apostoli, ignoranti e rozzi all'aspetto esteriore, avrebbe sorriso di compassione, sentendo che pretendono di cambiare il mondo. Eppure s'accingono magnanimi all' impresa. Nel loro cuore arde un fuoco sacro che mai si spegne, ma sempre più s'accende e divampa fino a farli disprezzare morte e pericoli Essi amano Dio e l'umanità. Hanno ricevuto l'incarico di portar la pace al mondo che l'aveva perduta. E vanno, vanno per mari e per terre popolate da barbari civili e da barbari selvaggi e predicano Cristo, perchè l'amore di Cristo rinfiamma, perchè sanno morire ma non sanno tacere. E trionfarono. Oggi Giovani, guardiamoci attorno. Siamo ripiombati nella barbarie. Sia pure barbarie in guanti gialli, ma è sempre barbarie. Il mondo non ha più un palpito nobile. Ha dimenticato di essere stato redento da Cristo. L' unico suo desiderio è di godere come una volta. Accingiamoci noi all'apostolato. Oggi santificati alla stessa fonte dobbiamo esser ancora gli eredi del grande amore degli apostoli per l'umanità. Noi pure non dobbiamo temere derisioni e minacce dal mondo. Se vogliamo vivere noi, se vogliamo che l'„Unione Nostra" asilo e rifugio degli entusiasmi puri e generosi, prosperi, dobbiamo lanciarci all'opera dell' apostolato. Questo è il carattere più forte che ci deve distinguere, solo così faremo il nostro dovere di arditi del movimento cristiano. La nostra gioventù sarà bene spesa e la sua ricompensa eterna. Carità cristiana Senza lo sforzo superbo ed antipatico della réclame, con cui suole andar accompagnata di solito la filantropia mondana, la carità animata dal Cristianesimo operò e opera continuamente dei prodigi, che riempiono di stupore ed ammirazione, chi li considera poi a mente serena. Uno dei campi d'azione più vasti e più bisognosi è costituito senza dubbio dalla protezione dell' infanzia abbandonata. In questo campo in prima linea bisogna mettere i figli di don Bosco i Salesiani, i quali dall' Italia alla America, dalla Spagna alla Polonia hanno esteso una vasta rete di Istituti per raccogliere, proteggere ed educare i bambini più poveri e bisognosi. Da u: a relazione fatta al I. Congresso internazionale dopo la guerra tenuto a Ginevra nello scorso febbraio apprendiamo che l'opera salesiana dopo 1' armistizio ha aperto ben 13 nuovi stabilimenti in Baviera, Polonia, Austria e Iugoslavia. Attualmente ci sono in Italia ben 1883 bambini affidati alla protezione dei Salesiani, fra essi ci sono 426 orfani- di guerra. In Austria i Salesiani hanno raccolto 131 orfani, mentre durante la guerra erano molti di più in seguito alla occupazione delle provincie venete. La Baviera ne conta 143, il Belgio 179, 1' Egitto 53, la Iugoslavia 34, la Polonia 183, la Turchia 110, l'Ungheria 22. Quante lagrime asciugate, quanti dolori leniti, quanto conforto portato a tante famiglie addolorate ! educazione Stralciamo a edificazione dei nostri giovani il seguente squarcio a' una lettera da Vienna al Bollettino salesiano. 1 salesiani hanno accettato dopo gli sconvolgimenti del 1918 la direzione di un Riformatorio. Ora essi scrivono: „...Siamo entrati in casa travestiti e in un momento, politicamente, assai pericoloso. Abbiamo trovato dei ragazzi e dei giovanotti, che non volevano sentir parlare di Chiesa e di pietà, che si dissero socialisti militanti, che issarono persino, ben inteso in casa, la bandiera rossa, gridando: „Ab-basso la religione e i preti". Ora tutto questo è passato. Portiamo il nostro abito sacerdotale : e dove prima si bestemmiava ora si prega; dove prima si eressero le barricate oggi si ornano gli altari e si prega con fede; dove prima si chiamavano bolscevichi, ora non vogliono altro nome che quello di all evi salesiani; dove prima non si voleva sapere di Dio, ora si va alla S Comunione quotidiana. La carità di N. S. Gesù Cristo e il sistema educativo di Don Bosco hanno triontato. Ora viviamo famigliarmente coi nostri giovanotti e ci sforziamo di mantenere ed approfondire anche in essi lo spirito salesiano". „Dio esiste... La nostra coscienza lo invoca nei momenti più. solenni di dolori e di gioio. L'umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimere il santo nome. L'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, con l'intelligenza dei suoi m»ti e delle suo leggi". Maiiini. Il Socialismo vuole la guerra Riportiamo alcuni squarci d'un discorso di Lenin - riferito dal periodico della Federazione giovanile socialista della Regione Giulia „La riscossa" nel N. 76 in data 3 aprile a. c. «Se i socialisti sono contrari ad ogni guerra, finiscono per non essere più socialisti. Il socialismo non è mai stato e non sarà mai nemico di guerre condotte da governi socialisti contro governi borghesi, perchè tali guerre sono rivoluzionarie.» * * * «Chi riconosce ia lotta di classe, deve riconoscere anche la sua logica conseguenza: la guerra civile, perchè questa non è che la continuazione di quella come lo à dimostrato la storia.» * * * «La guerra per i rivoluzionari di tutto il mondo, non soltanto è legittima, ma è doverosa, è santa!» * * * «Sappiano gli opportunisti che senza una guerra di classe con il conseguente spargimento di sangue, è impossibile l'instaurazione d'un regime comunista.» * ♦ * «...imparino i nostri fanciulli a maneggiare il fucile ed affrontare ogni resistenza.» * « * Si chiama parlare chiaro questo, nevvero? Che ne dite voi, operai e agricoltori, che vi siete iscritti al partito socialista o ne siete simpattizanti, perchè i socialisti vi ingannarono asserendo di essere gli unici contrari alle guerre? Chi à ragione, i socialisti o noi, quando li abbiamo rimproverati e continuiamo a rimproverarli, che la lotta di classe conduce inevitabilmente al disordine, alla guerra, allo spargimento di sangue? E voi, ingenui operai e agricoltori, che applaudiste il ciurmadore socialista inneggiante alla pace universale, al disarmo generale, batterete ancora le mani, quando ancora una volta verrà a darvela da bere con simili ipocrisie e falsità? Per Lenin e per i compagni la guerra, sia pure contro lo stato borghese, è legittima, do- verosa, santa, n^ più ne meno come per i nazionalisti, gli imperialisti, i grassi borghesi, gli speculatori. E il popolo che à versato sangue, che à sofferto le privazioni più gravi, che odia qualunque guerra, dovrà abbandonare di nuovo le officine e i campi per i begli occhi di quattro scalmanati tiranni rossi, riprendere le armi e ferire ancora e uccidere e morire? Quale differenza fra loro e noi ! Noi propugniamo non odio ma amore, non guerra ma pace, non dittature ma sane democrazie, non armi di morte ma arnesi e strumenti di lavoro e di benessere. Noi — se fedeli ai nostri principi cristiani — possiamo veramente gridare „abbasso le armi" -- loro, i rivoluzionari, i socialisti, i bolscevichi, urlano persino: „S'insegni ai fanciulli a maneggiare il fucile". Diffondete il giornate. Venga presto il bolscevismo fra noi Sono lettere o squarci, che il capitano Sardoul (disertore francese) manda a Alberto Thomas, uno dei capi socialisti di Francia: Una bolscevica Retrogrado, 19 nov. 1917. „Mio caro amico. Ho passato due ore a casa di Alessandra Kollonkal. La ministressa della salute pubblica è vestita d' un' elegante guana di velluto cupo, che disegna gradevolmente le forme armoniose d'un corpo lungo e squisito, libero da ogni imbarazzo. La ritrovai poco fa a Smolny, al quartiere generale della insurrezione, nel suo costume usato classico di militante più virile e meno seducente. Forse la ministressa ha due uniformi: l'una vecchia e usata per le assemblee degli operai, l'altra elegantissima per ricevere gli ufficiali " Nota. Noi diamo di frego a quel Bforse" convinti come siamo della doppia faccia di tanti socialisti, che vestono modestamente quando sono fra i „compagni" — sfoggiano all'ultima moda in altri ritrovi, dove l'occhio proletario non può penetrare. Come è bello fare il borghese Mosca, 8 aprile 1918. «Mio caro amico, «Ho veduto ora Alessandro Gay, il leader degli anarchici comunisti. Nella sua comoda camera dell' «Albergo nazionale» ho preso il the con lui, con la sua graziosa moglie e due militanti eleganti e belle. «Dolci squisiti, deliziosi, conversazione mondana. Accompagnammo una di queste graziose militanti fino al sontuoso «Club del commercio» divenuto la «Casa dell' anarchia». «I bolscevichi e gli anarchici si sono divisi, dopo esserseli disputati spesso a fucilate, i più bei palazzi della città. Ho visitato già un certo numero di queste dimore principesche. Vi si parla, vi si fuma.» E intanto il proletariato crepa di fame o di stenti sotto il peso del lavoro. La morte deli' amore Mosca, 16 agosto 1918. «Mio caro amico, «Un altro fatto assai strano dimostra a qual punto lo sconvolgimento si sia approfondito in tutti i cervelli. «Un giornale ufficiale dei So-viety pubblica un regolamento su la socializzazione delle donne nella città e distretto di Kvolinsk. «Questo regolamento stabilisce, che dall' età di 18 anni tutte le giovani sono dichiarate proprietà nazionale (come le armenteN. d. R.), devono farsi registrare all' Ufficio dell' Amore libero e sono tenute a scegliersi uno sposo tra i cittadini dai 19 ai 50 anni iscritti alla Lega degli uomini da scegliersi. «Gli uomini hanno ugualmente il diritto di scegliere una giovane donna tra i membri dell'Amore libero. I figli nati da queste riunioni diventano proprietà della repubblica». A simili lordure, a tali bassezze si è scesi nella decantata Russia; a tanto non è arrivata nessuna civiltà, nessuna nazione, nemmeno la più barbara... E purtroppo, anche nel nostro paese, ci sono disgraziati, che sognano e bramano il bolscevismo! CRONACA Primo maggio. Fedeli alla vecchia nostra consuetudine, anche quest'anno noi festeggeremo modestamente il 1. maggio, festa del lavoro e inizio del mese dedicato alla Regina del cielo Maria. Alle 6 di mattina sveglia, alle 7 messa sociale nella chiesa di Semedella, poi un breve giro per la città. Di fronte alla tanto strombazzata parata di forze del bolscevismo, è necessario che tutti i nostri consenzienti partecipino alla nostra sfilata, tributando in pari tempo il loro omaggio alla Vergine. Nessuno manchi. Partito popolare italiano. 11 signor Rodolfo Wagnest svolse domenica, 18 aprile, dinanzi a numeroso pubblico, che lo ascoltò con entusiasmo, la relazione del congresso del partito tenutosi a Napoli, di cui fu egli pure chiamato a far parte della Direzione. Rilevò specialmente quanto il partito intende di fare a favore del ceto agricolo, la cui piccola proprietà dev' essere non solo tutelata, ma allargata colla quotizzazione del latifondo. Affermò la necessità d'una cultura agricola più estesa, e suscitò l'assenso generale la proposta, che la ferma biennale non addestri alle armi, ma al razionale uso della vanga e degli utensili campestri, sia insomma una scuola di perfezionamento agraria. Applauditissimi parlarono pure il signor rag. Tozzi, che rivolse la sua calda parola alle donne intervenute, e il signor Ulcigrai, che colle sue semplici, ma cordiali espressioni, animò alla lotta per la giustizia e per la libertà anche per l'agricoltore, che disorganizzato e sfiduciato guarda trasognato il futuro. L'assemblea restò ottimamente impressionata e la parola sempre cara di Don Giovanni Sirotich confermò i buoni propositi già concepiti. Famiglia agricola cooperativa. Il congresso straordinario, tenuto addì 18 aprile alle 13'30, con l'intervento di numerosi soci e di rappresentanti del ceto agricolo di Isola e di Muggia, trattò del calmiere, che l'autorità intende mettere a Trieste sulle derrate portatevi dai nostri agricoltori. I vari oratori constatarono che, quando si tratta di imporre pesi agli agricoltori, lo si fa senza consultarli e gravando insopportabilmente la mano su loro, senza tener conto dei gravi sacrifici che essi fanno e dei pericoli cui vanno incontro. Si votò un ordine del giorno che concreta i desideri su esposti. Fu quindi deciso, che tre rappresentanti della Famiglia cooperativa, accompagnati dal signor R. Wagnest della Direzione del partito popolare italiano, si recassero a Trieste presso il Commissario generale civile comm. Mosconi e presso il Commissario regio conte Noris a presentare l'ordine del giorno votato e a reclamare la tutela degl'interessi degli agricoltori. Dal Commissario gen. civile. Una rappresentanza di agricoltori, accompagnata da due delegati del partito popolare italiano, si recò mercoledì 21 aprile dal regio Commissario generale comm. Mosconi a presentare l'ordine del giorno votato dal congresso. S. E., udite con interesse le ragioni espostegli, promise di venire incontro ai desideri degli agricoltori e dispose, in via di prova, la cessazione del calmiere per il giorno seguente. A vantaggio poi loro e degli acquirenti suggerì la pronta istituzione d'una cooperativa che s'incaricasse della vendita diretta delle derrate al consumatore, eliminando quelle piovre dei produttori e degli acquirenti che sono gli intermediari. In ciò si trovò d' accordo colla Direzione nostra, che sempre predicò tale necessità. Ora che questa s'impone assolutamente, a vantaggio nostro e dei compratori, speriamo sarà messa quanto prima in attività. Conferenze. In seguito al mutamento della stagione, essendo impossibile tenere le conferenze alla sera, con domenica, 2 maggio, il nostro assistente ecclesiastico Don Vascotto riprenderà il corso d'apologia, al quale raccomandiamo caldamente di intervenire. La conferenza si terrà ogni domenica alle 3 dèi pomeriggio. Un giudizio non sospetto sul regime Bolsceuica Massimo Gorki, uno dei più grandi scrittori russi viventi, entusiasta della rivoluzione e dei sovieti prima, scrive ora mestamente: ,La rivoluzione non ci à portato la rigenerazione. Gli uomini non sono diventati migliori : il lavoro non è più apprezzato di prima; il popolo è rimasto ignorante : i funzionari dei Soviet sono, come quelli del passato regime, corrotti e crudeli: i capi bolscevichi, coi loro esperimenti sociali, distruggono quanto è rimasto di carne viva al povero lavoratore russo*. Per la „Vita Giovanile" Lista precedente . L. 867.30 Mons. A. Urbanaz, decano ca-capitolare (omesse per errore nell'ultima lista . . . 5.— Lucia e Umberto Suplina ringraziando per gli auguri . , 5.— Alcuni amici nella gioia di ricevere il distintivo della Gioventù cattolica italiana , 4.— Leonardo Marin, Muggia, rinunziando alla quota di Don Giovanni e Nazario Ras-man per uno spuntino . . , 10.— M. R. Don Giuseppe Giova- gnoli, Petrovia..... 5.— Raccolte in una serata a Capodistria in luogo della mancia al cameriere : Mons. G. Palin, Mons. Andretich, Don Facchinetti, Don Angeli, P. Dr. Orlich, Don Sirotich, L. Petronio, Ant. Minca, G. Ban e Don For- 28.55 Totale . L. 924.35 Ricordatevi del vostro portavoce! Gesù Cristo predicò la pace; mettete in pratica il Vangelo, l'unico libro che vi sia di sprone sulla via del bene ed avrete quella pace che tanto e tutto il mondo agogna.