ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 229 received: 2021-04-20 DOI 10.19233/ASHS.2022.15 RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA AMERICANA SULLA »QUESTIONE MONTENEGRINA« Olivera POPOVIĆ Univerzitet Crne Gore, Filološki fakultet, Danila Bojovića bb, 81400 Nikšić, Crna Gora e-mail: oliverap@ucg.ac.me Slavko BURZANOVIĆ Univerzitet Crne Gore, Istorijski institut, 81000 Podgorica, Crna Gora e-mail: sburzanovic@ucg.ac.me SINTESI L’articolo prende in esame il contenuto, il contesto e l’eco di un racconto di viaggio sul Montenegro di Bruno Roselli, un professore italiano che ha cercato di attirare l’attenzione del pubblico americano sugli eventi in Mon- tenegro dopo la scomparsa di questo piccolo regno balcanico dalla mappa politica europea successivamente alla Prima guerra mondiale. In seguito all’analisi imagologica dell’articolo di Roselli, gli autori sottolineano l’uso propagandistico di questo e di altri articoli simili negli Stati Uniti e in Italia, nonché l’approccio alla “questione montenegrina” dei circoli politici americani e italiani. Parole chiave: Bruno Roselli, questione montenegrina, racconto di viaggio, Outlook, Adriatico Nostro, Antonio Baldacci TRAVEL WRITING AND POLITICAL ACTIVISM: AN ARTICLE BY BRUNO ROSELLI IN THE AMERICAN PRESS ON THE »MONTENEGRINE QUESTION« ABSTRACT The article examines the content, context and echo of a travel account about Montenegro by Bruno Roselli, an Italian professor who tried to draw the attention of the American public to the events in Montenegro after the disappearance of this small Balkan kingdom from the political map of Europe after the First World War. Following the imagological analysis of Roselli’s article, the authors emphasize the propaganda value of this and other similar articles in the United States and Italy, as well as the approach in both American and Italian political circles to the “Montenegrin question”. Keywords: Bruno Roselli, the Montenegrin question, travel story, Outlook, Adriatico Nostro, Antonio Baldacci ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 230 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 INTRODUZIONE L’interesse per il Montenegro di autori stranieri a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento fu prin- cipalmente motivato da eventi storici che avevano segnato questo Paese. Dalla fine del XIX secolo, questi avvenimenti furono seguiti con particolare attenzione dal pubblico italiano, sia per ragioni politiche che per quelle economiche e dinastiche. L’instaurazione di rapporti di parentela tra le dinastie montenegrina e italiana nel 1896, con il matrimonio del principe ereditario italiano Vittorio Emanuele e la principessa montenegrina Jelena Pe- trović Njegoš, contribuì notevolmente a stimolare l’interesse degli italiani per questo piccolo princi- pato balcanico (Burzanović & Popović, 2016, 512, 514). L’interesse politico ed economico del governo italiano in quest’area si intensificò soprattutto dopo il crollo della sua politica coloniale in Africa (1896). I giornalisti italiani hanno spesso fornito informa- zioni di prima mano sulla situazione in Montenegro sotto forma di racconto di viaggio, perché questo genere ha permesso loro di plasmare la propria esperienza nella letteratura e di presentarla come una sorta di avventura, trattando vari argomenti, da quelli scientifici a quelli politici, pur mantenendo la loro posizione di testimoni oculari e insistendo sul lato documentaristico e sulla veridicità delle loro opinioni. In questo modo, mescolando utile dulci, gli autori potevano contare su una cerchia di lettori molto più ampia rispetto a quelli che pubblicavano relazioni o opere scientifiche. Mentre durante il XIX e l’inizio del XX secolo gli autori di libri odeporici si sono occupati di un ampio spettro di diverse sfere della vita sociale montenegrina, dai tempi delle Guerre balcaniche, nei racconti di viaggio degli italiani sul Montenegro prendono il sopravvento i temi politici (Popović, 2018, 29–48). Ne fu inspirato Bruno Roselli, un membro della diaspora italiana che con i suoi testi si rivolgeva al pubblico americano. Lo scopo di questo articolo è quello di fare luce sulle sue attività intellettuali e pubbliche volte ad attualizzare la questione del destino dello Stato montenegrino dopo la perdita della sua indipendenza con la conclusione della Prima guerra mondiale. Questo problema ha avuto un posto particolare nella politica estera dell’Italia, i cui interessi sono stati promossi da Roselli. Basato sulla stampa d’epoca e sul materiale archivistico, il presente articolo fornisce risposte alle domande su chi fosse Bruno Roselli1, come 1 Sebbene in alcune fonti il suo nome sia scritto come Bruno Rosselli, gli autori del presente contributo si sono decisi per la variante con cui erano firmati i suoi articoli. 2 The Outlook, 22. 2. 1922: Contributors’ Gallery, 315. 3 Si ritiene che un personaggio di nome Aldo Brunnelli di questo pièce di Llosa (El Loco de los Balcones, 1933) corrisponda a Roselli (Cf. Vassar Encyclopedia, 2021). abbia cercato di attirare l’attenzione degli emigrati italiani in America sulla questione montenegrina, come abbia visto Il Montenegro, come abbia per- cepito i rapidi cambiamenti di cui è stato testimone dopo la sua annessione al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, e quanto sia effettivamente affidabile e utilizzabile il suo racconto di viaggio come fonte storica. L’analisi imagologica e il metodo di lettura attenta (close reading) permettono di esaminare come Roselli abbia utilizzato la sua testimonianza a fini propagandistici. Attingendo al metodo com- parativo si determina l’originalità delle opinioni di Roselli e il posto assegnato al suo testo rispetto ad altri libri e opere che furono allora pubblicati sull’argomento. L’attenzione è rivolta anche alla ricezione del racconto di viaggio di Roselli nel suo ambiente d’origine, cioè l’Italia. Le opere di Bruno Roselli non sono state finora oggetto di ricerca scientifica. LA PERSONALITÀ POLIEDRICA DI BRUNO ROSELLI Bruno Roselli, nacque nel 1887 a Firenze e terminò gli studi di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Urbino nel 1911. Nello stesso anno iniziò a tenere una serie di conferenze sulla cultura italiana in America e nel 1915 diventò uno dei fondatori e Vicepresidente dell’Associazione degli insegnanti di lingua italiana negli USA. Partecipò alla Prima guerra mondiale come volontario, svolgendo com- piti di intelligence2. Il suo impegno accademico, che includeva una serie di conferenze in quaranta paesi americani e in Canada, gli servì anche per promuovere gli interessi italiani e per evidenziare i meriti del Partito Nazionale Fascista (Salvemini & Roselli, 1927), il che gli portò elogi dal suo leader Benito Mussolini. Dal 1919 al 1933 Roselli insegnò la lingua italiana alla Vassar University, nello stato di New York, e poi in altre università americane, ma lì, col tempo, le sue simpatie per il partito fascista iniziarono a essere invise. Si trasferì in Argentina nel 1940 e presso l’Università di Cuyo, a Mendo- za, fondò un programma di studio per la lingua italiana. Concluse la sua carriera di insegnante in Perù, presso l’Università di San Marcos, dove insegnò storia dell’arte, dedicandosi alla campagna per la preservazione del patrimonio architettonico di Lima. Il suo studente e in seguito vincitore del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa dedicò una delle sue opere a questo tema3. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 231 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 Durante i decenni passati in America, Roselli fu anche addetto presso l’Ambasciata italiana di Washington. Pubblicò numerosi articoli su perio- dici, trattando principalmente argomenti di natura politica (Di Giovanni, 2009, 173). Dopo la fine della Prima guerra mondiale mostrò interesse per le relazioni geopolitiche nel Mediterraneo, soprattutto per la posizione dell’Italia nella nuova costellazi- one di forze, nonché per i problemi interni che in quel momento questo Paese stava affrontando (Ro- selli, 1920; Roselli, 1922a; Roselli, 1922b; Roselli, 1923a; Roselli, 1923b). Da tali interessi derivò appunto l’interesse di Roselli per il Montenegro. LA TESTIMONIANZA DI ROSELLI SUL MONTENEGRO Roselli fu uno degli autori che si sono serviti del- la forma odeporica per affermare alcune opinioni politiche. Il suo articolo “Rifling the Eagle’s Nest” tratta la situazione in Montenegro dopo l’annessione di questo Paese al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (Roselli, 1923c). È stato pubblicato nel dicembre 1923 sull’importante settimanale americano The Outlook, che si occupava di questioni socio-poli- tiche e religiose4. Questa rivista aveva scritto sul Montenegro in diverse circostanze, principalmente in tono apologetico: in occasione della guerra montenegrino-turca del 1876–1878, delle nozze Savoia-Petrović (1896), della proclamazione del Regno del Montenegro (1910), delle Guerre balca- niche (1912–1913), della Prima guerra mondiale e della perdita di indipendenza dello Stato, prestando attenzione anche alla persona e all’opera del prin- cipe Nikola Petrović Njegoš (Vacaresco, 1905). Come motivo della sua visita in Montenegro, Ro- selli ha citato il desiderio di vedere di persona come vivevano i Montenegrini nel nuovo Stato, dopo che il Montenegro aveva perso la propria indipendenza nel 1918. Ha descritto il suo viaggio prendendo le vesti di un “turista” e fornendo pochissimi dettagli sugli incontri e sugli eventi che avevano segnato la sua permanenza di dieci giorni in questo Paese. 4 La rivista usciva a New York dal 1870 al 1935, prima con il nome di The Christian Union (fino al 1893), e tra i collaboratori vi fu anche il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, dopo la scadenza del suo mandato (Cf. Mott, 1930, 422–435; Roosevelt, 2021). 5 Nella rivista Carroccio si afferma che questo autore visitò più volte la costa orientale dell’Adriatico (Gli Italiani negli Stati Uniti, 1924, 361). 6 Gli oppositori dell’annessione del Montenegro alla Serbia sollevarono un’insurrezione all’inizio del 1919, che subì un fallimento milita- re, ma attirò l’attenzione dell’opinione pubblica europea sulla “questione montenegrina”. Le attività di guerriglia dei ribelli continuarono negli anni successivi (Cf. Vujović, 1962, 331–370). 7 Un racconto simile è riportato nel diario del capitano Jaffe Louis (1888–1950), funzionario della Croce Rossa americana che nel 1919 era responsabile del servizio di notizie della Commissione per i Balcani. Gli scritti di Louis, che ha ricevuto il Premio Pulitzer nel 1929, sono conservati nella biblioteca dell’Università della Virginia (Cf. Čagorović, 2018, 57–58). 8 La formazione di questa commissione e la pubblicazione del suo rapporto furono particolarmente caldeggiate dal professore britannico Alexander Devine (1865–1930), che, difendendo il diritto all’indipendenza del Montenegro, pubblicò diversi testi su questo argomento e scrisse instancabilmente al presidente degli Stati Uniti Wilson. Nel rapporto del membro americano della commissione, il colonnello Sherman Miles, furono confermate le accuse di repressione e venne espressa la conclusione che lasciare il Montenegro alla Serbia sareb- be stato un “crimine politico”. Il rapporto del membro britannico della missione, il conte John de Salis, dimostra che le sue conclusioni erano in linea con quelle di Miles (Cf. Treadway, 1991, 9–12). Provenendo da Cattaro, aveva visitato la capitale montenegrina Cettigne e il porto di Antivari, ma non è chiaro quando abbia esattamente visitato il Montenegro, come abbia raggiunto Cattaro, da solo o in compagnia di qualcuno, quali luoghi sia riuscito a vedere, né quali attività abbiano segnato il suo soggiorno in Montenegro5. Sulla base delle informazioni fornite nell’articolo di Roselli sulla Dalmazia, pubblicato nel marzo 1924 nella stessa rivista, si può concludere che egli abbia visitato il Montenegro nell’estate del 1923 (Roselli, 1924, 435). Il flusso narrativo che fa da filo conduttore nel suo racconto di viaggio è scaturito dall’intenzione dell’autore di segnalare i cambiamenti politici e sociali avvenuti in Montenegro con l’annessione di questo regno alla Serbia. Nelle descrizioni del paesaggio lungo il per- corso da Cattaro a Cettigne, Roselli testimonia di aver visto numerose case bruciate dei Montenegrini che si erano ribellati al nuovo governo6. L’autore afferma che le autorità serbe presentavano i ribelli montenegrini come briganti, ma ne mette in dubbio la veridicità, sottolineando il fatto che il Montene- gro, prima delle mutate circostanze politiche, era libero da briganti e da ogni sorta di ladri (Roselli, 1923c, 587)7. Roselli enfatizza che le informazioni sulla reale situazione in Montenegro difficilmente raggiungevano l’opinione pubblica internazionale. A suo avviso, il divieto di pubblicare il rapporto ufficiale della missione britannica sulla situazione in questo Paese ne era una indubbia prova8. Quali- ficando quella situazione come “terrore generale”, l’autore rileva la grande presenza di soldati armati serbi, i numerosi controlli della polizia e la limi- tazione della libertà di movimento dei cittadini. Afferma che la strada da Cattaro a Cettigne non poteva essere percorsa dopo le sei del pomeriggio. La sua attenzione era anche attirata dalla simbolica marcatura del territorio con le iniziali “A” e “P”, sormontate dalla corona serba, scritte in pietra nera nelle posizioni più in vista della montagna, in onore del sovrano serbo Pietro Karađorđević e di suo figlio reggente Alessandro. Trattando il fenomeno della ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 232 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 marcatura dello spazio, l’autore sottolinea anche la soppressione dei simboli della dinastia montene- grina attraverso il processo di autocensura. Infatti, Roselli descrive la bizzarra situazione in cui si era trovato non riuscendo a scoprire dai Montenegrini a chi fosse dedicato un imponente monumento nella capitale montenegrina Cettigne, né di trovare una persona che accettasse di accompagnarlo al luogo dove si trovava, tanto che solo in Dalmazia fu in grado di scoprire che si trattava del monumento dedicato al vescovo Danilo, l’antenato della dina- stia montenegrina Petrović Njegoš, per il quale la bozza era stata fatta dalla regina italiana Jelena, figlia del defunto re montenegrino Nikola I Petrović Njegoš. L’autore fornisce anche una fotografia del monumento, l’unica presente nell’articolo. Anche in tali circostanze, Cettigne ha lasciato una forte impressione su Roselli. Egli paragona la capitale montenegrina persino a un paradiso “che non fu mai forse abitato da angeli ma che certa- mente è ora popolato da diavoli” (Roselli, 1923c, 588). L’immagine vivida e nostalgica dell’ex capi- tale, dove il vecchio re amministrava la giustizia una volta alla settimana seduto sotto un vecchio olmo, della minuscola città dove era cresciuta la regina italiana, è messa in contrasto con la cupa immagine della borgata provinciale senza vita dove il palazzo reale era trasformato negli uffici del nuovo stato jugoslavo. Il monastero di Cettigne in cui Ivan Crnojević, il fondatore della capitale mon- tenegrina9, aveva condotto la vita di “profeta e di condottiero politico-religioso” Roselli lo descrive come “chiuso e silenzioso”. L’autore percepisce le chiuse residenze ufficiali dei rappresentanti delle grandi Potenze come “case estive in fronte a un mare di dicembre” che stavano come testimoni della tragedia. Il silenzioso declino dello stato montenegrino è rappresentato anche attraverso la descrizione dello yacht del re Nikola, che l’autore aveva visto ad Antivari. Questo vascello, scriveva Roselli, “rosso dalla ruggine e verde dall’erba” si disintegrava “con una tristezza così toccante, così caratteristica delle navi morenti, che mi è sempre sembrato che avessero abbastanza anima per sapere che erano condannati, ma non abbastanza vita per combattere la morte” (Roselli, 1923c, 588). Mentre la descrizione di Cettigne in questo arti- colo è servita all’autore a mettere in risalto il crollo della dinastia montenegrina e l’atmosfera di ansia e paura in cui viveva la popolazione, la sua descri- zione di Antivari mirava a evidenziare le perdite subite dagli uomini d’affari italiani a causa della mutata situazione politica. Roselli rimarca che le 9 Ivan Crnojević (1442–1490), il più potente sovrano della terza dinastia montenegrina Crnojević, governò il Montenegro dal 1465 fino alla sua morte. 10 Anche il padre del visconte Gladstone nutriva simpatie particolari per il Montenegro, dedicando un contributo storico a questo Paese (Cf. Gladstone, 1877, 360). attività della Compagnia di Antivari avevano svolto un ruolo importante nella competizione italo-au- striaca per la supremazia economica nell’Adriatico. Annottando la sua conversazione con gli Italiani che vi erano rimasti, e il cui lavoro nelle nuove circostanze si limitava a salvaguardare la proprietà della società, l’autore menziona l’infrastruttura portuale e ferroviaria che questa società aveva costruito in Montenegro e le sue precedenti attività economiche, ormai cadute in letargo. La responsabilità principale per la rovina del Montenegro Roselli la attribuisce alle Grandi Po- tenze. “Povera gente, li abbiamo traditi” – afferma il capitano del piroscafo, un dalmata originario di Fiume, con il quale Roselli si era incontrato ad Antivari. Condividendo questa opinione, l’autore analizza il ruolo di ciascuna delle Grandi Potenze in relazione alla “questione montenegrina” e alle varie implicazioni della sua risoluzione. Riguardo alla Francia e all’Inghilterra, cita gli interessi poli- tici da cui erano mossi questi Paesi, valutando che la Francia doveva mantenere la Serbia come senti- nella contro l’Italia, mentre l’Inghilterra non poteva tollerare che l’Adriatico fosse troppo italiano. Per quanto riguarda l’Italia e l’America, Roselli mette in primo piano l’aspetto etico della questione. Secondo l’autore, l’Italia aveva tradito il Monte- negro, sebbene essa fosse “la più vicina e la più cara” di tutti i paesi, e l’America aveva promesso la restaurazione del Montenegro, come lo avevano fatto tutti gli altri, ma si teneva “appartata da tutti i suoi poveri parenti europei” (Roselli, 1923c, 589). In questo contesto, l’autore cita la famosa dichia- razione di Herbert Gladstone alla Camera dei Lord britannica: “Che cosa sarebbe accaduto di peggio al Montenegro se, invece di essere stato il nostro alleato dalla prima ora, avesse combattuto contro di noi?” (Roselli, 1923c, 586)10. Spiegando queste tesi, Roselli presenta ai lettori informazioni sugli eventi che avevano portato alla scomparsa del Montenegro dalla mappa politica Europea, come l’impedimento del ritorno del re Nikola dall’esilio in Francia, l’organizzazione di un’assemblea a Podgorica nel 1918 per formaliz- zare l’adesione del Regno del Montenegro al Regno di Serbia e il consenso dell’Italia a chiudere la “questione montenegrina” nel 1922. Nella parte introduttiva del suo racconto di viaggio, l’autore cita varie voci in ambienti diplomatici, ma anche in altri circoli, in base alle quali la responsabilità di un esito così sfavorevole per il Montenegro era da attribuirsi al governo reale montenegrino, a causa di presunti negoziati segreti con l’Austria. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 233 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 “Se qualche padrone reale del Montenegro non avesse cercato di servire tanto Dio quanto Mam- mone, la sua terra non avrebbe maturato ora un così spaventoso raccolto”, ha sentito dire l’autore da un amico del servizio diplomatico italiano (Roselli, 1923c, 586). Queste insinuazioni Roselli le contrasta, adducendo come prova della lealtà del Montenegro nei confronti degli alleati il fatto che il Paese durante la guerra aveva perso quasi la metà dei suoi soldati. Era convinto che queste voci venissero usate per scoraggiare personalità di spicco della scena politica e culturale europea nel loro desiderio di aiutare il Montenegro con le loro apparizioni pubbliche, mentre un’intera nazione rimaneva ricattata. Riferendosi ai disordini interni che avevano colpito molti paesi dopo la fine della Prima guerra mondiale, l’autore li considerava una giusta punizione per “la più vergognosa opera di Real-Politik” degli alleati, cioè “tradimento, imbavagliamento e impiccagione del loro amico” (Roselli, 1923c, 589). Roselli, quindi, paragona il Montenegro allo spirito di un uomo assassinato che non può darsi pace finché non punisce i suoi carnefici. Nel testo di Roselli viene fornita una breve descrizione della baia delle Bocche di Cattaro, in cui vengono enfatizzate le somiglianze e i legami con le località costiere italiane. In questo contesto, l’autore scriveva di Cattaro come di un simbolo della civiltà latina. Questa città economicamente sviluppata sulla costa orientale dell’Adriatico era allo stesso tempo un simbolo dei benefici a cui i Montenegrini avevano rinunciato per poter vivere liberamente11. Coltivando la visione romantica dei Montenegrini come eroi che avevano preser- vato la loro purezza di spirito grazie ai sacrifici e all’isolamento12, l’autore continua la tradizione del discorso eroico su questo popolo, che aveva preso vita nella seconda metà dell’Ottocento, specialmente durante la Grande Crisi d’Oriente del 1875–1878 (Cf. Šistek, 2009, 265–266). Oltre ai legami storici, economici e dinastici, Bruno Roselli cercò di evidenziare anche i le- gami culturali tra il Montenegro e la sua patria. Nell’introduzione al suo racconto di viaggio, egli sottolinea la forte impronta della cultura italiana sulla costa adriatica orientale, che si rifletteva 11 Una descrizione un po’ più dettagliata di Cattaro è stata data da Roselli nel suo articolo sulla Dalmazia pubblicato il 12 marzo 1924 nella stessa rivista, dove l’autore sottolinea l’influenza veneziana in questa città (Cf. Roselli, 1924, 434–437). 12 L’idealizzazione romantica del Montenegro come antica comunità sana ed eroica è presente anche nelle opere di altri autori di libri odeporici stranieri (Cf. Jezernik, 2004, 103, 141; Čagorović & Carmichael, 2006, 62, 66). 13 Tali erano, ad esempio, i giornali Crnogorski glasnik, che usciva a Detroit e rappresentava le idee del Partito montenegrino di lavoratori e contadini, e Amerikanski glasnik Crnogorca, che usciva a Chicago come l’organo ufficiale dell’associazione emigrante montenegrina chiamata Alleanza di montenegrini indipendenti (Cf. Vujović, 1962, 467). 14 Jovan Plamenac (1873–1944) è stato un importante politico montenegrino e uno dei leader dell’Insurrezione di Natale (1919) contro l’adesione del Montenegro alla Serbia dopo la Prima guerra mondiale. Fallita l’insurrezione, fuggì in Italia dove fu Primo Ministro del Montenegro in esilio dal 1919 al 1921. Fu sostituito da Milutin Vučinić e dopo la sua morte Plamenac si autoproclamò presidente, rifi- utandosi di riconoscere la regina Milena Petrović-Njegoš come governatrice (Cf. Burzanović, 2020, 473–480, 524–525). particolarmente nell’uso della lingua italiana in varie occasioni, soprattutto quelle formali. Inoltre, l’autore non esita a chiamare l’italiano la lingua “dell’unica vera civiltà che questo mare abbia mai sentito” (Roselli, 1923c, 586). Roselli riconosceva l’influenza della lingua italiana anche nel fatto che il nome dello Stato montenegrino è conosciuto nel mondo attraverso la sua traduzione in italiano. Pen- sando a quel nome, egli mette in risalto anche il fatto che le autorità del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni non avevano incluso il popolo montenegrino nel nome ufficiale dello Stato, quindi i Montenegrini, a differenza dei loro vicini, non erano menzionati. Pertanto, secondo l’autore, al momento della sua visita, il Montenegro non aveva più “nemmeno un nome”, era “solamente una memoria” (Roselli, 1923c, 586). Sottolineando la secolare tradizione libertaria montenegrina, l’autore conclude che i Serbi erano riusciti in qualcosa in cui nemmeno i Turchi né gli Austriaci avevano potuto avere succes- so. IL TENTATIVO DI ATTUALIZZARE LA QUESTIONE MONTENEGRINA IN AMERICA L’articolo di Roselli era più rivolto al pubblico americano, poiché i membri dell’emigrazione montenegrina in America potevano apprendere vari aspetti della “questione montenegrina” in modo molto più dettagliato e documentato dagli articoli di diversi giornali montenegrini e slavi meridionali lì pubblicati, che hanno scritto su questo problema dal punto di vista sia degli oppo- sitori che dei sostenitori del nuovo governo13. Il momento della pubblicazione dell’articolo di Ro- selli coincide con il periodo di permanenza negli Stati Uniti dell’autoproclamato Primo Ministro del governo montenegrino in esilio, Jovan Plamenac, giunto nel Paese nella primavera del 1923, dopo essere stato espulso dalle autorità italiane, nello spirito dell’Accordo di Rapallo sulla determina- zione dei confini firmato tra l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni14. Plamenac rimase in America dal 1923 al 1924 con l’intento di otte- nere il maggior numero possibile di sostenitori favorevoli all’idea di restaurare l’indipendenza del Montenegro (Larson, 2020, 70–73). Collaborò con ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 234 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 l’Alleanza dei montenegrini indipendenti guidata da Luigi Criscuolo, un italiano delegato del Mon- tenegro negli Stati Uniti dal 1921 e uno dei più accesi sostenitori della sua restaurazione, che per il suo impegno ricevette l’alta decorazione mon- tenegrina, l’Ordine del Principe Danilo I15. Nel gennaio 1922 Criscuolo pubblicò un articolo sulla rivista newyorkese Forum dal titolo “Montenegro’s betrayal”, in cui venivano presentate le stesse tesi politiche presenti anche nell’articolo di Roselli (Criscuolo, 1922, 64–73). L’articolo di Criscuolo fu portato all’attenzione dei lettori della rivista di propaganda italiana Carroccio, pubblicata a New York e destinata agli emigranti italiani, e di cui Criscuolo e Roselli erano collaboratori (Gli Italiani negli Stati Uniti, 1921, 746). Nello stesso spirito, corredato da molte più considerazioni storiche e politiche, era stato scritto il libretto Montenegro: the crime of the peace conference, dal pubblicista americano Whitney Warren, anche esso uscito alle stampe nel 1922 (Warren, 1922)16. La redazione della rivista Carroccio aveva informato i propri let- tori anche di questo libretto (Gli Italiani negli Stati Uniti, 1922, 656). Presso il pubblico americano, questo argomento non ebbe un impatto significati- vo. Nei confronti del Montenegro, il governo degli Stati Uniti optò per la politica di “fait accompli”, nonostante avesse a disposizione il rapporto della missione investigativa anglo-americana, che aveva confermato le accuse di una violenta annessione di questo paese (Cf. Živojinović, 1996, 361–409). L’ECO DEL TESTO DI ROSELLI IN ITALIA L’articolo di viaggio di Bruno Roselli fu pubbli- cato anche in italiano, in versione un po’ più breve, nel 1924, sul mensile milanese Adriatico nostro, che propagandava gli interessi nazionali italiani nell’Adriatico (Baldacci, 1924a, 224–226). Fu cu- rato da Antonio Baldacci, un botanico che aveva dedicato gran parte della sua carriera alla ricerca scientifica e alle attività economiche in Montene- gro, e dal 1921 era molto operoso nelle attività di diversi comitati filo-montenegrini, in particolare quello fondato a Bologna17. Oltre al lavoro uma- 15 Criscuolo era diventato delegato negli Stati Uniti attraverso il Comitato internazionale per l’indipendenza del Montenegro co- stituito a Ginevra, con il compito di interessare il Congresso e il Senato Usa alla “questione montenegrina” (Cf. Larson, 2020, 70; Tomasi, 2002, 1250; Vujović, 1962, 449). 16 Questa pubblicazione fu tradotta in italiano l’anno successivo. 17 Sugli interessi e sulle attività di Baldacci in Montenegro cf. Burzanović, 2008. 18 Vedi Adriatico Nostro (1922); Ranelletti (1922); Mollica (1922); Guerrazzi (1922); Il Montenegro vittima della dominazione serba (1923); Rocco (1923). 19 La rivista Adriatico Nostro ha informato l’opinione pubblica italiana anche di quest’evento. V. Baldacci (1924b). Baldacci in questo articolo paragona l’episodio montenegrino al fallito tentativo del rivoluzionario italiano Carlo Pisacane (1818–1857) di provocare una rivolta contro i Borboni nel Regno delle Due Sicilie con un piccolo gruppo di mazziniani, che si è conclusa con la strage di un gran numero dei ribelli. 20 Questo settimanale era contrario all’annessione serba del Regno del Montenegro, propagandando il sistema federale della Jugoslavia. La poesia “Gli Undici Vendicatori” fu pubblicata in questo periodico il 29 marzo 1924 (n. 11) (Cf. Adžić, 2021). nitario, questo comitato si occupò anche di lavoro politico, come dimostra l’appello dei suoi membri al pubblico italiano durante l’organizzazione di manifestazioni a sostegno del Montenegro18. Baldacci ha accorciato l’introduzione dell’articolo di Roselli, nonché la parte in cui era descritta la storia delle attività economiche italiane in Montenegro. Dal testo originale ha rimosso di- versi riferimenti alla cultura anglosassone e, infine, ha aggiunto la sua conclusione, in cui concordava con il giudizio dell’autore riguardo alla difficile situazione dei Montenegrini, confutando quelli che, come egli afferma, “pagati dai serbi” sostene- vano che il Montenegro all’interno del nuovo Stato stava trovando prosperità (Baldacci, 1924a, 226). Il contributo di Baldacci comprende anche un’ode del console montenegrino a Costantinopoli, Ivan Jovićević, intitolata “Gli Undici Vendicatori”, in cui è cantata la morte di undici insorti montenegrini vicino a Nikšić il 28 dicembre 192319. Come indi- cato nell’articolo, la canzone di Jovićević era stata precedentemente pubblicata su Amerikanski glas Crnogorca [La voce del Montenegrino d’America]20, e tradotta in italiano da Giacomo Golfera, segretario politico del Comitato italiano per l’indipendenza del Montenegro. Il testo pubblicato sulla rivista italiana, per via della parte introduttiva più sintetica e per la pre- senza di una poesia in cui si descrive la sofferenza dei Montenegrini, ha una dimensione emotiva più pronunciata. Tenendo conto degli altri articoli sul Montenegro pubblicati in entrambe le riviste citate, è ovvio che la rivista Outlook aveva più una dimensione informativa, mentre la redazione di Adriatico Nostro aveva assunto una posizione più attiva, cercando di incoraggiare i propri lettori a fornire supporto o un aiuto concreto ai Monte- negrini. L’insoddisfazione di alcuni circoli italiani per l’esito della Conferenza di Versailles (1919) e so- prattutto per la posizione dell’Italia sull’Adriatico dopo la delimitazione dei confini tra il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni con il Regno d’Italia influì sulla solidarietà con i combattenti montenegrini per l’indipendenza. Ad alcuni circoli politici italiani, la ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 235 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 “questione montenegrina” servì come strumento per criticare il lavoro del governo italiano (Burzanović, 2020, 510–516). I più prominenti critici all’interno del Parlamento italiano e i più decisi combattenti per la restaurazione del Montenegro furono i mem- bri del Partito Nazionale Fascista. Tuttavia, dopo la salita al potere, il loro leader Benito Mussolini continuò la politica dei governi precedenti e, più energicamente dei suoi predecessori, pose fine a tutte le attività politiche dell’emigrazione monte- negrina in Italia e nel gennaio 1924 concluse un accordo con il governo jugoslavo a Roma (Bur- zanović, 2020, 525–526). Nello stesso tempo, le autorità jugoslave stroncarono la resistenza degli ultimi gruppi ribelli in Montenegro, il che portò alla perdita di interesse del pubblico sia italiano che americano per la “questione montenegrina” (Burzanović, 2020, 521–526). La pubblicazione dell’articolo di Roselli sulla ri- vista americana Outlook e della sua traduzione sul mensile italiano Adriatico Nostro rappresenta, quin- di, un altro contributo all’internazionalizzazione della “questione montenegrina”, dopo una serie di fallimenti nel risolverla a favore del Montenegro alle conferenze internazionali tenutesi dal 1919 al 1922. Sebbene, dopo l’ascesa al potere, il partito fascista, abbia completamente abbandonato la sua posizione sulla necessità di restaurare lo Stato montenegrino, Roselli continua a scrivere sul Mon- tenegro nello spirito di quel discorso. In tal modo, al pubblico americano e alla diaspora italiana non vengono presentate le posizioni dominanti dei principali circoli politici in Italia, ma si verifica la situazione opposta. Il racconto di viaggio di Roselli fu portato all’attenzione del pubblico in Italia come una sorta di critica rivolta alla politica estera italia- na, evocando la questione montenegrina quando il numero dei suoi sostenitori in Italia era diminuito. CONCLUSIONE Bruno Roselli è stato un illustre professore uni- versitario che ha propagato gli interessi imperiali italiani al pubblico americano, da posizioni vicine al Partito Nazionale Fascista. Il suo interesse per il Montenegro derivava dal suo interesse per la questione adriatica. Usando la forma di un rac- conto di viaggio, per mezzo dell’articolo “Rifling the Eagle’s Nest”, Roselli ha messo in risalto il problema della scomparsa dello stato montenegri- no, cioè la questione montenegrina. Egli vi riporta la sua testimonianza di un Paese lacerato dalla guerra e internamente diviso, che aveva perso la sua indipendenza a causa dell’occupazione alleata e che stava subendo la cancellazione della propria identità. Roselli ha posto in esame questo problema sia dal punto di vista dei sentimenti di giustizia e di umanità, sia dal punto di vista degli interessi itali- ani. Nel suo discorso fu favorita una delle parti in conflitto: gli indipendentisti montenegrini, ai quali, fino alla firma del Trattato di Rapallo, il governo italiano aveva dato un considerevole sostegno. L’articolo di Roselli è stato strumentalizzato nell’attività propagandistica anche sulla scena poli- tica italiana, come una sorta di critica alla politica estera del Paese, accusata di atteggiamento sleale nei confronti di un Paese alleato, per di più patria della regina italiana, e di negligenza degli interessi italiani nell’Adriatico. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 236 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 POTOPIS IN POLITIČNI AKTIVIZEM: ČLANEK BRUNA ROSELLIJA V AMERIŠKEM TISKU O »ČRNOGORSKEM VPRAŠANJU« Olivera POPOVIĆ Univerza v Črni gori, Filološka fakulteta, Danila Bojovića bb, 81400 Nikšić, Črna Gora e-mail: oliverap@ucg.ac.me Slavko BURZANOVIĆ Univerza v Črni gori, Zgodovinski inštitut, 81000 Podgorica, Črna Gora e-mail: sburzanovic@ucg.ac.me POVZETEK Prispevek govori o vsebini, kontekstu nastanka in odmevu potopisa o Črni gori italijanskega avtorja profesor- ja Bruna Rosellija, ki je želel ameriško javnost opozoriti na tragično usodo Črne gore, ki je kljub temu, da je bila del zmagovite koalicije v prvi svetovni vojni, po njenem koncu izginila s političnega zemljevida Evrope. Avtorja analizirata kontekst obiska in imagološke vidike Rosellijevega članka, pri čemer opozarjata na propagandno uporabo tega in podobnih prispevkov v ZDA in Italiji. Prispevek opozarja na povezavo med Rosellijevim pri- stopom k črnogorski problematiki in zunanjepolitičnimi idejami italijanskih nacionalistov, kar je tudi z objavo Rosellijevega članka posebej zastopala revija Adriatico Nostro. Avtorja poudarjata, da so italijanski fašisti kot najglasnejši zagovorniki obnove Črne gore to vprašanje uporabljali le kot instrument v svojih prizadevanjih za prihod na oblast in da so po uresničitvi tega cilja, bolj energično od prejšnjih vlad, končali delovanje črnogorske emigracije v Italiji. Ključne besede: Bruno Roselli, črnogorsko vprašanje, potopis, Outlook, Adriatico Nostro, Antonio Baldacci ANNALES · Ser. hist. sociol. · 32 · 2022 · 2 237 Olivera POPOVIĆ & Slavko BURZANOVIĆ: RACCONTO DI VIAGGIO E ATTIVISMO POLITICO: UN ARTICOLO DI BRUNO ROSELLI NELLA STAMPA ..., 229–238 FONTI E BIBLIOGRAFIA Adžić, Novak (2021): Crnogorski junak Savo Raspopović. https://montenegrina.net/nauka/isto- rija/crna-gora-u-xx-v/bozicni-ustanak/crnogorski- -junak-savo-raspopovic-novak-adzic/ (last access: 2021-03-11). Baldacci, Antonio (1924a): Come un viaggiatore nord-americano ha trovato oggi il Montenegro. Adriatico Nostro, 4, 42–43, 224–226. Baldacci, Antonio (1924b): La guerriglia divampa nel Montenegro. Dalla Sapri Montenegrina al fatto d’arme di Nikshich e alla morte eroica del Garibaldi del Montenegro Savo Raspopovich e di dieci suoi compagni. Adriatico nostro, 4, 40–41, 199–201. Burzanović, Slavko (2008): Antonio Baldacci e il Montenegro. 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