Anno VII. Capodistria, Ottobue-Novemrre 1909 N. 1011 > \ r t vi; tctd A V j 11\ L lo 1 Kil*1X1 H PERIODICO M EN SILE Agostino Giovanni Carli=Rubbi i i. L' uomo. A. Vita. iComprendendu come la vita troppo libera lo avrebbe bon prosto ridotto alla miseria, Agostino decise di trasferirsi « Venezia, o no fu aocolt.o con grande giubilo dagli amici. Quollo cho qui tacosse dali' anno "8?» fino ali' 88 non sappiamo, ma possiamo argomentare cho s' oc.cupas.sc con intenso studio della storia delle nostre regioni, tanto da poter poi eoncepire quei Javori e quello lettere, di cui piu tardi avremo occasione di parlare. Strinsc amiehevole relazione con il marchose (iirolamo <;ra visi di Capodistria, uno dei piu illustri letterati istriani d'allora, e fu con questi appunto ch'ebbe luogo uno scambio di lettere dotte, che formeranno la parte principale del nostro lavoi o '). Ebbe pure relazione per lettera con 1' ultimo veseovo di Capodistria, Bonifacio da Ponte (lTTti-1810), di cui eonser-vansi nel nostro archivio varie lettere degli anni 1784-1799. Corrispose per lettera pure con il conte Michele de Sorgo, senatore della Rcpubliea di Ragusa, uomo dotto e illustre, che pur s' occupava distintamente di storia patriaAnzi con quest'ultimo I'amieizia divenne si cordiale, che il Sorgo 1'anno 1790 gli dedicava una. sua opera: Ludnrici Cerrarii Tnhfinmh ') K struno como il sig-. Poin. Vc-nJamui nel suo lavoro su «11 Oa-(/ic }'. ./tr 'J s a to dni Marchesi Gravisi. (Alti c Meni. d. S. istr. di Areh. o Rt. Patr. ^ , r\ Vol. XXII, i'ase. III r IV 19011), trattando il Marchose Girolamo Gravisi,/ non abbia latto nienzione della sua eorrispondenza letteraria con il nostro Agnstino, ]iur parlaiulo d' altre corrispondenze con uomini dislinti. (j . 21 Conservansi in detto Archivio lettere del Sorgo ad Agostino dal-1' '86 ali '88. . - ■ 2 i.s PAGlNE ISTIH ANK de situ Cr/jis liMmsimae; contenente clelle aggiuute stil govorno, le antichitft, e l':araldica di quel paese'). Non 6 trova to documenti, ma ritengo di potci' supporre por motivi, che piu tardi vedromo, cho d urah to questo sog-giorno a Venezia il nostro Agostino fu fatto membro deli Ac-cademia Padovana. Gia troppo noti orano i suoi talenti, per non ammettere che gli očeh i di qnegli accadeiniei non si lbs-sero rivolti su di lui. In una lettera del 1787 Agostino manileslava al Sorgo 1'idea di far vela per 1'Istria, dove venne per altro appena nel maggio deli' anno prossimo, accolto a Capodistria con testa dagli amici, che lo nominarono membro deH'Aecademia de' llisorli, allora in flore in questa citta e di cui orano soci pure il padre suo (lian Rinaldo, lo zio Stefano, il marchese Girolamo Gravisi, Gian Padlo Polesini, Alessandro Gavardo, Hartolomeo Manzioli, Cristoforo de' Helli e altri illustri. che onoravano di lor nome delta societii. Fra tanto 1' idea d'una propria famiglia, balenata piu volte alla mente d'Agostino, a veva qui eompimento o il 20 maržo 1789 il vescovo di Capodistria benediceva il suo matrimonio con Marin. Anna Pettenollo, figlia poštnina del Dottor Antonio Pettenollo, medico lisico a Pisino. morto coh'i il 2 luglio 1759. Maria Anna era nata il 19 agosto 1754. 49 giorni dopo la morte del padre -). ») II titolo complcto tleli'opera tlel Sorgo e: Lv d oviri Cermtv Tn-beronis per un impiego al l-e di Sardegna, Vittoiio Emanuele. e domanda inoltre la Croce deli' ordine inilitare dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nel-1'aprile dello stesso anno riceve la seguente risposta : II lic. di Sardegna, di Gipro e di Gernsalcnvine, Dnea di Savoja, di Monfonjato e principe di Piemonte e. generale (Iran Maestro: Conte Agostino Carli Uubbi, La grata liiemoria clie conserviaino tnttora del singolare sincero attaceaniento che. fece in ogni oeeorronza spiccaro verso la R.le. Nostra Časa il Coimnendatore Prosideiite Conte Don Giovanni vostro Padre, e la persnasione in cui siamo che, voi sni di lui esempio siate per coutinuare nel lodevole impegno di darei prove del /.elo che dimostrat.e pel nostro servizio ci hanno lnossi ad accondiscendere alle vostre supplicazioni coi decorarvi deli' Abito e, Croce della Sagra Religioue ed Ordine nostro .Mil i tare de' Santi Maurizio e Laz/aro, e percio coi preselite. di nostra mano tirmato e lnunito ilel Sigiilo Segreto di delta Sagra lieligione, e controsegnato dali' infra,seritto Primo Segretario del Gran Magiste.ro vi aceonliamo la faccolta di portare lin d' ora la Croce con che pero ablriate a compiere a (juanto rest» prescritto dagli statuti e regole deli' ordine snddetto per la Vostra effettiva annessione nel medesiino tosto clie si šara aperta a vostro favore la vocasiione alla Coiiini docidersi col consenti-meuto di poehi ripntati anche i inigliori. Ci vorrebbe 1' assenso del corpo Governativo, o questo non basterebbo senza qnello del Popolo che si porrebbe probabilm.te in opposizione. Come poi unire pel grande oggotto il Consiglio? L' intervento del Preside comunale non ....rebbe r> e 1'unione .senza di questo sarebbe violenta e forse pericolosa. II priino passo sa-rebbe questo ad una manilestissima ribellione. Certo e che per conquista o per dediziono assoggettati vi staftiio al Governo Venete senza la condizion del Governo. Fosse stato questo Tribunizio Denioeratico, o Aristocratico, e stato egli riconoseinto per il noslro Sovrano... So ora il governo e legalmente passato dallo stato <11 aristocrazia a quello di Democrazia, non e cessata in lui la sovranita. del Domiuio ne in cou-seguenza la dipendenza dei niembri componenti lo Stato. Si aggiunge a questo che in noi non e nata aneor novitA. Abbiamo aneora il ltap-presentante la detta Sovranita che ci regge, ne una nentica forza e sino adesso sopraggiunta a svellerci dallo stato. Qual ragione adumjuo in eircostanze tali giustitiear potrebbe la nostra risoluzione di dedicarci a un altro Sovrano V Non potreinmo andar esenti dali'obbrobriosa tacc.ia di fellonia. Convien dunque star a vedere quale possa essere lo svilttppo degli affari politici e militari per regolarci. Ma e preparate forse il deslino cui dovrenio soggiaeere e forse (juesto sara felice senza la colpa d'averlu con 1'infedelta proclirato. Soflriaino intanto pazienteniente lo... stalo del-1'incertcaza e procuriamo di confortarci con lit sperauza . . . Suo dov.nto Obblig.tno Serv.e Gir. Gravisi S le apprensioiii tlel P.aseggio si avverarono; ci e noto come la popolazione giugno 17.97. Chi ne sia P autore, che si dice testiinonio oculare de' moti, non si sa : certo e clie detto paragrafa e una copia di parte d' una lettera scritta da Capodistria in quei giorni. ') Forse: x'otterrebbe. irolevo sorpassare la publicazione cli un tale documento, essendo certamente copia di cjuello, da cui attinse direttamente il De Franceschi; ma la publicaziono del collega Quarautotto m'invita a non farlo. Esso 6 il geguenlc: Paragrafo di lettera scritta da Capodistria <> giugno 171)7. . . . \>uesta mattina io fui qui spettatore d' uua scena ugualnieute si>av.entevolo che bizzarra. Krasi di gia qui sparso tra il popolo da qualcho giorno il sospctto che i Nobili, per non perder i loro titoli, teudessero a dedicar se stessi e la Citta alla Časa (PAnstria. leri alle ore fu qui porlata dalla vicina isola la notizia che ipiel popolo, entrato nel luedesinio sospctto aveva trucidato il suo podesta ed oifesi nella vita e nella sostanza alcuni altri tli quel civil četo. Una tal notizia fermento in questo popolo il di gia concepito sospetto : si diode corpo ali' onibre, o si comincio a indicar no-luinatainente alcuni nobili come roi supposti d' intelligonza co' ministri Austriaci. I nobili dmti/ue, si osclauiava iiuiversalniente. rogliono venderci d quel Goveruo on: ceni/ono arroluti noldati gli uannvi apjjeita na ti.' II fer-niento crebbe sinu al furore e quo.sto si comunico colla rapidita dol luoco in tutti gli abituri e in tutti i potti. Si o creduto sui inoinento un utilo espediente il far girare per la citta alcuni ragazzi i quali, con uua ban-doruola in mano, gridas-ero erviva S. Mtrco: ma cpiesti servirono iuvoce, a dir cosi, d' un zinibello che in meno di due ore chiamo a se un migliaio d' uomini armati. il Podesta, cercando ei pure con idonee parole di ridurre il Popolo al suo dovere: ma ijnesta gloria era riservata al Sindaco Baseggio. Montii ei sulla panca. e con voce sonora insicme e patetica pronunzio un bi\ ve discoi so senza studio e senz' arte, ma dettato dal zelo, dal hisogno e dal momentu che ridusse il popolo, un popolo gia si liero per la sua forza senza contrasto. sino alle lacrime: tanto pui> 1'eloi(iienza liglia d'un l.ibliro uiSiversalineiite conoseiutto come interprete fedele di un'anima patriottica e generosa. (* no de' capi dimando allora al Sindaco in nome del Popolo 1'esenzioiie dal dazio del pane, che venne aecordato. Dimando poi ipudla del vino, a cui rispose il Sindaco che nun era di sua autorita. e non portanlo il Popolo senza ulterior insistenza si calmo, e promise di deporre insieine culi' anni gli udj e i sospetti. Do|io di cio, orna to il vescovo degli abiti saeri canto il Te lh um, i udi espose il saeramento e diode la benedizione. Si presto finalniente in mano del Vescovo il promesso giuranient.o, c si termino la festa col promiseuo universalo bacio di pace, e di fratel-lauza, por cui si puo dire, sino al momentu cho serivo senza impegnarmi del domani, che tutti gli abitanti di Capodistria formauo una sola famiglia. Chi esamina 1'esposizione del De Franoeschi e la eon fronta col nostro documento non puo non accorgersi che lo storieo istriano ebbe sott' oechio, oltre alla lettera del Baseggio, anehe la nostra, della uieto non ci son legni
  • ot(. Leone Volpis. Professorc di Medicina allo Studio di Pisa e a (juello di Piidova. Lo Staneovieh nella sua «Biogralia degli uoniiui distinli deli'Istria« dice di (L Vergerio: «ln un documento Uel '27 settembre KitiO, tratto dal Libro oons/f/li di Copodis/ria, esi-stente in ipiell'archivio podestarile, si rileva, che fu coudotto pnbblico medico in patria per la seconda volta con elozione a pioni voti nel giorno 2(1 decembre 1658 per il corso di 6 anni: epoca nella tpiale egli contava 1' ela di anhi ;>6, e dando un egnai corso di tempo alla di lui prima eondotta, risnlta clie di anni 26 fu prescelto a ]mbblico medico in patria. Da (|iiesto stesso documento rilevasi inoltre che ricerco alla eitta la dispensa per compire il corso che gli res tava di oltre cpiattro anni essendo richiamato da/T ecceUrn/issimo granduca per lellore ordinario ne 11 o Studio di Pim con stipendio di ducati iillocento alV anno. Ottenne la dimissione, ed ebbe a sostituto nella eondotta il dott. <>-tacamo Itomano. Le espressioni essere stalo richiamato dal gran duca, mi farmo arguire, che il I er-t/erio in precedenza, e forse prima ehe fosse medico in patria, sia stato la prima volta professore in Pisa; cio che concorda col detto del Papadopoti, che giovane fu fatto professore in ipiella eitta.» Cosi lo Staneovieh. 11 documento che a lui fu noro 6 il seguente: 4'omp.e in off.o di S. Sindieato 1'Eec.mo Dott, Geronimo Vergerio Medico pnbb.o di questa eitta et insto notarsi come essendo richiamato dal Ser.mo Gran Duca per Lettore ortli-nario nello Studio di Pisa con stipendio di f. ottocento ali'anno con v ion egli supplieare fpiesta Universita ehe non ostante che nianchino piii di quattro anni al tinimento deli'ultiina sua eondotta die 26 xbre ltioM vogli ad ogni modo eoneedergli liora benigna licentia et aecetar la preselite rinoncia facendo provisione di Medico quanto piii presto e possibile assicuran-doLa ehe si come ha incontrato sempre con tutta gratitudine 1' occasione di poter servire alla Patria ali'Amore della quale si contessa eternamente tenuto cosi aneo del preselite tavore ne eonservara la dovuta obligationc rendendo con tal occasione a tutti e liell' universale e nel particolate infinite le gratie deli'honore con tanta pienezza di voti fattogli nelle passate condotte.» i Libro consigli n. ;"».""»♦>. pag. lilo). 11 documento del 165s!, al quale il Vergerio si riferisce, suona cosi: »Porelie s'avvicina il tempo del fine della eondotta di Med. Pub.co di q.ta Gonim ta per tanto dovendosi proveder op-])ortunamente al bisogno. L'andera parte posta da S. E. dalli S.i Sind.ci dal I i S. S.ri Gier.mo Gavardo di Giulio Gia.mo del liello Ant.o Bel-gramoni et Iseppo Almer.to Giud.ee E' tanta hi sodisliitr.no universale del frutuoso e caritativo pnpiego deli' Eec.uio Sig.r Gier.mo Vergerio cono i ta d i no, s' in-tenda egli contermato per altri 5 anni nella med.ina carieha oonforiue si e eostuniato con altri ecc.nii suoi anteeessori, Balotata hebbe P. Ti) C. 5.» Libro consigli n. 55(5 pag. 47 v.). Lo Stancovicli, che eonosceva so I lan to questi due docu-inenti, congetturo da tpiefeti: li Che il Vergerio fu medico in patria fin dal l(54s, epoea nella i|iiale ogli a veva 2(5 anni. 2) Che prima d'esser stato medico in patria fu lettore di medicina allo Studio di Pisa. Ma qui c'e 1111 guaio : da doeumenti che ven o citando risulta che la prima congettura dello Stancovicli e erronea, ed e vera la seconda, come fu gia riconosciuta dali' editore della seconda edizione della Biografia Anteo de Gravisi nelle sue note, avvalorandola colla eitazione di 1111 codice di 14 lettere appartenente ai manoseritli di Časa (iravisi clie iil Vergerio si riferiscono. Dai IJbri Consigli, da me consultati, si rileva che nel-1'anno 1(548, epoea nella quale il Vergerio avrebbe avuto 2ii anni, fu iiddi lii luglio ricondotto come medico a Capodistria per altri 5 anni Fidcnzio Cardh (11. d'archivio .¥>."> pag. 71. il quale cessa di fungere come tale addi 1 agosto l(i4U : gli viene nominato quale successore Marco Anrclio G isgoni di Trieste. Fidenzio Cantii fu admupie medico ;i Capodistriii dal Hi4.'5 al 11549. Un' altra nomina trovi.uno ai ±1 novemiMc dello stesso anno, senza che dal Libro Consigli apparisca, se il medico vecchio Ignazio Cantu abbia continuato nella sua mansione fino a questo giorno per non esser comparso il neo eletto medico triestino. o se vi fu una vacanza di tre mesi. II nuovo medico nominato ai 2- novembre fu (lioranni Morosini questi esercito la sua professione. a Capodistria tino iil is aprile 165(5, anno nel quale si fa la prima volta il nome del Vergerio. (Archivio munic. Num. 555 pag. 5170. r.). In fatti nel Libro Consigli ai 2.'5 zugno 1(55(5 leggiaino la seguente parte: «Cong. il spett. Maggior Cons.o a suon di campana et voce preconia nella sala ordinaria ove comparve la persomi deli'lll.nio Ecc.ino Ser Gier.mo Corncr 1'od.a e cap. intcrven-nero consigl. i»2 et furono proposte le seguenli parti le quali furono prima lette il giorno di gieri admesse dalla Consulta. Uene essere opportuna la provisione di Medico, che spirata la eondotta deli' Ecc.mo Morosini Attuale. assista ali' urgenze et bisogni di «|uesta Citta. Ond'attrovandosi di presenza in Patria 1'Ecc.mo S. Gie-rolamo Vergerio eh' altre volte ha esercitato un tanto impiego con fanta V i rtu, ('a rita et sodisfatione universale, pero 1'Andera part.e posta da e.o da Sig.ri Sindic i e da Spet.i ( Hudiči Attuali di condurre Esso Ecc.mo Vergerio in medico di ipiesta Citta per anni tre continui da principiare adi 22 ottobre p. venturo con lo stipendio gia statuito, atfitto di časa e con tutti gli altri tiii 1 i et emolumenti coneessi agli ecc.mi III.mi suoi predecessori. La parte soprascritta hebbe. P. 7l> C. 7, fu presa.» In quest'anno adunque, cioe nel 165* i il Vergerio fu medico in patria per la prima volta e vi rimane, come abbiamo veduto fino al ItifiO. L' espressionc «ch' altre volte ha esercitato un tanto impiego eee.» rignarda certamente le condotte di lui fuori della sua patria, quando non si voglia supporre ch'egii, trovandosi per avventura in patria, abbia interinalmente servito nei momenti di vacanza del medico, come p. e. dal 1 agosto al 22 novembre 14(59, per il mancato arrivo del medico Gisgoni. Notizie piu esatte deli' attivita del Vergerio fuori della sua patria abbiamo dagli appunti dovuti alla squisita cortesia e gentilezza dell'illustre professore Vittorio (Man deli'universita di Padova, prima residente a Pisa, al quale ci siamo rivolti per mezzo del nostro collaboratore ed amico Arturo Pasdera professore liceale a Siena, ora a Firenze. Da qnesti appunti. che faeeiamo seguire nella loro inte-grita, e ormai possibile conoscere qualcheeosa intorno alla dimora del Vergerio a Pisa, c attingere notizie piu precise sulle opere di lui. i titoli delle quali si trovano riportati tanto nel P(t]ili, «IIistria Gymn. Patavini» 1720 (v. Stancovich, opera eit. pag. 257 quanto nel Faliroiii. Ifistoria Accadeiniae Pisanac« 1791-9") senza alcuna indicazione bibliografica') *). * II Ciaii e'invio gli appunti colla seguente lettera diretta al Professor Pasdera: Ch.nio prof. Pisa, 'J~> giugno 1907 gli apimnti ehe Le invio rappresentaiio il frutto, niagro ina non dišprez-zabile. delle rieerehe eh'io feei nella Bihlioteea e pili in ;">." u dei primi del r>4, poiclie scgue, sotto, il rcscritto: «Concedasi, ei il Prov.ru dello Studio di Pisa glieno faccia man da to, accio delta prima terzeria gli sia pa ga ta prontam.te, umi (isiante. Persio Faleoncini maggio 1 f>.~>4.» Nei Uuoli de i Lellori, solto P anno 165." fra i medic' teorici ordinari e ricordalo . Cosi sotto il 1 <»f>4. ,\'el 1 (»r>~> coni paro Ira i medici prn/ici ordinari, con lo stesso sli pendio. II ritardo fn dovuto ai lavori edilizt che si stanno eompiendo nella Sapienza, i ijnali resero necessarin per pili giorni lo sgomhro deli' Ar-cliivio stesso dai voeehi locali. Come vedra dalle unite schede, le huste do.IFArchivio hanno ollerto qiwlcho nuovo dato sni Vergerio, che manea anche al Fabroni. La istanza. prohabilmente del 1653, ha P aria d'essere autografa. Le ricereho avrebbero fruttato di pili, se non tbsscro rnaneanti i ruoli dal 16h'2 al 1675 compreso. Ho ragiou di credere che alPArchivio Iforentino ossi esistano, od originali o in eopia. oppuro si po>sano trovare altri docnnienti importanti. Quanto alle opere le schede di questa biblioteca non hanno fornito la menonia indicazione. Potni tentaro in al tre biblioteehe, nia io temo che si trat ti di opere, riinaste, alme.no in gran parte, manoscritte. Mi čreda con molta stima Suo dev.mo V. Cian Ci sia leeito di esternare pubblicamente le piu vive azioni di grazie ali' illustre 1'rotfessore e al valente suo collaboratore Dott. Plinio Carli, i quali con benevolenza e corie.se sollecitudine vollero giovarci nelle nostre ricereho. (Nota della Direztune) Hieronimus Vergerius Iustinopolitnnua. Pliil. et Med. Doet. Da uno schizzo a penna che il prof. Giov. Quarantotto ricavo tla un rame di proprietft dei Sig'. G. M. Marsich. Nel 1 <»(50 ricompare fra i medici teorici ordinari, con lo stipendio di scudi 450. Cosi e ricordato nel 1(361. In una relazione al Granduea di Monsignor Quaratesi, senza data, che si trova in tre copie posturae fra le earte clell'anno 1(562 nello Zibaldone che ha servito a Monsignor Fabroni, n.o 2 si- legge la seguente nota: »Del Dottore Giro-lanio Vergerio si sentc dire ehe procuri la condotta di Bel-luno; ma non se ne ha certezza, e qiutndo, come propone Mons.re lo gratifleassi della cattedra di medico pratico, man-cherebbe quella di teorico, per la quale come rappresenta il medesimo Mons.re ci sarebbe il dott. Giuseppe Puccini.* E nella stessa relazione e detto poco dopo, che vaea la cattedra di medicina pratica alla tiiu.de aspiru i/ Vergerio. Nelle pru-posisioni per il molu del IGU? il Vergerio e ricordato fra gli ordinari ed e detto che «e uomo molto dotto, molto virtuoso e molto affectionato alla scolaresca e che «desidera passare alla lettura d' ordiuario pratico, et io — soggiunge il relatore — stiino che anco per benefitio dello studio sia da compiacerlo.» Mancano i ruoli dal 1(562 al 1675. Riassumendo quindi le notizie che riguartlano 1' attivita del Vergerio quali risultano dai docutnenti esistenti nell'Archivio municipale di Capodistria e dagli appunti inviatici dal prof. Cian viene accertato che il Vergerio fu medico teorico ordinario allo Studio di Pisa negli anni 16515 e 1654, medico pratico ordinario nel 1(555, medico pubblico a Capodistria negli anni 1(55(5. 5,7, 58 e 59, poi nuovamente medico teorico ordinario a Pisa dal l(i(50 al 1662, o teorico o pratico negli anni seguenti sino al 1665. In quest' anno, come scrive il Papadopoli, fu chianiato dal Senato Veneto ali' IJniversita di Padova per coprire la cattedra di medicina teorica succedendo al profes-sore padovano Girolamo di S. Sofia e passando nelll' anno 1676 alla cattedra di medicina pratica. Mori coni' e noto in patria nel 1(578. Delle opere del Vergerio, che ci spinsero a fare tali ricerehe, pur t?oppo nulla si conosce per ora piu dei titoli. Forse ulteriori iudagini, che non mi fu dato di avviare per mancauza di tempo, potranno condurre a saperne qualcheeosa di piu preciso; sempreche non fossero, come opina nella sua lettera 1'illustre prof. Cian, rimaste manoscritle: che .so cosi fosse clfficilmente clopo tanto tempo s: potrebbero rintraceiare. Comunque, mi parve bene di pubblieare intauto questi miovi dati che. rettificando in parte e completando le notizie dello Staneovich, mettono in piu chiara luec il nostro concit-taclino, e ci addimostrano che, olrre ad esscr stato un iiomo dotto e virtuoso, fu anche amorevole ed amato insegnante. I\ Major. Impressioni e ricordi. Che ad un'Esposizione d'arte a Venezia non sarebbe maneato i! successo era taci le argomentare; a dare a Venezia la. seduzioue irresistibile, che attira tra le sue lagune pelle-griui d'arte e d'amore, troppo bene avevano provvoduto i suoi mercauti e i suoi patrizi, che tutta altraverso i socoli 1'hanno oditicata. Ed infatti dal 189;") lino ad oggi la geuiale istituzione di liiccardo Selvatico, per le cure amorose ed in-telligenti di An ton i o Fradeletto, prospero sinipre, o pel con-corso degli espositori, che nel 1*87 vennero fin dal (.liap-pone, e per 1'affluenza dei visitatori, o per lo slaueio delle vendite, o per 1'intlusso, che esereilo sullo svolgimeutp della pittura in Italia e fnori'1. Se qucsto intlusso .sia stati) sempre, in ogni caso salutare, e up'al tra questione. Le nazioui slraniere cominciano a considi rarla come il luogo ove i loro artisti scendono in lizza per La pura palma delTarte; ed alcune intorno al palazzo, in cui sono venute, per essere giu dicatc, gia tanto opore, cho ora ligurano nelle gallerie di 1 Anche ipiest'anno. come, nunuu/.iarimo giorni la i jrioniali, m ohbo uu avan/.o di bon itO.OOO liro. collc ipiali si IV c oro vari aeipiisli per la Galleria d'arto lnodorna. I.a scolla non Intti vorranno eonveuire oho sia stara 1'alla con mano particolaruionto Celice. Itasti dire elie I' ouore rocco pertino ad un' opora del leraco. arte moderna deli' Europa, hanno edificato propri padiglioni, come il Belgio due anni fa, e quest'anno la 6ran Bretagna, la Baviera e riJngheria Quello di quest'ultima ehe s' inspira per 1'arehitettura e la ricca decorazione alle antiche tradi-zioni della storia c deli'arte magiara, 6 gia per se stesso de-gno di particolare osservazione. Tutta via attraverso i tuoi 14 anni di esistenza una eosa le venne a maneare, I'opera d'arte, palpitante di vita per la vigoria del genio ehe l'ha pensata, esente da astruserie teenielie, senza bisogno di presenlazioni piu o meno sospette. Sotto questo riguardo la prima Esposizione fu la piCl for-lunata: degli ltaliani (liovanni Boldini, il piu autorevole rap-presentante della pittura italiana a Parigi, aveva maudato un ritratto di fanciulla, clie era il ritratto d'un'aniuui, dipinto colla sapienza dei vecchi maestri; Domenico Morelli il suo ('ris/o scrri/o d(tf//i umjeli, una delle sne piu lumlnose sinfo-nie di colore; Francesco Paolo Michetti la Fif/lia di Jorio, il eapolavoro d'un artista, che pensa ogni opora sua e 1'esegui-see con arditezza, che šara cliscutibile, ma non avventata certauiente; e Giovanni Segantini mostro ancora una volta col suo I {Ho m o "l jmese nalico come parlavano ali' anima sua l altc moutague solitarie nel gran silenzio della natura. Fra gli stranieri e'orano il Leighton ed Alma-Tadema a rap-prescntare, in maniere diverse. il elassicismo della pittura; e John Everett .Milais ed Ed\vard Burne-,lones come eampioni del moreute Preratlaellismo; e'era il Mesdag, il pittore del mare, e'era Dagnan-Buveret, con una Madonua piena di sug-gestione, e il Lenbacli, iirincipe dei ritrattisli, e il \\'liistler, lnaestro insuporato nella riproduzione degli etfetli pittorici, tratti da un sol eolore. E tra gli seultori eomparve il Bartho-lome eon un episudio del suo monumenlo .l^.'' Mori.s del Pere Lachaise, un'opera, che non trova paragone se non nelle toinbc Medieee di Michelangelo, ai parra lice/ componcre llltlf/IUH. Alle successive Esposizioni non mancarouo le opere, di-nanzi alle quali i ciceroni alzarouo la voce a proelamarne il valore; e s accesero fittizi entusiasmi c uiscussioni piu o meno accademiche fra critici cd artisti convinti ehe F arte in un modo o nell allro avesse loro rivcJalo il suo novissimo verbo. Ma oltre le porte dei loro circoli e delle loro chiesuole non giunše clie un'eco fievole e confusa di tutto il loro vocio: il pubblico contiriuo a passare nuinerosj peric sale delPKspo-sizione, perehe cosi aveva una bella occasione di andare a Venezia, ma non si eommosse piii. Quest' ottava Esposizione internazionale d'arte si distingue dalle precedenti per la pro-digalita con cui furono concesse le mostre individuali, e la riduzione delle sale nazionali. Del resto per chi non attribui-sce una partieolare importanza alle varie tecniche ed a gli storži che si fanno per ottenere certi eiletti d'aria e di luce, non s'eleva gran che al dissopra delle altre. Quello che mauea ad una gran parte degli artisti moderni e 1'ispiraziono che li commova, la hetta conoseenza dei rapporti tra il coucetto e la forma'e 1'educazione artistica, che permetta loro di spaziare per tutti i campi deli'arte. Essi non mirano a far vedere che (piadri sanno tare, ma come li sanno fare; di qui nessuna preoecupazione pel soggetto, molta invece per la tccnica con cui dipingono, pel modo con cui sanno vedere le cose, per gli etfetti che con certi loro artifizi riescono ad ottenere. Mancano di fantasia, di coltura o del senso della bellezza. Per la smania d'apparir personali tanno sempre la stessa cosa; e cosi ci sono non solo i paesisfi cl«e non s' intendono di figura, i rilrattisti ignari del paesaggio, i pil tori di genere che aifettano superbo disprezzo per la pittura monumentale, ma c'e chi si speeializza dipingeiido, a ma' d'esetnpio, man-dorli tioriti solamente, giardini di vilic setteccntesche, vecchi ]ialazzi che specchiano le loro muraglie eanerenate nelle li-vide ac.tpte di qualche solitario canale a Venezia; c'e chi fa pomprt della stessa ga nuna di colori, che combina sempre la luce del glorno con quella d'una lampada. A dozzine si in-eontrano attraverso le sale della Mostra veneziana i (piadri, (dic non sono altro, che la soluzione d' un problema, qualclie volta geniale, ma piii spesso astrusa. cosicche chi non ne possiede la ehiave guarda, e poi tira avanti brontolando o sorridendo benevolmente. Egli e che dinanzi a tanto acroba-tismo, a tanto brancicare in cerca di qual«iie nuovo modo per dire aneora una volta la stessa cosa, dopo tanto studio atfau-noso per mostrare che e'e aneora una strada jter cui nessuno s'e niesso, tu cerchi invano Panima deli' artista: si eomjirende cli'egli non lia scelto il suo soggetto per un intimo impulso, pon lo ha sentito, 11011 lo ha vjssuto nella sua vita spirituale, non n'ha perseguita la visi one attraverso i cieli radiosi della fan tarna creatrice. K eosi avvieue che i pittori di tal fatta, pei (|iiali Parte non e ehe un' esercitazione in a nima vili della loro tecniea, solo "neIPindirterenza. nella vaeuita. e spesso vol-garita del soggetto sono eostanti; tutto il resto e cosa che va e viene, eosicche i quadri duno, quest'anno, sono tutt'altra cosa da quelli di due anni fa. Frutto di nuove ricerehe? I suoi ammiratori lo affermano; ma invece e per rnancanza di idealita artistiehe, di eoscienza a corrispondere alla propria vocazione, di fede forte nei principi suprcmi delTarte. Cosi io penso dellarte moderna; ma vediamo alla buon'ora <|uest'ot-tava Esposizione internazionale d'arte. Nella sala ottagonale fermiamoci a guardare gli spiechi della cupola, che Galileo Chini ha dipinti, H una decorazione piii pomposa che bella, smagliante soprattutto d' oro e di co-lori vivac-i, che fa pensare a H. Marca di Venezia ed a S. Vi-tale di Ravenna, e nella parte figurale intende rappresentare «i momenti piii solenni della eivilta e dell arte*. .Ma I autore che gode pur una bella farna come decoratore, ei e riuscito? Non mi sembra; almeno, non come il tema lo richiedeva. Anche quaudo ebbe una visione chiara, se non profonda, del soggetto non fu felice nell' espriinerlo. Nel qitadro IH P- e. non si capisce veramente per che col capo all'ingiii i geni dell arte debbano fuggire alla volta di Roma, portando le Vit-torie delle Grecia. Piu spesso e manrhevole nella comprensione del soggetto. e lo esprime poveramente, a stento e senza con-nessione. Che meschina cosa non e il \'I quadro, che pur vor-rebbe rappresentare Parte di Michelangelo? ') La pittura ita-liana e tutt'altro che nuova a siffafto genere di rapprfsenta-zioni. ed io non so che cosa diranno i posteri di queste di Galileo Chini se avranno la fortuna di vedere ancora tpielle di Paolo \*eronese o di Giambattista Tiepolo. Nel salone centrale lianno [»reso pošto stabile, sembra, i panelli. che Aristide Sartorio espose due anni fa, un'opera in cui 1'autore ha most rato fin troppo la sua valentia, veramente straordiuaria, come disegnatore e modellatore e, diro anche, come interprete dello sfacelo in cui la turbinosa vita moderna riduce tisica- 1 I)»'l resto Miehetaiigelo fu seelto male come ineania/.ione del J £ i — nascimento ; P artista veramente rajinresentativo di qnell' enoea uloriosa e lialfaello. merite 1'umana generazione. Come soggetto restera sempre un enigma, un'aštruseria faticosamente pensata, di eni nesstino rieseira da se a penetrare i I signiticato. Delle mostro individuali mi senibrano inleressanti (piella di Ettore Tito, di Fran z von Stuek di Peter Severi 11 Krover, di Alberto Pasini, di Giuseppe Pellizza da Volpedo, di Marins Pictor (Mario De Mana) e di Cesare Tallone. Nuovo si pno dire alla Mostre veneziane e Franz von Stuek. il figlio mi gliore di Arnold Bocklin. K un idealista, elio guarda piii den-tro di se, oho non intorno a se, (juando pensa un suo »piadro, e rare volte s'aeeontenta di parlare ai nostri oechi soltanto; egli mira a eolpire il nostro pensiero, a oostringerlo a seguire un certo suo ordine di idee. Molte delle opere, che egli ha mandato a Venezia, contano gia parecchi anni di vita e di farna. Conosciutissimo in Germania, e il Pecrato. una rnezza figura di donna nuda, intorno a cui s'a v volge i 1 viscido corpo d'un serpente che guarda dal quadro con gli ocehi verdi. come guardano quclli della donna, sinistramenfe lampeggianti dissotto alle folte chionio nore che ne incormciano il vol to <11 una perversita crudele, poi scendono lungo il lianco 1'aeondone risaltare la bianehezza proeace; hi (iucrra, un cavaliero ignndo che passa, rigidamente piantato sul suo cavallo, fra mucchi di cadaveri orribilmonto aggfovigliati; la Sfinge, in cui la leggenda greca e diventata la storia dell'umanita; le Furie, altra polente rnppresentazione in senso moderno d' 1111 mito antico; la Ceori/issinne di Crisfn, non bella nella dispo-sizione, ma potente; Adama ed Era cacriafi dal Paradiso lerre$lre. E, por me, cpiesto il quadro piu profondamente pensato c magistralmente eseguito della raccolta. Qui 1'artista, pur rimanondo fedele, si pu6 dire, letteralmente alla tradizione, ha saputo essere originale, ed ideare una scena, che nella sua tragica grandiosifa suscita nclfanima deil'osservatore tutta una visione dolorosa e terribile, la visione deH'umanita dannata inesorabilmente alla sventura appena chiamata alla vita. Quell'angelo, che si delinea vigoroso ed intlessibile nella luce che esee dali'Eden vietato, e serra nelle mani 1'enorme spada davanti a se piantata, freddamonto calmo nei linea-m en ti e nello sguardo con cui accompagna i due esuli iufelici, o bon il ministro di quell'alta giustizia. che chiede il sangue di un Dio a soddisfazione delToftesa patita, Ed Adamo ed Eva, ehe nudi e soli, eurvi sotto il peso del dok)rt' di tutta 1' umanita, ma stretti l uno ali'altro, muo-vono incontro alla vita nella tenebra paurosa, che a momenti li a v volge, attrt.ver.so la solitudino desolata della terra, fanno peusare al fatale andare, ehe compie da secoli 1'umanita tra lotte, dolori, eolpe e delusioni infinite, senz'altro conforto che 1'amore onnipotente. Anche per la tecnic-a lo Stuck e un forte ari ista, la vigoria del suo colorito. le grandi masse di luce e d'ombra dan no un rilievo potente, tragieo alle sue figure, e stil t o questo aspetto auclie altri suoi quadri sono di una grande cflicacia, come p. e. il Haceanale. ') Una vecchia couoscenza invece delle Mostre veneziane e il Krover, di cui mi piacque particolarmente 1' Usteria di pesealori. in cui l'aria e la luce dan n o un risa I to particolare alle persone ed ai tanti partico-lari amorosainente curati. Pieno di dolce poesia e pure il tjiiadro, in cui si vede 1'artista a passeggio colla sua giovine signora ecl il suo cane lungo la spiaggia del mare calmo e luininoso. La tela: F* t ne o di s. Giovanni sirila spiaggia di Shagen si fa notare per la precisione, con cui e col to il momente e sinceramente rappresentato, e per gli effetti di luce su tpiella tolla tli spettatori. Degli italiani il pittore per ee-ccllenza e il De Maria; ombre, Juci, colori in tutte le loro variazioni. egli ritrae con una verita e forza meravigliose. E tpiesta sua quaiita fa si che anche eerte romanticherie acqui-stano un tascino di poesia eosi potente, cosi suggeslivo, che la visione ci resta tutta negli occhi. Chi ha poggiati gli sguardi sulle tele: i.'os pedale deg/i infelti, l'na strada di Sabiaeo, Mura eancrenate, La ril/a di Nerone a Sabiaeo, Un androne a Terraeina, Xnulentar mimae non le dimentica piu. Se i picc.oli quadretti di Alberto Pasini non hanno la suggestione tli quelli del De Maria, ci seducouo colla sincerita della visione, e coll' accuratezza, troppo spesso superbauiente tlisprcz-zata dai giovani pittori, con cui essa e riprodotta. Ettore Tito e una creatura delle Mostre veneziane; i quadri che espose nel 1897 erano pittoricamente tutf altra cosa da quelli che aveva esposto nel 1895. D allora in poi il suo seopo fu di rendersi interessante eolle qualita esterne deli'arte sua, e si 'j II tMirfttorio tlel Masen Revoltella tli Trioate ncijuisto Srherzo tlel pittore tede.seo, ehe teeiiieamente e eertn notcvolc, ma frivolo in ijuanto al snggetto. pu6 dire che ci e riuscito, sviluppando le sue doti tecniche ecl assimilandosi quanto negli stranieri trovava di eontacente airihdole sua. E qui sta tutto il suo merito; egli non e ne un tilosofo, ne nu poeta, non o ranima ehe gPimporta. ne dello persone, ne delle cose. Anzi ogni qualvolta volle fare un ijuadro di idee piu che di colore, inostro che e il senso della bellezza e la spiritualita gli faeevano difetto, e riusci suporticiale e sciatto. A persuadersene Pasta. guardare in qucsta sua mostra L a pomena. Pag i i >(' d'amor e, Ilaccanale ed altri non pochi suoi quadri, visioni di vita, rese con evidenza soducente, e LM-more e le Parčke, insignificante, per quanto riccrcatamcntc eomposto. Poeta inveee, un poeta riceo di seniimento e di fantasia, che raccoglie nell' anima mestaniente pensosa le varie voci della vita e le trasforma in una dolce visione, a cui da tutto 1' entusiasmo fervente e sincero deli'arte sua e Giuseppe Pcllizza da Volpedo, morto suicida poco piu d'un anno fa. L'amor e nella rila ha tutto il profuino d'un ricordo di vita inthuamente vissuta. Nella Stalna a Villa RorgliCsc e P anima eterna della natura e quella fuggevole della vita umana, che cantano, e il canto si spande nell'aria dolcementc illuminata, tocca le foglie degli alheri, 1'erbe delle aiuole, la sabbia dei viali, le statue delle divinita obliate, e tutto ri-sponde nello stesso ritrno. Ma il suo capo lavoro e Su/ penile. Con quanta intensita deve a ver egli sentito 1' umile scena, quel eontadino, che disteso sni tieno, tra le braccia della sua sposa, riceve il viatico, quella penombra grigia che si trista-mente contrasta col gran sole di luglio, che fuori inneggia alla vita! Ritratti soltanto espose Cesare Tallone, ed un nudo di donna, dalle carni piene di vita e salute. Sono dame e si-gnori atteggiati nobilmente e naturalmente nello stesso tempo, dipinti con franchezza e vigoria. E non solo i lineamenti e-sterni, la morbidezza o rigidezza dei panni, le trine e le piume delle signore sono riprodotte con efficacia, senza cinciscbiature, ma 1' a rt ista ci mette in diretta relazione coll'anima dei suoi personaggi, ci rivela il loro carattere, le loro abitudini, tutta la loro vita interiore. Che bonta mite e sempliee spira dal suo ritratto la signora Paoltna Nulli, e che tenacita di propositi nei lineamenti del Dott. Rocco Gritti, e che penetrazione sicura ne' suoi occhi! E il viso pallido e sfatto dell uomo, che gli sta vicino e guarda davanti a se con fissita sgomenta dell'ignoto, • ■ li o gli vieno im-ontro! E ta Massaia i Vorrei sapere ehe cosa pensavano tanto signore dalla figura somigliante ad 1111'ondata di 1'uino, inal reggenti Penorme cappellone di moda, dinanzi a quel pezzo di douna dal seno esuberante, dalle carni sode e calde pol buon sangue clie vi scorre per entro, dal riso ehe le illumina il volto di una schietta giocondita, ben piantata sull' anclie haldanzosc, clie regala a suo marito regolarmeiife 1111 irmbo ad iminagine e siniilitiidine sua. ed impera coine una sovrana su tutta 1'economia domestica. Vi sono inoltrc mostre individuali di Anders Zorn, che eonterma ampiamente la sua ta m a di pittore, se 11011 simpatico. certo sincero ed elficace, nella riproduzione della rude realta; di Guglielmo Ciardi, i cui quadri, ricordi di Venezia repubblicana, marine, paesaggi, piaceiono per 1' accuratezza delPese-cuzione, quantunque ]>oco protbndi: di Camillo liiuocenti, e d altri. Si dice che Camillo Innocenti {iroclami la luce come 1'unico personaggio importante di ipialsiasi quadro: e luce. soltanto luce, egli ha messo in ipielli che mando a Venezia. (^uell'atmosfera, clie in tona di luce o d'ombra i suoi interni d intimita tennninili, londendo ogni tinta, soppriinendo ogni rilievo, ogni precisione di contorni, rit-hiedera molta sapienza tecnica, e sara 1111 gran pregio per chi aceetta la forniola deli' Innocenti. Ma se al pittore. come seinbra, si deve donian-dare qu«iche altra cosa, oltre la luce. i suoi quadri sono una cosa ben fiacca ed inconcludente. E 11011 b a dire che gli nianchi la eapacita di mettere qualche altra cosa, oltre la luce, nella sue coniposizioni: La visita p. e. e una scena os-servata con precisione, ed argutamente. « Angoli reconditi d'Italia» iutitola Girolarao Cairati la sua raccolta di pastelli fissati. 11 Cairati e un innamorato, che si aecosta alla natura m nas i furtivo e ne riproduce le bellezze, che gli aniatori or-dinari sdegnano, o meglio non couoscono. Ma con che potenza sorge la spirituale visione di I Volsci da Ninfa, Ponterigtjio a Conet/liaiHi, Tramonto a Villorio ecc. attraverso la vapo-rosita discreta della tecnica! Anche la raccolta < Arinonie tio-rentine» di Francesco Gioli, e quella «Bellezze della Sicilia» di Ettore De Maria Bergler hanno molta freschezza di im-pressione, ma 11011 il sentiinento. con eni il Cairati aniina i suoi pastelli. Talnim delle tele del (iioli s'imponc per 1'aria iucerta e come stanca deli'ora, che vi alita. Le tele ehe co- stituiscono lil poštnina mostra di Telemaeo Signorini e di Giovanni Fattori non ci rivelano nnovi aspotti dell'arte Ioro, anzi per esse la Ioro fisonomia artistica rimane assai imperfotta : il Fattori, inaechiaiolo di 1iiposo di Libecciala ecc. non com-pensa il earatteristieo pittore di butteri e di buttali. Detto cosi delle mostre individuali, intese a mettere in vista tutta la personalita deli'espositore. facciamo un giro por le altre salo. Nella sala IV intefnazionale m' ha colpito il ipiadro d'un polacco Ladislas .larocki: Contadini dei Carpazi. II rude verisino dei tipi c 1'audacia con cui sono dipinti, a colori picni, senza passaggi di inezze tinte o di chiaroscuri. ricordano certi quadri russi, appassionataniente diseussi. alla precedente Esposizione veneziana. Un'impressione consimile si riporta dal Funerule di campagna del Pautseh, tpiantun-tunque non ne raggiunga 1'eftieacia. Guglielmo Talamini vi ha il RUratto d' una renlenaria. che pare dipinto da un antico liammingo. L'elegia della sera. senza ricerc-atezza di trasi o novita di ritmi, ha cantato Matteo (Hiviero in Race resperlinn. La sala V intevnazionale accoglie i triestini Cambon, Lucano e Marussig: il Flumiani e la Slocovich si truvano' nella sala. antecedeute. La cosa migliore mi sembra il 1'lcnilunia del Marussig, sebbene la sua luce luuare non raggiunga I'etfiea-cacia suggestiva di Mario De Maria. Se 1'importanza artistica d'un popolo si dovesse calcolare dal numcro de' suoi artisti e delle opere che producono, gli Stati Uniti d' America — sala XVII — oceuperebbero un bel pošto davvero. Invece 1 America non ha ancora un'aite sua propria, espressione pur che sia della sua vita delle sue idee, delle sne aspirazioni. 1 pit.tori che quest'anno convennero a Venezia sono un po' di tutta rKuropa, e non e ditticile rintracciare le derivazioni dalFarte di questa o di quella nazione, di questa o di quella tcndenza artistica, per entro ai Ioro quadri. Gli specialisti, i critici, che hanno il compito di far largo ai nuovi geni, i ri-cercatori di leccornie, troveranno certamente molto da ammi-rare, da additare allo studio degli artisti, e convengo che piii d'un quadro riesce piacevole agli occhi per certa raftinata morbidezza di tinte, per certa civetteria nella coinposizione, ma m' accontentero di nominare il ltitrafto d i Gladstone di .lolm Hamilton, pieno di carattere, per quanto povero tli co-lore, Nella sala deli'Innocenti ha il Coleman un paesaggio, dal titolo Speculnrn Dianae, in cui seppe trasfondere tutta 1'ocenita malia doi luoghi solitari nell' ultinio crepuseolo della sera, sotto povera luna; ed Antoiuo Mancini dne tele di sog-getto calcolatainente scelto — un uoino con un paniere di "rose, e un altro in antieo costume olandese - per inostrare il rilievo e 1'armonia squillante di colori, che sono il secreto delli. sua tavolozza. Nella sala XXI del Pieinonte c' imbat-tiamo in due tele di Lorenzo Delleani, una delle quali: Taglio io-chi d'ombre bellissirni,figure d'uomini e donne, futto protesti piii o meno plausibili per sciogliere qualche ]»roblema di luce o di eolore, per stoggiare la non comune perizia nello sfu-mare sapientemente le tinte, per mostrare gli effetti di qual-che nuova combinazione eromntiett. E non v' ha dubbio, le ricerehe devono esser state sotfili e coniplesse, 1'abilifa tec- niča 6 grande e molto lo spirito d' osservazione; ne e s nI te-ran no gli iniziati dagli ocelii esperti. e dal gusto raftinato. Ma e' e pur anehe molto dilettantismo estetico, come suoi avve-nire ogni qualvolta la forma prende il pošto alla sostanza. Dali'altra parte del palazzo deli'Esposizione c'e il pa-diglione deli'Ungheria. 1 pittori ungheresi sono rappresentati in maggior niimero a Venezia quest/amn. Molti hauno ancora l'occhio rivoltO alle tembnze artisticho d'altro nazioni. altri per amore deli'originalita si lasciano andare a stonatnre cd a capestrerie, che non e facite seusare, ma piu d'uno s'im I »one per qualita intrinseehe. Fra i ritrattisti (ivula (ilatlcr e quogli ehe meglio d'ogni altro interpreta il carattere de' suoi personaggi. senza dar loro quell'aria teatrale, che ha p. c. il Conte Schnnborn, ritratto in cos/aine >< ni/hcrese da Fulop Laszlo, ehe del resto e solidamente dipinto e non manea di ospression Fiaceo invece mi pare il Ititt-atto tlel eardinatc \j(if!nrico Uni/nald di Mihah* Munkaesv. Oerta efficacia di rappresentazione e huone doti eoloristiehe mostrano Le modrih' dello ♦Stroheulz, ma spiaee di quella in piedi, seininnda, la posa fbtogratica. Maseita di Crhdo di Andor Boruth e una rap|)resentazioue purameiite umaiia del fMistero oristiano. ehe rieorda 1' ITule, e non in cio sol ta »to, ma ofttcaee e tutt'altro che vuota. Tre quadri aucddotici cspone Tivadar Zeniplenv. poveri di colore, ne molto originali, ma espressivi. Anehe alcuni pao-saggi meritauo di esser ricordali, ed anzitutto Itorine della c/ciesa e del conreulo di Bela Kaezianv, in cui 1'aria quasi fredda s'intona assai bene alla tristezza del soggetto: poi (Hormla invernale e Conreulo russu di Aandor Katona sem-pliei e veri. e Paesa(/(/io di Laszlo Paol, ehe rieorda la scuola francese di Barbizon. La (Iran Bretagna fu tra le nazioni piu fedeli a mandare a Venezia i suoi pittori, ne mai passarono inosservati. E que-sl anno, se non per una profonda intcrppetaziene del soggetto o per particolare vivacita di fantasia, si distinguono per la signorilita della visione e la consapevolezza dei mezzi usati. Questi caratteri della pittura inglese si notano particolarmente nei paesaggi e nei ritratti. Belle vedutc di paese espongono : 1'East: Sulla collina, quadro delicatissimo, ma non suggestivo come seppe essere tante altre volte il valoroso pittore: Frank Mura: Caricando una barca di fieno, grade volissimo per l'a-ria e la ltice; il Peppereorn: Giornala burrasco&ail Grosve-nor: II malino grigio, e II fiume; il Peterson: Presso Edimburgo: Veremitaggio. E torse piu interessanti aneora sono gli aeqtiare 11 i, fra i cjuali ce ne sono di delieatissimi, come, per dirne, uno: Sellembre in Iscozia del Brown. La pittura di ritratto e degnamente rappresentata da Julm Lavery eon Polimnia, e nieglio aneora con RilraUo della sit/nora Vulliamg. Lo stesso ari ista lui anclie una veduta: II maralo d i Tangcri. riusei-t isshna. Vicino al padiglione della Gran JSretagna e'č ipiello della l.aviera. Io, per mio couto, ci Ito trovato parccehie eose brutte, come p. e. la Modella deirilabermann, altre pr< ten-ziose eome p. e. Iliecardo 111 deli' Ulide, altre insignificanti, come (jtiarigione mislica del Keller, altre diseretamente interessanti come: Pagliai-lrunionte-, quadro arioso e solidamente dipinto, del Pietzeh ed Incerno del Crodel, efticace nella sua semplicita quasi poveia. Uno studio particolare meriterebbe la mostra di bianco e noro. Q nest o ramo doli'arte, che ha un passato cosi glorioso, e tornato in graiule onore, e conta fra i suoi cultori i piu celebri aftisti dei nostri giorni. Alle Esposizioni veneziane di volta in volta crebbe d'importanza, e nel favore del pubblico, eo-siceho non e locito passarvi avanti in sileuzio. 11 genere che si predilige, c che quest'anno a Venezia conta di gran luuga il maggior numero d'ospositori, č 1' acqiiaforte semplice o eolorata. lo mi limitero a ricordarne due, 1'inglcse Frank P»raiig\vyn e l'italiano Alberto Martini. 11 Brang\vyn si 1'ece meritamente trotare lin dalla seeonda Esposizioue venoziana come pittore originale ed efticacemenie suggestivo: poi espose anche delle acqueforti e proso pošto »ubito fra i primi artisli del genere. Anche quest'auno le sne aequeforii si distinguono por la visione penetrante del soggetto, e piu aneora per la 1'attura franca, atidacc ed eflicacissima, anche quando pno sembraro troppo sontmaria. Atizi corti soggctti, come por e. Costrultori di fmir/ie a Venezia, appunto per questo acqui-stano una plastica grandiosita. Alborto Martini esponc due disegni a petina ed otto saggi di illustrazioni per le Htoric straordinario di Edgardo Poc, eseguiti anche (piosti a petimi. Ed e qui che particolarmente si rivela aneora una volta la fantasia argutamente originale deli' artista, elio con genialita interpreta le allueinazioni ed i pervertimenti dello .spirito uraano ultra-raftinato. Edgardo Poe ha trovato nelTarte del Martini, romantica alla maniera ehe "era qnella di F,urico Ileine, di Carlo Baudelaire e di Feliciano Piops, 1'interpreta-zione piu penetrante. Ultima viene la scultura, pur troppo ormai avezza a qnest;o suo pošto. E non gia che le manchino i cultori, che una schiera iiscreta di lavori in gesso, in marmo e in hronzo s'incontra dispersa per le varie šale del palazzo deli' Esposi-zione e dei padiglioni stranieri. Anzi e'6 perfino una niostra individuale, quella di Franeesco Jeraee. Ma di tutti que' boz-zetti, (piegli studi, quelle statue e quelle statuiue, ca di , n. 1H9 serive: Venne... Giuseppe Revere, il ipiale col suo Lorenzino do' Medici aveva messo in una grande aspettazione, non diremo tutta Italia, la ,,uale non par ve esscrsene aceorta gran fatto, ma tutta .pianta la citta di Milano o segnataniente la consorteria giornalistiea, che il giovine di Trieste aveva saputo farsi ligia ed nldmlionte. *) V , per esempin, La Facilla, Anno III, U aprile e 12 maggio 1#30 _ La Farna ded 1&V>, Uassegna di seienzo, lettere ece., Milanu, A. XIV pag. 90 — (i. Hiccianii. Alcuni personaepji del Lorenzino di C. Re-vere nel Palcem, Trieste, A. I, N. i) - »r. A. Ottolii.i, l drammi storici di O. Reverc, Saronno, Poinpeo Rotondi, 190(1, ecc. ecc. ■<) Vedi la prefazione di A. Rondani nelle Opere complete di G. l!erere, < x. Autori e Attori drammatici tra il 1H49 e il 1801 di (i. Mazzoiii in La vita italiana not Risorgimcnta, .piana serie, III. Fironzo, 1!. Bem- porad, 1901, pag. 22, '-) (i. ltovani, J.e. tre Arti ecc., Milano, Treres, 187-1, pag. 1(2-80. fiillisee o '1' alba d' Iddio' viene eol sangue de' martiri. Da una parte il poeta lin messo il duca Alessandro co' suoi satelliti: Syr Maurizio, Francesco (iuieciardini...: dali'altra la probita repubblieana rappreseutata da Lupo, Nella, Corsini, fra Lio-uardo, ('arncsecchi. Nel niezjso sta Lorenzino, il Bruto di Fi-renze, che dalle tenebre della corruzione e del servaggio vuol giungere alla luce della liberta, ma con un delitto, Per epiesto. (piaudo appuirto con 1' uccisione d' Alessandro egli črede di aver toecata la meta. tutto 1'editicio delle sue speranze si sfascia, tutto gli sfugge. persino la domin amata, ed egli dispe-rato, in balia del caso. cor.ro via. Di qua la ragionevolezza deli'ultima scena, che a un critico di quel tempo tanto pia-ceva ')> ma che per se non e gran cosa. E questo concetto particolare corrisponde perfettamente al concetto generale, che ho accennato. Lorenzino non e un individuo, e il simbolo di tutto il ciiK.|ueccnto. del ipiale — come dice il Kevere — ritrasse tutti i vizi e le virtit. II dranima — come si vede - e un po' troppo siiiinietrico nelle linee e nella ricerca deli' etfetto somiglia ai (piadri freddi e compassati del primo periodo del romanticismo italiano. A ogni modo 1'inspirazione e gagliarda. «1 contrasti« — aveva detto il .Mazzini «sou la vita del Dramma: il bello e il brutto, l'elemento jioetico e il pro-saico si stanno allato 1' uno deli'altro nella natura e nell'uomo, c ranima non e colpita mai tanto profondamente quanto pro-cedendo per via di comparazioni» '•). Non e dunque da mara-vigliarsi se il poeta triestino e caduto nell' abuso dei contrasti, tanto piii che 1' argomento stesso. coni' era da lui concepito. ve lo portava. Fosche, troppo fosehe tinte ha usato per dipingere il duca Alessandro, figura grigia e senza sfumaturc. Eppure gia nel Segnivi sono tra tli che ci rivelano in lui un'aniina com-plessa, a poco a poco per opera di Filippo «>trozzi corrotta. nella quale le qualita buone erano aneor sempre in lotta con i vizi confratti. L' esagerazione arriva sino al grottesco in quel Ser Maurizio, che pare uscito dalla tantasia popolarc piu che ') Veli i.i Fcirilla, lSil9, 14 aprile. 2i Mazzini. Op. rit. pag. 24"). '■') Maric fiorciitiiic delt'a. MI).XX 17/ ai MIH. V scritlc da ItrrnariU Segni ece. Kirenz.e, Barbara 1857, libro VI. da un analizzatore della psiohe liniana, quale deve essere 1' autor drammatico. Dali'altra parte e'e la Nella e il Corsini, pa renti non mol to lontani doi promessi sposi del Manzoni ')• i-'1 somiglianza colpisce anche per il giro di trase, ehe la faneiulla tisa nel raccontare 1'incontro col duca. Si tratta pero piu di una remi-niscenza ehe di una imitazione vera e propria, perche il He-vere li ha ooneepiti nel loro ambiente, d i verso assai tla (|tiello di Renzo e Lucia. 11 Revere voleva realizzare la teoria del drannua storico; il Lorenzino ne e il primo passo. ardito e fottunato; 1'estremo limite (> toccato gia nel 43 con i Pim/noni c i/li Avrabbiali al lampo
  • /<_'• che forse, data la natura del lavoro. sarebbero state piu a loro luogo appie di pagina. Matica, ed e vero peccato, un' ordinata e ragionata 'j Valeriano Monti: Michcle Fachinetli poeta e notno politico; Pola, Tip. Boccasiiii e doi fratclli Niceolini, l'.H)'.i II rieavato nettu audra devoluto a favoro della cSoeiota sussidiatriee di študenti poveri del (linnasio-reale provineiale in Pisino*). 2 Derivati a lor volta da una eonlerenza sni 1 aeliinelti. tonuta dal prof. M' liti or e qualehe anno a Pisino. hibliogratia; e si ta pur desiderare un indice della materia. Felice assai il pensiero del Monti di omare il suo scritto d'una i eftigie id'onde trattaV; del Fachinetti; ina il tipografo Bocca-I sini ha operato contro tutte le regole deli'arte libraria collo-candola al pošto del frontispizio (o, meglio, deli'tinfipor/a). Nel primo eapitolo adoprasi il Monti ad assegnare al Fachinetti il pošto che legittiinamente gli spetta nella pensosa brigata di letterati triestiiii e istriani lačen ti capo alla mado-mzzTana Furilla, e ne tesse in breve la biogratia, toccando molto opportunamente delle ainicizie strette a Padova dal Fachinetti con uomini il cui nome dovea in progresso di tempo suonar fanioso nella storia delle lettere italiane: col Tommaseo anzi tutto e col Prati, il ipiale ultimo consegno nel al Nostro »dei v.ersi, i quali pili tardi fregeranno le colonne del Pojio/itno.* Son due odicine, di non grande valore, ma di una 1'acile scorrevolczza e di una schietta concinnita, che lanno subito riconoscere in chi le dettava il poeta di razza. E noi amianio traseriverle dal vecchio e omai iutrovabile giornah' che le puhlico, a Litolo almeno di curiosita storica. La prima canta Miri it moiido, o 1'anciul mio, Hidi lu 110 sai poreho: Lo mirni ridondo anoh' io (jiiundn ignolo ogli ora a me. Ali : dol duo'o i di vorrauiio, l.a tua gioia passorA: Al loooato dišinganno Pro]iorrai la prima ota. ()li ! ti fosse almon oonoosso Sol di 11 nos ta un altro di! Ma i lii mai oliiamarsi appicssu Puoto il tempo oho 1'ug'giV Poverili, Mil mio ginocohio Dondolar piu non hramu, L una lagrima nell' oochio, Poverili, gli tremolo. Venue adulto; e iufortunato Al par d' altri ogli non lu. Che la vita ha oonsacrato Alla patria e alla virtii. L' infante ') ') II populimo dt.ll' h tria, a. I, n. 3 (Trieste, M ottohre 1S50). Povero il eoneetto, manehevole la sintassi; non 6 o hi noi I vegga. Ma lo st.es.so Faehinctti avvertiva ch'eran »versi . . . . S del poeta Prati, tpiando era giovanetto.» E soggiungeva: «Ei forse li ha dimentieati. o se gli vorra ora di loggerli, li ere-dera eosa d'altri. Diceiotto anni or sono, egli li consegnava a me eoine scritti della sua giovane eta ch' oi appena curava. Pure d.i questi versi del giovanetto si rivela il futuro poeta. Ed ei non vorra riinprovorarnii di averli puhlica ti tpiando io čredo che sieno educativi, e che pochi possano tanto aH'eta ch' ei li dettava. E io hratno cosi provargli che molti anni e liinga distanza non mi lunino fatto diiuentičare il condiscopolo Idi Padova, I' inspiratore di iilcuiii mioi poveri versi, e il com-pagno piu fretpiento de' mioi pašseggi.* La seeonda odieina ha per titolo II vecchio ) It tuo cnorc perche trema Se mi guardi, n fanciullin i ; Pria mi lasria di morir Cit' io rivcgga in te f inimago Di que.g,li anni rhe fitggir. tiliela pursi . . . Dh Dio coni' era F redila i|Uella ch' ei mi die I Ah la verde. priniavera Sonlo in petto aneor per te! Preudi un bacio. — E licve lievo Dal suo labtiro il bac:o ttsci : Ah! una barba e un erin di novo Io rispetto da <[iiel iti. Consaerato il secondo capitolo alla storia dei vatli ma noscritti fachinetliani posseduti dalla tamiglia del poeta, passa il Monti a studiare nel terzo 1'opera_ poetica del Faehinctti, opora »pubblicata tpiasi nella sua integrita nell' edizione poštnina curata dal cognato C^rlo do' Conti Furegoni, nientre Carlo Conibi ne delto la beliti prefazione.» Sta. bone: ma che resta dumpie tuttavia d'ineditoV e dove V fu complesso, il Moliti porta sul Faehinctti poet;i un giudizio che, so contrasta iiii po' con le cerimouiose o generiche lodi del Pcllico, concorda »)' Milem, a. I. n. S ottobre 1X50 pienaniente con quello equilibrato o luciclo dol Caprin, chc anche il Monti riferisce in altra parte del suo opuscolo. In verita, nel Fachinetti «11011 era... la volgare e sempre moderna cffeminatezza, non 1' ingegnoso meceanismo del verso: ma un ingenua poesia;1 eresciuta senza spine, di poca parvenza, ma acutameute fragrante. Unieo scrittore, men tre la donna aveva ta 11 ti turiferari, e le bellezze della natura ispiravano Ira noi ogni altro carine, che idealizzasse la patria« '). Ed eceoei al Fachinetti prosatore e giornalisla (quarto eapitolo). »Mitezza... ingeiuiifa... čandore.» Giusto: cosi e non altriinenti portavano 1'ingegno e 1'indole del Fachinetti; il quale peraltro (e il Monti dovea pur rammentarlo, a sfatare certa bugiarda leggenda, tuttavia sussistente in provincia, di leiuissivita supina e di rassegnazione... buddistica nel delicato poeta) ebbe talvolta aniniosi e risoluti palpiti, da lui esprcssi eon libera vivacita e maschia concitazione, come allora ehe, diseorrendo de' maltrattamenti subiti a Londra, per opera di quella fiera popolazione, dal generale austriaco Ilavnau, la. iena di Brescia, usciva ne' seguenti inemorabili termini: . . . «L" Ilavnau verra giudieato dalla storia: anzi la storia ehe giorno per giorno registra le azioni di ijuegli uomini ehe fanno o ehe possono tare molto bene e molto male, lo ha giudieato. K noi ei terremo a quel giudizio* . . . «11 (ioverno austriaeo stesso che e solito tenere al pošto altri suoi generali fino alla deerepitezza ha eongedato ancor vigoroso 1' Ilavnau dopo ehe giunse fino ai sommi gradi della gerarehia politica e inilitare. Vorrel)be cio dire che nejtpure il (Ioverno austriaeo assegnava ali'Havnau tutte le sue simpatieV O vorrebbe dire solamente ehe 1'Ilavnau non gli era piii neeessario, o ehe gli fu neces-sario lin troppo?* . . . «Ma i giornali uftieiali sanno ch'esiste un'opinione pubbliea; tanto e vero ehe vogliono opporvisi; ma sembra anche che non la intendano bene; perehe altriinenti non giungerebbero a (piell'estreina follia di opporvisi con motivi che peggiorano la causa ehe credono di difendere.* Epi-stolografo tutfaltro che pigro, il Fachinetti laseio trna corr.i-spondenza vastissima, »sempre note vole, osserva giustainente il Monti, per seni|)licita ed eleganzu»; e clii. come noi. ebbe occasione di sbirciare per entro alle minute a n to grafe, non 1 G Caprin: Tempi andati; Trieste, Caprin, 1891; pag. 327. puo non attendere con impazienza il giorno che il Monti ne diii fnori una larga messe ')■ Agli amici del Fachinctti dediča il Morili il capitolo »puiito tnttoguanto, ripetendo con garbo cose gia note per opera spe cialmente del Caprin e del de Hassek e soffermandosi di preferenca sn le aflcttuose relazioni intercednte trn il Fachinetti ,' e il Besenghi. Peccato solo che il Monti tralasei di documen- larlc. Pare a noi ch' egli avrebbe dovuto almeno, a lae.er d'altro, ricordare le brc vi ma commossc parole che il Fachinctti serissc perche non fossero piu ritardati ali' Istria* gli scritli conipleli deli'amico premortogli') e la. pietosa lettera, tuttora inedita ''), che al Fachinetti inviava GiulioSolit.ro, per mettergli a cuore la memoria del defunto amico comune e, insiemc. 1'on ore della provincia. li forse il Fachinetti avrebbe .provveduto in modo veramente degno alla tarna del Besenghi, se gli fosse bastata la vita, che gli manco sni tinire del soli tre anni dopo 1' immatura line del lirico isolano. Certo, nessuno meglio del Fachinetti avrebbe potuto dettare rpiclla biogratia del Besenghi, che tuttavia si desidera e che indarno tentarono di dare la conoettositA troppo densa e sbrigh-tiva del Madonizza, 1'accademica pompa dello Zanella, la non eo-stantemente esatta scorrevolezza del de Hassek (clv'e sempre, del resto, il biografo piii diffuso e migliore) e la vacua gontiezza plagiaria del Barbiera. Ma almeno il Besenghi puo vantare una certa fortuna biografica; mentre al Fachinetti. prima di questo opuseolo del Monti, che riempie una vera lacuna nella storia della nostra letteratura provinciale, non eran toccati che una decina di avari cenni necrologici ed elogiativi ') dis-senrinati su per fogli volanti e giornali o sepolti in hbri che non trattavano se non in via indiretta e incidentale di lui. Restano i capitoli sesto e settimo. Nel pritno di essi sono esaininate le idee politiche del Fachinetti, idee di liberta e di 1' Attonde di fatti il prof, Monti a un lavoro di questo genere. E ci perdoni 1' egregio eollega la volontaria indiserezione, che toruera di certo graditissiina a tutti gli studiosi di eOsc istrianc. 2 Pome c prone di Michele Fachinetti; Capodistria, Tondolli, pagg. UjS-toii. •!) Sara publieata prossiniamente aneh' essa dal prof. Monti. ') Opportunauie.nte ricordati in ordine cronologico dal Monti stesso in eontinuažlono alle 2Hote pag. 52). Muggia. Madonna che allatta il Bambiuo. (Cliiesa di S. Francesco). i giustizia, che nella sua retriva epoea lo faCean calunniare incend iariu ma che oggi gli valgono giustamente 1' onorifico lilolo di precursorc, e la breve sua attivita (pialc de pihal o alla 1'amosa «Dieta costituzionale tleli' Impero d" Austria* a Vieniia e a Kremsier. Nel secondo e narrata con gran lusso ili parlicolari 1' ultima passcggiata del Fachinetti e ricordato il eoinpianto che ne accbmpagno la preeocr diparlila: cd e capitolo clie si sarebbe potuto vantaggiosamciite accorciare. Speciale e non breve diseorso merilerebbero le So h' 'oc-cupanti ben diciannove paginc) con cui I' opuseolo si cliiude c clie gia dicemino ollremodo importanti. Se non che gia ci siamo oltre il debito dilungati e ci e omai forza C a I ar le vele c raccoglier le, sart«. Non faremo pero pnnto senza ricordare che il Monli vi slainpa di parlicolarmente notevole due lettere inedile del Tonimaseo (del 'Hi) la prima, del '4ii la scconda; al Fachinetti, una curiosa e sgranimnticata epistola tedesca di certo (Irimschitz, presi-dente del Circolo di Pisino al consigliere Rieger, pretore a Monlona, circa la sorveglianza clie il Governo voleva escrci-tata su' tre deputati istriani. Madonizza. Detranceschi e Fachinetti), e una minuziosa e accuratissima deserizione dei dieci lascicoTi di manoscritti fachinettiani editi ed inediti conservati a Visinada dai discendenti del poeta.. Pisino, ottobre '09. Giovanni IJuaraiitolto --!l -j .(•■»« ,111 - Contributo V. Madonna che allalla i! bambivo. Chiesa di S. Francesco in Muggia. Chi premic, una delle callel/t' clie eonducono al castello di Muggia, ben presto si trova dinanzi ad una sealimita mezzo sconnessa, ehe a sinistra si apre fra le čase forse piu antiche di quella citta. Questa gradinata fa capo ad una piccola spianata sulla quale s'erge l'antica chiesa di 8. Fran-cesco. A noi non interessa di ricordare tutte le vicende cui tu esposta questa chiesa dei Francescani '), ci liniitnuno a dire, che essa data dal 1389 e che nel 1411, dunque soli venti-due anni dopo, rifabbricata si riconsacrava, dopo aver detno-1 i to fino al le fondamenta la costruzione primitiva. II motivo e probabilmente da ricercarsi nelle pugne che in quegli anni a v venivano lino nelle vie e nelle čase di Muggia e d uran te le quali i contendenli di certo non a vran no sdegnato di barri-carsi nella suddetta chiesa. Tanto nel 1$89, quanto nella ricostruzione seguenle del-1'anno 1400 architetto tu certo .Maestro Bertoliu del fu ser Znane da I'i učen za, domiciliato in Muggia e probabilmente monaco. Per il periodo pittorico che noi studiamo, in quella chiesa si trova un dipinto di grande importanza che segnaliamo non solo agli sludiosi, ma beusi anche alle autoritt\,'perche e de-gno di essere conservato :!). Stili' al tare che si trova a destra di chi entra. altare barocchissimo dalle colonne di marino torte come eavafuraccioli, dietro ad un'invetriata a tre impo-ste, si seorge un dipinto a tempera raftigurante la «Madonna che allatta il Bambino«. E' un dipinto stranissimo per disegno, colore c tecnica ed e da meravigliarsi che hemmo finora se ne sia occupato. La Vergiue, robusta matrona, col capo rigidainente re-clinato sull'omero destro tieue seduto sul ginocchio destro il Hambino il ipiale avidamente succhia il latte dalla mainmella destra sporgente da un taglio dell'abito niatenio. Quest'ultimo, come il manto stellato che ricopre la Madonna, ha grande ') II Kandler lil il primo a parlarno «Istria» anno I, 11. ts del 4 aprilu 1S-16\ j>oi veiine don Tomasin che ne scrisse lieirAreheogralo t.riest. (vol. XXIII: Notizie storiehe intorno ali'ordine dei F. .M. Conve.ntuali), inline ne disse il Caprin nell' «Istria noliilissima« (vol. I, pag. 242). 2) La lapide che si vede sulla faeciata della chiesa e una eopia, di ipiella posta nel 1411. E intercssantissinia, cpiantuinpie vi sieno eternati degli errori di scrittura fatti dal copiatore; cosi egli mise Indizione XIII.a luentre che 1' anno 1389 portava 1' indizione XII.a. '■'■) Sarelibe utilissimo esporlo nella prossima Esposizione provinciale istriana che nel 1910 si terra a Capodistria, aftinehe ne siano rivelati tutti i dettagli che, ora a malapena si possono intravvedere. semplicita ili pieghe, ma pur sembra goutio. Le due teste, come tutto 1'esterno contorno del gruppo, sono oniate con un'aureola a grossi, lunghl e rigidi aculei. Ai piedi si estende un campo fiorito1). L'orlatura delle vesti della Madonna e caratteristiea. consistendo di una fascia gialla nella quale sembrano intes-sute ie parole «Ave Maria«. Piu caratteristico ancora e pero il fermaglio o borcbia, che tiene chiusa al collo della Vorgine la veste. Esso rappresenta una faccia di sole. Quest'uItimo dettaglio non si riseontra che nelle opore di poehi pittori della tine del XIV secolo e precisamente lo si rinviene solamente presso Caterino reneziano *), presso Ničnih di Pie.lro'), presso «/'Ujm do reneziano scolaro (li maes/ro Boren:o, lejijermenlc /tih moderno di Jacnhello di Bonoma* nel polittico di Torre di Palme ') ed intine in Andrea dn Bo/of/mi. Confrontando pero gli a It rt dettagli caratterist ici del di pinto della cliiesa di S. Francesco con quclli dei suddetti pittori, veniamo alla conclusione, ehe il nostro dipinto e opera asci/a dalla hnl/cf/a deli' ultimo di questi quattro pittori per-ehe i primi due sono troppo gentili, il terzo, quantnn Halo Neiinio. BI BLIOCtR AFIA Kratico Siivorftnan : l.ivc/ua e rttžza: SonderabdrucU aus der Mo-nntsschrift fiir Roalolo^ie; I. jahrgang, luli 1!>0i>, Krite Rckardt Vnring, Leipzig. Veramente, ipie.sto nuovo Maggio socioiogieo dol Savorgnan, disce-polo, coni' e noto, di Lodovico Guniplouicz, era per opera deli'illustre glottologo prof. Trouilietti, il quale, a sostegno e riucalzo della teoria sna della nionogonesi del linffuaggio, »afVenna. risolutauiente ehe la lingua e. de.terminata dalla razza, poiehe s' iinpara d;ii genitori.» R il Trouilietti ha torto 5 giacclie il suo argonionto <-vale soltanto per i nostri tempi e per i popoli europei, i (juali pero rispetto alla razza non costituisconu delle. unita. perche in essi si e gia eoinphita quella fusione delle varie razze in origine cterogoiieo, alla cpiale. assistiamo presentemente nei paesi di e.migrazione.» Tuttavia, non seinbra al Savorgnan inopportuno dimo-strare. anelie. una volta, col sussidio di tutte le. prove fornitegli dalla giovine e. rigogiiosa scienza di cui e. si caldo o felice. enltore, come vada assolniameiite esclusa ogni identita fra lingua e razza. E dimostrazione e prove sono in verit.A tali da lasciar pienamenle convinto e sodisfatto (|iialuri(|ue, piu sofistico contraddilore. (;. (j. Steno Tedeschi: T,' attitudine votla raliilasione; estratfn dalla. Ki-vista psicologica applicata», a. V, 11. '2; Bologna, stal), poligrafieo enii-liano, P.HJf). to stesso: 1ahihidine nel i/odimento eslelieo-, estrallo dal fascicolo di agosto IDO!) della »Rivista d'Italia ; Roma, lipogr. deli' Unione Rdi-triee, 1 H0i>. L' amore agli studii speeulativi tende orniai a diventare una delle efii-atleristiihe piu iniportanti e singolari delPet.a preselite, la ipiale allo studio dei varii problemi filosofici e portata da un naturale e quasi direi necessario) iinpulso
  • o' fuori di pošto, riassumcre, sia pur brevemente, il contenuto di eutrambi gli scritti. Bastino percio ai le t to i i i risultati delle ricerche del Tedeschi. Ne.lV Abitudine nella valutazione egli cosi conehiudo (pag. 22;: «L'esercizio — quindi anche 1'abitudine — facilita 1'appereezione delle forme, e tale faciiitazione da origine ad un sentimento di piacere, il <|uale viene quindi ad avere per sua premessa naturale I' appereezione stessa. Ora a])percepire e equiva-Icnte a giudicare. II sentimento di piacere destato dali' abitudine ha per sua premessa un giudizio e appartiene percio ai sentimenti di vaiore. Cosi 1' abitudine ad un oggetto erea itn fatto di vaiore.» E neil'Abitudine nel godimento eKteti.ro esee il Tedeschi in queste aftermazioni da lui con larga eopiii d'esempii e suasiva vivacita di ragionamenti conlortate e sostenute: «La ripetuta appereezione di un oggetto, ch'e quantn dire P abitudine a 11 o stesso, ha... per conseguenza un ottbtto avvalorante. E'oggetto aceptista vaiore per abitudine : ma in virtu di quella relazione ch' osiste tra il vaiore e il bello, aequista cnntciiiporaucamcntc anche be.llezza.» Cosi il Tedeschi; noi agginngerenio. a tutta sua lode, che 1' italiano da lili usato, oltre a rivelare, per cio che concerne il frasario scientilico, «lungo studio dei nostri lilosoli, .dimostra anche grande amore» per P eleganza e la purezza deli' espressione lil guistiea. (J. ^f. NOTIZIE E PIJBBLICAZIONI. Ai li d' ottobre la Societa intriaila di aicheotogia e storia ]>atria eelebro con (|iialciie lnese di ritardo — il 2.V' auniversario della sua foiulazione. Ai 21 luglio IS,S4 sorgeva [ier opera di uoniini, cui oi-a 1'Istria tutta onora, questo nostro sodalizio che doveva ben presto diventare un lustro ed un vanto per le nostro terre. I svioi Alti e Mentoric raccolsero ognora la produzione scieutifica ed artistiea dei migiiori ingegni della provincia. Aiiima della Societa e ipiella men te altissima, <|uell' illustre iigiira d' integerrinio e lervido ]>atriotta, che tutti i buoni istriani aniano e \cnerano: Andrea \inorosu. ]>en ineritata e certo I' onoranza tributatagli in (ptesta occasione dalla citta di Parenzo, il eni consiglio iiiunieipale in una solenno seduta lo proclami), fra I'entusiasmo del popolo, cittadino onorario. Donna della Societa e dol suo illustre presidento rinsci la festa conimemorativa celobratasi a Parenzo, ovc si tenne un congresso straordi-nario, durante il quale il cap. prov. Uizzi consegno ad Andrea Amoroso una bellissima medaglia d'oro. Agli auguri fatti al nostro antesignano di scionza e d' a.mor jiatrio dal podosta di Parenzo o dal capitano provin-cialo unianio anche ([iielli delle Pagine« che di tutto cuore gli augurano: ad m nI los annos.' Per iTtancanza tli spazio rimaniliaino le altre notizie e puDDIicazioni al prossimo niiinero. Giui-iano Tessaui. oditorp p redattore responsabile. Stab. Tip. Carlo Priora. Capodistria