ECHANGESDEPOINTSDEVUE TEHTANJA IN MNENJA Lingue in contatto Mitja Skubic Universita di Ljubljana Maurizio Puntin, TOPONOMASTICA STORICA DEL TERRITORIO DI MONFAL­CONE E DEL COMUNE MODERNO DI SAGRADO, Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale "Leopoldo Gasparini", Gradisca d'Isonzo -SKRD Jadro, Ronchi dei Legionari -SKŠRD Tržič, Monfalcone 2003, pag. 192. Tre istituzioni culturali del Basso Isontino, una italiana, la principale promotrice della pubblicazione, e due slovene, hanno reso possibile l'apparizione di questo impor­tante studio della toponomastica del territorio monfalconese di Maurizio Puntin, frut­to di un lungo, decennale lavoro. Vogliamo sottolineare subito l'attributo storico nel ti­tolo. L'autore non si elimitato all'esame della toponomastica nello stato attuale; ha fatto una minuziosa ricerca negli archivi e ha esplorato i catasti e codici e, inoltre, anche i due preziosi schedari di Corgnali, antroponimico e toponimico, giacenti presso la Bi­blioteca Civica di Udine. Per cio la qualifica di "storico" edel tutto giustificata: vi sono elencati i toponimi ( e microtoponimi!) di un ristretto territorio, quello monfalconese attraverso secoli, alcuni addirittura tramandati dagli storici greci e latini. 11 vero inte­resse rimangono, certo, i toponimi che mostrano la fluttuazione delle etnie dal Medio Evo in poi. Per convincerci dell'assiduo lavoro dell'autore esufficiente sottolineare l'ab­bondante uso del Catasto Napoleonico, del 1818. Un altro ricercatore dei microtoponi­mi di un territorio tutto sommato non troppo distante e comunque per qualche aspet­to simile al monfalconese, il linguista e etnologo friulano Roberto Dapit esaminando i microtoponimi nella valle di Resia ha constatato che i catasti napoleonici superano, per quanto riguarda la precisione e l'esattezza, quelli fatti nell'epoca dell'amministrazione austriaca e anche quelli posteriori. 11 che eun elogio alla burocrazia francese. Sia detto per l'inciso, fultimo decreto riguardante Trieste, [pili precisamente le tariffe dell'entrepot triestino,] fu firmato da Napoleone nel 1812, mentre si trovava alle porte di Mosca (!). L'autore ha consultato fonti archivistiche, per lo pili di difficile accesso, dando pero ascolto anche alla tradizione locale e contrassegnando tali nomi con la qualifi­ca di "fonte orale". 11 nucleo dell'opera, vale a dire l'elenco dei (micro )toponimi, ossia la loro appa­rizione nei documenti, e preceduto da alcuni testi introduttivi, come quello dello slavista triestino Pavle Merku sulla metodologia dell'opera, di Renato Duca, cultore egli stesso dei problemi linguistici legati all'agro monfalconese, e di Dario Mattiussi, ricercatore del territorio di Sagrado. Chiudono l'opera una esauriente bibliografia selezionata (pp.165-169), uno speciale elenco di 100 microtoponimi antichi del Mon­falconese e un prospetto diacronico dei toponimi, che comincia addirittura nell'An­tichita, con Timavo e Carso. Sono elencati poi i toponimi aggregati per tematiche: li troviamo riordinati secondo i vari campi semantici quando originano da qualche appellativo, appartenente per i1 suo significato alla nomenclatura di borgo e casa, vie e strade, agricoltura, pascolo e pastorizia, viticoltura, fauna, bosco, caccia, credenze popolari, disboscamento, idrografia. Segue la parte riservata all'onomastica: dapprima quella antica, poi quella romanza e quella slava, non trascurata, ne trascurabile. Sezioni speciali sono riser­vate anche all'onomastica friulana e quella di origine veneta e lombarda. Dapper­tutto si puo constatare la prudenza dell'autore: ogni volta che le varie fonti offrano diverse spiegazioni, o che un termine si presti a interpretazioni differenti, a volte contrastanti, l'autore ne tiene conto. E' pero sempre presente la sua visione: i1 bisia­co eun veneto rustico su un fondo friulano. 11 nucleo dell'opera, certo, eil repertorio alfabetico dei toponimi e microtoponimi del Monfalconese (pp. 21-143) e dell'area del comune di Sagrado (pp. 145-163). 11 reper­torio ericco di dati ed etanto piu prezioso perche si tratta di un territorio limitato in cui nel passato s'incontrarono due etnie, romanza e slava. Se oggi la parlata del terri­torio viene detta "il bisiaco", si vuole soprattutto tenerla distinta dall'attuale triestino che nel capoluogo della provincia ha spodestato il tergestino, vecchia variante meri­dionale del friulano, e anche dal veneto de za da mar, per servirci del termine caro al compianto Gianfranco Polena. Cosi, i1 territorio elinguisticamente attraente per vari aspetti. Possiamo trascurare l'apporto del tedesco austriaco, i1 quale appare effettiva­mente in qualche toponimo, mutuato direttamente dal tedesco, vale a