Arheološki vestnik {Aril, vest.) 45, 1994, str. 175-185 175 Udine romana - altomedievale e la grezza terracotta del castello di Udine Maurizio BUORA e Miriam FASANO Izvleček Avtor opisuje arheološko podobo Vidma (Udine) in rezultate starejših in sodobnih raziskovanj v njem. Arheološke ostaline dokumentirajo življenje v rimski dobi od konca 1. st. pr. Kr. dalje in posebej kontinuiteto vse od konca 2. st. po Kr. do zgod-njesrednjeveškega obdobja in nato do današnjih dni. M. Fasano kaže na ozko povezanost med drobci grobe lončenine izkopanih na gradu v Vidmu s tistimi iz izkopavanj v Invillinu ter analogije v drugem gradivu iz Furlanije in Slovenije. Abstract M. Buora describes archaeological images of Udine. the result of both past and present research. Archaeological remains indicate evidence for Roman occupation commencing at the end of the Is1 century BC and continuing through to the end of the 2nd century AD. There is also evidence from the early medieval period through to the modem day. M. Fasano has identified similarities between coarse ware pottery excavated from the castle at Udine and that recovered from the excavation at Invillino. There are also analogies with other material from the Veneto and Slovenia. A partite dal XVI sec., quando era grandissima in Italia la hrama tli nobili e citta di presentarsi come dis-cendenti dai Romani, si cercarono ansiosamente le prove di un'origine romana tli Udine.1 Con il passare degli anni pareva strano che alia riconosciuta supre-mazia moderna sul resto del Friuli non fosse corrispos-ta analoga posizione tli prestigio nei lontani secoli. Nel Settecento si giunse perfino a creare documenti falsi, come false epigrafi, per dimostrare l'origine romana.2 Non era ritenuto sufficiente, allora, che la citta dopo Grado e Cividale si fosse dichiarata aH'inizio del Cinquecento come la terza Aquileia nova.1' All'ecces-so di entusiasmo parve succedere in seguito una sorta di rassegnazione. Nel 1983, con gran pompa si celebto il millenario delta prima menzione scritta del nome di Udine (Ulinum).4 Dopo soli due anni si pot, provare che I'abitato moderno copre I'estensione del piu vasto castelliere del Friuli e che I'insediamento presenta una continuity dalla fine del II millennio a.C. ai giomi nos-tri. IL RIUSO 1)1 ELEMENTI ANTICHI Le registra/ioni di rinvenimenti effettuate nel Settecento si riferiscono anche a resti protostorici, che allora non furono presi in considerazione. Talvolta, specie per quanto riguarda epigrafi o altro materiale lapideo, possiamo sospettare che questo derivi dalla pratica del riuso, che ebbe molta fortuna nel tardo peri odo longobardo e carol ingio.s Anche nel XII e XII sec. continuč questa pratica, per cui non siamo sicuri, ma possiamo sospettare che qualche pezzo romano provenga da Aquileia in uno di questi due momenti. SCAVI RECENTI SUL COLLE DEL CASTELLO Nel corso deH'ultimo decennio la citta di Udine e l'immediato territorio hanno beneficiato di scavi occasional i e programmatici, evento che mai prima si era verificato. Essi, per varie ragioni, hanno prodotto risultati di grande interesse per la storia della citta e anche per la storia del Friuli, oltre che per una migliore comprensione delle vicende dell'agro di Aquileia. Gli scavi effettuati tra 1986 e 1989 hanno portato alia individuazione in una parte marginale del piazzale del castello di Udine tli due casette di epoca tardoro-mana. La prima (casetta A) si trovava nell'area a nord della chiesa tli S. Maria. Della seconda si e potuta individuate solo la presenza, al di sotto di uno scalone rinascimentale, neH'angolo NE delFatrio del castello di Udine (casetta B). La casetta A aveva forma rettan-golare, con muri in pietre legate con malta;6 rinterno aveva un'ampia cucina-soggiorno verso sud. II pavi-niento di questo vano era formato da numerosi strati tli battuto, uno sopra l'altro. II piu recente, rimasto in uso fino almeno fino alia line del VI sec. era dotato di un focolare a quarto di cerchio neH'angolo NE, mentre i I terzultimo, utilizzato nel V sec., aveva una piccola fossa di cottura a meta della parete W, al cui interno si e recuperata ceramica. Nei diversi strati abbondava materiale di epoche precedenti, per lo piu del IV sec. A nord della casetta A si trovava una vasta fossa di scari-co, nella sua parte inferiore scavata entro un vasto deposito della tarda eta del bronzo.7 Lavori edilizi che si attribuiscono al XIII secolo8 risultavano avere in parte sconvolto sia la fossa di scarico tardoromana sia gli strati inferiori del bronzo, portando alia sommita, in giacitura secondaria, parte del materiale antico. Elenchiamo ora i principali rinvenimenti ordinati cronologicamente, escludendo il materiale della tarda eta del bronzo e quello dal pieno medioevo in poi.9 In appendice si presenta lo studio sulla ceramica grezza elaborato da M. Fasano. II-I sec. a.C. Gli scavi degli ultimi anni hanno aumentato il numero degli indizi che consentono di ipotizzare una qualche modesta forma di frequentazione alia fine del II e nel I sec. a.C., nel colle e nell'area urbana. Non pare che il colle avesse allora una qualche funzione speciale. Nel corso degli scavi sul colle del castello si e recu-perata una dracma venetica, alquanto rovinata ma apparentemente del tipo 8B della classificazione del Pautasso, che si attribuisce alia fine del II sec. a.C. o al piu tardi al principio del I sec. a.C.10 II rinvenimento non ha il supporto di ceramica coeva, peraltro pare difficile che la moneta potesse avere una circolazione nel periodo imperiale. Ad essa si puo affiancare una moneta del tipo "a globetti", largamente diffusa nell'area renana nella prima meta del I sec. a.C., rinvenuta circa un secolo fa nell'area dinanzi al Duomo.11 Molto probabilmente alio stesso periodo si possono attribuire alcuni frammenti residuali di anfore del lipo Lamboglia 2, per quanto la loro presenza sia attestata in altri contesti regionali fino all'eta augustea.12 Un altro modesto indizio di frequentazione nell' estremo periodo LtD e offerto dal rinvenimento di un bicchiere a pareti sottili, del tipo repubblicano, rinvenuto in via Mercatovecchio, a ovest del colle del castello, nel corso del 1989, insieme con un frammento di ciotola che presenta una decorazione interna ed esterna e pare del tipo lateniano. Va ricordato che un simile frammento di ciotola, con identico impasto, si rinvenne nell'US 1100 della villa rustica di Pavia di Udine, chiusa appunto nel tardo periodo augusteo.Segue un modesto frammento di piatto in ceramica a vernice nera, che non sembra comunque essere posteriore al periodo augusteo. Alia stessa epoca appartengono due fibule, una del tipo Jezerine rinvenuta nel corso degli scavi effettuati in piazza Venerio, in occasione della costruzione di un parcheggio sotterraneo14 e un'altra del tipo A 65, variante C, rinvenuta alia fine dell'Ottocento in un sepolcreto a sud della citt&.15 III sec. d. C. 1 vecchi rinvenimenti dal secolo scorso alia prima meta del Novecento comprendono alcune monete (in genere registrate con relativa cura) di Agrippa, di Tiberio, almeno due di Claudio e poi una di Adriano, di Marco Aurelio e Lucilla.16 Ovviamente la circolazione di alcune di queste monete pote prolungarsi anche di molto dopo la data della coniazione. Va aggiunto che talora le notizie sono imprecise e non esenti dal rischio di reduplicazioni.17 Sembra riferirsi al I sec. d. C. il frammento di late-rizio rinvenuto nel settecento con il marchio C. APRI PETRONI EPIDIAN.18 E' questo l'unico frammento di laterizio bollato rinvenuto sul colle, che ha restituito in piu occasioni anche tegoloni interi e numerosi frammenti di embrici. Da segnalare che gli oggetti scavati sia nell'ambito della casetta A sia nell'area della casetta B sembrano farsi piu numerosi dalla fine del II sec. d. C. IIII e il III sec. d. C. Per quanto riguarda la casetta A appartengono al II e III sec. alcuni oggetti metallici, tra cui alcune fibule. Appartiene forse ancora al II secolo un anello con alcuni segni incisi nel castone (tav. 1:17), rinvenuto nella parte superiore di una fossa di scarico che si trovava immediatamente a nord della casetta A.19 Parrebbe non dover superare F eta severiana la grande fibula del tipo A 73 (tav. 1.1). Gli studiosi ritengono che il tipo compaia a partire dai decenni finali del I sec. d. C. Negli ultimi anni sono state rese note numerose forme di transizione, quali A 69/73 o A 70/73 che confermano come nel II sec. d. C. ci sia una evoluzione con molte reciproche inlluenze nei vari tipi delle K. p. F. La nostra fibula e stata rinvenuta sotto il pavimento in battuto, presso un bel sesterzio di Otacilia Severa. La lamina di appoggio, di grande for-mato, e rettangolare e si prolunga in un cappuccio altrettanto largo con margine esterno arrotondato, teso a coprire gran parte della molla. La testa, semicircolare (carattere che sembra tipico del II sec.) ha un'appendice fortemente ripiegata all'indietro, quasi a toccare il disco mediano con profilo carenato. La staffa lunga e triangolare presenta quattro minuscoli forellini. L'andamento della lamina di appoggio, la chiusura dei forellini della staffa e la presenza di un piccolo nodino sul bottone terminale portano a una datazione all'avan-zato II sec. Si tratta di un esemplare certo di pregio, uno dei piu tardi tra la quindicina di esemplari noti dall'agro di Aquileia.20 Non anteriore all'avan/.ato II sec. e una fibula simile, con piede rettangolare molto sviluppato (tav. 1: 19). Alia fine del II o all'inizio del III appartiene una fibula del tipo Jobst 13 C, del vasto gruppo delle "Kniefibeln" che, al di fuori di Aquileia, risulta atte-stato da una quindicina di esemplari in tutto il Friuli. Una fibula con cavaliere a cavallo (tav. 1:8) appare del tutto simile ad altra, recentemente pubblicata, da Ragogna.- AU'elenco dei rinvenimenti offerto da S. Pettarm, nelFarticolo citato, va aggiunto un altro esemplare dai magazzini del museo di Aquileia. Va notata la notevole concentrazione nell'agro di fibule di questo tipo, che risultano documentate, probabilmente nel corso del III sec., in un ambito molto ampio, che si estende in zone lontane, come ad es. Carnuntunfl2 o la Germania o 1'attuale Belgrado.23 La fibula a trombetta (tav. 1: 2) appartiene a un tipo, con numerosissime varianti, che pare prediletto specialmente in ambito provinciale. E' nota una grande varieta di forme che traggono ispirazione dalla "trombetta" celtica e dalle possibili combinazioni del motivo.24 Per quanto riguarda il Friuli si puo ricordare una fibula di questo vasto gruppo, rinvenuta nell'ambito della villa urbana sottostante 1'aula nord della basilica di Aquileia 25 11 rinvenimento di Udine trova esatto confronto con altro esemplare proveniente da una villa rustica presso Crauglio,26 prodotto dalla medesima matrice (tav. 1: 3). Piuttosto e da osservare che l'esemplare udinese risulta privo del fer-mardiglione nella parte posteriore: al suo pošto si trova un perno, probabilmente inserito in un secondo tempo. Occorre pensare che lo stesso modello potesse essere utilizzato e come fibula e come ornamento di cintura o altro oppure (il che sembra piu probabile) che nella lunga vita dell'oggetto dal colle del castello di Udine esso sia stato sottoposto a restauro e quindi abbia in parte modificato la propria destinazione d'uso. I pochi frammenti di sigillata chiara rinvenuti nell'ambito delle due casette, specialmente in cor-rispondenza della casetta B, studiati da P. M. Prottel, mostrano come questa ceramica arrivasse a Udine nei decenni finali del II sec. A partire da questa data sembra certa 1'occupazione continuativa del colle. Un bel sesterzio di Otacilia Severa, alquanto con-sumato, dovette rimanere per secoli in circolazione, dato che venne rinvenuto al di sotto del pavimento piu recente dei livelli di battuto stratificati nella cucina-soggiorno della casetta a nord della pieve. IIIV sec. e la prima meta del V sec. Tra i vecchi rinvenimenti effettuati alia sommita del colle si ricordano quattro monete coniate alia meta e nel terzo quarto del secolo, precisamente una di Costanzo II, una di Costanzo Gallo, una di Magnenzic e la quarta di Graziano.27 Anche gli scavi degli anni Ottanta hanno restituito numerose monete tardoan-tiche, ancora inedite. NelFambito della casetta A si b rinvenuto un centenionale di Costantino del tipo GLORIA EXERCITVS insieme con altre sei malamente leggibili, databili genericamente al IV sec., tra cui una con al retro la raffigurazione delle due Vittorie (VIC-TORIAE LAETAE PRINC PERP). Una, piu piccola, che sembra attribuibile al principio del V sec. b stata rinvenuta nell'ultimo strato della fossa di scarico verso la Casa della Contadinanza, nella parte a nord dello scavo, mentre due monete dello stesso periodo, ma bruciate, sono state rinvenute nello strato di abban-dono della casetta A. In prossimitii della casetta B si b trovato un centenionale di Costantino e altro centenionale del IV sec. e parte di una piccola monetina della fine del IV odell'iniziodel V. Monete del IV sec. sono state rinvenute nel corso di lavori edilizi anche nel versatile meridionale del colle.2K In perfetta sincro- nia con le monete rinvenute nel secolo scorso si collo-cano due "Zwiebelknoppfibeln" rinvenute rispettiva-mente nel corso dei recenti scavi nell'ambito della casetta A (fibula del tipo 2 C - tav. 1: 11)29 altro esemplare del tipo 3/4 A (tav. 1: 18), databile intorno alia meta del IV in corrispondenza della casetta B. Una terza fibula del tipo 3/4 A venne rinvenuta nel secolo scorso nell'ambito di quella che ritengo essere una piccola necropoli rurale, nell'area meridionale della citta (tav. 1: 10).30 Le fibule del tipo 3/4 A al momento sembrano note solo in una decina di esemplari, di cui il 70 % proviene da Aquileia. Degli altri uno viene da Invillino e un secondo da Udine. Per quanto riguarda le fibule del tipo 3/4 B su una cinquantina di esemplari noti in regione circa l'ottanta per cento viene parimenti da Aquileia e dagli immediati dintorni. Stante la rarita di queste fibule al di fuori della citta di Aquileia e delle ville poste lungo il tracciato dell'Annia e nella parte terminale della Postumia, verso Trieste si comprendera che l'insediamento di Udine sembra aver avuto almeno dalla meta del IV sec. un qualche significato in relazione al presidio delle strade di comunicazione. A questo proposito risulta di particolare interesse il rinvenimento di una fibula con quattro teste di cavallo (tav. /: 9) che trova un confronto con analogo rinvenimento a Tysens-St. Hyppolit e pare un tipico prodotto della citta di Burgenae.3I La carta di distribuzione attesta una continuita di collegamenti tra questa parte d'ltalia, e l'insediamento sopra il colle in particolare, e l'area balcanica in questo periodo. Genericamente al IV sec. o alia prima meta del V si puo datare una fibula ad arco laminare appiattito, decorato con X incise, che richiama le fibule del tipo "mit umschlagenen Fuss (tav. 1:20). La presenza di un circoletto nella parte anteriore fa inserire la nostra fibula in un gruppo che sembra avere specialmente diffusione in ambito ger-manico e appare presente sporadicamente altrove.32 Non fa meraviglia il fatto che si trovi una fibula di origine germanica nel territorio di Aquileia, dal momento che nella stessa Aquileia sono attestate piu fibule del pieno IV di chiara origine germanica tra cui un bell'esemplare della fine del IV o dell'inizio del V che il Werner attribui alia possibile presenza di laeti di origine germanica della citta.33 Da vari elementi, specialmente fibule, e possibile ipotizzare una presenza militare, che non sappiamo di quale entity e con quale durata, sulla cima del colle. La presenza militare pote essere un fenomeno intermit-tente, forse ripetutosi piu volte anche a distanza di molto tempo e forse da mettere in relazione piu con la possibile presenza di militari anche nell'ambito delle ville rustiche di pianura piu che con insediamenti a carattere difensivo di collina o di montagna. A soste-gno di questa ipotesi si possono citare due frecce a tre alette, rinvenute in un contesto poco sicuro nei pressi della casetta A, appartenenti a un tipo che sembra attestato neH'avanzato IV sec. ma risulta diffuso fino al VI (tav. I: 6,7).34 Un piccolo resto osseo di cavallo, probabilmente di un animale usato nella cavalleria, forse usato come cibo per gli abitanti del colle, si inserisce poi in questa linea interpretativa.35 Gli scavi hanno offerto ampi elementi per quanto riguarda il IV sec. cui ci riportano genericamente numerosi frammenti di anfore e anforotti36 e di ceramica grezza, ma soprattutto l'abbondanza di monete, la ceramica africana37 e alcuni oggetti di bronzo. Forse alia fine di questa epoca si devono datare alcuni piedi di calice in vetro del tipo I a della classificazione del Bierbrauer, datati genericamente tra IV e VI sec. (due sono riprodotti alia tav. 1: 4,5).38 Peraltro i nostri pezzi si rinvennero privi di connessioni stratigrafiche risolutive. Non e possibile arrivare a una datazione piu precisa del III-IV sec. per un manico di "Blechkanne", trovato nello strato di abbandono della casetta B.39 E' attribuibile al V sec. il contesto rinvenuto entro e intorno a una piccola fossetta di cottura scavata nel pavimento, che conteneva un piccolo spatheion gia sottoposto all'azione del fuoco, un'olla e numerosi semi di cereali. L'orizzonte della cultura materiale del IV e del V sec. non diverge da quanto conosciamo da altri siti, in particolare Invillino. Anche a Udine sembra presente tutto il repertorio delle forme ceramiche della grezza terracotta. I resti ossei ci informano su quella che era una tipi-ca economia rurale, basata sull'allevamento del maiale, con la gallina e soprattutto gli ovini e i buoi come bestie usate per l'alimentazione. L'alimen-tazione si avvaleva anche di ghiande e castagne, rin-venute presso il piano di lavoro della fucina. Del resto era ben nota la presenza del castagno anche nella parte del medio Friuli in epoca tardoantica.40 Dalla meta del V sec. alia meta del VI sec. Rinvenimenti fortuiti del secolo scorso permisero la scoperta, in un sito che purtroppo ora non appare piu localizzabile con precisione, di almeno una tomba di dama della nobilta gota nei dintorni della citta di Udine, in direzione di Cividale.41 Da qui proviene una fibula che il Bierbrauer defim di tipo Udine e dato all'ultimo decennio del V sec.42 Piu che pensare a Milano o a Trento o ancora ad Aquileia, ove la nobilta gota sembra perfettamente integrata nella realta locale, almeno a giudicare dalla posizione delle tombe rin-venute43 viene in mente la situazione di Dravlje, presso Lubiana, ove fu scavato il ciniitero della nobilta gota collocato a qualche distanza dalla citta romana 44 Non molti, ma significativi sono gli oggetti riferibili a questo periodo dal colle. Alcuni sono frutto di rinvenimenti antichi e altri di scavi recenti. Proviene dagli scavi recenti una fibula con testa tri -angolare e tre nodini, del tipo cost detto "Voltago" e propria della popolazione autoctona, rinvenuta al di sotto di una deposizione nell'area della casetta A del castello (tav. 1: 13).45 Alio stesso orizzonte cronologi-co appartiene anche una fibula in ferro (tav. 1: 21) che appare morfologicamente vicina al tipo Gurina-Grepault e trova diffusione nell'arco alpino orientale e in Spagna.46 Nel secolo scorso, durante la demolizione di una antica torre che doveva sorgere su fondazioni altome-dievali, al di fuori del tracciato delle mura medievali, appena a pochi metri dall'area di scavo, si registro il rinvenimento di una moneta d'oro di Giustiniano, oggi purtroppo scomparsa.47 Alio stesso periodo va attribuita una fibbia rotonda, di un tipo che pare avere specialmente una diffusione altoadriatica ed era probabilmente prodotto delle officine aquileiesi in epoca bizantina (tav. 7/12). Si tratta di una fibbia "con protu-beranze" cui appartengono almeno quattro esemplari: due del museo di Aquileia, uno dalla pieve di S.Giorgio di Nogaro e il quarto da Udine. Tali fibbie si datano con tutta probability al VI sec. sulla base anche di somiglianze con altre fibbie, leggermente diverse, di un tipo che e stato definito "veneto- romagnolo" e cor-rispondono, cronologicamente, all'uso di fibbie "con croce iscritta nel cerchio" da parte di popolazione autoctona del Friuli e dell'arco alpino orientale.48 In questo contesto si comprende anche la presenza di alcuni frammenti di anfora del tipo "cisterna di Samos" che paiono utilizzati per i rifornimenti di vino pregiato diretti dall'isola di Samos alle truppe bizan-tine, anche dell'area altoadriatica 49 E' probabile che nel periodo bizantino funzionasse nella stanza di mezzo della casa un piccolo mulino domestico, che utilizzava una macina di tipo romano. La parte inferiore fu trovata intatta in situ, mentre di quella superiore si rinvenne solo un piccolo frammento nell'area di scavo. Ai lavori domestici che presumi-bilmente venivano effettuati all'interno di questa casetta appartiene una fusaiola di tipo piatto, che ben corrisponde ai tipi in uso nel periodo bizantino. Nella stanza posta piu a nord (interrotta nel periodo rinascimentale dopo il 1511 dalla costru/.ione di un butto o scarico a fondo perduto per la casa che allora venne costruita proprio sulle fondazioni tardoantiche) funzionava una piccola fucina che era alquanto rialza-ta dal pavimento e si avvaleva di un piano in tegoloni. Proprio al di sopra di questa e nelle immediate vici-nanze si rinvennero alcuni strumenti di ferro (una falce, alcune lame etc.) che evidentemente venivano rifiniti in loco. II rinvenimento di questi strumenti, trovati immersi nel vasto strato di bruciato, fa com-prendere che l'abbandono della casa fu dovuto a cause improvvise e traumatiche, come un incendio. Si ha un significativo confronto con il sito di Belmonte, in Piemonte, ove in un vano quadrato di m 6 di lato si rinvenne una fucina del periodo altomedievale. Per quanto riguarda l'arco alpino orientale possiamo ricordare il ripostiglio di ferri trovato a Bosco S. Primo, sul Carso Triestino, interrato non prima della fine del IV sec.50 Nella fossa di scarico, (ra il materiale rivoltato da successivi interventi medievali per la costru/.ione di un accesso che portava a una piccola posterla, si rinvenne una libula raffigurante un cervo, di un tipo molto amato presso la popolazione latina.51 E' degno di nota il fatto che nell'area della casa, ma specialmente entro la fossa di scarico posta a nord si siano trovati resti di palchi di cervo, certamente raccolti per piccole lavo-raziom domestiche. La lavorazione dell'osso č docu-mentata anche nei secoli successivi nell'area del piaz- zale: nel corso di scavi effettuati nel 1970 si rinvenne un osso di grande animale (bue?) con la tipica serie di fori circolari che i tedeschi definiscono "paternoster", spia della produzione di bottoni o di grani per la corona del rosario.52 II periodo longobardo Al periodo longobardo vanno ascritti due piccoli frammenti di ceramica stampigliata. A questo periodo appartengono altri rinvenimenti, tra cui una fibbietta rettangolare in oro rinvenuta entro lo stato di bruciato che copriva tutta l'area dell'edificio. Essa trova con-fronti con altri rinvenimenti italiani, come ad es. un simile esemplare da Reggio Emilia.53 Appartengono a questo periodo anche i frammenti di due pettini in osso (tav. 1: 15,16), che appaiono morfologicamente affini ad altri esemplari del periodo longobardo rinvenuti in regione, ancora a Invillino e ad es. a Romans d'Isonzo.54 In un periodo imprecisato, comunque limitato alia fine del VI o alfinizio del VII sec. la casa venne abbandonata e su di essa si depositarono resti anche organici che originarono un potente strato di "dark soil". Questo venne poi bucato dalle sepolture piu antiche che vennero a disporsi in prossimita dell'edificio sacro. E' possibile che la chiesa, che dall'XI sec. e nota come la pieve di Udine, intitolata a S. Maria Assunta, sia stata fondata gia nel V-VI sec. II titolo e forse databile al V sec.55 I resti archeologici rinvenuti ali'interno appartengono in minima parte al VI sec. e soprattutto all'avanzato VIII sec., piu precisamente al periodo liutprandeo.56 Va osservato che anche Udine ovvero la sua imme-diata periferia, nella parte meridionale, fu interessata da uno degli insediamenti longobardi "della prima generazione" precisamente in localita Cussignacco.57 Le ricerche e gli scavi degli ultimi anni hanno eviden-ziato 1'utilizzo nel periodo longobardo di numerose ville rustiche del territorio e come insediamenti e come aree sepolcrali. Ci6 e provato sia da parte longobarda, per quanto riguarda la prima generazione, sia in generale, da parte della popolazione autoctona o longobarda per un periodo piu tardo, ascrivibile al secondo terzo o alia seconda meti del VII sec.58 Per la citta di Udine in particolare si devono ricordare altre piccole necropoli del periodo longobardo, con accertata presenza di guerrieri (probabilmente sul luogo di ville rustiche o presso necropoli tardoromane) nell'area urbana attuale.59 Buora I risultati che qui si espongono derivano dall'analisi di alcune centinaia di frammenti recuperati durante gli scavi effettuati sul colle del castello di Udine nell'ambito della casetta A negli anni 1986-1987 e 1989; tra questi 178 frammenti appartengono a catini e a olle. Un solo recipiente b stalo ricostruito per intero. Nel compiere la classilicazione degli orli si 6 fatto riferimento al puntuale studio del Bierbrauer per la "Hauskeramik" di Jbligo-Invillino60 e a quello piu recente dello stesso autore.61 In base al contesto il materiale che qui si prende in esame si data tra il IV e la fine del VI o al piu tardi l'inizio del VII sec. LE FORME Coppe e catini Sulla base della classificazione sopra ricordata si sono potuti contare 96 frammenti di orli appartenenti a coppe e catini, suddivisi nelle forme I a, I b, I c, I d e I h. Forma I a E'la forma in assoluto rappresentata dal maggior numero di esemplari sul colle del castello, in quanto comprende gli orli di ben 71 diversi esemplari carat-terizzati da orlo generalmente non distinto, piatto, solo raramente obliquo. I diametri sono compresi prevalen-temente tra i 16 e i 22 cm, ma non mancano esemplari che raggiungono i 39-40 cm. Ben 57 sono i frammenti che presentano una porzione di parete incisa con una decorazione a onde che si intuisce estesa a una vasta superficie. I motivi decorativi si possono raggruppare in due tipi fondamentali: una sola onda racchiusa tra due linee parallele o doppia fascia di onde; il fondo pud essere liscio o decorato a linee verticali e/o oriz-zontali. Tali motivi decorativi richiamano quelli degli analoghi esemplari di Invillino (tav. 2).62 Forma I h Le 7 coppe appartenenti a questa forma sono carat-terizzate da un orlo carenato, mentre il labbro permane piatto e orizzontale; i diametri variano da 14 a 32 cm Tre frammenti sono decorati con fasce di motivi ad onde, uno a bande di linee verticali. Anche per essi il repertorio decorativo rimanda a quanto si riscontra negli esemplari di Invillino (tav. 2).63 Forma I c Vi appartengono gli orli di 9 coppe. Esse presentano tutte l'orlo diritto con un bordo ingrossato in maniera piu o meno accentuata sia internamente che esternamente; il labbro e sempre piatto. Le dimensioni dei diametri non sono inferiori a 24 cm; 5 sono i frammenti decorati con fasci di motivi a onde (tav. 2). Forma I d Sono solo 4 i piccoli e grandi catini caratterizzati dall'orlo appena introverso con il bordo ingrossato internamente; il labbro e piatto o convesso. II diametri variano da 11 a 29 cm; 2 frammenti presentano una decorazione con fasce di motivi a onde. Tale decorazione a Invillino b considerata come occasionale, ma 1'esiguo numero dei frammenti udinesi non permette considerazioni valide (tav. 2).64 Forma I h Le coppe appartenenti a questa forma ("kleine Schalen") hanno pareti sottili e gli orli presentano un bordo leggermente ingrossato con un labbro piuttosto assottigliato. Gli esemplari riconoscibili sono cinque, con diametri variabili da 15 a 22 cm Un unico fram-mento e decorato dalla consueta fascia di linee ondu-late (tav. 2). Olle Alia categoria vascolare delle olle sono stati attribuiti i restanti 77 frammenti che, in base alia clas-sificazione proposta dal Bierbrauer, sono stati riconosciuti come appartenenti alle forme III al, III a2, III a3. III b, III cl, III c2, III dl, III d2, III d3 e III d4. Forma III al La caratteristica generale degli orli di questo tipo e di essere ampiamente esoversi, tanto che le olle di forma III al vengono definite anche "con orlo a tesa". 11 bordo, semplice, e aggettante e orizzontale; il labbro, piatto, e verticale rispetto al bordo. Si riconoscono dodici frammenti diversi, con diametri per lo piu com-presi tra 15 e 20 cm, come ad Invillino. Come per gli esemplari carnici, anche a Udine e preponderante il numero di olle prive di decorazione; solo due frammenti infatti presentano porzioni di spalla con doppia linea ondulata incisa.65 Preme sottolineare tuttavia che i frammenti udinesi spesso sono talmente piccoli che non permettono di sapere se la spalla o il corpo dell'olla fossero decorati. Anche in questo caso le informazioni sulla presenza o meno di motivi decora-tivi sono puramente indicative (tav. 2). Forma III a2 E' la forma di olla piu frequente in assoluto tra tutte quelle attestate sul colle del castello di Udine. Tale predominanza rispecchia la situazione di Invillino; anche le misure dei diametri si attestano, come la, soprattutto intorno ai 14 cm, con punte piu rare che raggiungono i 26.66 Come nella forma precedente, gli orli sono esovers; ma la gola č meno profonda; il bordo, semplice, e leggermente obliquo; il labbro e di regola piatto. Sette frammenti presentano una decorazione incisa sulla spalla con la consueta linea ondulata singola o raccolta in fasce (tav. 2). Forma III a3 Possiede orli sempre esoversi ma il bordo, semplice, e posto in senso chiaramente obliquo; anche il labbro e tagliato obliquamente o e leggermente arro-tondato. La distinzione rispetto alia forma precedente rimane talvolta incerta. La percentuale degli esemplari udinesi - solo sei - e notevolmente piu bassa rispetto a quanto si registra a Invillino, mentre trova riscontro la dimensione piu comune per i diametri, che e di 14 cm. Anche ad Udine i frammenti sembrano riconducibili ad esemplari apparentemente privi di decorazione (tav. Forma III b Vi appartengono ben dieci olle simili alle forme III al e III a2 propriamente dette; ne differiscono solo per una evidente solcatura lungo il labbro, che in alcuni esemplari appare bifido. I diametri della bocca, come ad Invillino, sono compresi tra 14 e 18 cm e solo rara-mente sono maggiori. Tre frammenti presentano deco-razioni simili a quelle descritte per la forma III a: linee ondulate e/o fasce di trattini obliqui (tav. 2).68 Forma HI cl Le olle di questa forma presentano un breve orlo esoverso, con un bordo ispessito ed arrotondato, leggermente sporto. Vi appartengono due soli frammenti, rispettivamente di 14 e 16 cm di diametro; uno solo e decorato con una linea ondulata sulla spalla (tav. 2). Forma III c2 Un solo frammento di olla sembra appartenere a questa forma, che ha un orlo esoverso, mentre il bordo, ispessito e arrotondato, e sagomato esternamente e comincia ad assumere una forma leggermente allunga-ta, a mandorla. II diametro misura 16 cm (tav. 2). Forma 111 dl Sotto la forma 111 d sono classificati tutti gli orli penduli, suddivisi nelle quattro varianti presenti anche ad Invillino. II loro numero complessivo tuttavia e notevolmente inferiore rispetto a quello delle olle di forma III a (15 esemplari rispetto a 55), con una percentuale del 27 % di differenza, la medesima rilevata tra le olle di forma III a e III d di Invillino.69 La forma III dl si denota per il bordo che e appiattito superior-mente, mentre all'estremita inferiore e ispessito e sagomato, sempre pendulo; il labbro e di regola piatto e posto verticalmente. A Udine sono note solo tre olle di 12, 20 e 25 cm di diametro. Non c'e nulla da dire sulle decorazioni, poiche non ci sono rimasti frammenti con una porzione notevole di parete (tav. 2). Forma III d2 Le caratteristiche principal degli orli di questa forma sono simili a quelle della forma precedente; si differenziano per il bordo che superiormente non e posto in senso orizzontale, ma cade obliquamente; il labbro, pendulo, ž verticale, piatto o appena arrotondato. I sei frammenti noti appartengono ad olle di diametro compreso tra 16 e 20 cm (tav. 2). Forma III d3 A Udine pare testimoniata da un unico frammento di orlo esoverso e con il bordo pendulo come nelle due varianti precedenti; la differenza sta esclusivamente nel fatto che il bordo ha un profilo obliquo anche esternamente. II diametro misura 20 cm (tav. 2). Forma 111 d4 E' 1'ultima forma attestata sul colle del castello di Udine che abbia trovato paralleli in esemplari di Invillino. Vi appartengono cinque orli che presentano le caratteristiche comuni a questo gruppo, affini ai profili delle forme III d3. La differenza, piu sottile, con-siste nella sagomatura pendula che e meno evidente, appena accennata e il labbro e arrotondato. I diametri, come negli esemplari carnici, sono di dimensioni pic-cole/medie con misure comprese tra 12 e 17 cm (tav. 2)70 In seguito al confronto effettuato sui due gruppi delle olle e dei catini del castello di Udine e di Invillino, sono emerse evidenti e numerose affinita formali e numeriche che possono essere ritenute utili indici di riferimento cronologico. Si e gia notato, paragonando le singole forme, come siano soprattutto i catini la e le olle del gruppo III a - con le loro varianti - a mostrare la maggior presenza di motivi decorativi. Questi tuttavia, come in Carnia, si riducono a linee ondulate o singole raccolte in due fasce. Piu raramente si alternano alle onde decorazioni incise a bande di trattini orizzontali e/o verticali. Un ulteriore elemento di concordanza e dato dalle dimensioni dei catini e delle olle, i cui diametri sono confrontabili all'interno dei singoli gruppi sia di Udine che di Invillino. Tuttavia 1'elemento di confronto determinante e dato dalla presenza e dalla frequenza delle diverse forme nei periodi distinti dal Bierbrauer.71 Appare subito evidente in entrambe i siti la preponderanza delle olle di forma III a rispetto a tutte le olle dei rimanenti gruppi (il 70 % a Invillino; il 66,4 % a Udine). All'interno del gruppo, inoltre, predominano le olle con orlo a tesa della variante a2, che si caratterizzano pertanto come le pentole piu diffuse a Udine e a Invillino. Le olle di forma III a caratterizzano il periodo II di Invillino (dalla meta del IV alia prima meta del V sec. d.C.) ove mancano pero le forme che il Bierbrauer ritiene piu significative per il periodo III. In quest'ulti-ma fase, infatti, che va dalla meta del V secolo alia seconda meta del VII d.C. mentre continuano a pre-dominare le forme III a, compaiono le forme III b, III c e soprattutto le forme III d, che si presentano anche ben differenziate al loro interno nelle varianti 1-2-3-4. II panorama offerto dalle olle udinesi sembra rispec-chiare questa medesima situazione, in cui la forma III a2 e affiancata dai nuovi tipi quali la III b e tutte le varianti della III d. II confronto b analogo prendendo in considerazione il gruppo dei catini, che a Udine ripro-pongono lo spettro di forme e soprattutto di presenze giil emerse ad Invillino sempre nel periodo compreso tra la metit del V e la seconda meta del VII sec. d.C. Passando ora molto brevemente in rassegna i siti friulani che negli ultimi anni hanno restituito ceramica grezza, si possono compiere alcune osservazioni che paiono avvalorare la cronologia proposta per il materiale udinese. Sembrano infatti ricondurre al medesimo orizzonte cronologico, successivo alia meta del V sec., le olle e il catino rinvenuti nella necropoli longobarda di Romans d'Isonzo (GO). Le olle in parti- colare sono assegnabili alia forma III d4 di Invillino e vengono datate in base ai confronti effettuati ad un momento compreso dal V fino al VI/VII secolo.72 Gli scavi condotti nell'abside della chiesetta di S. Giorgio di Nogaro (UD) hanno portato al rinvenimento di olle appartenenti alle forme III a2 e III d2 di Invillino, associate ad olle piu tarde del tipo III f2, le quali ultime sono testimoniate con abbondanza nel periodo III individuato ad Invillino dal Bierbrauer. Analogamente i catini di forma I a e I b, documentati ad Invillino gia dalla meta del IV sec., a S. Giorgio di Nogaro sono affiancati dai catini di forma I e, I f e I g, i quali compaiono esclusivamente a partire dal periodo III di Invillino. Ulteriori confronti di materiale portano ad una proposta cronologica della ceramica grezza di S. Giorgio di Nogaro ad un periodo limitato tra il VI e il VII sec. d.C.73 Dagli scavi effettuati nelle ville romane di Vidulis e di Coseano (UD) facenti parte dell'agro aquileiese, si ottengono ulteriori conferme: le numerose olle ed i catini ritrovati, grazie anche al confronto con materiali austriaci e sloveni, sembrano databili al III e al IV sec. Cio contrassegna un livello di vita elevato, nei due siti, in quel periodo. L'autrice sembra assegnare le forme tardo-antiche al periodo di lento abbandono delle due ville, che a Vidulis e stato attribuito alia fine del IV e a Coseano dopo la meta del V.74 Osserviamo che le poche olle confrontabili con quelle carniche di Invillino appartengono alle forme che, pur presenti gia nel IV sec., ebbero vita piu lunga, quali la III a3, la III b, la III cela III dl. Appare meno definibile cronologicamente la situazione presentata dalla ceramica grezza ritrovata nell'area a est del foro di Aquileia durante gli scavi del 1988. Qui infatti il materiale e scarso e piuttosto etero-geneo ed appartiene a olle che sono confrontabili con forme che coprono un lungo arco di tempo, dal I sec. a. C. al III-IV sec. d.C. Due olle del tipo di Vidulis e di Invillino sono assegnate rispettivamente fino agli inizi del IV secolo e dal V alia seconda meta del VII; un catino ad una data "relativamente tarda".75 Non e chiaramente risolvibile infine la situazione prospettata dalla ceramica grezza proveniente dal castello tardoantico di Vrh Brsta presso Logatec, in Slovenia. Le numerose olle ivi rinvenute sembrano per la maggior parte assimilabili alle forme del gruppo III a e soprattutto del gruppo III d di Invillino, con le loro varianti. I vetri, le fibule, le monete ad esse associate portano ad una datazione circoscritta alia seconda meta del III- fine del IV secolo d.C. Solo ulteriori pubblicazioni di materiale e nuovi studi permetteranno meglio di circoscrivere periodi e aree di circolazione delle medesime forme. Per il tema che ci siamo assegnati e per evidenti ragioni crono-logiche, risultano molto stretti i legami tra la ceramica grezza di Udine e quella di Invillino. Lo stesso non si pu6 dire per le ville rustiche del territorio (evidente-mente in fase di collasso o da tempo abbandonate) e per i centri costieri, per cui mancano adeguati scavi e pubblicazioni di materiali per il periodo successivo al V sec. Fasano 1 Una sintesi delle vicende in Di Caporiacco 1977, 41-43. 2 Ibid., 44-48. 3 Bergamini, Buora 1990, 70. 4 Riportato nel documento di donazione di Ottone II al Patriarca di Aquileia, datato 11 giugno 983 (Bergamini, Buora 1990, 33). 5 Per tale tendenza, in ambito locale, rimando a quanto ho gia scritto in Ant. Altoadr. 38, 1992. 6 Tale prassi e stata riscontrata comunemente in Aquileia per 1'epoca romana e altomedievale, come provano anche gli scavi recenti e dimostrano ad abundantiam gli edifici delle basiliche cristiane. Lo stesso fenomeno e stato riscontrato a Zuglio (gentile informazione della dott. Vitri circa gli scavi del 1993). Risulta pertanto molto strana la presenza di piccole case con muri a secco a Invillino, messa in evidenza in Bierbrauer 1987. 7Informazioni preliminari sui materiali piu antichi in Vitri et al. 1991,86-91. 8Bergamini, Buora 1990, 44-45. 9 Per la parte medievale e rinascimentale cenni in Bergamini. Buora 1990, passim e Termini Storti 1988. 10Citata in Buora 1987, c. 336 e Bergamini, Buora 1990, 19. Per il tipo cfr. Pautasso 1966 = 1991. "Buora 1989, 168. 12 II rinvenimento in regione che si riferisce al periodo piu recente (appunto in eta augustea) risulta, al momento, quello se-gnalato da Maggi 1992. 13 Sugli elementi che portano a una datazione a questa epoca si vedano Cassani 1991 e Buora 1992. 14 La parte medievale e rinascimentale e edita in AA. VV., Ceramiche rinascimentali a Udine. Cenni sulla parte romana in Vitri et al. 1991 cit., 115-118. 15 Buora, Candussio, Demetz 1990, c. 90. 16 Cfr. Di Caporiacco 1977,44-54. 17 Si veda quanto scrive lo stesso Di Caporiacco 1977, 50. 18 CIL V, 8110, 116: per un aggiornamento sulle aree di diffusione e sulla problematica del bollo si veda AA. VV., / laterizi di eta romana nell'area nordadriatica, in particolare gli indici tematici (p. 252 s.v. Epidiana). 19 La forma corrisponde a quella di esemplari datati al II sec., cfr. ad es. un anello del Kunstgevverbemuseum di Colonia (Chadour, Joppien 1985. n. 74, 63) e un altro da Ptuj (Mihovilid 1979, tav. 1: 38). Altri due anelli con numeri incisi sul castone si conservano nel museo di Aquileia (cfr. Instrumenta inscripta, p. 60, nn. 125-126). 2l,Ho in preparazione uno studio sull'argomento. 21 Pettarin 1992. 22 Per Carnuntum rimane fondamentale Patek 1942. 23 Per Belgrado si veda Bojovič 1983. 24 Tra le numerose trattazioni dell'argomento si segnala Jobst 1975, 119-120. 25 Sch. Centra Reg. di Catalogazione di Villa Manin di Passariano (UD), n. 29.375. 26 L'esemplare, inedito, si conserva nel Museo di Udine. 27 Costanzo II (Di Caporiacco 1977, 48, fig. 100), Costanzo Gallo e Graziano (lbid., 51), Costanzo (?) e Magnenzio (Ibid., 54). 28 Buora 1990d. 29 Per questa e altre determinazioni tipologicne e crono-logiche seguo quanto proposto da Prottel 1989. 30 Una proposta in questo senso in Bergamini, Buora 1990, 20- 31A i" 23 esemplari citati in Buora I992a va affinuto un altro da Buciumi (Miclea-Florescu 1980, 95, n. 235), gentilmente seg-nalatomi da D. Božič. 32Puo apparire simile a Patek 1942, tav. VI, 10, occorre pero ricordare un esemplare affine da Invillino (Bierbrauer 1987, 142, e tav. 46: 7). 33Sviluppo I'argomento (su cui per primo Werner 1958) in Buora 1994. 34 1 problemi di caraltere generale sono sviluppati in Buora 1992c. L'argomento, per la Slovenia, ž trattato da ultimo in Knilic 1993. 35L'argomento 6 trattato ampiamente in Riedel 1994. 16Le tavole dei tipi presenti (determinati da P. Arthur) con le percentuali relative al numero dei frammenti e al loro peso, sono riportate in Buora 1990b, 52-53. 37Per le forme presenti si veda la tavola riportata nell'artico-lo citato alia nota n. 36. 38 Bierbrauer 1987, 271-280. Ulteriore discussione in un con-tributo di R. Curina in Curina et al. 1990, 191-193. Sulla base di un riesame della bibliografia effettuato in occasione dello scavo di una necropoli del VII sec. a Lovaria e con riferimento ai rin-venimenti del Monte Barro, sarei propenso a datare la massiccia presenza degli "Stengelglaser" al periodo dal V sec. in poi. 39 Esso verra pubblicato, insieme con altro materiale del genere, da G. Cassani nel volume di Aqtiil. Nos. relativo all'anno 1994. 40 Sulla persistenza del castagno nella toponomastica presso Udine vedi Desinan 1986. 181. 41 Di Caporiacco 1977, 14-16. 42 Bierbrauer 1975,328-332. 43 Per Trento esiste una sintesi aggiornata in Cavada 1994. 44 Slabe 1975. 45 Per il tipo Voltago e la sua diffusione si veda Bierbrauer 1987, 162 e ulteriori precisazioni in Bierbrauer 1992, 42 e tav. 9 a p. 51. 46Tipo e area di diffusione in Bierbrauer 1987, 164-165. 47 Di Caporiacco 1977, 50-51. 48 Ne tratto in Buora 1992d. 49 La sintesi piu recente sull'argomento si trova in Arthur 1990. 50 S i veda Messina 1986. 51 Tra le numerose fibule del genere ricordiamo ad es. Patek 1942, tav. 21: 11 (Carnuntum) e tav. 21: 12 (Poetovio), altri esempi in Matouschek, Nowak 1985-1986, 208-209, con testo alle 114-120. 52 Per altri rinvenimenti del genere a Udine, ma del periodo rinascimentale, si veda Vitri 1990. Per i problemi generale del tipo e della lavorazione si rimanda a Oexle 1986,455-462 e 484-485. 53Analoga fibbietta in oro dalla localita "II Monte" presso Montecchio, cfr. Sturmann, Ciccone 1977, 23 e tav. 14: 3. 54 Es. Longobardi a Romans d'Isonzo, nel corredo della tomba 91 (datata per motivi stratigrafici a un periodo posteriore alia fine del VI sec.) oltre che nei corredi di numerose altre tombe datate genericamente al VI-V1I sec. 55 Mor 1979, 665 ("tra il IV e il V secolo, con piu frequenza in uuest'ultimo"). Una messa a punto ragionata in Bergamini, Buora 1990, 28-31. "Bierbrauer 1991,25. 58Significativi, a questo proposito, gli scavi nell'ambito del territorio di Lovaria, una decina di chilometri a sud di Udine. effettuati nel 1992 e 1993 e 1994 e in corso di pubblicazione da parte di chi scrive. • Bierbrauer 1987. Bierbrauer 1990. « Cfr. Bierbrauer 1990, 58. 63 Bierbrauer 1990. 64 Bierbrauer 1990, 60. 65 Bierbrauer 1990,61. 6h Bierbrauer 1990, 62. 67 Bierbrauer 1990, 62. h8 Bierbrauer 1900, 62-64. 69 Bierbrauer 1990, 68, tab. I 70 Bierbrauer 1990, 69. 71 Bierbrauer 1987.207-224; Id. 1990.67-68. 72 Longobardi a Romans d'Isonzo, 38-40 tav II 73 Fasano 1992,69-72. 74 Rupel 1988. cc. 115-119 e taw. alle cc. 149-164. 75 Rupel 1991. 76Leben, Šubic, 1990, 313-354, taw. 10-12. AA. VV. 1993, Ceramiche rinascimentali a Udine. - Cat. e mono- gr. arch, dei Civ. mus. di Udine 3. AA VV. 1993, / laterizi di en) romanu nell'area nordadriatica. ■ Cat. e monogr. arch, dei Civ. mus. di Udine 3. AA. VV. 1993, Haterizi di eta romana nell'area nordadriatica. -Cat. e monogr. arch, dei Civ, mus. di Udine 3. ARTHUR, P. 1990, Anfore dall'alto Adriatico e il problema del Samos cistern type. - Aquil. Nos. 61, 281-296. BERGAM1NI, G. e M. BUORA 1990, II castello di Udine. -Udine. 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I: Materiali rinvenuti negli scavi di Udine (nn. 1,2,4-21) e da una villa rusticadi Crauglio (n. 3). 1-3. 8-1 V 17-20 bron/.o; 4-5 vetro; 6,7,21 ferro; 14-16 osso. Scala = 1:2. Tav. 2: Tipi della grezza terracotta presenti sul colle del castello di Udine, secondo la classificazione del Bierbrauer. Scala = 1:2