Anno I. Numero 14* Capodistria, venerdì 14 dicembre 1918. Un numero cent. SO. Inserzioni: per ogni riga o frazione di riga larga 67 mm • Avvisi commerciali Lire 1.50. Avvisi mortuari, comunicati di banche partecipazioni matrimonio o di fidanzamento Lire 1. Notizie nel corpo del giornale Lire 4. Avvisi economici (collettivi) : domande d'impiego e lavoro cent. 10 a parola, minimo 1 L. Corrispondenza privata: cent 10 la parola, minimo 2 L. In carattere marcato il doppio in marcatissimo il triplo. Pagamenti antecipati. ' L' Istria redenta esce, per ora, ogni secondo giorno. Abbonamento mensile per Capodistria Lire 6; per gli altri luoghi del Regno e per 1' Estero Lire 7 anticipate. Gli Uffici Ji Redazione, Amministrazione e Pubblicità si trovano nello Stabilimento Tipografico Nazionale CARIO PRIORA - Capodistria. ====_= Telef0nP0 40 Per un mollilo a Sfizio Sili nella sua città natalo. La sera del 10 e, in. un buon numero di capodistriani, accogliendo entusiasticamente 1* invito del Cap. Biagio Cobol a formare un Comitato promotore per 1' erezione di un monumento al martire nostro più illustre, si raccolse nei locali dell'Ufficio tecnico comunale; e qui, dopo un vibrante appello del convoca-tore, cui rispose plaudente 1' avv. Stefano Derin, discusse ampiamente il nobile appello. Proclamato poi presidente onorario del Comitato il sindaco avv. Nicolò Belli, si nominò una direzione così composta: Cap. Biagio Cobol, presidente, avvoc. Stefano Derin, vicepresid, prof. Giovanni Quarantotto, segretario, amm. Carlo Percolt, vicesegret., farm. Ghino Pavento, cassiere. E questa, in conformità all' incarico ricevuto, risolse d'informare i concittadini e i connazionali, col seguente avviso : CAPODISTRIANI, fedele interprete di un desiderio che . da lungo arde in moltissimi cuori, un nucleo di concittadini vostri si è voluto organizzare nell' intento di chiamarvi a raccolta per eleggere un comitato che provveda all' erezione di un monumento a Nazario Sauro in questa Capodistria che lo vide nascere, ne temprò la fiera anima garibaldina e ora di lui si vanta come d' una delle sue glorie più veramente e 'più durevolmente grandi. L' adunanza avrà luogo il 26 corr. (seconda festa di Natole) alle 11 della mattina, sito di convegno, la sala del Ricreatorio aomunale in Santa Chiara-ordine del giorno il seguente: I. Relazione del Comitato promotore; II. Elezione di un Comitato per l'erezione d'un monumento a Nazario Sauro in Capodistria sua città natale; III. Eventuali. Capodistriani, voi sapete che non v' è al mondo officio più alto e più sacro che quello di rendere onore a chi ha fatto olocausto della vita per trarre di servaggio ed d'onta il proprio paese. Voi comprendete quindi che è quasi all' iniziamento di un rito che noi.v'invitiamo, e che il dover rosi/ o è di convenire al ritrovo tutti, senza distinzione nè di ordini nè di partiti, dacché la libertà, il dono che dobbiamo maggiore ai martiri e ai caduti nostri, è bene comune. Capodistria, 12 dicembre 1918. La direzione del Comitato promotore: Cap. Biagio Cobol, avv. Stefano Derin, Ghino Favento, Carlo Perc.olt, prof. Giovanni Quarantotto. Causa l'eccessivo costo della carta e della mano d'opera, e altri ostacoli d' ogni specie, l'Istria Redenta, uscirà, d'ora in poi, una so a yolta alla settimana, e precisamente al venerdì. Il primo abbonamento mensile scadrà col numero 15. Gli abbonati e i rivenditori sono pregati di farci pervenire al più presto possibile l'importo dovutoci, detraen-done le spese incontrate per il mancato affrancamento del giornale. J corrispondenti vogliano farci pervenire le loro notizie, al più tardi entro il mercoledì. Tutti coloro poi cke ci ànno incoraggiato e aiutato celi' ardua impresa, sono pregati di conservarci la loro preziosa collaborazione. L'ISTRIA REDENTA. Colloqui fra jugoslavi e socialisti a Koma. Il «Resto del Carlino» informa che due delegati jugoslavi si presentarono a Roma agli organi direttivi del Partito socialista per esporre loro le pretese jugoslave di carattere territoriale, politico, commerciale, culturale e linguistico sull'opposta sponda adriatica. I rappresentanti socialisti posero, alla loro risposta di merito, le seguenti premesse: L I socialisti italiani considerano eli attuali contrasti italo jugoslavi di natura nazionalista e, quindi, considerano scetticamente l'appello ai puri principi internazionalisti, con i quali si cerca di coonestare pretese unilaterali ed egoistiche. 2. I socialisti italiani hanno e con^ servano una ben nota severità di giudizio per il nazionalismo italiano: ciò li impegna ad una non minore severità per il nazionalismo slavo, le cui ambizioni territoriali e politiche sono evidenti.-Parecchie delle loro aspirazioni, infatti, hanno un manifesto carattere di agitazione nazionale e di sopraffazione di stirpe e si manifestano diggià pericolose per la pace europea. . 3. 1 socialisti italiani non hanno alcuna fiducia nelle stipulazioni diplomatiche dei cosiddetti accordi italo-jugoslavi, tanto che questi accordi furono appena stfpnl.iti, che già determinarono dei disaccordi. I socialisti italiani desiderano di intendersi solo con i socialisti di razza slava e non intendono avere contatti col nazionalismo- slavo. Poiché gli jugoslavi insisterono nel domandare ai socialisti italiani che essi — in coerenza ai principi di Zimmer-wald — appoggiassero la richiesta- di subordinare le annessioni all'Italia all'esperimento dei plebisciti, cioè dalla autodecisione, anche per ciò che si riferisce al Friuli già austriaco e città di Trieste, fu loro risposto che certamente i socialisti italiani si atterranno con fermezza ai principi di Zim-merwald e reclameranno che il problema della sistemazione statale dei territori in contestazione sia risolto con una sincera e veramente libera autodecisione delle popolazioni viventi su quei territori. Tuttavia i socialisti italiani dichiararono che credevano opportuno far notare, semplicemente in linea di fatto, che manifestazioni molto chiare delle tendenze della grande maggioranza della popolazione di Trieste e della Venezia Giulia si sono avute nelle passate settimane; e che persino i socialisti e i lavoratori organizzati di quella regione, nonché dell'Istria — cioè quanto vi è lassù di meno sospettabile di condiscendenze per il nazionalismo italiano! — si sono già pronunciati per l'annessione italiana. Infatti, il Partito socialista e le organizzazioni economiche di quelle regioni hanno deliberato già di incorporarsi nel Partito socialista ufficiale italiano e nella Confederazione generale del lavoro d'Italia. E, naturalmente, i socialisti italiani — pure non avendo nessuna intenzione di abbandonare il postulato delle auto-decisioni — devono tenere in gran conto questa.... autodecisione dei lavoratori organizzati del Friuli orientale, di Trieste e dell'Istria. Carole d'oro. Al tribunale militare di Trieste, davanti al quale comparvero otto cittadini accusati di aver cantato canzonette offensive per un generale italiano, di aver inneggiato al defunto Governo e inveito contro l'Italia, il Pubblico Accusatore, sottotenente Renato Pafundi, dichiarò essere necessario di mettere il quadro di questi reati nella cornice dei tempi e dei luoghi. Non si dovrebbe secondo lui dimenticare il passato. Gli accusati sono colpevoli, si, ma sono anche delle vittime. Questi piccoli mali, sono le scorie del governo passato. Occorre considerare questo. L'Italia è venuta qui per restaurare e per Cancellare, non continuare 1' Austria. L'Italia che sempre è stata maestra di libertà e di equità deve dare qui altre prove. Parole d'oro, com' ebbe a scrivere il Lavoratore, che ogni italiano delle terre redente dovrebbe tener sempre presente! 01 diritto dì Oidio. Un marito geloso sparò quattro colpi di rivoltella contro la moglie, poi, non sazio ancora, l'assalì e la percosse spietatamente col calcio dell' arma stessa, j II tragico gesto di Otello, più o meno monotono nelle sue forme e nelle sue cause, si ripete nelle cronache latine con una insistenza, eh'è come la costante vittoria delle nostre forze*istintive su la costrizione della civiltà. Ogni giorno, si può dire, sfogliando il grande cotidiano, ci s'incontra con qualche leggiadra donna uccisa a colpi di rivoltella dal proprio marito, col drudo "che taglia la gola alla ganza e poi si ammazza, con l'innamorato respinto che aggredisce l'idolo del suo cuore, con la moglie che ha avvelenato, lentamente e silenziosamente, il vecchio «padrone» dei suoi giorni. A parte i mezzi e lo scenario moderno, i sentimenti sono quelli stessi di due o tre mila anni fa, qmuido ogni signorotto non scendeva mai sotto terra senz' aver prima sgozzato il suo miglior palafreno e la sua schiava più bella. Nel delitto maschile e nel delitto femminile, i due moventi sono anche oggi ben chiari e ben distinti: la gelosia nel primo, la sete di libertà nell'altro. E il fatto acquista d'un tratto la celebrità romanzesca d' un giorno. La piccola ignota sitibonda che à voluto dispiccare il purpureo fiore della vita, che nello stagno verdastro della sua noia e del suo lavoro à saputo farsi amare fino alla follia, fino all' atto criminoso, diventa di colpo la nuova Desde-mona del martirologio femminile. — Come era?... — Venti anni vero?... — No, trenta tre... — L' età terribile della donna!... — Vestiva con eleganza, sempre di nero!... — Aveva i capelli biondi e gli occhi grigi, color dell'acciaio!... — E fu nella sua camera di notte? — E' stato arrestato?... — Non volle credere d'averla uccisa... — L'amavaalla follia v Via, confessiamolo, o moderni ottimisti del secolo ventesimo. Noi apriamo il giornale con la istintiva curiosità di leggervi la vicenda piccante e nervosa del delitto d'amore: noi l'abbiamo nel sangue come una tabe gentilizia, nel cervello come un male atavico. Mentre segue la fila del dramma passionale, 1' uomo s'incupidisce negli occhi e nella anima, come se il Raskolnikoff o il Pozdnichev della strage fosse egli stesso; la donna sente un brivido sottile scenderle dalla nuca alle reni, fiuta e misura inconsciamente la mortale bellezza del pericolo, o la feroce vertigine di Clitennestra. * * Tutto questo è doloroso, ma purtroppo è cosi. E pure la civiltà turbina intorno a noi e dentro di noi con le sue macchine, con i suoi riflettori e con i suoi raggi Rontgen, già va formando e rifinendo agli uomini un' anima nuova, che soffoca 1' antica bestia selvaggia senza nome, ma non la può uccidere. Noi insegnando ai bimbi il rispetto dei nidi e delle lucertole perchè apprendano fino dai primi anrii che la vita umana è sacra, in qualsiasi caso, non ostante qualunque affronto, che 1' uomo non può togliere all' uomo il diritto di vivere senza portare in sè un marchio morale che lo isola dalla società. Passa la civiltà e la società cammina, lentamente, ma senza tregua. Sorgono da ogni parte le associazioni femminili e femministe; i licei e le università si affollano di graziose studentesse; anche più umili impieghi sono presi d' assalto dalle donne: per le une l'opificio, il laboratorio, la cattedra, l'ufficio, i registri del banco con quelle orribili file di cifre allineate : per le altre — e sono le più fortunate ! — la casa con la sua quiete, col suo lavoro tranquillo, col ticchettìo della macchina da cucire, con 19 sfriggono delle sue pentole e de' suoi bricchi, col cinguettìo dei bimbi, nintermesso e gaio. Le tessitrici, le sigaraie passano per i quartieri operai con la grazia altera e provocante di Carmen. Le sartine, le crestaie, le commesse di negozio sfoggiano leggiadramente i vestiti di tela con la deliziosa civetteria di Mimi e cantano, come ai tempi di Enrico Milrger e di Béranger, spensierate passerette di mezzanini, le canzoni di Musette. Tutte, anche le «competitrici», anche quelle che studiano, ànno conservato la morbidezza di linee, la stellante dolcezza di sguardo, il ritmo armonioso che forma della donna latina un essere di profonda seduzione. E tutte, dall' umile operaia alla dotto-pressa superba, anelano a un ideale di più libera e dignitosa modernità di vita. E pure 1' uguaglianza economica, l'emancipazione intellettuale, ogni raffinatezza di civile educazione non impediscono che un marito o un amante ingannato lasci partire il colpo della sua rivoltella verso la donna che egli ama ; e questo, perchè l'ama. Perchè l'ama? * * * Tra le più comuni menzogne della nostra vita cotidiana una sopra tutte mi sembra patente: quella che riguarda la così detta superiorità dell' uomo su la donna. E intanto noi consideriamo ancora la compagna dei nostri amori come una suppellettile ornamentale, come un gingillo casalingo* che si possiede in proprio e liberamente, un oggetto forse sacro, ma oggetto che si può comprare, vendere, cedere,' barata tare, impegnare vita naturai durante — un fiore che si getta nella cassa delle spazzature, quando se ne à succhiato tutto il nettare — non già un essere che abbia volontà propria, intelligenza propria, libertà, e che sia veramente un «essere». E un' altra menzogna, ancora più sfacciata, ne è la diretta conseguenza: la severità che noi usiamo con la donna che è caduta. Noi tessiamo da mattina a sera l'elogio della virtù e della fedeltà, e tutti più o meno cerchiamo, quando possiamo, tutte le occasioni, adoperiamo tutte le lusinghS, tendiamo tutti i lacciuoli, tutti i trabocchetti par veder cedere la «turris eburnea» che è d'ostacolo al compimento dei nostri desideri. E non parlo già della solita vittima dell'illecito amore che mette al mondo Un figlio, o di quella che si dà perchè bisogna darsi, e verso le quali si accaniscono le più stolide recriminazioni; ma parlo sopratutto del moralissimo matrimonio. La coscienza pubblica che si avventa con furore selvaggio contro il delinquente nato che in una rissa toglie di mezzo il proprio simile, che approva malvagiamente la condanna all' ergastolo del ladro che la fame ha spinto verso la roba altrui — la coscienza pubblica che supinamente s'impietosisce del vecchio ributtante o del prete laido, violatore di bimbi, à fatto dell' uccision della moglie infedele una specie di istituzione nazionale, equa e morale. La povera illusa che à voluto trovare in altri un affetto che dal legittimo compagno non le' veniva più, è condannata, come due mila, come tre mila anni fa, alla lapidazione del vituperio pubblico. Divorzio, unione libera, dunque?... Anche. Ma non oggi. Oggi prima dei divorzio e dell' unione libera, è necessaria un'azione che sanzioni la libertà della donna, il diritto che essa à di amare e di essere amata. L' adulterio femminile è più tosto la' conseguenza delle colpe del marito che della deficienza morale della donna. La donna sarà sempre infedele all' uomo che la considera come un oggetto" di caccia nella strada, come un oggetto di compera nel fidanzamento, come una proprietà nel matrimonio. La donna sarà sempre fedele all'uomo che la comprende, che la cura, che la educa, sopra tutto all' uomo che la rispetta e la stima. Il tradito Otello che nel suo egoismo di maschio si crede in diritto di purgare la colpa di Desdemona nel sangue, per L'Istria Redenta me somiglia al cacciatore che ammazza il suo giovane cane, perchè ha mangiato la lepre, invece di portarla al padrone. Suo dovere e diritto sarebbe, in vece, di trattarla e considerarla, fin dai primi tempi, quale essa è veramente, non come individuo inferiore, ma diverso. Le file delle mogli infedeli si assotti-glieranno solamente quando l'uomo consentirà alla donna di svilupparsi come persona, come coscienza, come essere libero. E allora 1' unione dell' uomo e della donna non sarà più solamente un fatto fisico nè sociale, ma tutti e due, compresi in un rapporto superiore, cioè un fatto e un atto etico. E la donna sia moglie o amante, sorella o madre o amica, potrà essere qualcosa di ben più sacro e gentile che non sia ora per il compagno de' suoi giorni : la. poesia. Steno Tulio Mortara. versò lire cento. Le signorine Alma Faveiito, Pierina Frausin e Maria Parovel consegnarono cor. 47.70 e lire 12 ricavate dalla vendita di inni del Comitato festeggiamenti. CroiìBC Ernesto Giovami ini e Nazario Sauro ricordati da Gabriele 1)'Annunzio. Riceviamo da un nostro lettore ch'ebbe la fortuna di leggere tutti i meravigliosi discorsi pronunciati dal Poeta durante la guerra, il seguente brano riferentesi ai due eroi capodistriani: ......«Il comandante Ernesto Giovannini è caduto al suo posto di comando. S'è coricato per dormire il suo sonno eroico tra il lido gradense e l'Istria sua. Portava sempre in cuore la vecchia cittadella della sua gente, l'imagine di Capodistria severa e soave, come la rappresentò per amore nella tavola dell'Ingresso Benedetto Carpaccio. Sempre vedeva nel cielo della sua speranza le code di rondino che fanno corona ghibellina al Palagio del Podestà, e la Cibele romana armata e alzata tra •i due mèrli, e la porta della Muda aperta a un altro Ingresso, e i balaustri della fonte arcuata che sembra debba crescere e decrescere come la marea sotto un ponte di Venezia. «Capodistria, succiso adriaco fiore.» Pochi giorni innanzi avendo a bordo come pilota il fuoruscito N:;zario Sauro nato all'ombra della colonna di S. Giustina, avvistava dalla torretta del «lutea» emerso la città dei cinque Dogi, e la salutava prima d'immergersi: quindi, posato sul fondo di quei paraggi rimasto republicano e veneto come la Piazza Grande, si stendeva a fianco del pilota fraterno, beati entrambi in un medesimo sogno, come se fossero per dormire sotto il Voltone della scala comunale e per essere risvegliati all'alba dalle campane dell' arengo. Ora egli dorme un poco più- in su, più a tramontana, più a ponente. Col comandante tutto l'equipaggio s'è coricato silenziosamente nella bara d'acciaio. Se l'acqua penetra per la l'alia d'una nave d'Italia, non mai vi penetra la paura, comunque lo squarcio sia largo.» CORRISPONDENZE. PIRANO. Il caso Sema è sulla bocca di tutti. E', *o non è colpevole del grave reato di cui lo accusano maestri e consenzienti politili? Gli si è offerta o rio la possibilità di difendersi? E d'altra parte: perchè il maestro Sema à aspettato tanto a proclamarsi innocente? La prima dichiarazione pubblica comparve appena il giorno 6 dicembre in una nota dell'«Istria Redenta»; la seconda protesta contro l'atto infame a lui attribuito si lesse poco dopo sul «Lavoratore». Perchè l'autorità competente non interviene a por fine a tanto scandalo ?" E' già da molti mesi che il pubblico mormora. Che ne dice la Giunta provinciale dell'Istria? GABRIELE D'ANNUNZIO. Gli stipendi ai professori, ai maestri e ai funzionari politici saranno pagati, fra uno o due giorni, in corone. Nella concessione di legittimazioni di viaggio è subentrato un certo miglioramento in quanto che fa durata delle stesse vale ora per un mese. Ma il pubblico invoca nuove facilitazioni e, fra altro, un cambiamento della sala di aspetto che ora è piena di umidità e ben presto sarà flagellata dalle gelide e violentissime raffiche della bora. Un martire dimenticato. E'-il concittadino Umberto Vittorio Bullo, nato a Cormons addì 16-11-1893, ma pertinente a Capodistria. Di professione marittimo, si arrolò nell' esercito italiano, che lo accolse tra i fanti della brigata Sassari. Essendo in trincea, frequentò il corso per gli aspiranti al grado di sottotenente; e come tale prese parte ai duri ed eroici combattimenti sul Vodice, dove morì eroicamente, dopo il suo maggiore e il suo capitano, il 14 novembre 1917, al grido «Viva l'Italia, Viva Savoia». Gloria, a lui e al padre suo, Michelangelo Bullo, farmacista, capitano della terza Armata, che per oltre due anni e mezzo fu al fronte nella Carnia, ed ora è occupato nell' ospitale di tappa a Trieste, Via Fabio Severo. La festa da ballo dell' 8 c. ni. prò Monumento Nazario Sauro fruttò un introito lordo di cor. 726.50 e lire 189.50 e un incasso netto di cor. 639.70 più lire 189.50. Fra le oblazioni più cospicue figura quella del Commissario civile Conte Avogadro di St. Quintino, che I III BRI dera è ch'essi profittino il più possibile degli studi, massime degli studi italiani, e con 1' a-iuto degli studi diventino uomini utili a sè, alla nazione e all'Umanità. Va ancora detto che 1' opuscolo è preceduto e raccomandato al pubblico da una bellissima prefazione di Silvio Benco, che giustamente rileva l'importanza che il nome e la lettura di Dante hanno avuto in questi ultimi dolorosisr siini anni tra noi. G. Q. "Il direttore dell' «Istria Redenta» renne a- conoscenza delle accuse mosse al maestro Sema appena al principio di settembre. Proprio al l.o di questo mese egli senti V accusato protestare la sua innocenza, dichiarando che ben presto l'avrebbe documentala pubblicamente. Avendo però lo scrivente (il 13 ottobre) visto atti di accusa che gli parvero molto compromettenti per il Sema, e visto che questi faceva aspettare troppo a lungo la sua difesa, scrisse a Zorzenon di M uggia, chiedendo cos'avesse in mente di fare il Partilo ed esortando a esaminare e a liquidare immediatamente sì losca faccenda. Nello stesso giorno (14-ottobre) il prof. Bondi 'prego Mario Kossich di comunicare al Dott. Nobile ch'egli riteneva necessaria una seduta confidenziale del Circolo agricolo operaio, per-discutervi la questione Sema. Scrisse [pure a Domenico Contento, il quale trasmise al Sema un invito del Bondi ad astenersi da qualsiasi attività a nome del Partilo, finché non avesse fornito le prove della sua innocenza. Il povero Contento rispose al Rondi già al 18 ottobre, mentre vegliava l'unica figlia mortagliKproprio allora. Esprimeva la speranza che il Sema avrebbe potuto dimostrare di essere un galantuomo, ma aggiungeva che anche lui riconosceva la necessità «di, uscire da angustia.» Il 18 ottobre il Circolo agricolo operaio accettò all'unanimità la proposta del prof. Rondi di comunicare a Sema che, se entro una settimana non fornisse le prove della sua innocenza davanti a un giudizio arbitra mentale, ■figli verrebbe escluso dal Partito. Ora, dopo V espulsione del Sema dal seno del partito socialista piranese, si sente risonar novamente la sua protesta. E' dunque innocente? Che sollievo per i suoi compagni di fede! i quali, come ben disse il vecchio Contento, non vedon l'ora di uscire d'angustie. Tullio Puecher, Vita di Dante Alighieri-, Trieste, M. Susmel, J918. «Vita di Dante Alighieri»: il titolo è superbo, e anche un uomo incanutito negli studi avrebbe esitato ad usarlo. Ma chi lo scelse è ancora un ragazzo, è il giovine figliolo dell' avvocato Puecher ; e la giovinezza, si sa, ha una sua nativa baldanza non scevra di attrattive e che talvolta pur rincresce comprimere. Inchiniamoci dunque alla giovinezza e apriamo con simpatia il nitido opuscolo che l'accorto tipografo e la felice ora che viviamo vollero illeggiadrito d'una copertina tricolore. Ecco : il contenuto della «Vita di Dante» scritta da Tullio Puecher è senz'altro il meglio che si possa ragionevolmente aspettarsi da un ragazzo agile d'intelletto e dedito agli studi in "misura superiore all'età sua. Dunque, non ardimenti critici, nè stilistici; non ricerche nuove, nè interpretazioni originali. Ma sì un uso intelligente delle fonti più accreditate e più note e un' esposizione franca e lucida nelle idee, semplice e decorosa nel dottato. Il che, si badi, è merito tutt' altro che volgare ed elogio riservato a ben pochi. Che ben pochi davvero erano nelle scuole nostre i giovinetti che riescissero, anche se dotati di rara svegliatezza di mente, a quanto è riescito il Puecher: colpa in massima parte dei programmi scolastici (più politici che didaticiì fucinati a Vienna. Ma ora, se-Dio vuole, la rotta sarà un'altra e l'esempio del Puecher potrà avere più di un imitatore, giacché voglia di ben fare e intelligenza non mancarono mai alla nostra gioventù. Con che peraltro non intendo dire che mi aspetto ed auguro che i nostri scolari di liceo dieno tutti alle stampe i loro compiti scolastici meglio riusciti. Ci mancherebbe altro! No: quello che si desidera, che vivamente si desi- Proì. Rvìuvo Sondi Spunti autobiografici. - Storia (lei Partito socialista capodistriano dai 1900 al 1918. - Storia dell' Approvvigionamento. Che cosa rimprovera il prof. Bondi al dott. Carlo .Nobile? Lo ritiene il principale responsabile della disorganizzazione e dell' impotenza del Partito socialista istriano. Questa disorganizzazione e impotenza lo'scrivente denudò in parecchie assemblee di com-pagni, e in colloqui con vari capi e gruppi delle diverse cittadine e borgate istriane. Anzi nel febbraio del 1914 dichiarò che non avrebbe preso parte attiva alle elezioni in segno di protesta contro il sistema Nobile. Che cosa fa questo supremo duce del Socialismo istriano? Assume tutte le cariche possibili: quella di segretario provinciale, di presidente del Circolo agricolo operaio e della Cassa distrettuale per . ammalati ; è membro dell' Esecutivo regionale ecc. 'ecc. E poi? Fa quello che gli pare e piace. A lui il supremo potere di fare e disfare, ai compagni la fatica, tutto il lavoro più pesante, più compromettente. Forse, il dott. Carlo Nobile compare abbastanza regolarmente alle sedute della Cassa ammalati di Trieste e a quelle dell'Esecutivo; ma non informa, che tempo e voglia permettendo, i'suoi collaboratori, di ciò che fu detto o fatto da lui o da altri. Non ne chiede il parere, o ne fa 1' uso che gli pare e piace. Bensì lascia ch'essi portino tutto il peso della propaganda, della stampa, della lotta elettorale, salvo a intervenire per mettere dei veto o per impartire degli ordini categorici. Grande proponente di tonanti ordini del giorno, che poi, per conto suo, resterebbero lettera morta, si compiace di annunziare dozzine di comizi per i luoghi più vicini e più lontani dell'Istria così povera di comunicazioni, senza curarsi di provvedere gli oratori e di preparare convenientemente i compagni dei luoghi ai quali si dovrebbe parlare. Il dott. Nobile fu per vari anni direttore agricolo e amministratore della tenuta di Anearano, proprietà della Cassa ammalati di Trieste. Quante volte il Bondi lo pregò di lasciar quel posto, per dedicare le sue energie al Partito che presiedeva? Quante volte gli disse che la Cassa di Trieste avrebbe potuto sostituirlo con un impiegato pagato? Mai il dott. Nobile rispose aH' amico di ricevere pur lui un salario; il Bondi lo seppe dagli avversari; lo lesse, fra altro, sulle colonne dell' Unione tìazio naie durante 1' ultima battaglia elettorale. Il che vuol dire che, mentre i proletari veri e propri, imperiali e regi professori, andavano in provincia a protestare, sulle piazze, nei cortili e nelle osterie e in alcune sale comunali, e perfino fra gli agricoltori clericali del S. Marco, contro gli armamenti della Austria, lui dedicava la maggior parte del suo tempo alla cura de' suoi interessi materiali in una misura non compatibile ' con le cariche che aveva in seno al Partito. L' affittanza della stamperia Priora fu combinata da lui e da qualche altro compagno, all' insaputa del Bondi, ch'era pur sempre attivissimo. Conchiuso l'affare però, si pretendeva con molta insistenza che lo scrivente fosse tra i garanti per una somma di denaro abbastanza grossa tolta a prestito per quell' occasione. Come sia andato a fì<-nire quell' impresa a Capodistria tutti sanno. Basti aggiungere questo : che alla vigilia dell' ultima lotta elettorale, il dott. Nobile tenne nascosto ai suoi più intimi amici la dichiarazione di Giovanni Lirussi che, insistendo sul suo nome, il collegio di Pola sarebbe andato in mano degli avversari! Tornato da Pola, Nobile riferì che la discordie s'erano composte e che molte probabilmente il Socialismo polesano-istriaAo avrebbe trionfato. Perchè mai il Partito nostro, proprio a Capodistria, à fatto sempre sì brutta figura? Perchè all'infuori degli intellettuali e obbligati, essi 'stessi a subire un regime autocratico e disorganizzatore per eccellenza, gli altri socialisti erano abituati ad aspettar la manna dal compagno Nobiie. Il quale non à saputo crearsi attorno nessuno o ben pochi operai veramente attivi e capaci di agire da sè, tranne che nel campo delle feste. Per il Bondi — quanti compagni possono attestarlo! — la nostra sconfitta del '14 era un fatto certo. Sfido io : provocare la borghesia alla battaglia e non opporre alle sue schiere, sottili ma forti, nient' altro che articoli di gio-nale e qualche raro comizio! (continua). COMUNICATI.*) Sentilo oggi che. il capo delle guardie Giovanni Karnitschnigg in pubblico locale ebbe a divulgare falsamente la voce >«ch'io assieme all'ex sottocapo delle guardie Genzo facevo internare delle persone, e che anzi io ero V estensore dei rispettivi rapporti», rendo noto che presentai tosto al suo confronto denuncia penale in modo di dargli piena libertà di sostenere e dimostrare a suo piacimento dinanzi l'autorità l'accusa mossami. Capodistria 9 dicembre 1918, JEzio Pecenca. *) Il Giornale non assume nessuna responsabilità fuorché quella voluta dalla legge. ina FERROVIE ISTRIANE. TRIESTE-POLA Trieste part. n rr Carpelliano part Canfanaro Pola arr. 6.40 7.37 8.03 11 — 11.04 11 58 ■ 12.10 i 13.0*3 1 13.42 16.33 16.40 17.30 POLA - TRIESTE Pola part. Canfanaro Carpelliano ^ Trieste P. S. arr. 6.40 7.42 - 7.45 10.35 11.05 11.53 14.08 15.10 15.15 18.12 18.35 19.25 Divaeciano part. Carpelliano arr. 7.05 7.30 12.56 13.20 Carpelliano part. Divacciano arr. 10.50 11.10 18.30 18.50 Canfanaro part. Rovigno arr. 8 — 8.42 16.50 17.32 Rovigno part. Canfanaro arr. 10,-, 10.49 17.55 18.44 Il percorso dei treni viaggiatori seguirà da Trieste a Pota e viceversa senza trasbordo a Carpelliano. Mfenei«Hi Nuova Soc. Citt. di Navigazione a Vapore CAPODISTRIA Orario valevole fino a nuovo avviso : Partenze da Capodistria ore 6.45 L 8 0, 13.45. Da Trieste ore 9.15,12 LO, 17. Nei giorni festivi 1'ultima partenza da Capodistria alle 15 anziché 13.45. Parteuze dei piroscafi da Trieste : per Pirano, dal molo dei pescatori alle 14; per Capodistria, dalla riva di fronte al Llovd alle 9.15, 12 e alle 17, per Muggia, dalla riva di fronte al Lloyd alle 8 e alle 15 ; per Grado, al molo della Sanità alle 8 ; per Monfalcone, dal molo San Carlo i giorni feriali alle 5; le domeniche alle 8. Comunicazioni con Venezia : partenze da Trieste domenica e mercoledì alle 10; arrivi a Trieste martedì e venerdì alle ore 16. Editore, Direttore e Redattore Responsabile : ARTURO prof. BONDI. Stab. Tip. Naz. CARLO PRIORA - Capodistria. La pubblicità su l'Istria Redenta si raccomanda: 1. per la sua grande diffusione in Sstria e fuori; 2. perchè ogni annunzio pubblicalo da essa, ora che è settimanale, rimane esposto al pubblico, per sette giorni di seguito, nelle rivendite e nei caffè: 3. perchè milte famiglie la conservano gelosamente per i molti ricordi storici di carattere istriano raccolti in poehe pagine anziché dispersi e quasi sepolti nei mastodontici giornali delle grandi città.