ANNO >X. Capodistria, 16 Marzo 1886. N. 6. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti li ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. C3ti missione fillosserica provinciale Esimilo di protocollo della seduta 9 febbraio della Commissione provinciale pei provvedimenti contro la fillossera. 11 Preside, cons. di Luogotenenza conte Giovanelli, comunica che P eccelso i. r. Ministero d' agricoltura approvò le deliberazioni prese nella seduta anteriore, tranne quelle concernenti la coltura di viti americane, oggetto su cui si riserva di dare più dettagliati ragguagli. Il signor Bolle legge il suo rapporto sui risultati della campagna fillosserica dell' anno decorso, e propone di continuare ad applicare il sistema estintivo nei termini portati dal dispaccio dell' eccelso i. r. Ministero d' a-gricoltura 21 febbraio 1883 N, 2471, e di promuovere, per quanto possibile, la diffusione del trattamento colturale, domandando anche quest' anno all' uopo un' ana* Ioga sovvenzione erariale. La Commissione accede alle proposte del relatore. Il Preside comunica che 1' eccelso i. r. Ministero di agricoltura non ebbe ad acconsentire alle proposte della Commissione circa gli esperimenti di coltura di viti americane, deliberate nell' antecedente seduta, che cioè uou sieno istituiti vivaj erariali, accennando che trattasi anzitutto di completare gli studi ancor non finiti sull' acclimatizzazione delle viti in parola, ed indi eventualmente di poter distribuire magliuoli delle medesime ai viticoltori della provincia. Nsserva però che, a mente del dispaccio suddetto, nulla osterebbe alla distribuzione di talee di viti americane fra i possidenti di vigneti, allo scopo di esperimenti privati. Il signor Bolle accenna alle difficoltà di trovare nel territorio infetto dalla fillossera un fondo adattato per 1' attivazione d' un vivaio in parola, mentre le offerte a lui pervenute e per 1' esorbitanza dei prezzi e per la qualità dei terreni uou potevano finora venir raccomandate. Il relatore comunica che il Podestà di Pirano ebbe bensì ad offrire a prezzo convenientissimo un suo vigneto, ma che anche questo non gli sembra corrispondere, perchè trovantesi in condizioni troppo favorevoli per la vegetazione, sicché gli esperimenti non sarebbero affatto normativi per gli altri terreni dell'Istria. Prima però di esperirne ulteriori pratiche, il signor Bolle crede di dover toccare la questione, se in generale sembri opportuna 1' istituzione del vivaio erariale nel territorio dei comuni fillosserati. Ciò egli crede di dover negare. Essendo da prevedersi, che molti viticoltori dell' Istria per essere a tempo armati contro le conseguenze dell' infezione fillosserica, cercheranno già oggidì di introdurre od almeno esperimentare la coltura di viti americane, il relatore crede fondato il timore, che 1' uno o 1' altro dei medesimi, sapendosi in qualche modo procacciare dei magliuoli dai vivaj in questione, potrebbe in tal guisa introdurre la fillossera in territori dell' Istria ancor immuni. Il signor Vice-Capitano ed Assessore provinciale Dr. Andrea Amoroso ed il signor dirigente della Stazione sperimentale eno-pomologica di Parenzo, Carlo Hugues, per conciliare le obbiezioni del relatore, che giudicano fondate, colle intenzioni dell' eccelso i. r. Ministero e visto, che il dispaccio ministeriale succitato non insiste per nulla sull' istituzione dei vivai in parola nel territorio fillosserico, fauno le seguenti proposte : 1) di prescindere dalla erezione di appositi vivai di viti americane nei comuni censuari di Pirano ed Isola (territorio fillosserato). 2) di distribuire invece fra quei possidenti di vigne nel territorio suddetto, che lo domandassero, un numero conveniente di viti americane, scelte fra le più provate varietà per resistenza contro la fillossera e preferibilmente fra quelle che servono di portinnesto, come sarebbero York-Madeiro Riparia, Rupostris ecc. 3) per sopperire al bisogno come sopra la Commissione reputi sufficiente 1' acquisto di 3000 talee da, 4) dispensarsi in numero non superiore di 100 per cadaun possessore di vitigni nei comuni censuari infetti sopranominati ; 5) resti assolutamente proibita 1' esportazione di queste talee dai comuni, a scanso delle penalità portate dalla legge dell'Impero 3 aprile 1875, B. L. I. N. 61; 6) per evitare 1' esportazione delle talee dai territori infetti ed impedire che la diffusione avvenga per altre vie illecite nei territori.- ancora immuni ed allo scopo di poter assoggettare a costante studio ed osservazione le qualità di viti americane, che vi saranno introdotte ed esperire altresì tutti i modi più convenienti d'innesto e di coltura, come pure per provvedere poscia i territori immuni delle raccomandabili talee di viti americane, la Commissione proponga che vengano eretti due vivai provinciali, 1' uno nel campo sperimentale della stazione eno-pomologica di Parenzo e 1' altro nell' orto succursale in Pisino. ^ 7) le talee di viti americane delle qualità sopra indicate dovranno però esser ritirate da luoghi assolutamente e sicuramente immuni da fillossera preferibilmente da Berlino, Marburg e della Carintia. 11 numero totale di queste talee viene per ora fissato a 2000. Accede l'intera commissione a queste proposte che vengono con ciò elevate a conchiuso. ( Osservatore) DIGRESSIONI*) Pietro Tergerlo Favonio, Giuseppe Terona, giustinopolitaui. c. 6 r. — Die 6 Iaauarij 1588. L'ecc.te doct. Verona è scelto proueditor del fontego insieme con s.r Demostene Carerio, s.r Zuane Vittor. cc. 10 v. e 11 r. —-In fondo all'istrumento Die 4 lulij 1588, nel quale si dichiara "che dal Cl.mo s.r „Giac.o da Pesaro fù dig.mo Pod.a et Cap.o di questa „Città, il quale beri a rinontiato il Eeg.to al Cl.mo s.r „Gio. Ant.o Bon liora dig.mo Pod.a et Cap.o sia stato „nel tempo del suo feliciss.o Reg.to accomodato ad „imprestilo il fontico di questa città per soleuamento „di questo pouero populo de lire trenta mille cinquecento „quaranta soldi sette cioè L 30540 s. 7 come di ciò si „uede apparere nelli libri di detto fontico —„ si legge scritta di sua propria mano, dopo quelle del podestà Da Pesaro e fra altre sei di altri „gientil huomini di „questa città,, anche la testimonianza del Verona, così: lo iseppo Verona Dottor fui presente a quanto è di sopra scritto — in carattere chiaro e con mano ferma. c. 36 r. — Die 25 Aprilis 1590, podestà Pietro Loredan. S.r Iseppo Verona D.r è de' sei Cittadini, che più atti pararano — secondo dice la parte — "à questo „Cons.o, li quali insieme con li ss.ri Sindici, cosi pre.nti „come li successori, con il parer, et Consiglio del nostro „Cl.mo s.r Pod.a et Cap.o, et di Mons.r K.mo nostro, „Signori Religiosissimi, et tanto desiderosi, et ardenti, „quanto ogn' uno sà del pub.co Decoro, et beneficio di „questa Città, habbiano, pensar, raccordar, et consigliar „li modi mediante li quali si potesse introdur in questa „Città uno Santo collegio di questi molto K.di Padri „ — del Giesù — ; li quali modi ben pensadi, consul-„tadi, et trouati, che sarano, si habbino poi d„ propore „à questo sp. Cons.o, al quale parendo, che siano degni „d'essere esseguiti, sia poi fatto quanto alla maggior „parte parerà, et sarà preso di douer fare. Qual parte „letta et ballotata hà hauuto in fauore ball, n.o 174, „contra ball, n.o 28, Ideo capta. —„ Il desiderio di „albergare fra le mura i gesuiti fu ne' nostri nonni *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina; 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX ; 4, 5 an. XX — Digressioni. suscitato dal "M. K.do Padre Maestro Bernar.no Merenda da Forlì dell' ordine pred.to,„ che predicava allora quadragesima. c. 36 r. — Die dieta. S.r Iseppo Verona Dottor è scelto proueditor del fontico insieme con s.r Fabritio Tarsia, s.r Thiso Lugnan. - c. 40 r. — die 3 d' Agosto 1590. Si dà incarico all' Eccell. Verona et Sig.r Demosthene Carrerio ambasciatori eletti "ài piedi di S. Ser.tà di supplicar, che „stante questi calamitosi tempi la pouertà di questo „fideliss.o popolo, et l'estrema inopia nella quale al „pre.nte si ritroua in modo tale, che non babbi pane „per otto giorni con pericolo manifestiss.o di solleua-„tione di popolo et total ruina di questa Città, di ac-„commodarci di stara 6000 di robba per il uiuer quotidiano per sostam.to di questo pouero ma ben fideliss.o „popolo, à quel precio che parerà alla Ser.tà Sua, la „qual robba sia satisfatta di tempo in tempo secondo „che si estrazarà il denaro. *c. 40 r. e v. — 1590 die 12 Augusti. "Congregato il maggior conseglio di questa sp. co.ita nella „salla solita dopò il suon della campana et dopo la „uoce del trombetta, si come è di costume nel qual „sp. cons.o furono conseglieri conputata la persona del „Cl.mo s.r Pod.a in tutto n.o 126. Vambasciator dottor „ Verona ritornato da Ven.a conparse et appresentò ne'la „sua renga l'infrascritta parte ouero scrittura, esponendo „à bocca tutto quello che fece et ottenne dal nostro „gratiosiss.o Prencipe. La coppia della qual scrittura si „pone qui sotto, vz. — Cadit 1590. 6 Agosto in pre-„gadi. Che all' espositione oretenus fatta dal sp. Amb.r „della fidelliss.a Città di Cap.a nel coll.o nostro doue „hà supplicato con grandiss.a efficacia, che gli sia concesso qualche aiuto di biaue per souenirsi nell'estrema „neccessita nella qualle si ritrouano, come anco hà „scritto con sue le.re quel Eettor sia per il ser.mo „Principe risposto in sustantia. v.z. Che se ben al pre.nte „questa nostra si ritroua in molta stretezza d' ogno „sorte de biaue da supplire al bisogno de cosi numeroso „populo in quest 'anno pennurioso, nientedimeno riguardando con paterno occhio di carità, et amore al suo „momentaneo bisogno et necessita, s'è risoluto di parteciparli di quel poco, che si ha, et di farli accommodar „delli graui publici dell'officio nostro delle biaue di „stara 300 di miglio con obligo di restituirlo nel termine „d'anno uno prossimo in tanta robba, quanta ne ricer-„cano, dando loro per la restitutione piezarie idonee et „sufficienti di satisfattone delli proueditori et soprapro-„ueditori alle biaue. et de più si concederà la tratta di „stara 200 di for.to et stara 300 d ' ogn ' altra sorte di „biaue, che à loro più piacerà da esser conprate queste „biaue con i loro danari, et se li darà app.o commodità „di estrazer qualunque quantità di risi, cosi che potranno „sodisfare al bisogno di quelli fideliss.i nostri amati da „noi come cariss.i figli. Et l'essecutione della pre.nte „parte sia commessa alli soprad.ti sopraproueditori et „proueditori alle biaue. — Fab.o Vignon nod.o Ducale. c. 40 v. — 1590 alli 12 d'Agosto. "Hauendosi in „essecutione di d.a parte constituiti piezi D. Iseppo „ Verona Dottor et Demosthene Carrerio ambasciatori, „che sarà fatta detta restitutione .... L'anderà parte „che sia et s'intenda non sol.te ratificata et approbata ,1a pre.ta promessa delli pre.ti ambasciatori et che sarà „fatta la sud.a restitutione, ma anco che siano essi ambasciatori soleuati quanto alla loro spedalità d' ogni .molestia. Et questo tutto sotto obligatioue di tutti li „beni di essa co.ita in forma ampliss.a Hebbe in fauore „balle 121 contra 5.„ c. 41 r. — Die dieta. M.r Iseppo Verona Dottor è fatto proueditor della sanità assieme con s.r Giovan Battista del Bello Dottor, s.r Giovan Paolo Zarottlii. c. 46 v. — 1590 Die Vlt.a Decemb.s, vicepodestà Angelo Delfin. S.r Iseppo Verona D .r è scelto proueditor del fontieo insieme con s.r Tiso Lugnan, s.r Fabritio Tarsia. (Continua) Appendice alla recensione sul Vergerlo lei Ferrai CENNI STORICO-BIOGRAFICI Sullo scorcio del passato secolo esistevano le seguenti famiglie Gravisi, sulla via di S. Chiara: 1. di Gravisi - Tiepolo, nella casa N. 672 al presente di Maria Ved. Godigna ; 2. Marchese Antonio, che lasciò quattro figlie, due delle quali si disposarono, l'ima qui con Antonio Apollonio e l'altra a Sagrado con Cosolo, la terza si fece monaca di S. Chiara, e la quarta rimase nubile. La casa N. 673 è posseduta da Antonio Apollonio fu Giov. Andrea ; 3. di Marchese Elio, in contrada Ognissanti nella casa N. 780 ora del suo pronipote Marchese Antonio; 4. di Marchese Girolamo, in contrada Pusterla, nella casa fu Tacco (Ottaccio) N. 794, attualmente dei figli del Marchese Giov. Andrea; 5. di Marchese Lepido, che sposò Anna Civrani di Trieste, morta li 20 Agosto 1803 e sepellita in S. Francesco. Lasciò il Marchese Lepido i figli Giuseppe, Orazio, Ubaldo e Francesco, e le figlie Susanna, Antonia, Teresa ed Adriana. La di lui casa dominicale sulla via degli Orti-graudi porta i N. 725 e 726. Il detto Marchese uno dei più doviziosi dell' Istria, attaccava al suo cocchio quattro cavalli con ricche bardature, e procedeva nelle gite colla scorta di quattro lacchè. 6. dei Marchesi della Madonnetta, che possedevano le case N. 110, 111, 113, 114, 115, nella contrada Porta Bracciuolo, 7. dei Gravisi-Maj er; l'ultima delle quali, la signora Francesca, decesse li 7 Ottobre 1804, e venne sepellita la di lei salma nella chiesa di S. Francesco. La casa di questa famiglia, situata nella contrada Maggiore, portante il N. 1069, è posseduta da Elisabetta Gerosa nata Carlini. Tre famiglie Grisoni si trovavano nei passati secoli. La prima abitava in contrada S. Tommaso, sulla via di S. Chiara, nella casa N. 671, passata in proprietà dei Combi ed ora degli eredi del defunto canouico - decano Matteo Pauman ; — la seconda alloggiava in contrada Zubenaga sulla via del Belvedere, nella casa del Consorzio teatrale N. 289; — e la terza sulla Calle-gheria nella casa N. 1138 di Vincenzo Gorzalini di Michele fu Giorgio. ') Continuazione. Vedi n. 1 2 4 e 5 a. c. Nello scorso secolo rimase la sola famiglia del conte Santo Grisoni, morto li 4 Aprile 1783 e la di lui salma venne deposta nell' arca Sabini in chiesa di San Francesco. Colla facoltà ereditata dai Sabini e colla intelligente amministrazione della contessa Giuseppina, vedova del predetto, nata Baronessa Brigido di Trieste, Dama di Corte e dell' ordine della Croce stellata, divenne questa famiglia una delle principali dell' Istria, la di cui facoltà inventariata e stimata giudizialmente, dopo la morte del conte Francesco, avvenuta li 11 Dicembre 1841, ascese a quasi un milione di fiorini di Convenzione. Tanto il conte Francesco, quanto la contessa Marianna nata contessa Pola, di lui consorte, provvidero ai bisogni dei poverelli colle loro pie fondazioni, ed i loro nomi saranno benedetti dai posteri per tutti i secoli. I Grisoni morirono, ma le loro opere vivranno ad esempio di chi può giovare la patria ! In questa città trovavansi due famiglie Guerci (Verzi), 1' una abitava nella contrada Nuova o S. Margherita ed ora Ponte - piccolo, nella casa N. 913 di Pietro Debellich, e l'altra in contrada Bracciuolo. presso Morosini, nella casa M. 160, attualmente del Dr. Domenico de Manzoni. In Pinguente vi era una terza famiglia, 1' ultimo della quale finì la vita in servizio governativo, qual capo - guardiano di questo stabilimento salifero. I Guerci furono colmati di favori dai Patriarchi d' Aquileja e dagli Imperatori. L'Imperatore Federico III, con diploma di data Graz 7 Marzo 1457, nominò Bono, Vittorino e Nicolò Verzi conti del Palazzo Lateranense e del Sacro impero, concedendo loro segnalati privilegi. Il governo veneto non permise ai Guerci di fregiarsi del titolo di conte concesso da un Sovrano estero, ed al successore dei suddetti, Antonio Verzi d' Almerigo, nel 1768, concesse il titolo di conte. Ora vivono i figli del defunto conte Bartolommeo, Carlo ad Innsbruck nel Tirolo, Annibale in Trieste e le figlie Margherita e Rosa iti questa città. La doviziosa famiglia Ingaldeo possedeva molte estensioni campestri nel territorio e molte case in città, delle quali, in contrada S. Martino, sono alcune possedute da Giovanni Sandrin, dall' i. r. Finanza, e dai figli del defunto capitano Francesco Gucione. Quella di questi ultimi, era posseduta al principio del presente secolo dall' avvocato Dr. Antonio Maraspin. La facoltà degli Ingaldeo passò nei conti Brutti del Piaggio, originari di Dolcigno. L'ultimo Ingaldeo di nome Francesco, morì li 23 Settembre 1782 e venne sepellito nell'arca di sua famiglia nel primo chiostro di S. Francesco. Marco Ingaldeo di questa città, cancelliere, scrisse gli Statuti della città d' Ossero e Cherso, al tempo dei Conti (Governatori) di dette città, Giacomo Delfin e Paolo Morosiui ; portano la data 2 Aprile 1441, sono divisi in quattro libri, e contano 293 capitoli e 149 carte. A carte 104 di detti Statuti si legge: Giovanni Firmano, civis Iustinopolis, nodaro, giudice ordinario e cancelliere del Conte d' Ossero e Cherso, Bernardo Nani. a. 1500. Anche nella città di Muggia esisteva una famiglia Ingaldeo, la quale conservava la propria sepoltura nella chiesa di S. Francesco, annessa al Convento dei Minori Conventuali, ora demolito, che se fossse stato conservato, avrebbe potuto servire, stante la sua ampiezza, la sua ubicazioue, e salubrità, per le pubbliche scuole. La famiglia Israel si spense nel secolo scorso. La famiglia Loschi è estinta. Nel 1426 era vescovo di Fola, Domenico Loschi. Dell1 antica famiglia Lugnani, vivono i nipoti di Alvise Lugnani. Giuseppe Lugnani Direttore dell' i. r. Accademia di commercio e di Nautica in Trieste, mori nella sua possessione d'Oltra, (attuale proprietà d'Antonio Tossich) e la di lui salma trasportata in città, deposta nella chiesa di S. Nicolò, fu, dopo solenni esequie, tumulata nel cimitero comunale di S. Canziano. (Continua) L'Oriente e gli Slavi Rechiamo il tema della seconda conferenza data al circolo Manzoni di Milano dall'egregio professore Benedetto Prina sulle vicende degli Slavi danubiani e sugli Stati della penisola Balcanica. Premessi alcuni cenni geografici intorno alla regione danubiana, e dopo averne dimostrata in par-ticolar modo la grande importanza politica e strategica, 1' oratore descrisse brevemente la storia dei paesi danubiani dai più antichi tempi fino al nostro secolo, soffermandosi maggiormente intorno alla conquista ed alla guerra dei Turchi fino all' ultimo fatto d armi, che si chiuse col trattato di Berlino. In seguito il prof. Prina porse notizie statistiche degli Stati autonomi della regione danubiana, e ciò tanto in riguardo agli Slavi che ai Rumeni e ai Greci. Da ultimo egli trattò con molta dottrina e destando vivissimo interesse, della quistione d'Orienti, che disse essere assai più antica e più complessa di quello non si creda generalmente. In essa 1' oratore distinse tre periodi : il primo che si estende dalla conquista di Bisanzio fino alle vittorie di Sobieski, quando 1' Europa era continuamente minacciata dall' islamismo e doveva continuamente lottare contro di esso ; il secondo dai tempi di Pietro il Grande fino al secolo decimonono, quando la Russia, cresciuta a maggior potenza, cominciò a tentare la conquista delle provincie soggette ai Turchi ; il terzo periodo dalla rivoluzione della Grecia fino ai nostri tempi, quando l'Europa, per opporsi ai disegni della Russia, favorì la formazione degli Stati autonomi della Penisola balcanica. Questo scioglimento della questione d'Oriente, che meglio risponderebbe agli interessi della civiltà moderna, è però inceppato dalla rivalità di stirpe e di religione fra Slavi, Rumeni, Greci, nonché dalle ambizioni e gelosie delle Potenze europee. Qualunque sia per essere lo scioglimento, aggiunse 1' oratore, noi possiamo rallegrarci al pensiero che l'Italia, sia colle anni, sia colla politica, ha rappresentato nella questione d'Oriente una parte nobile e gloriosa, dalla spedizione di Crimea fino alla guerra serbo-bulgaria; come nobile e gloriosa fu la parte sostenuta da quel popolo a noi consanguineo che là sulle rive del Danubio conserva con religioso affetto la bandiera latina. Il prof. Prina, applauditissimo, chiuse la sua bella conferenza colla lettura di una stupenda canzone di un poeta rumeno per la prima nave che dalle sponde della Valacchia salpava per l'Italia. (Perseveranza) Pasteur e l'idrofobìa Il celebre chimico francese Luigi Pasteur, rinomato specialmente per i suoi studii sul vino e sulle malattie dei filugelli fece un'importante comunicazione all' Istituto di Francia sugli ottimi risultati del suo metodo di prevenire l'idrofobia (rabbia) in seguito a morsicatura. In quattro mesi trattò trecento cinquanta morsicati ; dei primi cento dal 1 novembre al 15 dicembre, novanta nove sono felicemente fuori di pericolo; uno trattato 87 giorni dopo essere stato morsicato, morì. Una nota dimostra essere morto per effetto del virus canino e non della inoculazione preventiva, che, in questo caso, era troppo tarda. Gli altri duecento cinquanta fino al 1 del mese corrente stavano tutti bene. Appoggiandosi alla statisca, il Pasteur concluse còsi : molte persone furono sottratte alla morte ; e la profilassi della rabbia in seguito a morsicatura essendo fondata, doversi creare uno stabilimento contro la rabbia. La proposta dell' insigne scienziato fu accolta con applausi dagli accademici e dal pubblico ; ed il presidente lo ringraziò quale benefattore dell' umanità. Il Pasteur trova conveniente per adesso di concentrare le vaccinazioni a Parigi, e sarebbe suo desiderio di aprire uno stabilimento internazionale mediante sottoscrizioni, delle quali ebbe già offerte. Il ministro Freycinet, presente alla memorabile seduta assicurò l'appoggio del governo. E già che siamo sull' importante argomento, riportiamo qui una notizia, che sebbene abbia uua lontanissima relazione con le esperienze fatte dal celebre Pasteur, pur non è priva di qualche interesse: Dieci casi d'idrofobia felicemente guariti in Istria nell'anno 1773. In questi giorni che l'illustre Pasteur desta universale meraviglia co' suoi fortunati esperimenti contro la idrofobia, offro a titolo di curiosità alla Provincia la indicazione di cure praticate con buon successo in Istria, centododici anni fa, dal Protomedico della provincia dottor Ignazio Lotti. I fatti sono esposti dal dott. Lotti in un o-puscolo di pagine 40 in 4.to stampato in Venezia, l'anno 1775, nella stamperia di Carlo Polese con pubblica approvazione. Esso porta il titolo seguente: — Saggio e Memoria de la cura preservativa da l'Idrofobia — eseguita felicemente in dieci persone offese da cane rabbioso, Vanno 1773 — allora presentata, ed ora dedicata agi' Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Sopra Provveditori e Provveditori a la Sanità. — L' opuscolo è datato da Capodistria, residenza del Protomedico, addì 1 agosto 1773, e la Lettera di dedica è parimenti datata da Capodistria addì 12 agosto 1775. Nel testo sono narrati quattro fatti avvenuti a Capodistria, e cinque a Gason, villa di quel territorio, nei precisi giorni 30 e 31 marzo 1773; più un fatto avvenuto a Bugge nello stesso anno; tutti felicemente guariti coli' uso della pomata mercuriale e col mercurio dolcificato per bocca. Io ho veduto, ma non possiedo 1' opuscolo. Venezia 3 Marzo 1886 T. L. o tizie Il bollettino delle leggi dell' Impero puntata II dispensa 5 gennaio 1886 contiene la legge 27 giugno 1885 contro la diffusione della fillossera ; e le ordinanze ministeriali, una del minostero delle finanze per 1' esecuzione degli articoli della sunnominata legge che si riferiscono ad indennizzi e speciali trattamenti d'imposta; l'altra ordinanza del 20 decembre 1881 concernente i consigli consultivi dei periti in materia della fillossera. In base a quest'ultima ordinanza la nostra provincia avrà un consiglio provinciale con la sede in Parenzo, composto dal preside provinciale (luogotenente) o da un suo sostituto, da un membro della giunta provinciale, un delegato del Consiglio agrario provinciale, e tre membri periti chiamati dal luogotenente per ogni periodo triennale. La commissione avrà un referente, ed eventualmente un dirigente tecnico delle opere contro la fillossera. Il conte Coronini propose al Governo che ai danni elementari che danneggiano al contadino il sudato raccolto e impoveriscono coloni e proprietari, s'abbinino eguali considerazioni e diritti per i danni derivati ai raccolti della peronospora, per modo che la legge che sta ora per farsi di forti abbuoni d'imposte ai rurali colpiti da disgrazie elementari, abbia pure valore e costituisca eguali diritti per i danneggiati dalla peronospora. Con ciò il conte Coronini avrà recato un considerevole beneficio alla possidenza e ai coloni, il quale si rifletterà naturalmente su tutte quelle zone vitifere della nostra provincia che ebbero a soffrire il terribile flagello. (Corr. di Gorizia) Ancora nuovi lutti dopo i recenti già annunciati : Addì 8 marzo cessò di vivere in Udine il professore dottor Matteo Petronio di Pirano, d'oltre 80 anni. Ebbe ingegno non comune, e assolti gli studii universitarii con molta lode, entrò presto nel pubblico insegnamento. Fu ottimo patriotta e mantenne in tempi difficili relazione coi migliori istriani. In Udine, dove passò gran parte della sua vita, fu sempre il Console e il Protettore della gioventù istriana, specialmente di quella che vi si recava per oggetto di studio. Fu il Protettore particolare di Iacopo Andrea Contento, anzi quello che ne aveva divinato l'ingegno e persuaso quindi i parenti a farlo studiare. i Con questi fuggevoli cenni mandiamo P ultimo addio al bravo e buon piranese, che con altri egregi conterranei, ormai trapassati, divise l'amore sincero per la sua infelice provincia. Grave sventnra colpì in questi giorni l'egregio nostro concittadino professor Domenico Vascon : la morte del diletto genitore, che gli dev' essere ancor più dolorosa perchè lasciando, or fa ventitre anni, la sua terra natia, s' era allontanato per sempre dall'ottimo vecchio, che inviava ogni dì mille benedizioni al figlio lontano e morì colla speranza che gli potrà un giorno educare un fiore sull'onorato avello. Altro lutto ancora: Elena Scampicchio, d' anni 19, figlia dell'Avvocato Antonio Scampicchio di Albona. Quanto dolore per questo buon padre, quanto strazio per l'egregia famiglia! E un dispaccio ci annunciava jeri la morte quasi improvvisa di Pietro Vatta, podestà di Pi- rano, notajo e presidente della Società operaja. Ebbe niente e cuore ; fu cittadino onesto, operoso ed assai devoto al suo paese. La morte di lui sarà vivamente sentita in provincia. Rappresenterà la nostra redazione ai funerali 1' egregio avvocato Nazario Dr. Stradi. Cose locali Del carnevale trascorso, in poche parole ci sbrighiamo. La compagnia che recitò per ventitré sere nel nostro teatro ha lasciato, a conti fatti, un lungo strascico di desideri e di speranze. Il divertimento maggiore fu un ballo della filarmonica nella sala della Loggia, il quale si protrasse a tardissima ora. Le cavalchine furono passabili, però inferiori per numero a molte degli anni scorsi. Non mancarono i simpòsi privati e qualche garangìielo ; insomma quel po' di spasso solito a pigliarsi dapertutto nella stagione più allegra dell' anno. E questo spasso se lo presero anche gli allievi del convitto diocesano - parentino, residente tra noi. Dei quaranta convittori, dodici furono scelti a recitare una commedia del Goldoni, ridotta appositamente e diretta dal professore abate Lorenzo Schiavi. Una piccola orchestra di studenti ginnasiali suonò negl' intermezzi. Ma già alle 11 pom. del martedì grasso un colpo di campanone annunciava a Giustinopoli in suono lugubre che i suoi figli sono un pugno di cenere. Appunti bibliografici Giulio Ventura. Naufragi. Trieste. A. Fabbri 1S86. Con quattro frasi buttate là, e che non dicono niente si fa presto a tirar giù quattro righe in onore del poeta e romanziere tale che hanno fatto gemere i torchi. La nostra gioventù, si dice, corre a conquistare il suo posto ; ecco un nuovo frutto, un segno della vita letteraria triestina; in questi nuovi versi si ammira il brio, la facilità, il buon gusto, 1' originalità .... Originalità ! Adagio a ma' passi, e tratteniamoci ad esaminare il valore del vocabolo. Originale è lo scrittore che ha uno stile proprio ; lo scrittore, che dopo aver tastato qua e là terreno, ha finalmente trovata la sua via, e si mette animoso per quella. E una dote adunque, meno rare eccezioni, propria di chi vide molti carnevali e quaresime, e multum sudavit et alsit. C' è poi quell' altra originalità che è sinonimo di strano, di bizzarro, di matto. È un bell'originale, si dice, chi negli atti, nelle parole, nel vestito esce di carreggiata e non | segue la moda comune. Originale può essere, concedo, anche in questo senso lo scrittore, e con lode, quando quel suo modo particolare di giudicare delle cose e di manifestare le idee e gli affetti sia però frenato, e tenuto entro i debiti confini, dalle leggi sacrosante del bello ; in caso diverso gli ospiti dell' antico Episcopio a San Giusto sarebbero, scrivendo, i primi autori del mondo. Ciò premesso, una domanda. È originale il signor Giulio Ventura in questi suoi Naufragi ? No, nel primo senso. È sempre, credo, troppo giovane, ciò che io gli invidio ; poi l'imitazione è palese di molti moderni, dal Giusti (pag. 87) allo Stecchetti. Mi congratulo però subito col bravo Ventura, perchè da questi suoi versi traspare una felice disposizione qua e là a mettersi, e spero presto a scrivere senza falsariga. Cito ad esempio questa bella strofa dell' — India — dove con brevità efficace, rendendo esatto il colore locale, il poeta ci descrive il rapido tramonto dei tropici : Il sol torrido inclina in un miracolo Di luce, disdegnando i tristi vesperi De 1' Occidente. Repente Balena, e sotto a l'orizzonte attuffasi. Così si coglie la natura al volo ; chi così sa dipingere è poeta. Vengo alla seconda parte, a quelle certe stranezze e originalità, non disciplinate, non corrette a tempo dal freno dell' arte. Esempi : isterismo di ghiacciai (pag. 35), sudario delle nuvole (pag. 48), nervi d'animai (pag. 69), fetori tiepidi, odore di pantere in amore (pag. 59). E passi il vento direttore d'orchestra (pag. 93) in una poesiuccia senza pretese che sta a cavallo tra il lirico ed il comico. Però queste medesime stranezze, che non sono poi tante, dimostrano una certa disinvoltura, e 1' attitudine di lavorare sul proprio. Aggiungasi che la prefazione, cioè no : spiegazione, con la storiella del rotolo di carta, è una trovata per dirla alla moderna ; e così pure il titolo — Naufragi — ammesso sia necessario battezzare i versi e mandarli pel mondo con un nome, e relativa incisione sulla copertina. Ed ora alla parte tecnica. L'autore non ha saputo resistere alla tentazione della metrica più o meno barbara ; quindi qua e là i soliti serpeggiamenti e contorsioni del periodo come : Ecco le palme, su alto, fantastici odori a lo strano Murmure de '1 venticel fresco per l'aria mandar. (pag. 19) E poi le sgarbate elissi: Che di codesta magion polvere insozzi il mio piè. (pag. 26) Via, par non parlare l'italiano, come i forestieri, un po' di articolo tra magion e polvere non ci starebbe male. Ma in questa turba di barbari innajuoli, se ne sone sentite di peggio; e in generale il verso corre, segno anche questo buono per l'avvenire. L'autore maneggia bene il vile settenario come a pagina 44; e lo accoppia in una specie di martelliano ridotto a strofe cantabili cantabilissime. Noi vecchi, che abbiamo fatto 1' orecchio alle musiche del Manzoni, del Prati, del Berchet, del Cavallotti non ci sappiamo raccapezzare in sulle prime. Smettiamo un po' la mutria; bisogna pure seguire i tempi, accomodarsi alla battuta; un po' di riflessione, un po' di studio, e si vedrà svolgersi, disegnarsi chiaro netto il pensiero, come un bianco sentieruolo si vede dall' alto serpeggiare, addentrarsi, e riuscire ad un termine tra le lussureggianti liane e i giganteschi cactus d' un giardino orientale. Anche nella musica è così: spezzature, sbalzi, salti, passaggi; ma il pensiero dominante c'è; la melodia pure ; si ha però a cercarla, dicono, educare 1' o-recchio. È 1' uitima conquista dell'analisi; dopo la scienza, 1' arte. Ma il bello, ripetono gli altri, è semplice ; le ardite sintesi, le comprensioni potenti ecco il genio; lasciateci respirare largo largo. Non facciamo questioni ed ariamo diritto. In pesti versi mi pare anche di travedere una lodevole tendenza di accettare il nuovo senza rinnegare l'antico ; così le scabrosità sono tolte spesso, la rima conservata; i tronchi, i piani interrompono il baccanale degli sdruccioli saltellanti. L'autore maneggia abbastanza bene lo sgarbato novenario che in fondo è un decasillabo scapato (raccomando al proto un solo p) come le acciughe e lo stoccofisso. Gettiamo ora uno sguardo al fondo delle cose, agli argomenti trattati, seguiamo i pensieri dell'autore, Dalla lettura del titolo delle sue composizioni si capisce subito che egli sentì la nobile brama di Ulisse, e a questa picciola vigilia dei sensi non volle negare l'esperienza di nuovi mondi e nuove Igenti. E non si scherza: Arabia, India, il Pacifico, la Piata. L' intenzione, come ho detto, è giusta, ed il color locale indovinato, specie in alcuni sonetti ; forma che l'autore tratta felicemente. Eccone ano alla buona; poesia borghese: In mezzo a '1 grande anello di carbone Un circolo di pallido berillo Copre un piccolo spazio di tranquillo Mar. Navighiamo a '1 centro del ciclone. A la maniglia lubrica d' ottone Io m'aggrappo. Da bordo va uno squillo Lugubre. Balza un lucido zampillo Elettrico fuor via d' ogni pennone. Qui si sta bene. Presso a me la bionda Miss dice: „Oh se restassimo a '1 sicuro „Qui dentro. Fuori temo onda per onda „Che il bastimento vada fracassato, „Per me non ho terrori, ve lo giuro, „Ma a Panama m' aspetta il fidanzato." Ma la nave è ritornata iti porto, il poeta è in città. Libro secondo. Due pagine morte ; punto e a capo. Io corro con la sete dell' esule ; ho la nostalgìa anche io e la soffro da diciotto anni. Provo un prepotente bisogno di sentire la bora direttrice d' orchestra, e il brontolio del mare che vien via via a rompersi sulle scogliere di San Bortolo ; di godere del caldo sole invernale lungo i viali di Sant' Andrea sotto i muri incoronati di bicchieri rotti e bottiglie infrante coi larghi festoni di edera rossa, o della fresca brezza notturna che cala nelle notti estive dal Monte Spaccato, negli umidi orti dell'Acquedotto ; desidero anche io di aggirarmi tra le strade della città vecchia e nuova, di sentire gli acri odori della macina, e dei grandi magazzini di vele e catrame di Riva Gramola, di aranci e limoni, di udire il chiacchiolio nel patrio dialetto, lo strepito, il viavai, e la gran voce del campanone di San Giusto : ho fame e sete della mia Trieste. Apro quindi con mano convulsa il li-briccino ; ma ahi amara disillusione ! La città nuova del Ventura è una città come tutte le altre ; e il poeta non vede, non sente niente di speciale, di nuovo, lui è tornato dai due mondi e passa superbamente ........in mezzo alla gente Come un tranquillo nume d' Epicuro ! Fategli largo al gigante di Gigoli che bacchiava i ceci con le pertiche. Un po' meglio in città vecchia ; il signore torna poeta, sfido io ! e vede catapecchie anguste e squallide, e muri insudiciati. Ma troppo coglie il brutto ; e c'è pur tanto di bello lassù, e soprattutto taute e così care e sante memorie; ed io fremo, e penso e spero. Poi il signore si mette a la -finestra .... Un piroscafo lontan Dorme lungo il molo, Negri alcioni se ne vau Crocitando a stuolo. Qui dò una stretta di mano al bravo Ventura, perchè mi ha dato il colore locale, e gli perdono anche gli alcioni negri, che a' miei tempi erano bianchi, e stridevano e non crocitavano punto come i corvi. È ora di finirla, stringiamo i conti. Questi versi ci fanno bene sperare dell' autore. Ma perciò gli è necessario rammentare il detto del maestro Verdi: — Torniamo all'antico. Con discrezione però; un occhio al passato, un pie' fermo nel presente, un altro occhio nell' avvenire. La forma antica, e sempre nuova, ed il pensier moderno ; ecco su per giù quello che sempre hanno predicato i maestri. Noi poveri vecchi, e tra questi, bisogna pure che m'abitui (con un sospiro lo dico) ad ascrivermi anche io, facciamo una fatica veramente compassionevole a tenere dietro alla generazione nuova che va, che va a rotta di collo, perchè non vogliamo sentirci mai chiamar vecchi, e sentiamo sempre „la fresca eterna gioventù del cuore." Dunque noi desideriamo sempre vivere, con voi, cari giovani, e perciò ci studiamo di adattarci ai tempi, e di seguirvi fino che si può, anche fino all'orlo se volete, finché la ragione e quel po' di esperienza noh'ti gridano: Alto là; di qui non si passa. La giovefitù triestina poi ha un altro compito e gravissimo, un sacro dovere di mantenere sempre viva la fiamma santa dell' arte. Certe intemperanze, certi baccanali si capiscono, e si possono spiegare altrove : sono gli scolari in vacanza usciti di pupilli, che fanno un po' di chiasso. Lasciamoli sfogare, e torneranno bollini. Ma c'è anche oggi nel Parnaso italiano la gente raccolta, di grande autorità nel sembiante, i poeti che parlali rado, e con voci soavi. Ascoltiamo questi. Ecco io prendo in mano questo libretto dei Naufragi, e rileggo i versi, e ne spremo il succo. Il poeta ha viaggiato molto, e molte cose ha veduto ; ma ne' suoi viaggi era sempre accompagnato da un memore pensiero: — l'abbandono di una infedele; e quando è solo con la nostalgìa ribatte il chiodo: Se muojo qui straniero ed ignorato Impunemente ella m'avrà sprezzato? (pag. 47) Ecco tutto. E poi torna al suo paese. Quali nuovi pensieri, quali desideri? Sono tutti espressi nei versi — A Clio — Addio fede, addio miraggio splendido, dorato palazzo di fate. La gloria non lo richiama piti all'arduo monte; pazzia spedarsi su pei greppi ; certi entusiasmi sono passati ; inutile guastarsi il sangue ; un destino trascina ... i popoli Dentro i segnati gradi d'un' orbita Fatale. Poi gloria è moneta Vii se in amore non si cambia. Si arrabattino pure gli altri ; il poeta si sdraja pacifico a' piedi della gloria e la contempla come un Fakiro. Spremi spremi, insomma di qui non si scappa ; queste sono le due idee fondamentali del poeta: la stizza poi l'abbandono e la filosofica tranquillità d'Epicuro. E questo nell' anno di grazia 1886, quando tutti i buoni cittadini avevano un da fare, per ottenere il trionfo del proprio partito, ed eleggere il nuovo consiglio municipale. Se non che io non dubito punto dell' amor patrio del signor Ventura ; sono anzi sicuro che egli avrà fatto il suo dovere di buon cittadino. Pare sia passata però una parola d' ordine tra i giovani scrittori; essi devono per moda, dopo lo Stecchetti, apparire quel che non sono ; sdraiarsi nel dolore col giovinetto del Giusti, o far pompa di scetticismo, e di noncuranza per le basse cose di questo mondo. Ed ecco qui uno, anzi due guai di una certa letteratura contemporanea. La poesia, non essendo più l'espressione di sentimenti profondi, e di convinzioni intime, diventa fiacca, senza carattere, senza originalità, senza vita, e non è dunque vera poesia. Il popolo poi in secondo luogo, non trovando in questi scrittori l'espressione della vita pubblica, ma un semplice esercizio di rettorica, tira dritto per la sua strada a sbrigare le sue faccende in buona prosa, e lascia i poeti cantare pacifici come i fakiri alla luna. Dopo questi Naufragi adunque, che sono una buona promessa, io attendo dal signor Ventura un libro color di rosa, senza nubi e saette, con sul cartoncino un nitido cielo, un tremolar di marina,, ed una barchetta snella e leggera, a gonfie vele, spinta da un fresco venticello di ponente con a poppa il baldo canottiere, reduce dalla regata con sulle labbra e in cuore il nostro grido : Viva San Giusto! P. T. CAPODISTRIA, Tipografìa di Carlo Priora. Tl^tr^tflTdonizza^^TnteTTirrvisi edit. e redat. responsabili