Paul Videsott. Padania scrittologica. Analisi scrittologiche e scrittometriche di testi in italiano settentrionale antico dalle origini al 1525. Beihefte zur zeitschrift für romanische Philologie 343. Tübingen: Max Niemeyer Verlag. 2009. XVII + 624 pp. IsBN: 9783484523432 Il presente volume, versione rimaneggiata e tradotta della Habilitationsschrift dell'autore,1 mira a "delineare l'evoluzione della lingua scritta volgare non letteraria dell'Italia settentrionale" (7), adoperando un metodo sviluppato, e variamente applica-to, soprattutto da Hans Goebl. L'opera si divide in quattro capitoli, preceduti da due prefazioni (1-6)2 e seguiti dalla "Bibliografía" (423-454), dalle "Cartine coropletiche" (455-620), e da due indici (621-624). Nei primi paragrafi dell'"Introduzione" (7-267) l'autore espone lo "Scopo del lavo-ro" (7-9), presenta le "Definizioni" (9-10) dei più importanti termini tecnici utilizzati (scripta, scrittologia e scrittometria), si ferma brevemente sullo "Stato attuale della ricerca" (11-13), e giustifica "L'arco cronologico analizzato" (13-17), che va dalle prime attestazioni fino al 1525. Seguono "I fondamenti metodici e metodologici del-l'analisi" (17ss), tra cui l'elenco dei "centri scrittori analizzati" (19-23), quello dei 320 criteri linguistici utilizzati per l'analisi (28-48), nonché quello di tutti i 2064 testi con-tenuti nel corpus (64-237). Tuttavia, per i motivi esposti nei sottoparagrafi successivi, il corpus effettivamente analizzato consiste di 1165 testi, elencati in base ai criteri "centro di scrittura"/"data di redazione dell'originale" (240-256) e "tipo di testo" (257259). La parte introduttiva si chiude su due quadri sinottici che informano sulla strati-ficazione cronologico-quantitativa del corpus effettivo (260-264) e sugli archi crono-logici coperti dai singoli centri scrittori (265-267). La seconda sezione del libro è dedicata alle "Analisi scrittologiche" (269-406). Nel paragrafo intitolato "Il metodo usato" (269-279) viene dimostrato come, sulla base di determinati calcoli, si ottenga il valore Frel ("Frequenza relativa"), attinente ad un criterio particolare ed ad una determinata parte del corpus, e il valore Dabs, cioè "la Differenza tra la loro [sc. dei criteri] occorrenza assoluta e quella prevista teoricamente" (269). Considerando, ad esempio, tutti i 320 criteri e tutti i 1165 testi, si ottiene un valore Frel globale pari al 29,99% (v. 273), il che significa un "grado di 'non-toscanità' (inteso come distanza dallo 'standard') della scripta italiana settentrionale [...] molto marcato, in netto contrasto ad es. con la scripta della Normandia", per la quale, da ricerche analoghe, era risultato "un valore pari al 7,58%" (273). Nel paragrafo successivo (280-289) sono presentati, principalmente con una serie di tabelle, i diversi valori Frel che si ottengono a seconda delle diffe- 1 Nella lista delle "Romanistische Habilitationsschriften und Dissertationen" del 2004 pubblicata sul Romanistisches Jahrbuch 55, lo studio appare con il titolo tedesco "Padania scriptologica. Skriptologische und skriptometrische Untersuchungen zu altnorditalienischen Texten von den Anfängen bis 1525" (15). 2 Quella alla versione pubblicata e quella alla versione manoscritta. renti variabili prese in considerazione ('centro scrittorio', 'periodo considerato'3, ecc.). Nel terzo paragrafo (290-406) sono discussi, "a titolo esemplificativo" (290), alcuni dei criteri, tra l'altro gli esiti (grafici) della desinenza latina -äriu, del ditton-go au, e del nesso ál + consonante. Il terzo capitolo e dedicato alle "Analisi scrittometriche" (407-418), metodo "per la prima volta" applicato a "una parte dell'area lingüistica italiana" (7). Lo scopo di tali analisi consiste nella creazione del "profilo di similarita" tra due centri scrittori, utilizzando i risultati dell'analisi scrittologica per ottenere, tramite determinate procedure matematiche, una "matrice di similarita" i cui valori numerici indicano la (dis)similarita tra un centro scrittorio scelto come punto di riferimento e gli altri centri. Utilizzando tali procedure diventa possibile condurre ulteriori analisi che permettono l'interpretazione dei dati in chiave isoglossica, nonché "l'impiego di processi gerarchico-agglomeranti" (416). Il volume chiude con un "Riepilogo dei risultati" (419-422), in cui l'autore sottolinea come il suo "scopo principale" (419) fosse lo stesso di Hans Goebl e Guillaume Schiltz, ossia "über viele Einzeltexte hinweg globale Strukturen bzw. Musterungen nach Raum und Zeit [zu] untersuchen"4. Tra gli aspetti menzionati nella conclusione ci limitiamo a ricordare che, dalle analisi condotte, emerge chiaramente la costante diminuzione del-l'assetto non-toscano delle scriptae padane, nonostante occorra tuttavia differenziare tale quadro generale: a centri scrittori molto innovativi come Milano e Venezia, infatti, se ne oppongono, ad esempio, altri piu conservatori come Belluno e Udine. Da quanto appena riferito per sommi capi, e evidente che si tratta di un'opera molto complessa e ricchissima d'informazioni, la lettura della quale, seppur impegnativa, ricompensa pero pienamente chi raccoglie la sfida. Se, nel complesso, tale impegnati-vita e indubbiamente collegata all'oggetto stesso dell'analisi, sembra in ogni modo incrementata da alcune scelte tipografiche:5 - se "per ragioni tecniche le cartine, invece che direttamente nel testo corrente, hanno dovuto essere sistemate in blocco in fondo al volume" (6, nota 7), sarebbe stato quantomeno preferibile spostare in un'appendice sia la lista dei testi inseriti nel corpus, che l'elenco dei testi effettivamente analizzati, come anche il catalogo dei criteri, di cui, tra l'altro, solo una parte riceve una discussione piu approfondita. Si tratta certamente di informazioni interessanti e indispensa- 3 L'intero arco cronologico è suddiviso in cinque periodi: "I: anteriore al 1300; II: 1301-1350; III: 1351-1400; IV: 1401-1450; V: 1451-1525" (17). 4 La citazione è tratta da Goebl, Hans/Schiltz, Guillaume (2001): "Der 'Atlas des formes et des constructions des chartes françaises du 13e siècle' von Antonij Dees (1980) - dialektometrisch betrachtet", in: Gärtner, Kurt et al. (a c. di): Skripta, Schreiblandschaften und Standardisierungstendenzen. Trier: Kliomedia, 169-221. Nel volume recensito essa appare, come tutte le altre citazioni prese da opere tedesche, tradotta in italiano (v. 419; ma con erronea indicazione di pagina ("170171" invece di "170")). 5 Considerando la mole e la complessità del libro, va sottolineato il bassissimo numero di errori tipo-grafici, che solo eccezionalmente disturbano la lettura (tra l'altro: "^W¡^Corpus" (270, formula "a1"); a p. 313 mancano le sigle dei centri scrittori ("2/[GE]", ecc.); "i nessi lat. ce, ce [ci?]" (353); "6/UD TO" (414)). Segnaliamo infine che i rinvii bibliografici a "Videsott 2005" restano spesso ambigui tra "2005a" e "2005b" (v. 453). bili, ma costituiscono grossi blocchi tipografici, la cui inserzione nel testo intralcia la lettura.6 - Accanto alle cartine, le tabelle sono certamente il modo piu efficace per la pre-sentazione dei tanti dettagli statistici emersi dalle analisi scrittologiche, ma la loro impostazione tipografica non risulta sempre felicissima: soprattutto nel caso l'estensione delle tabelle superi la lunghezza di una pagina e/o queste siano poste una di seguito all'altra, meglio sarebbe stato se le didascalie avessero preceduto le tabelle. In alcuni casi, la ripartizione su due pagine e solo dovuta allo spazio occupato dal testo che la precede e non alla lunghezza della tabella stessa; sarebbe stato generalmente preferibile evitare tali "interruzioni", che si rivelano parti-colarmente inconvenienti qualora i due segmenti della tabella finiscano sul fronte e sul retro di uno stesso foglio (v. ad esempio 309-310, 365-366, 403-404). - Scomoda risulta anche la soluzione tipografica, adottata nelle analisi dettaglia-te relativamente ad alcuni dei criteri elencati, di apportare le prime e le ultime attestazioni del criterio in questione nel testo stesso, in forma piu o meno estesa e senza messa in rilievo grafica dell'elemento che documenta il rispettivo fenomeno. Nel caso di "De quel que sera trovao delo meo en diner pagando la enpromesa de mia muier, la qual sé lib. M, voio qu 'el sia stribuio per anema mia lib. cccc en cotal maniera 'denaro'" (292), ad esempio, sarebbe bastato dire "diner 'denaro'" - soprattutto visto che, in seguito, le attestazioni vengono sistematicamente ripetute sotto forma di lista (v. ad esempio 293-296). Pur non motivata nel suo complesso, la scelta dei criteri "analizzati a titolo esempli-ficativo" (290) sembra guidata soprattutto dal loro carattere costitutivo per la koiné pada-na (cfr. 311, 312, 332, 395) o per l'Italia settentrionale in generale (370), ma anche da altre ragioni.7 Vorremmo pero soffermarci su due altri criteri la cui discussione ci sembra di notevole pertinenza metodologica: scorrendo l'elenco dei 320 tratti ci si puo stupire che la resa grafica del "nesso lat. tonico al + cons." compaia come criterio sia a livello generale sia a livello "particolare", relativamente cioe alla resa grafica dei continuatori del lat. alter.8 Come emerge pero dal confronto delle relative analisi (v. 332-3419 e 341352), lo "sviluppo di al + cons. [...] viene completato dalla parola alter in modo tríplice" (352), visto che gli esiti di questa ultima presentano grafie ad essa particolari, hanno attestazioni ben piu antiche e, inoltre, la resa grafica e piu ampiamente diffusa.10 6 L'inconveniente è un po' mitigato dal segnalibro che accompagna il volume e che contiene i numeri, i nomi e le sigle dei rispettivi centri scrittori. 7 Ad esempio la questione di una possibile conservazione prolungata di l nel nesso pl nell'Italia settentrionale, v. 382. 8 V. 30, i criteri 23-26 ( 'Rivalta', 'falce', 'Rialto') e 30-31, i criteri 3540 (, , , , , ), rispettivamente. 9 All'interno dell'analisi dedicata a questo criterio è stato preso in considerazione anche lo sviluppo del "nesso lat. tonico ol + cons." (30; v. 337-339). 10 Un discorso analogo vale per il criterio 19, cioè la grafia 'cosa' < causa (v. 329-331). Sullo sfondo di quanto appena detto, appare opportuno ritornare in maniera piu det-tagliata sui criteri presi in considerazione dall'autore. Tralasciando le "ripetizioni", che tali non sono che a prima vista,11 sarebbe stato interessante sapere anche: - qual e il rapporto tra i criteri 209 e 224, "r lat. non viene resa graficamente vs. tosc. " e "Alle desinenze tosc. -ari, -ori di forme nominali al plurale cor-rispondono in pad. , ", nel caso delle occorrenze citate segno e segnoi 'signor/signori'; - come si giustifica la trattazione di pari passo delle varianti suffissali -mentre, -menti e -mentri '-mente', cioe la loro ripartizione su tre criteri (231, 232, e 233); - quali siano le eventuali ripercussioni sul calcolo soprattutto di Frelp/N/T/G12 dei criteri 159 e 161 o delle coppie 186/187 e 188/189, di cui e defmitoria una restrizione diatopica, ad esempio: "Il nesso lat. cl in posizione intervocalica rom. e reso con (solo documenti liguri) [...]" (40, criterio 159; corsivo L. F.) vs. "Il nesso lat. cl in posizione intervocalica rom. e reso con , (in documenti non liguri) [...]" (40, criterio 161; corsivo L. F.). In una prospettiva piu generale e necessario poi porre la questione del quadro di riferimento utilizzato per l'identificazione dei criteri da tenere in considerazione. La loro scelta e basata sulle "caratteristiche principali del sostrato dialettale generatore" (25), tratte da tutta una serie di studi (v. 25), mentre "[l]a presenza dei criteri e stata accertata tramite un confronto con l'italiano standard moderno (contemporaneo) e non in relazione al toscano medievale" (49); ne consegue ad esempio che occorrenze di o di non sono state considerate, benché e siano documentati in testi toscani medievali, e che e stato tenuto in considerazione, invece, il criterio ' 1a pers. sg. ind. imp. in -a', benché questa desinenza sia ampiamente docu-mentata nel toscano medievale (v. 49). L'autore motiva "[q]uesta decisione a prima vista [...] anacronistica" con "un'ulteriore fase di ampliamento prevista per il nostro progetto, nella quale verra inclusa anche l'analisi quantitativa dell'evoluzione del toscano verso la lingua standard odierna" (49). Tale ragionamento appare difficilmente ammissibile, non solo per motivi di principio - la questione dell'adeguatezza dei termini di paragone stessi non puo essere risolta con il rinvio ad altre analisi -, ma anche per il fatto che non esiste un quadro di riferimento "toscano" omogeneo, né a livello cronologico né a livello diatopico (magari neanche a quello di tipi di testo). Sembra 11 Nei criteri 294, 296, 298, 300, e 302 ad esempio compare la stessa formula descrittiva "Il nesso lat. -átu e reso con [...]", ma come emerge dagli esempi citati, nei primi quattro casi e questione di desinenze participiali, mentre nell'ultimo appare l'esempioprd 'prato'. Segnaliamo comunque che per il criterio 296, "Il nesso lat. -átu e reso con , vs. tosc. ", l'esempio appor-tato non quadra: "Ses avisat chu la chiasso chu ten Bartholomio di Pustiarmulo 'siete avvisato [sic]'" (47); un problema simile riguarda il criterio 3, descritto come "-átu/-átu [sic; -áti?]/-atae lat. sono resi con <é>, e vs. tosc. , , ", ma esemplificato con "Miser Michel vardé go che vui digé 'guardate'": trattandosi di una forma all'imperativo, la desinenza latina e -ate. 12 Cioe il calcolo della "frequenza relativa" sull'intero corpus analizzato. percio anche ridotto il valore discriminativo di alcuni dei criteri presi in considerazio-ne, dal momento che sono documentati anche in testi medievali toscani/fiorentini13 fenomeni come ad esempio: - la prostesi vocalica con i- davanti a 5 + consonante (v. 34, criterio 9014), - sostantivi in -ade/-ude < lat. -ate(m)/-ute(m) (v. 37, criteri 141, 142), - l'articolo lo (v. 43, criterio 242), - -amo, -emo e -imo come desinenze della 1a pers. pl. ind. pres. dei verbi della 1a, della 2a/3a e della 4a coniugazione (v. 44, criteri 250, 259, e 45, criterio 265), - il lessema di 'giorno' (v. 48, criterio 318). Concludendo, non si puo non condividere l'opinione espressa da Marcello Barbato: un lavoro "pionieristico in campo italiano" che "maneggia una grande quantità di dati, si confronta con numerosissimi problemi storico-linguistici e solleva interessanti que-stioni teoriche".15 Queste ultime, lucidamente discusse dallo stesso Barbato, riguarda-no soprattutto il rapporto tra approccio scrittologico da un lato e filologia, dialettologia e storia della lingua dall'altro. Se tale rapporto non è certamente privo di problemi, cio non toglie nulla al fatto che il libro di Videsott offre l'opportunità - ad entrambe le parti - di riflettere sui rispettivi presupposti metodologici. Ludwig Fesenmeier Universität Erlangen-Nürnberg 13 Tralasciamo in questa sede la variazione diatopica ah'interno della Toscana stessa. 14 Dove si parla di "epitesi". 15 V. Barbato, Marcello (2010): "Scriptologia e filologia italiana. Accordi e disaccordi", in: Medioevo romanzo 34-1, 163-172; la citazione si trova a p. 167.