Pavao Tekavčič CDU 805.0-283.2 „Istria nobilissima" Zagreb 
J[,E INTERIEZIONI (FONOSIMBOLI) NELLA PROSA ROVIGNESE 
DELL' ANTOLOGIA «ISTRIA NOBILISSIMA» 

1 Come risulta da un recente studio di Paola Villani (Villani 1986), le interiezio­ni (o, come le chiama l'autrice, fonosimboli) sono un po' la Cenerentola delle descri­zioni linguistiche. Menzionate in modo piu o meno marginale, descritte sommaria­mente, definite in modo non soddisfacente, esse sembrano riunire in se lo .status «tuttofare» <legli avverbi tradizionali (v. Crystal 1971, p. 75) e quello di «small change of linguistic currency», molto appropriatamente attribuito da E. L6fstedt al­le preposizioni, «particelle» e parole affini (L6fstedt 1959, p. 163). In un termine, sono elementi linguistici che dai parlanti sono sentiti intuitivamente come indispen­sabili alla normale comunicazione linguistica, ma nello stesso tempo come elementi con cui non si sa che fare, che non trovano un posto adeguato nell'ambito della clas­sificazione linguistica tradizionale. Eppure, anche le interiezioni hanno le loro fun­zioni, sia nella lingua scritta (nella quale, secondo· Villani 1986, p. 33, sono state maggiormente studiate) che ne! linguaggio parlato (in cui hanno valori intraducibili su1 piano della lingua scritta). Prendendo lo spunto dall'interessante e stimolante ar­ticolo citat o di P. Villani, abbiamo esaminato il valore pragmatico e testuale delle interiezioni nella prosa in dialetto rovignese, apparsa sui volumi III, VI, VII, X-XII e XIV-XVI dell'antologia «lstria Nobilissima» (si veda la bibliografia) 1 , la cui lingua estata gia oggetto di studio in alcuni nostri lavori precedenti. La restrizio­ne alla prosa edettata dal tema, che el'analisi degli aspetti comunicativi (pragmatici e testuali). 
2 Secondo l'interpretazione qui adottata, per essere definiti come interiezioni gli elementi linguistici devono soddisfare queste condizioni: 1) non ammettere le ar­
1 testi esaminati sono i seguenti: 
vol III: G. Pelliz:Zer, EI spacio de sa Bunita (pp. 199-215) 
vol. VI: G. Curto, Zi muorta Sa Batolita (pp. 63-78) · 
vol. VII: G. Santin, Leggende e nove/le antiche (pp. 151-201) 

G. e A. Pellizzer, Sango nusento (pp. 209-225) 
vol. X: G. Curto, EI spu~alefsio in Jurno da sil Marefa furniera (pp. 129-158) 
vol. XI: G. Curto, Mefnguele [= Meingule] ingrumade (pp. 143-152) 
vol. XII: G. Pellizzer, Chefja rnrta in ve/ta, moro in suje/ta (pp. 239-261) 

G. Curto: EI batef~o (pp. 263-318) vol. XIV: G. Pellizzer, Stuorie da pasrnduri da cuntaghe ai nevi (pp. 111-138) vol. XV: G. Curto, -Quil malagnazo viazo da Tristi (pp. 153-191) vol. XVI: G. Curto, Mefle 11110 piofin me/le (pp. 131-158) Gli esempi vengono citati nella grafia originale, incluse le incoerenze.grafiche degli autori' (alcuni ad esempio trascrivono i dittonghi /ey, ow/ come ei, ou, altri come ef, ou, in posizione finale talvolta tutti come ei, oi1; per /s/ si utilizza s, z, e f ecc.). Le nostre correzioni sono racchiuse tra le parentesi quadre, e le parti del testo omesse sono simboleggiate da[... ]. La cifra romana indica il volume di «lstria Nobilissima», quella araba la pagina. 
ticolazioni di A. Martinet (eccetto nei rari casi in cui consistono di pili suoni identifi­cabili e trascrivibili come fonemi)2; 2) dal punto di vista sintattico, rimanere fuori dai rapporti funzionali dell'enunciato; 3) quanto al contenuto, devono esprimere gli stati d'animo, le valutazioni, le reazioni e le intenzioni ecc. del parlante (funzioni pragmalinguistiche) o anche segnare l'articolazione dell'enunciato risp. testo (fun­zione testuale). Secondo P. Villani (1986, p. 39), le interiezioni non dipendono esclu­sivamente dal contesto ma hanno valori codificati e indipendenti da esso. Nella lingua parlata e fondamentale, poi, l'importanza dell'intonazione (Villani 1986, passim, in particolare p. 38); in un testo scritto, al contrario -ed eappunto il no­stro caso -la corretta interpretazione delle interiezioni esige necessariamente il contesto precedente e/o seguente (cfr. Villani 1986, p. 38). 
Va aggiunto che studiando i testi rovignesi di «lstria N obilissima» non ci allonta­niamo comunque molto dal linguaggio parlato, perche i brani sono per lo pili dialo­gati (bozzetti, brevi commedie), e tutti gli autori cercano di esprimersi in una lingua possibilmente vicina al dialetto popolare genuino imitandone la sintassi, la fraseolo­gia, il lessico, lo stile. 
3 Nelle pagine che seguono diamo dapprima il nostro corpus. Esso consta di poco pili una cinquantina di esempi, che citiamo per intero visto che il numero non e molto elevato e soprattutto perche ogni esempio, per la natura delle cose, ediverso da tutti gli altri. Agli esempi aggiungiamo brevi commenti, indispensabili per l'interpretazione del passo citato. Seguiranno i confronti, i riassunti e le conclusioni, nonche l'elenco alfabetico delle interiezioni esaminate. 
4 Esempi analizzati 
1) 	(Un uomo gode bevendosi un bicchiere di vino buono:) Ahh! ca bOn. A xi oiin balsamo, /agrarne da Crefsto. (III, 204) 'Ahh ! che buono. Eun balsamo, lacri­me di Cristo.' 
2) 	(Una donna si arrabbia contro una beghina curiosa:) Oufa! ! (Verso il pubblico) I v1 sintoii zento miefa? Cume ca xi ste citefne [ ... ] (III, 206) 'Ufa!! Avete senti­to, gente mia? Come sono queste beghine [ ... ]' 
3) 	(La madre sente i passi di sua figlia:) Oh, qua xi Fiamita. (III, 207) 'Oh, ecco Femietta'3 
4) 	(Una donna commenta la ricchezza di certi concittadini, con rassegnazione e an­che con un pizzico dell'eterna invidia:) Eh, a xi zento ca uo del su6vo„. (HI, 207) 'Eh, egente che ha del suo .. .' 
5) (Funzione di semplice chiamata:) Oh! Piro! (III, 209) 'Oh! Piero!' 
' 

Ma, come si dira in seguito, anche in questi casi la trascrizione esolo approssimativa, dettata dalle 
possibilita del sistema fonematico. 
Nel rovignese Fiamita puo essere il corrispondente del nome italiano Fiammetta (it. -etto = rov. -ilo), 
ma sara piu spesso it diminutivo-vezzeggiativo del frequente nome rovignese Fiemia (it. Eufemia), 
con la perdita di /y/ davanti al suffisso -ita e l'apertura della le/ protonica in /a/, che e fenomeno ti­
pico del rovignese (balisa 'bellezza', satamana 'settimana' ecc.). 

6) 	(La figlia estufa e un po' stizzita contro la mamma, che ogni tanto le parla di Toni mentre lei vuol bene ad un altro:) Tu6ni, Tu6ni, ojaaa! (III, 210) 'Toni, Toni, uffaa!' 
7) 	(Due sorelle discutono su problemi di eredita:) Ma nun ti capefsi, si nun jemo cume ca zi screfto i pardemo douto. -Mah, quazi quazi ... (VI, 67) 'Ma non ca­pisci, se non facciamo come escritto, perdiamo tutto. -Bah, quasi quasi...' (l'altra sorella cerca di attenuare e relativizzare il problema.) 
8) (Una donna si arrabbia contro uno che la stuzzica:) Ciuo, tuoco da salumier [ ... ]ara ca Menaga uo ouna caligrajia ciara, e nuo ... (VI, 72) 'Ehi, pezzo di vec­chiaccio4 [ ...] guarda che M. ha una calligrafia chiara, e no ...' 
9) 	(Una delle due sorelle eseccata per via dei preparativi per il funerale e i «soliti sussidiati»:) O ... nun stemo scuminsia cui susiati. (VI, 76) 'Oh... non comincia­mo con i sussidiati.' 
10) 	(Una delle due sorelle ecosternata dalla notizia che l'altra deve sposarsi subito essendo in stato interessante:) Cume? ... i nun crido a le miefe rice ... ah par li aname del purgatorio ... (VI, 77) 'Come? ... non credo alle mie orecchie ... ah, per le anime del purgatorio ... ' 
11) (Certe monache sono state ingannate da ragazzi ladri e adesso constatano il dan­no:) «Ah!» lija, lisa del: «A gira ben viro quil ca nda zi sta deito [ ... ]»(VII, 155) '«Ah» fanno ( esse) dicendosi: «Era ben vero quello che ci esta to detto [...]»' 
12) 	(Un giovane, poco contento di essersi fatto dapprima monaco, decide di diven­tare prete:) Prieto sel, buzarona! Prieto da mondo. Eh! Cio! La, manco suorbe, pioun libarta [ ... ] (VII, 158) 'Prete si, perbacco! Prete secolare. Eh! Cio! La meno botte, piu liberta [ ...]' 
13) 	(Questo stesso prete spiega ad un ragazzo, in un modo davvero originale ed effi­cace, l'invisibilita dell'anima:) «Tuoco da muona [ ... ] quando ca sa muola ouna prana, ouna rieca, ti la vidi tei ( ... ]? Ah? Cussei va veta l'anama imurtalef» (VII, 159) '«Pezzo di cretino [ ...] quanda si tira una scoreggia, un peto, lo vedi tu [...]?Eh? Cosi parte l'anima immortale!»' 
14) 	(Un contadino, con assai poca voglia di lavorare, constata con sorpresa che or­mai etroppo tardi per incominciare:) «Ooh! A par ca saravo ura da metasse in muoto par turna[ ... ] (VII, 164) 'Oh oh! Sembra (che sia) oradi mettersi in moto per tornare [...]' 
15) 	(Una madre sgrida il bambino che improvvisamente si sente male:) Ah!, brouta cavara, chi ta zl intravignoit? (VII, 179) 'Ah! Disgraziato, che cosa ti esucces­so?' · 
16) 	(II bambino aveva mangiato frutta acerba, e la logica conseguenza eil mal di ventre e una buona dose di olio di ricino, e allora:) Ujjj! ca stuorte da mouzo, ca maritoudine in buca! (loco cit.) 'Ufff! che smorfie, che amarezza in bocca! '5 
4 	La voce zulamier deriva, attraverso un non attestato *~aloume, 'giallume', da zalo 'giallo' e vale (se­condo informazioni avute da parlanti rovignesi) pressapocco 'persona gialla per malattia', dunque 'vecchio decrepito' e sim. (v. Tekavčic 1984-1985, esempio 84 e § 5.1.2). 
5 	Questo eit solo esempio che non ricorre nel dialoga, ma nel testo narrativo; comunque, il testo escrit­to in 1 persona e imita «i modi tipici del parlato» (cfr. Villani 1986, p. 38). 
17) 	(Tipica ripresa del «filO» del racconto:) «E, duopo, ehi va euntivo? Aaaa, sli easslti ima zl vignoudi zali e douri eume i eupi ... » (VII, 185) '«E dopo, che cosa vi raccontavo? Aha, queste paste mi sono riuscite gialle e dure come le tegole ... »' 
18) 	(Chiamata, come nel num. 5:) «0 euntabile», el ma fa [ ... ], «ven qua [ ... ]» (VII, 189) '«Oh, contabile», mi fa [ ... ], «vieni qua [ ... ]»' 
19) 	(La proprietaria del forno ammonisce una giovanne coppia:) ou! Vuialtri, ari eh'i nu ie vofa da ciapa da rufiana. (X, 136) 'ehi! Voialtri, guardate che non ho voglia di essere presa per ruffiana.' 
20) 	(Prima di trasmettere un messaggio si sollecita l'attenzione del ricevente:) A ... dizighe sa Marefa ea sfi giuorni Nieulito ga portarub oun earo da faseefne ... (X, 150) 'Eh [= A proposito], <lite a6 zia Maria che uno di questi giorni Nicoletto le portera un carro di fascine .. .' 
21) 	(Due donne discutono sui loro mariti; l'interiezione nega in. parte e nel contem­po introduce un fatto nuovo e importante:) ougni paroun eugnuso la suova bies'cia. -Almieno la parensa [ ... ]. -A... la parensa, ti savisi ea brounsa eu­vierta eh'el zl [ ... ] (X, 150) 'ogni padrone conosce il suo animale. -Almeno l'apparenza [ ... ] -A ... l'apparenza, sapessi che acqua cheta egli e [ ...]' 
22) 	)Un poveraccio, rimasto inavvertitamente sul vapore, si accorge troppo tardi di essere in alto mare:) «Ouu ... da la vitrefna, farmi el maehinario, eh'i dievo zmunta». (XI, 150) '«Ouu, (voi) della vetrina [ = ponte di comando], fermate la macchina che <levo sbarcare».' 
23) (Per una burla, Jo stesso povero diavolo capi ta in mano al «console rovignese» che con malta severi ta gli chiede documenti, passaporto ecc.:) « [ ...] mefo qua i nun eapefso gnefnte. -Ah! Nun ti eapefsi gnefnte? Ma mefo sef eh 'i eapefso.» (XI, 151) '«[... ] io qui non ci capisco niente. -Ah! Non ci capisci niente? Ma io si che capisco.»' (l'interiezione esprime una finta sorpresa su un tono minaccio­so.) 24) (Matelo, padre di quattro figlie, sta per diventare padre per la quinta volta; sua madre e sua sorella si burlano del suo ardente desiderio di avere finalmente un figlio maschio:) Ha ... fastefnzi in taie! ... Ti vularavi def eh 'i [= chi] ... Ch 'i [= Chi] li bouve zilo ea nu ga viegno oun 'altra fefa. (XII, 269) 'Aha... «verstehen Sie (in) deutsch»!. .. Vorresti <lire che ... ---' Che il problema eche non gli venga un'altra figlia.' (la comicita della «scoperta» esottolineata anche dalla frase te­desca, destinata a conferire alle parole della sorella un'ironica solennita.) 25) (Una bigotta dice che dopo morti si prega per i vivi, e Mate1o la canzona:) Eti vuoi Latansia ea duopo muorto i prigo pari vefvi? ... Bloun bloun [...] muorto mef, ounfoU/mano ehi riesta! (XII, 279) 'E vuoi, Lattanzia, che dopo morto io preghi per i vivi? ... Bla bla [ ... ] morto me, un fulmine a chi resta!' 26) (Si parla delle belle Rovignesi d'un tempo:) savl anehe vui ea Ruvefgno gira nu­mina par fimane da siesto [ ... ]-Ah!... ouna vuo/ta [ ... ] (XII, 304) 'lo sapete anche voi che Rovigno era rinomata per le donne graziose [ ... ] -Ah!. .. una volta [ ... ]' 
Dal contesto risulta chesa Marefa non evocativo ma complemento di termine (e cosl abbiamo tradot­to). G. Curto omette la preposizione a in un gran numero di casi. 
27) 	(Si parla di una chiacchierona pedante e litigona:) douti la cugnuso ca la zl ouna zgurna zbuzada. -M ... gila?! La ga bada el pil sul'uvo, basta delca lazi muzu­nada cun douto elfituval. (XII, 307) 'tutti sanno che euna pettegola. -M ... es­sal Cerca il pelo nell'uovo, basta dire che einimicata cori tutti gli inquilini.' (la m trascrive il fonosimbolo tipico dell'intensificazione; in sostanza labialita + nasalita, interiezione a fonema zero secondo S. Karcevski, v. Villani 1986, 
p. 37.) 
28) 	(La levatrice Chiara, dopo il parto della moglie di Matelo, entra esausta:) Ah... cristiane dime ouna carega ch'i ma sento, ca ma par vi el cor par tiera. (XII, 308) 'Ah... donne, <laterni una sedia per sedermi, che mi pare di avere il cuore in gola .. .' 
29) (Una bambina chiede di chi eun certo «piattaccio» di doki; sentendo che eper lei, lo chiama «piattino», dopo di che un commensale la motteggia con ironia:) Da ch'i[ = chi] z{ sta supasa?! ... Par vui madre badisa, ah ... per mef zi sta supi­ta... (XII, 310) 'Di chi equesta zuppaccia? -Per voi, madre badessa ... -Ah, per me equesta zuppetta ...' 
30) 	(Un pescatore ecaduto col sedere nudo su una cassetta di scorpene e ragni:) Ah! Ah! Agiouto, mare miefa! Ahil Ahil [ ... ]Ah! Cosa ca ma dol[... ] Ah! Ah! Nu puoipioun. (XIV, 124) 'Ahil Ahil Aiuto, mamamial Ahil Ahil[...] Ahil Come mi fa male [ ...] Ahil Ahil Non ne posso piu.' 
31) (Due vecchie criticano l'approvvigionamento, che va male causa il turismo, ep­pure:) i nu ga dago douti i tuorti, cul turefzmo sa rangia anche S. Piro[... ] blo­un bloun el pan dei mu one se magna prefmo ... (XV, 156) 'non gli do tutti i torti, col turismo si arrangia anche S. Pietro [ ...] bla bla, il pane dei cretini si mangia per primo ... ' · 
32) 	(Una delle due donne risponde con ironica sorpresa all'altra, che si mostra libe­rale verso i giovani:) la murieda ga sada el zbanpalo par inbruca l'ingubiada. ­A soo [ ... ], biegna metale in pruva li cavalezne urbinuze [= murbinuze], ara ca ponto ch'i siemo rivadi [...] (XV, 159) 'alla ragazza le si concede lo svago per trovare il fidanzato. -Ah, «SOO», [...] bisogna metterle alla prova la cavalline morbinose, guarda un po' a che punto siamo arrivati [ ...]' (anche qui l'ironia e sottolineata, e precisamente dal germanismo so.) 
33) (Le stesse due vecchie commentano certi nuovi ricchi:) i fa bane/simo, luogico ca Sa Gnize ca [sic] sagondo i vadagni lajali spize ... -Bloun bloun ca loufa cume Sa Gnize, curaghe drelo el levaro ... (XV, 160) 'fanno benissimo, logico che Sora Agnese secondo i guadagni fa le spese... -Bla bla che lui fa come So­ra Agnese, corrile dietro alla lepre .. .' 
34) (Sempre le stesse donne, un po' piu tardi:) bouta vela quila giluzefa ce ta strupa i ... -Mefo?!. .. Gilusa su li buganse da i altri? Onbaa ... (XV, 161) 'butta via quella gelosia che ti tappa gli. .. -Io?!... Gelosa dei geloni [?] degli altri? Bah .. .' 
35) (Sempre lo stesso battibecco; la didascalia spiega l'interiezione:) Eti ma ie rasla mouta [ ... ] nu ti pudivi spuda fora ste falefe [ ... ] (si batte la fronte) A ... mare miefa ca luoto ch'i [= chi] ti ma iefato pierdi [ ... ](XV, 166) 'E (mi) sei rimasta muta [ ... ] non potevi sputare fuori queste scintille [ ... ] -Ah ... mamma mia, 
che lotto mi hai fatto perdere [ ... ] (evidente l'ironia di tutto il passo) 
36) 	(Una delle donne commenta ironicamente le scuse ovviamente finte di una gio­vane coppia:) Bloun bloun [ ... ] Douto jluoce (XV, 169) 'Bla bla [ ... ] Tutte bugie' 
37) 	(A poco a poco le due donne si riscaldano e le battute si fanno sempre piu sarca­stiche:) Stila cumita, i tuoi parquelnti i viva douti li alite da purpurelna? ... Pa­buo pabuo, cun eh 'i [= chi, megli o: chel] ca ma tuca zuga la trela ancui. (XV, 170) 'Stella cometa, i tuoi parenti avevano tutti le alette di porporina? ... Ahi­me, ahime, con chi mi tocca giocare alla tria oggi.' 
38) 	(Si scopre che una ragazza aveva mentito e che era andata col fidanzato a Trie­ste in macchina; una delle vecchie commenta con l'inevitabile ironia:) Ah, ah, la fouga d'Agito cu l'utunobile [ ...]puovara muradola. (XV, 173) 'Ah, ah, la fuga d'Egitto in automobile [ ... ] povera ragazzina.' 
39) 	(Le due brave donne litigano sempre piu forte, ormai cominciano anche le mi­nacce:) Puoco luntan cafo el piro de l'arbaro [ ... ] -Ou! ... Nu stemo fa el bali­go ultra elfuoso [ .... ](XV, 173) 'La pera non cade lontano dall'albero [ ... ] -Ou!. .. Non facciamo il passo piu lungo del fosso [ ... ]' 
40) (II bisticcio e al colmo, cominciano anche le minacce fisiche:) vame largo ca nun ma scurefso i uoci ... Oh ... ca spazimo eh 'i branco [...] zgarefso eh 'i nu ta zgan­bio i cunutati. (XV, 174) 'vattene via perche non mi si oscuri la vista ... -Oh ... che spasimo [se. di paura] mi prende [ ... ] scappa [?] ch'io non ti cambi i conno­tati.' (l'interiezione esprime la paura, naturalmente finta e ironica.) 41) (Una vecchia, convinta che tutti la devono conoscere, commenta con sarcasmo il lavoro all'anagrafe:) sa vido ca quii siuri dai nanagrafi nu ma cugnuso. (fra se) Mm... quante paghe rubade ... (XV, 178) 'si vede che quei signori dell'ana­grafe non mi conoscono. Mm ... quante paghe rubate .. .' · 
42) 	(II marito di Lorenza fa capolino alla porta dello studio del giudice:) O, da caza, sa pol... ? (XV, 180) 'Ohe, di casa, si puo ... ?' (tutta la domanda illustra i modi semplici del vecchio contadino Marco.) 
43) (Lorenza si vanta e nel contempo insiste nella domanda di divorzio:) Mm... si slivo in pansa dama mare ancura oun mizi nasivo cula cuda. Mef qua i son vi­gnouda pardasanbrame e bas ta. (XV, 182) 'Mm ... se stavo in pancia di mia ma­dre ancora un mese, nascevo con la coda. Io sono venuta qui per divorziare e basta.' 
44) (Marco e Lorenza litigano davanti al giudice:) a basta eh 'el ta stago vidi parjase oun quadro. -Ou! ... Nun stame sputanizando sui poublichi ufefsi ca anche mefi son ... (XV, 188) 'basta cheti stia a vedere per farsi un quadro. -Ou! Non sputtanarmi nei pubblici uffici che anch'io sono .. .' 
45) 	(La riconciliazione dei coniugi comincia a profilarsi:) Eti vivi stu curafo spuda­ra da dumanda el dasenbro? [ ... ] -Nuo Marco [ ... ] a zi sta quila del pianterefn incalsame a ... -A ... la viduva Fransisca Cagarola [ ... ] ti ie truva pruopio el geflio candado ... (XV, 190) 'E avevi questo coraggio spudorato di chiedere il di­vorzio? [ ... ] -No, Marco [ ... ] e stata quella del pianterreno ad incalzarmi a ... 
-A ... la vedova Francesca Cagarola [ ... ] hai trovato proprio il giglio candido ... ' (l'interiezione esprime la sorpres& di chi ha indovinato.) 
46) 	(Fa molta afa:) Onba ... [ ... ] Cu bueon da ealdana: a ma s'inpieta el eunbinie. (XVI, 133) 'Uffa... [ ... ] che caldana: mi si appiccica addosso la sottoveste.' 
47) 	(Due donne criticano i viveri di oggi; anche qui l'interiezione esprime il passag­gio ad un argomento nuovo come nel num. 21:) A prupuo!ito ehi t'ie mansuna li patate [...] -A ben, sifavalemo da i magnari [ ... ] a fijinef i magnari da geri [...] (XVI, 135) 'A proposito che hai menzionato le patate [ ... ] -Ah beh, se parliamo di cibi [ ... ] sono finiti i cibi di ieri [ ... ]' 
48) 	(Due Jiglie visitano la madre, per cui non sentono alcun affetto:) Eh, eara sor Fiamola, fi la viciafa ea eumanda [ ... ] (XVI, 138) 'Eh, cara sorella Fiamola, e la vecchiaia che comanda [ ... ]' (espressione di una certa rassegnazione contro­voglia) 
49) (Una delle due figlie ammonisce l'altra:) Ou ... Ara eh, i nu ie vofa da sintefjila­struoehe [ ... ] (XVI, 138) 'Ehi... guarda che non ho voglia di sentire filastrocche [...]' 50) (Un po' piu tardi la stessa sorella si rivolge all'altra con un altro ammonimen­to:) Ou, ou!... Siera el f lai [ ... ] mef, puovara, eh'i samarlo eume ... (XVI, 139) 'Ehi, ehi!. .. Tira il freno [ ... ] povera me, che sgobbo come ... ' 51) (Due donne parlano di un'altra, nuova ricca:) Mm ... gi/a, sor miefa, maneo el levaro nun ga pol staghe drefo adieso, la abata in vefla [ ... ](XVI, 144) 'Mm ... a lei, sorella mia, nemmeno la lepre le corre dietro adesso, (essa) abita in villa [...]' 52) (Una delle donne si scandalizza su Rovigno:) Pabuo pabuo ea pitoure da quadri eajigoura stu Ruvefgno ... (XVI, 150) 'Ahime, ahime, che pitture da quadri raf­figura questa Rovigno .. .' 53) (Due vecchi si lamentano su certi teppisti:) Masa pol f ef anduve ea sa spieta, eh 'i li ciamo al bajte/ ... -Chef /uri? ... B/oun bloun i fa ricia da mareanto, e puoi... (XVI, 153) 'Masi puo andare in tribunale,7 che li richiamino al dovere. -Chi, loro? ... Bla, bla, fanno orecchie di mercante, e poL..' 54) (1 due vecchi continuano la conversazione sul medesimo argomento :) La pudiva da nuvo fef del eumandanto da la milefsia a ... -A pouvaro Na ne ... Ma ehi ta par ea la Milefsia la vuo tenpo da staghe drefo a quatro fbarbatai [ ... ] (XVI, 154) '(Essa) poteva andare di nuovo dal comandante della milizia a ... -Ah, povero Nane ... Mache ti pare che la milizia abbia tempo di inseguire quattro sbarbatelli [ ... ]' (l'interiezione esprime commiserazione, e 'povero Nane' e un po' la figura proverbiale di ingenuo). 
5 Riassunti, confronti, conclusioni 
5.1 Riassumiamo prima i con ten uti espressi dalle interiezioni. Da ta la loro enorme diversita, li citiamo nell'ordine alfabetico, con il numero del relativo esem­pio. 
Secondo A. Giuricin (1983, p. 279), ciama i11duve ce sa spieta vale 'citare, denunciare'. 
-	Ammonimento (con stizza, noia ecc. in diversa misura): Ou (ou, ou) (19, 39, 44, 
49, 50), 
Attenuazione, relativizzazione: Mah (7), 
Chiamata, appello: O (18, 42), Oh (5), 
Commiserazione (con ironia e/o disprezzo):pabuo pabuo (37), Ah (38), A (54), 
Costernazione, stupore: Ah (10), 
Delusione: Ah (11), · 
Dolore fisico: Ah, Ahi (30), 
Discorso rivolto a qualcuno con rimprovero: Ciuo (8), 
Disprezzo, scherno: b/oun b/oun (25, 31, 33, 36, 53) 
Domanda, in forma di elemento olofrastico: Ah (13), 
Domanda, con preoccupazione e ira: Ah (15), 
Domanda, con severita e minaccia: Ah (23), 
Esaurimento: Ah (28), 
Fastidio, noia: Ofaaa (6), O (9), Onba (46), 
Indignazione: Oufa (2), Onbaa (34), pabuo pabuo (52), 
Intensificazione: M(m) (27, 41, 43, 51), A (35), 
Paura, vera o finta: Ouu (22), Oh (40), 
Ripresa del filo del discorso, il ricordarsi improvvisamente di qualcosa: A (20, 
45), Aaaa (17), 
Rassegnazione: Ah (26), Eh (4, 48), 
Schifo: Uhhh (16), 
Soddisfazione: Ahh (1), Eh (12), 
Sorpresa: Oh (3), Ooh (14), Ha (24), Ah (29), A (32). 
5.2 L'elenco mostra che ci sono interiezioni monovalenti (o quasi) e polivalen­ti. Sono ben delimitate le funzioni, ad esempio, di bloun b/oun (esclusivamente nei testi di G. Curto: disprezzo o scherno; 25, 31, 33, 36, 53), di ahi (dolore fisico; 30), di ciuo (discorso rivolto a qualcuno; 8). L'interiezione piu polivalente di tutte e ah, che puo esprimere (o concorrere ad esprimere) soddisfazione (1), costernazione (10), delusione (11), domanda di diversi tipi (13, 15, 23), rassegnazione (26), esaurimento (28), sorpresa (29), dolore fisico (acc. a ahi; 30), commiserazione (38). 8 Eovvio, tut­tavia, che ah e solo una trascrizione approssimativa, dettata dalle restrizioni fono­tattiche e dalle convenzioni, di realta foniche molto svariate. Anche eh ha piu fun­zioni: rassegnazione (4, 48), soddisfazione (12), e lo stesso vale di o o oh (chiamata in 5, 18, 42; fastidio in 9), dipabuo pabuo (commiserazione in 37, indignazione in 52), ecc. 
5.3 Trattandosi di lingua scritta, le interiezioni non sono mai espressioni uni­che, ma hanno la funzione di ripetere, sottolineare, annunciare o riassumere quello che si esprime a n c h e con altri mezzi, cioe con segni linguistici articolati («parole»). 
8 	Crediamo che anche l'interiezione ah soddisfi le condizioni per essere definita 'camaleonte linguistico', nel senso dell'espressione di Renate Rathmayer, citata da M. Vrinat (1988, p.195), per designare elementi linguistici [secondo noi, squisitamente pragmatici] chc prcndono il loro valorc dal contesto di tutto l'enunciato. 
Dal punto di vista puramente logico •. concettualt'., il contenuto del relativo enunciato sarebbe completo anche senza le interiezioni; al contrario, queste ultime senza con­testo rimangono per lo piu del tutto vaghe e non si possono interpretare. 
5.4 Per completare il quadro, bisogna aggiungere chi gli elementi analizzati nel­le pagine precedenti non so no soltanto interiezioni nel sen so stretto, ma possono funzionare anche da onomatopee o comunque fonosimboli nel vero senso della pa­rola. Nel se_guente passo, ad esempio, una madre racconta come si esbagliata sul­l'amore di sua figlia: i cradivo ca fuoso oun fougo da pafa ouna ruoba zbulatefva, bloun bloun, zl oun ciuodo inpianta su la cuorba da ruoro. (X, 149) 'credevo che fosse un fuoco di paglia, una cosa passeggera, bloiln bloun, (invece) eun chiodo conficcato nella scorza di quercia.' -D'altra parte, i contenuti delle nostre interie­zioni possono essere espressi anche da parole «vere e proprie»: la rassegnazione, ad esempio, si puo esprimere anche con couto (varianti: coto, coutu, cuto), contrazione di 'che vuoi tu?' (domanda retorica), ad intensificare serve anche buzarona 'perbacco', 'caspita', oppure a!tro che ecc. 
5.5 Elenco alfabetico delle interiezioni studiate: A, Aaaa, Ah, Ahh, Ahi, B!oun b!oun, Ciuo, Eh, Ha, M, Mah, Mm, O, OJaaa, Oh, Onba, Onbaa, Ooh, Ou, Ouu, Oufa, Pabuo pabuo, Uhhh. 
Riunendo quelle che si possono considerare varianti (in parte dovute all'uso in­dividuale dei singoli autori), si ottengono -se cosi si possono chiamare -le se­guenti «invarianti»: A, Ah, Ahi, B!oun b!oCtn, Ciuo, Eh, Ha, M, O, Ofaaa, Onba, Ou, Oufa, Pabuo pabuo, Uhhh. Solo alcune delle interiezioni elencate ammettono la seconda articolazione, ma anche in esse la loro «faccia» sonora esoltanto una trascrizione approssimativa dei suoni realmente pronunciati. 
Opere citate: 
Crystal 1971: D. Crystal, Linguistics, Harmondsworth 1971. Giuricin 1983: A. Giuricin, Rovigno d'estate, «lstria Nobilissima» XVI (1983), pp. 259-282. 
«lstria Nobilissima»: Anto!ogia del!e opere premiate, Primo Concorso d'Arte e di Cultura Istria Nobilissima (vol. I), Trieste 1968 -Diciottesimo Concorso ecc. (vol. XVIII), Trieste 1985. 
Lichem 1979: K. Lichem, Bemerkungen zu den G!iederungssignalen im gesproche­nen Italienischen, in: Ch. Schwarze (a cura di), Italienische Sprachwissen­schaft, Tiibingen 1979, pp. 61-82. 
Lofstedt 1959: E. LOfstedt, Late Latin, Oslo 1959. 
Tekavčič 1984-1985: P. Tekavčič, Laformazionione delle parole nel!'istroroman­zo rovignese contemporaneo, «L'Italia Dialettale» 47 (Nuova Serie, XXIV) (1984), pp. I 11-182; 48 (Nuova Serie, XXV) (1985), pp. 35-133. 
Villani 1986: P. Villani, Note teoriche per to studio dei fonosimboli, «Linguaggi» anno III (1986), num. l, pp. 32-44. Vrinat 1988: M. Vrinat, Modalisateurs et expressifs en bulgare, «Bulletin de la Soci­ete de Linguistique de Paris» 83, pp. 189-212. 
Sažetak 
UZVICI V ROVINJSKOJ PROZI OBJA VLJENOJ V ANTOLOGIJI »ISTRIA NOBILISSIMA« 
Na korpusu od 54 primjera studiraju se različite funkcije uzvika (koje neki nazivaju 
, fonosimbolima). Uzvici redovito nisu artikulirani (u Martinetovu smislu), sintaktički su izvan rečenične strukture, izražavaju različite pragmatičke sadržaje (osjeeaje, reakcije, namjere govornika itd.) a mogu imati i funkcije u artikulaciji teksta. Neki uzvici imaju uglavnom samo jednu funkciju, drugi mogu biti polivalentni. V pisanom korpusu oni nikada nisu jedini izraz dotičnih sadržaja nego samo ponavljaju, pojačavaju ili dopunjuju ono što se iskazuje i drugim jezičnim sredstvima. Neki uzvici mogu funkcionira­ti i kao onomatopeje; s druge strane, sadržaje što ih obično izriču uzvici, mogu katkada izražavati i »pra­ve« riječi.