Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 834 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’ Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ PER CARLO COMBI — Seduta XXVII della Rapp. Coni, di Capodistria, 11 Ottobre 1884, ore 6 poni. Presidenza Avvocato P. A. Gambini. Presente peli' I. R. Governo il signor Capitano Distrettuale de Bosizio-Thurnberg. Eseguito 1’ appello nominale, il Podestà - Presidente, a tenore del 2°. capoverso del § 41 Reg. Com., dichiara legale la radunanza ed avvertendo che darà per letto ed ineccepito, ove ni uno s’ opponga, il protocollo 22 Luglio p. p. già pubblicato, con riserva di trattare in altra tornata dell’altro, in corso di stampa, sulla seduta del successivo giorno 27, invita il segretario a preleggere quello dell’ultima, il quale non solleva eccezioni. I. Punto dell’Ordine del giorno. Alzatosi dal proprio seggio, il Podestà-Presidente così prende a dire : Onorevoli Signori, „Volge oggi un mese, da quando la mano del destino senza pietà posò su di noi, sulla nostra Provincia. L’ 11 Settembre 1884 rimarrà segnato tra i più nefasti delle cronache patrie — lugubre giorno d" immane sventura. Capodistria! lascia libero corso alle lagrime tue, vela a bruno la tua Medusa : Carlo Combi è morto. Egli, la vivida stella, che, guida sicura, brillava nel furor procelloso della lotta diuturna per l’esistenza, Egli, la mente della nostra mente, il tesoro dei nostri affetti, lo spirito degli spiriti nostri Egli ornai è passato, inesorabilmente perduto. Capodistria, ti vesti a gramaglia e plora: Carlo Coinbi è in cielo. Di lassù a noi benedice, per noi prega e dal Cielo c’ ispira i sensi sublimi del Bello, del Buono, del Vero, per cui è vissuto, per i quali è morto. Alla grand’anima di Carlo Combi, dell’illustre nostro concittadino, lauro perenne ; alle ceneri Sue venerate, che ora posano accanto a quelle dei Suoi cari, nel Cimitero di San Michele, là tra gli arcani silenzi della Laguna, pace e riposo ; a noi ed ai posteri, debito sacro d’indelebile gratitudine." Sedutosi il Podestà continua: „Appena avuto il funesto messaggio, ho spiccato il seguente dispaccio : Famiglia Combi — Venezia „Pari al suo è il cordoglio della città nativa per la morte di Carlo Combi. Gloria e pianto rimangono soli a conforto di lei e del nostro paese." La Deputazione Comunale chiede infine d’urgenza ed in via di massima la sanatoria delle spese occorse in tal funesta occasione e di quelle pur anco, che saranno eventualmente da incontrarsi. Urgenza e sanatoria sono accordate a pieni voti. Chiesta la parola; 1’ Gnor. Andrea Marsich fu Giammaria dice : „Ad onorare degnamente la cara memoria di Carlo Combi, che fu Consigliere Comunale per vari anni e podestà di fatto, che tanti titoli s’ acquistò all’ imperitura riconoscenza della patria colla sua penna, col suo ingegno e co’ pregi rarissimi del cuore, propongo, voglia questa Spettabile Rappresentanza Cittadina decretare : Sia chiamata „Carlo Combi" la via ove trovasi la casa in cui Egli nacque, e sovra quest’ultima venga apposta una lapide, che lo ricordi ai venturi. Sia commesso allo scultore concittadino A. Fa-vento il busto di Lui, da collocarsi in questa sala." Queste proposte vengono ad unanimità appoggiate, ed il Podestà richiamandosi all’articolo 74 del reg. int., si riserva di portarle all’ ordine del giorno in una delle prossime tornate. Udito ciò lo stesso preopinante propone si sospenda 1’ odierna seduta in segno di lutto. Essendo assorti tutti i presenti ad appoggiare la mozione, il Podestà-Presidente rimanda la continuazione della tornata al giorno 13 corrente, ore 6 pom. dichiarando senz’ altro di ciò intimati i presenti. Eletti a controfirmare il Protocollo gli Gnor. Signori Nazario De Mori ed Andrea Marsich fu Giammaria, l’adunanza è sciolta alle ore 7 pom. — Sette giorni dopo la seduta di cui così abbiamo dato il verbale, l’I. R. Luogotenenza ha sciolto la nostra Rappresentanza. Ed ora, Concittadini, un’ altra volta alle urne, ad esercitare un diritto che non vi può essere falcidiato, a compiere il sacrosanto vostro dovere. ----------------—»-S-SS-t-,—------------------ C-^ZEBZLO COMBI SULL’ UNIONE DELLE TRE PROVINCIE Nella „Provincia" 16 febbraio 1871 il nostro Illustre Concittadino riassumeva le notizie circa l’opinione pubblica, che si era manifestata allora in paese sul progetto dell’unione ed affermava, che quasi generale era il desiderio di attuarlo quando potesse farsi senza danno di Trieste e colla riserva del diritto storico nostro. A vincere la riluttanza di quelli, che, preoccupandosi di soverchio del medesimo, avversavano l’unione, così ragionava egli: La Deputazione comunale assieme ad una accolta di cittadini deliberava poi di assistere ai funerali dell’ Illustre Estinto, di deporre sul feretro una corona colla scritta : „Al diletto suo figlio — Capodistria, “ di celebrare solenni esequie commemorative nel nostro Duomo nell’ ottavo giorno dalla morte, invitandovi le Autorità, i Municipi, le Società ed altri corpi morali della provincia, di Trieste, del Goriziano e di Venezia. L’impressione avuta ai funerali solenni del Combi rimarrà in noi incancellabile, tanta e così cordiale fù la parte presa dall’ immortale città, sua seconda patria, al nostro lutto e commoventissima la dimostrazione di stima e e di onore resa al compianto concittadino. L’ esequie decretate dalla Deputazione comunale vennero interdette; nullameno la partecipazione presa al nostro legittimo cordoglio fu estesa, sentita, come ne fa prova il copioso volume di atti pervenuti da ogni dove, che, se quest’Onor. Consiglio non credesse di disporre altrimenti, darei per letti. “ La Spettabile Rappresentanza accede alle vedute del Podestà deliberando, che tali atti vengano inseriti nell’ odierno verbale. „11 peggior modo, invero, di levar loro dall’animo le notorie esitanze sarebbe quello di tacerne, o di farsi a sostenere, che il diritto storico conta proprio un bel nulla. Non chi parla, per cessare ragionevoli e patriottiche apprensioni, ma chi crede di toglierle di mezzo col silenzio, — non chi fa la giusta stima dell’ obbietto che vuol rimuovere, ma chi lo tratta con leggerezza, lascia difese in mano agli avversari. Se, per esempio, il diritto storico dell’ Istria le giovò, poco più di vent’ anni addietro, a salvarsi dal mandare deputati a un parlamento d’altra nazione ; se non è impossibile, che consimili situazioni politiche, abbreviate o allargate, con questo o quel centro, dentro o fuori dello Stato, si riproducano; se, ciò avvenendo, sarebbe necessaria conseguenza della perfetta unità dalle fuse provincia la piena comunione della relativa opera elettorale: se, d’ altra parte, il diritto storico potè pure, sebbene così pigmeo, darci qualche terreno legale, su cui impedire 1’ attuazione di parecchi ordinamenti esotici, mentre al tanto più sacro, diritto di nazionalità si prodigavano le liete accoglienze e gli amorosi sensi, che tutti sanno ; se nulla è prudente sprecare, quando di nulla si ha ricchezza, e quando, per giunta, ci si fanno i controaltari, siano pure goffissimi, con materiali nostri di casa; se la stessa Trieste tien fermo al suo diritto storico per difendere la sua nazionalità anche sotto la bandiera delle sue franchigie, come intendiamo fare noi col nostro, — non è lecito dire agli avversari, eh’ essi armeggiano per un vocabolo, ma bisogna assicurarli, che il partito da noi propugnato non ha rovescio, che nel porgere larghissimi vantaggi, nulla ruba, e che perciò non si potrebbe contrastarlo, corretto cosi, senza cadere in grave colpa verso la patria." Il „Cittadino" di Trieste rispondeva al nostro Combi, e questi ripigliava la penna per scrivere nella „Provincia" 1 Marzo 1871: „II Cittadino dopo aver riconosciuto, che la riserva, da cui vogliamo accompagnata l’unione delle tre provincie, non riguarda che Flstria, mostra di sconoscerne intieramente il senso, e ne parla poi, contraddicendosi, così come la Provincia (meraviglioso a dire !) volesse riservare tutte le pretese che per qualunque modo potessero essere attinte alle varie vicende di questa regione dell’Alpe Giulia e d’ ogni singola sua parte, conformi o no al diritto nazionale e alla civiltà, meritevoli o no di dare argomento, logico ed onesto, a vantare diritti. Nel nostro n. 1 febbraio 1871 dicevamo, che a soddisfare tutti gl’interessi, basta l’unione delle tre rappresentanze, sì che rimanga inalterato il diritto storico dell’ Istria nostra. Ogni istriano, a cui il lodevole entusiasmo pel partito di cui ora si tratta non faccia velo al giudizio o intoppo alla lealtà dell’ animo, comprese tosto, senza alcun dubbio, quello che va ricevuto per diritto storico dell' Istria nostra, e ci assolse, quindi, pienamente, nella sua patriottica discrezione, se non abbiamo stimato necessario di scoprire e spezzare la sostanza della cosa di sotto al suo nome, per noi già tanto convenzionale, e da sì lunga abitudine legato alle più sacre nostre aspirazioni. Ma poiché „il Cittadino“ esige che commentiamo una parola che sotto il nostro cielo si commenta da sè, vogliamo, almeno in parte, accontentarlo. Per diritto storico s’intende, qui da noi, lo stesso diritto di nazionalità, sancito dalla storia ; s’intende l’affermazione e non la negazione storica della civiltà. Qualunque evento che abbia recato ingiuria o alle ragioni nazionali o a quelle dell’incivilimento, fu un triste fatto e non un diritto ; nè diritto potè mai divenire per qualunque volgere di tempo, che sia stato nemico del giusto e della luce. Lasciamo, dunque, agli uomini di un’ altra età e di altra fede chiamare diritto la forza che lo insulta, e aggiungergli 1’ epiteto di storico, quando lungo sia stato l’insulto ; lasciamo ciò fare, appunto, agli uomini del Vaterland, perchè non s’abbia a dire, che, sorgendo noi a combatterli, non sappiamo nemmeno cavarci di bocca il loro linguaggio. La nostra riserva, fatta a favore del solo diritto storico, che meriti da queste parti un tal nome, e dimostrata utile anche per le franchigie nazionali di Trieste, mira precisamente a premunirci contro le pretensioni che ne usurpano il nome; mira, con altre parole, a tutelarci, per quanto sta in noi, contro certe invasioni, che sanno scavalcare anche i trattati, e che, ad ogni modo, continuano a farsi largo pure al di qua di essi. Si persuada, pertanto, il corrispondente del „Cittadino,“ a cui soggiungiamo queste poche parole, che la folla dei mascherati diritti, i quali travagliarono il commosso suo spirito, non fu che una sua allucinazione. Nessuno di noi, per fermo, si lascia cadere in mente di riservare ciò eh’ è cattivo. La semplice unione delle tre rappresentanze dietali, che noi sosteniamo, permette di fare e di non fare riserve ; la fusione, accomuna le tristi, esclude le buone, serve al falso diritto storico. Noi vogliamo riservare soltanto quello eh’ è buono, che può giovare a tutti, che non soggiace ad alcuna contesa fra i patriotti delle tre provincie sorelle, e con cui, lo ripetiamo, si può compiere e stringere sempre più la loro unione, senza scemare alcuno de’ suoi molti e grandi vantaggi. “ Nella ,,Provinciau infine 16 marzo 1871 il nostro Combi — confutate brillantemente alcune corrispondenze publicate nell’ „Italia nuovau e nel „Cittadino“—dinanzi un’ agghiacciante dichiarazione di quest’ ultimo diceva così 1’ ultima parola nella questione : „H Cittadino“ .... ci reca una dolorosa notizia intorno alle sorti più vicine della proposta unione. Afferma, cioè, che i migliori suoi concittadini non reputano opportuno il tempo presente a siffatta discussione. Conoscendosi i rapporti di quel giornale, non è lecito, pur troppo, mettere in forse la verità di queste parole. Senza dubbio, e lo abbiamo detto, non si può non riconoscere nei patriotti triestini i giudici più competenti a decidere, se, misurate le nostre e le loro forze, possa o no effettuarsi fin d’ ora 1’ unione, senza pericolo per la loro città. Anche dissentendo da essi, conviene tenere l’avviso nel maggior pregio. Nella discussione, che abbiamo accettata con ottime speranze, vedendola aperta dal „Cittadino,“ e che non si poteva differire in alcuna maniera, per ascoltare nuovamente alcuni istriani, che non vi avevano scòrto nemmeno oggetto di questione, abbiamo sempre subordinato le nostre conclusioni alla volontà di Trieste. Dolenti della riportata notizia, non vogliamo credere, peraltro, che la loro decisione sia definitiva, riputando impossibile che siasi abbandonato il pensiero di quell’ adunanza, che si doveva tenere a tal uopo, e ch’era stata da noi e da altri così vivamente domandata mediante la stampa, e anche altrimenti promessa e sollecitata, appunto per approdare, come scrive il Cittadino, a risultati pratici. Ad ogni modo, quando dovessimo rassegnarci a vedere nuovamente sospesa l’attuazione del progetto ora discusso, e ciò per quelle cause, che avevamo addotto al tempo della nota deliberazione del comune di Umago, e che a noi oggi parevano cessate, a noi arditi nella nostra prudenza, come giustamente ci dicemmo, ma deferenti in uno verso Trieste, che sola ha qui il diritto dell’ ardimento, — ci rimarrebbe, almeno, nel nostro rammarico, il conforto, che la importante questione venne, se non risoluta ancora, considerata dalla grande maggioranza dei nostri compatriotti, e dai meglio esperti e volonterosi, precisamente nel senso sostenuto da noi, tanto più cauto d’ ogni altro, e conciliativo, e facile, e prossimo alla meta. E ci resterebbe, inoltre, la buona consapevolezza, che noi, trattando senza intemperanze e senza personalità la questione stessa, vi abbiamo recato sempre gli stessi criteri, sia che ci volgessimo a coloro, che volevano troppo, e rendevano di tal guisa più difficile il passare dai detti ai fatti, sia che movessimo contro i fautori dello stata quo. Ora, badino bene questi ultimi, che se la contesa avrà pel momento 1’ esito che oggi temiamo, esso non darà loro ragione di sorta, perchè determinato da obbietti intieramente diversi da quelli che opposero essi. Questo diciamo, non tanto perchè ci piaccia rilevare, come le idee della Provincia non sarebbero state smentite neppure in questo caso, quanto perchè importa si sappia, nell’interesse medesimo della quistione, ch’è sempre pendente, essere l’Istria desiderosa di operare l’unione delle tre Diete, e attendere soltanto, pel debito riguardo verso Trieste, che questa dichiari di poterla accettare, senza proprio danno. Anzi, noi confidiamo, che gli stessi nostri oppositori, che sono pochissimi, farebbero, certo, alla concordia il sacrifizio delle loro convinzioni, quando i fratelli triestini stimassero venuto il giorno di poter soddisfare il nostro voto. Posta pure, adunque, la peggiore ipotesi per a-dèsso, è chiaro, che il dibattimento che s’ è fatto, avendo prodotto, almeno, una tale certezza, e stretto poi sempre più i vincoli dell’ affezione, che legano questa provincia alla sua città capitale, non sarebbe stato inutile. Ciò ritenuto, non ci stancheremo mai di caldeggiare il meglio con assiduo impegno." -------------------------~Q-------------------------- La stampa liberale delle tre provinole e la questione del giorno. „II Alba* dell’ 11 cori-, riferisce per sommi capi gli argomenti e le conclusioni della „ Relazione del Comitato alla presidenza della Società politica istriana sulla questione di una più intima unione dell' Istria con Trieste* ed alla sua volta così conchiude : .... „II comitato, a cui la direzione della Società politica istriana ha demandato lo studio dell’ oggetto è in massima d’accordo tanto per l’unione morale, che per l’unione politico - amministrativa. Noi dobbiamo confessare, che a molte nostre obbiezioni non venne data una risposta abbastanza persuasiva da convincerci, ma d’ altro canto non possiamo negare, che presa la questione dal punto di vista della sola unione dell’ Istria con Trieste, lasciando almeno per ora il Goriziano^ alle sue sorti, essa cambia molto d’ aspetto. È certo che in tale eventualità gli Italiani sarebbero in rilevante maggioranza nella nuova provincia non solo per coltura, intelligenza, commercio, industria e possesso, ma anche per numero. Dunque se si volessero seguire i dettami di giustizia verrebbe di necessità, che la dieta dovrebbe aver anche sempre un preponderante numero di deputati pronti a difender in ogni occasione i nostri diritti nazionali. Però non bisogna illudersi troppo. Abbiamo veduto, che in Boemia un semplice rimaneggiamento della legge elettorale ha mutato per sempre la posizione numerica dei due partiti colà combattenti nella Dieta. Mentre prima era quasi impossibile agli Czechi di conseguire la maggioranza, ora è impossibile affatto ai Tedeschi di guadagnarla. Infatti ad onta che i Tedeschi in Boemia sieno rappresentati da quasi due milioni di abitanti e da paesi eminentemente colti ed industriali, la proporzione dei loro deputati con quella degli Czechi sta come un quarto a tre quarti. Lo ripetiamo, un solo passo falso in questo delicato argomento potrebbe arrecare danni incalcolabili, epperò noi vorremmo, che la Società politica istriana studiasse già fino da ora la divisione più naturale dei distretti e dei corpi elettorali per' il caso, che la unione da utopia dovesse passare nel campo pratico. Ci pare che possibilmente, ed affine di evitare qualche spiacevole sorpresa, sarebbe necessario di sottoporre alla sanzione del Parlamento prima la nuova divisione distrettuale ed elettorale e quindi appena la massima della unione, cosa questa che, se presenta alcune difficoltà pratiche, non per questo si deve credere inattuabile. Riservandoci di ritornare forse in altro momento su questo tema, non possiamo fare a meno di congratularci di vero cuore dell’ accurato studio fatto dal comitato della Società politica istriana e, come quello che tratta diffusamente la questione, lo raccomandiamo a quanti prendono a petto i patri interessi. Di questo potranno essere ognora certi gli Istriani, che divisi od uniti amministrativamente, noi li considereremo sempre come nostri carissimi fratelli." Il „Corriere di Gorizia* poi del 18 corr. considerando da una parte il danno, che potrebbe recare il Goriziano alle due provincie sorelle entrando oggi terzo nella loro alleanza, e dall’ altra quello ben maggiore, che probabilmente verrebbe prodotto dalla sua esclusione afferma la necessità, eh’ esso formi parte dell’ unione discussa e deviene alle seguenti conseguenze : „Insistiamo su questo, che Gorizia abbisogna di Trieste e dell’Istria per far fronte a un’altra nazionalità che può soverchiarla o che per lo meno lo tenta con ogni mezzo, e che Trieste ed’Istria hanno il dovere di fronte a questa prima, verso sè stesse poi, di studiare la questione in tutte le sue probabilità anche le più lontane. Noi crediamo che lo studiarla debba essere compito più specialmente affidato ad una Giunta permanente, che dovrebbe costituirsi dal seno delle tre Direzioni delle Società politiche di queste provincie, e che non bastino articoli di giornali, ma occorrano studi seri e ponderati e concordi di una tal Giunta per vedere in che l’unione possa consistere, in quali forme possa essere concretata e in qual modo e con quali mezzi possa essere resa più efficace nel suo complesso al principio nazionale e alla comune difesa." In ogni altro modo la questione continuerà a dibattersi nel vuoto, perdendosi intanto un tempo d’inestimabile pregio." Al disegno del „ Corriere di Gorizia * si associa pienamente „ L'Alabarda Triestina* mentre alla Provincia pare che il migliore partito, oggi, sia quello di promuovere un’ adunanza in Trieste, dei migliori patriotti delle tre provincie, per discutere e risolvere la gravissima questione. „Se questa nostra proposta — soggiunge — sarà accolta, potremo credere che sia vero ciò che la stampa ripetè intorno alla serietà dei propositi dei patriotti delle tre provincie ; altrimenti sarà la prova contraria, e la polemica, morendo sui giornali, lascierà il tempo che ha trovato." Noi con quanto brama „1’ Alba* conveniamo perfettamente, ma ci pare, che, a conseguirlo, ci voglia anzi tutto la costituzione di un numeroso comitato, il quale studi sotto tutti gli aspetti, nelle varie e diverse sue manifestazioni la tesi e cerchi i modi di risolverla guidato da un unità di concetto, eh’ è quasi impossibile all’ azione separata ed indipendente de’ singoli. Fermandosi adunque su questa idea converrebbe provvedere alla sua attuazione ; composto una volta il Comitato, che dovrebbe uscire dal seno della nostra Società politica ragunata a generale congresso, sarebbe certo di naturale sua attribuzione anche l’operato elettorale, ch’è oggetto del desiderio esternato dal simpatico organo democratico triestino. Nel parere invece del „Corriere* e deW.' „Alabarda* non possiamo consentire. A sensi del § 33 della legge sul diritto di associazione 15 Novembre 1867, alle società politiche è proibito di crear filiali, di formar unioni fra loro o di mettersi in rapporto con altre società sia mediante corrispondenze in iscritto, sia col mezzo dì delegati. V’ ha dunque forza maggiore che sbarra la via alla creazione d’una giunta, quale la desiata, e quindi è inutile il discorrerne. Neppure colla „Provincia* possiamo infine dirci d’accordo, perchè, se 1’ adunanza che propone abortisse, non si potrebbe ancor dire, che non esista quella serietà di propositi dei patrioti delle tre provincie, che fu dalla stampa pubblica proclamata. Noi lo sappiam bene, ci sono patrioti, che ispirandosi a santi ideali vogliono ad ogni costo una fusione, che accomuni le sorti de’fratelli, che li stringa in un fascio e ne’ dì della sconfitta ed in quelli della vittoria, o ce ne sono degli altri, che, temendo mali maggiori de’ presenti, decisamente 1’ avversano. Ora se i primi od i secondi, per non causare dissensi nella terra nostra sgraziata tra gente, che non può, non dee avere aspirazioni differenti, obietti diversi, rinunciassero per un momento alle lor convinzioni e però schivassero di discutere ulteriormente la gravissima questione, si potrebbe forse dire, che non seri furono i loro propositi? Noi crediamo piuttosto che plaudir si dovrebbe alla loro abnegazione e considerarla sacra immolazione, penoso sacrificio offerto sull’altar della patria. Noi abbiamo pure un idea ed osiamo esternarla. Si ragunino a conferenza in Trieste i rappresentanti della stampa liberale delle provincie sorelle, avvisino ai mezzi di conseguir quell’ unione, che nel comune interesse oggi è possibile conseguire, li facciano oggetto di concrete proposte ed invochino ad una voce su queste il voto solenne delle Società politiche e dei Comuni dal ludri alle isole del Quarnero. Eventualmente poscia, ove vi fosse bisogno di più alte sanzioni, s’ innalzino i voti raccolti alla Dieta ed alle Camere, e si reclami da loro, fattori legislativi, gli ordini creduti necessari a raggiungere lo scopo. Così — sembra a noi — si traccerebbe almeno un sentiero sicuro, che, dalle speculazioni metafisiche, condurrebbe sul terreno pratico dei fatti. Ci resta ancora a parlare di altri importanti giornali liberali, dell’ „Indipendente“ e dell’ „Istria“ tra i quali pur troppo ferve inattesa, ma viva polemica. Noi non possiamo ignorarlo e dobbiamo, senza pigliar partito tra i due, dire schiettamente la verità, tutta la verità. Gli impegni, che abbiamo assunto, dando alla luce il „ Patria, “ c’ impongono di giudicare secondo la miglior scienza e coscienza quanto è di attinenza del paese e non possiamo di conseguenza racchiuderci in un silenzio, che potrebbe esserci apposto a viltade od a sentimento peggiore. La verità la esporremo pertanto senza ambagi, la diremo nuda e cruda come 1’ abbiam sempre significata. Ce lo perdoni „V Istria,“ ma ci pare, che si sia messa dalla parte del torto. A nostro debole modo di vedere ella ha avuto un’ infelice pensiero quando ha tolto — forse a caso ed a caso malagurato — alcune parole dalla nota relazione, cui da principio accennammo, e le ha riportate in modo, che sembrava si dovesse fondere la nostra Politica colla Società del Progresso sol perchè in via d’ incidenza quella relazione dicea, che siam pochi, deboli e per di più inoperosi. D’un concetto secondario, subordinato, ella ne ha fatto —- certo involontariamente — uno principale, anzi la nota fondamentale delle conclusioni della relazione e lo strano apprezzamento, s’ anco non immaginato ad arte, non potea naturalmente restare senza risposta. La risposta non si fece attendere e 1’ „Istria" ebbe un’altro infelice pensiero, quello di raccoglierla e di rivolgersi bruscamente, molto bruscamente all'„Indipendente11, che, cortese, le avea dato ospitalità. Da ciò T „ Usciamo dall'equivoco* il quale le strappò il vanto inconsulto, che solo sulla sua bandiera sia scritto in prima riga „sostenere, difendere, propagare e rialzare moralmente e materialmente tutto ciò, che sa d'italiano in provincia“ — da ciò la necessità di porsi in opposizione colle vedute della Società politica nostra, di cui è l’organo officiale — da ciò il bisogno della ritrattazione formale contenuta nel suo ultimo numero — da ciò finalmente la polemica, la spiacente polemica surta tra lei e „V Indipendente“ il principale dei nostri organi liberali. Abbiamo adoprato teste le parole „certo involontariamente* perchè siamo sicuri — e ne dovrebbero fornir caparra gli uomini egregi, che stanno alla testa del giornale parentino — che 1’ „Istria* ha agito in buona fede, onde fa duopo tenere nel massimo conto le ultime di lei dichiarazioni giustificatrici e dimenticare quanto può esserle sfuggito di bocca in un momento di irritazione, che forse dal suo punto di vista avea ragione di sentire. Perciò alla nostra volta gridiamo „pace, pace, pace“ chè tra i due contendenti non sorridano beffardi, i terzi abborriti. Non se l’abbia a male „VIstria* se le abbiamo parlato con tanta franchezza. Noi le siamo amici, lo creda pure, veri amici, noi vogliamo starle sempre d’ac-canto nella lotta, che combattiamo insieme per la nostra nazionalità; ma per questo appunto desideriamo, che schivi persino l’ombra dell’apparenza, che mantener non voglia onestamente il suo programma, sotto il quale stanno scritti i nomi venerati di Costantini, di Amoroso, di Barsan. E il suo programma, che è il programma dell'Indipendente, della nostra Società politica, di quella del Progresso c di tutti i buoni istriani e triestini non può aprir l’adito a contese, le quali si risolvano in fazioni combattute tra soldati che — almen noi lo crediamo — militano sotto la stessa croce, in battaglie, che aver pònno un esito solo e questo, tutto a danno della causa comune. „II Indipendente* del resto ci entrava nella controversia quanto Pilato nel Credo e gli si è apposto a torto d’aver suscitato e diviso gli animi in provincia, Egli ha unicamente e semplicemente enunciata un’ idea generosa, che, al dire di Carlo Combi, sin dal 1848 divampava nel cuore degli Istriani, un’ idea, che il Comune di Umago riscuscitò e fè discutere vent’ anni dopo dai migliori ingegni nostri, un’ idea, che per fatalità di eventi può restare ammortita, morire giammai. E con ciò ha forse pregiudicato la questione, che ne uscì e di cui la stampa s’ è immediatamente impadronita ? „L'Indipendente* non muove pretese, non accampa diritti, non vuole privilegi ; pronto a qualunque sacrificio egli è pur pronto ad accettare tanto la fusione nel più ampio senso della parola, quanto quella qualunque unione morale od amministrativa, che può essere atta in qual-sisia modo a cementare maggiormente i vincoli fraterni esistenti tra Trieste, l’Istria nostra e il Goriziano, che può essere idonea a farci procedere uniti e concordi sul terreno delle nostre aspirazioni. Ecco l’azione dell’„iii-dipendente‘ e noi, lunge dal diffidarne, ne restiamo ammirati, imperocché sia informata al più puro, al più nobile, al più elevato patriotismo. In quanto alla nota relazione del Comitato della Presidenza della nostra Società politica abbiamo e il diritto e il dovere di giudicarlo. Noi, fautori dell’ unione politico - amministrativa dell’ Istria con Gorizia e Trieste da affettarsi però solo quando quest’ ultima credesse opportuno il momento di attuarla senza compromettere le proprie sorti, noi non possiamo a meno di appoggiare con tutta 1’ anima le conclusioni del Comitato, che possono tradurre nel dominio dei fatti quell’ unione morale, della quale, per ora, sotto l’incubo de’ difficili tempi che corrono, ci siamo fatti propugnatori. Riunendo le due società, noi avremo fatto il passo più importante per conoscerci a vicenda e quando ci saremo conosciuti, venga pure la lotta coi nostri nemici, che varrà a temprare gli spiriti nostri, non mai a conculcare e distruggere il nostro diritto, 1’ avita nostra civiltà italiana. Chi dissente da noi ce lo dica apertamente, noi non gli terremo il broncio. Base della libertà è la franca discussione, e chi attenta alla discussione attenta alla libertà, odia la libertà. Abbiamo detto. ---------------------------------------------------- IN MORTE di C-A.3=3ILO COMBI --------——--------- I. Volasti in grembo a Dio, Carlo diletto, Che amai quaggiù come un secondo figlio, Nè mi fu dato stringerti al mio petto, Nè lontano potei chiuderti il ciglio. —o— La Patria amasti con sublime affetto Nei giorni della lotta e del periglio, Il cor votando a lei, l’alto intelletto Nella natia tua terra e nell’ esilio. —o— E gli adorati genitor, la suora. E lui di carità nell" opra santa A te compagno in sino ultim’ ora. (!) —o— E, come un Santo, abbandonasti il mondo, Ma all’ Istria tua, da tanto lutto affranta, Lasci un esempio di virtù fecondo. II. Vidi la cameretta, ove moria L’ amico mio, discepolo diletto ; Col Bambin della Vergine Maria Tenea T effigie del dolor sul letto. Gli ricordava quell’ immagin pia La madre eh’ egli amò con tanto affetto, Mentre dal suo terren carcere uscia Al ciel volando quello spirto eletto. — Quell’umil letto mi rammenta ancora Il dì, che a fianco di mio figlio in pianto, Tu benedivi la mia cara nuora. Oh! del buon Carlo il pensier puro e santo Me pur consoli, e anch’ io sull’ ultim’ ora Aver te possa al letto mio daccanto. Vincenzo De Castro (t) Jacopo Bernardi ___________ i ■—------------------------------------ Pisino, 2 ottobre 1884. Non siamo che quattro o cinque ? Lo sapeva che non v’ è cieco peggiore di chi non vuol vedere, nè peggio sordo di chi non vuol udire ; ma non sapeva che ci fosse uomo al mondo, che recandosi a visitare una città, a facilitarsi il compito si mettesse la bambagia negli orecchi e agli occhi una benda. Ma forse per visita si ha, da intendere una passeggiata trionfale. Noi, poveri grulli, si aveva la dabbenaggine di credere che l’istruzione religiosa fosse una cosa troppo seria, perchè rispetto alla lingua del pulpito uno si rimettesse al giudizio non sappiamo di chi, ma certo di tale che non ha detto la verità. Facciamo per esercizio dialettico, solo per esercizio dialettico una concessione : questi cittadini vogliono per capriccio e non per necessità la predica in lingua italiana. Va bene ; ma a chi fanno torto, se permettono di gran cuore che i contadini se 1’ abbiano in illirico ? L’ esigenza è forse soverchia ? È dunque tanto il livore contro la lingua e la coltura italiana di un popolo, da comprometterne gli interessi spirituali pur di osteggiarne la nazionalità ? La propaganda croata non la deve cedere almeno alla propaganda del Vangelo ? Del rimanente, tutto questo non ci ha meravigliati, chè ormai non è la sola Francia il paese, dove non ci si deve meravigliare di nulla. Per esempio guardate. Entro in una Chiesa di Trieste, in una parrocchia proprio della città, e vi odo uno strepito di voci esotiche che la pretendeva a canto, voci di contadini slavi, a Trieste, e il prete recitar preghiere in non so quale dei tanti dialetti slavi, esposto il Santissimo. 0 dove siamo? È una chiesa cattolica, o la chiesa degli Schiavoni ? M’informo se ci sia la benedizione, non dico in italiano, ma in latino per i Triestini, e mi fu detto di no. Diavolo ! Ma se ho inteso tante volte che nemmeno nei villaggi slavi del Litorale non si dovrebbero tener funzioni in una lingua che non sia la latina! E allora, a che gioco giochiamo ? Che anzi su questo proposito si racconta nella diocesi, e l’ho udito dire a parecchi ecclesiastici, che il vescovo Raunicher si ebbe da Roma V intimazione di far cessare le funzioni in lingua slava e di giustificarsi. Il brav’ uomo non avrebbe fatto nè una cosa nè 1’ altra, vantando co’ suoi che a Trieste il papa era lui. Quando poi il segretario del Pontefice gli fece intendere che se non lo faceva, sarebbe deposto, il doppiamente bravo uomo si sarebbe affrettato a scrivere che aveva emanato l’ordine voluto dalla S. Sede. Ma sia questo vero o non, sarebbe tempo di farla finita, e che ognuno vesta la sua divisa. Chi è militare vesta da militare, e il frate vesta da frate, e da vescovo il vescovo ; ma non vesta da militare un frate, nè da vescovo chi non vuol vedere i fatti che gli stanno sott’ occhio, ed informa i suoi ordini alle relazioni che attinge a fonti che dice sicure, ma che intanto si rifiuta di collazionare colla verità. E forse queste fonti non sono che la volontà sua, e la paura delle frecce avvelenate di qualche suo connazionale. - -«C3^pQ(^C3»" • ■ ■ ' ■ --- Varia. Nel nostro N. 3 dicevamo, che i nostri buoni a-mici di Zagabria e Lubiana fanno chiasso con certo documento riprodotto dal Kandler nel Codice diplomatico italiano ; aggiungendo, soddisfattissimi, che la penna maestra di un nostro comprovinciale si accingeva ad illustrarlo ammodo. Ora sappiamo che su quel documento, che serve di base agli Starceviciani per la pretesa d’ incorporare alla Grande Croazia oltre la Dalmazia, la Stiria, la Carinzia e la Carniola anche l’Istria nostra, quella penna, eh’è dell’ illustre scrittore e patriota istriano Carlo De Franceschi, ha pubblicato un dotto e profondo studio nell’ Arclieografo Triestino col quale lo dimostra apocrifo. * * * Il benemerito Dr. Qlezer pubblica, epitalamio a due egregi sposi, Lodovico Dr. Rizzi e Maria Quarantotto, un opuscoletto dal titolo „Notizie degli istriani viventi nel 1829, distinti per lettere, arti ed impieghi“ — Parenzo, tipografia di Gaetano Coana — conforme le trova nei manoscritti inediti del Can. Pietro Stancovich, nell’ intenzione del quale dovevano servire di completamento all’ opera „Biografia degli uomini distinti dell’ I-stria“ che tanto lo raccomanda alla memoria degli I-striani. — Le nostre felicitazioni agli Sposi, e i nostri ringraziamenti al paziente raccoglitore. * * * Due corsi della sezione italiana di questo i. r. Istituto Magistrale sono chiusi per mancanza di allievi, e ciò ad onta degli stipendi che vengono a piene mani conferiti a tutti gl’inscritti in questa scuola. Sono chiusi il primo e il terzo corso. Gli altri due corsi contano sette candidati ; cinque il secondo e due il quarto. Di questi due, uno è dalmata, e sarà per la Dalmazia, dalla qual provincia riceve uno stipendio di 300 fior. ; l’altro è triestino, e troverà senz’ altro da collocarsi a Trieste; cosicché il Goriziano e l’Istria non avranno un nuovo maestro italiano per il corso di tre anni. * * * „La Perseveranza" del 14 corr. reca uno splendido articolo sulla vita e sulle opere di Carlo Bombi. -------<*SO--------- CRONACA LOCALE Richiamiamo T attenzione degli agricoltori sull’ interessante avviso che il Consorzio agrario distrettuale di Riva ha diramato in questi giorni, e che noi riportiamo qui appresso. È ancora viva tra noi la penosa impressione che lasciava la vista dei nostri vigneti nelle valli di Piacentino, Campo-Marzio e Valdolmo infette di peronospora. Onde, se il rimedio suggerito combatte energicamente il nuovo flagello, non dubitiamo che i nostri viticultori vorranno porlo generalmente in pratica e tosto. Ecco l’avviso : La peronospora viticola nell’ anno corrente moltiplicò a milioni le sue spore, e queste si diffusero su tutti, o buona parte dei nostri vigneti. Le zone più colpite furono in quest’ anno quelle di Val d’Adige, e Valle Lagarina. Il senso che destano le viti andando da Trento ad Ala è un senso di pietà tale, che, senza una dose più che ordinaria di quella speranza, che deve sempre sorreggere l’agricoltore, ci sarebbe da allarmarsi davvero per l’avvenire della nostra viticoltura. Nel male però non bisogna mai disperare, bensì consigliarsi alla meglio per trovarne il rimedio. Sulle esperienze che fecero le scuole di S. Michele, le italiane, e le francesi, si crede non esservi altro rimedio attuabile, che quello : „Di raccogliere le foglie, e le femminelle delle „viti ammalate, o morte secche per l’infezione pe-„ronosporica e bruciarle; quindi cospergere col pennello il tronco, ed i tralci delle viti, sia col solito zolfo, sia meglio colla polvere di calce, e „ciò subito dopo la raccolta in autunno, o in primavera." Chi si aiuta, Dio V aiuta. I possidenti quindi, e gli agricoltori in base a tale avviso spieghino la loro energia. La vite, se è bene impiantata, abbastanza larga da poter godere il beneficio dei raggi solari, non adug-giata dalla coltura di cereali, e bene ingrassata ogni tre anni, sa difendersi passabilmente dalla furia di tanti parassiti, che pare le abbiano giurata la morte ; ma nell’ infezione, che ci minaccia, seguiamo il consiglio degli esperti, ed aiutiamo la vite nei suoi reclami. * * * In vista di alcuni casi di vainolo verificatisi nel nostro territorio, si rendono avvertiti i soci e le socie di sottoporsi alla prescrizione medica della rivaccinazione, la quale ha luogo in giorni prestabiliti presso il locale Municipio, od altrove, coll’avvertenza che, nel caso un socio o socia colti dal male non presentassero la prova della subita rivaccinazione entro il periodo non più lontano di anni sei, non avranno diritto alla percezione del sussidio di malattia. Dalla Direzione della Società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai di Capodistria 16 Ottóbre 1884 Il Presidente XXIV. Protocollo di Seduta della Bapp. Coni, di Capodistria 22 luglio 1884 ore 7 pom. Presidenza Podestà Avv. Gambini. (Cont. ; vedi numeri antecedenti). Prima di cedere la presidenza per trattare il punto susseguente, che riflette la sua persona, il Podestà - Presidente chiede, se qualcuno abbia da muovergli qualche domanda od interpellanza. L’ Gnor. Andrea Marsich fu Giammaria dice constargli che il Macello Civico viene aperto in assenza del sorvegliante, che vi si macellano delle armento pregne e deformi per imperfezioni e malattie fisiche. Richiama perciò tutta l’attenzione e la vigilanza dell’esecutivo a tale riguardo a tutela della puhlica salute, pregando si vieti, a scanso della sospensione dall’ufficio, al sorvegliante di cederne le chiavi ai macellai. Il Podestà - Presidente, avvertendo che altra volta ebbe a prescrivere maggiore oculatezza ed assiduità al sorvegliante del macello in seguito a querele fattegli in via privata, promette di farlo anche una volta per iscritto. Non essendo legale il N. dei presenti per trattare la seconda parte dell’ ordine del giorno, ne rimette la discussione ad una prossima seduta, dopoché l’I. R. Commissario Governativo esternò il desiderio che la questione della cella mortuaria sia esaurita quanto prima possibile. Indi cede la Presidenza all’ Gnor. Consigliere Giov. Martissa-Carbonajo e si ritira dalla sala assieme all’ Gnor. Rappresentante Ing. Pio Dr. Gambini. Il Consigliere - Presidente al Punto X. dell’ Ordine del giorno dà relazione sull’ esito dell’ asta per 1’ affittanza triennale delle peschiere Stefanin al N. 1368 de a. c. deliberate al terzo incanto all’ unico concorrente Signor Avv. Gambini, per fior. 15, — sotto il prezzo fiscale. Pone in discussione l’approvazione della delibera. Proponente 1’ Gnor. Rappresentante Andrea Marsich fu Giammaria, la delibera senza discussione viene approvata coi voti di tutti i presenti. Sovra invito della Presidenza il Consiglio elegge gli Gnor. Signori Nicolò Dandruzzi e Pietro Debellici! per la segnatura dell’ odierno Verbale, dopodiché resta chiusa la seduta e levata 1’ adunanza alle ore 9 pom. — XXV. Protocollo di Seduta della Bapp. Coni, di Capodistria 26 luglio 1884 ore 6 pom. Presidenza Podestà Avv. Gambini. Ordine del giorno Vili, XIII e XIV punto dell’Ordine del Giorno della precedente tornata. 1. Nomina d’un membro del Comitato finanziario. 2. Sanatoria per sorpasso di spese per la Civica Banda. 3. Detta per spese di rettilineo d’un tratto di muro ne’ pressi della riattata via St. Margherita. 4. Conferma nel suo posto del Signor Francesco Garetti, maestro di musica. 5. Declaratoria al Contratto di affittanza del Caffè della Loggia. 6. Resoconto prò 1882 dell’Asilo di Carità per l’Infanzia. 7. Detto della gestione economica prò 1882 del Consiglio Scolastico locale. Il Podestà - Presidente a sensi del 2.40 capoverso dell’Art. 41 Reg. Com. dichiara legalmente aperta la seduta e passando al punto Vili dell’ Ordine del giorno fissato per la precedente tornata, invita l’Onor. Consigliere Giovanni Martissa - Carbonajo a voler preleggere la Relazione sub N. 1316 de a. c. della Commissione eletta nella seduta Consigliare 22 Marzo 1883, con incarico di nominare le vie e piazze della città. Eseguita la lettura della riferta, il Podestà-Presidente, a nome della Deputazione, propone di approvare l’intero operato della Commissione e di votare atto di speciale riconoscenza ai Membri della medesima, Gnor. Signori Abate Angelo Marsich presidente, Ing. Alessandro Bratti, Domenico Dr. de Manzoni, Giovanni Martissa-Carbonajo relatore, nonché al disegnatore della mappa nomenclata, Signor Elio Bongo. Aprendo la discussione pone a disposizione dello Spettabile Consiglio, per analoga ispezione, la mappa disegnata. Poste a voti le proposte delegatizie, vengono accolte a pieni voti. Sovra deliberato della Spettabile Rappresentanza il Podestà-Presidente rifacendosi al punto XIV dell’ Ordine del giorno della precedente seduta, fa leggere dal Segretario il ricorso di Francesco Utel fu Agostino sub N. 1709 de a. c. contro Decreto dell’Autorità Edile Municipale, che gli ordinava la ricostruzione del muro di cinta crollato in via St. Margherita. A tenore del § 43 Reg. Com. prega l’Gnor. Rappresentante Luigi Utel di abbandonare la sala e questi esce. Premette il Podestà - Presidente come il muro in parola abbia minato ancora li 12 Dicembre 1882, e come ripetutamente al proprietario F. Utel sia stato concessa, in via di grazia, una dilazione. Visto che il Signor Utel non mantenne la sua promessa e che la via S. Margherita, selciata a nuovo, presenta tuttora lo sconcio di quelle rovine togliendo la possibilità di completare la selciatura appiedi di quel muro, propone a nome della Deputazione voglia lo Spettabile Consiglio passare all’ ordine del giorno sul reclamo in questione ed in argomento apre la discussione. L’Onor. Bullo chiede se e per quanto l’escavo praticato nei lavori di selciatura alla base del muro abbia influito sul crollo del medesimo. Il Podestà-Presidente risponde, che dalle informazioni tecniche attinte, il muro si sarebbe squarciato a mezzo e non alle fondamenta, per forza propria, a causa delle pioggie copiose, le quali non avendo sfogo nell’ orto Utel, avrebbero per via di ripulsione sconnesso ed aperto il muro. L’ Gnor. Gallo in appoggio di questa risposta nella sua veste di sorvegliante ai lavori di selciatura nella via St. Margherita, dichiara esplicitamente, che il livello della strada non fu per nulla ribassato sotto l’orto Utel, che il muro n’era prima assai spostato e rinforzato con un gradino di pietre sporgenti alla base, che la muratura non corrispondeva per ispessore al terrapieno dell’ orto e che la prova palmare che i lavori della strada non abbiano parte alcuna nel crollo si è, che la muraglia si sfasciava a mezzo e non alla base. Ascrive pur egli il crollo al difetto della muratura ed alla forza espansiva dell’ acqua piovana nell’ orto stesso, privo di canali di scolo. L’ Gnor. Andrea Marsich fu Domenico siccome il muro cadde subito dopo lo smovimento del vecchio selciato, e per evitare litigi propone di fare per l’Utel quanto si fece per altri, cioè, ricostruire il muro a spese del Comune o quanto meno concorrere coll’Erario Civico nella spesa, prendendo in benigno riflesso le condizioni economiche punto floride del reclamante e la grave somma occorrente al lavoro di ricostruzione. La proposta Marsich, appoggiata caldamente dall’ Gnor. Cocever e Dandruzzi, viene posta in discussione. L’ Gnor. Gallo fa invece mozione, che, respingendo il suo reclamo, si accordi al ricorrente una dilazione alla rifabbrica del muro, finché raccolga le uve del di lui orto; e che sia esonerato dal contributo di spesa di selciatura della nuova strada per il tratto sottoposto all’ orto stesso. Alla proposta Gallo s’associa la Deputazione recedendo dalla propria fatta anteriormente. Con 9 voti la mozione Gallo è elevata a deliberato. (Entrano gli Onor. 1ìapp. Utel Luigi, Ing. Pio Dr. Gambini e Giov. Batta Vascon occupando il loro posto). XIII Punto dell’ Ordine del giorno. L’ Onor. Cons. Alessandro Ing. Bratti, dopo preletta dal Segretario la Riferta della Commissione del Civico Camposanto N. 2048 de c. a., colla quale produce un nuovo progetto di cella mortuaria col relativo fabbisogno, a nome della Deputazione legge altra relazione, che propone si confermi il progetto già adottato nella seduta 12 Febbraio 1884, colle modificazioni ordinate allora dalla Rappresentanza. Compiutane la lettura e dati dal Consigliere relatore i necessari schiarimenti il Podestà-Presidente mette in discussione le deduzioni della Riferta della Commissione e quelle della Deputazione. L’Ill.mo Signor Commissario Governativo dichiara che attende sia in oggi decisa senz’ altro in un modo o nell’ altro la costruzione della cella. Se non lo fosse, a tòrsi da ogni responsabilità, dovrebbe ricorrere, benché assai a malincuore, alle già tante volte minacciate misure coercitive. menico e per la Deputazione 1’ Onor. Giovanni Martissa-Carbonajo. Eseguito lo spoglio, il Podestà proclama eletti a membri del Comitato di revisione de’ conti in discorso gli Onor. Signori Andrea Marsich fu Giammaria, con voti 15 Giovanni Meotti „ 14 Pio Dr. Gambini „ 12 Pietro Debellici! „ 10 Incarica poscia il Sig. Meotti presente a convocare gli altri membri, a costituire il Comitato ed a comunicarne al Podestà a suo tempo la costituzione, 1’ ora e giorno delle sedute, avendo egli il diritto, non il dovere d’intervenirvi. Il Podestà - Presidente fa poi le seguenti comunicazioni : — Addì 24 corrente rivolsi alla Spettabile Società di Archeologia e Storia Patria, che tenne a Parenzo la sua prima seduta inaugurale il seguente dispaccio, sub N. 2104 a. c. „Plaudendo santi scopi istituzione cotesta Società, Capodistria fa voti fiorisca a vantaggio, lustro patria diletta. “ — Sub N. 2090 a. c. l’Inclito I. R. Capitanato Distrettuale partecipa il dispaccio Luogotenenziale, che estende anche a quest’ anno il divieto di uccellare e vendere gli uccelli utili all’agricoltura. Eletti finalmente gli Onor. Signori Luigi Utel e Nicolò Dandruzzi per la controfirma del presente Verbale, il Podestà, non potendo continuare la per-trattazione del resto dell’ordine del giorno per difetto del numero legale richiesto per una prima convocazione, chiude la seduta e leva 1’ adunanza alle 83|4 poni. Sui due progetti presentati insorge vivissima discussione. Durante la medesima vengono fatte le seguenti proposizioni : 1. Da parte dell’Onor. Pio Dr. Gambini, quale relatore della Commissione al civico Camposanto : a) Resta accettato il progetto del tecnico comunale sulla base del disegno e fabbisogno prodotto dalla Commissione al Camposanto, con ciò però che il relativo dispendio non abbia a superare la somma di fior. 6000 già accordata dal Consiglio per la costruzione della cella ; l) Resta incaricata la Spettabile Deputazione Comunale di indire in brevi giorni l’asta per 1’ allogazione del tavoro e di passare il tipo della cella alla Commissione del Camposanto perchè lo modifichi riducendone il fabbisogno a soli fior. 6000. 2. Da parte dell’ Onor. Dandruzzi : Sospesa per oggi la discussione de’ progetti esaminati venga continuata in altra seduta da fissarsi il giorno 30 corrente per dar tempo alla Commissione del Cimitero ed al relatore della Deputazione Dr. Bratti di presentarli modificati a sensi delle esigenze del Consiglio emerse nella discussione. Per bocca del Podestà-Presidente la Deputazione Comunale si mostra favorevole alla proposta dilatoria dell’ Onor. Dandruzzi. In quanto alle altre due mozioni dichiara, che subordinatamente alle sue e, caso inai queste cadessero, le emenda nel senso, che si tolga al relativo progetto l’oratorio e si restringa, se possibile, il fabbricato stesso in modo da devolverne il risparmio conseguibile alla costruzione monumentale della facciata come ideata, senza sorpassare la cifra di fior. 6000. A discussione chiusa, sovra proposta dell’Onor. Pio Dr. Gambini e dietro deliberato del Consiglio, il Podestà - Presidente, a sensi del Reg. Int. Art. 82, dice che porrà a voti prima la proposta dilatoria Dandruzzi, indi quelle della Commissione del Camposanto concretate dall’Onor. Pio Dr. Gambini, assieme alla subordinata emenda della Deputazione Comunale e finalmente la mozione principale di quest’ ultima. Nella votazione cade la mozione Dandruzzi e con 10 voti di maggioranza restano accolte le mozioni della Commissione del Camposanto come emendate, rimanendo così eliminate quelle delegatizie. Il Podestà - Presidente partecipa di aver prodotto al Protocollo Generale Esibiti i conti preventivi comunali prò 1885 e propone per la Deputazione d’ urgenza la nomina di un Comitato di 4 membri, per 1’ esame e riferta dei medesimi. Deliberata senza discussione l’urgenza ed accolta -la proposta giuntale, si passa alla nomina per ischede. Fungono da scrutatori eletti dal Consiglio gli Onor. Nicolò Dandruzzi e Marsich Andrea fu Do- tili onor. Signori associati vogliano avere la cortesia d’inviare l’importo d’abbonamento da loro dovuto all’amministrazione del giornale. AVVISO Il sottoscritto assume lavori di pavimenti a palchetto in legno di rovere dell’ interno a vari disegni a f. 2.80 al metro quadrato, garantendo la bontà della merce e l’esattezza dell’ opera. Capodistria, 23 Ottobre 1884. Andrea Trenini. + SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capotta e Trieste ------- —»(gg)«.--— Col giorno 9 Ottobre corr. i piroscafi niti i munii faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capo distria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa . . . ore 7 ant. il „------„ ioy4 „ III „....„ 3 pom. I. Corsa ... ore 9 ant. II- „........„12 merid. Hi ............ 41/, pom. NEI GIORNI FESTIVI: I. Corsa. . . ore H- „----------„ HI- ----------- 7 ant. io1/« „ 5 pom. I. Corsa II. „ • IH. „ • ore 9 ant. „12 merid. „ 6 V4pom. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; per fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. Il punto d’approdo a Capo distria è il Porto, a Trieste la gge- Riva della Sanità 'SE Capodistria, 6 Ottobre 1884. Igleeg«