ACTA HI STRIAE V. ricevuto: 1996-12-03 UDK 338(450.25)" 1765/1780" 929 Carli G. R. GIAK RINALDO CARLI FUNZIONARIO TERESIANO E LE RTFORME IN LOMB ARDIA (1765-1780) Barbara COSTA assistentc, Dipartimento di storia, Universita di Milana, IT-20122 Milano, Via Chiaravalle 7 asistentka, Oddelek za zgodovino, Univerza v Milanu, IT-20122 Milano, Via Chiaravalle 7 SINTESI Dei treití'anni vissuti da Gian Rinaldo Carli a Milano (1765-1795), quindici fnrono dedicad ad un impegno direlto nella vita política mitanese, prima come presidente del Supremo Consiglio di Economía (dal J765 al 1771), poi del nuovo Magistrato Camerale (dal 1771-1780). Questo contributo vuole metiere a fuoco il ruolo avuto dal capodistriano nelle magistratitre da luí direite e nel complesso della grande stagione di rifarme che si ebbe in Lombardia fra il 1765 e 1780, un ruolo che si rivela fortemente altivo e proposilivo negli anni di presidenza del Supremo Consiglio di Economía (anni in cui Carli scrive e pubblica le site opere piú sígnificative in tema di política economica) e che riduce fortemente le proprie potenzialitá negli anni seguenti; son o questi ultimi gli anni in cui Carli torna a privilegiare quelia che luí stesso definisce la "vita (eneraría", contrapponendola alia "vita política". Scrivendo nel setiembre 1766 - appena prima, quindi, che partisse per il "Tere-siano" di Vienna - ad un figiio inquieto e spesso ostile ai conformismi, che Gian-rinaldo avrebbe invece voluto a propria immagine e somíglianza, Carli esaltava con forza l'importanza per l'uomo del rendersi utili alia societá e del niezzo che allora considerava certamente il piü atto a questo scopo, quello di diventare un ministro riformatore al servizio di un sovrano illuminato e contribuiré cosi, concretamente, al fine precipuo che ogni monarca doveva prefiggersi, quello del raggiungimento della pubblica felicita: "Una mira conviene avere; e questa allorché é aliméntala dall'onore e secondata dalla prudenza, facilissimamente si dirige al buona; e questo buono non é mai il vivere inevitabilmente per se stesso e con se stesso, che il piü delle volte é 205 ACIA IflSTRIAE V. Barbara COSTA: OIAN RINALDO CARLI FUNCIONARIO TERESÍANO..., 205-218 cattiva compagnia, come confessate d'avere esperimentato; ma il vivere per gli altri, divenendo utile ai suoi simili, che sono gli uomini; batiendo una carriera, che il mondo possa accorgersi dell'esistenza propria. Per batiere questa carriera conviene esaminare i mezzi; e questi sono il sapersi formare un buon nome e un buon concetto nel mondo, e sperare che al sicuro dell'uoiversale consenso degli uomini dai quali uao è cooosciuto, si determini il Sovrano, ad avere la clemenza di servirsi dell'opera di esso. E' più facile lo sperar ció, ove regnano Sovraní che si pregiano d'essere Padri de' popoü, e che altora sono contenti che aprono il tesoro della beneficienza per qualche persona di mérito; che ove si pensa diversamente. II servire la Sovrana più grande d'Europa, e che ama più di conquistare i cuori di chí la serve che i regni; è la cosa più gloriosa che possa accadere a un vívente (...y1 Afñdare la'propria fama presso í contemporanei e l'immortalità presso i posten a un'opera di concreto impegno pohtico, più che a scritti di carattere letterario fu a mió parere la grande "scommessa" di Carli fra il 1765 e il 1771, gli anni ín cui gli fu affidata la presidenza del Supremo Consiglio di Economía. DaU'abolizione della ferma alla redenzione delle regalie alienate, dal censimento all abolizione delle Università mercantil!, dalla riforma del sistema monetario alia questíone dei bilanci economici, non climenticando l'attività quasi decennale in seno alla Depu-tazione degli studi: in questi anni l'attività di Carli fu dawero frenetica e si divise fra la partecipazione altiva all'organismo da lui presieduto e la riflessione teórica che si concretizzo ín un notevole numero di scritti su tutti i maggiori temi di politica economica dibattuti in quegli anni. Gli anni che seguirono la soppressione del Supremo Consiglio di Economía sono gli anni del progressivo declino político del Carli e quelli del ritorno alia letteratura anche per "rimedio alia noia política";2 nonostante cío, opere come il Nuovo método per le scuole pubbliche d'Italia, ma anche L'Uomo libero e le Lettere mnericane non si possono comprendere appieno se non legándole alj'impegno ministeriale e alia lotta quindicennaleintrapresa da Carh all interno delle magistrature da lui presiedute per riaffermare e difendere strenuamente le prérogative sovrane. 1. Potremmo chiederci, per entrare subito nel vivo delle problematiche da trattare in questa sede, quali furono le ragioni principali che indussero la corte di Vienna a scegliere proprio Carli, ma anche per quale motivo il capodistriano ambiva ad offrire la propria opera alla "Sovrana più grande d'Europa".3 1 Biblioteca Cívica A. Maj, Bergamo, Archivio Carli - Rubbt, fase. VIII. 2 B. ZILIOTTO, Trecentosessantasei lettere di Oían Rinaldo Carli capodistriano cavate dagli originali e annotate, in " Archeografo Triestín o", a, 1908-1914, Jettera n. 170. 3 Per una trattazione più esaustiva dell'attivitá di Carli nel periodo di presidenza del Supremo Consiglio di Economía mi permetto di rimandare al mió saggio Gian Rinaldo Carli presidente del Supremo Consiglio di Economíapubbüca, in "Nuova Rivista Storica", a. LXXVJI (1993), fase. 2, pp. 277-318. 206 ACTA HISTKIAE V.' Barbara COSTA: G1AN RINAl.DO CARLI FUNCIONARIO TERES [ANO.... 205-218 Nel lugiio 1765 Carli presento dapprima a Lulgi Giusti e poi alia corte un "piano ragionato" attraverso il quale il capodistriano si proponeva come presidente di un nuovo organismo che avrebbe avuto il compito di dirigere la política economica dello Stato di Milano. II "piano" di Carli fu accolto in modo sostanziale nel R. D. 20 novembre 1765 che istitui il Supremo Consiglio di Economia Pubblica4 sia per queílo che riguardava il campo di attività, sia per l'organizzazione interna cui sarebbe stato sottoposto-, è significativo notare che la maggiore preoccupazione di Carli fosse innanzitutto quella che si definisse in modo inequívoco I'ambito giurisdizionale del nuovo organismo: condizione impre-scindibile perché la costituenda magistratura potesse lavorare senza mtraici era che essa avesse poten, dignità e assoluta indipendenza sia dai Senato che dal Tribunale di Provvisione, cioè dai due organi più rilevanti che, insieme al Magistrato Camerale, rappresentavano a Milano il potere politico del patriziato cíttadino. Anticipiamo qui un motivo costante di tutta l'attività política di Carli, motivo che gli costó non poche difficoltà d'inserimento nell* ambiente milanese: il capodistriano fu infatti sempre guidato nel suo agiré datl'obbiettivo di salvaguardare le prérogative sovrane, in modo particolare nei confronti delle "spinte autonomistiche" delle magistrature in mano al patriziato milanese, spinte viste da Carli come pericolose per tutto io Stato, sia perché poste in difesa di una particolare "classe" aíl'interno délia società milanese, sia perché spesso in conflittó con le prérogative deü'autoritá sovrana, tanto da portare spesso a una situazione d'insostenibile "biforcazione" deli'autorità. Carli parti per Vienna il 14 setiembre e fin dai primi giorni di ottobre ebbe la ceríezza dell'assunzione; il 16 dicembre era a Milano. II capodistriano godeva la piena fiducia del principe di Kaunitz e di Luigi Giusti, era stimato dal plenipotenciario Cario di Firmian e poteva contare a Vienna su un amico come.Cario Ignazio Montagnini, in quegli anni segretario dell'ambasciatore di Sardegna.5 Ma quale fu, nel concreto, l'attività di Carli in seno al Supremo Consiglio di Economía e il suo contributo ad alcune fra le più significative riforme in tema di política economica attuate nello Stato di Milano nella seconda metà del Sette-cento? Non a caso íl primo grosso tema affroptato dal Supremo Consiglio fin dai primi mesi del 1766 fu quello della riforma del disastrato sistema monetario. L'obiettivo di Carii era ambizioso, forte com'era deli'autorità universalmente attri- 4 I! R.D. 20 novembre 1765 e ¡e reiatíve "istruzioni" sono síati Integralmente pubblicati in C. A. VIANELLO, La riforma finanziaria nella Lombardia del XVI11 secóla. Milano, Giufíre, 1940. 5 In una lettera datata 6 febbraio 1766 CaHí veniva informato dal Montagnini di essere stato preferito a Fiiippo Muttoni e ad Antonio Pellegrini che, par avendo una maggiore conoscenza dei proplemi locaii, non avevano il suo "ingegno", qualítá che sarebbe stata messa a profitto anche neiia considerazione di una realta a Jui poco conosduta coiné quella lombarda. La lettera del Montagnini é conservata nei Fondo Carli, fase. 1501 il cui microfilm si trova presso V Archivio di Stato di Trieste. 207 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA; GIAN RINALDO CARLf FUNZIONARJO TERESIANO .„ 205 21S buítagli in questo campo: egli mirava a un intervento straoTdinario e definitivo, che andasse al di la dei prowedimenti tampone e portasse finalmente a un sistema monetario stabile e proporzionato. Le Osservazioni preventive al piano iniorno alie monete di Milano pubbücate per la prima volta nel 1766, se da un lato sono il logico sbocco delle discussioni intraprese in seno al Supremo Consiglio, dall'altro rappresentarono una chiara base di discussione che condurra di fatto fino al-l'attuazione della decisiva ríforma del 1778, II compito piü delicato dato al Supremo Consiglio di Economía fu proba-bilmente quello di predispone un "piano per l'annona" al fine di "ottenersi !a liberta della contrattazione, ed estrazione dei naturali prodottj. per sempre piü dilatare il commercio". La discussione su questo tema all'interno del Supremo Consiglio fu sempre connotata dall'opposiztoce frontale fra il "moderato" Carli (le cui tesi saranno nel complesso accolte, almeno fino al 1771) e il liberista Verri. Per il capodistriano la questione nevralgica era quella del ruolo che il sovrano doveva assumere in una materia la cui particolare delicatezza rísiedeva nel fatto che egli aveva il dovere di prowedere e garantiré la sussistenza alimentare dei suoi sudditi. Nello specifico della situazione lombarda alie radici del problema c'era il contrasto fra potere sovrano e le prerogative che le istituzioni civiche milanesi, rette dalla classe dirigente patrizia lócale, si erano arrógate in questo campo; Carli inoltre fece sempre presente come soprattutto in questa materia le visioni teoriche dovessero confrontarsi con la situazione contingente del paese, essendo jl principale obiettivo da prefiggersi quello di garantiré a tutti il roinimo per la sussistenza in anni in cui, fra l'altro, lo spettro della carestía sí riproponeva periódicamente, creando forti disagi sociali. Nella lettera-trattato indirizzata ii 2 setiembre 1771 a Pompeo Neri e intitolata Del libero commercio. dei grani6 Carli provó a confutare punto per punto túttí i capisaldi della dottrina fisiocratica e, significativamente, la maggiore accusa mossa ai suoi sostenitori era quella di avere creato a tavolino una sofisticata teoría genérale senza aver mínimamente considerato i casi particolari: "il vizio di certi filosofi, i quali da alcuni particolari fenomeni sono stati trasportad a formar de' sistemi generali della natura, s'é agli Economisti reso ancora comune; avendo voluto generalizzare per tutte le nazioni ció che hanno osservato coovenire a una sola, senza esarae delle particolari circostanze di essi l-.)"-7 _ 6 G. CARLI, Del libero commercio de' grani. A S.B. il sig. Presidente Don Pompeo Neri Consiglicre di Slato di S.A.R. a Firenze, in Delle opere del Sígnor Commendatore Don Gian Rinaldo Carli Presidente emérito del Supremo Consiglio di Economía e del Regio Ducal Muéstralo Camerale di Milano e Consigliere Intimo Attuale di Stato - d'ora in poi abbreviato in Delle opere - Milano, nell'Imperial Monastero di Sant'Ambrogio Maggiore, 1784-1794, vol. 1, pp. 99-148. 7 Iví, pp. 105-106. 208 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: CÍAN RINA1.DO CA RM RINZIONARÎO TERES IAKO.... 205-21« 209 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA; OIAN RINALDO CARLI FUNZION ARIO TERESÍANO ...,205-218 Carli ritierie invece che le sue teorie acquistino validitá. proprio dal falto di essere fondate sull'osservazione di tanti casi particoiari e reali dai quali, con método induttivo, é possibile ricavare una teoría generalmente valida. Cosí pariendo dali'analisi deila realtá lombarda il capodistriano mostra come "il com-mercio in genere, e le arti formano la vera ricchezza, e che questa poí accresce e migliora l'agricoltura (...). Que' manifattori sono agricoltori, e gli avanzi che faruio sulla manifatlura sono da essi ¡mpiegati nel terreno, e non solo i lor territoij sono come altrettantí giardini; mi anzí d'anno,in anno Ii vanno accrescendo colla colti-vazione delle brughiere (...)".8 Venendo nello specifíco alia questione delia liberalizzazione del commercio, Carli fa notare che non a caso sono prima di tutto i "possessori de i latifondi" e i "mercatanti delle granaglie" quellí che premono per un síffattoprovvedimento. Ribadisce poi un punto essenzialc del suo pensiero ín materia afferinando che "l'affare de i grani b un affare d'amministrazione e non di commercio";9 é dunque prima di tutto il político e non tanto il teorico deü'economia che si deve occupare di questo campo. Lo stato di Milano, la prosperitá di cui godeva in quegli anni e il forte incremento demográfico stavano del resto a dimostrare come la presenza d'una política annonaria non portasse alcun disturbo al progresso'economico di un paese. II trattato si concludeva con la critica a 11' "imposta única sul terreno", vista da Carli come l'antitesi del concetto di giustizia distributiva da lui sempre sostenuta: "la teoría dellimposta, secondo me, non consiste nel collocare un gran peso sopra una parte sola del corpo político; ma nel dividerlo in parti meno sensibili, che sia possibile (...)".10 Per il medesimo principio Carli contesto aspramente la proposta abolizione deila tassa mercimoniale, ventílata nel corso deila discussione sulla riforma delle cor-porazioni;11 anche in questo caso lo scontro all'interno del Consiglio fra le tesi di Carli e quelle di Pietro Verri fu significativo. L'idea di Carli era quella di sosliluire a istituti divenuti oramai poco controllabili e che perpeíuavano tutta una serie di abusi, un controllo dello stato significativo ma discreto attraverso Pistituzione di una "Camera dei mercanti" rappresentativa ditutte le realtá manifatturiere e com-mercianti; figure fondamentali ín questo contesto erano queüe dei sei "prefetti" (uno per ogní porta deila citta) i quali avrebbero dovuto disporre deí registri deí ruoli di tutti i commercianti e manifattori e vigilare sul rispetto di leggi e 8 Ivi, pp. 108-109. 9 Ivi, p. 131. Si legga a questo proposito i] primo degli otto Dialoghí sul commercio dei grani di Ferdi nando Galiani. Ricordiamo che [o spunto delio scritto del Carli fu proprio dato dall'invio al Neri di queslo scrilto e deila confuta/jone fatta da André MoreHet, 10 G. Carli, Del libero commercio cit., p. 143. 11 Su questo argomento si veda ora i) volunte di E. MERLO, Le corporazioni confliíti e soppressioni. Milano fra Sei e Sellecento, Milano, Franco Angelí, 1996. 210 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: OIAN RINALDO CAR1.1 FLFNZIONARIO TERESIANO ..., 205-218 regolamenti; era a loro riservata inoltre una importante funzione di contrallo sugli esami di ammissione dei candidati alie varie professioni e la supervisione su tutti gli atti che precedevano l'istituzione di nuove fabbriche. Questo organismo sarebbe stato, di fatto, una tonga manits del, Supremo Consigho, sottoposto ad un pesante contrallo governativo, essendo proprio ad esso che i prefetti avrebbero dovuto sempre fare rifenmanto. La dialettica tanto ovvia per Cari) ira "liberta di mercimonio" (questo si voleva ottenere abolendo le corporazíoni d'arti e mestieri) e "disciplina degli individui" non era per nulla accettata da Verri che si opporrà fortemente a questa lógica chiedendo la totale abolizione della tassa mercimoniale (tassa che Carli avrebbe voluto solo riformare fedele com'era al principio che "anche il mercimonio contribuisca ai pesi deli'intera società, cioè dello Stato") e che si lasciasse "in potere a ciascuno di esercitare qualunque arte o mestiere eccettuati i solí speziali e argentieri". L'accenno di Carli alla necessità che tutti i cittadini sostenessero equamente il fardello dei tributi rimanda ad un altro motivo fondamentale della riflessione di Carü di questi anni: l'equa ripartizione dei tributi, la "giustizia distributiva" che il censimento aveva avuto come obiettivo (obiettivo che per Carli era stato sostan zialmente raggiunto, anche se moito restava da fare ) ebbe per Carli una fondamentale funzione propulsiva per ristabilire un certo ordine all'interno della società e per evitare la bancarotta dello Stato. L'istituzione del Supremo Consiglio di Economía consentí che questa grandiosa opera, definí ta nei suoi principi fonda-mentah ma che incontrava ancora moite difficoltà pratiche di esecuzione, avesse un suo tutore, un organismo in grado di "prevenire tutti quei pregiudizi che o dalla parzialità o dai lentore nella esecuzione della Legge potevano col tempo intro-dursi, accorrendo ove ii bisogno ha richiesto, con sollecite prowidenze". Nello scritto 11 censimento di Milano,12 opera che vuole essere anche un omag-gio personale alia figura e ali'opera di Pompeo Neri, il vero motore della riforma, viene da Carli significativamente dedicata una parte sostanziale alie "riforme. delle pubbliche amministrazioni ", passo fondamentale e imprescindibile nell'attuazione della riforma censuaría "essendo dimostrato, che de' gravi disordini rovinosi alio Stato cagione fu la separazione delle parti dal loro rispettivo tutto; cosicché ogni comunità, non che ogni provincia, aveva in se stessa diverse sepárate ammini-strazione, e diversi metodi di esazione; cosí la base fondamentale del sistema fu quella di aboliré tutte queste amministrazioni, e di ridurre, non solo il tributo sotto una sola denominazione, ma di stabilité un método uniforme di aminíDistrazionc comunale e provinciale; in modo che fosse tolto l'arbítrio all'uomo, e salvo fosse l'interessé di ciascheduno individuo e di ciascheduna comunità".13 12 G. R. CARLI, U censimenlo di Milano ossia Ragionamento diviso m partí III, in Delle opere cit., vol 1, pp. 149-320. 13 Ivi, pp. 257-258. 211 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: OIAN RIÑA!,DO CARU FUNZIONARIO TERESIANO .... 205-218 Carli cómprese molto bene come questa riforma fosse stata un passo fondamentale per porre in modo decisamente nuovo il problema della rappresentanza presso il potere centrale delle comunità e province dello Stato, andando nella direzione, sempre auspicata da Carli, di una globale pacifícazione della società sotto il segno di un forte accentramento di carattere patemalistico da parte del sovrano. Quale presidente del Supremo Consiglio di Economía Carli elaboró i bilanci dello Stato per gli anni 1766 e 1767. Per il capodístriano, ostüe alia tesi che vedeva una proporzionalita diretta fra ricchezza del paese e attivo nelia sua bilancia commerciale, il bilancio di una nazione non è un semplice documento contabile stilato facendo la differenza aritmética fra quanto la nazione ha speso per acquistare dall'estero generi di qualsiasi tipo e quanti invece ne ha ricavati facendo l'opera-zione inversa: questo è infatti solo il "bilancio aritmético" e deve essere t'enuto ben distinto da quello che chiama "bilancio economico", una sorta d'indicatore dello stato della ricchezza della nazione basato sulla considerazione di píú fattori quali ad esempio le rimesse degli emigranti, l'andamento dei tassi d'interesse sui denaro, una valutazione selettiva delle materie impórtate, Nella Compendiosa retazione dei commercio dello Stato di MilanoCarli traeva indicazioni nel complesso positive per la Lombardia eccetto che per l'andamento della manifattura della lana, la cui decadenza era tutta imputata alia potenza e arretratezza della corporazione che la controllava; dall'analisi particolareggiata delle voci piu significative del commercio di importations ed esportazione con tutti i paesi cui la Lombardia faceva riferimento per i suoi traffici (questo scritto è stato definito da Bruno Caizzi "uno dei document! piu sicuri per cogbere sul vivo le correnti di traffico che s'annodavano allora in Lombardia") Carli deduceva una serie d'indicazioni che s'inserivano nel binario di una política economica di stampo pret-tamente mercantilista, essendo prima di tutto fondamentale incentivare il piu posstbile la produzione interna di quei prodotti che il paese poteva procurarsi con le sue sole forze, ostacolando contemporáneamente la loro introduzione dall'estero; questo doveva valere anche per le materie prime, per esempio col riaprire ed incentivare le miniere di piombo e ferro. Non a caso nello scritto del 1770 íntitolato Breve ragionamento sopra i bilanci economici delle nazioni^ Carli si poneva polémicamente l'obiettivo di smasche-rare coloro che "s'imbarazzano nelle miserie dei piccoli dettagli, o negli equivoci 14 Compendiosa relazione del commercio dello Stalo di Milano, col confronto detla attività, e passività di esso, apparente nei Generali Bilanci degli anni 1762, e 1766 utnilissimamente rassegnate alla S.C.M. dal Presidente Ginn Rinaldo Carli colpermesso delta medesima M.S., ¡ri C.A. V1ANELLO, Sag g i inediti di Gran Rinaldo Carli Sulla economía pulfblica delto Stalo di Milano, Firenze, Oischki, 1938, pp. 143-162. 15 G.R. CARLÍ, Delle opere cit., vol. 1, pp. 51-98. 212 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: CUAN RÏNALDO CARLl FUNZIONARIO TERESIANO ... 205-218 dei minuti conteggi", affermava la necessità di redigere tanti bilanci quanti sono le nazioni con cui si hanno rapporti commercial! e ribadiva che per arrivare a co-noscere e valutare "lo stato economico di una nazione" era necessario considerare per almeno dieci anni consecutivi tutta una serie di dati relativi al paese con-siderato (popolazione, costo del denaro, andamento dei prezzi di beni mobili e im-mobili e cosí via). Ma questo scritto, che per molti versi si limito a ribadire tematiche già espresse da Carli nelle sue relazioni ai bilanci presentate alia corte, si concludeva con un efficace ritratto del "vero politico" e con l'esaltazione del suo modo di agiré: "a principio si raccolgono i lumi, onde conoscere la via, per cui si puô pervenire alla cognizione de' rnali e de' beni, in seguito si conosce, se essi siano costanti e reali; e, conosciuto questo, si puô proporre qualche riforma e qualche rego-lamento: dico qualche riforma, perché le decisive risoluzioni possono essere inopportune, o dannose (...) il vero politico s'accontenta d'essere osservatore atiento e tranquillo sullo stato della nazione; non azzarda decisivi regolamenti, né pretende di far tutto e di poter far tutto; ma in proporzione de' tempi, delle circostanze, dell'indole, ed abitudini della Nazione, va lentamente proponendo i rimedi, e passa indi agli ordini e ai prowedimenli (...)" "II vero politico -conclude Carli - deve essere tutto di tutti", deve cioè rappre-sentare e difendere ogni parte della società che si trova a dover dirigere, perché sa che "una classe sola d'uomini non è atta a formare una società". Mi sembra di poter dire che .questo è un passo fondamentale per comprendere l'ideale figura del politico riformatore che Carli sentiva di poter incarnare". 2. Negli anni di presidenza del Supremo Consiglio di Economía Carli si era anche fatto un'idea precisa dei "malí" che afflíggevano il sistema politico ammini-strativo dello Stato di Milano nel suo complesso e in verità non si apprestava a bene accogliere le novîtà che sarebbero eraerse dalle conferenze viennesi della primavera-estafe 1771.17 1J carteggio col Firmian ci mostra molío chiaramente come l'istiíuzione della Camera dei Conti fosse mal vista da Carli, preoccupato del fatto che "il dividere in 16 lvi, pp. 91-92. 17 Era iniziato con lo sciogíimento dciia ferma (R.D. & lugiío 1770) il process di rinnovamentodeli'ammínistrazione lombarda; pochi mesi dopo, il R.D. 2S dicembre 1770 istituiva la "Camera dei conti e nominava una "Giunta governativà" (di cui Carli faceva parte) che avrebbe dovuto "esaminare i punti deíla stessa riforma e proporli successivamente alia Sovrana nostra determinaztone"; nella primavera del 1771 ci fu la convocazione a Vienna di una delegazione rappresentativa deH'amministrazione lombarda, passo imtnedíatamente precedente la strutturaziuiie dei nuovi assetti deîle magistrature lombarde avvenuta col R.D. 23 setiembre 1771. Sulla "rivoluzione générale del sistema" delle magistrature lombarde del 1770-1771 cfr. C. CAPRA, La Lombardia austríaca nell'età deïle riforme (1706-1796), Torino, Utet, 1987, pp. 265 sgg. 213 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: CIAN RINALDO CARLI FUNZIONARIO TERESIANO.... 205-218 tante parti, o Giuüte l'autorità di Governo non era altro che diminuiré e snervare l'attività di esso"18. Il rischio paventato dal capodistriano è ancora una volta quello che il,potere centrale potesse perdere il contrallo della situazione lombarda in anni in cui, anche a causa della progressiva perdita di incisività del Dipartimento d'Italia a Vienna, gli "affari" lombardi avevano presso la corte sempre minore considerazione. Le proposte del capodistriano appaiono decisamente "conser-vatrici": all'inutilità della Camera dei Conti oppone la necessità di mantenere íd vita il Supremo Consiglio di Economía separandone pero la fínanza (richiesta percepita nel 1780) e facendone un ramo a sé direttamente controllato dal governo. Ma le voci che si diffondevano a Milano nelTestáte 1771 andavano in tutt'altra direzione rispetto alia speranze del Carli: si parlava infatti insistentemente di un drástico ridimension amento del Supremo Consiglio, cui sarebbero state tolte le competenze in materia di commercio e zecca per affidarle ad un nuovo organismo presieduto da Pietro Verrí. In una lettera inviata a Domenico Volpi íl 20 lugíio 177119 Carli si lamenta del fatto che il vero tentativo sarebbe quella di ridurre il Supremo Consiglio ad un "nome insignificante": lo si vorrebbe infatti privare dei due principal! requisiti che "distinguono i Tribunali, Giurisdizione e Rappte-sentanza" riducendolo a "tre consigíieri di Censo", togliendogli ogni potere giu-risclizionale e ponendo nello stesso tribunale due materia inconciliabili "Ammini-strazione, cCenso": "se in Consiglio si avesse a fare le adunanze dell'amministrazione, gü affari del Censo non si potrebbono, come conviene, eseguirsi; ed una parte pregiudicherebbe l'altra: II Censo ha il Sopraintendenzíale ove termina, ed è giurisdizione separata. L'aroministrazione deve dipendere dal Magistrato per il Giudiziario, e dal Governo appresso cui deve essere il Consiglio di Fínanza (...)": In un'ottica decisamente conservatrice (ma anche Pietro Verrí, lo ricordíamo, si dimostró nettamente contrario a questa ipotesi prospettata per il Supremo Consiglio), ie critiche di Carli alie novità che si prospettano intuirono pero quaii sarebbero potute essere le conseguenze négative a livelli di organizzaziorte del lavoro del rinnovato organismo dovute all'esautoramento di ogni potere giu-risdizionale e alia compresenza di "amministrazione e censo" secondo la massima "falsa e captiosa... che tutto è tributo". E' innegabile inoltre che Carli sentisse una 18 Carti a Firmian, 25 apriíe 1771 in Fondo Carli, fase. 1497. 19 Archivio di Stato di Milano (d'ora in avanti ASM), Uffici Regí (Tribunali) p.a., busta 689. Copia di iettera fatta stendere dallo stesso Volpi che ia ttasmise al Firmian i! 31 lugíio 1771 per sapere cosa i] plenipotenziario ne pensasse. Molto intensa e interessante fe la corrispondenza fra Carli e Firmian nei mesi di maggio e giugno 1771 e uno dei temí continuamente affrontati é proprio quelle delle conferenze viennesi, alle quali Carli non era stato invitato. 214 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: G!AN RINA1.00 CARLI FUNCIONARIO TERESIANO ....205-218 riforma di questo genere come un'offesa alia sua persona e al lavoro di tan ti anni: non avendo compresa la volontá di razíonalizzazione dell'amministrazione proveniente da Vienna, giunse a credere che molte delle spinte al canibiamento di cui avea sentore in quei mesi non fossero dettate da altro che da persone a lui ostih "in un paese ove per costituzione s'abomina chi ama l'ordine, la chiarezza. e toghe gh arbitri e le oscuritá".20 Le decisioni scaturite nella "rivoluzíone generale del sistema" delle magistrature lombarde e la nomina di Carli a presidente del nuovo Magistrato Came-rale se da un lato costituirono per Carli una sorta di rivincita nei confroati di chi aveva cercato di esírometterlo dalla scena política milanese, dall'altro andavano in una direzione moito diversa da quella che il capodistriano aveva immaginato come la piü opportuua. Innanzitutto si era cancellato il Supremo Consigüo di Economía, un organismo che Carli sentiva dawero come una propria creatura oltre che come una grande "ínvenzione" política; non poteva ínoltre soddisfarlo la decisione di separare nettamente le competenze giurisdizíonali (tutte riunite nella maní del Senato) da quelle che riguardavano la gestione piü propriamente amministratíva deüe materie assegnategli. Un sistema secondo cui "il Senato giudica; il Magistrato Camerale regola; ta Camera dei Conti sindaca" che era parsa cosí opportuna al Verri21 non convinceva CarU che, fra l'altro, vedeva rinfocolare il suo malumore da quella che percepiva come una rivincita del Senato che aveva riacquístato ai suoi occhi parte di quel prestigio e autoritá che aveva perduto negli anni precedenti. Di fatto per5 la scelta del Carli alia presidenza del nuovo organismo ha del clamoroso: fu con molta probabilitá la stessa María Teresa ad importe questa scelta. Carli poteva contare sull'appoggio di Firmian, ma non godeva la piena fiducia di Giuseppe II, rimasto moito sfavorevolmente impressionato, durante il suo viaggio a Milano del 1769, dal funzionamento del Supremo Consiglio; neppure Kaunitz, cui dispiacevano certe posizioní eccessivamente conservatrici in tema di política economica, gli poteva garantiré un incondizionato appoggio político. Anche all'interno del Dipartimento d'ltalia a Vienna, dopo la scomparsa del Giusti e l'awento dello Sperges, 1'appoggio al capodistriano si era fatto moito piü blando. II nuovo incarico coincide con una svolta significativa uel concepire il proprio molo all'interno della nuova magistratura da parte del Carli. Se nei sei anni di presidenza del Supremo Consiglio abbiamo visto il capodistriano agiré quasi fre- 20 ASM, Uffici Regí (Tribunali), busla 689. 21 Pietro a Alessandro Verri, 9 ottobre 1771, in Caríeggio di Pietro e Atessandro Verri cit, voi. IV, pp. 254-257. Pietro si dichiara soddisfatto della netta divisione di competenze fra Senato e Magistrato Camerale: "pare saasi opportuna, poicha toglie alie radiciogni dispula di giurisdizione ed é levato I/inconveniente d'esseie baizato da un tribunale ali'altro chi cerca ragione". 215 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: CHAN R1N ALDO CARL! FUNZiONARlO TERESIANO ..., 205-218 neticamente fra l'attivitá ministeriale e queha di scrittore e polemista, ora la figura del "burocrate" sembra emergere con molta piü forza rispetto a quella del ministro illuminato e sembra mancare quel profondo impegno uella delineazione di precisi programmi di riforma che aveva connotato il periodo di presidenza del Supremo Consiglio di Econotnia. II nuovo Magistrato Camerale fu spesso costretto a distri-carsi, senza sovente venirne a capo, fra lo svolgimento della grandiosa mole degli "affari minori'' e quella delta necessitá di portare a termine importanti opere di riforma rimaste incompiute negli anni precedenti. Gli anni 1774-1780 ci mostrano un Carli che sostanzialmente rinuncia a Tealizzare puntuaíi interventi (eccetto naturalmente la sua partecipazione al dibattito sulla riforma del sistema monetario) sui temi piü qualifícanti delTazione del Magistrato CameTale, II 1774 coincide del resto cou l'inizio di una nuova "stagione letteraria" inaugurata con la pubblica2ione del Nuovo método per le scttole pitbbliche d'Italia e continúala poi con le Lettere Americane e L'uomo libero. Carli compose in questo periodo alcune fra le sue opere piü conosciute e lette e viene naturale mettere in qualche modo in relazione 1'aUentamecto sostanziale del suo impegno dal Magistrato e questa rinnovata ispiTazione letteraria. Come si accennava, se si escludono alcuni interventi scritti svolti nel corso del dibattito sulla riforma del sistema monetario,22 tnancano del tmto in questi anni significativi scrittii del Carli sui principali temi di dibattito político economico. Tuttavja U contributo di CarU ad una riforma che "puó essere assunta come modello dei riordínamenti monetari italiani del Settecento"23 fu estremamente significativo e uno sguardo anche superfíciale alie quattro gride emanate il 25 ottobre 1778 pub daré l'idea del peso che il presidente del Magistrato Camerale ebbe in questo campo: "Nessuno fra i Ministri e pero piü esposto di me. E' vero che conoscendo io la tenuitá de' miei servigi non posso aver la sorte di aspirare ad alcun mérito, ma al contrario posso temere d'essere sospettato, e forse anche dichiarato autore di ogni benché mínimo disordine, e inconveniente; onde sopra di me solo cada la colpa, e l'odiositá di un affare di tanta conseguenza (...)" Ponendo questa osservazione quasi a premessa delle osservazioni del 16 aprile 1778 Carii sembra voler porre sulle proprie spalle tutto ii peso di un eventuale falümento dell'opera di riforma ma, al di la della retorica svalutazione dei suoi eventuali meriti, egii si pone in realta come uno, se non il principale, degli arteficí 22 C.A. VIANELLO, La riforma monetaria in Lomabardia nella seconda metà del Settecento, Milano, Giuffrè, 1939, pp. 163-193. 23 U. TUCCI, Monete e rifarme monetarie nelfltalia del Settecento, in "Rivista Storiea Italiana", a. XCVIII (1986), pp. 113. 24 C.A. VIANELLO, La riforma monetaria in Lombardia cit., p. 179. 216 ACTA HI STRIAE V. Barbara COSTA: OIAN R1NA1..D0 CARLI FUNZIONARIO TEKESIANO .... 2ÜS-2tS di essa. Giunto ormai alia fine della sua camera política rivendica cosí, significativamente, il mérito di una notevole riforma proprio in quella materia per i'autoritá sulla quale si era proposto, nel 1765, come candidato a un posto di grande rilievo al servizio di María Teresa. II R.D. 1.4 dicembre 1780 accorda a Carli la sperata "onorifica giubilazione" col mantenimento dell'intero stipendio di 20000 lire annue. Scrivendo al cugino Gra-visi il 10 luglio 1781 Carli definiva cosi la sua situazione: "lo vivo tranquillo;, e non ho altra immagine che quella dell'uccello, il quale scappato dalla pania, tuttoché ci abbia lasciato gran parte delle penne, puré canta e s'allegra, nei godere di sua libertá. lo non ricercheró mai aulla e non diro mai altro, se non che S.M. mi mantenga in quella situazione, in cui egli mi ha posto con Regio Dispaccío de' 14 dicembre 1780 (...)".25 Ma un auno dopo, con una riforma del sistema delle pensioni la cui ferrea lógica ed essenza Carli non poteva comprendere, l'assegnamento di Carli fu ridotto a un terzo e a nulla valsero i tentativi di ridurre l'imperatore a ritornare sui propri passi. 1 Da questo momento la vita di Carli, fra ristrettezze economicbe, vicissitudini familiari, ripresa di antichi interessl e di nuove polemiche procederá del tutto avulsa da ogni diretto interesse nei confronti deH'evoluzione della política nello stato di Milano. 3. Con straordinaria perspicacia, parlando di Carli al fratello Alessandro nel marzo 1780, pochi mesi prima, quindi, deíla giubilazione del capodistriano e in un periodo in cui lentamente si stava rinsaldando la rottura di quindici anni prima, Pietro Verri cosi si esprimeva: "Nel ministero da dieci anni a questa parte non dovrebbe aver trovato che disinganni; eppure non é filosofo abbastanza per livellarsi, tanto píü che avendo egli l'amabile risorsa delle lettere gli sarebbe pur meno difficile il riuscirvi. Per un uomo di vera ambtzione il milanese é un teatro troppo piccolo, né da qui mai s'alzerá una testa che possa essere veduta in Europa come ministro. Le lettere tiducono l'uomo alio stato d'Europeo e non gli escludono un nome anche presso i posteri(...)".26 Ma Carli aveva mostrato di aver capíto giá da alcuni anni quella Iezione: si era andato sempre piü convincendo di quanto fosse progresivamente ristretto lo spazio offertogli da Maria Teresa nel 1765 e ritornó a impegnare il tempo sottratto all'attivitá política neü'attivitá letteraria. Tuttavia opere come T "Uomo libero" e 25 B. ZILIOTTO, Trecentosessantasei lettere cit, n. 259. 26 Pietro ad Alessandro Verri, 29 marzo 1780, in Corteggio di Pietro e Alessandro Verri, a cura di F. Novati, E. Greppi, A. Giulim, G. Seregni, 12 voil.. Milano, Cogliati poi Giuffré, 19104942, voí. X?. 217 ACTA HISTKIAE V.' Barbara COSTA: OIAN R1NAI.DO CARLi FUNZIONARIOTERES!ANO.... 205-218 le "Letíere americane" sono anche inscindibil mente legate ai travagliati anni di "Magistrato" e alia riflessione compiuta in quella che Caili definí la "vita politica" contrapponendola alia "vita letteraria" 27 POVZETEK Od tridesetih let, kijih je Gianrinaldo Carli preživel v Milanu (1765-1795), jih je bilo petnajst posvečenih aktivnemu delovanju v milanskem političnem življenju, najprej v vlogi predsednika Vrhovnega gospodarskega sveta (od 1765 do 1771), potem pa kot predsednik nove Sodne zbornice (od 1771-1780). Pričujoča študija se osredotoča na vlogo, ki jo je Koprčan odigral pri upravljanju sodišč, ki jim je načeloval, in pri reformah v Lombardiji, ki so bile posebno intenzivne v letih med 1765 in 1780; na vlogo, ki je bila še posebej dejavna in prodorna v letih njegovega predsedovanja Vrhovnemu gospodarskemu svetu (v teh letih je Carli napisal in objavil svoja najpomembnejša dela s področja gospodarske politike) in ki je v letih, ki so sledila, hitro izgubljala svojo moč. V tem zadnjem obdobju daje Carli ponovno prednost temu, čemur pravi "literarno življenje" in kar poslavlja nasproti 'političnemu življenju". 1 27 Lettera di Carli al cugino Gravisi, 7 gennaio 1795, in B. ZILIOTTO, Trecerttosessantasei lettere cit., n. 366. 218