II vasellame bronzeo romano : grandi bacili e piccoli mestoli-colini Dragan Božič' Grandi bacili Tra i materiali recuperati dalle rovine della cittä romana di Emona, situata sulla riva sinistra del fiume Ljubljanica nel luogo deH'odiema Ljubljana in Slovenia centrale, appare un curioso oggetto in bronzo, finora inedito (fig. 1: 1). Esso e conservato nel Museo Nazionale della Slovenia a Ljubljana (n. inv. R 10731) ed e compo-sto da due parti. Una placca leggermente concava di dimensioni 3,2 x 3,1 cm e appoggiata su una parte verti-cale. La placca ha forma quadrangolare con i lati concavi e gli angoli a forma di foglia. La parte verticale, massic-cia e di forma ovale, reca al centro un foro irregolare. II suo perimetro e piano nella parte opposta alla placca quadrangolare, mentre a sinistra e a destra dell'appiattimento e scanalato. L'oggetto puo essere paragonato a un piccolo gruppo di oggetti di bronzo trovati nella tomba 113 della necropoli lateniana di Karaburma a Belgrado (Todorovič 1972, 36, no. 6, tav. 34: 4) e in alcuni insediamenti della Dacia pre-romana (a Ardeu, Costesti e Grädistea de Münte [Sarmi-zegetusa regia] in Transilvania e a Divici sulla riva sinistra del Danubio - fig. 3; Rustoiu 1996a, 70, fig. 20: 6-8; 21: 3, 4; laroslavschi 1997, 68-69, 151, tav. 42). Tutti Fig. 1 — Piedi di bacili a base tripode tipo Tassinari SlIOO : 1 Emona, 2 Corinlo (da Davidson 1952). Scala 1/2. questi hanno dimensioni piü grandi (fig. 2: 1-4), ma la loro forma e molto vicina a quella dell'oggetto di bronzo di Ljubljana. Gli angoli delle placche degli esemplari di Karaburma, di Ardeu e di un esemplare di Grädistea de Münte sono appuntiti, quelli dell'altro esemplare di Grädistea de Münte terminano con un ampliamento tras-versale e quelli dell'esemplare di Divici recano protube-ranze bifide. II perimetro della parte verticale degli esemplari dalla Romania e appiattito nella parte inferiore; questo appiattimento non e parallelo alla placca quadrangolare. Giä nel 1970 1'oggetto di Ardeu e stato interpretato da Märghitan (1970, 12) come incudine da gioielliere. L'esemplare di Karaburma al contrario e stato pubblicato da Todorovič come manico di bronzo. Märghitan (1976, 17, fig. 2) ha osservato sulla ipotetica incudine di Ardeu tracce di numerosi colpi di martello e fitte incisioni a cesello, non come ci si aspetterebbe sull'appiattimento, ma sulle altre superfici della parte verticale. L'inter-pretazione come incudine e stata espressa anche per un esemplare di Grädistea de Münte (Glodariu, laroslavschi 1979, 101). Nel 1995 il Medelet ha raccolto per la prima volta gli esemplari di bronzo dalla Romania e da Karaburma, aggiungendo ad essi un oggetto simile di pie-tra, trovato sulla riva destra del Danubio nella zona delle Porte del Ferro e appartenente alla collezione Pongracz del museo di Timisoara (Medelet 1995, 95, fig. 1: 1). Questo, perö, ha la parte verticale piü larga, che sopra non e piatta, ma provvista di due scanalature. Secondo il Medelet (ibid.) queste incudini a causa delle loro piccole dimensioni servivano soltanto per la produzione di gioiel-li d'oro, argento e stagno. Alui sembrava molto probabi-le, anche sulla base di queste incudini, che gli artigiani che erano attivi nei territori degli Scordisci e dei Traci a sud del Danubio fossero parzialmente emigrati a nord del Danubio dopo l'inizio del I secolo a. Cr. (ibid., 97). ' Znanstvenoraziskovalni center SAZU, Inštitut za arheologijo, Novi trg 2, SI-1000 Ljubljana, e-mail: dragan.bozic(azrc-sazu.si 2 O g-R A" 6 S« mS ^ ' "op-" 2 D-ici, 3.4 Grädistea de Mun.e (da Rus.oiu ,996a), 5, 6 Pompei II Rustoiu (1996a, 70; 1996b, 123) ha attribuito la tomba 113 di Karaburma a un gioielliere. L'attribuzione sarebbe giustificata dalla presenza di scarti di bronzo e di utensili (due «Stanzen» e un'incudine) nel corredo. In realtä, la tomba conteneva i seguenti oggetti bronzei (Todorovic 1972, 35-36, tav. 34; 35): un manico a sezio-ne rettangolare privo delle estremitä, un vaso di bronzo frammentato e molto deformato, non pubblicato, poi un frammento deformato di un vaso di bronzo con decora-zione a volute e a palmette, che misura 15 x 11 cm, tre oggetti cilindrici vuoti di sconosciuta funzione (secondo Todorovic si tratterebbe di parti di amesi artigianali, ibid., 82), I'ipotetica incudine e una placca rettangolare di lamina di bronzo, deformata dal calore, sulla quale si trovano alcuni fori. laroslavschi (1997, 68) ha inserito il gruppo di oggetti qui considerati nel tipo VII delle incudini dei Daci, che include gli esemplari in bronzo di varie forme, mentre il tipo VII delle incudini daciche secondo Rustoiu (1996a, 70) comprende gli esemplari in bronzo e in pietra del tipo qui esaminato. Concludendo questo breve esame della storia delle ricerche vorremmo dire che Rustoiu nei suoi lavori piu recenti (1999, 192-193, fig. 7; 8; 2000, 234-237, fig. 1: VII; 5) ha ripetuto le opinioni, giä precedentemente espresse, citando anche la supposizione di Medelet sull'emigrazione degli artigani dal sud al nord del Danubio (Rustoiu 1999, 193). Secondo Rustoiu (2000, 236-237) le incudini del tipo VII ebbero origine nel paese degli Scordisci, dal quale sarebbero state diffuse verso il territorio dacico sulla riva sinistra del Danubio e a sud-ovest della Transilvania. Questa opinione sarebbe soste-nuta dalla cronologia delle incudini: gli esemplari nella Serbia si daterebbero nel I secolo a. Cr. e gli esemplari nella Dacia nel I secolo d. Cr. Dal territorio degli Scordisci proviene accanto all'esem-plare dalla tomba 113 di Karaburma un nuovo pezzo, tro-vato nel 1998 durante I'esame del terreno della necropoli Blato presso Vinkovci nella Slavonia orientate. Esse fu interpretato come parte di un vaso di bronzo e confrontato all'esemplare dalla tomba 113 di Karaburma (Dizdar 2001, 106 e 115). L'oggetto si avvicina per la forma della placca quadrangolare all'esemplare di Karaburma e per la forma della parte verticale all'esemplare di Ardeu. Tenendo conto, pero, che un esemplare proviene da Emona in Slovenia e un altro, pubblicato giä nel 1952, da Corinto in Grecia (Davidson 1952, 338, no. 2897, tav. 137 - fig. 1: 2), r origine di questo tipo di oggetti dal territorio degli Scordisci puö essere messa in dubbio. Nella monografia di Suzanne Tassinari sul vasellame bronzeo di Pompei troviamo anche la prova che non si tratta affatto di incudini. Gli oggetti in questione sono in realtä i piedi di vasi di bronzo romani e, piu precisamen-te, i piedi di bacili a base tripode tipo Tassinari SHOO (Tassinari 1993, parte 1, 93,135, n. inv. 7274; 137, n. inv. 8184; 171, n. inv. 1958; 182, n. inv. 3483; tav. 38: 1; 173: 1, 2; parte 2, 200-201). I grandi bacili con il diametro all'imboccatura tra 36 e 40 cm hanno infatti una base di sostegno tripode (fig. 2: 6); ogni piede e composto da una parte ad anello a base piana sormontata da una parte quadrangolare, convessa, fissata al fondo della vasca (fig. 2: 5). La parte quadrangolare ha i lati concavi, mentre i quat-tro angoli sono appuntiti, trilobati o a forma di palmetta. II perimetro delle parti verticali reca in alcuni casi una scanalatura, interrotta dall'appiattimento. Sebbene alcuni esemplari di questo tipo di bacili siano venuti alia luce in Pompei, con molta probabilitä non si tratta di prodotti d'etä imperiale. Gli esemplari dalla Romania non provengono da contesti chiusi e cosi non possono essere datati con precisione. Decisiva sarebbe la datazione della tomba 113 di Karaburma, che tuttavia non si puö Stabilire facilmente. II Todorovič (1972, 86, 88-89) I'ha datata nella fase recente del III periodo (in termini assoluti secondo lui tra 200 e 85 a. Cr.) senza particolari argomentazioni. Come potemmo dimostrare venti anni fa (Božič 1981), la sua cronologia della necropoli di Karaburma e in gran parte sbagliata. Le tombe lateniane della necropoli possono essere divise in tre gruppi omo-genei, appartenenti ai periodi Beograd 1, 2 e 3. Nelle tombe del periodo Beograd 3 appaiono le armi, tipiche per la fase LT Dl della cronologia centro-europea, e i vasi di bronzo tardorepubblicani, per esempio mestoli tipo Pescate e padelle tipo Aylesford (ibid., 328, tav. 3; 4; Feugere, Rolley 1991, 63-72 e 97-112). La tomba 113 pero non si pote inquadrare a causa del carattere eccezionale del corredo. Oggi, tuttavia, possia-mo citare due confronti per l'oggetto cilindrico con capocchia convessa, decorata da linee incise radiali e separata dal corpo da una scanalatura (Todorovic 1972, 36, no. 4, tav. 34: 1). Essi provengono da un deposito tro-vato in localitä Leisenhartfeld aH'interno deWoppidum di Manching e datato nella fase LT Dl (Endert 1991, 3,101102, 139, tav. 34: 520, 521). Questo conteneva fra I'altro le parti di manici di colini tardorepubblicani (ibid., 87-89, 133-134, tav. 26: 409, 415; 27: 430, 432; Feugere, Rolley 1991, 89-95) e un intero boccale tipo Idrija (Endert 1991, 85-86, 133, tav. 25: 400, 401; Feugere, Rolley 1991, 5359). A questa datazione sembra corrispondere la datazione della necropoli Blato presso Vinkovci. Quasi tutti i ritrovamenti di questo sito possono essere attribuiti alia fase LT Dl (Dizdar 2001,120-121, tav. 4-6). Soltanto una fibula del tipo Jezerine (Dizdar, Iskra-Janošič, Krznarič Škrivanko 1999, 120, no. 181) sarebbe piü recente (Demetz 1999, 104-105). Riassumendo, possiamo dire che le cosidette incudini dalla Romania e da Belgrado, nonche gli oggetti della stes-sa forma, trovati a Vinkovci, Corinto e Ljubljana (fig. 3), rappresentano i piedi di bacili del tipo Tassinari SHOO, prodotti verosimilmente in etä tardorepubblicana. Essi non possono essere collegati al mestiere di gioielliere, ma possono essere inclusi nell'ampia importazione del vasellame romano tardorepubblicano attestata durante la fase LT Dl nei ter-ritori dei Taurisci, degli Scordisci e dei Daci (Breščak 1982; Holliger, Holliger, 1986, 21, cat. no. 112, tav. 13:112; Božič 1999,199; Popovič 1992; Glodariu 1976). Fig. 3 — Diffusione dei piedi di bacili a base iripode tipo Tassinari SllOO. Piccoli mestoli-colini Da alcuni siti sloveni, soprattutto dalle due necropoli situate nella regione di Dolenjska, quella di Strmec sopra Bela Cerkev (Dular 1991, 55-58 e 87-105) e I'altra a Za cesto presso Verdun a sud-est di Novo mesto (Breščak 1989), nonche dal fiume navigabile Ljubljanica (Horvat 1990, 173-175; Bitenc, Knific 1997), che in etä romana era I'inizio dell'importante via fluviale Ljubljanica-Sava-Danubio, provengono alcuni esemplari di vasi di bronzo romani, che riuniscono il mestolo e il colino. AH'estremita del manico verticale lungo o corto si trova un piccolo colino. La vasca e emisferica o a fondo piatto. La maggioran-za di questi mestoli si inserisce bene nella tipologia dei mestoli di bronzo romani elaborata da Radnöti (1938, 97104, tav. 8). Si tratta dei tipi 39, 40 e 42. I mestoli tipo 39 (fig. 4 e 5) hanno una vasca emisferica con due appendici sull'orlo. L'altezza e compresa tra 19 e 22 cm, il diametro del colino generalmente tra 3,5 e 4 cm. II mestolo da Vrhnika (Horvat 1990, 296-297, tav. 33: 6 -fig. 4) ha dimensioni piü ridotte (altezza 17,5 cm, diametro del colino 3 cm). L'orlo della vasca puö essere decorato da incisioni (fig. 5) e sotto di esso sono in alcuni casi una o due solcature orizzontali. 11 manico di tre esemplari reca nella parte superiore due appendici ad uncino (Bolsena: Feugere 1991, 83; San Vito al Tagliamento: Buora 1985, 88, fig. 12; Bela Cerkev: Breščak 1982, tav. 8: 68 - fig. 5: 2). La parte esterna del manico e qualche volta decorata con un disegno ad intreccio tra due coppie di linee trasver-sali (Empel: Roymans, Derks 1994, 178, fig. 2: d; Lambesc: Feugere 1991, fig. 21: 6; Raveo: Righi 2001a, 127, fig. 20: 82; Righi 2001b, 147, fig. 5: 4 - fig. 5: 1). I manici del mestolo dalla tomba di Bcrry-Bouy e di un mestolo dalla Saone hanno immediatamente sotto il colino esternamente quattro solcature trasversali (Chew 1991, Fig. 4 — Mestolo tipo Radnöti 39 dal fiume Ljubljanica a Vrhnika. Scala 1/2. 117, fig.; Feugere, Gonon 1994, 500, fig. 1). L'estremitä inferiore del manico e in alcuni casi decorata da coppie di solcature convergenti (fig. 5: 1, 3). II fondo dei mestoli tipo 40 e piatto, leggermente concavo o leggermente convesso (fig. 7; Breščak 1995, fig. 4: 5, 6). Esternamente e decorato da una, due o tre Serie di duplici o triplici cerchi concentrici. I mestoli sono alti tra 13,4 e 17 cm, mentre il diametro del colino misu-ra tra 2,1 e 3,1 cm. Ad eccezione del mestolo dalla tomba 2 di Arras (Feugere 1991, fig. 21: 3) e del mestolo dal passo di Gurzuf (Novičenkova 1995, 123, cat. no. 29) l'orlo e privo di appendici. La vasca ha le pareti conves-se, coniche o biconiche, il labbro e svasato. Sulle pareti qualche volta ci sono linee orizzontali (fig. 7: 1, 2). II manico e esternamente decorato con due linee oblique o orizzontali sotto il colino e con un di.segno a reticolo tra due linee semplici o duplici trasversali sopra la vasca. Raramente anche presso ogni lato si trova una linea verticale (fig. 7: 2). L'orlo della vasca puö essere decorato con fini incisioni (Breščak 1995, fig. 4: 6). 1 mestoli tipo 42 sono i piü piccoli (fig. 8). La lore altezza misura tra 11,4 e 13,4 cm, il diametro del colino e compreso tra 1,8 e 2,6 cm. Sulla parte esterna del fondo, distinto dalle pareti convesse, sono cerchi concentrici, combinati qualche volta con scanalature circolari. L'orlo e aggettante verso 1'interno. Sotto di esso e una scanalatura, alla quale segue una costolatura decorata a perlinatura. II manico e munito in alcuni casi nella sua parte superiore di due appendici laterali (fig. 8: 4,5). Alla meta circa e decorato da costolature trasversali, in maggioranza dei casi con una piü larga tra due coppie di costolature piü streite. Fig. 5 — Mestoli tipo Radnöti 39 :1 Monte Sorantri sopra Raveo (da Righi 2001), 2,3 Strmec sopra Bela Cerkev. Scala 1/2. Parallelamente a ogni lato corre una linea incisa. II mes-tolo da Mainz (Petrcvszky 1993, 297, tav. 26: S.09.01) e il frammento da Zurzach (Hänggi, Doswald, Roth-Rubi 1994, 561, fossa 133, tav. 37: 133.1) portano sulla parte piü larga del manico anche una decorazione composta da piccoli cerchi e linee curve a puntinato. Radnöti ha dato nel suo lavoro indicazioni erronee su alcuni mestoli a manico verticale conservati nel Museo Nazionale della Slovenia a Ljubljana. Secondo lui tutti provengono da Emona. Si tratterebbe dunque di rinveni-menti provenienti dalle necropoli di Emona, databili in etä postaugustea. In realtä il mestolo tipo 38 (no. inv. R 3804; Radnöti 1938, 98, tav. 8: 38) proviene dalle tombe in loca-litä Okrajno glavarstvo a Novo mesto (Breščak 1982, 4849, tav. 8: 69), che rappresentano una parte della bene conosciuta necropoli di Beletov Vrt del periodo tardolate-niano-imperiale (Knez 1992). 11 mestolo tipo 39 con due appendici ad uncino sul manico (no. inv. R 2883; Radnöti 1938, 99) e stato trovato nella necropoli tardolateniana-imperiale di Strmec sopra Bela Cerkev, la quale nella let-teratura spesso appare sotto il nome Šmarjeta (Breščak 1982, 48, tav. 8: 68; 20: 68 - fig. 5: 2). II mestolo dello stesso tipo con due solcature orizzontali sotto I'orlo (no. inv. R 1850; Radnöti 1938, 99, tav. 8: 39) proviene dal fondo della Ljubljanica a Vrhnika (Horvat 1990, 296-297, tav. 33: 6 - fig. 4) e il mestolo tipo 42 con il manico muni- to di due appendici laterali (no. inv. R 2882; Radnöti 1938, 101, n. 28) dalla necropoli di Strmec sopra Bela Cerkev (Breščak 1982, 51, tav. 9: 86 - fig. 8: 4). Radnöti nel 1938 non poteva elaborare una cronologia sicura dei mestoli-colini qui esaminati perche conosceva un numero abbastanza limitato di rinvenimenti, provenienti quasi tutti dai fiumi o dalle tombe con corredo sco-nosciuto. La sua indicazione del ritrovamento di un coli-no staccato dal manico nel campo di Oberaden (Radnöti 1938, 100, n. 17; Petrovszky 1993, 44) non e giusta, perche in questo campo in un pozzo furono rinvenuti due interi mestoli tipo 40 (Loeschcke, Albrecht 1942,154, tav. 46: 9, 10). Anche la sua datazione del mestolo tipo 40 dalle Paludi Pontine in etä claudia (Radnöti 1937, 87, no. 22, pag. 108; Radnöti 1938,100) non e accettabile, perche in questo caso non si tratta di un complesso chiuso e coevo. Un progresso decisivo nella ricerca di mestoli tipo 39 e 40 rappresenta lo studio di Michel Feugere (1991), consa-crato ai mestoli a manico verticale tardorepubblicani e augustei. Feugere ha identificato nella sua tipologia il tipo Radnöti 39 con il no. 5 (ibid., 83-85, fig. 21) e il tipo Radnöti 40 con il no. 6 (ibid., 85-86, fig. 21). Secondo lui questi due tipi sono una continuazione diretta del suo tipo no. 3, datato nel periodo tardorepubblicano e caratteriz-zato da un uncino a terminazione zoomorfa all'estremita Fig. 6 — Diffusione dei mestoli tipo Radnoti 39. superiore del manico. Sulla base del mestolo delFinsedia-mento di Lambesc presso la foce della Rhone e deU'esem-piare dalla tomba 1 della necropoli di Saint-Remy-de-Provence supponeva la produzione del tipo 5 negli anni 40/20 a. Cr. (ibid., 83). Pubblicando insieme con T. Gonon un nuovo esemplare dalla Sačne ha poi allargato il periodo di produzione agli anni 50/20 (Feugere, Gonon 1994, 501), sostenendo la datazione questa volta anche con la tomba 59 della necropoli Persona a Ornavasso, apparte-nente secondo Graue al periodo III, datato tra 50 e 25/15 a. Cr. La datazione assoluta di Martin-Kilcher, secondo la quale il suo periodo 2c, nel quale ha inserito la tomba Persona 59, dovrebbe cadere nello spazio di tempo com-preso tra 70/60 e 40, ci sembra troppo alta (Martin-Kilcher 1998, 249, fig. 9, 28 e 31). Alla lista dei mestoli tipo Radnoti 39 rispettivamente Feugere 5, elaborata da Feugere (1991, 84-85; Feugere, Gonon 1994, fig. 2), si possono oggi aggiungere un mestolo dalla Ljubljanica a Vrhnika (fig. 4), pubblicato giä da Radnoti come proveniente da Emona, un mestolo privo di colino dalla necropoli di Strmec sopra Bela Cerkev (Dular 1991, 91, no. 32, tav. 53: 32 - fig. 5: 3) e un esemplare dal Monte Sorantri sopra Raveo in Carnia (fig. 5: 1; 6). Nessuno di questi puö servire per la verifica della crono-logia del tipo. II numero degli esemplari noti dei mestoli tipo 39 raggiunge con questi tre pezzi 18. II colino dalla fossa 209 del campo di Dangstetten (Fingerlin 1986, 80, 295, fossa 209/1, tav. 15), che secondo Feugere e Gonon (1994, 500, n. 1, fig. 2: 10) forse potrebbe essere attribui-to a un mestolo di questo tipo, apparteneva sicuramente a un mestolo tipo 40. Uesemplare dalla tomba di Berry-Bouy (Ferdiere, Villard 1993, 133-135, fig. 2-43; 2-44), datata attorno 20/10 a. Cr. (Feugere 1991, 83), rappresen-ta un pezzo antico. Con il numero molto piu ridotto di esemplari sarebbe secondo l'opinione di Feugere rappresentato il tipo Radnoti 40 rispettivamente Feugere 6 (Feugere 1991, 8586; Feugere, Gonon 1994, 501, n. 2). A sei esemplari, rac-colti nel 1991, ne ha dopo aggiunto un settimo (Feugere 1998, fig. 1). Feugere suppone che si tratti di una forma poco diffusa, che ha seguito cronologicamente e tipologi-camente i mestoli tipo 39, ma e stata presto sostituita dai ii II 1 II u, jj If Fig. 7 — Mestoli tipo Radnöti 40 : 1. 2 fiume Kupa a Sisak, 3 Magdalensberg. Scala 1/2. mestoli tipo Aislingen. Secondo l'autore i mestoli tipo 40 sarebbero stati prodotti all'inizio dell'ultimo quarto del I secolo a. Cr. (Feugere 1991, 86). Un esemplare da Murviel-les-Montpellier proviene da una tomba molto piü tarda, di etä tiberiana (ibid., fig. 21: 4). Lo stato reale, perö, e completamente diverso. I mestoli tipo Radnöti 40 sono piü numerosi di quelli del tipo 39. Sono venuti alia luce nel fiume Kupa a Sisak (Hoffilier 1904, 115, fig. 62: 3; Hoffilier 1908, 127, fig. 82; Radnöti 1938, 100, tav. 8: 40; 28: 10 - fig. 7: 1, 2), nelle Paludi Pontine (Radnöti 1937, 87, no. 22), nelle tombe aristocratiche trovate in Francia (Arras: Feugere 1991, 86, fig. 21: 3; Flere-la-Riviere: Ferdiere, Villard 1993, 56-58, fig. 1-56; 1-57; Antran: Pautreau 1999,41, fig. 50-53), Italia settentriona-le (Omavasso - Persona, tomba 95: Graue 1974, 37, 140, 262, tav. 70: 3) e Slovenia (Verdun, tombe 1 e 41: Breščak 1995, 18, 21, fig. 4: 5, 6), nella nave di Comacchio (Invernizzi 1990, 98, 258, fig. 220; 221), nell'insedia-mento romano sul Magdalensberg (Deimel 1987,151, tav. 24: 4 - fig. 7: 3), a Vindonissa (Holliger, Holiger 1986, 21, no. inv. 73:150) e nei campi di etä augustea sul Reno (Oberaden: Loeschcke, Albrecht 1942,154, tav. 46: 9,10; Kühlborn, Schnurbein 1992, 157, tav. 43: 137; Haltern: Müller 1997, 20, fig. 15: 55-58; Rödgen: Schönberger, Simon 1976, 54, 125, tav. 7: 58; Dangstetten: Fingerlin 1986, fosse 209/1 e 544/18, tav. 15; Fingerlin 1998, fosse 605/3, 658/11 e 914/5, tav. 6). Tenendo conto della data-zione delle tombe, della nave (Berti 1990, 75; Garcia-Bellido 1998, 2) e dei campi (Völling 1994, 235, tab. 18; Roth-Rubi 2001) ci sembra abbastanza sicura la determi-nazione del tempo di produzione tra 20/15 a. Cr. e 10/15 d. Cr. Nelle tombe 1 e 41 di Verdun con mestoli tipo 40 sono stati trovati anche elmi tipo Weisenau (Breščak 1989). Giä qualche anno fa ho avvertito che tutte le due tombe sono con ogni probabilitä augustee (Božič 1999, 200). Questa ipotesi ci sembra confermata dal tipico bicchiere a ventre globulare ed alto orlo a tronco di cono rovesciato, trovato nella tomba 41 e pubblicato recentemente (Breščak, Gregi 2002, 139, cat. no. 74/2; Macchioro Malnati 2000, 181, no. 24, tav. 13: 24). II tipo 42 dei mestoli, al quale possiamo attribuire piü di 15 esemplari interi o frammentati {cf. per esempio Hoffiller 1904,115, fig. 62: 2,4; Hoffiller 1908,126-127, fig. 81 - fig. 8: 1, 2; Breščak 1982, 50-51, tav. 9: 85, 86 -fig. 8: 3, 4; Holliger, Holliger 1986, 21, cat. no. 112, tav. 13: 112; Deimel 1987, 157, 161, tav. 27: 4; 28: 4 - fig. 8: 5; Tassinari 1984, 100, tav. 49: 149; Tassinari 1993, parte 1, 68, K1221C, no. 12968, pag. 151, no. 12, parte 2, 156; 420; Krunic 1997, 170, cat. no. 262), e stato esaminato nell'ultimo decennio soltanto da Petrovszky (1993,42-46, 297, tav. 26), perche tre esemplari (da Mainz, Ljubljana e Sisak) sono forniti del bollo del produttore M. Septimius Lie. Petrovszky ha fissato il tempo di produzione di ques-to tipo tra gli anni ca. 15/10 a. Cr. e 10/15 d. Cr. (ibid., 45). La sua datazione si basava sul mestolo dalla tomba di Straky, sulla vasca priva di manico da Nijmegen, sull'ipo-tetico colino dal campo di Oberaden e sul manico dal campo di Augsburg-Oberhausen. In nessuno di questi casi, perö, si tratta dei mestoli tipo Radnöti 42. La datazione di questo tipo rimane incerta a causa della mancan-za di esemplari trovati in contesti databili con sicurezza. E sicuro, tuttavia, che il tipo manca nei campi che hanno perdurato in etä tardoaugustea (Haltern e AugsburgOberhausen) e pure nella tomba di Antran della stessa etä. J.i Fig. 8 — Mestoli tipo Radnoti 42 ; 1, 2 fiume Kupa a Sisak. 3 Ljubljana. 4 Strmec sopra Bela Cerkev, 5 Magdalensberg. Scala 1/2. Se e sicura Findicazionc, che un frammento dal Magdalensberg proviene da un contesto augusteo (Sedlmayer 1999, 78, tav. 30: 2), potremmo prendere in considerazio-ne per l'inizio dclla produzione la fine del regno di Augusto. La produzione in etä tiberiana viene suggerita da un altro frammento dal Magdalensberg, trovato in «Schutt» tiberiano-claudio (ibid.), e dal mestolo fram-mentario dalla tomba di Domodossola, ascrivibile sulla base della coppa Ritt. 9A in etä tiberiana iniziale (Bolla 1991, 144, fig. 4: 12). Concludendo possiamo dire che i tipi Radnoti 39 e 40 di mestoli-colini corrispondono ai tipi Feugere 5 e 6 e il tipo Radnoti 42 al tipo Petrovszkv XI, 1. Alcuni elementi decorativi collegano il tipo 39 con il tipo 40 (ad esempio ornamento a reticolo sul manico) e il tipo 40 con il tipo 42 (ad esempio cerchi concentrici sul fonde). Per la succes- sione 39-40-42 e caratteristica la riduzione dell'altezza e del numcro di fori del colino. Ringraziamento Per I'aiuto fornitomi vorrei ringraziare cordialmente i seguenti colleghi: Aurel Rustoiu e Eugen laroslavschi, Cluj; Dubravka Balen-Letunič, Marko Dizdar e Ivan Radman Livaja, Zagreb; Heimo Dolenz e Eleni Schindler Kaudelka. Magdalensberg; Janka Istenič, Polona Bitenc e Boris Vičič, Ljubljana; Michel Feugere, Lattes. I disegni sono stati eseguiti dalla disegnatrice Dragica Knific Lunder e le due carte di diffusione dalla collega Mateja Belak. La traduzione italiana e stata corretta da Marina Castoldi, Milano, e Maurizio Buora, Udine. ßibliografia Berti F. (a cura di), 1990, Fortuna Maris. La nave romana di Comacchio, Bologna 1990. Bitenc R, Knific T., 1997, Arheološko najdišče Ljubljanica, Argo 40/2,1997, 19-32. Bolla M., 1991, Considerazioni sulla funzione dei vasi in bronzo tardorepubblicani in Italia settentrionale, in La vaisselle tardo-republicaine en bronze, a cura di M. Feugere e C. Rolley, Publications du C.R.T.G.R. 13, Dijon 1991, 143-153. Božič D., 1981, Relativna kronologija mlajše železne dobe v jugoslovanskem Podonavju, Arheološki vestnik 32,1981, 315-347. Božič D., 1999, Die Erforschung der Latenezeit in Slowenien seit Jahr 1964, Arheološki vestnik 50,1999, 189-213. 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