TASSA POSTALE PAGATA EDIZIONE DEL MERCOLEDÌ la nostra lotta ORGANO DELL* U. A. 1.S. DEL CIRCONDARIO ISTRIANO - TERRITORIO TRIESTE DIREZIONE — REDAZIONE — AMMINISTRAZIONE Riva Castelleone 2 — CAFODISTRIA, telef. 170 ABBONAMENTI: Zona B e Jugoslavia anno: Din. 180, semestre Din. 90, trimestre Din. 50. anno L. 1400, semestre L. 740, trimestre L. 380. Zona A: DINARI 2. — LIRE 10. Conto corr. nella Banca Istriana LA GIORNATA DELLA PACE ALLO STADIOJ° A. TRIE PER LA POLITICA DEI PRINCIPI CONTRO LA POLITICA DEI CANNONI IL MARESCIALLO TITO AGLI UFFICIALI JUGOSLAVI FEDELTÀ’ INCONDIZIONATA alla linea rivoluzionaria Domenica pomeriggio allo stadio I. Maggio — gran numero di cittadini hanno partecipato alla manifestazione per la giornata internazionale delia pace indetta dal Comitato Tiie-stino per la pace. Nonostante le cattive condizioni atmosferiche le masse lavoratrici sono intervenute compatte, e con la loro presenza hanno dimostrato di essere per la pace e per l’affratellamento ira i popoli amanti della stessa. La manifestazione è stata aperta dal compagno Jelinčič, in seguito la banda di Plavie ha suonato l’Internazionale. Sono seguiti i compagni Dušan Hreščak e Bortolo Petronio, Ripetuti applausi hanno interrotto i discorsi dei due oratori, special-mente quello del compagno Petronio. Fra gii spettatori sono stati notati numerosi membri della brigtaa B. Babič che ha partecipato alla costruzione della autostrada Zagabria - Belgrado. Conclusi i discorsi hanno seguito alcune declamazioni. Poi i cori riuniti diretti maestri Venturini e Boštjančič hanno eseguito felicemente alcune canzoni. Durante gli intervalli ed alla fine di questa significativa manifestazione le bande di S. Lucia e Castel suonavano panzoni della lotta e popolari. — O — PARLA IL COMP. PETRONIO Che cosa è la giornata per la pace, e la Federazione Sindacale Mondiale che la ha promossa? Perchè si deve lottare per la pace? Quale importanza e quali risultati può a-vere la lotta per la pace? Si domanda: Si può impedire la guerra ai tempi d’oggi? Certamente: la pace si può mantenere conquistando la dosela con la democrazia tutti i giorni attraverso una lotta unitaria di tutte le masse lavoratrici, di tutti i democratici. I popoli hanno bisogno della pace, vivono della pace, la pace è nella loro indole. Oggi l’idea socialista, l’idea profondamenute democratica abbraccia non solo la elesse operaia e la sua avanguardia i partiti comunisti, ma investe ed attrae i più larghi strati popolari, interessa sì può dire tutta la nazione. Le forze democratiche se bene guidate possono combattere con successo la lotta per la pace. Ma chi e perchè minaccia la pace? Le leggi economiche dei capitalismo, le esigenze del capitale finanziario e dei trust si alimentano dello sfruttamento e della sottomissione dei popoli, orientano le proprie esigneze perciò sulla prepotente conquista dei mercati per merci e capitali da mettere a profitto. La pace è minacciata dall’alta banca e finanza, da un pugno di potenti famiglie di azionisti che fanno la politica che porta alla guerra. L’imperialismo economico e le sue forme politiche sono la matrice che genera guerra nei tempi moderni. Ma. a queste cause di guerra purtroppo se ne sono aggiunte altre, non facilmente prevedibili dalle masse di lavoratori. Sono le cause delle degenarazioni possibili della linea politica ed ideologica dei movimento comunista, oggi identificate nella formula del Cominform. Che cosa è realmente il Cominform? E’ esso forse un organismo coordinatore dei partiti comunisti, una edizione dell’internazionale comunista, un organo di consultazione e di orientamento, di scambio e di esperienze e di consigli, di aiuto e solidarietà? Assolutamente no; il Cominform non ha alcuna delle caratteristiche dell’internazionale comunista. Qui i rappresentanti dei partiti non siedono con eguali diritti in piena e fraterna libertà. I fatti lo hanno dimostrato: il Cominform è un organo gerarchico, un istrumento di esercitazione della più totalitaria ed inammissibile ingerenza ecc. Sotto la mascheratura del Cominform si nascondono le intenzioni è si attenuano i propositi di sopraffazione ai danni di un popolo, di un partito, di un governo comunista. Il Cominform gesuiticamente nasconde una poltica di prepotenza fatta da un paese socialista ai danni di un altro paese socialista e ha il compito di ingannare le masse proletarie di tutto il mondo sulla vera natura del conflitto tra lo Stato Sovietico e la RFPJ, tra la scienza socialista e l’inganno socialista, tra i comunisti rivoluzionari, conseguenti e un gruppo di comunisti capi di uno stato socialista diventati conservatori, nascondere cioè le tendenze controrivoluzionarie di una politica che deve essere ripudiata dalla classe operaia e dalle forze democratiche. La pace nel mondo è una conquista dei lavoratori, è una conquista di classe: la mantiene in consolida soltanto sulla base dei principi del socialismo e dei giusti rapporti tra gli stati socialisti e popolari, tra i loro governi. X metodi del Cominform nei riguardi dei comunisti, dei partiti comunisti, dei paesi socialisti sono metodi sempre adoperati dal capitalismo, sono metodi dell’intolleranza, sono i metodi del decadente capitalismo. I rapporti di sfruttamento introdotti dal Cominform di uno stato socialista verso un altro stato socialista sono i rapporti imposti sempre dall’imperialismo. Non possono essere accettati quali rapporti socialisti, non possono essere considerati rapporti e metodi positivi per la pace. Trattare la Jugoslavia popolare e socialista con i sistemi della borghesia, con i metodi del capitalismo nei paesi coloniali e semicoloniali significa uscire fuori dal campo della ideologia socialista, tradire questa ideologia. La scienza socialista ripudia questi metodi e rapporti particolari del nazifascismo- II Cominform si presta a nascondere ancora lo sfruttamento economico che si esercita ai danni dei paesi democratici e socialisti sulla stessa linea dei principi imperialisti di colonizzazione, mascherata dallo slogan ipocrita, antileninista della «nazione guida» del ruolo dirigente di un partito per cui la Russia in questo caso deve raccogliere e portare a casa tutto ciò che è di buono e di costruttivo nel mondi socialista, concentrare nel suo territorio tutto il risultato dello sforzo e della lotta di tutte le forze democratiche del mondo e sviluppare al superlativo nell’URSS l'economia, l’intelligenza, raccogliere e monopolizzare tutta la scienza e la direzione nell’ambito del Politbiro del PC (b), nell’ambito dello Stato Sovietico. Chi non accetta, chi si rifiuta di sottostare a simile travisamento della teoria rivoluzionaria e della ideologia socialista, coloro che vogliono rimanere fedeli alla scienza marxista-leninista, alla morale comunista, alla volontaria e cosciente adesione al movimento comunista, chi attua i principi della indipendenza e dignità nazionale,-chi rispetta le esigenze e la lotta della classe operaia nel proprio paese è sottoposto agli attacchi feroci, indi-scriminati, malvagi e pazzeschi del Cominform. Perchè si è rifiutata la Jugoslavia, perchè il PCJ, il governo jugoslavo, i dirigenti jugoslavi si sono ribellati ad una simile politica non occorre chiederselo: lo sviluppo dei fatti parla chiaro. I popoli della Jugoslavia ed il loro partito hanno difeso con la loro azione il patrimonio e l’esperienza del socialismo rivoluzionario internazionale, difesa dei princìpi del marxismo-leninismo, della rivoluzione socialista, dei rapporti socialisti fra stati socialisti. Il conflitto tra URSS e Jugoslavia è il conflitto dei comunisti contro gli pseudo comunisti, è conflitto di chi lotta veramente per una pace giusta e durevole, per la democrazia e socialismo e coloro che stanno tradendo queste finalità. Tutto il mondo, pur esperimenta-to alla spietata, cinica e disastrosa politica del nazismo, è rimasto scosso ed impressinoato dai metodi introdotti sotto il nome del Cominform nei rapporti tra gli uomini e fra gli stati. Il processo di Budapest sta al centro di questi rapporti come la indicazione più eloquente e dissennata di una linea ed una impostazione di lotta politica disastrosa per la democrazia. I metodi, i pietosi epedienti, lo spettacolo di cinismo e di grossolana montatura tche si è dato con questo processo indicano quanto profondo sia il male di cui sono affetti un gruppo di uomini che dirigono la politica attuale della Russia Sovietica. Per questa politica e per questi metodi il più onesto, eroico dei comunisti del mondo, il più tenace democratico, con i sistemi del processo di Budapest, con i metodi del Cominform, in poche ore può essere trasformato in una spia imperialista, in un agente della Gestapo, in un criminale fascista, in un falso partigiano, in un autentico provocatore e congiurato di primo piano ai danni della pace, della fraterna convivenza fra i popoli, un nemico del socialismo, dei paesi di democrazia popolare, del-l’URSS. Capi dirigenti di primo piano, già per anni ed anni esaltati come grandi dirigenti, come valorosi combattenti della causa socialista, uomini che hanno guidato i loro popoli alla vittoria, abbatutto il regime capitalista e istituito quello democratico socialista, spesse volte portati in trionfo a Mosca e a Budapest, a Praga e a Tirana, affettuosamente e calorosamente abbracciati da Zdanov, Viscinski, Molotov e Stalin, d’improvviso sono proclamati vecchie spie ed arnesi di questura, noti provocatori sui quali si avevano e si hanno prove della loro attività controrivoluzionaria seriamente documentate negli archivi del PC (b). Il processo di Budapest insegna ai lavoratori e ai democratici di tutto il mondo dove può portare e porta la degenerazione politica, dove può giungere una dirigenza quando è lasciata per molti anni arbitrariamente e senza critica a capo di un movimento comunista. Il processo di Budapest indica a quali conseguenze può arrivare una politica di orgoglio, di presunzione e quanto danno essa porti per la causa della classe operaia. Il processo di Budapest rivela la piaga che deve essere guarita. Esso è la logica conseguenza della Risoluzione del Cominform e la dimostrazione della «obiettività» della Risoluzione che è stata pubblicata per «aiutare i compagni jugoslavi a correggere i propri errori». Le conseguenze di una simile linea, di simili metodi nel campo generale della lotta del proletariato per la propria emancipazione e dei popoli per la difesa della pace e per la conquista della democrazia, l’insegnamento di questo processo che rivela brutalmente questa politica, portano conseguenze assai gravi per la classe operaia. Infatti si diffondono in tutto il vasto e dinamico campo di lotta la sfiducia, la diffidenza, il sospetto nei combattenti e nei loro dirigenti, negli stati maggiori diremo della, rivoluzione popolare. Nessuno più può avere sicurezza, nessuno può credere nell’onestà e nell’esempio passato di un capo: tanto più sono stati eroici, tanto più hanno patito carcere, persecuzioni, miseria e sofferenze ed hanno dato alla causa del socialismo, tanto più facilmente possono essere con il meca-nismo usato nel processo di Budapest, in un determinato momento, dichiarati vecchie spie, traditori e liquidatori. (continuazione in 2 pagina) INTERVISTA Dl KARDELJ AL NEW YORK TIMES La prima e la seconda domanda si riferiscono al fatto che contrariamente a quanto avvenuto in precedenza, la Jugoslavia ha votato nel corso dell’attuale sessione dell’Assemblea gen. dell’ONU, talvolta insieme e talvolta no, con l'Unione Sovietica e gli altri paesi a democrazia popolare. Tra l’altro Kardelj ha rilevato che negli Ultimi tempi il governo sovietico non ha applicato conseguentemente molti principi importanti nei rapporti con altri paesi. In ciò va ricercata la ragione del cambiato atteggiamento della Jugoslavia. Poi ha detto: «I principi direttivi della delegazione jugoslava all’ONU, e di conseguenza nelle votazioni sono i seguenti: consolidamento della pace generale e della sicurezza dei popoli, uguaglianza nei diritti e nei rapporti diplomatici fra gli stati, rispetto dell’indipendenza di ciascun paese ed eliminazione di ogni ingerenza negli affari interni degli altri stati, -la stretta osservanza della Carta delle Nazioni Unite». Rispondendo alla 3.a e 5.a domanda, relativa alla richiesta jugoslava di accoglimento nel Consiglio di Sicurezza, Kardelj ha affermato: «Se eletta al Consiglio di Sicurezza, la Jugoslavia non si ispirerà ai suoi soli interessi particolari, ma bensì agli interessi della pace generale e della sicurezza. Per quanto concerne le votazioni, la Jugoslavia voterà indipendentemente, secondo la sua convinzione, nello spirito dei principi precedentemente esposti». Alla quarta domanda relativa alle possibilità di riconciliazione Ira la Jugoslavia e l’URSS, Kardelj ha sottolineato che nel conflitto sorto, la Jugoslavia non ha alcuna responsabilità. Poi ha proseguito: «L’iniziativa di una riconciliazio- ne non deve venire da parte nostra, bensì dall’Unione' Sovietica la quale deve rinunciare alla pressione sulla Jugoslavia ed alla politica d’ingerenza nei suoi affari interni che ha per scopo di trasformare la Jugoslavia in uno Stato vassallo sotto tutti i punti di vista». La sesta domanda concerne l’accusa che la Jugoslavia si sia «venduta» agli Stati Uniti. La risposta dice tra l’altro che queste accuse non hanno alcnna base e. che possono credervi soltanto coloro che sono pronti a subordinare ad un altro paese l’uguaglianza nei diritti, l’indipendenza e la sovranità dei loro paesi. Alla settima domanda Kardelj ha risposto: «La Jugoslavia ha deciso in pie-pa indipendenza di presentare la sua candidatura al Consiglio di Sicurezza. Nessuno l’ha spinta a fare ciò. Il governo degli Stati Uniti ha annunciato la sua decisione di votare per la Jugoslavia senza consultarci». Alla domanda se vi è il pericolo che l’Unione Sovietica ricorra a misure dirette contro la Jugoslavia, Kardelj ha risposto che è difficile credere ad un tanto. In merito all’atteggiamento dei comunisti cinesi, Kardelj ha detto tra l’altro: La Cina e la Jugoslavia hanno attraversato fasi simili di sviluppo: esse si sono liberate con le loro proprie forze, esse hanno da percorrere delle tappe nella loro edificazione diverse da quelle sovietiche. Ciò fa ritenere ad alcuni osservatori che la Cina seguirà una sua propria via nello sviluppo interno e sulla base del principio dei rapporti di uguaglianza con l’Unione Sovietica tanto più che essa è un grande paese e non uno piccolo come la Jugoslavia». BELGRADO — Parlando davanti a 600 generali, ufficiali ed invitati alla line delle manovre dell'esercito jugoslavo, il Maresciallo Tito ha dichiarato: «Noi stiamo creando un esercito moderno non già per minacciare qualcuno ma bensì perchè esso sia un baluardo nella lotta per la verità. Nostro scopo è quello di far conoscere al mondo intero la verità su noi e sul nostro atteggiamento. Amiamo il nostro paese, amiamo il nostro popolo, a-miamo ogni zolla del nostro suolo in quanto 'essa è bagnata del sangue dei migliori figli del nostro paese e siamo pronti a difendere ogni zolla di questo suolo, sino all’ultimo respiro, da chiunque vorrà aggredirci. Nostro vitale obiettivo è quello di smascherare il vero volto di coloro che mentono e che calunniano noi ed il nostro paese e di contribuire cosi alla vittoria della morale socialista nel mondo, alia fiducia nelle idee socialiste, fiducia che incomincia a indebolirsi, ed alla fiducia di ciascun popolo e della classe operaia di ogni paese nella loro propria forza in quanto essi sono in grado ed hanno il diritto di lottare soli per la loro liberazione, per un avvenire migliore, senza che qualcuno li venga a liberare». Dopo acer espresso il proprio compiacimento per l’alto grado di efficienza dell’Armata jugoslava e sottolineato che le manovre si sono svolte in un periodo particolarmente difficile, Tito ha dichiarato: «Nessuno, chiunque esso sia, ha il diritto di minacciare un piccolo popolo che ha versato tanto sangue ed ha fatto tanti sacrifici durante la recente guerra contro i conquista-tori fascisti e che non permette che lo si calunni e che gli si getti del fango senza alcuna ragione. Nessuno, chiunque esso sia, ha il diritto di minacciare la guerra a un tale paese per la sola ragione che il popolo di questo paese non vuole soffrire in silenzio tutte le offese e le calunnie, ma si difende contro tutto ciò con dei fatti concreti. Abbiamo ii diritto di dire che una menzogna è una menzogna, che una ine-satezza è una inesatezza. Difendendo ed appoggiando la verità, noi possiamo guardare l’avvenire con serenità qualunque cosa accada. Sappiate, compagni, che è meglio cadere sul campo di battaglia che lasciarsi schiacciare, che curvare la schiena nella schiavitù, che guardare senza resistere come si distruggono i principi del marxismo-leninismo». Riferendosi alla storia dei rapporti tra l’URSS e la Jugoslavia, il Maresciallo Tito ha dichiarato che le lettere del Comit. centrale del partito comunista dell’UR-SS (bolscevico) al Comitato centrale del partito comunista jugoslavo hanno servito per raggiungere non già l'obiettivo enunciato nelle lettere, ma per porre la Jugoslavia in una situazione di dipendenza, per fare di essa una regione sottomessa. Ma noi non lo possiamo permettere — ha osservato il Maresciallo PROTESTA DI NOSTRI COMBATTENTI Gli ex combattenti di Spagna contro le calunnie di Budapest Noi ex combattenti della guerra di Spagna, riunitici il 29 settembre ’949, condanniamo la vergognosa denigrazione degli ex combattenti jugoslavi facenti parte alle brigate internazionali in Ispagna. Questo processo vuole svergognare ed infangare dinnanzi all’opinione pubblica internazionale 1 migliori combattenti delle brigate internazionali, ciò significa denigrare tutti gli ex combattenti dell’esercito repubblicano spagnolo, coloro cioè che per primi hanno impugnato le armi contro il fascismo internazionale, per la libertà e per i diritti di tutta l’umanità. Gli jugoslavi facenti parte delle brigate internazionali, sotto la guida del loro Partito e del Komintern sono stati di esempio per lo spirito combattivo, la disciplina e l’internazionalismo dimostrato nelle battaglie di Spagna, come pure nei campi di concentramento della Francia. Eseguendo le direttive del loro Partito e su iniziativa di questo comitato nei campi di concentra- mento, hanno avuto il compito di rientrare in patria con tutti i mezzi possibili, per la continuazione della lotta contro il nazifascismo. Pertanto, invitiamo tutti gli ex combattenti della guerra di Spagna ad alzare la loro voce contro questa vergognosa campagna di menzogne, che non è solo rivolta verso gli jugoslavi ex combattenti delle brigate internazionali, ma pure contro tutti i compagni che hanno dato la loro vita sui campi di battaglia di Spagna. Come pure è rivolta contro tutti gli ex combattenti di Spagna, che spalla a spalla con altri gruppi di compagni appartenenti a 53 nazioni hanno combatutto per lo stesso fine per lo stesso ideale sotto la bandiera dell’internazionalismo. Per il Comitato degli ex combattenti di Spagna della zona B del TLT Ukmar Antonio (Ogenj), Ca-harija Leopold, Ušaj Ciril (Belloni Pietro), Bertok Benedikt (Salgado Edoardo), Cetin Anton, Primožič Nazarij, Piciga Romano LA BATTAGLIA DELLA VERITÀ' Chi ha violato il trattato d’amicizia? In data 1 ottobre a. c. il viceministro degli esteri della RFPJ Vladimir Popovič ha consegnato all’incaricato d’affari dell’ambasciata sovietica la nota di risposta jugoslava a quella sovietica, denunciante il patto di amicizia e di collaborazione. Dopo aver sottolineato che i popoli jugoslavi avevano considerato il trattato come il «risultato della comune eroica lotta dell esercito sovietico e dell’esercito jugoslavo», nonché come la realizzazione delle loro aspirazioni ad «una stertta a-micizia con l’Unione sovietica» chiarisce inequivocabilmente le responsabilità di tale atto. «E noto — dice la nota jugoslava — che i rappresentanti dell’URSS avevano tentato di organizzare un loro centro in seno al governo della RFPJ e dell’Armata jugoslava allo scopo di rovesciare con la forza il governo legale della Jugoslavia. Questa brutale ingerenza- negli affari interni di un piccolo paese socialista, sovrano ed indipendente, doveva imporre alla RFPJ rapporti non basati sull’uguaglianza e doveva porla nella subordinazione politica ed economica». Dopo aver tratteggiato brevemente lo sviluppo della politica di ostilità dell’Unione sovietica nei confronti delia RFPJ, la nota rammenta le parole pronunciate da Stalin nel suo discorso del novembre 1941: «Non abbiamo e non possiamo avere come obiettivo di guerra l’im-poisizione delia nostra volontà e del nostro regime' ai popoli siavi ed a-gli altri popoli asserviti di Europa che attendono il nostro aiuto. Nostro obiettivo è quello di aiutare questi popoli nella loro lotta liberatrice contro la tirannia hitleriana e di lasciarli in seguito organizzare in piena libertà la loro vita nel loro Paese come essi lo desiderano- Nessuna ingerenza negli affari interni degli altri popoli». In occasione della firma del trattato di amicizia tra la Jugoslavia e l’UR SS, Molotov dichiarò espressamente che «noi firmiamo questo trattato affinchè i nostri popoli, ciascuno lungo la propria via, possano procedere verso l’indipendenza nazionale e la vera libertà». Esaminando la realtà dei fatti e queste dichiarazioni la nota prosegue: Le dichiarazioni dei dirigenti sovietici sulla non ingerenza negli affari interni di altri Stati, sulla libera volontà dei popoli di organizzare da sè la loro vita nel loro Paese, sulla politica pacifica del Governo sovietico non sono che vane parole quando esse vengono paragonate al metodo antidemocratico praticato oggi dal Governo Sovietico verso il Governo d’un Paese indipendente quale è. La nota Jugoslava mette poi in evidenza i sinceri sforzi di collabo- razione condotti dalla Nuova Jugoslavia nei confronti dell’URSS. Tra l’altro si menziona la venuta degli specialisti sovietici militari e civili nella Jugoslavia, l’invio di ragazzi jugoslavi nell’URSS per ricevere colà una educazione socialista. Si rammenta inoltre la lineare politica jugoslava nel campo dei rapporti internazionali. Tutto ciò non è. stato tenuto in nessun conto dai governo dell’URSS il quale ha unilateralmente denunciato l’accordo di amicizia con la RFPJ. Per poter giustificare tale atto non pacifico il governo sovietico è ricorso alle falsificazioni e alle menzogne del processo di Budapest. La noia rileva che il fatto che il governo del-1TIRSS sia stato il primo a riferirsi al processo di Budapest per giu-sM'care la denuncia del trattato, dice chiaramente chi è stato l’ispiratore del processo. La nota afferma poi che quest’atto dei governo sovietico và soltanto a profitto dei circoli più reazionari dei mondo. — O — Sul giornale «Rude Pravo», organo centrale del PC Cecolslovacco, è apparso il 24 settembre un articolo del generale spagnolo Cordon il quale si è incaricato di «far luce su certe parti dell’atto di accusa del processo di Budapest». In tale articolo il generale sunnominato ha cercato di provare che la lotta di liberazione nazionale Jugoslava e-ra una idea della Gestapo e dell’In-telligence Service. Nel suo articolo sul «Rude Pravo» il Cordon afferma che il generale Maslaric gli raccontò personalmente che all'inizio della guerra aveva incontrato il maresciallo Tito sulla terrazza di un caffè nel centro di una «città principale». Cordon chiese a Maslaric come fosse possibile che il maresciallo Tito si esponesse a simile pericolo nel centro di una città occupata dai tedeschi. Maslaric gli a-vrebbe risposto che Tito non era travestito e non aveva alcun timore perchè non si pensava affatto che potesse capitargli qualche cosa. Cordon ne conclude che Tito non ne aveva nulla da temere dai te-aveva nulla da temere dai tedeschi. Rispondendo a queste vergognose calunnie, la «Borba» precisa che dal 1928 al 1944 il cornp. Maslaric non si era trovato mai in Jugoslavia. In quell’epoca egli è vissuto a Mosca, salvo la parentesi della guerra civile in Spagna. Come si vede il comirformismo s>tà pendendo la testa. Sull'affermazione pui che l’idea dela lotta di liberazione nazionale in Jugoslavia era una i-dea della Gestapo e dell’Intelligen-ce Service, giudichino, come ben dice la «Borba» i combattenti delle unità proletarie, i partecipanti alla lotta di liberazione popolare, i comunisti ed i patrioti. Tito. Nè io, nè noi tutti saremmo dei comunisti, saremmo dei rivolu-luzionari se ci lasciassimo vincere dalla corrente e se abbassassimo la testa soltanto per vivere più pacificamente in quanto in questo caso si verificherebbe, nell’ulteriore sviluppo rivoluzionario, una immane tragedia: una concezione, che nulla ha in comune con la morale socialista, diverrebbe di moda nei rapporti tra i paesi socialisti». Il maresciallo Tito ha poi parlato dei metodi che sono stati usati per far piegare la nuova Jugoslavia e dell’atteggiamento di questa davanti all’ONU: «Essi speravano che davanti alle Nazioni Unite noi ci saremmo seduti sui banchi ed avremmo taciuto mentre che essi avrebbero continuato a colpirci col bastone, col knut e con la sferza. Ma perchè dovremmo tacere? Noi non abbiamo parlato per i reazionari occidentali in quanto essi non sono migliori, ma perchè questo è l’unico regolare atteggiamento. Noi dobbiamo dire che essi affermano una cosa e fanno un’altra nei nostri riguardi. Abbiamo il diritto di difendere il nostro paese e non possiamo permettere che il nostro popolo sia isolato in modo che esso cada in difficoltà ancor maggiori. Non lo permetteremo. Pure in avvenire noi opereremmo, con la stessa fedeltà ai principi, in tutte le riunioni ed in tutte le conferenze internazionali. O-gni qualvolta l’Unione Sovietica a-vrà ragione noi le saremo a fianco. Se essa non avrà ragione ed il suo atteggiamento sarà ipocrita, noi la qualificheremo con la parola che si merita. Vi dico, compagni ufficiali e generali ,che se noi non siamo in grado di costringerli a rispettare i più fondamentali principi delia morale, allora dobbiamo dire e provare davanti a tutto il mondo che essi agiscono diversamente da come parlano. Noi dobbiamo lottare perchè nessun uomo progressista del mondo creda che siamo dei traditori della classe lavoratrice e del marxismo-leninismo». Spiegando la ragione per la quale il processo contro Rajk è stato organizzato precisamente a Budapest, il Maresciallo Tito ha detto: «In primo luogo perchè là si trovano alla testa le anime , più vendute, gli uomini • più corrotti, ed in secondo luogo perchè il popolo ungherese è assai malcontento e mal disposto verso l’Unione Sovietica per parecchie ragioni, per cui occorreva in qualche modo deviare questa ostilità verso la Jugoslavia e presentarla come un grande pericolo per l’indipendenza dell’Ungheria». Il Maresciallo Tito ha spiegato per quale ragione Rajk è stato posto sul banco degli accusati. Dopo aver spiegato che Raik ha avuto ben poco da fare con la Jugoslavia ed in genere di aver tenuto egli nei rari incontri un’atteggiamento orgoglioso per paura di apparire cordiale, il maresciallo ha cosi proseguito: «A causa di questa sua esitazione egli andò nel 1948 a Mosca per subirvi una «riparazione». Non conosco tutti i luoghi dove egli è stato sottoposto a questa «riparazione», ma egli vi è stato sottoposto, e quando rientrò in patria divenne ministro degli esteri invece di rimanere ministro degli interni. Il suo posto al ministero degli interni venne affidato ad un altro che doveva organizzare il processo contro Rajk. Questo dimostra che tutto ciò è stato macchinato a Mosca. Rajk venne in seguito arrestato e rinviato «in riparazione» a Mosca con Brankov. Laggiù, secondo il metodo che è una loro caratteristica, essi sono stati preparati per il processo. Avete visto che vi era di tutto al processo. Come succeda che degli uomini si accusino a vicenda io non lo so, ma che si tratta di un metodo mostruoso, questo è certo. Alla fine del suo discorso, il Maresciallo Tito ha augurato agli ufficiali ed ai generali il massimo successo nel perfezionamento dell’esercito. ALLA FIERA DI ZAGABRIA ZAGABRIA — Domenica scorsa ha avuto luogo la chiusura della terza grande Fiera Internazionale di Zagabria, inaugurata il 16 settembre. In sedici giorni la Fiera è stata visitata da 550 mila persone del Paese e dall’estero. Nel 1947 la Fiera è stata visitata da 258 mila persone e l’anno scorso da 307 mila. Per tutta la durata della Fiera sono giunti a Zagabria dei treni speciali trasportanti gruppi delle diverse imprese industriali e contadine dei lavoratori di tutte le regioni della Jugoslavia. Finora Zagabria non a-veva mai conosciuto una tale folla come durante la Fiera di quest’anno. La Nostra Lotta IL CONGRESSO DEL P.C.T.LT. INIZIA I SUOI LAVORI A SABATO LA PRIMA GIORNATA INTENSE ED OPEROSE LE RIMANENTI POCHE ORE Ricorrendo il 2 ottobre — Giornata Internazionale della Pace — la popolazione democratica del distretto di Capodistria ha voluto e-sprimere in maniera più che concreta la sua volontà di pace per la realizzazione del programma economico e per la edificazione di una migliore vita, partecipando in massa al lavoro volontario. Nonostante le cattive condizioni atmosferiche, centinaia e centinaia di persone sono accorse sui cantieri di costruzione, sulle strade, nelle fabbriche ecc. per dare il loro contributo lavorativo. Vengono cosi portati a termine nuovi impegni lavorativi in onore al Congresso dalla cui apertura ci separano ormai pochi giorni. Lo slancio e la volontà di lavoro sono state tali da raggiungere i seguenti risultati: Partecipanti al lavoro volontario 473 persone, ore di lavoro effettuate 1839. Si sono maggiormente distinti i paesi di Borst, di S. Antonio, di Pobeghi, di Vanganello, Corte, An-carano e Vald’oltra. — O — Anche la gioventù si è impegnata di eseguire i lavori programmati previsti per la gara di emulazione precongressuale. In tutti i settori si lavora all’addobbo delle sedi delle organizzazioni di massa e delle case, alla preparazione degli archi ecc. Anche l’attività per lo sviluppo culturale non è da meno delle altre. Durante la settimana della stampa democratica sono stati fatti molti abbonamenti ai giornali democratici, venduti centinaia di libri progressisti e moltissime copie di giornali giovanili. Inoltre in varie località la gioventù ha organizzato spettacoli culturali ai quali ha assistito la popolazione. Centinaia sono i giovani che hanno contribuito durante l’ultimo periodo alla e-dificazione delle case cooperativistiche ecc. In questi ultimi giorni circa 300 giovani hanno effettuato oltre 400 ore lavorative. Però da alcuni settori nei quali la gioventù pure è all’opera, non pervengono le relazioni sul lavoro svolto. Deplorevole mancanza questa cui deve es- Per la pace nel Circondario . Con una manifestazione altamente significativa è stata celebrata a Capodistria la Giornata Internazionale della Pace. Nell’ampia sala del teatro di Capodistria affollata di cittadini, presenti le delegazioni provenienti da tutti i paesi del circondario, si è festeggiata la data del 2 ottobre. Hanno parlato, a nome del Comitato Circondariale del PC del TLT, il comp. Medica Erminio ed a nome del com. Circondariale SU, il comp. Sokol, i quali nei loro discorsi hanno dichiarato tra l’altro: «In questo giorno in tutto il mondo milioni e milioni di persone festeggiano questa data ed esprimono la loro volontà di pace, inferendo cosi un altro duro colpo ai guerrafondai imperialisti. Anche il nostro circondario è soldiale con loro e lotterà con tutte le sue forze perchè non abbiano a prevalere le oscure mene della reazione capitalista e degli imperialisti». Proseguendo, hanno accennato brevemente al fatto che non è certo nell’interesse della pace razione di questi giorni dell’URSS che ha denunciato il patto di amicizia e collaborazione con la Jugoslavia — offrendo un’altro buon gioco ai provocatori di nuove guerre. La popolazione presente ha ap-planudito vivamente i discorsi dei due compagni. In seguito è stata approvata per acclamazione una mozione da inviare al Comitato Internazionale per la Difesa della Pace. Si è svolto quindi uno spettacolo culturale, la cui apertura è stata data dall’Orchestra dell’AJ di Portorose che ha suonato l’Internazionale e con le esecuzioni del coro della Fed. Cooperativistica di Capodistria e di quello del Circolo di Cultura popolare O. Zupančič di Capodistria. Intervenendo numeroso a questa significativa manifestazione il popolo lavoratore del circondario, ha manifestato la sua volontà di pace-per edificare il suo migliore avvenire. Orario Dispensario ANTITUBERCOLARE In conseguenza delle restrizioni della corrente elettrica il dispensario antitubercolare funziona tutti i martedì nelle ore antimeridiane per gli ammalati del distretto di Buie e nelle ore pomeridiane per gli ammalati di Isola, Decani e Maresigo. Ogni mercoledì nelle ore pomeridiane verranno visitati gli ammalati di Capodistria e Monte. sere al più presto rimediato. Con la giusta valorizzazione del lavoro giovanile svilupperemo .maggiormente l’emulazione fra i giovani. rf O — Avvicinandosi la conclusione della gara precongressuale, maggiormente si è sviluppata l'emulazione fra le donne del circondano. Esse hanno contribuito, assieme alle altre organizzazioni, alla preparazione degli archi, delle scritte inneggianti al PC del TLT ecc. Nel distretto di Buie, sono state tenute diverse riunioni nell’àmbito distrettuale; delegazioni di donne, di vari settori, hanno visitato la brigata B. Babič nella valle del Quieto recando in dono vari quintali di frutta, dolci, sigarette, vino ecc. Le donne del buiese hanno inoltre effettuato 660 ore di lavoro volontàrio per la pulizia di scuole, asili, sugli obiettivi in costruzione, quali le case del cooperatore ecc. In tutta questa attività si sono distinte le donne di Umago, Cittanova e S. Lorenzo. Anche nel distretto di Capodistria le donne hanno esercitato analoga attività e cioè sono state tenute 8 riunioni di massa, 10 riunioni dei comitati di base, vennero effettuate visite alla brigata B. Babič, all’ospedale militare di Portorose ecc. E’ stata inoltre organizzata una gita a Zagabria. 720 sono le ore di lavoro volontario effettuate dalle donne del capodistriano nella preparazione di scritte e su vari obiettivi. Alle donne tutte del circondario che contribuiscono alla realizzazione del nostro programma economico, vada il plauso della popolazione tutta. -\o - Pervengono giornalmente al Comitato Circondariale per l’Istria del PC TLT, indirizzate al Comitato Centrale del PC TLT, decine e decine di mozioni inviate dalla popolazione lavoratrice del circondario e dalle organizzazioni di massa. Queste mozioni attestano l’illimitata fiducia della classe operaia del circondario nel suo Partito che l’ha guidata nella lotta contro gli occu-patori e che ora la guida nella lotta per l’edificazione di un migliore avvenire. Dette mozioni esprimono la volontà del popolo di continuare sulla strada intrapresa, per il trionfo della verità sul revisionismo co-minformista. Nelle stesse si assicura che il popolo contribuirà con tutte le sue forze per la realizzazione dei compiti attuali e futuri. Nella chiusa di queste mazioni si inneggia al PC, al comp. Babič ed al II.o Congresso del PC TLT. Hanno inviato mozioni: Il Comitato Distrettuale dell’UAIS di Capodistria, la popolazione • di Malio, La filiale sindacale «Fructus» di Capodistria, le donne di Crasizza, di Tribano (Buie), Baredine, Biba-li, la gioventù di Manzano, di Babici, di Semedella, di Vanganello, Ancarano, Maresego, Costabona, Puce ecc. FIHN01.1I8I Arrivando a Buie ci si imbatte in una grande scritta che dice: «Smascheriamo i fannulloni ed i sabotatori del Potere Popolare», scritta che contiene un monito solenne, ma che da tutti non è stata ancora letta e meditata. Giovedì 22 c. m. sulla sommità della salita che porta al piazzale antistante la chiesa, si presentava agl iocchi del passante un quadro che si potrebbe benissimo intitolare «Fannulloni al sole». Titolo spiegabile, poiché il quadro era formato da circa una ventina di uomini giovani o di media età che si crogiolavano beatamente al sole alle ore 10.45 del mattino. Che facevano li? Cercavano forse di stuzzicarsi l’appetito data l’ora prossima al pasto? Oppure discutevano sul come far risorgere i vecchi «bei tempi»? Questi . . . lavoratori, scaricatori di fumo, non sentono il monito che proviene dalle impaleature della costruenda Casa Cooperativistica o da quelle delle altre opere in costruzione , dal monito del fervore lavorativo di ttuto il popolo, dal monito e dalle minaccie che questo slancio operoso comporta per tutti i fannulloni e sabotatori? Non sanno ancora i vari Moratto Giuseppe e Giovani, Urizio Mario, Giovanni Manzin, Casseler Giuseppe, Hrevatin Giuseppe, Zoppolalci e soci, che dove il Potere è in mano al Popolo non si può far la vita del Michelaccio? Se comprendono cìb, si facciano avanti, si mettano al lavoro poiché la loro posizione, prima o poi, deve venir regolata e, quando il popolo ci si mette, sa regolare le cose molto bene. SONO FINITI ORMAI I TEMPI del Sacro Romano Impero Giornalmenute riceviamo le prove e nuove conferme che certi preti non comprendono, o meglio, non vogliono comprendere ed uniformarsi alla nuova realtà, derivata qui da noi, grazie alle conquiste realizzate dal popolo con la dura e sanguinosa lotta di liberazione. Alcuni preti dimostrano col loro comportamento, in stridente contrasto con i progressi raggiunti dal corso inesorabile della storia, di essere rimasti fermi sulle posizioni del Sacro Romano Impero, quando la Chiesa incoronava e conferiva, per mandato divino, il possesso di ogni diritto e bene della terra all’imperatore affinchè egli, per acquistarsi un trono anche nel paradiso di oltretomba, facesse donazioni di tali diritti e beni ai ministri, alti e bassi, di essa Chiesa. Altri preti invece, più avvicinati nel tempo, dimostrano, col loro contegno, di nutrire profonde nostalgie per il regime che donava al Vaticano i milioni estorti al popolo, e che distribuiva ai falsi pastori delle a-nime titoli e privilegi d'ogni sorta per garantirsi anche «nei secoli futuri», la possibilità di tiranneggiare e di tenere in stato di schiavitù il popolo. Per queste due categorie di preti, il popolo che lavora e produce, ha il valore ed il significato che possano essere attribuiti ad una merce oggetto di mercato e di sfruttamento. Fra tali preti può figurare benissimo quello di S. Antonio, don Augusto Zlobec, recentemente penaliz- zato, in via amministrativa, con 3000 din. di multa perchè trasgressore delle vigenti disposizioni in materia di assicurazioni sociali. Egli' infatti aveva assunto, fino dal 1945, al suo-servizio una domestica alla quale corrispondeva il lauto stipendio mensile di 300 ju-golire. Ad evitare poi che il forte dispendio della domestica, gravasse eccessivamente, con le sue «spese accessorie», sul suo bilancio, il previdente ed astuto don Zlobec si era guardato bene dall’iscrivere l’u- mile inserviente all’Istituto Assicurazioni Sociali che comportava il pagamento delle quote a suo carico. Speriamo che la meritata lezione abbia risvegliato il don Zlobec dai suoi sogni medioevali, quando le «primizie» delle domestiche venivano godute, senza spesa alcuna dai laici e tonsurati che esercitavano, senza il rischio di incorrere nelle scomuniche, il «Jus primae noctis»’ ossia, in linguaggio volgare, «il diritto della prima notte». „ .. 1 OTTIMA E’ STATA QUEST’ANNO LA PRODUZIONE VINICOLA I-STRIANA. TUTTE LE CANTINE SONO ORA OCCUPATE ALLA TORCHIATURA PER IL BENESSERE DI TUTTA LA POPOLAZIONE SARA’ ON COMPITO D’ONORE partecipare al lavoro volontario Avvicinandosi alle soglie dell’inverno, diventa di attualità inderogabile il problema dell’approvvigionamento del combustibile per il Circondario, che come tutti sanno, è sprovvisto di fonti naturali per il rifornimento. Per venire incontro ai bisogni della popolazione, la vicina Repubblica Popolare Jugoslava — che per tante altre nostre necessità ci ha dato il suo generoso e disinteressato aiuto — anche in questo caso ci viene incontro con la cessione di estesi lotti boschivi più che sufficienti per il fabbisogno di legna da ardere della popolazione del circondario. Però detta legna dovrà essere tagliata e trasportata nel circondario da una brigata lavorativa del circondario in via di costituzione, dato che la vicina Repubblica popolare della Slovenia non dispone di eccedenze di forze lavorative, impegnata com’è — al pari delle altre repubbliche — nei lavori per la realizzazione del piano quinquennale e di conseguenza nell’edificazione del socialismo. Ed appunto per favorire l’approvvigionamento delle legna, il Comitato Circondariale della Gioventù, in collaborazione con le altre organizzazioni di massa, ha preso l’iniziativa di formare una brigata di lavoro che sarà adibita al taglio delle legna nei boschi della Slovenia. Tale brigata partirà dal circondario il giorno 9 ottobre alla volta della selva di Tarnova. Le i-scrizioni sono già state iniziate in tutti, i paesi del circondario presso le varie sedi delle organizzazioni di massa. Tutti coloro che intendono parteciparvi si iscrivano al più presto. Essi potranno dare cosi un contributo al benessere collettivo della popolazione lavoratrice del circondario. Ogni cosciente cittadino, cui stanno veramente a cuore gli interessi della popolazione lavoratrice del circondario sente il dovere di partecipare ai lavori nella brigata stessa. Il vantaggio che la nostra popolazione trarrà dall’opera di questa brigata sarà notevole, poiché con il lavoro volontario verranno risparmiate diverse spese e di conseguenza la legna potrà essere venduta a prezzo più basso con corrispondente beneficio per la popolazione tutta. ALL’ASSEMBLEA DEGLI ELETTORI DI PIRANO Sostituiti i sabotatori con i migliori cittadini L’Assemblea degli elettori, tenutasi il 24 u. s., ha visto per volontà popolare, allontanati dal Comitato certi individui che non riscuotevano più la fiducia dei loro concittadini. Questo soluzione era da prevedersi, dato l’atteggiamento degli ex rappresentanti, atteggiamento che ormai da troppo tempo non era conseguente agli interessi degli e-lettori ed ai .^principi che gii eletti si erano impegnati di tener sempre presenti all’atto della loro scelta. Questa sostituzione aveva da qualche tempo carattere di urgenza. Infatti, come mai i vari Pecorario Gaetano, Jurissevic Pietro, Wanda Langher, Radivo Nicolò e Teran Guido potevano curare gli interessi del popolo, se da molti mesi si facevano notare per il loro disinteressamento ed il voluto assenteismo alle varie riunioni del Comitato Cittadino, trascurando compieta-mente il loro lavoro di pubblica u-tilità? Anche all’Assemblea, solamente due dei sopracitati erano presenti. La loro presenza nulla di positivo portò ai lavori, a prescindere forse da quello che essi ebbero a dichiarare e che mise definitivamente in chiaro il grado di degenerazione i-deologica raggiunto dalia loro fazione cominformista. Questo, il popolo di Pirano l’ha ben compreso ed ha eletto altri rappresentanti di provata fede democratica. Ha eletto figli genuini della classe lavoratrice, uomini il cui passato rivoluzionario è senza .macchia e senza compromessi con le vecchie classi dominanti ed i loro residui che ancora sussistono. Il Comitato Popolare Cittadino di Pirano ora sarà formato da: Rani Luigi, vecchio combattente comunista, rivoluzionario conse- guente. Bonifacio Antonio, vecchio comunista, partecipò alla rivolta comunista delle Bocche di Cattaro, o-ra decorato lavoratore d’assalto. Maraspin Antonio, pescatore, antifascista di antica data, perseguitato dal fascismo, Maraspin Angelo, pescatore, partigiano. Perentin Sergio, pescatore, partigiano. Fonda Lucia, di noti sentimenti democratici. Parenzan Antonio, vecchio combattente partigiano. Viđali Silvana nota antifascista, la cui onestà e moralità è di esempio. Bossi Mario, operaio ai Cantieri Piranesi, partigiano. Rumen Antonio, partigiano. Rosso Francesco, marinaio, noto antifascista. Rossetti Bruno, operaio, vecchio militante comunista, perseguitato dal fascismo. Giacchin Bruno, operaio, di nota famiglia antifascista. E’ logico che nei circoli cominfor-misti giri in sordina la voce che l’Assemblea ed i suoi deliberati siano l’attuazione di un piano preparato in precedenza. Ma crediamo sia inutile polemizzare, i fatti parlano chiaro. Gli elettori piranesi, cacciando dal locale, ove si svolgeva l’Assemblea, i due unici cominfor-misti presenti ed eleggendo un nuovo Comitato, composto da cittadini i cui requisiti offrono la garanzia che gli interessi della città sono in mani oneste, hanno dato la più eloquente risposta a tutti i disonesti e fannulloni delle varie correnti reazionarie antipopolari. DOCUMENTI RINVENUTI Carta d’identità intestata a Gran-dus Mario ed altri documenti. Carta d’identità intestata a Foti Antonina fu Santo. Libretto di bicicletta, portafoglio ed altri documenti di Cecot Attilio. CON IL COOPERATIVISMO VERSO IL SOCIALISMO Negli scorsi giorni a Bassania, frazione di Salvore, si è costituita la cooperativa di produzione «Avvenire». Così un’altra tappa verso il socialismo è stata raggiunta. Questa cooperativa agricola di produzione è una fra le tante che in questi ultimi tempi stanno sorgendo nel nostro territorio. Con ciò i lavoratori della terra dimostrano la loro piena fiducia ni nuovi sistemi di produzione. Abbiamo avvicinato il compagno, presidente della cooperativa, Bus-dachin Michele e i compagni: Sto-covaz Giovanni, Grisonic Rafaele, Govo Antonio, Alessio Giovanni e Stocovaz Erminio, pregandoli di precisarci le ragioni che li hanno indotti a formare la cooperativa e come è stata " costituita. Con tono deciso e sicuro i compagni rispondono esaurientemente alle nostre domande, senza lasciarci un’ombra1 di dubbio sulla veridicità delle loro dichiarazioni. Ecco quanto essi ci hanno detto LA COOP. DI VERTENEGL1Q fra l’altro: «Per due volte abbiamo tentato lo costituzione di una cooperativa agricola di produzione, ma tutte e due le volte il nostro tentativo andò fallito. Tuttavia non ci siamo scoraggiati sempre decisi a raggiungere la mèta voluta. Oggi con grande soddisfazione vediamo finalmente tradursi in realtà la nostra maggiore aspirazione grazie alla collaborazione di tutti i compagni. «Chiediamo al compagno Busdachin se la solidità delle basi della cooperativa sono buone. Da buon agricoltore si risponde: «Le radici hanno preso, perchè il terreno è buono.» Poi i compagni proseguono: «Siamo entrati nella cooperativa perchè ci piace lavorare la terra con tutta la passione, ed ora mettendo assieme il poco bestiame di ciascuno non ci mancherà un buon aiuto per lavorarla. In più abbiamo osservato i progressi che stanno facendo le altre cooperative, come ad esempio quella di Puzzole, così ci siamo messi d’accordo giungendo alla risoluzione di formare la attuale cooperativa.» Tutti siamo volonterosi ed attaccati al lavoro base, principale per ! a costituzione di una cooperativg, e siamo disposti ad accettare chinque desideri di associarsi a noi purché abbia i requisiti suddetti e siamo certi della riuscita. Tutto ciò benché si siano degli elementi velenosi che pensano e dicono che la nostra cooperativa non potrà prosperare, ma i fatti parleranno e non le chiacchere. Lo statuto che adotteremo sarà quello di terza categoria, perchè altre cooperative agricole di produzione lo hanno scelto ed abbiamo rilevato i buoni successi da esse conseguiti. Come inizio abbiamo: 60 ettari di terra, 5 vacche, 1 manzo e 4 vitelli e stalls capaci di accogliere 30 capi di bestiame. Le nazionalità, dei soci della cooperativa, sono la croata e l’italiana.» Chiediamo quali erano le loro condizioni prima della liberazióne; in coro ci rispondono: «Eravamo dei coloni e sappiate che nei mesi invernali eravamo senza pane e poi... scrivete pure le condizioni più misere e sarete certi di non sbagliare.» «Sappiamo che il popolo ci quar-da e non disilluderemo nessuno. La nostra gioia sarà grande, quan-- do i motori dei nostri trattori, canteranno attraverso le zolle dei nostri campi.» CLAUDIO MANZANO LE LATTERIE dell’ENTE MIRNA PER LA POLITICA DEI PRINCIPI (continuazione dalla 1 pagina) Nessun lavoratore, nessun democratico con i metodi che si vogliono introdurre nel campo della lotto internazionale, ha più sicurezza di trovarsi di fronte un compagno un fratello, un comunista. In tali condizioni è chiaro che non può avvenire altro che il disarmo rivoluzionario dei comunisti, la sfiducia nella lotta, la demoralizzazione, il pessimismo e l’abbandono delia lotta. La lotta del PCJ contro questi metodi è la lotta di tutti i lavoratori che vogliono bandita dalle proprie file la deviazione terrorìstica ecc. Soltanto il PCJ, soltanto quel popolo poteva affrontare una simile impresa di scoprire la malattia: prima essa covava e nessuno era in grado di individuarla e denunciarla. La pace si difende non con ipocrite affermazioni sonanti ma .con azioni conseguenti ai principi che si pretende di difendere. La politica del Cominform, la politica di un gruppo di uomini sovietici contro la Jugoslavia è la classica politica del forte contro il debole, la politica dell’armato di molti cannoni di fronte all’armato di principi. Per il processo di Budapest non ci possono essere più comunisti nel mondo, non ci dovrebbero essere più dottrina marxista-leninista della scienza socialista, volontaria ed eroica lotta dei part. com. per la vittoria contro il capitalismo nazionale. Le prodigiose ed invincibili idee del socialismo rivoluzionario, la teoria e l’esperienza rivoluzionaria, il patrimonio di idealità del movimento comunista internazionale, secondo i redattori dell’atto di accusa di Budapest potrebbero essere messi al bando, sconfessati; le idee e la fede non servono più, dovrebbero soltanto servire i cannoni e magari la bomba atomica. Dove non arriva l’esercito sovietico non si può parlare, di rivoluzione, queste sarebbero le nuove teorie, che rinnegano tutto quanto rappresenta la scienza di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Si fornisce cosi all’imperialismo e ai suoi servi la «confessione» e la conferma di quanto essi sostengono da anni, si danno a loro le prove, gli argomenti, le «dimostrazioni» di un comuniSmo feroce, spietato, liberticida, terroristico, inumano, cannibalesco, fraticida, si alimenta con argomenti ■ irrefutabili la spietata propaganda anticomunista ecc. si dà una prova provata nel concetto che si ha verso i piccoli popoli, sul modo che-si intende di trattarli, sul come si tratteranno domani altre repubbliche socialiste ecc. Infatti, all’ONU, persino gli attacchi degli imperialisti alla politica di prepotenza e di minaccia della pace dell’URSS vengono fatti con gii argomenti forniti dalla URSS stessa. Le note diplomatiche, la rumorosa rottura dei rapporti con la Jugoslavia, i modi di questa diplomazia cominformista non trovano riscontro che nei nazisti di Hitler. Non si può reclamare il primato di guida e di orientamento, una meritata e riconosciuta dirigenza quando si danno simili spettacoli. Tutta la lotta per la pace viene danneggiata da questa poltica cominformista che svergogna il mondo socialista, che abbassa la morale comunista al livello della più vergognosa dottrina razzista, che pregiudica la pace. La lotta per la pace si alimenta con il rispetto della sovranità, con il rispetto del Trattato di pace e delle alleanze, con il rispetto della personalità e della coscienza dei combattenti democratici, cin i! rispetto dei popoli che hanno tanto sofferto e dato alla causa del socialismo. Oggi altri pericoli ancora per la pace dei popoli si aggiungono: i pericoli della presunzione, del i'et-ticismo, del dogmatismo, del nazionalismo. Il processo di Budapest sì è sostenuto anche sul pilasrto dell’invidia. Si ha invidia che il socialismo trionfi nel mondo, si ha paura di essere in poca luce, non si ha fiducia nella propria gloria, ma si teme quella degli altri. Si pretende di aver il monopolio ecc., ecc., si pretende che la rivoluzione si fermi a stagnare e a putrefare perciò si grida con soddisfazione: vedete che non ci sono altri paesi socialisti nel mondo: c’è n’è uno solo, e lo si dice come se si volesse dire: «e non ci sarà che uno solo, l’URSS». Questo è pazzesco, questo è contro gli interessi delia classe operaia, contrò la pace stabile e durevole, questo e contro la rivoluzione socialista, contro il suo sviluppo. I democratici di Trieste lottano per la pace reclamando il rispetto del Trattato di pace con l’Italia è l’applicazione dello statuto, il rispetto dei diritti della nazionalità slava con il riconoscimento della parità e dell’eguaglianza. Condannano la campagna d’odio sciovinista, la politica di rivincita dei circoli finanziari e politici italiani legati aH’imperialismo, ripudiando la stampa provocatrice, smascherando i falsi amici della'pace ma autentici fomentatori di guerra quali sono i partiti della Giunta d'Intesa, i cosidetti CLN delllstria, i falsi comunisti vidaliani che sono per la pace a parole mentre tutti i giorni praticamente lavorano per la guerra sostenendo le «rivendicazioni» del neoimperialismo italiano che vuole la revisione del Trattato di pace.