ACTA HISTRIAE VIII. ricevuto: 1999-06-16 UDC 272(497.4/.5 Istra)"15" LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA Antonio MICULIAN Centro di ricerche storiche Rovigno, HR-52210 Rovigno, Piazza Mateotti 13 SINTESI Nella prima parte del saggio vengono messe in evidenza le difficolta delta Chiesa cattolica romana nei confronti della nuova situazione venutasi a creare in Europa dal momento in cui Martin Lutero con le sue 95 tesi aveva messo in discussione tutta l'impalcatura tradizionale del Cristianesimo occidentale.Cio spiega in parte perché il papato avesse stentato a lungo a trovare una propria linea politica d'intervento anche se la lotta contro gli errori dei riformati nel campo dottrinale, era stata gia iniziata nella prima meta del '500. Tuttavia, i primi sintomi significativi sono caratterizzati dalla costituzione di due atti particolarmente diversi: da un lato l'iniziativa spontanea di Ignazio Loyola di formare a Parigi una milizia spirituale a disposizione del papa per le necessita missionarie: i Gesuiti; dall'altro la creazione a Roma, per iniziativa di Paolo III, di una commissione di cardinali con il compito di coordinare la lotta contro il protestantesimo negli ambienti cattolici: La Sacra Congregazione dell'Inquisizione romana. Viene quindi presentata la situazione nella penisola istriana a partire dagli anni ottanta del XVI secolo, sia nella parte veneta che in quella absburgica; la visita apostolica di Agostino Valier e i numerosi processi istituiti dal vescovo veronese contro le persone inquisite nonché, l'importanza e il ruolo dei Gesuiti svolto in Istria e nelle regioni circumvicine. Il lavoro che Agostino Valier, dopo il 1580, era riuscito a portare a termine con successo nella regione veneta, verra completato, nel secolo successivo, nella parte absburgica della penisola dai Gesuiti in missione a Fiume. Parole chiave: Chiesa cattolica, persecuzioni religiose, Istria, Cinquecento COUNTER-REFORMATION IN ISTRA ABSTRACT In the first important of the easy the author shows the problems of the Roman Catholic Church in the situation, which appeared in Europe, when Martin Luther weakened the traditional foundations of Christianity in the west with his 95 theses. 215 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 This partly explains why it took the Pope so long to find an appropriate political way to intervene, despite the fact that the fight against the errors of reformers in the doctrinal area had already started in the first part of the sixteenth century. When the Curch became aware that it was losing territorial, spiritual and cultural control across the whole of Europe new measures were taken. The first important signs are represented by the foundation of two acts, vhich differ considerably: on one hand there is a spontaneous initiative of Ignazio Loyole to establish a religious order, which would be available to the Pope for missionary purposes-the Jesuits and on the other, the foundation of the commission of cardinals in Rome, which was to be carried out by Paul III, whose task would be to coordinate the fight against Protestantism in Catholic circles, that is the Holy Congregation of Roman inquisition. Due to its geographical position Istra represented one of the strategic areas of Catholic religion; a neighbouring area with the Protestant world and was consequently directly and carefully controlled by Rome. Therefore, the circumstances on the Istran peninsula since the 1680's are presented in the Venetian and Habsburg part; the apostolic visit of cardinal Agostino Valier and numerous processes, started by the bishop from Verona, against the people, who were under investigation, the significance and the role of the Jesuits in Istra and nearby regions. The work, which was successfully finished by Agostino Valier in our region after 1580, was completed in the next century by the Jesuits, who were on a mission in Reka, in the Habsburg part of the peninsula. Key words: Roman Catholic Church, religion prosecution, Istra, 16th century A partiré dalla seconda metà del XVI secolo, la Chiesa cattolica romana si era resa conto che l'opera iniziata da Martin Lutero in Germania e, conseguentemente dilagata in tutti i paesi dell'Europa centro-meridionale, aveva messo in discussione tutta l'impalcatura tradizionale del cristianesimo occidentale e, nello stesso tempo, apparve chiaro che Roma non era preparata né ad accogliere né a respingere le nuove istanze e neppure a superarle. Cio spiega in parte perché il papato stentasse a lungo a trovare una propria linea politica d'intervento anche se la lotta contro gli errori dei riformatori nel campo dottrinale, sia da parte dell'autorità ecclesiastica, sia dei teologi controversisti, era stata iniziata subito dopo la comparsa delle tesi di Lutero; l'In-quisizione nella Spagna, nei Paesi Bassi, in Francia e in fine l'inquisizione romana, come pure l'Indice dei libri proibiti, avevano cercato con tutti i mezzi loro a di-sposizione di arginare la diffusione degli errori luterani (Alberigo, 1977, 725-727; cfr. Bainton, 1982; Bendiscoli, 1972; Brezzi, 1945; Gothein, 1930; Jedin, 1957; Cuscito, 1995). 216 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 Tuttavia, sin dall'inizio del '500 molti avevano sperato che i gruppi della riforma cattolica e dell'evangelismo avrebbero potuto mediare lo scontro sulla base delle loro istanze di riforma della chiesa e di fedeltà al Vangelo. Abbastanza presto appare chiaro pero che la riforma cattolica era troppo debole a causa dell'emarginazione súbita dalla Chiesa ufficiale e dal fatto che essa non portava avanti un progetto globale e sistematico di rinnovamento del cristianesimo, capace di ottenere larghi consensi popolari. I rappresentanti della riforma cattolica si erano rivelati aristocraticamente troppo timidi ed incapaci non avendo impostato nessuna linea di ri-forma liturgica, l'unica capace di poter coinvolgere la popolazione e, nello stesso tempo, non avendo saputo cogliere l'opportunità di strappare al papato la con-vocazione di un concilio prima che la separazione divenisse irrimediabile. In questa prospettiva va situato l'inizio, intorno agli anni Quaranta del secolo XVI, della risposta della chiesa cattolica alla riforma protestante, considerata avversario irriducibile e minaccia morale: la Controriforma. Tuttavia, dobbiamo sottolineare che anche i protestanti furono condizionati dall'opposizione ai cattolici al punto che molti aspetti della controriforma - intolleranza, dogmatismo, appoggio all'autorità secolare - sono presenti anche nelle chiese riformate. I cattolici tradizionali operavano per difendere un assetto secolare minacciato nella sua condizione di egemonia e di possesso; i riformati, d'altra parte, erano animati da un'intensa dinamica spirituale, da una ricerca di soluzioni nuove e coerenti con la loro riscoperta del Vangelo, da una creatività favorita dal fatto di aver rifiutato la cristianità medievale e di essere coinvolti in nuovi assetti sociali resi possibili dalla stessa rottura religiosa. A partire dalla metà del secolo XVI la chiesa cattolica romana si rese conto che stava perdendo il controllo territoriale, spirituale e culturale di tutta l'Europa e che, di conseguenza, veniva investita da una profonda crisi di identità. Nel momento in cui l'autorità del papa veniva respinta pubblicamente non in nome dell'anticlericalismo, ma in nome della Bibbia, la messa e i sacramenti scomparsi o sostanzialmente tra-sformati, mentre i protestanti avevano principi, università e città loro, la chiesa organizzava una prima resistenza utile ed efficace. I primi sintomi significativi sono caratterizzati dalla costituzione di due atti particolarrmente diversi: da un lato l'iniziativa spontanea dello spagnolo Ignazio di Loyola di formare a Parigi una milizia spirituale a disposizione del papa per le necessità missionarie: I "Gesuiti" (Cuscito, 1995, 157-172; cfr. Dolinar, 1995, 23-30; Zovatto, 1995, 51-76; Tacchi Venturi, 1958); dall'altro la creazione a Roma, per iniziativa di Paolo III, di una commissione di cardinali con il compito di coordinare la lotta contro i fautori del protestantesimo negli ambienti cattolici: la "Sacra Congregazione dell'Inquisizione romana" (Paschini, 1951; Alberigo, 1977, 726). Cosí tra il 1534 e il 1542 si misero in moto i due primi fattori della controriforma. Tuttavia, il rinnovamento interno fu deciso dal Concilio di Trento, dove la problematica suscitata dalla riforma protestante fu nettamente scissa fra questioni dottrinali e questioni disciplinari. Il 217 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 Concilio, dopo aver respinto definitivamente ogni modificazione del patrimonio dottrinale tradizionale, che venne anzi riconfermato in tutti i punti messi in di-scussione dai protestanti, affronté innanzitutto le principali disfunzioni organizzative e disciplinari, pur senza scalfire la posizione egemone del papa. Una volta conclusi i lavori si doveva rinnovare e rivitalizzare la chiesa sulla base delle sue decisioni, che erano state il prodotto, a un tempo, del movimento interno della riforma cattolica e della pressione esercitata dal protestantesimo. Fu il pontificato romano a prendere l'iniziativa dell'attuazione del tridentino; da Pio IV a Clemente VII si susseguirono papi coerentemente impegnati in questa direzione; tra questi spiccarono il domenicano Pio V, inquisitore prima di essere eletto papa, e il francescano Sisto V. In questo quarantennio nacque la Chiesa cattolica moderna, dominata dal confronto dialettico e dallo scontro con il protestantesimo (Alberigo, 1977, 726-727; Jedin, 1962; cfr. Il Papato e il Concilio, 1967, 397-398). I rappresentanti della Chiesa, radunatisi a Trento, definirono chiaramente la dottrina cattolica nei confronti dei protestanti e, nello stesso tempo, si erano posti il compito di impedire l'ulteriore espansione del movimento e di eliminare la deca-denza disciplinare realizzando cosí una struttura molto più compatta di quella pre-tridentina. Tuttavia, il programma di rinnovamento della Chiesa partiva dagli alti dignitari, anche se non direttamente dal papa, riguardando solo in parte la curia romana. Lo strumento principale di tale indirizzo è stato l'accentramento del governo ecclesiastico, la conferma dei privilegi degli ecclesiastici, la ricostruzione di una struttura giuridica solida, basata sulle leggi della Chiesa e, nello stesso tempo, appoggiata dal fervore delle autorità civili. Il tridentino aveva posto l'accento sull'importanza della scelta dei nuovi vescovi, nei confronti dei quali la curia romana esercité una pressione costante e un controllo continuo richiedendo l'obbligo della residenza nella diocesi e rispettivamente nella parrocchia. Inoltre ai vescovi si faceva obbligo di istituire quanto prima i seminari diocesani per offrire ai sacerdoti una preparazione migliore intellettuale e spirituale. Soltanto sacerdoti dalla formazione solida potevano essere in grado di garantire l'attuazione del programma di rinno-vamento della Chiesa universale. Questo programma, inoltre, prevedeva i sinodi diocesani, quelli provinciali, le visite apostoliche, visite pastorali, e le regolari relazioni personali dei vescovi a Roma al Santo Padre, le cosidette "Visitatio et Relatio ad Limina Apostolorum" (AA. VV., 1994, 87-107; AA.VV., 1983). Inoltre, il decreto di riforma proibiva il cumulo di uffici e di benefici ecclesiatici, abolendo tutta una serie di privilegi dei dignitari civili ed ecclesiastici (Tacchella, 1974; Lavric, 1986). Per attuare un controllo dettagliato ed efficace sulla realizzazione del programma di rinnovamento del concilio tridentino, nelle varie provincie, ampie liberta d'azione vennero date ai nunzi, rappresentanti diplomatici della Santa Sede presso i singoli governi, con il compito di controllare in loco il lavoro e l'attività dei vescovi nel 218 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 rinnovamento della Chiesa, badando ch'essi non si appoggiassero eccessivamente all'autorità civile a scapito dell'unione con Roma. Tuttavia, anche i nunzi apostolici erano stati "eredi del nepotismo romano" (cfr. Jedin, 1962).1 Per quanto riguarda l'Istria, i secoli XVI e XVII sono stati considerati dagli storici del secolo precedente come un periodo cronologico privo di qualsiasi interesse e significato storiografico anche perché, se escludiamo il periodo di conflitto tra la Serenissima e gli Absburgo all'inizio del '500 e successivamente quello della guerra di Gradisca, a prima vista nell'età moderna non ci sono date memorabili da ricordare. Infatti, ultimamente gli storici hanno puntato l'attenzione sul piano della storia culturale, sociale e religiosa, sfruttando, in modo particolare gli incartamenti di natura ecclesiastica, vale a dire quel genere di documentazione che inizia ad essere sempre più diffusa dopo il concilio di Trento, e si sono resi conto che il periodo storico preso in considerazione è ricco di nuovi elementi di valutazione da poter completare, ovvero riscrivere la storia dell'Istria nei secoli sopra menzionati. Si tratta innanzitutto degli atti delle visite apostoliche e pastorali, ad limina apostolorum, dei libri dei nati, battezzati, dei matrimoni e dei morti che ci consentono di delineare un' immagine diversa delle vicende storiche istriane nell'età moderna2 L'Istria, per la sua posizione geografica rappresentava da sempre una delle zone strategiche per la cattolicità, zona di frontiera con il mondo protestante, era quindi soggetta direttamente ad un controllo particolare da parte di Roma. L'abolizione del celibato e l'emancipazione dell'autorità episcopale predicata dai novatori trovarono molti seguaci soprattutto tra il basso clero delle campagne. Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria, il fratello Giovanni Battista, vescovo di Pola, Mattia Flacio AA.VV. (1967, 397): "... tuttavia, alla riforma della disciplina della Chiesa furono dedicate le ultime sessioni conciliari, deliberando energici provvedimenti. Fu vietato il cumulo dei benefici e delle prebende; fu imposto ai vescovi l'obbligo della residenza nella propria diocesi, ai parroci nella propria parrocchia; fu prescritta la spiegazione del Vangelo ai fedeli da parte dei sacerdoti almeno la domenica; fu deliberato di istituire scuole elementari gratuite in ciascuna parrocchia. Nessuno poteva diventare vescovo prima di trent'anni, sacerdote prima dei venticinque, e i giovani avviati al sacer-dozio dovevano approfondire la loro cultura generale e religiosa nei seminari istituiti nelle diocesi, dove dovevano ricevere anche una più accurata e più rigida educazione religiosa sotto la sorve-glianza diretta dei vescovi (visite pastorali annue a tutti gli istituti ecclesiastici e di beneficenza), alla cui stretta dipendenza era posto tutto il clero della diocesi. Fu più rígidamente confermato il celibato ecclesiastico e gli ordini religiosi vennero richiamati a una più stretta osservanza delle loro regole." Alberigo (1977, 726-727): "... A Roma si era perô coscienti che qualsiasi direttiva non sarebbe stata capace di risollevare la chiesa senza la presenza in luogo di uomini impegnati ad attuare le direttive stesse. (... ) sistema di promozione e di controllo rese necessaria una radicale riorganizzazione della curia romana, la cui prassi, peraltro, era stata oggetto di denunce più radicali da parte dei riformatori, sia protestanti, sia cattolici. Vi pose mano in modo sostanziale Sisto V (...) nel 1588 venne decisa l'articolazione del tradizionale concistoro in quindici congregazioni cardinalizie, a ciascuna delle quali era assegnato un settore del governo (nomina dei vescovi, interpretazione del tridentino, inqui-sizione ecc.). La riforma di Sisto V pose inoltre termine alla partecipazione del collegio cardinalizio alla responsabilità della chiesa universale insieme col papa (...)." 219 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 (Vlacic) e Baldo Lupetina di Albona, il Goineo di Pirano, assieme alia sua Comunita, rappresentano i personaggi piü importanti per la divulgazione delle nuove idee di riforma nell'Istria veneta; a questi dobbiamo tuttavia aggiungere pure un altro esponente della riforma, Stefano Console, prete di Pinguente, che assieme a Primoz Trubar si distinse nel campo della storia letteraria del protestantesimo. L'esempio del Trubar, che traduceva in lingua slovena libri liturgici, indusse il Console e Mattia Flacio a fare altrettanto in lingua croata, sovvenzionati materialmente e finanziaria-mente dai principi tedeschi (AA. VV., 1994, 87-89). Mentre l'ortodossia trionfava su tutto il territorio della Serenissima anche la nostra regione aveva subito direttamente l'influenza del protestantesimo dalle regioni confinanti, zone di transito fra Venezia e la vicina Carniola. Tuttavia, nonostante l'applicazione dei canoni tridentini e l'opera repressiva dell'Inquisizione nelle diocesi istriane, nella seconda meta del XVI secolo, Gregorio XIII, con lettera in forma di breve, datata 6 giugno 1579, affidava al vescovo di Verona Agostino Valier l'in-carico di visitare anche le diocesi dell'Istria. Nel corso della sua visita il vescovo aveva ottenuto risultati supriori alle aspettative con piena soddisfazione della Con-gregazione Romana. Infatti, l'esame e lo studio dei volumi manoscritti, uno per diocesi, relativi alla visita stessa, ci offrono una visione completa dello stato spirituale e morale del clero e dei fedeli di ogni singola parrocchia; lo stato materiale delle chiese, cappelle, dei cimiteri, degli ospedali, delle opere pie, nonche le varie deficienze riscontrate. La parte piü importante e costituita dagli interrogatori a cui sono sottoposti i vescovi, canonici ed i parroci da parte del visitatore o dai suoi auditori. Ogni libro contiene pure i processi istituiti dal Valier contro i sacerdoti concubinari. Infine troviamo i decreti particolari e generali, contenenti le prescrizioni per i vescovi e per ogni parroco, relativamente alla riforma dei costumi ed alla immediata applicazione dei canoni tridentini. Questi riflettono la situazione specifica di ogni singola chiesa o parrocchia e vengono dirrettamente consegnati al vescovo, rispettivamente ai curatori d'anime (cfr. Miculian, 1981-823 Pitassio, 1970, 8-64; AA. VV., 1994, 87-107; Tacchella, 1974, 83-86, e nota 53, 85; Pitassio, 1970, 7-10; AA. VV., 1983; Lavric, 1986). Nel mese di dicembre 1579 il Valier si accingeva alla visita dell'Istria; il 5 di-cembre, dunque, da Venezia sciveva una lunga lettera a S. Carlo, informandolo della sua partenza per l'Istria che sperava potesse avvenire entro una settimana circa: "Ill.mo et R.mo Sig.re mio. Hebbi prima che partissi daVerona una di V. S. Ill.ma per la quale intesi la ricevuta della mia scritta il mese di agosto con le Costitutioni di Dalmatia, le quali gia m'erano state rimandate dall'Ill.ma Congregatione, con l'approbatione di N. Signore et per soddisfare alli vescovi della Provincia gia erano In questa stessa serie l'autore si e occupato del problema ininterrottamente dal X (1979-1980) al XVIII (1987-1988) volume degli "Atti" del Centro di ricerche storiche di Rovigno. 220 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 date alia stampa. Hora mi ritrovo a Venetia con speranza di partiré la settimana seguente per la visita dell'Istria, et non ho voluto mancare prima che partissi di fare reverentia a V. S. Ill.ma alla quale prego da N. S. Dio vera consolatione. Il latore della presente dirá a V. S. Ill.ma quanto sarà necessario in proposito di Messer Celie Sadoleto. Di Venetia il di V di dicembre 1579. Di V. S. Ill.ma et R.ma Servitore Agustino vescovo di Verona" (Tacchella, 1974, 83-86, e nota 53). Il mandato del Valier, per quanto concerne la visita apostolica alle diocesi del-l'Istria, doveva comprendere pure le parrocchie della diocesi di Trieste ubicate nella giurisdizione civile della Repubblica di Venezia. Non visito dunque la cittá di Trieste e le parrocchie di questa soggette civilmente all'Austria. I verbali della visita conservati in libri manoscritti in latino si trovano depositati presso l'Archivio Segreto Vaticano e comprendono varia documentazione riservata alle visite vere e proprie; processi criminali contro i sacerdoti concubinari, decreti generali del visitatore, ossia le "Ordinationes et hortationes..." e l'indice della materia (Tacchella, 1974, 107)4 Lo studio di tale documentazione, in parte pubblicato dalla Societá Istriana di Archeologia e Storia Patria nonché dal Centro di ricerche storiche dell'UI con sede a Rovigno, ha portato alla luce l'esistenza di un folto gruppo di persone su posizioni eterodosse nonché di stabili legami tra un cenacolo di riformati che trovava ospitalitá presso Francesco Barbo, signore del castello di Cosliaco nella Contea d'Istria abs-burgica, e singoli eretici nei territori veneziani delle diocesi istriane. Ultimamente, Armando Pitassio (Pitassio, 1970) ed Antonio Miculian (Miculian, 1981/82; Salim-beni, 1983, 183-184, 189) hanno indagato l'origine e le caratteristiche ideologiche ed organizzative del fenomeno e si sono dimostrati inclini a imputare alla crisi economica, causata al tempo stesso dai correnti scontri militari austro-veneziani e dalle calamitá naturali - epidemie di peste bubbonica - che avevano investito in modo particolare le diocesi dell'Istria centro-meridionale, molti atteggiamenti del basso clero al limite della simonia o le furibonde dispute fra clero secolare e regolare per l'amministrazione dei sacramenti. Il Valier era partito per l'Istria con intendimenti ben precisi atti ad estirpare decisamente e con ogni mezzo qualsiasi errore ed abuso. Dobbiamo tuttavia rico-noscere al vescovo veronese il merito di aver svolto una missione decisamente determinante nell'attuazione della Riforma tridentina non solamente a Trieste ma anche nelle diocesi dell'Istria e della Dalmazia, e di aver saputo ridestare un nuovo atteggiamento nel clero e nella popolazione verso i problemi della morale cattolica. Nei domini absburgici, dove gran parte della nobiltá aveva aderito alla "... Anche dall'Istria il Valier terrá costantemente informato S. Carlo sugli sviluppi della visita. Dall'Istria ritorna il Valier pieno di meriti ed è nuovamente nominato visitatore apostolico per la dioces di Chioggia, quindi nl 1581 per Venezia e l'anno seguente per Padova e Vicenza. In premio a tutte queste benemerenze, il pontefice Gregorio XIII, nel concistoro del 12 dicembre 1583, con altri 18 lo creava cardinale del titolo di S. Marco" (Tacchella, 1974, 90, nota 57). 221 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 confessione augustana, si oscillava tra la moderazione dell'arciduca Carlo II e il fanatismo sterminatore di Ferdinando II. Grazie alla loro opera la corte arciducale di Graz era diventata il centro della Controriforma per il ristabilimento dell'ortodossia nei domini ereditari; tale politica venne facilitata dall'appoggio diretto dei Gesuiti. Infatti, il moltiplicarsi dei collegi gesuitici a Graz (1572), Gorizia (1614), Trieste (1819), Fiume (1627), con lo scopo preciso di reprimere l'eresia in loco, diede risultati cospicui, che tuttavia avrebbero potuto essere ancora molto più significativi se non fossero stati stroncati tutti i tentativi di rendere "indigeno" nei nuovi popoli il cristianesimo, e se la Repubblica di Venezia non fosse stata contraria - com'è noto -ai gesuiti e alla "politica curialistica e addirittura filoriformista". Nella Contea di Pisino, considerata appendice della Carniola e già da tempo entrata a far parte dei domini ereditari della casa d'Austria, il lavoro svolto da Primoz Trubar ebbe notevole influenza a tal punto che, dopo il 1598, veniva promosso alla sede vescovile di Pedena l'aquileiese Antonio Zara, educato nel collegio gesuitico di Graz. Nella sua opera "Anatomia ingeniorum et scientiarum", pubblicata a Venezia nel 1615, ci ha lasciato una pagina in onore dei gesuiti e, nello stesso tempo, ci illustra l'aria di Graz di allora, avviata a divenire l'epicentro della Controriforma: "Che dire di quell'emporio di tutte le scienze e di tutte le virtù?, di quel saldissimo baluardo della religione...? E come il cielo s'illumina delle stelle, questa santa società è illuminata dalle luci delle sue virtù e per la fede cattolica e romana s'imporpora del sangue di tanti martiri" (Cuscito, 15-159; Cervani, 1968, 198). Tuttavia, lo Stobeo per proteggere i territori italiani, per le loro quotidiane relazioni con gli eretici, aveva consigliato Ferdinando di fondarvi il S. Ufficio con un suo tribunale. Lo Zara, invece, spirito equilibrato e umanissimo, potrebbe aver consigliato Ferdinando di intraprendere altre misure come, ad esempio quella di "moltiplicare le cittadelle della Compagnia di Gesù", come egli stesso scrisse in un passo della sua opera dedicata all'intollerante Ferdinando: "Procuri il principe che uomini dotti e pii riconquistino con gli insegnamenti e l'esempio d'una vita proba chi s'è straniato dalla nostra fede; ... tenti di ricondurli a idee sane piuttosto con l'amore e le blandizie che col terrore e le minacce... dacch, al postutto nessuna cosa suole essere costante e duratura per effetto di violenza e coazione, sopra tutto in questioni religiose" (Cuscito, 15-159; Cervani, 1968, 198). Le norme precauzionarie intraprese dalla Chiesa cattolica romana in Istria contro i fautori del protestantesimo nel corso di tutto il Cinquecento, avevano portato a termine quel lungo programma di ricat-tolicizzazione che il Concilio di Trento aveva stabilito nei dettagli nel corso delle varie sedute. Tuttavia, i verbali della visita apostolica del vescovo di Verona, Ago-stino Valier, nonchè i documenti inquisitoriali depositati a Venezia presso il l'Archivio di Stato dimostrano,sul finire del secolo XVI, l'esistenza di piccole comunità ereticali a Dignano, diocesi di Pola, e nella parte dell'Istria montana sotto la giurisdizione della diocesi di Trieste. Dall'esame di questi si desume l'esistenza di un 222 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 numero considerevole di sacerdoti accusati del reato di concubinaggio; probabil-mente, il visitatore apostolico era venuto a conoscenza dei nominativi dei rei attraverso le confessioni dei fedeli dei luoghi visitati. Complessivamente, dei 37 sacerdoti esaminati, 18 vennero condannati dal tribunale ecclesiastico per concubinaggio nonche tre muggesani e il rettore di Materada non incriminato per l'eta avanzata. Da tener presente che il Valier non aveva visitato le parrocchie tergestine poste sotto la giurisdizione civile della casa d'Austria. La maggior parte di questi erano gia stati precedentemente condannati - nel 1558 - ed incriminati per gli stessi reatri dal capodistriano Annibale Grisonio. Si tratta del pievano di Pinguente Bonifacio Sotollj (Sotolichi), gia condannato dal visitatore veronese per essere stato "dedito al vino e di incontinenza... per esser convissuto per circa 20 anni con tale Gerolama, dalla quale ebbe tre figli: Marco, Anna Pasqua fattasi poi meretrice e Getrica, deceduta dopo il matrimonio." Verra condannato a tre mesi di carcere ed alla pena pecuniaria di lire 100 da pagarsi prima della scarcerazione (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, 1974, 139-141). Giorgio Boiaz, accusato di incontinenza; risultava che l'imputato, da una certa Tomizza di Andrea da Pinguente aveva avuto tre figli: un maschio e due femmine. Verra condannato in presenza della popolazione con la privazione del beneficio di coadiutore in Pinguente e gli venne inflitta la pena pecuniaria di 50 lire. Michele Mizarich, pievano di Sdregna, accusato di incon-tinenza, aveva ammesso di aver avuto pratica carnale con una certa Agnia, dalla quale "ha avuto tre putte femine et un putto maschio". Verra condannato al bando per la durata di 5 anni dalla villa di Sdregna e di tutta la diocesi di Trieste (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 141-144). Giorgio Badovinich, curato di Sovignacco, accusato per esser convissuto con una certa Fumiza dalla quale ebbe un figlio di nome Giacomo; condannato all'esilio da Sovignacco per un periodo di 10 anni pena il pagamento di lire 100 ed al carcere di un mese ogni qualvolta avesse violato la sentenza (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 144-155). Francesco Scurizza, curato di Sovignacco, processato per aver avuto due concubine: Caterina, dalla quale ebbe parecchi figli e la seconda Eufemia. Venne condannato al bando da Sovignacco per il periodo di 5 anni (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 146). Marco De Gasparinis, parroco di Verchi, accusato di concubinaggio per aver tenuto una concubina di nome Maria dalla quale ebbe parecchi figli. Anch'egli venne condannato al bando per 5 anni dalla villa di Verchi ed a un mese di carcere ogni volta che avrebbe violato la sentenza (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 146-148). Matteo Petrovich, curato di Draguccio, accusato per aver "tenuto in casa una concubina a nome Caterina, dalla quale ha avuto piü figli, l'ultimo dei quali di due anni." Venne condannato all'immediata incarcerazione per il periodo di un mese ed infine 223 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 sospeso "a divinis" per due anni (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 148). Gerolamo Gregorovich - Gorgorovich, curato a Draguccio e precedentemente pievano a Grimalda; il giorno 6 febbraio 1580, comparso dinnanzi al convisitatore Tinto per esser interrogato, aveva lasciato la seguente deposizione: "sono da 13 o 14 anni ch'io ho sempre tenuta in casa mia Orsa... Io cominciai prattica con questa donna quando ero piovano a Grimalda... non ho hauuto figli ne manco essa è mai stata gravida". Veniva condannato a due mesi di carcere con la privazione di cura d'anime e l'inibizione di somministrare i sacramenti nella diocesi di Trieste (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 149). Simili sentenze erano state emesse contro i sacerdoti-curati di Colmo: Simone Garginich e Marco Mazonich; Bartolomeo Juretich, Francesco Caligarich e Gerolamo Greblo, pievano il primo e cappellani gli altri due di Rozzo; Giovanni Mico-levich e Giovanni Zorcovich, pievano e cappellano di Lonche; e Marco Dragonich, pievano di Ospo (cfr. Pitassio, 1970; Tacchella, Tacchella, 1974, 149-155). Mentre l'ortodossia trionfava su tutto il territorio della Serenissima grazie al lavoro svolto dal tribunale dell'Inquisizione veneta nonché all'applicazione dei canoni tridentini, nella diocesi di Pola ancora nel 1580, durante la visita apostolica compiuta dal Valier, venivano istruiti processi per eresia nelle parrocchie di Albona, Dignano, Sissano e Fianona. Il saggio di Armando Pitassio, incentrato sulle vicende religiose nelle località menzionate dimostra come sul finire del XVI secolo il concubinato fosse ancora persistente nella nostra regione. Il fenomeno, precedentemente sottolineato anche dal vescovo di Pola Antonio Elio, come appare da uno scambio epistolare fra il cardinale Alessandrino e il nunzio a Venezia, vescovo di Nicastro, trovava riscontro in tutta una serie di processi istituiti nella seconda metà del '500 contro i sacerdoti locali e, portava, nello stesso tempo, alla scoperta di un folto gruppo di persone su posizione eterodosse, nonché di stabili legami tra un cenacolo di riformati che trovava ospitalità presso Francesco Barbo, signore del castello di Cosliaco nella contea d'Istria absburgica. I verbali della visita del Valier attestano l'incertezza politica, la miseria economica, accompagnata e causata al tempo stesso dai ricorrenti scontri militati tra l'Austria e Venezia e le frequenti calamità naturali, epidemie di peste, malaria, che in più riprese avevano investito, in modo particolare, l'Istria centro-meridionale, ma anche molti atteggiamenti anticattolici e di con-seguenza il ricorso della popolazione locale al sovrannaturale unico momento di certezza che pero si manifesta in modi diversi da quelli raccomandati dalle autorità ecclesiastiche superiori (Pitassio, 1970; Miculian, 1981/82)5 Tra i sacerdoti inquisiti nella seconda metà del XVI secolo ricorderemo Giovanni Hasportic, Giovanni Libric e mastro Melcinic di Albona; Pasqualino de Fabris, Per quanto riguarda le condizioni economiche, e le calamità naturali che hanno, in più r iprese, investito l'Istria vedi De Franceschi (1879); Bertosa (1986a); Bertosa (1986b). 224 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 Beltramo de Rota, Pasquale Pasquali e Giacomo Cineo, canonici di Dignano. II cenacolo dignanese, al quale possiamo ancora assocciare anche i membri della famiglia greca dei Callegher, Giovanni de Paolis, Pasqualino Velico, Andrea e Berto Cineo, pre' Biagio Tesser, verra denunciato dallo stesso visitatore apostolico. In base a questa denuncia e ad altre, giunte al vescovo di Pola Matteo Barbabianca, nel 1580 venivano incarcerati Santo, figlio di Marco Callegher o Callegaro e Berto Cineo; il 13 marzo 1584 Andrea Callegher verra giustiziato e condannato a morte per annega-mento nella laguna veneta; Giovanni de Paolis, Andrea Cineo a varie condanne al carcere. Il processo contro il cenacolo dignanese pose fine alla persistenza di posizioni eterodosse nella parte veneta della dioces di Pola (Pitassio, 1970, 32-63). Alla comunita di Albona faceva parte anche il calzolaio locale Giovanni Libric, contro cui, il 20 gennaio 1580, veniva intentato un processo dal visitatore apostolico. L'auditore Taffello, incaricato dal Valier di istruire il processo, ebbe l'opportunita di conoscere a fondo le credenze del Libric; infatti, anche per l'imputato "... il sangue de Christo ha fatto tutto quello che e necessario "sicche era inutile invocare i santi e pregare per i morti. Non ammetteva l'esistenza del Purgatorio; inutili le indulgenze concesse dal Papa, assurde le astinenze, istituite non da Dio, bensí dal papa. Anche in questo caso, come a suo tempo per il Pagovic, ci si trova di fronte alla negazione di una qualsiasi presenza divina nell'eucarestia, gia precedentemente riscontrata nei processi ad eretici nella diocesi di Pola che, in un certo qual modo, testimonia che la propaganda vergeriana in Istria a favore delle tesi luterane aveva avuto successo limitato. Il Libric aveva partecipato a varie riunioni della comunita di Cosliaco ed era stato denunciato per aver letto libri sospetti; infatti, mastro Melcinic aveva testimoniato di aver visto ed ascoltato il Libric "...legger un libretto qual era heretico et disse hauuto de Lemagna et egli non osava mostrarlo... io non so che titolo fosse et e vero che me lo lesse, et non me ricordo che cosa contava... et me lo lesse nella sua bottega... et non voleva dar in mano ad alcuno a leggere... Tuttavia, del processo contro l'albonese possediamo solamente l'istruttoria, in quanto, il 21 gennaio 1580, dovendo il visitatore allontanarsi da Albona, demandava al vescovo di Pola il compito di portare a termine il processo. Gli appartenenti al cenacolo dignanese negavano l'autorita del papa; l'interces-sione dei santi; il culto della Vergine e delle immagini; la validita delle opere, della messa e della confessione; la giustezza delle astinenze e dei digiuni (Pitassio, 1970, 57-58). Berto Cineo, ad esempio, affermava che nell'ostia consacrata "...non vi sia il corpo di Christo e non sanno i goffi che non e altro che un puoco di pasta fatta con farina...", e Giovanni de Paolis: "... che voi credete che in quell'hostia gli sia il corpo di Christo? Voi siete ignoranti a creder queste cose", e Giovanni de Paolis ai compaesani che si apprestavano a comunicarsi: "... che voi credete che in quell'hostia gli sia il corpo di Christo? Voi siete ignoranti a creder queste cose"; inoltre non 225 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 credeva alia validitá della messa tranne a Natale, Pasqua e S. Giacomo, mentre Andrea Callegher affermava "... che sono solamente dui sacramenti della chiesa, cioe il Battesimo ed il Matrimonio" e che credeva solo nel Vecchio Testamento e neppure in tutto ma soltanto in alcune parti di esso (Pitassio, 1970, 59-62). Il cenacolo aveva una propria organizzazione; annualmente eleggevano un gastaldo e la loro forza era rappresentasta da una cinquantina di membri o sostenitori che costantemente cercavano di espandersi anche nelle zone circumvicine. Tuttavia, quando il Valier giunse in visita a Dignano, la maggior parte del gruppo eretico venne denunciato. Il processo al cenacolo dignanese pose fine alla persistenza di posizione eterodosse nella parte veneta della diocesi di Pola. Nemmeno l'appoggio diretto delle nobili famiglie del luogo, come quella dei Barbo o dei De Petris di Cherso, non bastavano piü a mantenere in vita i circoli contestatori della chiesa cattolica; dopo i numerosi processi istituiti dal vescovo di Verona verso la fine del XVI secolo, i gruppi eterodossi di Dignano, Pola e Albona avevano continuato ancora, per un breve periodo di tempo, a vivere e prosperare; tuttavia, la materia di fede era ormai diventata monopolio di cerchie sempre piü ristrette ed erano destinate con il tempo a scomparire. La nuova parola in materia di fede divento cosí monopolio di singole persone, isolate tra di loro, mentre il resto della popolazione ac-coglieva con gioia l'interessamento che per essa aveva la chiesa postconciliare. Dopo la pacificazione religiosa di Bruck fra Carlo II e gli Stati provinciali della Stiria, Carinzia e Carniola, l'arciduca aveva dato un appoggio diretto e sostanziale ai vescovi per cancellare le comunitá riformate nella Contea di Pisino (cfr. Miculian, 1981/82; Mitis, 1902; De Franceschi, 1879, 293-295). Dai verbali del Valier il lavoro dei sacerdoti, quali curatori d'anime nella diocesi di Pola, era stato sempre lodato; infatti, quanto aveva interrogato gli abitanti del luogo sul comportamento dei propri sacerdoti, essi non avevano mai assunto un atteggiamento censorio per un certo tipo di colpe come l'ignoranza, il concubinato, ecc. La convivenza con le domestiche era diventata ormai costume secolare tra il clero e il fenomeno veniva tollerato dalla popolazione locale. Il vescovo quindi, agiva solamente nel caso di particolari deviazioni suscettibili di disturbare l'equilibrio di un "modus vivendi" accettato dalla collettivitá intera. Condannare all'esilio perpetuo i parroci accusati di concubinaggio o privarli dell'abito talare, significava per le diocesi rimanere privi di curatori d'anime: "Se volessi condannare all'esilio i sacerdoti concubinari, la mia diocesi rimarebbe vedova" aveva asserito il vescovo Coret al visitatore apostolico. Al Valier, comunque, va il merito di aver saputo ridestare un nuovo atteg-giamento nel clero e nel popolo verso i problemi della morale cattolica in tutte le diocesi dell'Istria veneta. Nell'Istria absburgica invece, come pure presso il gruppo protestante fiumano, il movimento eterodosso aveva continuato a vivere e prosperare; tuttavia, quando nel 1617 arrivarono a Fiume i primi gesuti, questi, come 226 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 afferma il Pitassio, ebbero modo di ridurre al cattolicesimo alcuni rappresentanti del movimento ereticale; in realtà, si trattava delle ultime manifestazioni del moto riformatore protestante che aveva interessato direttamente i paesi ereditari austriaci e che l'arciduca Ferdinando, con l'aiuto dei suoi consiglieri, Giorgio Stobeo, vescovo di Lavat e Martino Brenner, vescovo di Seckau, si era incaricato definitivamente di stroncare verso la fine del XVI secolo (Pitassio, 1970, 64-65). Tale politica absburgica di appoggio diretto alla Chiesa per ristabilire l'ordine e l'ortodossia nei domini ereditari ebbe, "come contraparte utilissima, l'appoggio dei gesuiti con un' azione efficace nello spirituale quanto nel temporale, a tutto danno pero delle autonomie tradizionali e delle "libertà" degli Stati provinciali". Secondo G. Cuscito, il moltiplicarsi dei collegi gesuitici ai confini della Giulia, da Graz (1572) a Lubiana (1596), a Gorizia (1614), a Trieste (1619), a Fiume (1627), sembrava rive-lare un preciso disegno studiato per reprimere l'eresia in loco e per elevare una sorte di cordone sanitario attorno alla Repubblica di Venezia contraria - com'è noto - ai gesuiti e alla politica curialistica e considerata addirittura filoriformista (Cuscito, 158).6 Il lavoro che, dopo il 1580, il visitatore apostolico Agostino Valier era riuscito a portare a termine con successo nella parte veneta dell'Istria veniva, agli inizi del secolo successivo, continuto dai gesuiti, accolti con tutti gli onori dalle popolazioni che andarono a visitare. A Fiume, ad esempio, nel 1617 i loro discorsi erano stati ascoltati da una numerosissima folla "... ut templum alioqum amplissimum non sufficeret" (Pitassio, 1970, 65), che appunto testimonia l'importanza della loro missione. Un ulteriore passo avanti nell'affidamento ai gesuiti dell'educazione religiosa, morale, culturale e politica della gioventù istriana si registra nel 1627, quando a Fiume veniva fondato un collegio con seminario al quale affluirono i proventi della contea. Per quanto riguarda il ruolo svolto dai gesuiti nella nostra regione e quelle circumvicine vedi i diversi saggi pubblicati nel volume AA. VV. (1995): Szilas (1995, 15-22); Keck (1995, 31-50); Ciperle (1995, 77-102); Balabanic (1995, 103-114); Bazdar (1995, 115-130); Smitek (1995a, 131142); Smitek (1995b, 151-156); Tavano (1995, 173-188); Franusic (1995, 189-200). 227 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 PROTIREFORMACIJA V ISTRI Antonio MICULIAN Center za zgodovinska raziskovanja v Rovinju, HR-52210 Rovinj, Mateottijev trg 13 POVZETEK V prvem delu eseja avtor prikaže težave rimskokatoliške cerkve v situaciji, ki je nastala v Evropi, ko je Martin Luther s svojimi 95 tezami omajal tradicionalne temelje krščanstva na zahodu. Deloma nam razlaga, zakaj je papeška država potrebovala toliko časa, da je našla svojo politiko posredovanja, čeprav se je boj proti doktrinarnim napakam reformatorjev začel že v prvi polovici 16. stoletja. Ko pa se je Cerkev zavedla, da izgublja teritorialni, duhovni in kulturni nadzor po vsej Evropi, je začela koreniteje ukrepati. Prvi pokazatelj je bila ustanovitev dveh aktov, ki se zelo razlikujeta: na eni strani je bila spontana pobuda Ignazia Loyole, da bi v Parizu ustanovili duhovno vojsko, ki bi bila papežu na razpolago za misijonarske potrebe - jezuite; na drugi strani naj bi v Rimu na pobudo Pavla III imenovali komisijo kardinalov, katerih naloga bi bila koordinirati boj proti protestantizmu v katoliških okoljih - to je bila Sveta kongregacija rimske inkvizicije. Istra je zaradi svoje geografske lege predstavljala enega izmed strateških območij katoliške vere; kot obmejno področje s protestantskim svetom jo je nadziral neposredno Rim. V prispevku avtor predstavlja razmere na istrskem polotoku od osemdesetih let 16. stoletja, tako v beneškem kot v habsburškem delu, apostolski obisk kardinala Agostina Valiera, številne procese, ki jih je začel veronski škof proti osebam, ki so bile v preiskovalnem postopku, ter pomen in vlogo jezuitov v Istri in v okoliških regijah. Delo, ki ga je Agostino Valier uspešno končal po letu 1580 v naši regiji, so v naslednjem stoletju dopolnili jezuiti, ki so bili v misiji na Reki, v habsburškem delu polotoka. Ključne besede: katoliška Cerkev, verska preganjanja, Istra, 16. stoletje FONTI E BIBLIOGRAFIA AA. VV. (1967): II Concilio di Trento. In: Grande Dizionario Enciclopedico UTET, V. Torino. AA. VV. (1983): L'Umanesimo in Istria. Atti del Convegno internazionale di studio di Venezia, 30 marzo - 1 aprile 1981. Firenze. AA. VV. (1994): Istria - Storia di una regione di frontiera. Brescia, IRCI. Alberigo, G. (1977): Controriforma, le origini: protestantesimo e riforma cattolica. In: Enciclopedia Europea, vol. III, 725-727. Bainton, R. H. (1982): La riforma protestante. Torino. 228 ACTA HISTRIAE VIII. Antonio MICULIAN: LA CONTRORIFORMA IN ISTRIA, 215-230 Balabanic, J. (1995): Padri gesuiti naturalisti: Giuseppe Agosti, Francesco Saverio Wulfen e Agostino Michelazzi. In: Galimberti, S., Maly, M. 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