Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale • Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 76 — 25 settem. 77 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell' Asilo d'infanzia I I CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte, il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I I V integrità di un giornale consiste nell' attenersi, con costuma ed energia, al vero, all' equità, alla moderatela. ANNIVERSARIO — 13 Giugno 1771 — Sasce Paolo Costa — (V. Illustrazione.) IL LUSSO DEI MEDIOCRI Fatto parallelo tra le abitudini di vita d'ogni classe della società nel tempo passato e nell' attuale, si scorge essere subentrato nei singoli bisogni un notevole cambiamento, particolarmente ispirato a sistemi di vita più comoda, a maggior larghezza nel soddisfare a quegli usi e consumi che non si riferiscono ai prodotti di pura necessità. Dove più emerge poi un tale cambiamento, e dove le sue conseguenze tristi o buone a seconda dell' usato sistema, si fanno più facilmente risentire, è nella classe del popolo che vive del quotidiano lavoro. Ci sembra che senza una certa riflessione sulla relativa posizione individuale, si proceda oggi in una gara di mollezze e di fasti, che mal s' addice al miglior inteso sistema di domestica economia. Non ci corre in mente di fare un paragone tra i tempi andati e gli attuali, nè intendiamo coli' averne fatto cenno, di consigliare le antiche abitudini : sarebbe una pretesa impossibile, dacché avendo la moderna civiltà col progresso delle arti, dei mestieri, e delle industrie, accresciuti i mezzi di produzione, è ben naturale che le popolazioni ne favoriscano uno spaccio maggiore, coli'accettare fra gli attuali prodotti di necessità, quelli che a un tempo appartenevano alla categoria d'un lusso relativo. L'intendimento nostro è anzi quello di accennare all' opportunità di questo miglioramento sociale, ponendovi di riscontro quelle considerazioni d'indole economica, che valgano a tener nei limiti del ragionevole e del conveniente l'indirizzo di questi nuovi costumi. Su tale argomento s' è parlato e gridato più del bisogno; se ne fecero molteplici apprezzamenti, e dal cozzo d'idee disparate, nacquero per la società in generale conseguenze APPENDICE. IL CABECILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO LAICUS pubblicata dall'und Neue Welt tradotta da GIOVANNI de F, Parte dei soldati dei posti che circondavano il castello, circa venti uomini, s'erano radunati presso il portone, risoluti di resistere a tutta oltranza alle irrompenti schiere di Entreras; e s'andavano stringendo alla muraglia quasi per cercare appoggio nella vicinanza dei loro camerati chiusi; parte s'imbattevano per via nei gruppi dei Querrilleros che sbucavano da ogni lato, e scambiavano fucilate. In quel mentre comparve ad una finestra il conte Valliers e gridò: Fuoco sulla massa, e poscia alla parte opposta del castello : vi porterò aiuto. Quelli che avevano i fucili carichi, obbedirono tosto al comando. Le finestre intanto erano state occupate dai soldati, che mante- poco felici, perchè interpretando ognuno a modo suo la insoluta questione, senza riflesso ad un equo calcolo, la risolvette a proprio capriccio. Certo è che il più esatto giudizio in proposito sarà quello che appoggerà la soluzione del delicato problema alla considerazione delle relative posizioni individuali. Quelle abitudini di vita che s'addicono alle ricche persone, non saranno sicuramente consigliabili al ceto medio, e quelle di questo non confaranno alla classe più ^povera che vive del solo lavoro delle braccia. Una gara di questo genere, condurrebbe all' inevitabile conseguenza di spese superiori alle forze rispettive, e quindi inconsulte e rovinose. Se vogliamo esser giusti, è forza convenire che la moderna società cresce in proposito soverchiamente viziata. Alle spese di certi abbigliamenti che più direttamente si riferiscono alla categoria del lusso, si è fatta una china sdrucciolevole assai. Quell' oro, quelle sete, e quelle complessive galanterie che ragionatamele dovrebbero entrare nell' uso soltanto di chi è realmente facoltoso, le vediamo oggi diffuse fra ogni classe di popolazione, e più fatalmente fra quella che meuo può, con uua larghezza che stà iu diretto cou-strasto colla quantità dei mezzi. Questo è un fatto pur troppo innegabile, che torna tutto a danno materiale e a disdoro di chi lo tà. In tal modo la domestica economia va a rotoli, aumentando i dissesti che tanto spesso sono oggetto di lamento, e infiacchendo con soverchie mollezze quell' antica tempra fisica, che va facendosi fra il popolo ogni giorno più rara, e rilasciando quella severa moralità di principii che costituisce un saldo carattere. Volgendo intorno lo sguardo, vedremo fra le varie fortune covare uu malcontento nevano una fucilata ben nutrita, ma non efficace a trattenere gì' intrepidi Querrilleros, dei quali alcuni, mentre altri bersagliavano le finestre, arietavauo coi tronchi d' albero furiosamente il portone, che già vacillava sui gangheri; e lo stesso Entreras, tra i primi, 10 scheggiava con impeto terribile a colpi di azza. Nel frattempo il Capitano aveva radunato nel cortile uu certo numero di soldati che avevano avuto tempo di vestirsi completamente; ed era sul punto di condurli verso 11 portone, allorché sopraggiunse un nuovo accidente, decisivo pel combattimento: la porta della cantina s' aperse improvvisamente lasciando passare un grande chiarore, in mezzo a cui spiccava Jouan seguito da una massa oscura di figure, che tosto si avventarono sopra i soldati. Jouan non si fermò a lottare, ma con alcuni suoi fidi, fu sollecito di salire le scale, tenendo stretto coi denti un lungo coltello e in ciascuna mano una pistola montata. Udì nel piano superiore un tiro, a cui tenne dietro breve lotta e vide donna Maria e donna Camilla scendere a precipizio le scale che le rende irose contro la società e i tempi attuali, come se da quella e da questi dipendessero le cause originarie del male che le travaglia. E da questo stato di morbosità morale hanno origine le più stravaganti argomentazioni. Così, per esempio, nel ricco che amministra la sua sostanza senza trascendere a prodigalità, si vuol scorgere l'avaro; come se 1' accumulare valori nott equivalesse a creare quei capitali che sotto varie forme entrano poi a favorire ragionevoli e durature produzioni. Si grida ugualmente al prodigo che sperpera il suo in lussi inconsulti, scorgendo in ciò un offesa al reale bisogno. A colai che saggiamente risparmia, non mancano o-gni sorta d'appellativi, e per lo meno è chiamato egoista, retrogrado, e peggic. Insomma da un cumulo d'ingiusti giudizi, si pretende coma ultima conseguenza di rovesciare la broda dei propri errori addosso alla società, che infine non ue ha colpa alcuna. A questa commedia d'inutili querimonie, sarà bene che ognuno, ed il popolo che vive del lavoro più di tutti, sostituisca un continuo studio nel limitare i propri consumi ai redditi rispettivi, dimenticando le stupide gare d'una falsa ambizione, ed avendo invece di mira il maggior possibile risparmio per non cadere nell'avvilimento della miseria, e per procurarsi a poco a poco la soddisfazione di quei bisogni che tornano a decoro della famiglia o della persona. Come abbiamo premesso, ripeteremo di non voler certo consigliare con ciò il ritorno ai tempi delle case coperte di paglia, delle casacche di ruvidi panni, e dei rossi berrettoni. No, anzi raccomanderemo sempre al popolo la maggior possibile nettezza e comodità delle proprie abitazioni, una studiata pulitezza nelle vesti, una cura continua, sempre in contro ai Querrilleros: il Cabecilla aveva fatto il colpo stabilito: la sentinella giaceva al suolo gravemente ferita. Viva Minha, viva el Cabecilla gridarono gli Spaguoli giubilanti, allorché videro il loro amato condottiero. Quando apparve nel cortile s'innalzò un nuovo grido, e con furore raddoppiato tentarono di aprirsi il varco verso il portone, dinanzi al quale imperversava Entreras. Il capitano s'appigliò al partito di chiamare a raccolta tutta la sua gente nel cortile, e il trombettiere suonò quindi repli-catamente il segnale; e quando vide i suoi più numerosi, gli venue per un istante il pensiero di continuare il combattimenfo, nella speranza che da un momento all' altro gli capitasse in soccorso la compagnia del villaggio; ma dovette tosto abbandonare tale suo disegno all' annunzio fattogli dal tenente che appunto nella direzione del villaggio s' udivano fucilate: locchè indicava chiaramente che anche quella truppa si trovava impegnata in una zuffa. Allora gridò: — Aprite il portone e gettatevi fuori a baionetta spianata: io vi seguo da vicino. con riflesso alla propria condizione, di figurare ed innalzarsi il meglio che sia possibile nella civile convenienza: queste devono essere le qualità di un popolo costumato, buono e civile. E infatti, quando vediamo qualche tribù nomade prender posto sotto luride tende, e quivi fra ogni sorta d'immondizie condurre la vita pari o peggio degli animali, proviamo un senso di compassione, di ribrezzo, e di schifo, e non ci restiamo dall'esclamare : che gente barbara ! Si badi peraltro che l'eccedere da parte nostra nell' altro estremo non sia male peggiore, e degno di pari biasimo. Da quei fetidi covili, che dovrebbero sparire dalia società, da quelle poche sdruscite e luride vesti, da quell'immondo ed insufficiente cibo, ai letti lucidi ed eleganti, alle coltri diligentemente trapunte, alle vesti di seta, alle ricche frangio, agli aurei gingilli, ai calzari verniciati, alla ricchezza conplessiva d'un ricercato abbigliamento, alle ghiotte vivande accompagnate da generose libazioni, ci corre, ma ci corre assai; e se la pulitezza è indizio di civiltà, lo sfarzo inopportuno conduce a disastrose conseguenze. Il popolano, I' artigiano, ed altri molti che delle apparenze fanno studio speciale, si guardino bene da questa consuetudine pericolosa; e si persuadano che il vero progresso dei costumi, la buona educazione, il perfezionamento del senso morale, il relativo materiale benessere d' un popolo si manifestano in parte, e in parte vengono originati e mantenuti, dalla sagace condotta con cui le famiglie, o membri di esse, sanno resistere alla pur troppo comune e potente voglia di parere forniti, e nel vestire e nelle abitudini, di mezzi maggiori dei reali. C—l. Nuova serie di Effemeridi Giustinopolitane (Dalla Provincia — V. il N. 7, e seg.ti dell' Unione) Giugno 1 1493 Ducale Barburigo che officia il pod. e cap. Domenico Malipiero di far sorvegliare ser Bartolomeo de Trissano, miles vieenti-nus, confinato per anni tre nella nostra città. - 1, 127u. *1 1337. Il pod. e Capitano Leonardo Mo-cenigo cede a Vidolo de Astimio, domiciliato nella nostra città, alcuni fondi presso il Risano perchè vi costruisca saline. 2 i 1680 H pod. e cap. Girolamo Pisani im-/pone ai villici della contrada Alber (Scofie) /il rispetto della tenuta vescovile e 1* ob-I bligo di riattare le strade che conducono in Antiguano ed alla Saliera. - 10, *2 1803, La deputazione di Pirano viene a ricevere un ricambio per la tela consegnata al Bar. Steffaneo, la quale rappresentava il fatto di Saivore (1177). Non fu bisogno di aprire il portone : esso cadde in quel punto cedendo al formidabile cozzo degli assalitori. — En avant, mes ca-mcradesì Vive Vlmpereur! gridò alla sua volta il tenente, ardente giovinetto, e si spinse innanzi colla sciabola alzata: lo seguì la sua schiera, e 1' uscita fu libera. — Seguitemi! seguitemi! comandò subito il Capitano, che stava spiando il momento favorevole, e tenne dietro agli uscenti. Giunti all' aperto, i soldati francesi cominciarono la loro ritirata verso il Bidassoa, che, essendo in quel punto molto largo e profondo, avrebbe loro fornito, una volta passato il ponte, sicura difesa. Il Cabecilla, fatto breve esame dei suoi, li condusse ad inseguire i Francesi. Fu alquanto trattenuto per via da pochi sparpagliati che il Capitano aveva lasciato indietro per coprirsi la ritirata; ma di serii combattimenti non v'era probabilità; epperciò il Cabecilla si decise di ritirarsi iu coda, procedendo unito alla figlia e alla sorella. Ad un tratto udirono poco lungi dalla siepe, in luogo fuori di mano, rumore, urla e imprecazioni. Il marchese corse 3 1697 Ducale Yalier che delega il pod. e cap. Paolo Loredan a decidere secondo l'antica consuetudine del paese una questione feudale, insorta tra il vescovo ed i feudatarii Apollonio da Pirano. - 10. *3 1212. Il Capitolo della Cattedrale viene ad una transazione col Clero d'Isola circa il diritto del "Quartese,,. 4 1428 Ducale Foscari che esonera il comune dal peso impostogli dai cavalieri del pod. e cap. di dover concorrere con 25 a 30 uomini alla guardia notturna in piazza - 1, - 67* 5 1797 II nostro popolo si solleva contro il mutamento di governo: egli non vuola sapere che del suo caro san Marco, - 21, - V, - 163. — 6 1427 Ducale che grazia ser Geremia del fu Antonio Malgranello di ritornare in patria, e ciò in seguito a domanda di colui che aveva consegnato Marco Sproda nelle mani della giustizia. - 1, - 65b. 7 1338 II neo-eletto pod. e cap., Giovanni Condulmier, ottiene di poter passare colla pubblica barca armata alla sua reggenza, " 16' "M " 8 1453 11 pod. e cap. Giovanni Tiepolo affitta a Tolfo de Mazucchi dal 1 del venturo agosto a tutto luglio 1454 il dazio delle carni verso la corrisponsioue di 2700 lire. - 1, - 131i». 9 1435 Ducale che ordina d'iscrivere tra i nobili del patrio consiglio Giacomo del fu Michele Gavinelo e suoi discendenti. - 1, - 76. *9 1610. Ducale la quale ordina d'istituire in Capodistria un seminario giusta i Canoni del Concilio di Trento. 10 1461 Leonardo di Lorenzo de Roi da A-solo e Zanino di Giacomo^de' Astai da Verona, maestri pentolai, figuli, (assicurati che per anni cinque non pagherebbero imposta alcuna e ehe per anni dieci non verrebbe altri ad esercitare il loro mestiere) si stabiliscono nella nostra città.- 1, - 173. 11 1477 Ducale Vendramin che obbliga la città e le ville del.distretto all' escavo della palude, dividendone il lavoro per giusta metà. 1-215. 12 1323 II capitolo della cattedrale affitta per anni a Dietalmo, vulgo Tramelle, due mole di un molino, situato al fiume Risàno, verso l'annua conrisponsione di tredici staia di farina. - 29. *13 1522. Ducale che proscioglie il Comune dall'obbligo di dare uomini a remo per le galere. 13 1291 Si permette il rimpatrio ad Almerico tìglio di Bertaldiuo ed a don Corrado canonico - Sagrestano, purché questi lasci il fratello quale ostaggio in Venezia e l'altro il proprio figlio. - 13, - I, - 182 *13 1463. I Rettori della Provincia avvisati con ducale a secondare Nicolò march. Gravisi nella leva di soldati. 14 1430 II pod. e cap. Paolo Corner inscrive tra i nobili del patrio consiglio Santo di ser Filippo Gavardo, Paolo del fu Silvestro de Adalpero e Bertuccio del fu Randolfo del Tacco. -1,-70. 15 1337 II veneto senato elegge Andrea Micheli, vulgo Fisica, in castellano di Castel Leone, e ciò con la pieggieria di ser Giacobello Corner. - 16, XVII VII 76. Delle antichità di Capodistria Ragionamento di Gian Rinaldo Carli ( V. il N. 10 e seg.ti) Ora ritornando al nostro portico di Sesto Briniario Certo conchiudere è duopo, che pur questo come tutti gli altri, fabbricato fosse per voto a qualche deità ! Qui però rifletter bisogna, che siccome molti portici v'erano particolarmente in Roma, e da' pubblici pe' giuochi e pe'banchetti degli imperadori, e de' sacri pel servigio de' tempi, cosi fermar il pensiere dobbiamo in questi ultimi, che agli dei appartenevano e che fatti ordinariamente eran per voto. E quante memorie di simili portici non abbiamo mai noi? Celebre in Roma era il portico d' Agrippa avanti il Panteo o sia tempio di tutti gli Dei; il quale fu interamente, anche in quelle reliquie eh» rimaneano, miseramonte da Urlano Vili papa atterrato, per formar dalle tavole di bronzo, coli» quali era coperto o sostenuto, e cannoni e colonna nel Vaticano ; lasciandone poi degna memoria in i-scrizione riportata da Alessandro Donato (1). Il catalogo di tutti i portici de' tempj di Roma abbiamo presso Giorgio Fabbricio (2). Se però i portici fatti per voto, l'adornamento erano de'tempj, crederemmo noi d'andare errati in dicendo, che per un tempio pure Brinniario facesse il suo. avendolo dedicato per voto a Deità eh'è' non nomina? Portico di tempio va bene ; ma di qual genere di portici sarà stato mai egli? Di più portici adorno era ogni tempio che tra la serie andava de' migliori. Oltre l'autorità degli scrittori, molte iscrizioni la dimostrano apertamente. Vedi nella nostra di Bardia seconda più sopra esposta, nominarsi la fabbrica di un tempio, di un simulacro e de' portici AEDEM, SIGNVM, P0RTICVS. Anche in altra presso il Grutero (3) abbiamo AEDEM, CVH, P0R-T101BVS, un tempio co' portici ; e più portici ordinariamente v'erano infatti. Di due soli però ne fa menzione Pubblio Vittore, uno avanti la cella, e l'altro dietro del tempio; questi opistodomo, e quegli prodomo nominando. Vitruvio però ci ha lasciata un'e-I sposizione assai più diligente, distinguendo egli più i sorte di tempj (4), come per esempio Prostili che un . solo portico aveano davanti; Amfiprostili, che ne a-' veano davanti e da dietro; Peripteri che ne aveano d'ogni intorno, e Dipteri e Pseudodipteri, di due o tre ordini di colonne. Veggendo io adunque nella lapida nostra assegnata al portico la lunghezza di piedi cento, m'indurrei quasi a credere, che di un Prostilo fosse; imperciocché, se di Periptero o Diptero ei fosse stato, subito a quel sito, seguito da donua Maria, che la zia invano s' affaticava di trattenere; erano quattro soldati francesi che s' azzuffavano con una dozzina di Querrilleros per difendere il capitano, che giaceva ferito sotto un alboro. Una palla gli aveva lacerato il fianco, e grondava sangue ; era stato portato lì dai quattro soldati, i quali avevano ritenuto di aver trovato un buon nascondiglio; ma uno dei distaccamenti laterali se n' era accorto. — Ammazzate quel cane ! ammazzate quel cane ! gridò subito il Cabecilla, sfoderando la sua corta sciabola; ed infatti uno dei Querrilleros s' era già slanciato col pugnale sguainato sul capitano, che istintivamente alzò il braccio per difesa. Ferma ! ferma! gridò Maria gettandosi in mezzo. Siete uomini o siete fiere voialtri?; ed afferrò la mano dello Spagnuolo. Un raggio di luna, a-prendosi la via attraverso i rami dell' albero, illuminò quella leggiadra faccia, pallida per la commozione. — Che cosa vuoi ragazza? le chiese il Cabecilla. Va da tua zia, e non immischiarti nelle nostre faccende. Ma Maria non si mosse : rimase ferma al (1) De Urbe Roma. Graev. voi. 3. p. 823. — (2) Descriptio Urbis Romae. Graev. 3. voi. p. 512. — (3) P. 21 n. 2. suo posto la nobile proteggitrice, opponendosi agli Spagnuoli che le facevano ressa d'intorno. Interrogavano essi collo sguardo il Cabecilla, il quale non sapeva cosa fare, ma che incominciava ad adirarsi. — Va Maria, le disse alla fine, battendo terra col piede. — No, padre mio, non vado, oppose ella risoluta; io non posso abbandonare questo ferito, non posso tollerare che il pugnale lo colpisca. — Come? Tu implori grazia pel nemico della tua patria, pel nemico di tuo padre ! — Qui non ricordo nè patria nè padre. Egli è un povero ferito, che aveva nelle sue mani la tua, e la mia vita, e che ha quasi mancato al suo dovere per risparmiarle. Padre ! se tu vuoi ringraziarlo col pugnale ferisci me pure, perchè la sua morte è le mia. — Che vuol dire ciò? le domandò il marchese; ma non ebbe alcuna risposta. Dopo breve riflessione, cornane^ che i quattro soldati venissero condotti in disparte e sorvegliati. Udito tale comando, i Francesi si posero nuovamente sulla difesa. — Mettete giù le armi, disse loro Maria. — Per essere poi fucilati? soggiunse uno dei quattro: la non vedremmo sicuramente indicata la sua lunghezza ; perchè a questi il portico camminava all'intorno; voglio dire da ogni lato, perchè gli antichi tempj ordinariamente erano di forma quadrati. Se però Šesto ne avesse fatta una sola facciata, non l'avrebbe mai chiamata col nome di portico, ma piuttosto parte o lato del portico detta l'avrebbe. Potea detto tempio essere anche Amfìprostilo con portico alla prospettiva e alla schiena, perchè ad ognuno di loro si potea assegnar la lunghezza; e cosi egli sarebbe stato o Prodomo od Opistodomo. Esser detto portico potea pure uno di quelli che conduceano al tempio ; ma di tal sorta, trattine, quelli di Diana d'Effeso, non se ne veggono così frequenti. Ora se questo tempio o prostilo od amfìprostilo eh' egli fosse, avea un portico in facciata lungo piedi cento, confessar è duopo che in dugento fosse la di lui lunghezza. Vedi che magnifico tempio! Ma non però tale, che in un municipio superar possa la nostra credenza. E perche questa memoria è così bella, e chiara così io non crederei d'andar troppo lunge dal vero in dicendo, che quelle antiche colonne di marmo, esistenti nella chiesa del duomo prima eh' ei fosse rifabbricato, (ma non fatte sicuramente per quel luogo, poiché nel trasportarle che si fece, ritrovaronsi più piedi sotto del pavimento, su cui senza piedestallo poggiavano) fossero di questo tempio e di questo portico. Esse sono di una grandezza considerabile, e d'una qualità di marmo perfetta. Quattro di loro servono ora per sostenere nella medesima chiesa l'organo, reso datali ornamenti degno di maggiori riflessi. XIX. Gran danno è senza dubbio il nostro, 1' aver ignoto il nome di quella Deità cui il nostro Certo fabbricò il portico per maggior decoro del tempio. Ma io neli'indagare le antiche cose son temerario. E così infatti chi su materie tali, con tali circostanze ragiona, esser dee; poiché chi ha coraggio da gittarsi in alto mare, può aver qualche speranza di giugnere all'altra riva; ma non così chi va sempre costeggiando timoroso la sponda. Questa nostra iscrizione pertanto si ritrovò seppellita sotto le ruine d'antica fabbrica in vescovato; ove per l'appunto mercè di quella sorte, che alle volte favorisce anche le lettere, diverse altre lapide ugualmente belle ricuperaronsi. Laonde io sospetterei ebe questo fosse particolarmente il luogo di questo tempio. Infatti lapida eh' esisteva colà, c' insegna che il nostro vescovo Ingegneri riposto avesse memoria a Gregorio XIII papa in quel luogo ov' era iscrizione dedicata agli Idoli. Ella è questa riportata da mons. Naldini. Io. Ingegneria Episcopus Justinopol. sublato Itine lapide ldolis sacro Aliud sempiternum Greg. XIII. Max. et Opt. Pont, memoriam reposuit CICICXXCIII. L'iscrizione degl' idoli ci è mancata così. Forsechè questa ci avrebbe posto in lume la cosa. In certe memorie però MSS. dal dottore Prospero Petronio nostro concittadino, io ritraggo, che le lapide esistenti colà furono dallo stesso Ingegneri spedite in Padova ai signori Rannufi dai quali poi fatto avessero passaggio in Este nelle mani de' Contarmi nobili veneziani, Una delle quali dice essere questa: ISIDI. SACRVM C. CAVILIVS. TERTVLLVS ET. BARDIA. PRISCA. CVM SVIS. AEDEM. VETVST— C O L A P S A M. RESTIT-- EX. VOTO morte sappiamo trovarla da noi stessi, ma prima vogliamo vendere la nostra vita al più caro prezzo possibile, — Date a me le vostre armi, riprese Maria. Arrendetevi all'onore di Donna Maria di Castillo ; e voglio vedere quale Spagnuolo farà l'onta alla figlia di Minha di renderla maucatrice di parola. Minha! Minha! mormorò gemebondo il Capitano, percuotendosi la fronte, e poi con isforzo soggiunse: Consegnate le armi. E i Francesi deposero le armi. Stolta ! borbottò il Cabecilla. A che mi costringi di fare il magnanimo ? continuò egli mentre i Francesi venivano condotti una cinquantina di passi più indietro. Sai tu che fece dei miei commilitoni feriti, rimasti venti giorni fa sul campo di battaglia? Furono addossati agli alberi e fucilati . . . sangue per sangue ! occhio per occhio ! dente per dente ! — Ebbene, padre mio, se tu potessi fucilare quelli che commisero tale atto barbaro, saresti scusato; ma se tu dici " sangue per sangue B io dico invece : mitezza per mitezza!.. Ci ha egli fatto fucilare forse? 0 non ha fatto invece di tutto per renderci sopportabile la nostra posizione ? Io ho servito Che poi tanto creder si debba io non mi faccio mallevadore. Tanto più, che nella sua relazione egli dice che l'Orsato l'ha riferita nella istoria di Pi dova; quando ben per due volte da capo a piedi io l'ho scorsa con tutta attenzione senza che mi venisse fatto di ritrovarla. Soggiugnerò anche, che neppure ella è nella e-sposizione che fa il medesimo Orsato delle antichità esistenti appunto in Este presso i signori Contarmi, nel suo libro intitolato Monumenta Patavina. Il Tom-masini (1) riporta un' iscrizione che cemincia ISIDI. SACRVM, e soggiugne eh' essa si ritrovava al posseso de' Rannusi, e poscia de' Contarmi ; ma ella è differente dalla nostra. Avrebbe mai egli il Petronio e-quivocato con questa? Nonostante il Petronio potrebbe salvarsi, potendo ella essere benissimo nella seconda parte dell'istoria dell' Orsato la quale è ancor manoscritta. (Continua) (1) De Donariis Graev. Tom. 12. p. 865. Ai miei concittadini e comprovinciali (Dalla Provincia). È nostro obbligo, meglio che con chiassose dimostrazioni, nel campo pacifico delle scienze e delle lettere affermare la nostra nazionalità. Anch'io come mi suggeriva l'ingegno, le poche forze adoperai a quest' uopo. Mi permetto rammentare i molti articoli di critica e di amena letteratura in vari giornali politici e letterari come 1' An-tologìa, la Rivista Europea, la Perseveranza ecc.; la " Storia delle Arti, „ premiata nel congresso pedagogico di Venezia; il „Racconto educativo, la Contessa Matilde,,, premiato nel congresso pedagogico di Bologna, ecc. Desidero ora radunare i miei versi editi ed inediti ; ma i mezzi mi mancano ; perchè se gli editori sono pronti a stampare e a pagare anche opere in prosa, non vogliono sentir parlare di versi. Confido che i miei buoni concittadini e comprovinciali mi forniranno i mezzi di radunare le fronde sparte. Il volume in edizione di lusso conterrà i seguenti componimenti : Graffiatine, sermoni: Bello insegnare (edito nella "Rivista europea,,) ; La Crociata (inedito) ; La Sega (inedito); A Mario Rapisardi (inedito). — Satire: Le avventure di Pinella (inedito); L' ombra del Giusti (inedito) ; Il bastone (inedito) ; Malinconie (inedito) ; Epigrammi (inediti). — Carezze: Gli effluvi; I suoni ; Canzoni; Sonetti. Paolo Tedeschi. Avverte nello stesso numero l'onorevole Redazione della Provincia ch'essa riceve le commissioni. Costa il libro, L. 5 pari a fior. 2 v. a., da pagarsi al momento del ricevimento. Illustrazione dell'anniversario Patria di Paolo Costa fu Ravenna. A Padova diede opera agli studii delle belle lettere sotto Cesarotti, e delle scienze sotto Strafico: i primi peraltro in lui prevalsero. Da alcuni uomini dell'epoca, tra' quali il Giordani venne indotto a farsi sollecito delle cose d'Italia, chè fino allora gli studii giovanili ne lo avevano tenuto quasi ignaro ; e vi si adentrò ben presto: fu uno dei deputati andati a Lione quando Napoleone cinse la corona d'Italia, e poi professore di belle lettere e di robusto patriottismo nei licei di Treviso e Bologna. Trovatosi implicato in quest'ultima città, nei moti del 31, che preludiavano il risorgimento nazionale, dovette esulare a Corfù, d'onde poco dopo, grazie alla malferma salute, ottenne licenza di rimpatriare. È celebre specialmente per essere stato il principale collaboratore del Dizionario di Bologna (1819 - 28), il quale occasionò le lodate "Annotazioni, del purga-tissimo Parenti, accettate dai compilatori del Dizionario della Minerva; ed innoltre pel Commento fatto alla Divina Commedia. Fra i suoi più importanti lavori ricordasi anche il libro Della Elocuzione. Scrisse pure di filosofia ; ma poco alto fu il suo volo, che si limitò a militare in favore di Locke e Condillac. Coltivò con eleganza la lirica. — Morì a Bologna nel 1836 a sessantacinque anni. la mia patria fino al punto che le mie forze me lo permettevano; ma ora il mio posto è presso il suo petto sanguinante. Dette queste parole, s'inginocchiò vicino al ferito, e gli susurrò all'orecchio che cosa potesse fare per rendergli meno acerbi i dolori. — Nulla, Maria, nulla, rispose il Capitano cogli occhi gonfi di pianto. Tu hai messo nella mia ferita il migliore dei balsami . . . ora vorrei morire ; e così dicendo andava cercando la di lei mano che strinse leggermente, mentre la sua testa ricadeva sull'erba. — Maria ! gridò il Cabecilla adirato, prendendo sua figlia per la spalla, che cosa significano queste parole? — Significano, rispose Maria, che con questo uomo tu hai spenta la mia felicità sulla terra: tu mi uccidi con lui! Prima che il Cabecilla potesse riaversi dalla sorpresa, venne a lui di corsa uu Querrilleros gridandogli: Al campo, Cabecilla: s'avanzano ! . — Frastornato dalla scena il Cabecilla non a-veva fatto attenzione che il fuoco non era mai cessato e nemmeno diminuito, che i colpi non s'udivano più da una sola parte, e che anzi si succedevano rapidamente ma gli bastò un mo- Esami di abilitazione. — Gli esami dei maestri per le scuole popolari, generali, e pelle scuole civiche, qui avvenuti nei giorni 23, 24, 25, 26 e 30 aprile, e 1, 2, 3, 5 e 7 maggio decorsi, ebbero i seguenti risultati. Furono esaminati undici candidati: sette approvati e quattro rimessi ad un anno. Giacomo Carrara, maestro a Trieste, venne abilitato all' insegnamento per le scuole civiche nelle materie componenti il II gruppo, cioè nella storia naturale e nella scienza della natura, aggiuntavi come completamento la matematica. Ottennero l'abilitazione all' insegnamento nelle scuole popolari: Pietro Fiorini, maestro a Rovigno; Giuseppe Glavač, maestro a Ca-stua; Rodolfo Koschavitz maestro a Trieste; Matteo Mogorovich, maestro a Castua; Giuseppe Pibernik, maestro a Fiannona; Clemente Pezeli, maestro a Veglia. — Gli esami si tennero in conformità all'Ordinanza 5 aprile 1872, colla quale fu emanato un nuovo regolamento in sostituzione dell' Ordinanza 15 novembre 1869 (modificata e completata dalla sopra detta 5 aprile 1872). Nuovi ispettori scolastici distrettuali. — (Dal Verordnungsblatt del Ministero del culto e dell'istruzione di data 1 giugno). Guglielmo Urbas professore presso l'i. r. Scuola Reale Superiore a Trieste, e Stefano Križnic capo-maestro all'i, r. Scuola Magistrale in Capodistria, vengono nominati ispettori scolastici distrettuali nell' Istria; e più precisamente il primo per i distretti di Capodistria e Parenzo, ed il secondo per i distretti scolastici di Pola, Pisino, nonché per la città di Rovigno. Bando. — L' egregio patriotta e letterato Ugo Sogliani, cittadino del Regno e direttore del Nuovo Tergesteo a Trieste, fu bandito dal territorio austriaco in base al §. 2 della legge 27 luglio 1871, cioè "per riguardi di ordine pubblico.,, Schiarimenti sulla cattura. — (V. i n.ri 100, 103 e 107 à^W Adria, e i due n.ii prec. dell' Unione). Nulla abbiamo potuto soggiungere mento per orientarsi e chiarirsi la nuova posizione. S'udivano due rulli di tamburo, uuo dalla parte del castello, l'altro dalla parte del fiume. — Lasciate fuggire i quattro prigionieri, comandò il Cabecilla: — e tu Maria fuggi: siamo attaccati. — Dietro di me ! gridò poi ai Querrilleros, e con essi si lanciò nella direzione del tamburo più vicino, cioè verso ii castello. Gli vennero incontro non pochi fuggiaschi, e tra i primi Ruiz. — Fate che ci salviamo, disse questi al Cabecilla: tutto il presidio del villaggio ci sta alle spalle... io con trenta uomini li ho trattenuti per uu bel pezzo... ma s'accorsero che avevano da fare con pochi. — Quanti te ne stavano dinanzi? — Ve ne sono oltre duecento, e noi in tutti possiamo essere cinquanta. — Corri quanto puoi qui di dietro, ove sta Entreras: che vada su quella collina con una cinquantina d' uomini. Una nuova scarica dalla parte del fiume, a cui fu risposto adequatamente dai Querrilleros appiattati in quelle siepi, indicava che là si tornava a combattere ; e dal castello veniva il rumore di un concorde passo di carica. (Continua) alla rettifica dell'i, r. Capitano distrettuale, poiché la vigente legge sulla stampa nou permette ch°, nel numero del giornale che porta rettifiche d' ufficio, vengano fatte aggiunte od osservazioni; oggi peraltro ci è concessa libertà di parola, e ne approfittiamo per ragione imperiosa: per far cioè trionfare la verità, dovendo essere in qualunque circostanza fedeli al motto da noi alzato in testa al nostro periodico. Ricevuta la rettifica dall'i, r. Capitano distrettuale (la prima per noi dopo tre anni; e quanto e come essa rettifichi lo si vedrà più innanzi), gli abbiamo tosto notificato la sostanza di quanto oggi esporremo; ma senza frutto: egli ritenne perfi-ttameute esatto il rapporto del Sergente di Gendarmeria, e tralasciò d'interrogare il Capo delle Guardie Municipali (quantunque nell'Adria fossero comparse una rettifica e una controrettifica, l'una e l'altra d'ufficio), il quale Capo sarebbe stato senza dubbio interrogato, pi ima di compilare la rettifica, se la venuta qui di esso i. r. Capitano distrettuale fosse meno recente, e gli avesse dato per conseguenza tempo e occasioni di conoscere chi sia e quanto valga il Capo delle Guardie Municipali. Alcune delle asserzioni del Sergente di Gendarmeria (il cui rapporto si viene a conoscere dal testo della rettifica) sono vere ma incompletamente, altre sono del tutto inesatte, e condussero l'i. r. Capitano distrettuale a concludere erroneamente che: " l'|intera impresa „ quindi fu diretta dall' i. r. Sergente di Gen-9 darmeria e condotta a fine da quattro Gen-„ darmi e da una Guardia comunale. „ Di questa conclusione la prima parte non è conforme al vero e la seconda è per soprappiù contraddittoria, giacché, come è espresso nella stessa rettifica, un solo Gendarme fu presente al momento dell'azione. Il Sergente di Gendarmeria, nello scrivere il rapporto, non fece alcun cenno della direzione esercitata dal Capo delle Guardie Municipali; e probabilmente egli avrà taciuto la circostanza, (e a malincuore), sotto l'oppressione del riflesso che tale intervento direttivo sarebbe stato in opposizione alla legge attuale sulla i. r. Gendarmeria (26 febbraio 1876), che, oltre alle autorità politiche distrettuali e provinciali, non ammette „ rap-„ porti di dipendenza verso le altre i. r. au-„ torità civili e militari e gli uffici cosili -„ nali. " Ma nessun carico certamente avrebbero fatto al Sergente di Gendarmeria i suoi Superiora anche se avessero conosciuta tutta la verità, che cioè l'operazione veune diretta dal Capo delle Guardie Municipali, avendo avuto tale direzione per base non comandi, ma suggerimenti, cousigli, persuasioni,