ANNO XII Capodistria, 1 Ottobre 1878 N. 19 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso a Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Effemeridi della città di Trieste e del suo Territorio Ottobre 1. 1382. — Il duca Leopoldo avvisa il capitolo triestino a non volersi eleggere quind' innanzi a vescovo se non persone amiche allo Stato, e con licenza del principe. - 48, 161. 1. 1426. — Il maggior consiglio affida 1' ultimazione della fabbrica del fontico (stani) ai giudici della città e li autorizza a spendere a questo fine del soldo del comune. - 13, 47.b 1. 1463. — La città viene assediata dalle forze venete cui si associano 400 cavalli friulani, guidati dal rettore d'Udine Giacomo Antonio Marcello, e viene assediata per tal modo che, nulla potendovi entrare, il pane d'un soldo si pagava otto marchetta - 40, VII, 208. 2. 1426. —Il duca Federico scrive ai giudici della città dimostrandosi loro pieno di gratitudine per aver essi soddisfatto alle sue raccomandazioni loro significate in altra lettera, con la quale desiderava che richiamassero dall' esilio Antonio da Vedano, Boncine (Omóbono) Belli e Giusto del fu Benvenuto Petazzi ; ora il duca chiede ai giudici di voler ritornare ai suddetti ogni bene confiscato, cancellare ogni processo che stesse a loro carico ed a riabilitarli a poter coprire qualunque carica in città. - 13, 48.1 3. 1381. —Ilmaggior consiglio delega Nicolò Cigotto e Adelmo Petazzi per recarsi a Venezia a sottoscrivere il trattato di pace, conchiusa in Treviso li 24 del passato agosto, con il quale Trieste venne dichiarata padrona assoluta di sè. - 5. 3. 1509. — Antonio Sauer fa ogni possibile per levare al capitano della città ogni autorità sugli Ebrei, ed a questi gli antichi privilegi. - 5. 3. 1549. — Il consiglio minore tratta alla presenza del vicario della città Giovanni Latras, dei tre giudici e del vescovo locale Antonio Ca-stilegio intorno la pubblicazione di certa Bolla di Paolo III papa. - 16. 4. 1828. — Il vescovo Antonio Leonardis benedice la pietra fondamentale della chiesa di S. Antonio di Padova in città. - 49, 255. 5. 1608. — Principio di disseus ioni e contese tra le patrizie famiglie Dell'Argento e de' Leo e loro aderenti - 1, III, 153. 6. 1319. — Il vescovo Rodolfo de' Pedrazzani si trova in Cividale alla lettura della sentenza pronunciata dal patriarca Pagano, risguardante 1' eredità di don Bernardo de Ragogna, fu decano e canonico del capitolo di Cividale. -50, I, 333. 7. 1485. — Federico imperatore ordina al civico ca- pitano, Gasparo Rauber, di osservare lo statuto locala che vuola jinuovate le magistrature ogni quattro mesi. - 5. 7. 1507. — Giacomo de Brazzoduro dottore in legge, eletto a giudice del maleficio, giura 1' osservanza dello statuto nell' amministrare la giustizia. - 16. 7. 1511. —Cristofcro Frangipani aggredisce Muggia con 500 fanti, 900 cavalli, ed un corpo di Triestini, ma incontra forte resistenza che l'obbliga a retrocedere malconcio. - 1, III, 37. 7. 1511. — Ducs/e Loredano che encomia que' di Mug- gia pe- la loro fede alla Repubblica, alla custodii del castello di Moccò, e che li e-sortaa combattere da forti anche nelle future battaglie. - 42, 11. 8. 1234. —I capitolo del duomo, consenziente il ve- . sco o eletto G. . .. cede a Maiuardo conte di Gorizia la decima del vino e del grano dde Berde, monte nella vallata di Moccò. -\ 1.177. 8, 1329. — Franzoni, Gramoni ed Accarisio, delegati dal comune di Trieste, assistono al convegno di san Giovanni di Manzano, ove il patriarca Pagano ed Alberto conte di Gorizia si mettono in accordo per conchiudere la pace. -50, II, 352. 8. 1.15. —Il maggior consiglio accorda a Luchino di ser Giusto de Satiello 180 pertiche di palude nel luogo detto Blancól nella contrada Valderif per costruire delle saline col patto che il lavoro sia compiuto entro un triennio e si paghi l'annua decima al comune. - 13, 8.a 9. 1478. — Nicolò Luogar rinuncia all'amministrazione di Duino ed a tutte le pretese che potesse avere sul comune di Trieste, promette inoltre di voler vendicarsi per l'arresto sopportato dai Triestini. - 5. 9. 1509. — Il capitano della città Nicolò Eauber co- manda ai cittadini di obbedire nei giorni eccezionali che correvano, ai giudici del comune ed ai loro deputati, e ciò sotto pena di morte. - 5. 10. 1427. — Trovandosi esausto il civico erario in se- guito all'esborso fatto per l'acquisto di Castel Novo dei Carsi e per altri lavori, il maggior consiglio autorizza i giudici a prelevare dal fontico 120 ducati d'oro per pagare gli impiegati, verso l'obbligo però di rifusione col dazio del sesterio. - 13, 51.a 10. 1627. — Il vescovo frà Rinaldo Scarlicchio pone la prima pietra per la chiesa dei Padri Gesuiti. - 23, II, 113. 11. 1511. — Il vescovo Pietro de' Bonomo invita i cit- tadini allo smantellamento del castello di Moccò ; ma non vi si prestano che pochi ed anche questi di mala voglia. - 5. 11. 1682. — Il vescovo Giacomo Ferdinando Goriziuti consacra la chiesa dei Padri Gesuiti, stabilitisi in Trieste. - 1, III, 323. 12. 1151. — Il vescovo Artuico dona al convento dei Benedettini di S. Giorgio Maggiore in Venezia la chiesa dei santi Martiri, posta presso le mura di Trieste, ed ogni di lei possesso.- 21, 6. 12. 1426. — Il nuovo vicario ser Giovanni dottor de' Zaciiz da Pisa e ser Giacomo dottor de Mer-licis da Udine, nuovo giudice del malefzio giurano d'osservare con tutta coscienza il civico statuto. - 13, 47.b 12. 1723. — Muore il canonico scolastico e protono- tario apostolico don Giovanni Battista de Franco!, scrittore dell'" Istria Reconosciuta.,, - 8. 13. 1289. — La Repubblica ed il patriarca d'Aquileja si rimettono nelle mani di papa Nicolò IV, perchè definisca a chi de' due aspetti il castello di Moccò, occupato presentemente da Venezia. - 25, XXIV, 474. 13. 1420. — In seguito ad osservazhni del medico e chirurgo del Comune, ser Melchiorre di Parma, il minor consiglio celega i giudici a scegliere una persona che si :echi a Venezia ed ivi provveda d' uu medico fisico e d'un chirurgo la città di Trieste. - 13, 29.b 13 1827. — Con sovrano dispaccio di que;ta data vengono soppresse le saline, situate mila valle di Moccò (Zaulc) e nella vallata diavola. -51, 8. 14. 1396. — Papa Bonifacio IX trasferisce fft Simone Saltarelli dalla sede vescovile di Ccnacchio a quella di Trieste. - 52, 84. 14. 1807. — Napoleone incorpora Trieste col ^o ter- ritorio alle provincie illiriche, aventi pe capitale la città di Lubiana. - 35, 84. 15. 1337. — Compimento della torre campanari, della cattedrale di S. Giusto. - 14, 39. 15. 1427. — Filippo dottor di Frignanis da Mdena nuovo vicario, e Marco de Fulgiono dellscittà di Sant' Agata nuovo giudice del malefizio, giurano la piena osservanza del civico statuto, - 13, 5l.a SOCIETÀ ALPINA ISTRIANA. Pisino, 20 settembre Nel giorno 26 agosto p.p. la direzione della nostra società alpina tenne qui uria seduta, la prima dopo il mandato affidatole al Congresso generale di Albona. A motivo del richiamo al servizio militare dell'onor. vicepresidente e del sig. cassiere sociale, ed in causa dell'impedimento dei signori direttori Hasch e Sbisà, il numero dei membri presenti era scarso, ma pure tale da prendere alcune deliberazioni ed alcuni provvedimenti, affinchè la società, stremata momentaneamente di forze giovani che la sostengono, possa almeno, colla speranza di tempi migliori, mantenersi in vita. Si affidarono in via provvisoria le cariche di vicepresidente e di cassiere al sig. Leandro Camus di Pisino; si deliberò di venire a trattative col locator« dell'ufficio sociale sig. Carlo Mrach, per ottenere un ribasso nel prezzo d'affitto, e di acquistare alcune opere ed alcuni giornali a seconda dei fondi di cui potrà disporre la società. In vista della partenza di buona parte della gioventù istriana pel campo militare, il sig. presidente credette bene di proporre e si adottò anche la sospensione per quest'auno della gita al Monte Maggiore ed al Vallo Romano, rimandandola alla stagione forse più propizia dell' anno venturo. Intanto si deliberò di fare in circolo più ristretto un'escursione nei dintorni di Pisino, Gimioo eCaufaaaro per visitare alcuni castellieri, invitandovi i soci più vicini, i quali potrebbero unirsi alla comitiva. Di tali escursioni vorrei che anche gli altri direttori ne organizzassero nei luoghi a loro più vicini. Bisogna però convenire che la direzione è animata dal miglior desiderio di fare qualcosa pel progresso di questo sodalizio, se anche la mancanza di forze giovani deve farla arrestare a metà del cammino. Voglio sperare che i nostri bravi giovani non tarderanno a raggiungerci e che poi la società, da taluni avversata, da altri schernita e fatta quasi ridicola — per motivi che non occorre qui rilevare — saprà prendere quello slancio, che giustamente era da ripromettersi fin dai primordii della sua costituzione. E con ciò dò la parola all'onor. nostro presidente: Quantunque la solita annuale escursione sia stata prorogata per i motivi sopraesposti, tuttavia mi pare cosa buona di stabilire fino da questo momento,,almeno sulle generali, la via da percorrersi dell'antico Vallo Romano in relazione alla proposta fatta mediante la Sua gentilissima lettera, datata Parenzo 23 Agosto 1877, dall' egregio Socio Giampaolo dei Marchesi Polesini e di cui ne venne data lettura durante la gita al Monte Maggiore, ed a quanto fu deliberato al Congresso di Albona. La cinta interna dell'antico Vallo Romano dell' Alpe Giulia si estende, per quanto finora si è potuto conoscere, da Fiume fino ad Aidussina. Le traccie della seconda cinta esterna sono assai più incerte e dubbiose, nulladimeno se ne conoscono alcuni avanzi sparsi al di là del lago di Zirknitz. Se si volesse percorrere tutta la prima cinta da un capo all'altro, esplorare anche la seconda e visitare le cime principali dei monti circo- stantì, non ci vorrebbero meno di otto o dieci giorni , ciocche non sarebbe affatto conciliabile con una gita a cui devono partecipare molte persone, la maggior parte delle quali non potrebbe lasciare gli affari più di quattro o cinque giorni. 10 proporrei pertanto che la prossima escursione avesse a limitare la sua attività percorrendo, esaminando ; e studiando solo quel tratto di territorio posto fra San Peter e Fiume. — A luogo di riunione, come al solito, dovrebbe essere fissato Pisino, d'onde la comitiva dovrebbe colla ferrovia portarsi a S. Peter. Da S. Peter a Fiume a piedi dei monti si trovano numerosi villaggi nei quali si potranno stabilire le tappe, come ebbi 1' opportunità di verificare in una gita che solo intrapresi su quella via allo scopo di conoscere il terreno. Allorquando verrà fissato l'epoca precisa della escursione, ritengo conveniente di indicare nel programma onde ciascuno possa prendere le opportune disposizioni pei propri affari, anche il tempo che verrà impiegato da S. Peter a Fiume. Su quell'ultima Città poi ai soci partecipanti resterà libero sia di ritornare alle loro case per la via di mare o di terra, sia di riunirsi in una comitiva più ristretta per visitare anche il Monte Maggiore e indi riedere a Pisino. 11 Vallo Romano della Giulia incomincia dal castello di Tersato, ove se ne possono scorgere le tracce nelle mura degli orti a destra della strada che mena al Calvario. Da questo punto le traccie si fanno più manifeste percorrendo buon tratto sull' altipiano della sponda destra della Fiumana o Recina (Tarsia) finché spariscono quasi del tutto. Da Grahova a Ielenie il Vallo apparisce di nuovo, oltrepassa la Recina e si dirige verso le cosidette Porte di Ferro sulla strada conducente a Ciana. Procedendo per Podgraje (sotto il vallo) sopra lablanaz, Feistritz, Ternova e Grafen-brunn fino a S. Peter, le traccie non si presentano così chiare e continue; ma come mi fece osservare il chiarissimo nostro concittadino, storico ed archeologo, Carlo de Franceschi, il quale mi ha anche fornito di un disegno e di altri documenti di cui i soci durante l'escursione potrauno trarne grande profitto, colla buona volontà e pazienza e colle indicazioni che si potranno avere dai villici del luogo, ho fondate speranze che la gita non riuscirà senza profitto. B. Stimatissimo signor Direttore! Dall'Istria, nel settembre 1878. Io non so se le sia mai venuto tra mani uu libro di lettura, che s' adopra in oggi nelle scuole popolari della Monarchia; in caso non le fosse venuto, mi permetta di dirlene qualche parola, dovendo interessare anche a lei che i libri destinati per l'istruzione dei giovanetti non manchino di nozioni esatte, perchè l'idee succhiate nella tenera età rimangono per tutta la vita. Il libro in discorso è intitolato: Letture per la quarta classe delle scuole elementari. con'una carta geografica (costa legato 70 soldi) Vienna dall' i. r. deposito dei libri scolastici 1877. Aprendo questo libro scolastico, mi cadde per caso sottocchio la pagina 235, dove si dà principio ad una descrizione dell'Istria; perch'Elia sappia che il testo della quarta elementare contiene oltrecchè degli aridi capitoli sull'uomo morale, fisico e sociale, sulle cose naturali e sulle loro applicazioni alla società, anche dei più aridi ed inesatti capitoli di geografia e storia, compresi quelli della nostra provincia, che sono divisi nei seguenti : L'Istria, Il capitano Lazzarich (!), Pola, Isole dell' Istria, Trieste. Mi astengo dal ripeterle qui la prolissa narrazione del fatto d'armi capitanato dal Lazzarich, che come dice il suaccennato libro quando la Francia possedeva l'Istria, egli assunse volontariamente l'incarico di tentare l'impresa della nostra provincia per eccitare i popoli a sottomettersi alla Casa d'Austria, o per distrarre almeno le forze di Francia con astuzie di guerra „.. . Per questo fatto si affidarono al Lazzarich 47 (dico quarantasette) Croati del Eeggimento Varasdin, un tenente e sette ussari. Io non so immaginare che sorta di astuzie di guerra potevano avere 47 uomini, 1 tenente e 7 ussari .... per distrarre le forze di Francia ; ma siccome le ho premesso di astenermi dalla prolissa narrazione di quel fatto, che se anche uguagliasse gli antichi atti eroici di Epaminonda o di Leonida, non sarà credo il primo nè l'unico della nostra storia; le riporterò piuttosto i principali errori clw ho ritrovati o almeno che mi parvero di ritrovare nel precitato libro di lettura. Lasciando stare che l'Istria, a detta di questo libro, (stampato del resto a Vienna) sia feconda di patate (pag. 235), le dirò che secondo lo stesso tra i i fiumi principali sono il Leme e la Tarsia. La popolazione dell' Istria è di 230,000 abitanti (pag. id.). Questi 230,000 abitanti fanno quasi tutto il commercio di cabottaggio fra i porti del Margraviato, di Fiume, della Dalmazia, di Trieste, di Venezia e Pon-telagoscuro. (pag. id.). L' ultima immigrazione degli slavi fu quella del Montenegro (pag. 237). Capodistria, città eretta in un isola, rnpinosa, ha nell' interno del suo territorio la foresta del Montone, d' onde la marina trae il legname di costruzione per le navi da guerra; nell'interno del territorio di Capodistria v' hanno anche miniere di allume, di vetriolo, e di carbou fossile (pag. 238-239). Capodistria ha 8,200 abitanti (pag. id.). Pirano ne ha 8,000 (pag. id.) L' autore non fa il minimo cenno delle sue importanti istituzioni. Rovigno ne ia 12,000 (pag. 239). Pola 3000 (pag. 243). Rovigno ha inoltre una Scuola Beale e una scuola di Nautica, che molto le giovano (pag. 239). Meno male se l'autore avesse detto che dovrebbe avere . . . e che molto le gioverebbero ! ! Pisino hi un convento di Francescani, cui sono affidate le scuole elementari e ginnasiali, (pag. 240). GÌ' Istn non solo occuparono la penisola posta fra il fiumf Recca e il Quarnero, ma anche le coste marittime ira il Recca e l'Arsa, e in quel seno, dove scorrevano tre fiumi, fabbricarono Tergeste, oggi detto Trieste, {>ag. 245). Tràste è popolata da 75,000 abitanti (pag. 246). Miggia ha un collegio d'ella marineria militare (pag. 2)0). L isola di Ossero ... è più ragguardevole pre-sentenxnte a cagione di Lussinpiccolo e di Lussin-grande borgate celebri per le loro industrie marittime. ] così via di questo trotto. Ecco, signor direttore, aleni errori che mi parvero specialmente degni di nota ; ma se glieli ho qui recati, nofl mi tacci di sac* centerìa o di presunzione; creda piuttosto che solo mio desiderio fu di proporre uu' errata-eorrige, perchè non abbiansi a pregiudicare le menti dei giovanetti, ai quali importa che la storia e la geografia sieno narrate con chiarezza, con semplicità, e sopratutto spoglie da imposture. Mi creda suo devotissimo L. V. L'Istituto cflniproTinciale iei sordomuti Il dì 31 agosto venne tenuto in Gorizia l'esame annuale dei sordomuti tra cui si annoveravano sei istriani, che sono mantenuti in quell'Istituto dal nostro fondo provinciale. Esaminati nella religione, nel conteggio, nella storia naturale, nella geografia e nella storia, gli allievi sì maschi che femmine risposero veramente bene e il solo fatto che intendano e rispondano bene, è già per sè straordinario e degno di ammirazione. Gli astanti rimarcarono un vero progresso nei lavori femminili, e lodarono oltre i lavori di cucito, di ricamo e di maglia, anche un ingegnosissimo lavoro di pazienza, che consiste nell'applicare dei fiori naturali sul legno o sulla stoffa, e levarli poi lasciandovi impressa la forma e la tinta della foglia o del fiore applicato. Cotesti nuovi lavori sollevano lo spirito e preparano alle meno agiate fra le allieve una fonte di non piccolo lucro, e alle agiate un modo di svago. V' è nella scuola femminile dell' Istituto il vero principio delle scuole professionali femminili, quali le possiedono parecchie altre città d'Italia. Ai sordomuti poi T insegnamento del giardinaggio e dell' apicoltura riesce di vera ricreazione e di utilità avvenire. Tutte le notabilità di Gorizia e parecchi altri signori assistevano all' esame, e tutti prodigarono all'egregio dirigente i più sinceri elogi per il cuore e il senno che pone nel disimpegno del difficilissimo suo assunto. Nell'anno scolastico 1877-78 ti trovavano nell'Istituto 99 allievi; cioè 63 mischi e 36 femmine, e di questi un solo morto in tu\to l'anno; il che ridonda a tutto elogio delle regole Igieniche, che colà vengono scrupolosamente osservate. I giovanetti istriani mantenuti dalla nostra provincia nell'anno suddetto furono: Antonio Tul di Antonio da Caresana, Giovanni Budicini di Domerico da Eovigno, Giovanni Marich di Giovanni da 2abavia (Paugnano), Giovanni Filippich di Antoiio da Sarez (Pisino), Giuseppe Zerbo di Michiele di Antignano (Decani), Giuseppe Stifanich di Maria da Montreo (Montona). X. Giudizii di Mommsen sull« .antichità di aquileja Quanto al contenuto del opera mi limiterò 3 pochissime osservazioni, tanto più che, avendo io potuto ripubblicare, appunto per l'aiuto dell'autore, tutte queste medesime iscrizioni nelle aggiunte al volumo V, quel poco che aveva da osservare già vi ha trovato il posto convenevole. Perciò pochi cenni soltanto darò per quei lettori che non ancora conoscono la bella pubblicazione, che riprende il filo interrotto più d' un secolo fa per la morte del Bertoli. Il numero delle iscrizioni inedite arriva a 817 ; ma debbo aggiungere che la quantità stragrande è piuttosto uno dei pochi difetti dell'opera. Raccoglitore appassionato, come lo è l'autore, non si lascia sfuggire veruna lettera scritta, e se si tolgono i frammenti affatto inutili ed indegni di vedere la luce, il numero sarebbe sceso forse alla metà. Mi sia permesso che sopra questo punto delicato ed importante aggiunga qualche spiegazione. S'intende che anche i frammenti in se stessi insignificanti debbano essere raccolti e serbati gelosamente; non v'ha dubbio che, seguendo questo sistema, dappertutto si potrà arrivare col tempo a simili risultati, come li ha ottenuti il Fioretti esaminando esattamente i pezzetti che giacevano nei magazzini del Museo napoletano. Rendo per ciò le dovute lodi al Gregorutti, che facendo comprare per quel bèi Muséó di Trieste là raccolta aquilejese del Zandonati, ha voluto così conservare gelosamente anche il più piccolo frammento scritto, e sarà stato forse anche un buon pensiero d'incastrarli tutti, quantunque i grandi Musei, che a buon diritto debbono essere gelosi dello spazio che accordano, e dove la dilapidazione de' pezzetti sciolti non è da temere, senza dubbio faranno meglio conservando questi pezzetti in armarii separati, e non esponendo al pubblico cose non belle ed attualmente inutili. Capisco pure, e parmi che il Corpus ne fornisca pruove forse soverchie, che molti (frammenti anche per sè stessi inutili debbono però essere pubblicati. E difficile ed arrogante determinare ciò che può servire qualcuno dei colleghi presenti e futuri; e spesse volte, sia perchè il solo fatto della civiltà romana, provata auche dal più insignificante avanzo, può essere utile, sia perchè la filiazione delle raccolte antiche lo richiede, anche un brano di lapide con una sola ET può giovare. Ma dove arriveremo, se dei grandi centri antichi commcieremo 5 a pubblicare letteralmente tutto quello che vi si trova di scritto? Temo assai, siccome gli estremi si toccano, che un rispetto pe r le antichità spinto a questo punto non faccia più danno che bene; il cui borio dell'uomo pratico è una domanda incomoda forse per noi altri antiquarii, ma che appunto per questo non si ha nè da dimenticare, ne da sprezzare col cieco orgoglio troppo comune fra i letterati. Io confesso che studiando il volume del Gregorutti mi è venuto in mente 1' antico adagio eaw -Xìov jjpwo rocvii«;. (Continua) NOTIZIE STORICHE DI BARBANA Spettabile direzione della Provincia! Accompagno qui in seno copia di documento antico (an. 1325), col quale vennero riconosciuti i confini di Albona, Barbana, Cossur e Sottivanaz, dalle autorità e dalle Comuni Istriane. Questo documento reca pure la sentenza emessa dal Conte di Pisino riguardo la violazione dei confini predetti. Amo credere cbe i lettori di cotesto periodico e gli studiosi della nostra storia lo leggeranno cou piacere, dilucidando esso un brano storico importante di queste parti orientali ; cioè di Albona, Barbana, Cossur, e Sottivanaz. Colla scorta del documento succitato si potrà fors' anco rilevare la precisa situazione di Cossur, antico Castello dell' Istria. Nutro speranza che cotesta spettabile Direzione vorrà concedergli un posticcino nel pregiato Suo periodico, e frattanto ho 1' onore di dichiararmi Di Barbana, nel settembre devotissimo G. B. 1335 - 5 maggio Sentenza et Appositne de Confini posti p. il Co. Alberto di Pisino a Messer Raimondo Patriarca d' Aquileja e alla Signoria di Venetia. Con l'intervento di tutti li Signori della Provincia, e Capi dei Luoghi di fuora, messer Bilatin marchese di Zabdada, con molti buomeni; Erasmo suddito e servitore del Conte di Goritia, Barbana, Sottivanaz e Cossur. Dando conto tutte le comunità dicendo : Questi sono li veri Confini fra di Noi; indi li Vecchi da una parte et l'altra, mostrarono quattro Confini: d'Albona Barbana, Sottivanaz, et Cossur; onde resti stabilito che — proc. p.ma. di sopra il Fiume grande dell'Arsa tutto di Sottivanaz. Dal canto di là fino l'acqua del Fiume grande Cossur di sopra sino li termini tra Sumber da proc. sotto tutte le acque e Fiume grande dell'Arsa, e tutte le Fontane d'una banda, et l'altra de Barbana, eccettuando che li Animali del Contado possino beve-rar per bisogno, guardandosi dal dano verso Albona. Le costiere, quelle sotto Albona, et così dietro tutto fino alla marina, dove l'acqua marina concorre con la dolce et di qui dietro per mezzo al mare fino alla Valle di San Lorenzo: Et qualunque parte piasse Pesse oltra questi Confini, quella parte casca alla pena di Marche cinque. Et quelli pascolassero animali Albonesi ovver de' Barbana, de' Sottivanaz e de Cossur, de dì overo de notte, — pena una marca e sold. quaranta de piccoli, — l'Erbatico marche tre. Qualunque parte movesse questi Confini, casca alla pena di marche 300; cioè al Conte di Pisino marche 110, a questi signori marche 100, et alla Comunità che mantenesse pacificamente marche 100. Della qual Sentenza et Instromento ne furono estratti tre esemplari ecc. ecc. Estratto in autentica forma del Libro di Messer Giacomo Loredan Prov.e d'Albona p. D.no Pier'Antonio di Laureate nodaro e Cancelliere di dette Comunità, con due Copie in ristretto. Il Coadiutor di Barbana copiò da altra simile spedita da Venezia. NB. Tre anni dopo la stipulazione dell'Atto presente; cioè nel 1328, Barbana veniva assalita dai pa-triarchini e bruciata, nonché i suoi abitanti venivano passati a fil di spada. G. B. CASSE POSTALI La Direzione generale delle Poste nel Regno d' I-talia ha pubblicato il Resoconto del servizio delle Casse di Risparmio durante l'anno 1877. Quest' utilissima istituzione, in due soli anni da che è stata fondata, ha già messo radici profonde nel paese. I risultati avuti finora sono tali da farne ritenere assicurata la sua esistenza. Nel 31 gennajo 1876 gli Uffici autorizzati al servizio dei risparmi erano 608 ; al 31 dicembre 1877 ascendevano invece a 3100. Ecco ora alcune cifre che addimostrano la misura delle operazioni compiute nell' anno 1877: Furono fatte 273,453 operazioni ; emesse numero 62,315 libretti nuovi ; estinti 5,378 ; depositate circa lire it. 9,358,648, e ritirate lire 5,433,117. Nel numero complessivo delle operazioni il Veneto ha la preminenza. La media generale è superata dal Piemonte, dalla Liguria, dalla Sicilia e dal Lazio. Le ultime sono 1' Umbria, l'Emilia e le Marche. In quanto all' entità dei depositi la Sicilia è la prima, il che torna molto ad onore di quelle popolazioni, che dimostrando l'abitudine del risparmio, dimostrano l'attività e la serietà dei propositi. Mentre però si vede lo estendersi delle Casse di Risparmio, assai poco invece hanno incontrato le Casse di Risparmio nelle scuole, nelle Società mutue, e nelle Manifatture. Eppure nulla è più utile del risparmio insegnato al fanciullo. Francesco Deak, il compianto ed illustre patriotta ungherese, fra i tanti eccellenti consigli lasciati ai suoi compatriotti, vi fu quello di moltiplicare le Casse di Risparmio scolastiche. In Italia furono depositate nel 1876 sole 30,000 lire. La speranza però che quest' i-stituzione progredisca, mercè le cure degli egregi insegnanti, vi è in tutti gì' italiani, ed è certo che nel futuro resoconto delle Casse scolastiche si riscontreranno cifre più ragguardevoli delle passate. Il resoconto, lavoro pregevolissimo del direttore generale delle Poste, termina con un consiglio al Governo, di aumentare il saggio del frutto che si paga per le somme depositate, e col dimostrare come ciò si possa effettuare con utile dello stesso Stato. Nè si tema che 1' aumento dell' interesse da corrispondersi dalle Casse Postali (3 Vs °/0) possa fare una danuosa concorrenza nel bene. A questo proposito fu d' uopo ricordare le parole pronunciate al Parlamento dall'illusJre Luzzatti: Non e possibile che nuoccia la concorrenza nel bene ; la concorrenza nel bene — fortifico, migliora, non indebolisce, alcuno. __E. NOTIZIE Pirano solennizzò nel dì 14 del decorso un ufficio funebre all'anima del suo egregio cittadino Bartolomeo Varin, il quale colpito da projettile nemico sui campi della Bosnia, giovanissimo vi lasciò la vita, inconscio, pur troppo, che gli sventuratissimi suoi parenti non avrebbero giammai potuto educare un fiore sull' ignorato avello. La sera del 19 decorso ebbe luogo in Eovigno la seduta per la nomina del podestà, in sostituzione del dimissionario Avvocato Matteo Campitelli, assessore dietale. Dopo tre scrutimi ottennero 10 voti il signor Pietro Angelini, 6 lo stesso Avvocato Campitelli, e 3 il signor Federico Spongia; ma il signor Angelini non accettò la carica, per cui si dovranno indire nuove elezioni. Le offerte raccoltesi in Pola a merito di un comitato presieduto dall' onor. podestà avvocato Barsan, raggiunsero ormai l'importo di oltre fior. 1000. Dicesi che lo stesso benemerito comitato abbia anche deciso di estendere la sua attività a favore dei militi ammalati e feriti. La Dieta Provinciale Triestina, nella seduta del 24 decorso, propose d'inviare al Ministero apposite sollecitatorie per l'attivazione a Trieste della tanto sospirata Facoltà legale in lingua italiana. Constando da notizia ufficiale lo sviluppo della peste bovina nel Distretto politico di Macarsca, la luogotenenza ordina: I. Dal Capitanato di Macarsca è vietata l'importazione nel Litorale: a) degli animali domestici di qualunque specie ad eccezione dei cavalli e dei majali; b) dei cascami e prodotti greggi di questi animali tanto freschi che salati. Viene eccettuata soltanto la tassa òhe fosse stata evidentemente sottoposta a lavatura in una fabbrica. c) Del fieno, guaime e paglia; d) di ordigni di stalla usati e di attiragli di bovi, di vestiti e di calzamenti usati, destinati pel commercio. II. Dai luoghi non infetti della Dalmazia è permessa l'introduzione degli animali cornuti, dei loro cascami e prodotti greggi, muniti di certificati nel Litorale soltanto su navigli e nelle stazioni d'ingresso Trieste, Pola, Rovigno, Parenzo, Pirano, Capodistria, Lussinpiccolo e Volosca. III I convogli di bestiame bovino e dei loro prodotti greggi, che venissero arrestati per avere schivate le stazioni d'ingresso, saranno confinati. Il Congresso internazionale convocato in Berna il 14 settembre per trattare l'importante questione della fdossera, ha adottato all'unanimità una convenzione tendente a combattere il terribile insetto. Con questa convenzione gli Stati contraenti si obbligano a completare le loro leggi sulla filossera, mediante date disposizioni. Se le circostanze lo richiedessero, questi stati si radunerebbero nuovamente in conferenza. Lo scambio delle firme della convenzione ebbe già luogo, e la ratifica da parte degli Stati dovrà seguire entro cinque mesi, a capo dei quali la convenzione entrerà in vigore. (Perseveranza) Il tronco di ferrovia da Resiutta a Chiustforte, secondo comunicazioni del Ministero Italiano dei Lavori Pubblici, venne aperto il 21 settembre all'esercizio per i viaggiatori e per le merci a grande velocità, limitatamente ai colli non eccedenti 50 chilogrammi per spedizione. __(.Indipendente) Cose locali La spettabile Direzione dell',Unione," nei compiere col dì del 25 settembre, testò spirato, quattro anni di pubblicazione di quel pregiato periodico, ringrazia, anche a nome dell'Asilo Infantile di questa città, tutti i collaboratori che nel corso di quell'epoca le porsero valida assistenza, e dichiara di voler continuare l'opera sua, indottavi specialmente dalla considerazione "essere male offerire col silenzio e coli'inoperosità scena di apatia o di sconforto„. E con tale assennato proposito, ella, invocando l'appoggio e l'indulgenza dei cortesi e benemeriti suoi associati, augura largo compimento al loro voto quotidiano, che dev'essere pur quello di tutti i buoni patriotti : La prosperità della nostra provincia. L'amministrazione del sullodato periodico ci dà il suo resoconto finale dal 9 ottobre 1877 fino a tutto il 22 settembre a. c. — Da esso appariscono un introito di fior. 820.77 ed un esito di f.ni 682.09; per cui le rimane un civanzo di fior. 138.68. Il ricorso prodotto dall'egregio redattore dell'"U-nione„ contro la sentenza dell'i, r. Procura Urbana Penale di Trieste, che dichiarandolo reo della contravvenzione prevista dal §. 11 della legge sulla stampa, gl'infiiggeva la multa di fior. 70, fu respinto dalla Corte di Il.a e IlI.a istanza. Il conto preventivo del riostro Comune per l'anno 1879 è^ d'introito fior. 14,584.49 e di esito fior. 28,832.57 V8, per cui rimane una deficienza di fior. 14,248.08 V», la quale verrà coperta; a) coli'addizionale di fior. 9030:84, importo approssimativo del dazio-consumo della carne, del vino, delle bibite spiritose; coli'addizionale di fior. 770.10 soprail consumo calcolato di 453 ettolitri di birra; e) coli'addizionale di fior. 3914.23 sulle dirette ; d) coll'addizionaledi circa fior. 400 sull'imposta fondiaria spettante ai possidenti del sottocomune di Lazzaretto per le Guardie campestri. In tutto un introito suppletorio di fìcr. 74,115.17. La mattina dei 20 e 21 corr. si trovarono qui sulle porte e sulle cantonate scritte sediziose. (Unione) Appunti Bibliografici fili Zingani in Italia m I CULTORI In questa guerra degl'idealisti contro il moderno realismo si dovrebbero prima rammentare col debito onore i campioni, che battono la vecchia strada, e indirettamente vengono quindi ad opporsi alle stranezze e novità del giorno. A questa scuola appartengono poeti di primo ordine come Zanella, Maffei, Regaldi, Prati che tutti conoscono. Parliamo adunque di quelli che di proposito combattono la Boemia letteraria. Primo in ordine di merito, secondo il mio povero giudizio, si ha a ritenere un anonimo* * *. I Paralipomeni del Lucifero di Mario Bapisardi, Bologna, Zanichelli 1878. Badi adunque l'amico lettore di non pigliare poponi per melloni. Il libro non è già del Rapisardi; non è una continuazione del troppo famoso Lucifero ; attento a que' tre asterischi traditori, dietro a quelli si nasconde un nome; il nome dell' autore, che ha voluto conservare l'anonimo (così almeno dice la prefazione) anche col proprio editore. Non è adunque un'imitazione del Lucifero, ma una leggiadra canzonatura, un'ironia fina fina di gusto pariuiano. Ed ecco ora l'argomento del canto suddetto:Felicità dell'universo dopo la vittoria di Lucifero — Proposizione del poema ed apostrofe ai critici — Si celebra in cielo il millennio della vittoria di Lucifero —1 Belzebù matnra nella selva il suo tradimento — Descrizione della festa del millennio — Lucifero invita il suo poeta a rallegrare la festa col canto —Il poeta — Belzebù, a tarda notte, va al palazzo del nulla. Come ognun vede, il canto è adunque una parodia del Lucifero del Rapisardi; e, se crediamo all'editore, il poeta anonimo, a compir l'opera, avrebbe pronti altri dodici canti. Troppe grazie sant'Antonio! Acqua s'intende, ma non tempesta. Io poi so di certo (e l'ho da buona fonte) che editore e poeta vanno di balla; e che la prefazione è una gherminella del poeta, su per giù come la storia dell'anonimo dei Promessi Sposi. Comunque,il libriccino ha raggiunto pienamente il suo intento ; e risponde ad un bisogno da tutti sentito. Permettete che ve lo ripeta iu versi : Momo, questa tua fisima Di non creder più niente, Sostengo che oramai rotto ha le scatole Molto alla gente. Siamo stucchi e ristucchi di Satanassi, di Luciferi, di diavoli, di questi incensi di carbon fossile o di boati vulcanici: la pedanteria vecchia vale la nuova. Ho detto che i Paralipomeni sono tirati sul canovaccio del Pariui. Non è però servile imitazione, intendiamoci; se il grande lombardo con la sua fina e stupenda ironia canzonava il giovane signore ; l'anonimo invece fa la parodia d'un libro, e questa è la differenza radicale. Ammiri nell'anonimo un sapor classico, un fare antico insieme e moderno; un'ironia fina ed elegante che t'innamora. Non solo ; ma anche la verve, il brio acre, che segue il concetto, e l'accompagna nel suo sviluppo; Vhumeur che vede di balzo l'antitesi, e con forte e rapida associazione d'idee trova negli opposti il ridicolo, e ferisce l'autore criticato con le sue medesime armi. Crede il Bonghi che noi non abbiamo nè il nome, nè la cosa; ed io ripeto brio, umorismo; rammento il Giusti, il Baretti, il Gozzi, il Raiberti, il Manzoni e qualche altro moderno, e pure ammirando Heine, Dickens, e Tedeschi e Inglesi quanti vuole, mi appago dei nostri. Di questo umorismo sano, di questo vino del paese che grilla, gorgoglia e manda in aria il cocchiume, non per gas artificiali, ma pei fervidi baci del nostro sole, eccone esempio nell' anonimo. Lucifero ha vinto, il Dio cattolico è morto e seppellito, che mondo nuovo! ..........La terra Più templi non avea; salmi e preghiere Per l'aer lento non salian siccome Spire di fumo di annerita gola Di operoso camin, quando ai capaci Pajoli sottopon aride foglie Di sacra quercia e ben spaccati tronchi La vigile massaja, e il fuoco induce; Mentre dai campi coi sudati arnesi Riede il colono, e da lontano odora Avido l'aglio della sua minestra. Non più salmi nè preci...... Come qui dall' aglio che fa riscontro agli incensi nasce il ridicolo; così altrove nella similitudine bellissima delle formiche. I demoni accorrono d'ogni parte per celebrare il millennio della vittoria di Lucifero; e il cielo sembra tutto un gran formicaio. Il nero esercito delle formiche si fiuta, si mesce,' brulica, vuota i sotterranei Cavi e le larve attanagliate provvido Reca all'aperto, e ferve attorno l'opera. Que' due sdruccioli gettati lì sono una pennellata da maestro. Questa intonazione di stile è conservata in tutto il canto: anche quando il poeta pare la pigli sul serio, e ci regala qualche bella descrizione della natura, ecco fa capolino l'umorismo, e con una parolina, con un motto gettato lì a tempo, con un certo sorrisetto sulle labbra, il poeta ci avverte che vuol rimanere nei confini della satira, anche se si dà l'aria d'impugnare 1' epica tromba e d'imitare lo stile e il verso, siamo giusti, bellissimo del Rapisardi. Così nella descrizione di stile ariostesco della selva, del silenzio, e di que' pomi, che non colti cadono al suolo, tesoro „Di lieti ingrassi pel vegnente aprile". Qualche rara volta però l'anonimo pare dimentichi la sua parte; calca troppo la mano, e allora nel velo dell'ironia si fa uno sdruscio, e dietro all'azzurrino sipario di soffici nuvolette traspare la mano del macchinista o il polpaccio di una ballerina. Così nei vulcani lancianti sputi di ardenti pomici al cielo. Ancor mi permetterei un appunto a qualche raro verso negletto, come Suo sciolto endecasillabo al disprezzo; e l'altro Della mediolana ardita mole." Ma sono nei, e in generale il verso è bellissimo, la frase classica, lo stile da maestro. Il brano più efficace poi è il monologo di Belzebù che medita la congiura contro Lucifero. È una trovata: diavolo contro diavolo, e la satira riesce tanto più opportuna, quanto meno ci si sente l'io; e l'autore parla per bocca di Belzebù. E quanti piccioni pigliati alla stessa fava! Altro che Darwin e il nuovo Parnaso della materia! altro, che idoli nuovi in politica, in letteratura! ! I gran li-beraloni, i gran riformatori ! E valeva la pena di sbalzare il padre eterno dal paradiso per adorare que' bei figuri ? Il diavolo non solo è vinto, ma disarmato, e riceve il colpo di grazia con le stesse sue armi. Qui Talia ha veramente sorriso all'anonimo; la musa italiana me lo piglia pel ganascino e gli dice: bravo, bravo, bravo. Pure un così bel componimento passò quasi inosservato ; e mentre per tanti altri si fanno le stamburate in piazza, di questo nessun giornale, che io mi sappia, si occupò, neppure la Nuova Antologia. Forse gli noc-que l'anonimo e la modestia del suo autore ; proprio è vero: habent sua fata libelli. Ma quando si scriverà la storia del carnevale zingaresco, converrà pur rammentare il fischio sonoro; e i Paralipomeni verranno letti . dai posteri. Lo raccomando quindi come antidoto ai giovani del mio paese. E non ci fu verso domanderanno di scoprire l'autore? Ho un sospetto; il colore locale è milanese; e, non vorrei commettete un'indiscretezza; lo stile però panni arieggi il fare d'un certo Anastasio Buonsenso, ossia del Prof. Baravalle. L'ho detta: parola e sasso lanciato non si possono ritirare. Miglior sorte, e meritata ebbe: — Un grido. Versi di Giovanni Risei. Milano, Brigala, 1878. Dire di questi Sonetti dopo quanto ne scrissero i critici, compreso 1' umile sottoscritto, su quasi tutti i giornali della penisola, e le risposte dello Stecchetti e compagni, che si sentirono scottati sul vivo, sarebbe un portar burro fresco a Lodi e nocciuole a Eovigno. Sono nove sonetti graziosi, carini, ricamati, vellutati come le ciglie di una bella bruna; si capiscono subito, non si va per le lunghe; tutti li vogliono leggere e rileggere e imparare a memoria. E non ci manca il pepe e il sale! Bellissimo quello al majale, che è il colpo di grazia alla sporca materia: "Pur sei figlio a una Dea; pur l'immortale Materia è in te .. E però mi consolo . . . E qua la destra, cittadin Majale.„ Benissimo, egregio professore; ecco il grido comune a cui unisco il mio. P. T. Bollettino bibliografico Scritto di un professore della Scuola Beale Superiore di Pirano. Nel Programma pubblicato alla fine dell'anno scolastico 1877-78 dalla Direzione della Scuola Reale Superiore di Pirano, il professore Oscarre de Hassek stampava una sua memoria in lingua francese col titolo: La langue d1 oc et la langue d'oil en Italie au moyen àge. Ora di questa monografia il Diritto di Roma nel N.° 266, 23 settembre c. a., parla così: "Dall'Istria ci giunge un nuovo lavoro letterario, e questa volta in francese. Ne è autore il professore Oscarre de Hassek, della Scuola Reale Superiore di Pirano, che dello stesso volle fregiare quest' anno 1' Annuario dell'istituto a cui appartiene. Quantunque di mole non grande, l'opuscolo è degno di menzione, vuoi per l'argomento interessante, vuoi per il modo con cui è scritto. L'autore ci dà in questo lavoro dei cenni sulla coltura delle due lingue di Provenza e di Francia in Italia durante il medio evo, e, per dire il vero, è riuscito in poche pagine a darcene un quadro completo, non mancando, per esempio, di fare delle giuste osservazioni sulla lingua franco-veueziana in cui è scritto il poema carlovingio, che si conserva nella biblioteca di San Marco a Venezia e sul Sordello. Lo merita ogni elogio, tanto più ove si consideri che il professore de Hassek è italiano, e forse non fu mai in Francia. Altrettanto deve dirsi della lingna che è pura e formata sopra uno studio diligente dei migliori classici. Chi sa quante difficoltà uno straniero incontri nello scrivere il francese, non può che encomiare il professore dell'Istituto istriano di aver saputo appropriarsi così bene una lingua non sua.n Elementi di disegno geometrico ad uso delle scuole elementari, del professor P. Pasquini. Un vói. in Vili0 grande, con tavole. Il pensiero di questo lavoro fu suggerito dalla necessità di sviluppare l'educazione artistico-industriale, e dal bisogno sentito generalmente t di avere buoni manuali di disegno che si adattino | all'insegnamento elementare. In questo eorso, oltre a trattatisi la parte più elementare di planigrafia, vi sono risoluti molti problemi i quali si riferiscono alla geometria superiore, ma spogliati da ogni rapporto analitico e ridotti alla sola costruzione pratica; così il lavoro può giovare anche al modesto artigiano, che facendo tesoro delle verità geometriche, messe alla portata della sua intelligenza mediante le costruzioni e dimostrazioni pratiche, potrà ingentilire il mestiere spogliandolo dalle rozze abitudini di una pratica materiale. — Al testo vanno unite trentatre tavole con la miglior precisione possibile. È in vendita a Trieste, presso Giulio Dase. pt L'amore nella vita e negli scritti di Giacomo Leopardi. Parte I. Studio del professore Paolo Tedeschi, pubblicato nel Giornale napoletano. La vita e gli scritti degli uomini grandi questo hanno di proprio che, eccitando la curiosità e l'amore agli studii, inducono molti a formarsi di quegli uomini un giudizio che risponda a quel tipo, a quelle massime che, secondo il particolar modo di giudicare, si stimano le sole vere e come tali si vorrebbero da tutti accettate. Quindi ne viene che ognuno tira l'acqua perenne nel suo fondo, e si sforza di volgerla all'utile proprio. Così gli scrittori di secondo ordine foggiarono sul loro stampo gli uomini grandi, e all' immaginazione altrui li presentarono con la segreta lusinga, che le opere e gli scritti di questi avessero come a servire di passaporto alle idee prestabilite del critico e di conferma ai pregiudizii della moda, agli errori, alle opinioni di un secolo. In tale caso 1' uomo scomparisce ; rimane il professore d'estetica, il filosofo, il critico: è la vecchia favola della mosca salita in groppa al generoso destriero; si galoppa, si corre, si vola. E tale sorte doveva pur toccare al grande ed infelice Leopardi. Queste parole che l'egregio triestino scrive in principio del suo lavoro, daranno ai lettori giusto concetto di tutto il rimanente. Opera inutile sarebbe Ja nostra se prendessimo a dirne le lodi ; solo ci piace notare come la pubblicazione di questo studio sul Leopardi sia tanto più opportuna, quanto più assidui diventano oggidì gli sforzi di certi scrittori realisti paesani e forastieri nel dare alia mente e all'animo del sommo recanatese, interpretazione differente di quella che deve dargli chi sente tutte le divine bellezze delle sue opere. Il chiarissimo professore Tedeschi, già tanto benemerito della istruziono e della letteratura nostra, si procaccia con questo lavoro, nuovo titolo alla gratitudine di quanti hanno a cuore la dignità e il progresso delle lettere italiane. q S'invitano i signori soci, che non avessero per anco pagato i canoni scaduti, pei quali furono nella prima metà di giugno a. c. spedite delle carte di rivalsa postale, a rimettere entro il mese venturo i rispettivi importi al cassiere sociale, signor Leandro Camus di Pisino. Pisino, 24 settembre 1878. La presidenza della Società Alpina Istriana