III. ANNO. Sabato 17 Giagno 1848. jjg 35. Seguito del Processo verbale della sedu/a dei 3 giugno. Fatta lettura della memoria, che per gentilezza del suo autore ci venne permessa di pubblicare nel N. 33-34 di questo Giornale, altro socio fece menzione di una lettera con inclusovi scritto, ricevuta da anonimo scrittore, e chiesto se si volesse passare aila lettura, ade-riva I' adunanza. — Quel Signore anonimo intendeva colla sua memoria iniziare la discussione intorno aila deputa-zione di Trieste al Parlamento Austriaco, ed appoggiava il suo ragionamento prendendo come norma il principio supremo che regola e circoscrive i rapporti tra Trieste e C Austria; dichiarando come supremo principio solamente : comunita di sudditanza sotto medesimo Sovrano. Ouanto aila sudditanza di Trieste diceva godere questa prerogativa: che per atti Cesarei imperituri e tolto al Sovrano il cedere della propria sovranita ad alcuna persona individuale o collettiva che sia, ed inferiva che P u-nione di Trieste aila Confederazione Germanica nel 1815, piu che accettata subita, non toglie a danno di chi fu impotente a protestare contro un atto arbitrario, la va-lidita del contratto del 1382, ne quello degli atti suc-cessivi Cesarei, che, mentre onninamente confermano il contratto, escludono ogni virtit derogativa di qual si voglia precedenza o susseguenza contraria. Deduceva quindi che Trieste, aderendo ad una deputazione ali'Assemblea Costituente di Vienna, sarebbe up consentire spontaneo al Sovrano il diritto di spossessarsi di parte della sua sovranita sovra Trieste a favore d' altro potere, e un sot-tomettere se medesima non solo ad una seconda ma ancora ad una terza autorita. E lo provava col potere le-gislativo che esercitano collettivamente il Principe e laDieta, per cui una cessione della sovranita del Principe su Trieste a favore del corpo cooperante; e d'altro lato dietro la definitiva deliberazione della Costituente di Francoforte, presa nella seduta del 27 maggio, dovendo 1' autorita di una dieta di singolo Stato Germanico subordinarsi a quel-la del Parlamento Costituente di Francoforte, ecco per tal modo avveratasi per Trieste la non pur doppia ma triplice dipendenza. Provava quindi come grandi Stati, per esempio la Francia, noverano nella loro periferia parecchie citta che stanno con essa nei medesimi rapporti in che starebbe Trieste coll' Austria unita, e coll' unita Germania. Rispetto a ciascuna di queste citta la lontananza di quei punti medesimi del grande Stato che sono prossimi ad altre, e la prossimita inrece di quei punti che dalle altre sono lontani induce tale temperamento degl' interessi generali, per lo compensarsi di certe antitesi con certe affinita, che dalle deliberazioni di un corpo legislativo dello Stato non puo mai derivare un pericolo capitale ad una singola di quelle citta, atteso il contrabbilanciarsi dei suffragi di vo-tanti contrariamente interessati. Per P opposto P unita di Trieste mediterranea rispetto ali'Austria unita o alPu-nita Germania, 1' esporrebbe, senza peculiare egida, a tutti i danni possibili a prorompere da eventuale antitesi d'interessi, non eliminabile per compensazione, del rimanente gran corpo con Trieste stessa. Dopo queste precise riflessioni domandava 1' anonimo scrittore se la spett. Societa non credesse opportuno di occuparsi della proposizione di un indirizzo da umi-liarsi a Sua Maesta. accio che nel suo costante intendi-mento al benessere d' ogni singolo dei suoi figli, egli ricordi a favore della fedelissima sua Trieste quello che la fedelta inconcussa di lei ha meritato dalla benignita e dalla giustizia degli augusti suoi antenati, e accio che in un' aurea eta, dove i diritti risuscitano svincolati dagli abusi che gli avevano sotterrati, la promessa imperitura Sovrana discacci anche di sovra aila devota nostra patria la cupa tenebre deli' arbitrio, e sia inaugurata la ristau-razione di un inviolabile antico mediante 1' esenzione di noi Triestini da un'opera pregiudizievole cui siamo stati invitati. — Fu richiesto ali' adunanza se aderiva aila proposizione deli' indirizzo, e ricercata di esternarlo per alzata di mano chi non acconsentirebbe, la Societa si pronuncio negativamente. Voleva taluno che un indirizzo a Sua Maesta fosse nello stato di governo attuale atto incostituzionale, fu da altri opposta questa mozione, e si riteneva assolutamente j che lo si potesse fare; fu appoggiata con salde ragioni i la mozione del primo, e venne terminata cosi su questo ! proposito ogni ulteriore discussione. L' anonimo progetto pero sembrava da taluno che riferire si volesse sulla Deputazione a Francoforte, per cui fu pregata persona di rileggere la mozione, e rilettasi la lettera diceva questa d' iniziare la discussione intorno aila Deputazione di Trieste al Parlamento Austriaco. Oualcuno chiariva la cosa dimostrando come altro non s' intendesse collo scritto che, Trieste vincolata a un triplice potere nel mandare deputati a Vienna nello stato attuale di coincidenza anche colla Germania, devierebbe dal patto suo di dedizione del 1382 e che minacciata di perdere non un privilegio ma un diritto, perderebbe la sua autonomia, e da Stato che formare dovrebbe da per se sola, verrebbe considerata semplicemente quale parte di provincia del Litorale Austriaco. Creduta quindi irnpor-tante la discussione di quest' oggetto. fu avvisato come argomento di discussione relativamente aH' elezione dei deputati per il Parlamento Imperiale costituente, quale mozione fu posta ali' ordine del giorno per la prossima seduta, in unione alla questione di Francoforte, questione importantissima e vitale e per la quale avevansi alcune memorie da preleggere ali' adunanza. — Stabilita cosi ogni cosa per la prossima seduta, la Societa si sciolse. Pensieri su Trieste dettafi nel 1785 da Antonio de Giuliani triestino. Crediamo di fare cosa gradita col pubblicare cio che nel 1785 pensava su Trieste e sui destini di questa, il nostro illustre Antonio de Giuliani. La storia civile, la storia ecclesiastica di Trieste ha trovato penne che la se-gnassero almeno in embrione, se non nei dettagli, almeno in copia di materiali se non nel ragionamento; ma la storia del commercio, la storia deli' emporio di Trieste, non ha trovato ancora chi ne dettasse le vicende ad ammaestramento dei presenti e dei posteri. Ai tempi di Giuseppe II, allorquando la stampa era libera, un nostro deli' ordine dei patrizi, straniero del tutto alla mercatura, pubblicava in Vienna per le stampe dei Fratelli Gay, un opuscoletto, rhe allora conteneva riflessioni, oggidi e materiale di storia. Lo ripetiamo a prova di cio che si pensava or sono piu che sessanta anni. — Prefazione. Altre volte il mondo era tutto dei conquistatori, che si disputavano la gloria di distruggere. In oggi tempi piu felici presentano un quadro assai diverso per Z' umanita. I Sovrani veggonsi tutti impegnati a gara nel riparare le antiche ruine. Gli eserciti e le flotte non spiegano piu le insegne del terrore, ma quasi cambiata natura divennero i garanti della pace e della tranquil-lita. In questo sistema di cose non si calcola piu nei fasti di un Monarca il numero delle citta demolite; ma guello delle citta edi/icate. Se cosi e, le presenti riflessioni non saranno del tutto indifferenti, se avranno la sorte di fissare gli sguardi Sovrani sopra una citta, che offre un vasto campo alle viste di un genio creatore. RIFLESSIONI POLITICHE sopra il prospetto attuale della Citta di Trieste. Sembra fissato nel sistema della natura, che la su-perficie del globo rimaner debba a vicenda fertilizzata, e ricoperta d' orrore. Talvolta un fiume, che irrigava le piu felici contrade, torce il suo corso, e porta altrove le sue benefiche influenze. Cosi pure il Commercio, le Scien- ze, e le Arti dopo aver soggiornato in un luogo, amano di passare sott' altro cielo a migliorare il deslino delle nazioni. Tutt' e rivoluzione nel mondo, come nel fisico, cosi nel morale, ed ogni secolo tende sempre a spiegarsi con caratteri di variata fisonomia. In oggi un' inaspettata rivoluzione, condotta ed accelerata dal piil degno dei Monarchi annunzia un felice cambiamento nell' estensione de' suoi domini. Si sorpassi per ora sullo sviluppo general di tutto lo Stato per fissare 1' attenzione sopra una citta la quale poc' anzi ignorata, e dove prima non ap-parivano che le squallide immagini di un luogo deserto, e abbandonata, impegna al presente i riflessi di uno spi-rito osservatore. Quest' e la citta di Trieste, situata sull' estremita deli'Adriatico a 45° 48' di latitudine, e 2° 20' di longitud. occid. del meridiano di Vienna. (Contrasto di opinioni). — La sorte di questo paese tiene occupata da qualche tempo 1' attenzione de' suoi vicini. Gelose premure s' opposero al suo stabilimento, e cercarono di ritardarne i progressi. Diversita di opinioni contrastarono a suo disavvantaggio: si pretese so-vente dimostrare a rigor di calcolo 1' impossibilita di certi avanzamenti, che pure smentirono in seguito le misere congetture di alcuni calcolatori politici. Fu inspirata nel ministero la diffidenza, e furono divertite quelle intra-prese, che potevano determinare i maggiori incrementi di questo porto, e farne 1' emporio di quasi tutto lo Stato. Ouindi le viste limitate che si ebbero nel piano della citta nascente, cosicche in una perfetta ignoranza de' pos-sibili cambiamenti, che pur erano deducibili dal giorna-liero aumento della popolazione, e dal seguito necessario delle cose, Trieste ando da se formandosi in mezzo alle piu aperte contraddizioni, e nel mentre che con tutto calore si ragionava sopra la vanita de' fatti tentativi. I pregiudizi lasciano sempre profonde impressioni, e siccome gli uomini per 1' ordinario non portano le loro idee al di la di cio che colpisce i loro sensi, e che non ognuno penetra in quella catena di cose, che difficilmente lascia vedere la delicata connessione de' suoi anelli; cosi avviene, che uno stesso spirito di cieca pusillanimita regni ancora al presente, e che si pretenda tuttavia di inettere in contingenza i futuri progressi di questo paese. Si permetta ad un cittadino animato dali' amor della patria e dallo zelo per il suo Sovrano, di gettare uno sguardo disappassionato sopra il prospetto attuale della citta di Trieste, e di mettere nel suo vero punto di vi-sta quei rapporti, che possono tendere allo stabilimento di una vasta popolazione, onde restino meglio conosciuti i veri interessi dello Stato, e si sappia meglio calcolare sopra il destino di una citta, che promette piu assai di quello che non si oso pensare finora. CBonta del porto ignorata.) — Si parlo molto in ogni tempo sopra la situazione della citta, e porto di Trieste, ma la maggior parte delle descrizioni furono prese piuttosto dalla fantasia, che dalla natura del luogo. Sia che la rivalita delle vicine nazioni rese inquiete dal presaggio dei loro discapiti avesse tentato di far se-rninare le opinioni le piu favorevoli ai loro interessi: sia che 1' emulazione di qualche altro porto della Dalmazia, il quale ambiva quella superiorita ch' erasi gia decisa per Trieste, avesse voluto distornare a suo favore le Sovra- ne attenzioni: sia finalmente, che s' abbia avuto ragione di compiangere in seguito dei tesori miseramente saeri-licati con progetti mal intesi e mal eseguiti, tutto seppe concorrere a far prevalere la falsa idea, che la situazio-ne locale di Trieste sarebbe un eterno impedimento a certi progressi, che la rada non saprebbe essere piu infelice, e che le nazioni trafftcanti sdegnerebbero in ogni tempo di ricercare gli ultimi confini di un seno rimoto 00, che non ha niente in s6 per allettare gli stra-nieri a lissarvi il loro domicilio. Negli affari di pubblica influenza, 1' effetto ordinario che deve produrre un con-trasto di pareri, e quello di far nascere 1' indecisione, e 1' effetto deli' indecisione e quello di non far nascere al-cun movimento. Ed ecco come i piu piccioli ripieghi ser-vono qualche volta ai piu gran fini. Per correggere le antiche impressioni, bastera so-stituire a certe idee vaghe 1' esame dei rapporti deri-vanti dalla natura delle cose. Se si parlo poco vantag-giosamente della rada e del porto di Trieste, o questo fu il linguaggio deli'ignoranza tenuto da chi non era al caso di decidere sopra gli oggetti di un paese maritti-mo, o il linguaggio della gelosia dettato da chi avea mo-tivo di desiderare che non si aprissero gli occhi sopra un porto, di cui pur Iroppo se ne conoscevano i pregi. Si prendano in considerazione i requisiti di un vero porto di mare, e poi si decida con il confronto. (Retjuisiti di un porto.) — La situazione di un porto, per poter dirsi vantaggiosa, dev' esser tale, ch' ella pre-senti alle navi una facile entrata, e sortita con tutti i venti (6): che la profondita vi sia sufficiente, e che il navigante sempre esposto ai travagli ed agl' insulti di un elemento terribile, trovi almeno nel porto il suo ri-poso e la sua sicurezza. Si discenda ora ali' applica-zione. (Confronto.) — Trieste prima di tutto offre a colpo d' occhio un' entrata aperta, e libera, non imbarazzata da scogli, isole, o banchi di sabbia, vantaggio assai raro, che certamente non saprebbero vantare i porti della Dalmazia vicini al burrascoso Carnero (c), la cui sola eti— mologia deve intimidire il navigante, e far nascere lo spavento. Pochi sono i porti bastantemente felici, che permettono di avvicinarsi senza necessita di piloto: pochi che lascino entrare, e sortire con tutti i venti, e a tutte 1' ore: pochi in cui la profondita sia sufficiente, e tale che il nocchiero non abbia da dipendere dai tempi lunari e le maree, come succede quasi in tutti porti deli' Oceano: pochi che non abbiano pericolose correntie, e che si trovino situati in maniera da essere al coperto del mare tempestoso, e dei venti i piu dominanti: pochi finalmente, che possano vantare ud un tempo tutti questi (а) Alcuni suppongono 1'Adriatico un mare dei piu innaccessibili, e dei piu burrascosi. L'Adriatico e un mare, come tutti gli altri mari, che secondo le stagioni ha piu o meno dominanti certi venti favorevoli, o contrari. I golfi, i seni del Nord ripieni di banchi, per dove navigare devono le nazioni trafficanti, sono assai piu difficili e pericolosi deli'Adriatico. E poi l'Adriatico e sempre quello stesso mare, che altre volte veniva coperto dalle navi Venete, allorche Venezia faceva sola il commercio, che in oggi e diviso fra tante nazioni. (б) Le navi devono almeno poter entrare e sortire con 3/4 dei 32 venti, che dividono 1'orizzonte. (c) Carnero perche carnivoro, o sia distruggitore di carne umana. vantaggi riuniti insieme. E pur Trieste (d) li ha tutti in se raccolti. Le navi entrano e sortono con tutti i venti 00 senza distinzione di tempo, e senza allontanarsi dalla vera linea per vagare in cerca di una guida che le conduca nel porto; quest' occasiona delle grandi faci-lita al navigante, che non ama di vedersi obbligato a dispendiosi bisogni ed a pericolosi ritardi (f). La rada ha un fondo, che non saprebbe esser migliore per Pan-coraggio, cosicche una nave puo riposar sicura sopra le sue ancore. La profondita poi e rara, e merita considerazione, perche in vicinanza alla riva puo accostarsi qua-lunque piu grosso vascello da guerra, perche non sog-getta alF incomode variazioni del flusso e riflusso del mare, e non soggetta ad essere immunita dalla vicinanza di alcun fiume, o alcun torrente, il che avviene spesso ai porti i meglio favoriti dalla natura. Certi venti burrascosi sono affatto ignorati. Non v' ha che i venti tra il Nord e 1' Ovest, che nell' estate diano qualche motivo da temere, attesoche la rada trovasi allo scoperto da quella parte; ma fortunatamente questi venti sorgono molto di raro, e sono per lo piu 1' effetto di qualche turbine im-provviso, che tosto svanisce: i venti ostinati, che si sca-tenano nell' inverno tra il Nord e 1' Est, disturbano piut-tosto la citta, e le navi sono esposte agl' incomodi del vento, e non agl' impeti del mare agitato. (Ln Borra,o ftia t' Est-Nord-Est.) — La Borra, di cui tanto si parla, senza conoscerne altro che il nome, e propriamente 1'Est-Nord-Est, o sia vento, che viene tra il Greco ed il Levante. Ouest' e un vento di terra, che chiuso fra monti, fa lo stesso effetto che un torrente chiuso fra limiti troppo angusti. Peraltro anche rapporto al mare egli deve chiamarsi piuttosto un vento incomo-do, che vento pericoloso. Le navi nel porto temono piu il mare, che il vento. La Borra come vento di terra solleva bensi, ma non agita il mare, perche convien far riflessione che il mare comincia ad agitarsi lontano dal lido, a misura che il vento ha campo di estendersi, di agire sopra la superficie, e di sconvolgere tutta la massa delle acque. Contro la sola violenza del vento le navi si assicurano facilmente mediante un buon canape, pur-che trovino dove legarsi con sicurezza. E avvenuto, e puo avvenire, che 1' azione del vento sopra una nave sia si forte, che spezzatasi la colonna di pietra, o strappa-tosi il faro, dove la nave era legata, la stessa per la necessaria impulsione del vento dovette andar a rompersi contro il molo principale del Lazzaretto. Da un acci- ' dente dei piu rari, e di cui si potrebbe incolpare e la fragile qualita delia pietra e la debolezza del faro dove la nave sta attaccata, si pretese inferire, che la Borra sia un vento dei piu infesti e dei piu pericolosi, e che il molo stato fatto per difesa del porto sia non solo fa-tale alle navi, ma che abbia per sempre rovinato il porto (d) Triest« deve considerarsi piuttosto eome una rada aperta, che come un porto chiuso. Raro ž il caso, che una rada aperta olfra una certa sicurezza con tutti i venti. (e) Ordinariamente nei porti non si entra coi venti coi quali si sorte, e non si sorte coi venti coi quali si entra. A Trieste e una specie di spettacolo il vedere spesso le navi inerociarsi con lo stesso vento, tenere due cammini atfatto opposti, e 1' una entrare, nel mentre che 1'altra sorte. (f) Altrove il navigante e esposto a delle spese smisurate avanti di poter condur salva nel porto la sua nave. medesimo. Vi sono anche di quelli che per mania di ragionare sopra quello che non intendono, si servono della prova dei summentovati accidenti, per mettere in ridicolo il molo suddetto, ed aperta ne fanno vedere la sua inutilita, perche ignorantemente suppongono il Molo non esser stato fatto per difesa della ttorra. Da falsi principi e da false idee non si possono attendere se non false deduzioni. Per conoscere meglio P oggetto del molo, e per vedere s' egli sia utile e necessario convien pre-mettere, che i moli non hanno gia in vista i venti di terra, ma ch' essi realmente altro non sono che altret-tanti argini, che si oppongono alla violenza del mare che viene spinto dai venti di traversia: che una tra-rersia altro non e, se non un vento che viene a dirittura nel porto, e che ne impedisce la sortita: che questi venti. quando sono violenti, vengono sempre accompagnati da gran mare, perche il mare che incomincio ad agitarsi da lontano, ebbe campo di mettersi in furore: che il mare in furore fa rolare terribilmente le navi, le tormenta, le obbliga ad urtare contro il lido, e rompersi una contro P altra senz' alcun riparo. Ouindi si faccia osservazione, che la traversia piu forte per il porto di Trieste sarebbe il Sud-Ovest, o sia Libeccio, volgarmente detto Garbino, mentre questo e un vento di tutte le stagioni, e che ha i suoi periodi d i quattro, cinque, sei, otto giorni. Le altre traversie, che sarebbero da temersi, vengono molto di raro, e non sono che momentanee. Si consideri ora la posizione del molo in relazione al suddetto vento di traversia, e poi si vegga se il mare cacciato dali' impetuoso Libeccio, e dai venti di Ponente non viene a dirittura a rompersi contro il molo, e se lo stesso in vece di trovarsi fatale al porto, non sarebbe piuttosto desiderabile, che avanzasse una volta tanta nel mare. Dire che il molo di Trieste sia fatale al porto e lo stesso che dire che 1' argine, che va da Lido a Malamocco sia fatale a Venezia. II Sud-Est, ossia Sci-rocco, che per Trieste e un vento di terra niente affatto molesto, per Venezia diviene un vento di traversia si forte, che senza quell' argine la citta correrebbe rischio di venir subissata dal mare. Da tutto cio si puo de-durre che la Borra sia un vento assai incomodo, ma non mai pericoloso. I časi particolari non devono farsi ser-vire ali' applicazione di teorie le quali non sono che i risultati delle osservazioni generali. E se nel piano della citta nuova un esperto Dinocrate (g) avesse avuti i de-biti riguardi a questo vento, il mare e la citta potevano esser meglio al coperto. Nella citta vecchia appena se ne sentono le impressioni. Si rifletta ancora, che se la Borra ha i suoi incoinodi, ella non manca di venir desiderata per i suoi vantaggi. L' atmosfera vedesi in un istante so-ombrata da dense nubi, che tenevano chiuso il cielo. Ella viene spesso al soccorso della polizia, ed elfettua quello che non sarebbero in stato di elfettuare le piu vi- («) La storia eredette dover far menzione di Dinocrate, come di un architetto, ch'essendo stato incaricato d'Alessandro di formare il piano della citta, di cui egli doveva essere il fondatore, ebbe 1' abilita di disegnare le contrade in maniera, che i venti del Nord trovavano da per tutto aperta 1'enfrata, e servivano a rin-frescare la citta con un' aura la piu favorevole alla salute degli abitanti. A Trieste non si pens6 che a condurre delle linee rette, e la prima linea, che il caso fece nascere diede norma a tutto il resto. gilanti disposizioni, cioe di ripulire in un momento la citta lordata da fanghi molesti, che la renderebbero im-praticabile. La Borra e un vento secco, che non e niente nocivo alla salute. Ognuno la desidera quando P umido Scirocco rende il corpo pesante, e meno pronto alle sue funzioni. L' infermo talvolta la desidera per sen-tire le impressioni di un' aria piu pura, e piu serena. II navigante la desidera per scioglier le vele, e per tra-versare in poehe ore il golfo intero. E quantunque la Borra sia il vento il pili favorevole per sortire, s' ella non e piu ch' eccessiva, ella permette ancora alle navi di manovrare, e di entrar nel porto. Da tutti gl' altri venti apportatori di mai tempo, che vengono tra 1' Est e il Sud, il Sud e 1' Ovest, il porto non saprebbe esser meglio difeso; e tutte le volte che il mare minaccia, e che nell'Adriatico si eccitano le piu fiere burrasche, Trie^. ste diventa un ricovero, e le navi godono di una calma la piu perfetta. Si aggiunga a tutto questo la facilita di poter mettere il porto in ottimo stato di difesa. La na-tura stessa del luogo garantisce da qualunque nemica manovra. Una flotta non puo esercitar le sue evoluzioni dove per moversi non abbia liberi, se non poehi rombi di vento. Si aggiunga finalmente il giudizio che ne danno i piu sperimentati ed imparziali uomini di mare, e poi si vegga, se il porto di Trieste non abbia di che meritarsi tutt' i riflessi. (Locale della citta.') — Nell' impegno di voler disere-ditare piu oltre la citta di Trieste, non si maned di di-pingere con i colori i piu odiosi la sua situazione, il suo territorio, il suo clima, ed altri mendicati oggetti, tutto per disanimare le attenzioni del Ministero. Ouivi sarebbe inutile di esaminare, o di voler difendere il locale della citta di Trieste. Oualunque egli siasi bastera riflettere, che 1' istoria del commercio fa vedere, com' egli regna in oggi, dove altre volte non v' erano che dei fanghi e degli seogli; e che dov'egli erasi anticamente rifugiato non v' erano che dei deserti. Vi sono dei paesi, che re-stano incolti, ed abbandonati in mezzo alle situazioni le piu fertili, e le piu deliziose, e vi sono dei gran popoli in mezzo agli orrori, e dove la terra sembra tutto rifiu-tare. Non dipende sempre dalla situazione, ma vi sono delle altre cause piu complicate, che tengono alla natura dei tempi, ai principi del governo, ed ai rapporti, in cui i popoli si trovano tra di loro, dalle quali dipende lo sviluppo di una nazione. II commercio scorre la terra, e gli uomini non solo si moltiplicano dove il travaglio e P industria loro assicura una comoda e facile sussistenza, ma gli stranieri medesimi sono forzati a seguitare il commercio nel suo passaggio, perche siccome venivano da lui nutriti, cosi sentono i primi la necessita di correrli dietro. Tutti i paesi, dove il commercio incomincio ad annunziarsi, fecero in ogni tempo i piu sicuri progressi. Le risorse vi abbondano; 1'ozio e la miseria sono cose afTatto sconosciute; la popolazione deve ingrandirsi, perche successivamente s' ingrandiseono gli oggetti che servono ad occuparla. Tiro, Cartagine, Marsiglia, Ales-sandria si formarono per cosi dire sotto gli occhi dei loro fondatori. E si videro sempre sulle rive del mare sorgere come un baleno delle grandi citta tutte le volte che qualche colonia, o qualche truppa di fuggitivi si rac-colse per gl' interessi del commercio. CSara continuatoj