Tjaša Miklič Università di Lubiana* UDK 811.131.1'366.58:81'42 alcuni aspem di upo pragmatico e di quello retorico- narratologico nell'uso del sistema verbale italiano (con possibili implicazioni per l'insegnamento l2) In particular, there is increasing récognition that whatever intrinsec meaning grammatical categories may have, pragmatic factors and discourse context play a crucial role in the interpretation of their meaning. Suzanne Fleischman & Linda R. Waugh (1991: 1) Discourse-Pragmatics and the Verb [L]anguage is much more than an inventory of elements and rules; it is essentially an ill-defined system of forms, extensions, and hierarchical sets - all allowing for various groupings - coupled with an array of (socially) stratified functions, which relates to a speech community's experiences of the world. Béatrice Lamiroy & Pierre Swiggers (1991: 142) 0 introduzione Si è già detto del forte condizionamento che la scelta tra i numerosi paradigmi (tempi, modi o aspetti) verbali italiani subisce da parte di costrutti sintattici, nonché di come ciò rappresenti per il discente di lingua materna non affine un considerevole ostacolo. Di conseguenza, per una solida base su cui costruirsi una mirata conoscenza dell'italiano, l'inclusione dei diversi moduli sintattici1 nella materia da presentare in classe sarebbe indubbiamente indispensabile.2 Sennonché le difficoltà legate all'uso delle forme verbali italiane certamente non finiscono qui. Per capire, o, nel caso di un insegnante, saper spiegare le motivazioni delle scelte concrete dei paradigmi verbali in testi autentici anche una buona padronanza del meccanismo sintattico spesso non sarebbe sufficiente. Rimangono infatti da considerare almeno due ulteriori insiemi di fattori che spesso co-determinano la scelta del «tempo verbale»3. Il primo è quello pragmatico, che vedremo in atto nell'ambito dell'uso dei tempi nel cosiddetto «discorso indiretto del passato», con un'apparente violazione delle «regole della concordanza dei tempi» (1.1).4 * indirizzo dell'autrice: Filozofska fakulteta, Oddelek za romanske jezike in književnosti, Aškerčeva 2, 1000 Ljubljana, Slovenia. Email: tjasa.miklic@guest.arnes.si 1 Ne fanno parte anche le regolarità della scelta tra le forme finite e quelle infinite. 2 Per il confronto italiano-sloveno, cfr. Miklič/Ožbot 2007. 3 Indispensabile a questo riguardo il contributo di Bertinetto 1991 e 1999. 4 Il fattore pragmatico si fa del resto sentire anche in diversi altri usi del sistema verbale. Si pensi Il secondo importante insieme di parametri di cui tener conto è invece l'aspetto narratologico-retorico: per raccontare situazioni passate nella tradizione narrativa (chiamiamola «occidentale») si sono sviluppati diversi modi espressivi, divenuti ormai collaudati espedienti retorici a disposizione del parlante. Così, prima di tutto, chi desideri narrare può scegliere tra due set paralleli di paradigmi (ma potrà anche combinarli) come tra due registri per variare l'immagine espressiva del proprio testo (procedimenti narrativi) (2.1). D'altra parte, il tipo di rapporto tra l'ordine delle azioni (o di intere parti) del mondo testuale (storia) e l'ordine dei predicati che a loro si riferiscono (elementi linguistici del racconto), nonché la diversa messa in rilievo dei fatti raccontati (la messa in primo piano o sullo sfondo; nel fuoco narrativo o fuori da esso) hanno portato alla cristallizzazione di veri e propri moduli narrativi (flash-back, preludio, flash-forward ecc.) che si esternano spesso, anch'essi, in scelte particolari della forma verbale appropriata (2.2-2.5). Anche il più specifico dei modi di inserimento dei discorsi dei protagonisti nel corpo del racconto (diegesi), cioè il discorso indiretto libero (Dil), è caratterizzato, oltre che da particolarità di tipo semantico-retorico, da particolarità a livello formale (2.6). Dette funzioni narrative (acronie, voce e messa in rilievo, DIL)5 vengono regolarmente sfruttate in diverse comunità linguistiche e, eccezion fatta forse per il DIL - non sono assolutamente limitate né alla lingua letteraria né al racconto fittizio bensì si ritrovano in testi narrativi in generale (di storia, di storia dell'arte ecc.).6 La loro realizzazione concreta, la loro veste linguistica, però, può variare anche sensibilmente da lingua a lingua,7 per cui questi espedienti espositivi, se non trattati in modo esplicito e adeguato, si prestano bene a ostacolare ulteriormente l'apprendimento da parte dei parlanti non nativi. Andiamo quindi per ordine. 1 ASPETTI PRAGMATICI NEL DISCORSO INDIRETTO Nella classe d'italiano L2, la scelta delle forme verbali nel discorso indiretto viene presentata per lo più sotto forma di un'insieme di regole automatiche, dove in dipendenza da un «tempo passato» anche nella dipendente completiva andrebbe usato un «tempo passato».8 D'altro canto, un'osservazione attenta di conversazioni solo alla scelta tra il Passato Prossimo e il Passato Remoto (nelle frequenti situazioni, cioè, in cui i due paradigmi sono teoreticamente intercambiabili) (cfr. Bertinetto/Squartini 1996 e Centineo 1991). Similmente può dirsi della scelta tra le forme del congiuntivo e quelle dell'indicativo, soprattutto nelle dipendenti completive e quelle relative (cfr. Wandruszka 1991; Guitart 1991). 5 Si confronti soprattutto Genette 1976, in particolare i capitoli su TEMPO e VOCE. 6 Cfr. Leech/Short 1981, Lavinio 1984, Fleischman 1985, Toolan 1988, Engel 1990, Miklič 1997, Rimmon-Kenan 2002. 7 Ciò accade a causa delle diverse caratteristiche delle unità linguistiche e dei diversi meccanismi della loro combinabilità: la situazione nell'italiano e nello sloveno (si veda avanti) ne è una prova convincente. 8 La dipendenza sintattica da un «tempo passato» non è del resto una condizione né necessaria né sufficiente per la scelta del paradigma passato (prescindiamo da casi particolari di tipo credevo che, vorrei che ecc.). Nel discorso indiretto libero, ad es., almeno nella variante prototipica, quotidiane (nel parlare captato casualmente per strada, nei discorsi delle fiction televisive, nei testi didascalici delle vignette della rivista La Settimana Enigmistica, nei dialoghi nell'ambito di romanzi ecc.) fa vedere una situazione diversa (cfr. Miklič 1998a). Nelle secondarie completive dipendenti da un «tempo passato», infatti, al posto dei «tempi passati» previsti per l'espressione dei rapporti di anteriorità, di contemporaneità e di posteriorità (o per l'eventualità ecc.) nel passato (cioè: Trapassato Prossimo, Imperfetto, Condizionale Composto e così via), molto spesso si trovano invece il Passato Prossimo, il Presente, il Futuro, il Condizionale Semplice e così via, ad es. Te l'ho detto che si è laureato. Mi ha promesso che porteranno loro il bambino all'asillo. Ti avevo avvertito che il babbo oggi vuole dormire un po' di più. Non sapevi che so imitare gli uccelli? ecc. Eppure non si tratta di una violazione delle regolarità relative all'espressione dei rapporti temporali nel passato,9 in quanto, in casi del genere, il parlante semplicemente non considera l'azione nella dipendente rispetto al momento passato (rispetto al momento, cioè, del primo atto linguistico, espresso nel predicato della sovraordinata, ad es. ha promesso che / avevo detto che / non sapevi che ...?/ avresti potuto dirmi che ecc.), bensì la osserva direttamente dalla propria attualità (momento dell'enunciazione finale). Questo spostamento dell'ancoraggio a un nuovo punto di riferimento è dettato appunto da forti motivi pragmatici. Considerando il contenuto della secondaria come ancora pertinente, il parlante «se ne appropria»: sganciandolo dal momento in cui il testo è stato originariamente creato, lo presenta nel discorso inserito come direttamente anteriore, simultaneo o posteriore10 rispetto al suo ora e qui. Nelle situazioni quotidiane, la scelta del punto di riferimento per ancorare le azioni espresse è guidata da diversi motivi (cfr. Lo Cascio 1986). Un'illustrazione del fatto che non bisogna fidarsi degli automatismi - e cercare ad es. il punto di riferimento per l'azione della principale nel momento dell'enunciazione, o per quella della secondaria nell'azione della principale - è offerto dal seguente esempio. Nella vignetta in cui si vede, accanto alla culla, il padre con la faccia deformata dal dolore, la didascalia riporta le seguenti parole della madre: (1) - scusa caro, AVEVo DIMENTICATo di dirti che gli È spüNTATo il primo dentino! (LSE) La scelta dei paradigmi usati non corrisponde alle «aspettative»: nella principale abbiamo un Trapassato Prossimo (avevo dimenticato di dirti), e nella dipendente non c'è nessuna sovraordinata »al passato«, eppure per l'espressione di azioni anteriori, simultanee o posteriori si segue rigorosamente - se non si tratta del procedimento storico (cfr. sotto 2.1), ovviamente - il principio per l'espressione della temporalità relativa nel passato (con l'uso, cioè, del Trapassato, dell'Imperfetto, del Condizionale Composto e così via). 9 Prescindiamo, sia chiaro, da casi di origine dialettale o di quella diastratica o diafasica. 101 casi con il contenuto extratemporale, invece, sono stati da sempre inclusi nella Concordanza dei tempi e modi come un'eccezione alle regole (ad es. Già Galileo sapeva che la terra È rotonda.). completiva un Passato Prossimo (gli è spuntato). Ci fa invece vedere la forza pragmatica in atto: la situazione comunicativa e scambi di parole formano un intreccio semanticamente indivisibile. Il Trapassato è stato usato perché l'azione denotata è presentata dalla parlante come anteriore al morso del bambino (= punto di riferimento) - un'azione non verbalizzata e ricavabile solo dal disegno e dal senso globale della didascalia. La scelta del Passato Prossimo (è spuntato) per l'apparire del primo dentino - un'azione in realtà anteriore sia al morso che al mancato avvertimento (avevo dimenticato di dirti) - segnala invece la pertinenza attuale dell'azione per la premurosa madre: l'azione è stata sganciata dal rapporto di anteriorità con l'azione della sovraordinata (altrimenti avremmo era spuntato) e messa in un rapporto di anteriorità immediata rispetto al momento comunicativo della madre (insomma: il nostro bambino ha ora il primo dentino).11 L'adozione o meno del contenuto nella completiva dipende, quindi, da diverse considerazioni. Così in due diversi episodi delle note strisce de La Settimana Enigmistica con Alice e il marito Paolo, sempre indebitato, troviamo ad es. i seguenti due discorsi indiretti con, nella dipendente, un'azione situata nell'avvenire della parlante: nel primo (2a), Alice cerca di tranquillizzare un creditore del marito assente, e, usando il Futuro (paradigma in grado di designare azioni nell'avvenire), finge di credere nella realizzazione futura della restituzione dei soldi. Nel secondo caso (2b), invece, usando il Condizionale Composto (paradigma in grado di designare azioni posteriori nel passato), Alice semplicemente informa il marito della propria reazione davanti un visitatore ignoto (con una falsa promessa): (2a) - Paolo è uscito, ma mi ha detto che ti PAGHERA la settimana prossima. (2b) - Mi ha cercato qualcuno? - Sì. uno sconosciuto ... e tanto per non perdere il tempo gli ho detto che gli AVREsTI REEsTITuITo i suoi soldi la settimana prossima. Istruttive anche le varianti di una conversazione presenti in due edizioni diverse del romanzo Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani (1960: 103 vs. 1976: 80), dove il professor Ermanno, studioso umanista, si rivolge all'amico della figlia Micòl -protagonista e voce narrante. Mentre nella prima versione (3a) nella dipendente sta 11 Allo stesso modo, nel seguente esempio, l'evento storico nella dipendente non è presentato come anteriore all'azione nella sovraordinata bensì osservato direttamente dal momento dell'enunciazione; le due azioni sono sentite come appartenenti a due diversi mondi possibili (importante evento storico vs. un banale esame di recente data): Come non sapevi quando iniziò la prima guerra mondiale? / Non puoi esser stato bocciato solo perché non sapevi quando iniziò la prima guerra mondiale! un Presente (sei), nell'ultima (3b) - con altre minori modificazioni - il Presente è stato sostituito con un Imperfetto (eri): (3a) «Ho saputo da Micòl che SEI ancora incerto se laurearti in Storia dell'Arte o in Italiano», mi diceva frattanto il professor Ermanno. «0 hai già deciso?» (GFC 1960: 103) (3b) «Ho saputo da Micòl che ERI incerto se laurearti in storia dell'arte o in italiano» mi diceva frattanto il professor Ermanno. «Hai poi deciso?» (GFC 1976: 80) La modifica di Bassani è comprensibile: nella prima verbalizzazione, il professore si dichiara informato su un dato stato di cose per poi subito chiedere un aggiornamento. La nuova versione, in cui riconosce la sua conoscenza dei fatti legata solo a un'informazione precedente per cui chiede di essere aggiornato, si addice pertanto molto meglio al pacato e ben pianificato modo di agire dello studioso. La pertinenza, non solo l'attualità dell'azione nella secondaria, detta la scelta del Presente nella dipendente, come ad. es., nella Settimana Enigmistica, il commento di uno dei coniugi all'altro col riferimento alla colla che si è rappresa anzitempo (quest'azione, ricavabile solo dal disegno, ha del resto anche fatto scattare l'uso del Trapassato nella sovraordinata): (4) - Te l'avevo detto che È troppo densa! (LSE), mentre, nel leggero rimprovero nel dialogo preso dallo sceneggiato televisivo L'orgoglio, il co-testo giustifica l'ancoraggio al momento dell'azione nella sovraordinata, nonostante la validità dell'azione (essere incinta) anche nel momento dell'enunciazione: (5) - Perché non mi hai detto che ERI incinta? Adesso capisco perché hai rifiutato di accompagnarmi nelle passeggiate. (L'orgoglio, sceneggiato RAI) Similmente anche nel seguente caso, dove una vignetta della Settimana Enigmistica presenta i coniugi abbandonare un ricevimento mentre la moglie rinfaccia al marito: (6) - Ti sei comportato proprio come un cretino, Venanzio. Spero che nessuno si sia accorto che ERI sobrio... (LSE) L'azione essere sobrio è evidentemente valida anche al momento del rimprovero, ma quel che conta per la moglie è la sua pertinenza durante il ricevimento. Nelle conversazioni che si riferiscono alla temporalità più o meno vicina (passato, attualità, avvenire), i discorsi indiretti presentano una forte oscillazione nella scelta dei paradigmi. Il discente che studia l'italiano ha perciò il diritto di esserne informato. Se nella presentazione della consecutio, in caso di un discente slavo,12 semplificheremo ecessivamente, puntando esclusivamente sulla «concordanza del passato» per scoraggiarlo dall'uso della «concordanza al presente», così simile alla situazione nella madrelingua, non risolveremo il problema. Nel caso in cui, nella conversazione quotidiana, si attenesse scrupolosamente alle nostre prescrizioni, farebbe di certo spesso degli enunciati pragmaticamente inappropriati. Ma molto probabilmente -vista la quantità di casi - si accorgerà presto da solo dell'esistenza in italiano della apparente «concordanza dei tempi slava», e, rifiutato del tutto il «complicato» modello proposto, si affiderà all'automatismo della lingua materna formando frasi inaccettabili di tipo Non sapevo che *è (= fosse) medico. / Ieri ho incontrato Mario stanco morto: ha detto che non *ha mangiato (= aveva mangiato) tutto il giorno. 2 ACCORGIMENTI RETORICI / ESPEDIENTI NARRATIVI 2.1 Procedimenti narrativi Anche se alcuni usi stilistici hanno trovato un posto fisso nelle grammatiche pedagogiche, ad es. l'Imperfetto Stilistico (o Narrativo: Due anni dopo nasceva la primogenita.), l'Imperfetto Modale (se lo sapevo prima...), i Futuri Modali (Conoscerete / Avrete certamente sentito parlare di...) ecc., altri usi molto correnti, specialmente quelli che richiedono una maggiore riflessione astratta o l'inclusione di un contesto più vasto, rimangono di là della soglia scolastica. Così ad es. non si informa dell'uso sistematico di due interi «set» paralleli di paradigmi per raccontare una stessa situazione passata: l'uno, raccolto intorno al Passato Remoto (o Passato Prossimo), e l'altro, intorno al Presente (=Presente Storico). Illustro con due verbalizzazioni di una costellazione semplice di azioni: una centrale (il ritorno) 12 È vero che il capitolo della concordanza dei tempi italiana in generale non rappresenta grosse difficoltà per i discenti di madrelingua romanza o inglese. Ma la forza del fattore pragmatico non ha dappertutto la stessa forza in lingue diverse e bisognerà essere attenti a non generalizzare. L'inglese, ad es. è molto più rigido e più formale dell'italiano. Eppure anche lì si fa strada pian piano la scelta «a senso». Così si registrano, per motivi pragmatici, occasionali deviazioni dalla consecutio inglese, ad es. in brani di conversazione imitata in opere letterarie, come ad es. in paradise news di David Lodge: «He told me he EXFECTs to be discharged from the hospital next week.» e «Didn't Theresa tellyou why I'VE COME?»; v. anche i seguenti due brani presi dalla stampa britannica: «Both prime ministers yesterday acknowledged that they remained at odds over the dis-armament issue. Mr Major reaffirmed his commitment that Sinn Fein CANNOT join the all-party talks until the IRA BEGIN disarming.» (Independent, 30 Nov. 1995, p.1) e «The newspaper claimed that the Princess of Wales rejected accusations that she IS WRECKING the monarchy, [...]» (The Scotsman, 21 Nov. 1995, p. 1). e altre periferiche (anteriore, contemporanea, posteriore e contemporanea con colorazione modale): (7a) Quel giorno pietro tornò/(è tornato) solo molto tardi, perché al lavoro erano successe cose impreviste. e non sapeva ancora se l'indomani per il collega malato avrebbe potuto trovare una sostituzione. Avrebbe voluto addormentarsi ma non ci riusciva. (7b) Quel giorno Pietro torna solo molto tardi, perché al lavoro sono successe cose impreviste. E non sa ancora se l'indomani per il collega malato potrà trovare una sostituzione. Vorrebbe addormentarsi ma non ci riesce. Si tratta di due modi di verbalizzare che ho chiamato, rispettivamente, procedimento fondamentale il primo, e storico, il secondo, sulla scia del Presente Storico. In quest'ultimo, non solo il Passato Remoto è sostituito dal Presente Storico, bensì anche molti altri paradigmi hanno il proprio pendant storico.13 Il procedimento storico (intensamente presente nelle barzellette, riassunti di vario tipo, ma anche in parti dei testi storici e romanzi, fino alle conversazioni quotidiane) è sì adoperato più o meno frequentemente in molte lingue, ma in italiano, grazie al numero delle forme a disposizione, i due set sono più chiaramente distinguibili. Ciò nonostante il discente da solo non può riconoscere che ad es. il Passato Prossimo in un testo di storia probabilmente non è un sostituto del Passato Remoto bensì ha la funzione parallela al Trapassato, e spesso non si rende conto del perché di certe scelte, soprattutto in testi in cui i procedimenti vengono alternati. 2.2 Flash back È merito di Genette (1972) di aver messo in risalto le grandi funzioni narrative, tra cui anche la disposizione delle parti della storia nel testo narrato, la frequenza della loro menzione, il tempo (spazio) riservato a loro ecc.: il ritorno a un momento anteriore (flash back), anticipazione di eventi posteriori (flash forward) ecc. Anche se - a causa sia delle traduzioni sia del contatto diretto - questi accorgimenti espositivi sono diffusi in generale nella cultura occidentale, la loro realizzazione linguistica può in certi casi presentare certe differenze, fino a impedirne il riconoscimento. Il flash back, ritorno dal fuoco della storia ai momenti anteriori, è un espediente narrativo molto usato. Le lingue che dispongono di un paradigma specifico per segnalare l'anteriorità nel passato, usano appunto questa forma per marcare, nel procedimento fondamentale, il ritorno dalla storia focale agli avvenimenti precedenti, come fa il Trapassato Prossimo nel seguente inizio di capitolo ne Il giardino dei Finzi Contini (Bassani 1976: 149): 13 In senso «storico» possono essere infatti usate praticamente tutte le forme verbali (eccezion fatta probabilmente per il Trapassato Remoto) (cfr. Miklič 1997: 485-490, Miklič 2001: 560-562, Miklič 2005: 241-242). A casa nostra, quell'anno, la Pasqua venne celebrata con una cena sola. ERA STATO mio padre a volere così. Data anche l'assenza di Ernesto - AVEVA DETTO - una Pasqua tipo quelle degli anni passati dovevamo scordarcela. L'italiano sopporta benissimo anche l'uso prolungato del Trapassato in questa funzione, caso estremo è forse il flash back lungo un intero romanzo, come nel caso dell'opera di Edgarda Ferri Giovanna la Pazza, strutturata come un ritorno mentale di Filippo II nella vita della nonna paterna e quindi interamente al Trapassato (eccezion fatta per l'Imperfetto usato per lo sfondo e qualche altra forma occasionale).14 Dato che il Piuccheperfetto in sloveno (Predpreteklik) è praticamente fuori uso,15 gli sguardi indietro sono realizzati con lo stesso paradigma usato per la storia centrale (il nostro preterito: Preteklik). Per il discente sloveno, nella ricezione del testo italiano il flash back non presenta alcun problema; le cose appaiono diversamente nella produzione, ad es. nella traduzione. Abituato al flash back in sloveno, non marcato da nessun paradigma specifico,16 il discente di solito non sembra riconoscere l'espediente retorico: le sue traduzioni presentano l'uso generalizzato del Passato Remoto o Passato Prossimo.17 2.3 Preludio Nell'ordine naturale, quando cioè l'ordine dei predicati nel testo ricalca l'ordine delle azioni nel mondo testuale (storia), per le azioni in successione viene di regola usato uno stesso paradigma narrativo (per lo più il Passato Remoto (PR), il Passato Prossimo (PP) o il Presente Storico (PrSt)).18 Può capitare però che l'espressione sia affidata a due paradigmi. Ed è appunto il fattore retorico che sta alla base di certe occorrenze del Trapassato Prossimo (o del Passato Prossimo Storico) all'assoluto inizio del testo o all'inizio di un'unità testuale, come ad es. nei seguenti esempi illustrativi presi dalla rivista La Settimana Enigmistica e dalla raccolta di riassunti di opere letterarie Dizionario Bompiani (con il Passato Prossimo Storico): (9) Nello zoo di Jacarta, la capitale dell'Indonesia, un elefante AVEVA FATTO amicizia con una coppia di usignoli, i quali beccavano le briciole del pane e dei biscotti che venivano loro offerti 14 Un altro suo romanzo, Maria Teresa, è invece interamente scritto al procedimento storico. 15 Appare sì occasionalmente, ma solo in funzione di variatio stilistica. 16 Tranne che, ovviamente, nel procedimento storico, dove le azioni periferiche al Preterito (Preteklik) si distinguono bene da quelle nel fuoco narrativo, designate dal Presente (Sedanjik). 17 Parlo anche dei miei studenti universitari, a cui le tecniche narrative sono state insegnate l'anno precedente: durante il processo traduttivo sono però tanto assorti a risolvere numerosi altri problemi da non ricordarsi delle particolarità italiane dell'architettura testuale, diverse da quelle nella loro lingua materna. 18 Cfr. però Miklič 2004 per l'uso di altri paradigmi. dai visitatori. Dopo una lunga convivenza, gli usignoli scomparvero per sempre: il povero elefante ne morì di malinconia. (LSE 3411-12) (10) A VEV0 PREPARATO una introduzione teorica ma vedo (= ho capito) che siete già stanchi, per cui faremo qualcosa di diverso. (11) Un contadino, Edmondo, HA LASCIATO la campagna per cercare fortuna nella città vicina; trovata la moglie d'un pittore, Parangon, se ne innamora, e intanto corteggia una contadina e per lei fa risse con la gente del luogo; (...) (Il contadino pervertito, BOM, Vol. II, p. 431; di Carlo Cordié) (12) Don Alvaro, un misterioso personaggio che si sospetta di infima origine, SI È INNAMORA TO di Leonor, la figlia del superbo marchese di Calatrava, e proprio nel momento in cui l'IIA PERSUASA a fuggire con lui, sopraggiunto il biasonatissimo genitore, uccide involontariamente costui. (Don Alvaro o la forza del destino: BOM, Vol. II p. 852; di Antonio Radames Ferrarin) Le azioni al Trapassato (TP) (e nel procedimento storico, al Passato Prossimo Storico (PPSt)), da un lato, e quelle al Passato Prossimo / Passato Remoto (o al Presente Storico), dall'altro, anche se in successione, stanno in una relazione speciale. Le prime infatti fungono da qualcosa di marginale e preparatorio a quanto deve ancora essere raccontato, il che ha suggerito per la funzione retorica la denominazione di preludio (cfr. Fleischman 1985, Miklič 1998b; 1999; Korzen 2002). Il TP e il PPSt in posizione cataforica servono a spostare, in un certo senso, l'attenzione del lettore sulle azioni focali espresse dai predicati successivi. Esempi di preludio si trovano in tipi di testi disparati: dall'articolo di giornale alle barzellette, dai romanzi ai testi storici.19 Il parlante può servirsi di questa messa in rilievo persino nella conversazione quotidiana; un riflesso letterario ne è il discorso diretto di Micòl, eroina del menzionato romanzo di Giorgio Bassani: (13) «(...) Ma senti, piuttosto: ti ricordi di quella volta sulla Mura degli Angeli, qui fuori, l'anno che sei stato rimandato a ottobre in matematica? Dovevi aver pianto come un vitello, povero santo: avevi certi occhi! Volevo consolarti. Mi ERA perfino VENUTO in mente di farti entrare in giardino. E per quale ragione non ci sei entrato, poi? So che non sei entrato, ma non ricordo perché.» (GFC 59) L'uso «cataforico» del Trapassato (TP) e del Passato Prossimo Storico (PPSt) non è quindi un capriccio dell'autore, bensì ha precise motivazioni retoriche. 19 Per il cosiddetto preludio a distanza, cfr. Miklič 1998b. Va sottolineato, però, che l'uso del TP e PPSt nel preludio è sì frequente, ma - a differenza della situazione nel flash back, dove segnala il ritorno indietro nel tempo - non è obbligatorio, per cui a volte, in mancanza di un paradigma specifico, lo status di azione preparatoria si deve dedurre semplicemente in base alla valutazione semantica delle azioni raccontate. In ogni caso, il discente potrebbe essere aiutato, con un insegnamento esplicito e tramite brevi testi autentici in cui siano presenti il preludio prototipico e quello non marcato, a riconoscere l'apporto stilistico di questo espediente narrativo. 2.4 Flash forward Quando Genette (1972) parla di prolessi, sguardo in avanti, ha in mente qualsiasi spostamento temporaneo in avanti rispetto al fuoco della storia narrata, per poi ritornare e riprendere la storia centrale. L'azione posteriore così presentata può essere sia un evento che il narrante presenta come accaduto nel passato - reale o fittizio - (ad es. (14a)), sia solo una previsione, un timore, una speranza ecc. dei protagonisti (come in (14b)): (14a) Bisogna dunque sapere che Pisana Mocenigo, «Pisanetta» [...] aveva sposato il cugino Alvise I, quello che A VREBBE SPOSATO, più tardi, Lucietta Memmo. Ma Alvise non aveva sopportato il matrimonio di convenienza con la cugina [...] e il matrimonio era stato annullato. (Zorzi 88) (14b) La cristianizzazione, promettevano gli spagnoli, non AVREBBE ASSUNTO toni violenti. (GP Ferri 36) Avvicinandomi inizialmente alla problematica dal versante linguistico (in base all'analisi del lato espressivo) sono arrivata a una definizione del flash-forward come una particolare intenzione comunicativa del narratore nell'esposizione di fatti passati, da cui sono esclusi discorsi indiretti e indiretti liberi (cioè situazioni come (14b)). Sotto il termine ombrello flash forward sono ciò nonstante inclusi casi molto disparati - sia a livello retorico-narrativo che a quello espressivo. Nella sua variante prototipica, il narratore segnala - con i mezzi espressivi mutuati da altri moduli espositivi - la non pertinenza diretta di una o più azioni passate per l'attuale fuoco narrativo. Così, spesso in combinazione con un avverbiale di tempo che segnala un punto nella posteriorità, troviamo diverse realizzazioni linguistiche. In alcune varianti - se l'azione è sufficientemente marcata come non appartenente al fuoco narrativo da altri mezzi - può bastare l'uso di un paradigma narrativo centrale, come ad es. nel seguente esempio illustrativo, dove il Passato Remoto mette in rilievo l'azione periferica mentre le azioni focali sono al Presente Storico: [...] Alpi e mare non sono stati limiti invalicabili, al contrario. Dai valichi delle Alpi occidentali, che più tardi PERCORSERO gli Annibale e i Carlo VIII, penetrano in Italia le ondate celtiche, che gallicizzano l'Italia padana e cercano di penetrare più a sud lungo il Tevere, fino a Roma. (De Mauro 63/64) Le varianti espressive più appariscenti sono, invece, quelle con un paradigma (o un altro marcatore) in grado di suggerire la posteriorità (Condizionale Composto, Futuro Storico, Futuro degli Storici, perifrasi DOVEVA + INF; DESTINATO A ecc.), soluzioni espositive che oggi pullulano nei testi narrativi italiani. Si può arrivare alla collocazione di mezzi diversi in una sola pagina. Lo storico dell'arte Alvise Zorzi, ad es., così presenta i fatti passati posteriori al momento dell'esecuzione del dipinto analizzato:20 (16) Il bimbo Pisani, ritratto con tanta pompa nel quadro familiare, DOVEVA vivere poco, vent'anni appena. Assai più a lungo DOVEVA vivere una delle due bimbe vestite di bianco, la Contarina Barbarigo, quella stessa che AVREBBE SUSCITATO così tanta ammirazione nel severo e misogino imperatore Giuseppe II: sposata ad uno Zorzi, Marin I, unico erede del ricco ramo di San Severo della sua antica famiglia, AVRÀ il matrimonio annullato «per inabilità del marito» che SI FARÀ prete. E CAMPERÀ fino ai primissimi anni del secolo nuovo, lasciando tutto il suo vistosissimo patrimonio, [...] (Zorzi 157) Se è utile distinguere tra il flash forward (presentazione di azioni realizzate), da una parte, e la presentazione di azioni solo previste dai personaggi, come nel discorso indiretto (DI) o in quello indiretto libero (DIL, ad es. in 14b), dall'altra, esiste però una variante di flash forward che formalmente assomiglia appunto al DI, ma non lo è. Si tratta del falso discorso indiretto, dove la dipendente completiva non presenta le previsioni del protagonista, bensì informa il lettore delle azioni passate avvenute in seguito, ad es.: (17) Egli [=Champollion] ignora che DOVRÀ sopportare un colpo dopo l'altro, e che egli, pur non avendo altro in testa se non i geroglifici e la terra dei Faraoni, SARÀ un giorno mandato in esilio per alto tradimento. (Ceram 102) È stata inoltre constatata anche in questo fenomeno retorico la neutralizzazione, quando al modulo espressivo non corrisponde più un pendant semantico (l'azione, infatti, fa parte del fuoco narrativo), per cui il modulo finisce per diventare semplicemente una variatio stilistica dell'ordo naturalis. Tale uso non è per niente raro: è tipico, ad es. della rubbrica televisiva giornaliera di RAI 1 Un minuto di storia 20 Per una rassegna più approfondita delle possibilità espressive e sfumature semantiche, cfr. Miklič 2005; per la diffusione e l'indeterminatezza di questo espediente in italiano cfr. Miklič 2008b. di Gianni Bisiach. Che il fenomeno non sia nuovo, lo testimonia il seguente riassunto, scritto prima del 1946 (che qui cito per intero dal Dizionario Bompiani), in cui le azioni al Futuro Storico appartengono appunto alla storia centrale:21 (18) ARROWSMITH. Romanzo dello scrittore americano, premio Nobel 1930, Sinclair Lewis (1885-1951), pubblicato a New York nel 1925. Nel fondo di esso, come in tutta la più matura opera di L. v'è un'amara critica della società, in particolare dello spirito borghese: una critica non chiaramente formulata, spesso contraddittoria, ma, appunto per questo, più istintiva e più ricca di interesse. È la storia di Martin Arrowsmith, medico e scienziato. Inizia all'università (e qui L. prende lo spunto per dare un quadro assai ampio della vita universitaria) quando già si manifesta in lui il contrasto, che SARÀ il dramma della sua vita, fra la necessità di affermazione pratica e di successo, rappresentato dal Decano Silva, e il puro amore per la scienza (che s'incarna nel prof. Gottle Gottlieb). Finiti gli studi, Martin affronta la vita con una schietta e coraggiosa compagna, Leora: egli SARÀ successivamente medico condotto, vice direttore in un ufficio d'igiene, assistente in una clinica di lusso e membro di un grande istituto di ricerche scientifiche. Dovunque egli DOVRÀ lottare, inutilmente, contro la società e contro la sua complessa rete d'interessi, di vanità e di astuzie. E quando Leora SARÀ MORTA di peste nelle Antille, dove l'ha accompagnato in una sua missione scientifica e umanitaria, chiusa la parentesi di un suo secondo infelicissimo matrimonio con una donna mondana e gelida, non POTRÀ far altro che ritirarsi nei boschi in una solitaria vita di studio. È un romanzo confuso, più che complesso, pieno di problemi non risolti e nemmeno bene individuati, ma rimane fra i più interessanti di L. per le acute e felici descrizioni di ambienti universitari e scientifici. Pur accogliendo dalla tradizione europea i modi del romanzo di pensiero, l'A. li ravviva dando loro nuova attualità in un quadro un po' provinciale, e insieme più moderno, americano dove esperienze già note a personaggi della letteratura inglese e francese acquistano il senso e il sapore di esperienze nuove. Trad. di L. Gigli col titolo Il dottor Arrowsmith, Milano, 1934. (Arrowsmith, BOM, Vol. 2, p. 292; di Elena Craveri Croce) Se si pensa che non sono rari testi narrativi che fanno un largo uso di flash forward prototipici (Alvise Zorzi nel suo Canal Grande su 401 pagine ne ha 330), mentre la variante neutralizzata è già diventata in qualche caso un mezzo alternativo per raccontare, è chiaro che questo espediente retorico con le varietà espressive sinonimiche andrebbe assolutamente presentato anche in classe L2.22 21 Genette esclude tali casi dalla sua prolessi. Secondo lui, se non si ritorna alla narrazione focale, abbiamo da fare con l'ordine naturale o con un'ellissi. Dato, però, che ci sono anche casi intermedi, a metà strada tra flash forward e ordo naturalis, dove i paradigmi non preteritali servono a segnalare una certa marginalità dell'azione, li tratto insieme. 22 Che questo espediente retorico non sia molto familiare agli sloveni testimoniano, ad es., anche occasionali traduzioni «alla lettera» del Condizionale Composto italiano, del Present Conditional inglese o del costrutto tedesco sollte + Inf in varie pubblicazioni: spia questa che anche un traduttore provetto può a volte non riconoscere nella concreta occorrenza della forma verbale il suo ruolo specifico di marcatore del flash forward. Cfr. Miklič 2008a. 2.5 Discorso indiretto libero (DIL) Il discorso indiretto libero - il più controverso dei modi di inserire, nella diegesi (racconto della voce narrante), i discorsi dei personaggi - rappresenta un ulteriore espediente retorico in grado di incidere sulla scelta delle forme verbali. Nella sua variante prototipica, sul versante espressivo, il DIL si presenta a metà strada tra il discorso diretto (DD) (con cui ha in comune i deittici, la sintassi, le interiezioni ecc.) e quello indiretto (DI) (con cui condivide l'eventuale cambiamento del tipo di paradigma, le proforme personali cambiate o meno a seconda del nuovo centro deittico ecc.).23 Per ricordare, brevemente, le trasformazioni tipiche dei passaggi tra DD, DIL e DI in italiano vediamo i seguenti cambiamenti - anche in dipendenza dal cambiamento della situazione comunicativa (a, b, c) - nella persona grammaticale, nel tempo verbale e nell'avverbiale del tempo. Così, nell'ambito di un racconto in terza persona (o anche in prima persona), il discorso di uno dei personaggi rivolto a un altro personaggio, abbiamo le seguenti modificazioni: (19a) DD «Non posso dirti cosa è successo», rispose. «Mi informerò domani.» DIL Non poteva dirgli cosa era successo, rispose. Si sarebbe informato domani. DI Rispose che non poteva dirgli cosa era successo ma che si sarebbe informato l'indomani. Diverse, in parte, le modificazioni, nell'ambito di un racconto in prima persona, dove il personaggio parlante si rivolge al personaggio correferente alla voce narrante: (19b) DD «Non posso dirti cosa è successo», rispose. «Mi informerò domani.» DIL Non poteva dirmi cosa era successo, rispose. Si sarebbe informato domani. DI Rispose che non poteva dirmi cosa era successo ma che si sarebbe informato l'indomani. E diverse infine quelle, nell'ambito di un racconto in prima persona, dove chi parla è correferente con la voce narrante: (19c) DD «Non posso dirti cosa è successo», risposi. «Mi informerò domani.» DIL Non potevo dirgli cosa era successo, risposi. Mi sarei informato domani. DI Risposi che non potevo dirgli cosa era successo ma che mi sarei informato l'indomani. 23 Cfr., per il DIL in italiano, Herceg 1963, ma soprattutto Mortara Garavelli 1985 e 1995. Cfr. anche Fludernik 1993. Per la realizzazione del DIL ne Il giardino dei Finzi-Contini, cfr. Miklič 2003a. Se i cambiamenti relativi alla persona e all'avverbiale di tempo valgono ugualmente tanto per l'italiano quanto per lo sloveno, non è così per quel che riguarda il tempo verbale. Le sostituzioni del tipo di paradigma nell'ambito dei due discorsi indiretti italiani24 - tipiche anche per l'inglese, il tedesco, il francese ecc. - in sloveno (e in altre lingue slave) sono invece assenti. Mentre il Presente (posso) Pasato Prossimo (è successo) e il Futuro (mi informerò) del DD italiano sono stati sostituiti, nei DIL e nel DI, dall'Imperfetto (poteva/potevo), dal Trapassato Prossimo (era successo) e dal Condizionale Composto (si sarebbe/ mi sarei informato), in una corrispondente batteria di frasi slovena, i paradigmi sloveni Sedanjik (Presente), Preteklik (Preterito) e Prihodnjik (Futuro) si manterrebbero costanti in tutt'e tre i discorsi. Dato che, nella variante prototipica, il DIL presenta lo stesso tipo di paradigmi della diegesi passata in cui è inserito, il discorso del personaggio spesso sembra fondersi con il racconto della voce narrante (diegesi), provocando l'effetto di lontananza e di mediatezza, come ad es. nelle seguenti domande del protagonista del romanzo Il giardino dei Finzi Contini: (20) Ma adesso, invece? mi chiedevo sconsolato. Che cosa m'importava di andare a casa loro, adesso, se Micòl non ce l'avrei più trovata? (GFC 114) In sloveno (e nelle lingue slave in genere), d'altra parte, i paradigmi usati sia nel discorso indiretto che nel DIL sono dello stesso tipo che nel discorso diretto (semplicemente: Preterito, Presente, Futuro ecc. sloveni), per cui il DIL sloveno assomiglia troppo al discorso diretto, conservando quindi l'effetto di immediatezza -che il DIL italiano invece riesce a cancellare. In quanto senza un vero ruolo retorico, viene poco usato nei testi originali, mentre nei testi tradotti il lettore sloveno per lo più tende a sentirlo piuttosto come una specie di discorso diretto. Così ad es., se non esplicitamente informato delle regolarità del DIL italiano, nella seguente domanda (21a) immersa nella diegesi riconoscerebbe solo a stento che è il personaggio che fa la domanda (nel DD originario: (21b)): (21a) Non era da Giovannni che lui sarebbe andato a cena? (GFC 233) (21b) «Non è da Giovanni che tu andrai a cena?» Particolarmente ostico per l'interpretazione è inoltre, nell'ambito del DIL, l'Imperfetto del Congiuntivo per la resa di ordini, inviti e divieti. Tali sono appunto ad es., i seguenti due inviti rivolti al protagonista (correferente con la voce narrante) da parte del padre, il primo, e da parte dell'amico Malnate, il secondo: 24 Sono esclusi, ovvimente, i discorsi inseriti nel racconto al procedimento storico. GUARDASSI invece il giovane Lattes, per favore. /= «Guarda invece (...)» / (GFC 54) (23) LASCIASSI stare Leopardi, per carità! Leopardi ERA un'altra cosa, e poi AVEVA SCRITTO la Ginestra, NON me ne DIMENTICASSI... /= «Lascia stare (...) è (...) Ha scritto (...) non dimenticartene (...)» / (GFC 209) A parte le possibili oggettive difficoltà di riconoscimento e di interpretazione in casi intermedi (tra il DI e il DIL, da una parte, o tra la diegesi e il DIL, dall'altra)25 il fatto sta che anche in casi prototipici, se il discente non ha informazioni su questo espediente narrativo in genere, molto probabilmente non potrà riconoscerlo in italiano e interpretare bene il messaggio testuale.26 CONCLUSIONE Sono stati passati in rassegna alcuni modi espositivi compositi che hanno (o possono avere) riflessi più o meno sistematici nella scelta della forma verbale nella costruzione del testo. Sia il discorso indiretto che quello indiretto libero vengono regolarmente usati nelle culture occidentali, così come, nei testi narrativi, si fa uso massiccio del flash back, del preludio, del flash forward. Per la realizzazione di queste funzioni narrative vengono usati moduli espressivi mutuati ad altre funzioni (l'espressione dell'anteriorità, della posteriorità, di varie sfumature modali ecc.) e alcune possono essere inoltre rese in più modi (sinonimia), mentre, occasionalmente, non vengono messe in rilievo da nessuna espressione particolare, per cui vanno intuite semplicemente dalla semantica dello stato di cose raccontato. E le possibilità espressive possono cambiare, inoltre, da lingua a lingua. Visto che la glottodidattica odierna chiama così spesso in causa la competenza comunicativa, non si dovrebbe dimenticare che la «comunicazione» sottintende pure la comprensione di quello gli altri hanno da dirci. Se già Genette stesso è ben consapevole del fatto che la competenza rarrativa non è né uniforme né bene sviluppata nemmeno nei lettori di lingua materna,27 possiamo renderci conto meglio dei disagi interpretativi degli stranieri. 25 Cfr., per l'occasionale difficile riconoscibilità del DIL, Toolan 1992, Mortara Garavelli 1985 e 1995, Miklič 2003a: 96-98. 26 Lo testimoniano i disagi di numerosi studenti sloveni di italianistica lubianese, che nel III anno sono invitati a affrontare - intenzionalmente senza la previa trattazione del DIL in sede linguistica - la lettura del menzionato romanzo di Bassani. 27 Cfr. Genette 1976: 124s: «Dobbiamo inoltre tener conto dell'eventuale (o meglio variabile) competenza narrativa del lettore, nata dall'abitudine, che permette di decifrare sempre più velocemente il codice narrativo in generale, oppure quello tipico di un certo genere, di una certa opera, e di identificare i germi fin dalla loro apparizione.» Se quindi vogliamo portare in classe L2 anche testi letterari (e non) di una certa complessità - come del resto si fa oggi - dovremmo anche far aiutare i discenti a raggiungere una adeguata competenza narrativa, oltre che quella linguistica. E le due sono, come abbiamo visto, strettamente connesse. Proporrei pertanto una maggiore collaborazione tra gli addetti ai lavori in varie discipline (linguisti, studiosi di letteratura, glottodidatti) auspicando un insegnamento più interdisciplinare e contrastivo. Interdisciplinare, nel senso della contemporanea attenzione sia al messaggio (letteratura) che al lato espressivo (linguistica); e contrastiva, nel senso che questa dupplice attenzione dovrebbe essere promossa, tramite confronti interlinguistici, nell'ambito dell'insegnamento di lingue diverse: prima di tutto della lingua materna e poi di varie lingue straniere studiate. Molti comportamenti linguistici nella comunicazione testuale possono infatti essere capiti e appresi solo tramite un insegnamento esplicito e bene integrato. Esempi illustrativi Bassani, Giorgio (1962) Il giardino dei Finzi-Contini. Torino: Einaudi. Bassani, Giorgio (1976) Il giardino dei Finzi-Contini. Milano: Mondadori. Ceram, C. W. (1952) Civiltà sepolte. Transl. Licia Borrelli. Torino: Einaudi. De Mauro, T. (1994) «Lingua e dialetti.» In: P. Ginsborg (cur.), Stato dell'Italia. Milano: Il saggiatore/Bruno Mondadori, 61-66. Dizionario Bompiani di opere e personaggi: A - B. I. Milano: Bompiani, 1983. Ferri, Edgarda (1995) Maria Teresa. Una donna al potere. Milano: Arnoldo Mondadori. Ferri, Edgarda (1996) Giovanna la Pazza. Una regina ribelle nella Spagna dell'Inquisizione. Milano: Arnoldo Mondadori. La Settimana Enigmistica. Zorzi, Alvise (1994) Canal Grande. Milano: Rizzoli. Riferimenti bibliografici Bazzanella, Carla (2000) «Tense and Meaning.» In: D. Marconi (cur.), Knowledge and Meaning - Topics in Analytic Philosophy. Vercelli: Mercurio, 177-197. Bertinetto, Pier Marco (1991) «Il verbo.» In: L. Renzi/G. P. Salvi (cur.), 113-161. Bertinetto, Pier Marco (1999) «Sperimentazioni linguistiche nella narrativa del Novecento: variazioni sul Tempo Verbale 'propulsivo'.» Atti dell'Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti. Seconda serie, tomo XXVIII, 41-102. Bertinetto, Pier Marco/ Mario SQUARTINI (1996) «La distribuzione del Perfetto Semplice e del Perfetto Composto nelle diverse varietà di italiano.» Romance Philology XLIX/4, 384-419. Centineo, Giulia (1991) «Tense switching in Italian: the alternation between passato prossimo and passato remoto in oral narratives.» In: S. Fleischman/L. R. Waugh (cur.), 55-85. Engel, Dulcie M. (1990) Tense and Text. (A Study of French Past Tenses.) London & New York: Routledge. Fleischman, Suzanne (1985) «Discourse functions of tense-aspect oppositions in narrative: toward a theory of grounding.» Linguistics 23, 851-882. Fleischman, Suzanne (1990) Tense and Narrativity. London: Routledge. Fleischman Suzanne/Linda R. Waugh (cur.) (1991) Discourse-pragmatics and the verb: the evidence from Romance. London & New York: Routledge. Fludernik, Monika (1993) The Fictions of Language and the Languages of Fiction. The Linguistic Representation of Speech and Consciousness. London: Routledge. Genette, Gérard (1976[1972]) Figure III. Discorso del racconto. Torino: Einaudi. Herczeg, G. (1963) Lo stile indiretto libero in italiano. Firenze: Sansoni. Korzen, I0rn (2002) «Il Trapassato Prossimo in un'ottica pragmatico-testuale.» In: H. Jansen/P. Polito/L. Sch0sler/E. Strudsholm (cur.), L'infinito & oltre. Omaggio a Gunver Skytte. Odense: Odense University Press, 203-226. Lamiroy, Béatrice/Pierre Swiggers (1991) «The status of imperatives as discourse signals.» In: S. Fleishman/L. R. Waugh (cur.), 120-146. Lavinio, Cristina (1984) «L'uso dei tempi verbali nelle fiabe orali e scritte.» In: L. Coveri (cur.), Linguistica testuale. Roma: Bulzoni, 207-236. Leech, Geoffrey N./ Michael H. Short (1981) Style in f iction. London/New York: Longman. Lo Cascio, Vincenzo (1986) «Temporal Deixis and Anaphor in Sentence and Text: Finding a Reference Time.» In: V. Lo Cascio/C. Vet (cur.), Temporal Structure in Sentence and Discourse. Dordrecht: Foris, 191-227. Miklič, Tjaša (1997) «Segnalazione della temporalità nel testo: che cosa aiuta il ricevente a collocare le azioni sull'asse temporale.» In: L. Agostiniani et al. (cur.), Atti del Terzo Convegno della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana. Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 477-505. Miklič, Tjaša (1998a) «La consecutio temporum italiana nelle vignette: l'uso delle forme verbali nei testi combinati figurativo-verbali della rivista La Settimana Enigmistica.» In: M. T. Navarro Salazar (cur.), Italica Matritensia. Atti del IV convegno SILFI. Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Madrid, 27-29 giugno 1996). Firenze: Cesati, 371-383. Miklič, Tjaša (1998b) «Uso cataforico del trapassato prossimo italiano: un espediente testuale per la messa in rilievo.» Linguistica XXXVIII/2, 183-195. Miklič, Tjaša (2001) «Raba slovenskih glagolskih oblik v luči časovnosti, dobnosti, vidskosti in naklonskosti.» In: I. Orel (cur.), 37. seminar slovenskega jezika, literature in kulture, 25.6.-14.7.2001. Zbornik predavanj Ljubljana: Center za slovenščino kot drugi/tuji jezik pri Oddelku za slovanske jezike in književnosti Filozofske fakultete, 301-318. Miklič, Tjaša (2003a) «Il discorso indiretto libero nel romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi-Contini: funzioni testuali e caratteristiche linguistiche.» Linguistica XLIII, 93-108. Miklič, Tjaša (2003b) «Interpretazione della funzione testuale dei paradigmi verbali italiani. Tentativo di un modello d'analisi integrata.» In: M. Giacomo-Marcellesi/A. Rocchetti (cur.), Il verbo italiano. Studi diacronici, sincronici, contrastivi, didattici. Roma: Bulzoni, 553-570. Miklič, Tjaša (2004) «Testi narrativi, azioni centrali e paradigmi verbali italiani.» In: P. D'Achile (cur.), Generi, architetture e forme testuali. Firenze: Franco Cesati, 145-160. Miklič, Tjaša (2005) «Flash-forward in italiano: aspetti concettuali e moduli espressivi.» Linguistica xLV, 239-258. Miklič, Tjaša (2008a) «Raba prihodnjika za uresničena pretekla dejanja: retorični prijem 'pogled naprej' v slovenščini in v nekaterih drugih jezikih.» JiS 53/1, 49-66. Miklič, Tjaša (2008b) «Polisemia e sinonimia dei mezzi espressivi italiani usati in un espediente retorico largamente diffuso: l'indeterminatezza del flash forward.» In: A. Mollica/R. Dolci/M. Pichiassi (cur.), Linguistica e Glottodidattica. Studi in onore di Katerin Katerinov. Perugia: Guerra Edizioni, 297-309. Miklič, Tjaša/Martina Ožbot (2007) «Teaching the uses of Italian verb forms to Slovene speakers.» Linguistica XLVII, 65-76. Mortara Garavelli, Bice (1985) La parola d'altri. Palermo: Sellerio editore. Mortara Garavelli, Bice (1995) «Il discorso riportato.» In: L. Renzi/G. Salvi/A. Cardinaletti (cur.), Grande grammatica italiana di consultazione. Vol. III. Bologna: Il Mulino, 427-468. Renzi, Lorenzo/Gian Paolo Salvi (cur.) (1991) Grande Grammatica di consultazione. Vol II. Bologna: Il Mulino. Rimmon-Kenan, Shlomith (2002) Narrative Fiction. London/New York: Routledge. Squartini, Mario (1999) «On the semantics of the Pluperfect: Evidence from Germanic and Romance.» Linguistic Typology 3, 51-89. Toolan, Michael J. (21992 [1988]) Narrative. A Critical Linguistic Introduction. London/New York: Routledge. Wandruzska, Ulrich (1991) «Frasi subordinate al congiuntivo.» In: L. Renzi/G. P. Salvi (cur.), 415-481. Povzetek NEKATERI VIDIKI PRAGMATIČNE OZ. RETORIČNO-NARATOLOŠKE NARAVE V RABI ITALIJANSKEGA GLAGOLSKEGA SISTEMA (Z MOŽNO NAVEZAVO NA POUČEVANJE DRUGEGA JEZIKA) Ob predpostavki nujnosti eksplicitnega poučevanja italijanskih sintaktičnih konstrukcij za kvalitetno obvladovanje tega romanskega jezika se avtorica tokrat posveča nekaterim pragmatičnim dejavnikom (pri poročanem govoru) in retorično-naratološkim zakonitostim pri prikazovanju preteklih dogodkov (uporaba dveh vzporednih setov glagolskih časov, pogled nazaj, preludij, pogled-naprej, polpremi govor). Gre za narativne funkcije, ki so razširjene v zahodni kulturni tradiciji, a se zaradi raznolikosti jezikovnih prvin in drugačnih zakonitosti njihovega kombiniranja v različnih jezikih oblikovno pogosto razhajajo. Ker to dejstvo pogosto ovira razumevanje tujejezičnih besedil, avtorica vidi kot nujo intenzivnejše sodelovanje strokovnjakov iz disciplin, ki raziskujejo besedilno komunikacijo (vključno z literarno), in predlaga uvedbo kontrastivnega obravnavanja splošnih retoričnih funkcij in njihovih izraznih možnosti v različne segmente poučevanja (jezikovni in literarni, tujejezični in materni).