Anno I. Abbonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. CAPOmSTRIA, 25 Febbrajo 1884. N. 4. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Capodistria 25 febbraio 1884. In forza della legge provinciale scolastica attualmente in vigore, compete alla Rappresentanza comunale la proposta di terna dei supplicanti ad un posto di maestro, alla Giunta provinciale la presentazione d’uno dei concorrenti, entro i limiti della terna proposta, e all’Autorità scolastica provinciale, nulla legalmente ostando — quando non voglia dissimulare lo spirito delle prescrizioni vigenti — il rilascio del relativo decreto di nomina. Partendo dal principio posto dal §.62 della legge dell’Impero 14 Maggio 1869, che alle necessarie scuole popolari debba pensare e provvedere in prima linea il comune locale, riteniamo, che il diritto di nomina dei maestri delle scuole popolari e civiche dovrebbe spettare alla sola Rappresentanza comunale. È vero che la Giunta provinciale è un’emanazione dei Comuni, ma altresi è vero eh’essa può eleggere il secondo od il terzo invece del primo aspirante ed invertendo così 1’ ordine della terna, provocare il decreto di nomina per un docente, nel quale solo in seconda o terza linea riponeva la sua fiducia il primo fattore, cioè il Comune. E se per caso l’eletto non ispira fiducia, sarà desso poi circondato nel Comune dove ha da esercitare il suo ministero, della necessaria reverenza ? Al bene e all’ incremento d’ una scuola giova assai che il maestro goda la fiducia pubblica fin dal suo primo comparire nel luogo ove è chiamato a fungere il suo ufficio. Qualora l’educatore sia di piena soddisfazione dei rappresentanti il comune e di tutti coloro, coi quali ha da vivere, e non demeriti in appresso l’estimazione loro, non mancherà di aiuto ne’ suoi bisogni, nè di largo e pronto appoggio nel disimpegno delle sue incuinbenze. Abbia pertanto il Comune il diritto di eleggere il suo maestro ; peraltro si dia lenta fretta nella scelta dell’ uomo, cui brama affidare l’educazione de’ suoi figli. Pensi che sul modello dei precettori si formano i discepoli. Si procuri quindi un maestro che abbia vita irreprensibile, non comune capacità, un maestro che sia paziente assai, addottrinato, probo, dall’esempio del quale più che dalle parole i fanciulli imparino la maniera di regolare i loro costumi. Non consegni, per l’amor di Dio, le tenere speranze della patria ad uno di dubbia morale, spoglio di scienza o di carattere ; ad un mercenario eh’ eserciti per semplice impulso del proprio interesse ; ad uno che abusi della scuola e della sua posizione per agitazioni religiose o politiche. A chi ha il dovere di sopperire ai bisogni delle scuole ed alle competenze del personale insegnante, se stesse in nostro potere, lascieremmo volentieri la libertà — ci si passi l’espressione — di fare il passo secondo la gamba. Se i mezzi gli permettono di mantenere soltanto una forza inse-segnante, ne mantenga una, se due, due e così avanti : a patto però che gli emolumenti vengano commisurati in modo, che i maestri possano dedicarsi totalmente alla scuola e sieno liberi da affanni e da occupazioni accessorie. Noi siamo intimamente convinti che due maestri bene pagati lavorano quanto tre scarsamente ricompensati. Guardate ad esempio quel povero docente che ha il serio impegno di mantenere una famiglia con uno stipendio inferiore al bisogno d’ogni persona tanto o quanto civile. Come lo trovate ? Lavora egli per uno?— Lo si vede infievolito nella salute, profondamente scoraggiato. Accasciato così è egli in grado di pensare alla sua coltura, all’ educazione dei suoi figli, può conservarsi ilare, gioviale, e durare le fatiche dell’istruzione? Anch-' v,„i diciamo che un maestro il quale vive in mezzo a privazioni e sofferenze, costretto a trascinare giorni infelici, dev’ essere spesso tentato di dubitare di questa sua missione, che il mondo proclama sublime, ma che a lui frutta soltanto un magro pane e una miriade di triboli e spine pungenti. Siffatta questione da noi appena sfiorata verrà certo trattata diffusamente dai nostri deputati nella prossima sessione dietale, e col fermo proponimento di edificare non solo sulla base dei presenti bisogni locali, ma in guisa tale altresì, che l’ufficio di maestro diventi anche tra noi una carriera desiderabile. Quest’ opera santa avvantaggerà l’istruzione popolare, avrà il plauso di tutti gli amici delle scuole, e scolpirà indelebilmente la più viva gratitudine nei cuori dei maestri, i quali uniti alle loro famiglie redente dalla miseria, invocheranno le più larghe benedizioni sopra i rappresentanti legali del nostro popolo. ---------------C5*"11 --------------- SOCIETÀ POLITICA ISTRIANA. Il giorno 2 corr. febbraio si tenne a Risiilo la I.a Seduta, della Presidenza della S ocietà politica Istriana. Abbiamo attesa V ufficiale pubblicazione del protocollo, per darne ai nostri lettori il seguente riassunto. Furono presenti alla seduta : il Presidente Costantini D.r Francesco, Mrach D.r Adamo, Covaz Lodovico, Gravisi march. Giuseppe, Glezer D.r Felice, Venior D.r Silvestro. Data notizia delle spese fino allora incontrate per conto della Società, ammontanti a fior. 55.19, il Presidente comunicò di aver fatto apprestare una copia dello Statuto sociale, colle modificazioni votate al I.° Congresso generale, per presentarla al-l’approvazione della competente Autorità. Furono quindi eletti a Segretario il Sig. D.r Felice Glezer ed a Cassiere il Sig. Lodovico Covaz, i quali entrambi accettarono la carica ; obbligandosi inoltre il neoeletto Cassiere di custodire presso di sè i fondi sociali fino a nuova disposizione. Fu adottato quale stemma sociale lo stemma della Provincia. Si diede poi lettura d’ una lettera della Redazione del “Patria,,, che offriva gratuitamente il proprio periodico quale organo della Società politica, dichiarandosi disposta a pubblicarlo una volta alla settimana. Dopo qualche discussione in argomento, sovra proposta del D.r Glezer, fu destinato all’uopo il giornale “L’Istria,, pel riflesso, che è il giornale maggiormente diffuso fra la classe laboriosa della Provincia, classe cui specialmente interessa metter a giorno degli atti e deliberati sociali. Fu stabilito di costituire dei premi per l’incoraggiamento dell’ istruzione della lingua italiana nelle scuole popalavi di campagna, e si fissarono per quest’ anno, in via d’esperimento, 4 premi : uno da f. 50, uno da f. 40, due da f. 30. Si deliberò quindi di spedire un memoriale a S. E. il Ministro del Culto e della Pubblica Istruzione, riguardo l’imminente nomina del Vescovo di Parenzo-Pola, raccomandando una scelta opportuna nelle presenti condizioni religiose e politiche della Provincia. Finalmente sopra proposta del Segretario D.r Glezer, il quale, accennando alla facoltà delle mi- noranze di impedire, mediante studiate non comparse all’ atto dell’ elezione, la costituzione della Rappresentanza Comunale, dichiarò come mancante, o per lo meno oscura la legge elettorale al punto relativo, si decise di innalzare all’Eccelsa Dieta un memoriale tendente ad una parziale riforma della legge indicata ; incaricato il proponente di presentare in una prossima seduta uno schema motivato di analoga novella per la relativa discussione. ------—---------------------------------------- LEVIA GRAVIA. Chiarissimo Signor Direttore, l’idea che il Patria divenga una specie di maestro in casa, mi arride tanto che non vi dico. Fin qui peraltro non se n’ è fatto nulla. Ho veduto sì qualche lavoretto eh’ era del caso, ma era poca cosa. Dico poca cosa con rispetto alla quantità, che non Sfiduciassi i vostri collaboratori. E anche rapporto alla quantità è necessario che mi spieghi ; intendo del numero e non dell’estensione ; che anzi gli articoli di questa specie vorrei sempre vederli brevi e concettosi. Si sa: lo spirito non si muove colla lentezza del corpo ; nelle sue operazioni è spigliatissimo; e però ama che ciò che gli si ha da dire, lo si dica breve. 0 si può dare noia più grande che di dover spazzare un mucchio di foglie secche per rinvenire un concetto che vi stava sepolto ? Per non dire che più volte dopo tanto fastidio devi inoltre allestire il microscopio. Del rimanente non vi scrivo per fare una geremiade ; tutt’ altro ; voglio anzi rispondere fra i primi all’appello di quel vostro corrispondente, e metter cattedra nelle colonne del Patria. In primis et ante omnia mi affretto di avvertire che non la pretendo a professore. Si fa quel che si può, e circa alle pretese contentiamoci di meritare il titolo di galantuomini, che non è poca fatica. Dunque, amabili lettrici, (frase obligata) vi verrò discorrendo di varie cosette che mi perito di classificare con un appellativo comune, come colui che non so troppo bene dove, preso l’a ire, sia per condurmi l’imaginativa. Mettete p. e. ch’io vi parli di lingua; se l’argomento mi offra l’addentellato a parlarvi, che so io, dell’arte culinaria, ed io mi getterò a corpo perduto nei bene-olenti regni gastronomici, specie se la cuoca, discesa la collina per affiatarsi colle amiche a un po’ di comaratico, abbia ritardato il desinare. L’aria è così fine quassù ! Vi basti che mi è occorso, e non una volta, che lo stomaco mi paralizzasse il cuore. A proposito di cuore, ci hanno mai pensato le suddette amabili che il verbo ricordare lo abbiamo dal sostantivo core? Metto pegno che non. L’universale adopera promiscuamente ricordare e rammentare, e le fanciulle dall’ Anima semplicetta che sa nulla Salvo........................... Veramente questo salvo mi fa sovvenire, che le fanciulle ci avrebbero dovuto pensare. 0 non è il cuore il regno della donna? non le dicono profonde per natura nei misteri del cuore ? e che ne hanno l’intuizione? e che un filosofo la perderebbe? E dev’ esser vero ; imperocché più d’un filosofo (leggi amante della sapienza) si allontanò da loro col cuore che sanguinava da tutte le parti. Gli è che ne avevano fatta l’autopsia. Con tutto questo ritengo che non ci abbiano pensato. Vedi, mi diceva un amico, alle anime gentili l’amore dà alla testa ; per la qual cosa mente e cuore si confondono così, che non essendoci più distinzione fra le cose, non si pensi a farne tra le parole. Ciò non ostante, perchè non tutti a questo mondo sono ugualmente sensibili, non sarà un fuor d’ opera l’insistere sulla prefata dinstinzione. Nel ricordare ci entra il cuore. E ricordiamo i giochi della nostra fanciullezza, quei cari giochi alternantisi per il seguito di un’ intera giornata, a volte calmi fantastici pensosi, a volte esplodenti scapigliati clamorosi; ricordiamo il giorno della prima Comunione, quando 1’ ingenuità ed il fervore dell’ anima ci dipingevano la virtù con sì facili colori, una cosa da nulla naturale spontanea, e sospettavamo di quel buon vecchietto che ci avea rappresentata la via del Paradiso come un erto sentiero e dirupato ; ricordiamo il fanciullo amico del nostro cuore, e la dolcezza di quel nuovo affetto che dischiudeva all’ anima giovinetta nuovi orizzonti con misteriose impromesse; ricordiamo lo stupore misto di amarezza profonda, quando a quindici anni, Ah, veramente manca la malizia A quindici anni! quando a quindici anni, o giù di lì, ci avvenimmo per la prima volta in uomini perversi, o piuttosto ne avvertimmo per la prima volta la perversità laddove fino allora avevamo creduto la società una fitta di brave persone; ricordate, chi sa? le son cose che nascono, un’ apparizione fugace allo svolto d’ una contrada, o nel mezzo ad una festa uno sguardo peritoso, una voce flautata, una frase imbarazzata tremolante, un rossore improvviso, che vi fece trovare sul piano le note più meste, o, secondo il sesso, vagare fino alle due del mattino al fiato soavissimo del tramontano in una notte d’inverno. Chi ce lo venisse a dire allora, a quindici anni, che a Venere celeste si associa tosto o tardi Venere terrestre ! Sono sogni del color dell’ aurora, sogni generosi e immacolati della fantasia giovanile che imparadisano, e ci fanno vivere la vita degli angeli. — E si ricordano inoltre i dolori morali, i benefizi ricevuti, le offese. E troppe altre cose si ricordano, che saria lungo e inutile rammemorare. Nel rammentare ci entra per converso la mente. E però ci rammentiamo delle cose che ci sono indifferenti, nelle quali non ci ebbe nessuna parte il cuore. Le abbiamo forse dimenticate, e dove ci risovvengano, la memoria loro è fuggevole, e non ci arreca nessun piacere, come nemmeno alcun dolore. Si scordano talora anche i ricordi ; ma il loro destarsi innonda 1’ anima di dolcezza o di rammarico, e la tiene lungamente occupata. E la reminiscenza, languida e incerta memoria di avvenimenti trascorsi, non è mai delle cose del cuore, alle quali potete non averci pensato da molti anni, ma non per questo si desteranno all’ occasione meno limpide o meno attraenti. È proceduto chiaro il mio ragionare? Siete convinte che fra ricordare e rammentare ci corre ? Non vi ho domandato se ne siate persuase, perchè non ne era il caso. C’ è una sentenza che dice : Il filosofo convince e l’oratore persuade. Quad’ uno con argomenti vittoriosi ha guadagnato alla sua tesi 1’ a-desione della vostra mente, egli vi ha convinte ; ma dove si trattasse di una verità contraria a qualche idoletto domestico, agl’ interessi delle passioni, che non è della verità discussa, voi potreste perfidiare. Vinte nella mente, vi trincerate nel cuore ; e quantunque non sappiate replicare, non però v’inducete ad operare conforme le vostre convinzioni : non siete persuase. Chi non è convinto che la virtù sia una cosa nobilissima e sopra ogni altra desiderabile? Ciò non ostante, quanti sono i virtuosi ? (Non ve ne abbiate a male ; arrossisco io per il primo). Ed ecco il campo aperto all’ oratore. Esaurito il suo compito, la filosofia si rimette all’ arte. I lettori avranno compreso senza più, ch’io sono della scuola vecchia (badate, non è che un membro di transizione ; so che le scuole non hanno bisogno di un mobile come me) : non 1’ arte per l’arte, ma 1’ arte per la vita. Le attrattive del bello sono onnipotenti sul cuore umano, e la scuola vecchia se ne avvantaggiava per insinuare e persuadere la virtù. Sai che là corre il mondo, ove più versi Di sue dolcezze il lusinghier Parnaso ; E che il vero condito in molli versi I più schivi allettando ha persuaso: Così all’ egro fanciul porgiamo aspersi Di soave licer gli orli del vaso: Succhi amari ingannato intanto ei beve, E dall’ inganno suo vita riceve. Quel mio amico, di cui sopra, è del parere eh’ io soglia fare (procuri di fare, avrei detto io) altrettanto, chè altrimenti non saprebbe conciliare colla mia età e colla mia abituale serietà e freddezza certi svenevoli accenni al sentimentalismo, lo, mie buone lettrici, non voglio entrare in questi ventiquattro soldi. Se vi manifestassi le mie intenzioni, del conseguirle non ne sarebbe nulla, giacché .... il bello e il caro accresce all’ opre L’ arte che tutto fa, nulla si scopre. Piuttosto, a rischio di buscarmi titolo di pedante, vi addurrò un altro esempio che meglio v’imprima la distinzione fra convincere e persuadere. Voi tutte siete convinte che il vestire stretto nuoce alla salute. La qual cosa, se è vera per tutti, più che per ogni altro è vera per le donne, se pure nei loro petti il cuore palpita e si espande più largamente e più frequente che nei rozzi petti maschili. Ne siete convinte, ma non ne siete persuase. Vi persuade in quella vece la fantasia che la costruzione spezzata della vespa corrisponda meglio all’estetica che la gentile insieme e maestosa figura donnesca. Non so che ne dicano i sopracciò ; so peraltro che nel secolo decimosettimo piacevano figure come questa : Sudate, o fuochi, a liquefar metalli. E della Maddalena che bagna ci lagrime i piedi al Redentore, e li asciuga colle trecce, si disse fra il plauso degli ammiratori che non fu mai visto Bagnar coi soli ed asciugar coi fiumi; e il Vesuvio dal nevoso cacume Ai Arciprete dei monti in bianca stola, e il fumo del vulcano nuvole u timiama. Certi insetti dell’ innamorata (quando ; i dice senso del bello !) furono bei cavalli d’argento in campo d’ oro. La signorina era bionda. Anche, d Ile anime nostre galoppanti in un sonetto, cavalli simbolici, per il cammino della virtù, si assicura che avranno in retribuzione biada d’ eternità, stalla di stelle. E tu di’ il resto. Questo solo ci voglio aggiungere, che dove manchi il senso del bello, non troverete nemmeno il senso della gentilezza, della decenza e del rispetto, che a sì buon diritto esigete dall’uomo. --------------—<-X3@<$>gX3i-!0-------- CORRISPONDENZE. Isola 20 febbraio Egregio Sig. Direttore, Approfittando della di Lei ben conosciuta gentilezza, Le invio queste poche righe nella lusinga che vorrà riserbar loro un posticino nel prossimo numero del reputato Suo periodico. Non trattasi veli ! eh’ io abbia intenzione di lamentarmi, no ! desidero soltanto far constatare alcuni fatti occorsi nel patrio Consiglio, allorquando venne sottoposta all’ approvazione dello stesso la cessione della Sala Comunale per darvi alcune feste da ballo a scopo di beneficenza. Alcuni ben pensanti dunque si diressero, col mezzo del Segretario Comunale, al Podestà e gli porsero la domanda in questione. Il Podestà, da quel bravo e buon uomo di’ è, si dichiarò pienamente d’accordo ; ma, (e dei ma ce ne devono essere sempre, specialmente a Isola quando devesi venire al concreto di qualche cosa) il difficile consisteva nel conoscere 1’ opinione del Rev. Parroco, nel sapere cioè se fosse d’ accordo, ecc. ecc. Fortunatamente il molto Reverendo Parroco nulla ebbe a ridire, e trovò di annuire alla proposta dei suddetti ben pensanti, appoggiata dal Podestà e dal Segretario Comunale. Ma (ed ecco un secondo ma) c’era il guaio che il Podestà, il Segretario ed il Parroco non bastavano a sciogliere questo nodo gordiano, i quali non volendo assumere nessuna responsabilità, pensarono di presentare la faccenda al benemerito Consiglio municipale, composto tutto di brava e buona gente. Radunato il Consiglio non si trova d’accordo nelle idee e sorge il sospetto che, radunandosi gran numero di gente, la Sala Comunale potrebbe cadere. E qui, d’ accordo anch’io che la prudenza non sia mai troppa. — Si invitano tre periti a dare la loro opinione in proposito. I periti unanimi dichiarono che la sala trovasi in benissimo stato, e che senza alcun timore avrebbesi potuto dar feste da ballo. Però, sembra che l’opinione dei periti non basti al patrio Consiglio. — Un membro diesso intendeva che i periti dovessero farsi garanti coi loro beni di ogni eventuale danno, nonché della vita degli intervenienti. (Caro quel Consigliere !) — Essendo troppo grande la responsabilità, il Consiglio pensò bene di radunare la Rappresentanza, che, fra parentesi, si radunò per ben sei volte, delle quali due soltanto in numero legale. Ma (altro ma e spero ultimo) anche qui troviamo delle difficoltà, degl’ inciampi. Non è più il suolo che può cadere, bensì il tetto. — La sapienza di alcuni fra i più esimi padri della patria, in fatto di architettura, trova che una solida e vecchia costruzione come quella del Palazzo Comunale d’Isola possa andare in Macello, causa quattro salti di circa trenta o quaranta coppie, e ciò malgrado l’opinione dei periti in arte. (Graziosa 1’ opinione che ha la Rappresentanza Comunale d’Isola del sapere ^ dei propri periti !) — Insomma, ora è il suolo, ora è il tetto che deve cadere; e non è che dopo tre lunghe settimane di dibattimenti prò e contro che in forza di una energica protesta del Podestà, il Consiglio e la Rappresentanza Comunale decisero, però sempre con diversi voti contrari, di concedere la Sala Comunale allo scopo prefissosi dai pochi ben pensanti. Il bello poi viene in fondo. — Avuta la decisione della Rappresentanza, il Consiglio fa sua l’idea di dare delle feste da ballo a scopo di beneficenza,e lascia iu asso quei poveri benpensanti, che primi ebbero il coraggio di domandare la famosa sala allo scopo prefato ; però colla differenza che mentre i più volte menzionati benpensanti volevano dare due feste a beneficio del fondo poveri e due a beneficio della locale Società di Mutuo Soccorso, il patrio Consiglio pensò bene di darne tre, e tutte a vantaggio del fondo poveri. — La prima festa da ballo datasi domenica 17 corr. ebbe risultato meschino ; la seconda e Interza, Domenica 24 e Martedì 26 corr. che risultato avranno ? Lo desidero di cuore, eccellente ; ma quale potrà essere, se molti e molti s’asterranno d’intervenire, causa le lungaggini e reticenze dei padri della patria, che misero in voga la paura e 1’ orgasmo ? causa l’avere escluso dal benefizio la Società di Mutuo soccorso, che pure ha bisogno di sussidi? Al Resoconto finale la risposta ! Ai Consiglieri Comunali ed ai Rappresentanti la responsabilità d’ un meschino risultato. Al pubblico i commenti. ---------------------«-*=:ss=§-*— •----------------- Varia. L’istriano prof. Vincenzo De Castro, scrittore e pedagogista di buona fama, che da qualche tempo si trova nella vicina Trieste, tenne al Gabinetto di Minerva, dinanzi scelto pubblico, un erudito discorso intorno alla “Scuola nei suoi rapporti pedagogici, didattici e sociali, I giornali di Trieste erano pieni di elogi all’ illustre conferenziere ; il quale nel suo discorso encomiò altamente il progresso dell’ istruzione in quella colta e gentile città. Leggiamo nell’ Indipendente, che ai Sigg. Enrico Iurettig e Riccardo Zampi eri, già Redattori di quel giornale, tuttora detenuti nelle carceri criminali d’ Innsbruck, venne intimato l’atto d’ accusa. L I. R. Tribunale ha ridotta l’accusa contro il Sig. Iurettig al solo titolo di perturbazione della pubblica tranquillità. Il Sig. Zampieri è accusato dello stesso crimine per l’articolo “La Marinella, Il giorno del edibattimento non è ancora fissato, ma cadrà nella prossima sessione d’Assise al Tribunale d'Innsbruck, che si aprirà il giorno 12 marzo p. v. * * * Addi 11 corr. la consorella Trieste commemorò degnamente il primo anniversario della morte di quel integro patriota che fu Francesco Ilermet. * * * Il comm. Giuseppe De Leva, rettore dell’Università di Padova, ottenne dall’ Accademia Romana dei Lincei, in merito della voluminosa sua “Storia documentata di Carlo V in correlazione coll’ Italia, il premio di concorso di it. Lire 10.000, fondato dal Re. * * * Anche a Portole si stan mettendo le basi ad una Società di mutuo soccorso, che verrà ad accrescere il numero già considerevole di queste benefiche associazioni nella nostra Provincia. Rallegra il vedere, come lo spirito di associazione si diffonda e metta salde radici anche nelle, nostre piccole borgate, affratellando tutti in una solidarietà d’ affetti e di concorde volere. — Ben venga adunque la nuova Mutua ed abbia prospere sorti. * * * Rileviamo con .molto piacere, che il Comitato piomotore della “Società istriana d’ archeologia e storia patria* ha già presentato all’Autorità competente l’istanza pel riconoscimento legale della Società. Il benemerito Comitato si sompone dei seguenti." Andrea Dr. Amoroso Bernardo Dr. Benussi Giovanni Dr. Cleva Carlo De Franceschi Felice Dr. Glezer Nicolò Rizzi Antonio Dr. Scampicchio --- --------------------M8B>°<------———-------------- CRONACA LOCALE Alle ore 11 ant. della scorsa Domenica 17 correrne, nella sala di questo Municipio, il maestro ambulante di agricoltura, Signor Giovanni de Baldini teneva l’annunciata conferenza. I nostri agricoltori accorsero numerosi all’ invito, lo che pruova in essi lodevole interesse per tali lezioni. 11 tema propostosi — i nemici della vite — veniva svolto dall’ egregio maestro con facile, spigliata, pronta parola, a portata di tutti, intercalata a volte di frasi tutte nostre, del dialetto pretto veneziano. Diremo subito che, sebbene ancora giovane, il Signor Baldini si palesa provetto nella scienza, a cui s’ è dedicato, e dalle impressioni che si riceverono in udirlo, nasce spontanea la convinzione, eli’ ei la coltivi con vera passione, segno questo sempre promettente d’ ottima riuscita; e tutto ciò senza addarsene, senza presunzione alcuna, senza nemmen 1’ ombra — troppo frequente — d’ un posato, saccente dottrinarismo. Rebus sic stantibus va da sè, che 1’ uditorio 1’ ascoltasse col massimo interesse; ed a volte e questo e quello ne dessero prova manifestata, sommettendo al competente suo giudizio esperienze ed apprezzamenti fatti singolarmente e che stavano in relazione coll’ argomento ch’ei pertrattaya, Naturalmente ciò dava luogo ad interruzioni, le quali, a dire vero, non erano male accolte — tutt’ altro — dall’ uditorio, se non in quanto avrebbero potuto forse rincrescere al maestro, difficoltando la sua lezione ed obligandolo a ripigliarla. Niente invece di tutto questo : alle singole domande egli rispondeva sempre pronto, gentile ed esaurientissimo, esprimendo anzi il voto che gliene venissero fatte, lieto che gli venisse porta 1’ opportunità d’offrire ai nostri agricoltori norme razionali direttive su quanto loro più fosse per interessare. Sodisfatti gi interpellanti, egli ripigliava. Parlò della tignuola dell’uva (Tortrix ambiguella), del suo primo apparire sui fiori dell’uva, dei danni prodotti agli acini e del modo di combatterla (nettando la corteccia del ceppo dalle squamine, sotto alle quali la tignuola sverna allo stato di bruco.) Disse del gor-goglion verde, bell’ insetto, color verde metallico, che incartoccia le foglie e i giovani pampani della vite a guisa di sigaro. Raccogliendo assiduamente i cartocci e abbruciandoli, si distruggono le uova di questo dannosissimo insetto. Parlò inoltre del gorgoglione nero (Othyorinchus giraffa) die divora le foglie della vite e della sua larva che ne danneggia fortemente le radici. Si caccia con pietre o foglie messe di sera sotto al ceppo e levate la mattina prima del levar del sole. I gorgoglioni neri passano la notte sotto queste trappole, e la mattina possono con facilità essere raccolti e bruciati. Parlò infine della filossera (Phylloxera vastatrix) e del modo di riconoscere la sua presenza in una vigna. Offeriva all’ ispezione molte fotografie di vigne ammalate e diversi apparati fìlosserici. L’ egreggio maestro nell’ accomiatarsi lasciava poi in quanti V avevano udito tanto desiderio di rivederlo qui presto, che parecchi de’ nostri agricoltori, pel tramite del locale Municipio, avanzarono all’ Autorità competente analoga domanda, esprimendo il voto, che la desiderata conferenza venisse tenuta nella prima quindicina del mese di Marzo p. v. e trattasse de’ parassiti degli alberi fruttiferi, che infestano di preferenza i pomi ed i cigliegi. , * * * Da più parti ci pervengono dei lagni per la concorrenza che i carcerati, trasformati in pubblici facchini, fanno agli onesti braccianti, addetti al servizio dei nostri traghetti, nel trasporto del sale. La qual concorrenza si mostra tanto più ingiusta, quando si pensi, che quasi tutti i nostri marinai sono permessanti dell’ i. r. Marina di Guerra ; i quali, spostati dal loro mestiere durante il triennio di ferma, non potendo d’ altronde assumere impegni fissi pel fatto che trovansi in permesso indeterminato, trascinano i migliori anni della loro vita fra 1’ ozio e gli stenti. Intanto le famiglie languono ed il malumore monta. Per cui noi rivolgiamo la onesta domanda di veder una bella volta cessato questo stato anormale di cose, almeno dal lato lamentato, a quelle egregie persone, che sono il Direttore dello Stabilimento carcerario ed il Fornitore dello stesso. * * * La Commissione del Civico Camposanto, avendo in mente di abbellire quanto meglio si possa quel sacro recinto, si rivolge per mezzo nostro al pubblico, con domanda di qualche dono di piante di fiori, o d’ alberi ad uso d’ ornato. * * * Sabbato decorso riuscì splendido per concorso e schietta allegria il ballo di società tenutosi all’ Hotel Armonia. * * * Questa sera si producono i nostri dilettanti filo-drammatici nel teatrino dell’ Hotel Armonia rappresentando il Marchese Ciabattino e la Serva del Prete, * * * A merito di alcuni cittadini di buona volontà venne ieri quasi improvvisata una festa popolare sulla piazza del Brolo — un piccolo pandemonio ! — Niente meno che si risuscitò la cuccagna, si fece correre il pallio ai somari e si ballò all’aperto alla luce dei bengala. Che folla e quanta ilarità chiassosa nel nostro Brolo ! La banda s’ è fatta valere assai e ce ne congratuliamo coll’ egregio M.o Sig. Carretti, il quale ha fatto miracoli coi suoi allievi. Nel pomeriggio di domani si ripete la ganzara nel Brolo con cuccagna, corse di asini, fuochi, musica ecc. Così almeno il carnovale si fa vivo agli sgoccioli, come un lucignolo che muore. La campana di mezzanotte intonerà il memento, rientreremo nella solita monotonia ... e buona quaresima, cortesi lettrici! --------——---------------gxH------------------------- Continuazione del protocollo di Seduta della Bap. Com. di Capodistria li 15 dicembre 1883, ore 5 poni, sotto la presidenza dell’Ill.mo Sig. Podestà Avv. Pier’ Antonio Dr. Gambini. L’ Gnor. Rappresentante Nicolò Dandruzzi ammette che il Signor Vicich abbia fatto il proprio interesse, ma venendo incontro più volte al Comune in caso di bisogno. Delle gentilezze del Signor Vicich conviene tener conto e nutrire gratitudine. Conviene che 1’ offerta Cruci ani promette un lucro maggiore, ma lo dice problematico non potendosi sapere, se egli sarà esatto negli impegni che assumerebbe; col vecchio arrendatore all’ incontro l’esperienza ci assicura in linea di puntualità e di garanzia. Vedesi nella vita commerciale, che molti preferiscono un censo minore pur di saper meglio assicurati i propri capitali; per cui finisce coll’ap-poggiare la proposta De Mori. Il Podestà-Presidente sentesi in obligo di confermare, che il Signor Vicich ha prestato, al pari di altri patrioti possidenti, ed antecipato varie volte denari al Connine. Riguardo poi ai pericoli, che correr potrebbe l’arrenda, avverte che, qualunque sia per essere il deliberato, la Deputazione saprà ben circondarsi di ogni cauzione atta a salvaguardare e garantire i diritti del Comune, spettando a lei sola, come di solito, lo stabilire i dettagli del contratto d’ arrenda. L’Gnor. Rappresentante Pietro Debellici! si associa alla proposta De Mori non temendo il deficit del bilancio, il quale potrà agevolmente pareggiarsi con risparmi sulle somme preventivate per nuove costruzioni. (Entra e prende il suo posto V Onor. Sostituto Bappresentante Comunale Paolo Bigo di Ant.) L’ Onor. Rappresentante Pio Dr. Gambini replica dicendo, che il Consiglio deve curare interessi generali e non particolari; la gratitudine — dice — che dobbiamo nutrire per favori fatti al Comune non può prevalere a svantaggio degli amministrati. È compito nostro accettare i patti migliori e starà nel senno della Deputazione far in modo che il Comune si premunisca contro ogni pericolo di danni. Nè simile pensiero ci deve preoccupare, dacché l’imprenditore sia tenuto al pagamento antecipato delle quote mensili, dia una garanzia cospicua e non faccia delle offerte, che lo possano sbilanciare. Nega poi che si possano far economie nella rubrica „Costruzioni nuove" del preventivo prò 1884, mentre gli importi all’ uopo preliminari, certo non basteranno per le strade progettate. Conchiude sostenendo la mozione, che per tre anni libera le nostre campagne da maggiori aggravi. {Entra ed occupa il suo seggio V Onor. Bap-presentante Andrea Marsich fu Domenico). Il Podestà - Presidente fa presente al Signor Debellici! che eventuali risparmi nella rubrica „Nuove Costruzioni" apparente nel bilancio del Comune Censuario di Capodistria, andranno a favore di questo e non del Comune Censuario di Lazzaretto, il conto del quale presenta il deficit di f. 800 in discorso. Non chiedendo altri di dire, il Podestà-Presidente chiude la discussione e dà la parola, a sensi dell’Art. 67 Reg. Int. ai proponenti. L’Onor. Rappresentante Nazario De Mori, pur riconoscendo giuste le motivazioni dell’ Onor. Pio Dr. Gambini, non recede dalle sue vedute ispirate a quei sentimenti di deferenza, di cortesia e di riconoscenza, a cui non è lecito mancare. E per ciò e perchè la proposta Vicich lo persuade dal lato della garanzia materiale, mantiene ferma la sua proposta. L’Onor. Marsich Andrea fu Giammaria rinuncia alla parola, dopo quanto in favore della sua mozione ebbe egregiamente a discorrere l’Onor. Pio Dr. Gambini. Il Podestà-Presidente, causa l’ora inoltrata, in forza dell’ Art. 50 Reg. Int. tronca la discussione degli altri punti dell’ ordine del giorno e dopo eletti gli Onor. Signori Nazario De Mori e Marsich Andrea fu Giammaria per controfirmare il presente Verbale, chiude la seduta e leva 1’ adunanza alle ore 6 1j2 pom. Cassa di Risparmio Triestina. Avendo la sottoscritta Direzione deliberato, in base all’ art. 19 dello Statuto, di sottoporre a novella timbratura tutti i libretti di deposito in circolazione emessi tanto dal cessato Monte Civico - Commerciale quanto dalla Cassa di Risparmio Triestina, essa invita con la presente i dentatori di simili libretti che non fossero stati per anco sottoposti a questo procedimento, iniziato sino dai Giugno decorso, a volerli presentare al piu tardi entro il corrente anno, all’ effetto di dare esecuzione al deliberato suddetto. Trieste, 25 Agosto 1883. LA DIREZIONE DELLA CASSA DI RISPARMIO TRIESTINA F. GLANZMANN, Presidemte. Cassa di Risparmio Triestina. Non avendo molti dei possessori di libretti del cessato Monte Civico - commerciale e della Cassa di Risparmio Triestina ottemperato all’ invito d. d. 25 Agosto 1883 vengono gli stessi diffidati nuovamente, nel loro proprio interesse, a produrre quanto prima i libretti della Cassa di Risparmio Triestina per la timbratura e quelli del Monte Civico Commerciale per lo scambio con nuovi libretti della sottoscritta. Trieste, 9 Febbraio 1384. LA DIREZIONE della Cassa di Risparmio Triestina Il Podestà-Presidente, per nonna dei due Rappresentanti intervenuti alla seduta durante la discussione, espone in succinto le emergenze della medesima, le condizioni delle offerte, che le originarono ed a sensi dell’ art. 81 Reg. stesso, pone prima a voti 1’ offerta Cruciani. Accettata da dodici su ventidue votanti. {L’Onor. Bappr esentante Pietro Debellici, esce). IV. Punto dell' Ordine del giorno. Il Podestà-Presidente riferisce in merito all’incarico ricevuto nell'' anteriore tornata, di trattare col referente tavolare, perchè dettagliasse maggiormente la nota di sue competenze e limitasse le sue pretese. Il referente tavolare dichiara di non poter ulteriormente specificare le poste dei conti più che sufficientemente dettagliati e di fare poi un ribasso del 10 °|0 sulla nota presentata. La Deputazione propone di tacitarlo con f. 200. {Il Sig. Ing. Bratti Alessandro Consigliere Comunale entra nella sala ed occupa il seggio. Bientra anche V Onor. Bappr esentante Pietro De-bellich e torna al suo posto). Posta in discussione la proposta delegatizia, 1’ Onor. Dr. Pio Gambini dicendosi propenso alla medesima pur ne fa un’ altra, cioè, che la liquidazione dei conti in pertrattazione venga rimessa alla Commissione eletta al secondo punto dell’ ordine del giorno. Non dubita che la Spettabile Deputazione avrà vagliati i conti; tuttavia per dare giusta soddisfazione all’ opinione publica, allarmata dalle pretese sollevate dal referente tavolare, essere decoroso ed opportuno, che la vertenza sia devoluta per la definizione al Comitato degli affari tavolali, il quale succede a lui nell’ opera ed avrà agio di valutarne 1’ operato. La proposta Dr. Pio Gambini è sancita da generale suffragio. Passando al V. Punto dell’ Ordine del giorno, Vrisf ---------- ■ ------= NUOVA FABBRICA 1 I 1 I VULCANIZZATO DI ALBERTO MOGNAZ fiW* TRIESTE VIA CAMPANILE Nr. 3. 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Consigliere Bratti, finché si adotta ad unaminia la mozione Gallo, emendata dall’Onor. Pio Dr. Gambini, di far luogo alla domanda, assegnando al tecnico a tacitazione finale prò 1883 in ragione di f. 20 mensili l’importo di f. 120, detratte le antecipazioni accordategli per lo stesso titolo. il 4 I pom. H. 5 74pom. Prezzo di passa, gio Soldi 30 indistintamente. Per i fancinl i sotto a’ 12 anni soldi 20. Nolo delle in orci da convenirsi col Capitano. Recapito in rieste per passeggieri e bagagli al Caffè della Sanità. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la HOF Riva della Sanità Capodistria, 31 ottobre 1883.