CAP0D1STRIA, 25 Gennaio 1886. L, — Anno II N. 2 Abbuoiiamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi alI’Amministrazion e Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ ABBIAMO VINTO La splendida vittoria riportata dai nostri fratelli di Trieste nelle recenti elezioni del Consiglio di Città fu da noi altrettanto sentita, quanto era stata cordialmente augurata. La trepidazione con cui abbiamo seguito tutte le fasi dell’ accanita lotta, le nostre più care speranze messe in forse dall’esito della stessa, l’avversione ispirataci dalle mene faziose del partito avversario che tutto tentò contro le più legittime aspirazioni, l’intenso affetto che ci lega alla nostra Trieste, tutto spiega facilmente la gioia con cui fu accolta in provincia la lieta novella. Trieste ha vinto. Ha vinto contro la strapotente influenza di stranieri, ricchi per facili guadagni, potenti perchè spalleggiati da chi governa, i quali, con reconditi fini, tendevano a carpire ai legittimi reggitori le redini del Comune. Ha vinto; nè valsero a contenderle la vittoria le lusinghe, le minacele con cui gli avversari sfacciatamente tentarono di accalappiare i più renitenti, d’intimorire i più deboli. Invano una stampa da trivio, razzolata fra la gente più disonesta, si studiò di contaminare col suo fango le figure più belle del nostro partito, di calunniare le istituzioni più patriottiche: le calunnie indignarono gli onesti, il fango chiazzò gli stessi avversari. — Prevalse il diritto. Noi non abbiamo dubitato un istante della vittoria, convinti che Trieste è nostra, e che colla prepotenza non si snatura un paese. Ma sapevamo d’altronde, che gli avversari s’ eran fortemente agguerriti per questa che sarà forse la loro estrema prova; sapevamo che il Governo stesso li spalleggiava a visiera alzata, se la stampa officiale non disdegnò scendere sul terreno per la loro causa; sapevamo infine che nutrivano forti speranze di riuscita. Ep-peró più significante riesce la loro disfatta, dalla quale difficilmente potranno riaversi. Il plebiscito di migliaia di elettori veramente triestini, i quali solennemente affermarono i principi politici e nazionali di quella forte città, varrà, speriamo, a convincere i nostri nemici dell’inutilità dei loro sforzi. Dovranno pur convenire, che la causa per cui pugnarono i nostri è una causa giusta e santa: la coscienza popolare che si ribella agii infami attentati di gente venduta. — E non è forse fatale il trionfo della giustizia ? Abbiamo vinto ; e la nostra bandiera sventolerà ancora dalla torre del palazzo di città, dispiegando superba il suo drappo intemerato. 11 nostro partito, ringagliardito dalla lotta, reggerà ancora i destini di Trieste, conducendola sulla via di un ben inteso progresso al compimento degli stessi. E noi Istriani, che abbiamo ognora condiviso coi nostri fratelli triestini le gioie egualmente che i dolori, esultiamo della vittoria di Trieste, che è pure vittoria nostra. Trieste libera è la miglior garanzia pel nostro avvenire : perchè gli interessi nostri e i morali soprattutto sono strettamente legati alle sorti della nostra capitale. Trieste è la stella che ci guida; Trieste è la nostra speranza. La mediazione per le Caroline Colossale enormezza è sembrato questo sì facile connubio fra il Tevere e la Sprea, dopo diversi lustri di reciproche escandescenze! — Appena si è cominciato a blaterare di cotesta specie di politica fattuccheria del versipelle uomo di ferro e di fuoco, dell'autore del famoso Kulturhampf, del persecutore dei cattolici di Germania, di Francia e d’ altre regioni, il quale con inaudita fronte di Giano si accingeva ad andarsene più che a Canossa, per offerire al Pontefice un comico onore, esibito colla più raffinata impudenza ; sorgeva tosto la coscienza ingenua di un Presule spaglinolo, il quale osservava in una sua enciclica, non esservi, per verità, il bisogno di mediazione alcuna in un affare di così evidente diritto. Asseriva che tutti i cristiani possiedono 1’ identico Decalogo, e che questo al settimo capoverso ne intima reciso: Non ruberai ! e che la chiesa soggiunge o restituzione, o dannazione. E sfida anima ragionevole a poter dire diversamente. Se non che la ragion di stato, che, come avverte il Monti, la ragion non sente, persuase ben altro agli aspiri dell’ arte che è detta diplomatica dal greco diplos, il quale significa appunto doppio; e ci apportò il giuoco straziante, che il vicario del Dio della Giustizia si tenga onorato di appoggiare 1’ usurpatore straniero .... nel momento stesso che protesta non poter transigere coi propri connazionali, i quali dopo secoli di lotta e di martirio, prevalendosi appunto del solitissimo, mondano, diritto del più forte, gli strapparono quel materiale dominio, che impossibilitava la loro nazional palingenesi ! — Parrebbe proprio, come asseverano certi pseudo-lojoliti, che il Gerarca autocratico se ne possieda il formidabile privilegio di sostenere, ove a lui talenti, che è scellerato chi è giusto.. . e viceversa ! La sarà, forse, la famosa teoria che il fine santo fa santi anco i mezzi più iniqui : ma, a dire il vero, sarà difficile che un cristianello la possa inghiottire. — Sarà anche vero, come ci dicono, che colla verità non si può governare, e che chi non sa fingere, non sa regnare ... e che perciò è duopo colpire il giusto, confondere la ragione, negare il vero, e senza tregua e quartiere, ma, per vero dinanzi a tal verità, madama Etica va a gambe all' aria ! Sì, 1’ Etica tutta vassene a gambe all’aria !... Un Giordano Bruno, e gl’ innumerevoli consorti ne informino ! — Il fatto si è (stando sempre a quanto ne riferisce l’organo odierno della pubblica stampa) che quell’Altissimo Personaggio, il quale è riconosciuto quale Luogotenente in terra dell’ Uomo, che denominossi la Verità, oggimai concederebbe tutto il proprio appoggio e favore a quell’ eneo Sr. di Bismarck, che per parecchi lustri perseguitava i poveri cattolici, colle più ipocrite e dispietate di-spoticherie !! Ed anzi, che non gli è bastato un tanto; ma per soprasello giungeva persino a decorarlo del più prezioso ordine cavalleresco che si trova a disposizione della Curia papale, cioè del-1’ ordine del Cristo, in brillanti ! Nè un tanto bastava ancora; chè il Padre sommo dei cattolici rivolgeva ad un protestante, e di così obliqua memoria, una sua lettera stipata | delle più effuse tenerezze ed ammirazioni, a non dire di adulazioni ed incensazioni, lasciando intra- vedere di sperare futuri appoggi da lui, pel grande onore che diedegli di arbitrare sopra le famose isole Caroline, per cui tanto eragli grato e riconoscente! — Sarà eziandio questo, quanto mai vogliasi, un atto di prudenza, o volpineria che dicasi diplomatica; ma egli è storico altrettanto che così nella Germania stessa, che fuori della medesima, li cattolici non poterono fare a meno di restarne scandolezzati decisamente, e non poterono frenarsi, dal più al meno, di dirne plagas. E qui nulla diremo del silenzio, troppo eloquente, che ne affettarono i principali tra quei periodici che si professano religiosi; ripeteremo solo la voce, che tale epistola adulatoria del Sommo Prete abbia riportato un contracolpo persino dentro le aule del Vaticano, dove li Principi rossi sarebbero in preda ad un fermento mai più veduto, e potrebbero forse forse combriccolare lo sappia il cielo quali risoluzioni in faccia ad un Capo, il quale giungesse a postergare i principii eterni del diritto ad opportunismi di un qualsisia interesse terreno e caduco ! — In tutto questo pecoreccio, in questo formidabile giuoco a mosca cieca ... eh’ è la politica, il più bello poi si è il vedere che il gran Salivo della Sprea, con una ingenuità, ossia disinvoltura da putto, non si perita di rispondere all' altissimo panegirista colle precise: “Vostra Santità ha detto nella Sua lettera che nulla meglio risponde allo spirito e alla natura del Pontificato Romano quanto la pratica delle opere di pace. Da questo stesso pensiero fui guidato anch'io nel pregare la Vostra Santità ad accettare il nobile ufficio di arbitro nella vertenza pendente (?) tra la Germania e la Spagna, e nel proporre al governo spagnuolo di uniformarci ambedue le parti alla decisione di Vostra Santità." — Poco dopo poi loda la più (!!) giusta imparzialità (quasi ci potesse esistere una imparzialità anche meno giusta!) del verdetto di Sua Santità venerata ecc. Indi aggiunge la soja vantandosi in questi termini : Io conto in prima linea la rimembranza riconoscente che le due parti conserveranno verso l’Augusto lor mediatore ! — Poffare ! non si dirà furbo chi cava le castagne dal fuoco colla zampetta del gatto; o più ancora la volpe che loda il canto del corvo per spappolarsi il formaggio che lo scimunito vanitoso si lascia cadere dal becco sedotto dalla adulazione? Osserviamo, da ultimo, come commenti questo singolare fenomeno politico-sociale-religioso il ben grave diario di Roma stessa La Rassegna: „ ... Bismarck pretendeva di meno di quanto ha effettivamente ottenuto ... e nella Spagna c’ è ora perciò uno scoppio unanime d’ira patriottica, perchè l’augusto mediatore le ha imposto il peso di salvaguardare i diritti acquisiti dai nuovi padroni! Il Papa legalizza la conquista tedesca ... e le Caroline per la Spagna si devono dire perdute!— È come se un fiduciario legalizzasse l'usurpo di una casa all’ usurpatore !... È da considerare di più, che, se ci fu caso nel quale la fiducia potesse dirsi giustificata, il caso fu quello. Un paese colpito da tremende disgrazie di terremoti e di epidemie, con la guerra civile latente, con un re - inesperto ed infermo, che se ne muore a soli 28 anni, con partiti parlamentari degeneranti in fazioni; un paese cattolico, devoto al papa, al cui potere temporale (già finito per sempre!) non is-degnò per bocca del signor Fidai, di sciogliere un inno : questo paese questo re, questo ministero accolgono con fiducia la mediazione pontificia proposta da un Bismarck, e nel papa si affidano con la fede e la reverenza del cattolico nel capo supremo della loro religione: nel papa, non più principe temporale, e che perciò nella decisione sua non si ispirerebbe se non che alle ragioni supreme della e-quità e del diritto, e negli alti doveri della sua missione apostolica di difendere i deboli dalle prepotenze dei forti, e che in lui nulla avrebbero potuto gli interessi, le esigenze e le ipocrisie della mondana politica. — Triste disinganno!" P. —:---------------------——Ž <----------------------- Pirano, Gennaio '86. È buona l’idea di quell’articolista del Patria, il quale suggerisce di vigilare, perchè i parti della Musa istriana non vadano perduti. La qual Musa del rimanente non ci è punto avara: ne ho udito il canto più volte, e il mio cuore ne fu commosso per la dolcezza dei suoni e per l’amore del mio paese. Nessuna maraviglia del resto, se le Pimplee si dilettano delle nostre colline e dell’ adriatica marina, spiaggie e colline benedette da Apollo, e abbondantemente favorite da Venere e dalle Grazie. È vero ; le poesie d’ occasione non sono da parvipendersi per questo, che sono poesie d’occasione ; ma è da vedere se 1’ occasione abbia fatto realmente palpitare il cuore dell’ artista ; il quale, se con questo avrà orecchio musicale, e famigliare il tecnicismo del verso, cioè, che vale il medesimo, se egli sarà un artista di fatto, i suoi versi saranno poesia vera. È vero del pari che il libro non prova la bontà del contenuto, come il giornale non dice a priori che il lettore non ci possa trovare un gioiello. Il libro non prova talvolta che la pazienza e 1’ ambizione dell’ autore, il quale, secondo 1’ argomento, o non fa che amplificare con Rondarne inutile un sillogismo, o raccogliere e ripetere ciò che è stato detto da mille, o unire quanto egli ha pu-blicato a riprese, foglie disperse, che altro non acquistano dall’ unione che il miserabile vanto di potersi trasformare in letame. Si sentenzia deplorando che il giornale ha ucciso il libro ; io la credo una fortuna. Il giornale o vi presenta un lavoro da nulla, ed è poco il tempo che avrete perduto ; o un lavoro meritevole, e allora per l’angustia dello spazio vi dirà l’essenziale in poche parole, che sarà pure un guadagno. L’articolista pertanto ha detto bene tutto. Si è però dimenticato di avvertire, che dove uno si accingesse a raccogliere in una antologia le migliori publicazioni poetiche jd’ occasione, o che hanno veduto la luce nei giornali, noi facesse prima d’informarsi cogli autori che le possono aver ripudiate, o adoperatoci attorno la lima siffattamente, da a-verle ridotte a tutt’ altra cosa. La era un’avvertenza necessaria. "Varia,. Enrico Jurettig. Il nostro egregio amico Enrico Jurettig, il giorno 15 del corr. Gennaio, uscì dalla casa di pena di Suben, dopo aver scontati oltre ventotto mesi di carcere. Enrico Jurettig, redattore dell’Indipendente era stato condannato dalla Corte d’ Assise di Innsbruk a 18 mesi di carcere ed alla perdita della cauzione per l’importo di fiorini 3000, per alcuni articoli publicati in detto giornale, nei quali la Corte giudicante ravviso gli estremi del crimine di perturbazione della puhlica tranquillità. Egli fu arrestato la domenica 23 settembre 1883, nella sua abitazione in Via del Canal grande. Il 26 dicembre, dopo che gli era stata negata la libertà provisoria mediante cauzione, fu tradotto ad Innsbruch, ove, il 14 marzo 1884, ebbe luogo il processo. Condannato, ricorse alla Corte suprema, ma, il 3 luglio 1884, questa confermò la sentenza, che gli fu intimata nell’ ergastolo il 14 luglio : sicché, appena da questo giorno, giusta la procedura vigente, venne calcolata la pena. Per tal modo subì una condanna di 2 anni, 3 mesi, e 23 giorni. Nè fu la prima; chè egli già altre volte a Gorizia, ove publicava e dirigeva il patri-otico «Isonzo» pagò di persona e con gravissimo detrimento delle sue materiali risorse la fede serbata ai propri ideali. È morto un uomo, al quale da lunghi anni ci legava un affetto fraterno; è morto un patriota, che modestamente ma fortemente ha saputo compiere sempre e ovunque il proprio dovere. Il nostro concittadino Luigi Damiani non è più. L’intenso dolore, in cui ci ha immersi la sua perdita inattesa, c’impedisce oggi di dire, come si conviene di lui, ma non mancheremo di farlo nel prossimo numero. Abbiamo inteso con molta soddisfazione, che la industriosa e simpatica città d’Isola, cambiando nome ad alcune sue contrade, muterà quello pure della Via s. Giovanni in quello di Via Besenghi: è la contrada ove sorge il bel palazzo monumentale, proprietà ed abitazione della illustre famiglia Besenghi, e dove nacque il glorioso poeta isolano. Resterebbe che Isola, nobilmente orgogliosa di un tanto nome, si facesse iniziatrice della erezione di un monumento a questo nostro grande, sicura come può essere della cooperazione dei comprovinciali. * * * L’amico nostro Dr. Lovisato ha presentato alla R. Accademia dei Lincei un accurato studio „Sopra il Granito a Sferoidi di Ghistorrai presso Donni in Sardegna." * X * * E uscito un nuovo giornale settimanale „L’Eco di Pola. „Ecco come si annuncia. In luogo di an solenne programma, esponiamo una semplice promessa, quanto modesta, altrettanto ricca di buone intenzioni. 1. di tener desta la nostra civiltà. 2. di tratteggiare all’ingrosso l’applicazione, secondo 1’ opportunità, delle leggi che governano i nostri destini di uomini nel civile consorzio, nella vita comunale, in quella ddella Provincia. 3. di aprire una palestra a tutti indistintamento quelli della Città e della Provincia, he hanno una qualunque idea, una qualsiasi osservazione in ogni ramo di utilità pubblica, economica, scientifica, storico -letteraria, sia nel ramo della istruzione, delle arti, dell’agricoltura ; nei limiti angusti del piccolo commercio e nei più larghi orizzonti delle industrie e delle imprese. Ogni specie di prepotenza deve esserci aliena in via assoluta, come cercheremo di abolire il più possibile la gravità cattedralica dello stile." Al confratello i nostri saluti. RINGRAZIAMENTO La sottoscritta porge i più sinceri ringraziamenti a tutti coloro che condivisero con lei il dolore per la morte dell’ amato Luigi Coradazzi, e gentilmente cooperarono a renderne solenni le estreme onoranze. Famiglia Coradazzi --------------- P. T. Puhlico! Nel mentre il sottoscritto si pregia di partecipare che Domenica 17 corr. venne sotto la di lui direzione, aperto nella casa sita in questa città al Civ. N. 287, ex Albergo Paparotti, un esercizio di prestinajo con annessa vendita al minuto di pane assortito, fresco due volte al giorno, non manca egli di raccomandare al pubblico di servirsene costantemente pei bisogni famigliaci, certo che tanto per la discretezza dei prezzi, quanto per la bontà del genere, riescili, a soddisfare pienamente i suoi avventori onde spera di vedersi onorato con frequenti ordinazioni. Matteo Lampich. LU \~ dì UJ di F * X 1 V s Zj liD I* 01 m 05 G. A. MOSCHENI •*- TRIESTE Via delle Poste N. 874. ^VOSVVO GE/Vffl^ TRIESTE, L’ISTRIA, LA DALMAZIA LA BOSNIA, L’ERZEGOVINA E REGNO D’ITALIA DELLA FABBRICA REGISTRI COMMERCIALI CON ANNESSA TIPOGRAFIA e LITOGRAFIA GUTEMBERGh*- ——5 GRAZ :- presso Ite TRIESTE Vi* delle Poste Num. 874 Via delia Caserma N. 986. —— VENDITA REGISTRI COMMERCIALI A PESO per la Provincia franco di dazio. DEPOSITO GENERLE DELLA CARTIERA LEYKAM — JOSEFSTHAL •••«3 VIENNA E3<—• NEGOZIO CARTA ——s Oggetti di Cancalleria e Belle Arti NUOVA ^-.i. TIPOGRAFIA “À LA MINUTE,, -3f- '996 "N CUU9SC0 «uop c;a axsamL inmhosow v v