UDK 821.131.1.03 Petrarca F.=163.42 PETRARCA E IL PETRARCHISMO: ASPETTI DELLA TRADUZIONE DEL SONETTO IN CROATO Ljiljana Avirovic La traduzione del Canzoniere II Canzoniere di Petrarca (1304-1374) ha ricevuto quasi sempre in croato il titolo con cui quest'opera é passata alia storia (e non giá quello originario di Rerum vulgarium fragmenta), seppure nella trascrizione ortográfica della lingua di arrivo (Kanconijer). Non che ai traduttori croati mancasse l'opportunitá di renderlo con il suo equivalente Pjesmarica (canzoniere) - che del resto é il titolo con cui spesso la storiografia letteraria croata designa il capolavoro di Petrarca ma nella loro scelta si ravvisa l'intento di indirizzare in qualche modo il lettore, che sin dal titolo del testo viene informato circa l'opportunitá della traduzione di alcuni termini dalla forte connotazione semantica. Ció vale anche per la traduzione di una delle forme metriche piú frequenti nel Canzoniere, qual é appunto il sonetto. La trasposizione del sonetto italiano racchiude la summa dei problemi della traduzione métrica, richiedendo nella lingua di arrivo il massimo della versatilitá traduttiva. La trasposizione dell'endecasillabo giambico del sonetto costituisce da secoli un problema particolarmente sentito presso i traduttori croati. Le traduzioni del Canzoniere hanno rappresentato per molte generazioni di poeti croati un costante modello di riferimento, e il petrarchismo, in térra croata, si é misurato inevitabilmente con il problema della definizione dell'opera tradotta, vale a diré con i criteri che consentivano di ritenerla quasi un originale (come nel caso di Mencetic, di cui ci occuperemo in seguito), un plagio o una traduzione in senso stretto. II metro del sonetto petrarchesco é sconosciuto ai primi epigoni croati del poeta di Arezzo. L'endecasillabo giambico é infatti caratterizzato da una spiccata tendenza alia rigiditá delle rime, fatto questo che rende particolarmente ardua la sua trasposizione in una lingua diversa dall'italiano. La stilizzazione nella lingua d'arrivo sfiora in questi casi i limiti del consentito, con una inevitabile perdita rispetto alia creazione originale. L'altro problema nella traduzione delle rime é il collegamento semántico delle unitá all'interno del verso, possibile únicamente nella traduzione da lingue che hanno una solidarietá etimológica trasparente1 (J. S. Holmes, 1988:23-33). Per tali ragioni é impensabile che il 1 A questo riguardo cfr. James S. Holmes, Translated Papers on Literary Translation and Translation Studies, Rodopi, Amsterdam, 1988. 13 sonetto riesca a preservare in croato le proprie caratteristiche formali. Per superare questa difficoltá la tradizione poética croata é ricorsa all'impiego nei distici del dodecasillabo doppiamente rimato, accanto ad altre forme metriche storicamente esistenti. L'esempio piú illustre in tal senso é dato dalla versione di un celebre sonetto di Petrarca a opera di Šiško Menčetic1 (1457-1527), il quale si attiene al canone petrarchesco della rima, dei temi e della rappresentazione gradúale della bellezza femminile. Con il suo dodecasillabo Blaženi čas i hip najprvo kad sam ja Menčetic riesce infatti a ricalcare il modulo del petrarchesco Benedetto sia 7 giorno, e 7 mese, et l'anno (R.V.F. 61), anche se in questo caso si va ben oltre la traduzione in senso letterale. II dodecasillabo doppiamente rimato é anche alia base del Ranjinin zbornik di Nikša Ranjina Andretic (1494-1582)2. II dodecasillabo di Šiško Menčetic ha questa forma: Blaženi čas i hip najprvo kad sam ja vidil tvoj obraz od koga slava sja. Blažena sva mista kada te gdi vidih, dni, noči, godišta koja te ja slidih. Blažen čas i vrime najprvo kada čuh ljeposti tve ime kojoj dah vas posluh. Blažene boljezni ke patih noč i dan cič tvoje ljubezni za koju gubljah san. Blaženi jad i vaj ki stvorih dosade želeči obraz taj sve moje dni mlade. Blaženo vapin'je kad ime tve zovih i gorko trpin'je u željah kad plovih. Blažen trak od uze ljuvene u kojoj stvorih plač i suze, želeči da sam tvoj. Blažena ljepos tva, blažena tva miados, pokli se meni sva darova za rados. Cosi invece l'originale di Petrarca: Benedetto sia '1 giorno e '1 mese et l'anno, e la stagione, e '1 tempo, et 'lora, e '1 punto, e '1 bel paese, e '1 loco ov'io fui giunto da' dúo begli occhi che legato m'ánno; et benedetto il primo dolce affanno ch' i' ebbi ad esser con Amor congiunto, 1 Šišmundo (Šiško) Vlahovič Menčetic č tra i piû illustri rappresentanti delia tradizione petrarchista croata. Ricopri per due volte l'incarico di rettore della Repubblica di Ragusa/Dubrovnik, sua città natale. 2 Discendente di una famiglia di nobili ragusei, compilb un'ampia raccolta di versi dei poeti petrarchisti di Ragusa (Ranjinin zbornik) nella cui seconda parte figurano anche alcuni esempi di poesia popolare. In Croazia il florilegio di Ranjina è stato pubblicato nel 1870 e nel 1937 all'interno dell' antología Stari pisci hrvatski (Scrittori classici croati). 14 et l'arco et le saette ond' i' fui punto, et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno. Benedette le voci tante ch' io chiamando il nome de mia Donna b sparte, et i sospiri, et le lagrime, e '1 desio; et benedette sian tutte le carte ov' io fama l'acquisto, e '1 pensier mió, ch' é sol di lei, si ch' altra non v'á parte. Nel caso di Menčetic é possibile parlare solo entro certi limiti di poesia »originale« prodotta a imitazione del modello petrarchesco. Ci troviamo infatti di fronte a ció che é lecito definire un metapoema (J. S. Holmes, 1988:25). L'originalitá risiede nel concetto stesso di traduzione che fu proprio di Menčetic e che gli consentí di prendere le distanze e di imporsi, per cosí diré, sul testo di partenza. La rima é presente in tutti i distici (ja/sja, vidih/slidih, čuh/posluh, dan/san, dosade/mlade, zovih/plovih, kojoj/tvoj, mlados/rados). Si noti tuttavia che l'aggettivo blaženi (benedetto) ha otto occorrenze rispetto alie quattro del testo di partenza (vv. 1,5,9,12), indizio non solo di un distacco dalla struttura del sonetto, ma anche dell'assegnazione di una maggiore enfasi al tema petrarchesco dell'avvicinamento all'amata. Un altro tratto distintivo della versione di Menčetic sta nella lingua da lui impiegata, molto vicina al dialetto raguseo (Blažena sva mista kada te gdi vidih, dni, noci, godišta, koja te ja slidih.), dialetto che ha influito su tutta la poesia croata come pure sulla traduzione classica e contemporánea del sonetto. Pertanto Blaženi čas i hip najprvo kad sam ja, per quanto possa sembrare una trasposizione aderente al sonetto petrarchesco, va oltre la traduzione propriamente detta e puó essere ritenuto quasi una »creazione in proprio«, intesa come forma mimetica dal peculiare carattere poético, sostanziato anche dalla ricerca lessicale. Si tratta di un metapoema che, partendo dal materiale semántico, finisce per acquisire una sua originale forma lírica (J. S. Holmes, 1988:27), ragion per cui non c'é da stupirsi se l'esempio di Menčetic sia divenuto un costante riferimento per le successive generazioni di traduttori. o Marko Marulic (1450-1524) fu il primo in Europa a tradurre in latino i due sonetti di Petrarca Poi che voi et io pijü volte abbiam provato (R.V.F. 99) e I'vo piangendo i miei passati tempi (R.V.F. 365), nonché la celebre canzone finale del Canzoniere, Vergine bella, che, di sol vestita (R.V.F. 366), aprendo la strada ai traduttori successivi come pure al dibattito circa l'approccio alia traduzione poética in genere. Tradurre ut interpres o ut orator (Cicerone) oppure verbum de verbo o sensum de senso (San Girolamo) é stato il tema di un'accesa disputa fra i traduttori classici croati impegnati sul fronte della letteratura italiana, di cui erano profondi conoscitori sia perché si erano formati sulle fonti originali, sia perché si recavano spesso in Italia per pubblicare i loro lavori. Nella trasposizione dei grandi classici italiani, la maggior parte di essi opto comunque per il modello proposto da San Girolamo, ritenendo che la traduzione ut orator oscurasse il significato dei testi. Inoltre si sa per certo che essi leggevano le introduzioni ai loro lavori redatte dagli 15 autori italiani, i quali confutavano, mediante argomentazioni diverse, il método délia traduzione letterale. A tale proposito va ricordata la dedica autógrafa che accompagna la versione di Lodovico Dolce (1508-1568) à&W Oratore di Cicerone (1547), dove il traduttore, in riferimento aile cosiddette "soluzioni di mezzo" suggerite da Fausto da Longiano, propone un certo distacco dal testo di partenza. La maggior parte degli esempi di traduzioni poetiche del periodo rinascimentale, unitamente alie asserzioni dei loro artefici sull'impossibilità di trasporre l'armonia del verso petrarchesco, testimoniano come la traduzione poética avesse sin da allora assunto una valenza di opera autonoma, di creazione originale (F. Cale, 1994:7-36). Il petrarchismo, ovvero l'imitazione del Canzoniere di Petrarca, si affermô tra i poeti croati tra il XVI e il XVII secolo, benché vi siano esempi che attestano la loro adesione a questa corrente letteraria sin dal XV secolo (Dzore Drzic). Pertanto il petrarchismo croato è, dopo quello italiano, tra i più precoci in Europa. La risonanza petrarchista è meno presente nel secolo XVIII. Nel periodo illuministico, in cui veniva assimilandosi la cultura letteraria europea, si assiste invece a un rinnovamento délia tradizione délia traduzione del Canzoniere avviata da Marko Marulic (Tomasovic, 1996:90). Petrarca era consono al gusto dell'epoca non solo per l'armonia fórmale delle sue rime, ma anche perché problem.atizzava il rapporto amoroso con la donna in ordine all'onnipresente bipolarismo corpo-spirito, terra-cielo. Con il petrarchismo l'estetizzazione délia donna assurse a formula europea vettrice di un lessico galante, di un modo innovativo di esprimere i sensi, le forme di corteggiamento, le descrizioni della bellezza e la gradualizzazione del desiderio (Tomasovic, 1997:85). Nel suo recente libro Traduktoloske rasprave (Dispute traduttologiche)4 Tomasovic5 parla di come i traduttori croati abbiano affrontato nel corso dei secoli il problema della trasposizione del metro italiano, nonché della sua personale esperienza a questo riguardo. Le traduzioni dell'ottava del Tasso e del sonetto di Petrarca sono tra i punti focali di questo studio denso di esempi che testimoniano la coerenza della cultura letteraria croata nella ricezione delle opere e dei gusti letterari europei classici e moderni, dal 1500, anno in cui Marulic tradusse De 3 Marko Marulic nacque e mori a Spalato/Split. Come autore di opere in latino è noto con il nome di Marcus Marulus (Marullus) Spalatensis, Delmata. Nella dedica del suo capolavoro, Judita, si firma come Marko Marulic, ma in altre opere in croato figura con il nome di Marko Pecenic. La sua formazione umanistica avvenne a Spalato sotto la guida dell'italiano Tideo Acciarini. In seguito il poeta fu a Padova, dove si specializzó in diritto. Marulic fu uno scrittore trilingue. La parte piû cospicua della sua produzione è in latino. Quanto ai suoi scritti in italiano, sono ancor oggi poco conosciuti. Ritenuto "il padre della letteratura croata", è l'autore croato più tradotto in assoluto. La sua fama a livello internazionale è data dalle opere De istitutione bene vivendi per exempta sancrorum, Evangelistarium e Quinquaginta parabole, che in Europa hanno avuto ben novanta traduzioni. La sua poesia Carmen de doctrina Dotmni nostri Iesu Cristi pendentis in cruce è stata tradotta in croato (4 versioni), italiano, spagnolo, inglese, francese, sloveno e ceco, ma probabilmente ne esiste una versione anche in lingua ciñese. Di recente, a Londra è stata scoperta la sua biografía di s. Girolamo (Vita divi Hieronimi) e a Glasgow un manoscritto di epigrammi in latino caratterizzato da temi profani, anche erotici. Pur essendosi formato sui modelli della letteratura classica e italiana, Marulic restñ comunque legato alla sua madrelingua e scrisse di aver composto la sua Judita nei versi del suo popolo (u versih harvacki slozena). Oggi Marulic è sempre più al centro dell'interesse degli studiosi europei e croati. A tale riguardo, cfr. Tomasovic, M. in Hrvatski leksikon, Naklada Leksikon, Zagreb, 1997, p.73. 16 imitatione Christi, sino ai giorni nostri, con la proposta tomasoviciana di una nuova traduzione di Petrarca e del Tasso. La critica della traduzione non serve únicamente a valutare gli esiti del testo di arrivo, ma anche a impostare nuovi parametri operativi e a suggerire nuovi orientamenti letterari. La traduzione poética ha in molti casi la stessa dignitá della creazione originale, poiché oltre a svolgere quella funzione di tramite comunicativo che é propria di ogni traduzione, assume il carattere di una "creazione autonoma" e in quanto tale influisce in modo determinante sulla versificazione nella lingua di arrivo. A quest'ultimo fenomeno é consacrata la parte centrale dello studio di Tomasovic, in cui si considera il profondo influsso esercitato dalle traduzioni in croato di Dante (1265-1321), Petrarca e Tasso (1544-1595) sulla poesia in questa lingua. Qui l'autore presenta l'intera fenomenologia traduttiva del metro italiano - e in particolare dell'endecasillabo - sino al momento in cui il verso tradotto (prijevodni stih) inizia a svolgere la funzione di una vera e propria »versologia« (Tomasovic, 1996:11). Tomasovic cominció a tradurre Petrarca quando era ancora studente universitario. Fu il suo professore a proporgli di tradurre un celebre sonetto del Canzoniere (il sonetto XVI), ricco di figure retoriche. Cosí il sonetto nelToriginale:6 4 Tomasovic, Mirko, Traduktološke rasprave (Dispute traduttologiche), Zavod za znanost o književnosti Filozofskog fakulteta u Zagrebu (Istituto di Scienze letterarie della Facolta di Lettere e Filosofía deli'Universitá di Zagabria), Zagabria, 1996. 5 Mirko Tomasovič é nato a Spalato nel 1938. Laureato in letteratura comparata e in lingua e Ietteratura francese, é titolare dal 1971 delle cattedre di letteratura comparata e di storia della letteratura croata presso la Facolta di Lettere e Filosofía dell'Universita di Zagabria. Nel 1979 ha presentato la tesi di dottorato di ricerca dal titolo Mihovil Kombol — knjževni povijesnik i prevodilac (Mihovil Kombol — traduttore e storico letterario). Ha pubblicato una quindicina di opere tradotte da varié lingue romanze: daU'italiano ha tradotto Dante, Petrarca, Gaspara Stampa, Tasso; dal francese Boileau, Lamartine, De Vigny, Hugo, Musset; Nerval, dal portoghese Camoes, Verde, Pessoa e dallo spagnolo Cervantes e Triso de Molina. E' autore di numerosi studi consacrati alie problematiche della traduzione: Komparatistički zapisi (Note di comparativistica, Zagreb 1976); O krvatskoj književnosti i romansko] tradiciji, (Letteratura croata e Tradizione romanza, Zagreb, 1978); Zapisi o Marulicu i drugi komparastički priloži, (Note su Marulic e allri contributi, Split, 1984); Annalise i procijene (Analisi e valutazioni, Split, 1985); Tradicija i kontekst, (Tradizione e contesto, Zagreb, 1988); Marko Marulic Marul (Zagreb, 1998); Komparatističke teme, (Temi comparatistici, Split, 1993); Slike iz. povijesti hrvatske književnosti, (Immaginni dalla storia della letteratura croata, Zagreb, 1994); Ranjina/Desportes, Zagreb, 1994; Sedam godina s Marulom, (Sette anni con Marul, Split, 1996). Attualmennte é impegnato nella traduzione della Gerusalemme liberata di T. Tasso, di cui ha publiccato i primi due canti. 6 Petrarca, Francesco, Canzoniere, edizione e commento a cura di Marco Santagata, Mondadori, Milano, 1996, p.68. 1 Movesi il vecchierel canuto et bianco 2 del dolce loco ov'á sua etá fornita 3 et da famigliuola sbigottita 4 che vede il caro padre venir manco; A B B A 5 indi trahendo poi l'antiquo fianco 6 per l'extreme giornate di sua vita, 7 quanto piü pó, col buon voler s'aita, 8 rotto dagli anni, et dal camino stanco; A B B A 17 9 et viene a Roma, seguendo '1 desio, C 10 per mirar la sembianza di Colui D 11 ch'ancor lassü nel ciel vedere spera: E 12 cosí, lasso, talor vo cerchand'io C 13 donna, quanto é possibile, in altrui D 14 la disiata vostra forma vera. E La prima versione di Tomasovic, qui di seguito riprodotta, risale al 1962 e fu pubblicata due anni dopo dalla rivista »Zadarska revija« in un articolo intitolato Cetiri soneta iz Petrarkinog Kanconijera (Quattro sonetti del Canzoniere di Petrarca). 1 Odlazi starac osijedjeli, bijeli A 2 Iz dragog mjesta gdje mu mladost cvala. B 3 U čudu gleda porodica mala, B 4 Kako se od nje mili otac dijeli. A 5 Pokreče se mukom ostarjele kosti, C 6 Dok mu se vijeku zadnji dani bliže, D 7 Dobra ga volja posustala diže, D 8 Shrvana putem u teškoj starosti. C 9 I stiže u Rim želju da utaži, E 10 Onog da vidi lica otisnuče F 11 Kog če u rajskoj ugledati slavi. G 12 Umoran tako i ja stalno tražim, E 13 Kod drugih djeva, kol'ko je moguče, F 14 Lik Vaš, gospojo, žudeni i pravi. G (Tomasovic, 1962) Sara proprio intorno a questa sua prima prova che Tomasovic imbastirá la propria riflessione sull'invecchiamento delle traduzioni, sulla conseguente necessitá dell'apporto di correzioni metriche, lessicali e stilistiche, nonché sull'evoluzione della métrica croata in rapporto al sonetto italiano. E' noto infatti come il fattore tempo incida profondamente su qualsiasi traduzione letteraria. Dieci anni dopo la pubblicazione sulla rivista zaratina, a Tomasovic viene offerta l'opportunitá di ripubblicare questi versi, che per l'occasione subiscono una sostanziale revisione da parte del curatore del volume, Frano Cale7. La tradizionale 7 Frano Cale, italianista, traduttore contemporáneo di Petrarca, é scomparso nel 1993. E' stato docente di letteratura italiana presso l'Universitá di Zagabria e ha tradotto in base a criteri rigorosamente filologici gran parte dei sonetti di Petrarca, il Ninfale fiesolano di Boccaccio, Le rime di Dante, VAminta di Tasso, i Sonetti, le Odi e i Sepolcri di Foscolo, nonché gran parte della poesia di Pascoli e di Saba. Come storico della letteratura croata é stato autore di una serie di magistrali studi su Marin Drzic (1508-1567), scrittore raguseo come lo stesso Cale. 18 disputa sulla traduzione del metro italiano prosegue. Nel 1974 Cale pubblica, insieme a una decina di traduttori tra cui lo stesso Tomasovic, una versione Q integrale con testo a fronte del Canzoniere . Alcuni traduttori coinvolti nel progetto reagiscono molto polémicamente alla sua revisione filológica; le scelte del curatore chiamavano infatti direttamente in causa la metodologia impiegata dalla pleiade dei traduttori-petrarchisti, che rivendicavano la legittimità delle loro versioni (Tomasovič, 1996: 241-248). Tomasovic reagisce con molta pacatezza, accogliendo le proposte di Cale, ma ribadisce alcuni punti fermi délia sua versione, sui quali ritornerà anche in seguito. Cosí, nel primo verso del sonetto tradotto da Tomasovic, in luogo del sostantivo starac (il vecchio) appare la forma diminutiva starčič, più aderente all'immagine petrarchesca. Nel terzo verso porodica (famiglia) viene sostituito da obitelj, sostantivo dalla connotazione più marcatamente affettiva. Nel sesto verso il sostantivo vijeku (età, evo) viene reso con žice (vita, esistenza), che, oltre a costituire l'equivalente semántico del lessema impiegato nel testo originale, possiede in croato una connotazione arcaica. Nel settimo verso l'aggettivo posustala (spossato) viene reso con posustalog (spossato) onde evitare che il lettore attribuisca quel posustala al sostantivo volja (desiderio) anziché a starčič (vecchierel). All'ottavo verso si registrano due interventi; il primo elimina un refuso linguistico-grammaticale (il sostantivo putem viene rettificato in putom, camino) e il secondo sostituisce l'aggettivo shrvan (rotto) con tegoban (spossato), molto più vicino all'originale. In quest'ultimo caso Tomasovic difende la propria soluzione e obietta che l'aggettivo shrvan corrisponde meglio all'originale rotto, essendo riferito al vecchio e non alia strada. L'undicesimo verso, che in Tomasovic recita kog če u rajskoj ugledati slavi, viene trasformato da Cale in kog nada se u rajskoj vidjet slavi. Il traduttore accoglie la rettifica, ma fa notare come il petrarchesco »sperare« sembri piuttosto un verbo ausiliare che agevola l'uso della rima, e come nel contesto del verso ugledati (scorgere) sia più incisivo di vidjeti (vedere). In genere i traduttori non hanno nulla da obiettare quando le loro versioni subiscono cambiamenti a livello grammaticale o lessicale; il problema nasce quando le modifiche intervengono a livello della sinonimia, essendo i sinonimi portatori di caratteri stilistici. Tomasovic, nella sua prima versione del sonetto XVI, incorre in un errore nel dodicesimo verso, errore che a Cale non poteva sfuggire: il termine lasso viene da lui inteso come aggettivo, laddove invece si tratta di un'esclamazione. Errori di questo genere, ammetterà in seguito Tomasovic, non sono infrequenti nella traduzione, e ogni nuova ristampa costringe a fare i conti con essi. Ma la trasposizione di un testo poético implica altri importanti elementi di cui bisogna tener conto, se si vuole raggiungere la sintonia con l'originale. Una particolare attenzione va riservata al metro e alla rima, il più delle volte intraducibili se a contatto con un sistema lingüístico diverso da quello del testo originale. Per 8 Petrarca, Francesco, Canzoniere/Kanconijer, edizione bilingüe a cura di Frano Cale, tr. di: F.Čale, M. Maras, T. Maroevié, M. Tomasovic, O. Delorko, M. Grčič, M. Kombol, N. Miličevič, Z. Mrkonjič, P. Pavličič, K. Quien e J. Torbarina, Nakladni zavod Matice hrvatske, Hrvatsko filološko društvo, Zagreb/Dubrovnik, 1974. 19 Tomasovic la traduzione poética ideale consiste in una totale equivalenza di forma e contenuto, come catégorie inscindibili. Gli ultimi due versi délia versione tomasoviciana non hanno invece subito sostanziali rettifiche da parte del curatore, fatta eccezione per qualche spostamento lessicale. Quanto alie rime, restaño invariate lungo tutto il sonetto. Una ventina di anni più tardi (1982) Tomasovic, traduttore esperto, rivedrà il suo sonetto giovanile accogliendo i suggerimenti di Cale, in vista di una nuova ristampa del Canzoniere9, e il sonetto in questione assumera la forma seguente: 1 Odlazi starčič osijedjeli bijeli, A 2 iz dragog mjesta gdje mu mladost cvala; B 3 u brizi gleda obitelj mu mala B 4 kako se od nje mili otac dijeli; A 5 pokrece s mukom ostarjele kosti C 6 dok mu se žicu zadnji dani bliže, D 7 dobra ga volja posustalog diže D 8 tegobnim putom teškoj u starosti. C 9 I stiže u Rim želju da utaži, E 10 onog da vidi lica otisnuce F 11 kojeg u rajskoj ugledat če slavi: G 12 nesretan, jao, tako i ja tražim E 13 u drugih djeva, koli je moguce, F 14 gospojo, lik vas žudeni i pravi. G (Tomasovic, 1982). A una prima lettura questa versione sembra idéntica alia precedente. L'impressione deriva soprattutto dal fatto che i cambiamenti (vv. 3, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14) sono intervenuti a livello lessicale, in accordo con lo sviluppo della versificazione croata. Al terzo verso il termine porodica viene sostituito da obitelj, mentre al tredicesimo a kod drugih subentra il piü poético u drugih (in altrui) e kol'ko, forma devocalizzata dello štokavo koliko (quanto), viene reso nella sua forma piü arcaica koli. Come si vede anche in questa versione l'assetto métrico e della rima resta invariato. Un loro perfezionamento avrebbe infatti richiesto un notevole sforzo per ridefinire l'intonazione dell'endecasillabo giambico. A ogni modo il traduttore é intervenuto anche a questo livello, modificando nei versi 11 e 14 l'intonazione del metro. Cosí Kog če u rajskoj ugledati slavi (1962) diviene kojeg u rajskoj ugledat če slavi (1982) e Lik Vaš, gospojo, žudeni i pravi (1962) viene reso con gospojo, lik vaš žudeni i pravi (1982). Tomasovic sostiene di non aver apposto alcuna modifica all'undicesimo verso, mentre nel quattordicesimo, per accentuare il primo e il terzo verso, ha introdotto il sostantivo raguseo gospojo (per il petrarchesco donna), che offre una resa migliore, sempreché venga letto con 9 Petrarca, Francesco, Pjesme Lauri, Znanje, Evergrin, a cura di Mirko Tomasovic, p.33. 20 l'accento tonico sulla seconda sillaba, come appunto avviene nel vernacolo raguseo. Ma l'atteggiamento autocrítico, che dovrebbe essere proprio di ogni traduttore, ha spinto Tomasovic a un'ulteriore revisione dello stesso sonetto, che nel 1995 risulta cosi formulato: 1 Odlazi starčic osijedjeli bijeli, A 2 iz draga mjesta gdje mu mladost cvala, B 3 u brizi gleda obitelj mu mala B 4 kako se od nje mili otac dijeli, A 5 pokreče s mukom ostarjele kosti, C 6 dok mu se žiču zadnji dani bliže, D 7 dobra ga volja posustala diže D 8 tegobnim putom teškoj u starbsti; C 9 i stiže u Rim želju da utaži, E 10 onog da vidi lica otisnuče F 11 kog u rajskoj se nada vidjet slavi: G 12 ah, jadan, kadšto tako i ja tražim, E 13 u drugih gospo, koli je moguce F 14 oblik vaš žuden, istiniti, pravi. G (Tomasovic, 1995, in Petrarca ed. Tomasovic, 1996, p.9). Questa traduzione viene inclusa in un'antología a cura dallo stesso Tomasovic, dal titolo Prepjevi iz romanske lirike (Traduzioni poetiche della lírica romanza), nel volume pubblicato da Cakavski sabor (Spalato 1979, p. 33). In una seconda raccolta dal titolo Prepjevi iz romanskog pjesništva (Traduzioni poetiche della lirica romanza), pubblicata da Književni krug (Spalato 1990) e molto più consistente della prima, il sonetto giovanile tradotto da Tomasovic viene invece escluso per volontà dello stesso traduttore, che non lo riteneva sufficientemente elaborato. L'occasione di un suo rimaneggiamento si presentó al momento di pubblicare Soneti Lauri, ovvero Kanconijer,10 in cui Tomasovic, cosciente degli sviluppi intervenuti nella versificazione croata, propone una quarantina di sonetti petrarcheschi in una versione modernissima. Zoran Kravar, che nel saggio Tema »stih« (Il tema »verso«) esamina le tipologie dei nuovi rapporti tra verso originale e verso tradotto, constata come il principio che anima la traduzione poética in Croazia sia l'ottenimento della somiglianza (sličnost), paramètre riscontrabile, a suo avviso, anche nella critica della traduzione, laddove valuta il rapporto tra il testo di partenza e quello di arrivo (Kravar, 1993:51). II valore di quest'ultima prova di Tomasovic sta nel suo richiamarsi ai modelli della poesia classica croata (Zoranic, Zlataric, Gundulic...), ma soprattutto 10 Soneti Lauri, era il titolo proposto dal curatore Tomasovic per questo volume, al quale la cura redazionale ha invece assegnato il titolo di Kanconijer (Matica hrvatska, Zagreb, 1996). 21 nel suo porsi come ulteriore tentativo di aderire alio schema métrico e alie rime dell'originale, ovviamente nei limiti imposti dalle caratteristiche della lingua di arrivo, a cui sono di gran lunga piü affini norme prosodiche diverse da quelle in uso nella poesia italiana e che non tollera, in linea di principio, figure metriche quali sinalefe, dialefe, sineresi e dieresi come in italiano. Lo stesso sonetto, tredici anni dopo, viene sottoposto a nuovi perfezionamenti. Al v. 2 e al v. 7 gli aggettivi drag/a (caro) e dobar/bra (buono) pongono spesso problemi di scelta tra la forma determinata e quella indeterminata. Al v. 8 il sostantivo starbsti (vecchiaia) viene accentuato in funzione giambica, per non indurre a un'errata lettura della nona sillaba in luogo della decima. II v. 11 viene reso ancor piü aderente aH'originale (ch'ancor lassú nel ciel vedere spera), mentre nell'ultima terzina risulta armonizzato il contenuto, ora quasi letterale, che racchiude in sé l'idea base del sonetto. Nel penúltimo verso viene revocato il lemma djeva (donna), soltanto sottinteso nell'originale, mentre l'ultimo verso (la disiata vostra forma vera) risulta rafforzato nell'intonazione e nello stile dall'introduzione dei due epiteti istiniti e pravi per vera. I cambiamenti intervenuti tendono alia scorrevolezza giambica nei vv. 11, 12 e 14. A distanza di trentatré anni dalla sua prima versione del sonetto petrarchesco, Tomasovic va alia ricerca di una métrica piü consona e di un lessico piü aderente all'originale, lessico che ora tende a distribuiré meglio. Nel 1995 il traduttore non interviene ancora sulle rime, problema che non ha ancora risolto, ma rimarca la centralita di questo aspetto nella traduzione del sonetto petrarchesco in una lingua di ceppo diverso. E' vero che la prassi contemporánea europea ricorre spesso alia traduzione interlineare e fa largo uso della parafrasi (Tomasovic, 1996:244), ma la tradizione croata, a partiré dalla traduzione della Divina Commedia per opera di Mihovil Kombol11, ha imposto una ricerca che si prefigge come obbiettivo la fedeltá métrica all'originale. Tomasovic, pur cosciente dell'incongruenza dello schema della fronte ABBA CDDC rispetto al petrarchesco ABBA ABBA, aveva deciso di mantenere egualmente le rime ottenute, ma si trattava di una "scorciatoia" che in qualche modo lo turbava e lo induceva a tentare nuove, possibili strade. II rispetto delle rime petrarchesche imponeva giocoforza un riordino lessicale. La versione del 1995 vede ancora inquinato il sistema métrico, nella misura in cui la rima della prima quartina non corrisponde a quella della seconda. Risultano in tal modo compromessi anche gli equilibri tra fronte e sirma, a scapito dell'armonia métrica dell'insieme. A questo punto il traduttore ricorre al piü difficoltoso degli artifici, e nella ricerca di collegamenti interni ed esterni si risolve per il riordino del sonetto dal punto di vista sia métrico che lessicale. I traduttori croati, e in special modo quelli che traducevano dall'italiano, si erano da sempre sottratti a quest'ultimo confronto, ritenendolo inevitabilmente destinato all'insuccesso (Tomasovic,1996:244-245). Convinto che nella traduzione dell'endecasillabo giambico l'armonia métrica debba imporsi come obiettivo prioritario, Tomasovic si sforza di non infrangere l'euritmia e l'eufonia tipiche del il Mihovil Kombol, storico della letteratura e traduttore. Nato a Ni' nel 1883 e morto a Zagabria nel 1955, ha tradotto Dante e Goethe. 22 sonetto. Le rime delle due quartine vengono percib armonizzate in ABBA ABBA, laddove quest'ultima revisione globale restituisce al testo tradotto una maggiore aderenza all'originale: 1 Polazi starčič sjedokosi, bijeli A 2 iz dragog mjesta gdje mu mladost cvala, B 3 sa strahom motri obitelj mu mala B 4 gdje jur se od nje mili otac dijeli; A 5 on jedva vuče korak ostarjeli, A 6 dok mu se svrha žica primicala, B 7 a dobra volja snagu mu je dala B 8 da nemoč dobi i put svlada veli. A 9 i stiže u Rim, gdje ga žudnja vodi, C 10 da onog lica vidi otisnuce, D 11 kog ufa gledat u Nebeskoj slavi. E 12 Ah, i ja tako ponekada hodim C 13 u drugih tražec, koli je moguče, D 14 oblik, gospo, žudeni i pravi. E (Tomasovic, 1996:245-246) Nel rispetto della rima petrarchesca Tomasovic rielabora anche il lessico. Cib é pijü evidente nella seconda quartina, mentre la prima resta come base per le rime successive. II verbo utaziti (colmare, soddisfare) ricorda l'oggetto zed (sete) e strast (passione), e non corrisponde al significato del testo origínale, dove si tratta di sete spirituale. II verbo utaziti, espresso alia terza persona singolare, reca l'accento sulla prima sillaba (ütazi) e non corrisponde all'endecasillabo giambico, che richiede una chiara segnalazione delle sillabe nona e decima (la nona deve essere non accentata e la decima accentata). Per ottenere il giambo, la prima sillaba del verso deve essere non accentata. Nella versione del 1962 tale presupposto viene a mancare in ben otto versi (vv. 1,4,5,7,8,10,12,14), mentre in quella del 1996 risulta soddisfatto soltanto nel primo. E' interessante notare come nella versione del 1962 la cesura intervenga sempre dopo la quinta sillaba non accentata (la terza é parimenti accentata), il che secondo Tomasovic rappresenta un'altra condizione imposta dal metro giambico ancora da soddisfare nel verso croato. A distanza di alcuni anni Tomasovic constata che le traduzioni invecchiano e che, a prescindere da questo dato oggettivo, il traduttore deve costantemente perseguire la massima solidarietá con lo spirito della tradizione dei classici. Nella versione del 1996 interviene nuovamente sui significati, sulla lingua, sul metro, sulla rima e sulle figure retoriche. Nel primo verso accantona osijedjeli (canuto) per introdurre al suo posto sjedokosi (canuto). II suo Osijedjeli bijeli é invece una forma di rima allargata assente nell'originale, mentre sjedokosi (canuto) viene messo in relazione con Yostarjeli (invecchiato) del v. 5, instaurando cosi la rima osijedjeli-bijeli. Nella versione del 1962 al v. 3 figura u cudu (meravigliato), 23 mentre nelle versioni successive, in posizione idéntica, appare u brizi (preoccupato). Infine, dopo aver consultato vari dizionari, il traduttore si risolve per sa strahom (impaurito), che avverte come piü corrispondente all'italiano »sbigottire«. II v. 11 ha súbito modifiche in ciascuna delle revisioni tomasoviciane fuorché nella rima, essendo quest'ultima determinante per il verso finale del sonetto. Nella sua ultima revisione, in luogo del verbo nadati se (sperare) Tomasovic introduce il sinonimo arcaico ufati se (sperare), che in croato funziona anche in assenza di enclítica riflessiva e che richiama immediatamente la tradizione della traduzione petrarchesca. Da quest'ultima Tomasovic attinge anche altri elementi, come jur (giá), gospa o gospoja (donna), savrha (scopo/motivo) o anche veli (grande), 12 incastonando nel testo questi termini desueti in funzione delle rime interne, ma soprattutto quale riferimento alia tradizione lirica croata. A trentaquattro anni dalla prima versione del sonetto in questione risultano invariati solo il v. 2 (iz dragog mjesta gdje mu mladost cvala), nonché otto delle sue quattordici parole-rima. Tutto questo giunge a conferma di come la ricerca dell'armonia delle rime, del ritmo e del metro rappresenti il problema cruciale della traduzione poética in croato, ma anche di come la perseveranza nella ricerca di possibili alternative ottenga esiti sempre migliori. Contribuisce a questo scopo la tendenza dei traduttori croati contemporanei del sonetto italiano a impiegare sempre piü di frequente il lessico della letteratura classica croata, pur rimanendo strettamente legati al canone della lingua contemporánea. * * * I quaranta sonetti inclusi nel Kanconijer (1996) esemplificano l'attenzione di Tomasovic nel riprodurre il metro italiano. Osserviamo ora il VI sonetto del Canzoniere petrarchesco: 1 Si trav'iato é 1' folie mi' desio A 2 a seguitar costei che 'n fuga é volta, B 3 et de' lacci d'Amor leggiera et sciolta B 4 vola dinanzi al lento correr mió, A 5 che quanto richiamando piü l'envio A 6 per la secura strada, men m'ascolta: B 7 né mi vale spronarlo, o dargli volta, B 8 ch'Amor per sua natura il fa restio. A 9 Et poi che '1 fren per forza a sé raccoglie, C 10 i' mi rimango in signoria di lui, D 11 che mal mió grado a morte mi trasporta: E 12 Un'operazione analoga e stata condotta da Čale nella traduzione izWAminta del Tasso. A questo proposito cfr. Čale, Frano, Torquato Tasso e la letteratura croata, Zagreb/Dubrovnik, 1993. 24 12 sol per venir al lauro onde si coglie 13 acerbo frutto, che le piaghe altrui 14 gustando affige più che non conforta. C D E cosí reso nella versione di Tomasovič: 1 Ta luda žudnja toliko me mori A 2 da slijedim svugdje onu što mi bježi, B 3 što, izmikavši Amorovoj mreži, B 4 lagano letti pred krokom mi sporim, A 5 da što je više pozivljem i skrecem C 6 na pravu stažu, mene manje sluša; D 7 i uzalud je suspregnuti kušam, C 8 jer pokorit se, po Amoru, nece. C 9 A jerbo uzde šilom sebi vodi, E 10 nada mnom vlada po noci i danu, F 11 te smrt mi protiv moje volje spravlja, G 12 da dode samo k lovoru s kog plodi E 13 gorki se beru, a kad jest' se stanu, F 14 boljezni više dadu nego zdravlja . G (Tomasovic/Maroevic, 1996) E' subito ravvisabile come il verso tradotto riproduca l'endecasillabo giambico (Ta-lu-da-zud-nja-to-li-ko-me mo-ri) e come la prima quartina rispetti appieno questo dettame. Le rime in ABBA e i canoni della lingua contemporánea non sono stati elusi, fatta eccezione per il sostantivo korak, devocalizzato e quindi leggermente arcaicizzante, nonché per la rima della seconda quartina, che non ricalca l'originale. Il XVII sonetto del Kanconijer presenta alcune curiosità a livello lessicale, riguardanti lo spostamento del canone della lingua letteraria contemporánea. 1 Piovonmi amare lagrime dal viso A 2 con un vento angoscioso di sospiri, B 3 quando in voi adiven che gli occhi giri B 4 per cui sola dal mondo i' son diviso. A 5 Vero é che '1 dolce mansueto riso A 6 pur acqueta gli ardenti miei desiri, B 13 A tale proposito occorre precisare che le traduzioni contenute in questa edizione nel Kanconijer, elabórate tra il 1962 e il 1974 e in alcuni casi effettuate con la collaborazione di Tonko Maroevic, sono state interamente riviste da Tomasovió proprio dal punto di vista métrico e delle rime interne. In tal senso possono essere quindi considérate versioni "nuove" e definitive per il periodo in esame. 25 7 et mi sottragge al foco de' martiri, B 8 mentr'io son a mirarvi intento et fiso. A 9 ma gli spiriti miei s'aghiaccian poi C 10 ch'i veggio, al departir, gli atti soavi D 11 torcer da me le mié fatali stelle. E 12 Largata alfin co l'amorose chiavi C 13 l'anima esce del cor per seguir voi; D 14 et con molto pensiero indi si svelle. E cosí reso nella traduzione di TomasovicVMaroevic15: 1 Ko dažd niz lice gorke suze lijem, A 2 tjeskoban vjetar uzdaha ih prati, B 3 čim dogodi se da mi pogled svrati B 4 k vama, zbog koje od svijeta se krijem. A 5 Taj osmijeh ljupki, mili vrucim mojim A 6 žudnjama daje uistinu melem, B 7 i betega mi stiša ognje vrele, B 8 dok, motreči vas, ko ushicen stojim. A 9 No, odmah mi se duh posvema sledi, C 10 kad vidim kako, odhodec od mene, D 11 izvrču blagi znak mi zvijezde sudne. E 12 Ljuvenih ključa lišena, tad krene, C 13 iz srca duša da vas sveder slijedi, D 14 i otud dijeli uz misli se trudne. E Al settimo verso figura il sostantivo betega, derivante dal localismo kajkavo beteg (bolest), »malanno«, e qui impiegato in luogo del petrarchesco »sottragge« fors'anche a fronte délia sua breve quantità sillabica (è noto tuttavia che il poeta croato Petar Zoranic - 1508 - 1569 ca - ricorre a questo stesso termine nel suo romanzo pastorale Planine - Montagne -, pubblicato a Venezia nel 1569). Un'altra 15 Poeta, traduttore e storico dell'arte, Tonko Maroevič é nato a Spalato nel 1941. Dal 1970 lavora presso il Dipartimento di Storia dell'Arte dell'Universitá di Zagabria. Dal 1980 al 1983 č stato lettore presso l'Universitá Cattolica di Milano. Redattore delle riviste "Život umjetnosti" e "Republika", ha pubblicato numerosi saggi di critica d'arte e una decina di monografie dedícate ad artisti croati. Traduttore di Dante, Petrarca, Sciascia, Papini e Borges, é autore di un'antologia della poesia catalana (Bikova koža, 1987). La prima fase della sua produzione poética é conosciuta come poezija oka (poesia del riduzionismo fenomenologico, come specie del verso concretistico) mentre la seconda lo vede prediligere la forma del sonetto. Le sue raccolte di versi sono: Primjeri (Esempi, 1965); Slijepo oko, (L'occhio cieco, 1969); Motiv Genoveve, (II motivo di Genoveve, 1986); Sonetna struka, (11 mestiere del sonetto, 1992); Četveroručno (A quattro mani, 1992) e Black & Light (1995). sua produzione saggistica ricorderemo: Polje mogučeg (II dominio del possibile, 1969); Zrcalo Adrijansko, (Lo specchio dell 'Adriático, 1987;, Dike ter hvaljenja (Plausi et elogi, 1986). 26 curiositá lessicale si registra al v. 13, dove figura l'avverbio sveder (sempre), un altro arcaísmo in genere impiegato sia nella sua forma breve sved che in quella lunga sveder. II dato interessante é che in questa versione non si riscontra alcuna voce di derivazione classica o antica. Tutto il lessico aderisce ai canoni del croato contemporáneo, fatta eccezione, forse, per l'aggettivo Ijuven (amato) che comunque, grazie alie traduzioni di Cale, aveva giá acquisito una propria "cittadinanza" nell'ámbito della poesía croata contemporánea. L'armonia tra le rime e il lessico rispecchia anche qui un buon livello di equivalenza con 1'origínale, pur riproponendosi la divaricazione tra la prima e la seconda quartina. Non di rado l'aggettivo Ijuven, ovvero Ijubljen (amoroso), in uso nella lirica rinascimentale croata, ha sollevato polemiche fra i traduttori dei sonetti di Petrarca. In particolare per quanto concerne la versione del Canzoniere a cura di Frano Cale, il suo impiego, voluto da quest'ultimo, ha sollevato le critiche di alcuni traduttori coinvolti nel progetto (Tomasovic, 1996:240-241)15. Nelle traduzioni di Tomasovic, invece, lo si riscontra di frequente. Ad esempio in Ljuvena zvijezda vec je plamtjet stala per Giá fiammeggiava l'amorosa stella (R.V.F. 33, v.l), dov'é senza dubbio piü appropriato del corrente Ijubavni. Nel contesto della letteratura croata rinascimentale Ijuven si modella sull'aggettivo dell'antico slavo ecclesiastico Ijubven (Ijub6ven6). Un'analoga funzione stilistica é rivestita dal termine lijepost (bellezza), anch'esso derivante dalla letteratura rinascimentale e, come Ijuven, pienamente acquisito dalla versificazione contemporánea. Una visione piü approfondita dei criteri impiegati da Tomasovic nella trasposizione di Petrarca potra venire dall'esame delle sue traduzioni dei petrarchisti dalmati, italiani e romanzi in genere. Si continua Universitá degli studi di Trieste 15 Negli anni Settanta, gli študenti che frequentavano i corsi di letteratura italiana tenuti da Frano Čale presso l'Universitá di Zagabria apprendevano questo termine come se fosse contemporáneo. 27