DELLA GEOGRAFIA ANTICA DEL FRIULI DALLE ETÀ' PIÙ' RIMOTE SINO AI TEMPI DI COSTANTINO IL GRANDE MEMORIE DEL SIGNOR PAOLO FISTULARIO ma ile udinese, e sozio dell' accademia di detta c1tta\ IN UDINE MDCCLXXV. Per li FrateiH Gallici alla Fontana. jlG V ILLUSTRISSIMI SIGI^ORT. CONTE GTOVAMBATISTA CAISELLI . CONTE ALESSANDRO TARTAGNA . CONTE FRANCESCO DE SBRUGLIO. CONTE VINCENZO DI PERS . BARTOLOMMEO MOROLDI . CONTE NICCOLO' DRAGONI . E GIOVAMBATISTA CICOGNA . DE TU Ts/L TI DELLA CITTA DI UDI^Z, Paolo Futuiari o. J "5 U On molti anni, Illustrissimi Signori jffjì Deputati, ch'io medito , oltre l'opera da me predata in ogni tempo fin dalla prima gioventù in fervigio della mia Patria , con quella fede e con quel candore , che fi conviene al grado e al carattere~di Cittadino, di dare alla mede/ima, e a tutta la posterità un teflimonio vivo e permanente anche ne'(ecoli avvenire dell' animo mio, tutto intento entro i limici delle deboli mie forze , e de' miei icari! talenti ad illuitrarla , e a fornirla di quelle notizie, e di quelle oiTervazioni Storiche , delle quali per avventura po poco ? o molto ella fembrarpotelTein difetto., a 2 Una 3 IV Una qualche idea di quello mio Tenti mento ne diedi già all'aprir della noltra Accademia , nel Difcorfo ch'io tenni fopra la Storia del Friuli ; e mi ricorda fra le molte cofe che v' inculcai , d'aver ivi accennato anche il punto della particolar noltra Geografia. Ne avrò trafandati nondimeno tanti altri , e maffime quello dell' antica noltra Nobiltà * perchè parvemi non poter farlo fenza affettazione. Al qua! difetto mio fuppli poco dopo a dovizia un nobile, ed erudito noftro Sozio . ScriiTe altresì eruditamente in quel torno dell'antica noltra Geografia altro noltro Accademico , quanto illuflre nella Repubblica delle lettere , altrettanto amico mio . Ma per quanto alto fia il iapere, e chiaro il nome dell'uno e dell'altro, confelTo il vero, ch'io non fep-pi intieramente accomodarmi ; nò credetti affatto di gettar l'opera nello ftendere anch'io, come feci , le prefenti Memorie . Io le avea veramente fino a qui condannate a itarfene fepolte fra i miei fcartabelli 5 quando le premure di molti preclari amici, molli dal genio de'lunghi miei itudj feveri, m'hanno gentilmente perfuafo ed indotto a comunicarle al pubblico, e a cedere alfiitanze de'noltri benemeriti Stampatori Gallici . Dovendo eife pertanto ufeire alla luce , e femplici e rozze com'elle fono, prefentarfi in faccia al mondo erudito, non fott'altri aufpizj m'è parfo di dover farle comparire , che fotto quelli della ìtefTa mia Patria 5 vale a dire di voi, che si ben la reggete, Illustrissimi Signori, e con tanto lufr.ro la rapprefentate . Quel che vi dedico, è tutta cofa voftra, e non vi farà niente del mio, toltine que'difetti, a cui pur troppo va foggetta l'umana condizione , e che fotto l'ombra voftra autorevoli (fi-? ma ha coraggio di efporre un fedel voftro Concittadino. AVVI- AVVISO Dell' Autore a chi legge. In dallora che in Venezia nel ufo dalle flampe di Modeflo Fenzo il Libro intitolato. De'Nobili , de'Parlamenti , e de' Feudi , nel quale al nobile ed ingegnofo .Autore^ parve di poter proporre alla no/ira Accademia principi alquanto diverft da quelli , eh* io credetti bene di prefentare alla medefima nel Difcorfo da me tenuto fopra la Storia del Friuli, nella feifione del dì io. Maggio 1759. mi parve neceffario , non tanto in mia difefa , che a falvezza delle leggi della buona Critica, refe ormai comuni e fiatuta^ie fra i Letterati , di temperare con alquante K^ote quella per altro lodevole ed erudita Opera, e di munirla d'una breve e fuccinta Diffcrtazion preliminare intorno ali" antica no-fi>a Geografìa, e alle varie genti , ondi ebbero origine i noflri maggio-ri , e V antica T^obiltà noflra ne ricevette i fuoi primi lineamenti , Ma appena io l'ebbi pofla in ordine, che mi pervenne alle mani altra Opera di Soggetto, quanto chiaro e dipinto per letteratura , altrettanto a me caro e pregevole , per la comunione de' noflri fìudj , e per Le degne qualità che lo adornano, intitolata il Libro primo delle Antichità Romane dell' Iftria > onde dall'un canto combattuto , e quafi vinto dai riguardi di fi ima e dì amicizia , fui per deporre affatto ogn imprefa, e dall' altro flimolato dalla naturale affezione , che ognuno nutre per le cofe della fua patria , pareami di mancare ai doveri di Cittadino , fe non mi foffi richiamato di alcuni punti, che in leggendo un tal Libro , mi fon fembrati ofeurar di foverchio le piti antiche memorie della medefinta , e porre in contingenza V autorità della piena degli Scrittori antichi, che con tanto merito e diligenza ce le han confcrvate . Vinfe pertanto l'amor della patria, e mi vidi neceffìtato a diffondermi un poco più nella materia , divnuta oggimai contro ogni mia efpcttazione controverfa , e a difendere in tredici piuttofìo lunghi Capitoli, quel che prima in poche pagine io m avea prefìffo di efporre . Di tutto quefìo ho creduto bene avvertire il corte fe Lettore , per intelligenza di molte cofe, che nel decorfo dell' Opera andrò fpargendo , e perchè dovenio io fulle premure di molti comunicare al pubblico qu.fti Capitoli fep alatamente, e prima d'aver condotto le fuddettc T^ote al fuo compimento , non m'imputi a 'mancanza i non altro effendonc in colpa , che P ubbidivi- dienZd al defiderlo altrui , e il non poter differir più oltre un qualche faggio , di quel' che molti anni fono io era in debito di pubblicare. Ciò che però non è per pregiudicare che di poco tempo al profeguimen» to del rimanente di quefla mia qualunque fiaft letteraria occupazione y che al pubblico offero , e affoggetto di buon animo al giudizio de'più, intendenti , e alla correzione di quelli , che nella Storia in pyincipal luogo efigono con ragione la fchiettezza e lealtà delle prove, e l'amor intenfo di quella Ferità, che 'Polibio, Scrittor lontani/fimo da ogni va- (a) Polyb. na e volgar fuperfiizione , non ebbe difficoltà d'appellare (a) fivyifnf Lìb. xiii. S-jo;; reov àp&pCTr&v : maximum potentilfimamque homìnum Deam J cap. ni. ^ ficcome a ben intendere la fituazione de* luoghi y c de' popoli noflri nazionali , e de* vicini ancora , de' quali avrò io neccffità di parlare non [e ne può bene venire a capo , fenza la feorta d* una efatta e fe-del Carta Geografica , che comprenda il tutto , così ho creduto a pro-pofito di jc egli ere quella della Rezia , della Findelitia , e del Teorico del celebre Cellario, dove fia delineata efattamente anche V antica no-flra Provincia ; e di cui quel Geografo accuratiffimo nella deferizione della Pannonia ne fa preci/a menzione , e ne dinota particolarmente ■ il (b) Celiar, pregio ( b ") . Dalla quale per cagion d'efempio potremo noi comprendere *Tom ^"lìò a^e'vol7ncnt;e i 'ueY'1 confini della nazion Veneta e della Carnica , deli* n. Cap. vili, "tipi 'Hpriche , delle Carniche, e delle Giulie : la pofizion diverfa delle Sefl.i.n, iS-, due J^oreje , il vero fito dell' antica Japidia e de'monti Albj , e cosi i'if/'r ^Ifpf Pure l11?^0 de Moderni Luoghi di Terfatto, Fiume > e Lourana , che a. I7$i. fpiegazion più chiara de' confini della Japidia , fi è creduto bene inferire a fuo luogo nella Carta di Cellario ; e finalmente la pofr&ione antica di tant' altre cofe , eh' io qui tralafcio , e che il faggio Lettore colla fua diligenza potrà occorrendo di mano in- mano rifeontrare. TAVOLA De'Capitoli contenuti in quell'Operai PREFAZIONE. - -- -- -- -- -- pag. i capitolo i. Della Pianura pofla fra il rimavo e il Taglia- mento, e della fua Geografia antica* 4 cap. ii. Della Via Flaminia. 14 cap- iii. Delle rimanenti prove, in forza delle quali fi vuol deferto , e abbandonato il nofìro piano . 11 cap. iv. Delle Solitudini. 16 cap. V. Della te rra diflribuita alla Colonia Aquilejefe , e delta fua quantità , e dell'origine, e patria di que'Coloni. 34 CAP. VI. Del confine antico dell'ffiria col Timavo, e della mutazion di un tal tonfane dal Timavo al Fornitone , e fe Tlinio , quando avverti un tal cambiamento , parlaffe Civilmente , 0 Geograficamente . 44 cap. vii. Dell' origine e antico flato de'Veneti , e de'motivi , e del tempo del loro paffaggio fotto la dominazione de' Romani . 6*2, cap. Vili. De' popoli Carni, e dell' Alpi Teoriche e Camìcbe, antiche loro fedi , e del vero fito dell' antica Japidia. 97 cap. ix. De'Carni , e della loro origine, e fe fotto un tal nome generalmente £ ìntcndeffero anche Taurifci , Inorici, Carini, oCaritni; e dello flato , e memorie antiche Cantiche. 109 cap. x. Delle memorie de'Carni dopo la lor depreffione„ 129 cap. ;xi. Del tempo che i Carni furon tradotti dalle montagne ad abitar nel piano . 139 cap. xii. Della quantità del terreno affegnato ai Carni nella pianura. • 1 j 5 £ap« xiii. Della mutazione della Geografia di Veneti in Carni nella nofìra pianura, e chi ne joffe V autore : del tempo in cui la medefima ricuperò V antico fuo nome fotto il titolo di Venezia inferiore : e quando V Alpi Noriche ine ornine iaffero anch' effe ad appellar fi Ca miche . Delle falfe querele intentate contro V autorità di Strabone in tal propofi-to , e della vera intelligenza da dar fi a quel fommo Geografo, e della fua difefa. i6j Inclusione. - -- -- -- -- -- - 191 Qvre$ i^cpiaq Otta rw? etX'id-i'ae , rò xatWK&*M>fxiPQ9 a t«c ctvóoipìXie, flirti hnyyput : Quemadmodum animai luminibus adctnptis prorfus inutile redditur : ita fi veritatem ex b/floria tolta* , qnod fuperrfl iUius , narratio incommoda e fi & fupervacanca . Polyb. Lib. i. Cap. xiv. fWV TpOTJi-C, (pafAÌP ^lU^tiC, , '{va, JLlff TOP XOLT OLyVQl&V y inpop di rov r.arz Tipoxipto-tv . ^gq tolTóop cét" rote, fj.ii' xar àyioiap 7rctpctiraiHTi tyic . cuyyvftp.^'. * role, JV vtx-roi 7rpoajtptcriv anarn^oKTMi; %%JH9 ' Duplex effe rnendacii genus di-cimus : unum, quod ab ignoratione vet i proficifeitur , alterum , quod. a certo animi propofito mcnticndi ; qui igitur per ignorationem a ve-rifate aberrarent , bis veniam effe dandam * qui voluntate & certo propofito , ab iis capitali odio effe difjìdendum . Idem Lib. xii. Cap. v. Septmtrw REGINA CASTRAI ■stw Rtaiaurrij Genihiimttm. ù E R M A N I A E inaujfatta Jjastm M A G N ElmroJunttm \ t usti rais Ci'fcmantiii Ttamui Vctonia/i,i i4w - Ara" .Flavia feùvnsta uilr/7//ar/li ) AUtWSTAi il/M - Quintana, '* IBatavaL ^ Castra, il Ccfitu itti mt %^ Mestruai} ,& 4fc Jienitii't.e, {''llillì JutlFtlUtiftU \*7\ 4° ttites j 'Vili vii "W 1^ r7J^ i? 4L U-a^a Mai/ut^-, x\ M ) .--T!fi»wI**S>A Jfc Gabromcu/us Fin- LUI IVIA mjLJ.ftì'aì'iiiri ani/i/il/t/ii _.'eie irta Boi or 11 ni "3 1/^ ll~fi c/s//i' - on/em ADARIA{ PLLWJAi fl* Silfi a ti fica n si via sÀ. man 1 {Matra'/m ^^^d^.^ meditar ^\JZj2T r/aiuiit/i So/ttense J^V/t/t/t/ti'i G?e Urtimi En.ttJ.t ■ara -*&rjr ''MAOHi/rri Fc/lrtu 'aiàt&> C am\j>y^C unu I v" le -V criittm i'Aii't'jì'n.i . / % i tìi-taatiitirn 1-5 7 5Jr f 7 T'/ttac'i//ii/i A a stta^ \ Jnv Jlitttfa A /: / /il?///,/ A D RI A I 1 G il s A.ù 73\ DELLA GEOGRAFIA ANTICA DEL FRIULI. PREFAZIONE. Ir>£3fe3^ ^ Storia del Friuli non fenza la fua gran ragione, fe-jB^J^Bfi! paratamente , e a difHnzione di tutte l'altre materie, X^Ì% è fiata fin da principio a cuore alla noftra Accademia. S^^S -Desiderava é^a 6ran tempo più efatta Cronologia , C-v>^^k^ir migliori lumi in Geografia, e quel clic è più , l'aiuto d' una più foda c fìncera Critica , fenza della quale reftano bene fpeflo oflfufcari •> fc non anche intieramente chiù fi i due begli occhi della Cronologia > e della Geografia . Comun vizio fu quello di molti e molti Scrittori , non già particolare de* noflri ; per emendare i quali han fudato i migliori , e più illuminati ingegni del noflro fecolo. T^on poffono molti , dice il Muratori ( a ) , altri non vog Ho-no, ed altri ancora non fanno formare mia 'veridica Storia . Dovrebbe ' * * il fine primario di chi prende a ferverla , efferc quello di efporre la Verità , grande oggetto della mente umana . Ma non tutti poffeggono i mezzi e la chiave per rinvenirla ; e moltiffimi poi hanno anche un olla-colo grave a trovarla ed efporla ; perciocché la mira principale delle loro Storie altro non è , che la gloria e il credito di qualche Terfcna, Città y c Famiglia. A qucflo mirano, a quefio vanno con tutti i piedi , fcmhrando lor vero fol quello, che s accomoda a sì dilcttcvol idea. Anzi fc la Verità conofeiuta s" oppone loro in quefio cammino , fanno ben eglino coprirla , fanno torcerla tanto , o pure rapprefaitarla con si fatti colori , che ad ogni modo ne ha da rifiatar lode a chi è lo feo-Po de" toro incenfi . Ed ecco oltre i difetti di cognizione , introdotti «ella Storia anche quelli di volontà, che vennero non poco a intorbidare i fatri più limpidi e fìnceri , e con favole talvolta enormi e edicole , a far guerra nella fua propria fede alla verità ; mailima-■^entc quando invaghiti gli Scrittori d' una ben lontana e venerabile ar»tichità , adottarono fimo a gara dell'altro le origini foreflierc , degnando per così dire , la primitiva e naturale fua nazione ; quafi A che che tutti i paefi non foflcr compagni , c non vantaffero tutti una eguale e medefima antichità . Grande ftrepito negli antichi tempi fece V origine Trojana l v ad efempio di quella fi precipitò pofeia comunemente e fenza ritegno , ad affettar V origine de' popoli più rinomati . Pregiudizio , che fi dif-fufe nella ftcìTa Germania » e avvegnaché quella nazione fi lolle fem-prc, e per tutti i fecoli manrenuta originaria , pur nondimeno fi c trovato chi faccia venire i SafToni dagli antichi Safoni e da'Saci: i Cimbri dai Cimmerj : i popoli della Mifnia dagli antichi Mis; : i Turingi dai Tiragcti : i Cauchi dai Cauconi : i Frisj dalla Frigia , c i Sicambri da Troja . Di che qucrclandofi fortemente , e a gran (a) Cìuv. ragione un erudito e chiaro Tcdcfco , ebbe a dire {a) : Commune efi ???m' ^nt' rerum Scrlptorihus vitium , ut primordia gcntium, quo antiquìora adpa-11 ù 1 rcant ■> ridiculls fabularum confìruant argumcntis. Quod etiam nojlris po- ftcriore ftoculo placuit Gcrmanis , ut glorìam domi natam , ab hoflibu tributam & celcbratam, ita amittere fe fe non animadverterent. Di quefli ed altri così fatti viz; , non andando efentc neppur la Storia Friulana , credette la noflra Accademia di mancar di troppo a se fteflfa, fe ad imitazione de'paefi più colti , non aveffe dato mano anch' effa alla rifórma > e di una tale intenzione rettiflima , fi riputò anche in debito di farne una fpczie di pubblicazione a tutti i fccl-tì ed eruditi Sozj che la compongono . Ma ficcomc le materie di riforma fogliono per lo più incontrare le fue fpine, e andar foggette a molte contrarietà , così chi ebbe 1* onore dell' incarico , avendo dovuto dare così di volo alla radice a certi inganni, e a varj pregiudizj , che s'erano introdotti nclf lito-ria noftra, non fa ben egli decidere} ic quelle tali cofe abbiano poi foddisfatto intieramente al genio di tutti . Sa però molto bene di non aver avuto altro in animo , fe non 1' onore c la gloria di que-fla Contrada} di cui egli è nativo, e la Verità. Se da queir.' ultima gli fotte flato permeilo , avrebbe portato ben volentieri 1' cfTcre e la fama del Friuli , e di chiunque lo compone a que' gradi , che più folTero flati di piacere e di aggradimento de' componenti . Ma avendo egli apparato fin da* fuoi primi anni dagli uomini più celebri (b) Murar, (b) , che la vera lode non può venire fe non dalla venta ; e che il ivi' falfo è di così maligni natura , che giunge a far perdere la fede al vero medefimo , non fi è dalla verità ftcfTa , o da quanto egli ha creduto verità , ne punto ne poco potuto dipartire . Il perchè, conoscendo pur troppo quanto gli uomini anche più cauti fieno foggetti ad abbaglio , fi c avvifato nel fup Difcorfo d'eccitare gli Accademici no/tri noflri particolarmente Friulani a dar di mano agli Archivj, ai fondamenti fodi , ed alle Carte originali , per illuflrare al poiUbile i punti più cfTcnziali della noflra Storia i e ciò coli' unico oggetto tri pefearc nel fondo fuo più puro e naturale la Verità , a cui egli , quando che fìa , pronramente farà fempre per renderli. Lode però al Ciclo , che le fue cfortazioni principiano già con fomnio fuo contento ad cffcre efauditc , avendo, non ha molto, pubblicato colle Stampe un nobile e dotto noflra Accademico 1' erudita Opera de' Saggi , o fìa de" T^obili , de* Variamenti , e de' Feudi . Egli però fc ne congratula fcco lui di vero cuore , e con tutta la noflra Accademia , e unifee i fuoi più caldi voti , perchè molti altri imprendano ad imitare un così nobile efempio . Niente1 di più perfetto può defìderarc la Storia dell' Efattezza delle prove , e niente di più torninolo delPamore della verità (a) . Sopra quelli due cardini ap- (*) ^ffij^ poggia intieramente l'Opera dell'Autor de'Saggi , di modo che non g ^ peudi ! può effere fc non grande 1' utilità , che quindi ne dee fperare la Sto- Saggi, ria Friulana. P*& *■ Ed' La necelfità nondimeno d* efTer breve , che ha circoferitto 1* crudi- *1764 to Autore fra limiti troppo ftretti, e l'ordine Geometrico da lui tenuto fanno sì, che l'opera non poffa aver tutto il fuo pregio, s'altri innappreflò non fi accinga più diffu fa mente ad illuflrarla ; tanto più che tale è in lui la ragionevolezza , e la moderazione d' animo , eh' egli medclìmo ne dà per cfprc/fo , e replicatamcnte un ben lincerò e gcncrofo eccitamento. Secondando dunque i fuoi defidcr;, c 1' ottima fua intenzione , fi è creduto bene di paffarc alla riflampa deli' Opera , coli' apporvi ordinatamente alcune Note , che vagliano ad illuflrare di una in una le materie, che fi prefentano nelle Propofizioni, e i fatti e le autorità, che fi adducono nelle Dimoflrazioni dal dotto Autore. Supplicherò io ora di perdono il medefimo , fe nel corfo di dette Note dovrò più d'una volta dipartirmi dal fuo fentimento - Militiamo tutti fotto una ttiedefima infegna, e tutti fiam colpiti dall'amor del vero; ne io faro mai per allontanarmi nè in quella , nè in qualunque altra difpu-ta > dagl' infegnamenti d'uno de'più onorati e veridici Scrittori della Noflra età, le di cui parole mi fa qui lecito di riferire ( b ) : Murati io, dice egli, ingegnato di flendere le prefenti memorie con quella ivi. Rattezza, che può convenire al mio talento , e con quella onorata fedeltà , che io flejfo efigo dagli altri . Totrò effermi ingannato nel ben applicare le pruove ali* off unto mio, e nelle deduzioni , e nelle con-^iettare ; e ;n ciò volentieri fottomctto me flejfo , e ogni cofa mia Ai al al giudizio de'pia intendenti. Ma per conto della Verità, e della Legittimità degli Strumenti, delle Storie, e «f altri Atti , che io citerò, e degli Archivj, che andrò allegando, mi fi farebbe ingiuria, qualor fi volcffe in menoma parte mettere in dubbio la mia buona fede , o fofpettare alterata per malizia una fola parola , a fin di tirare pei collo V Antichità a dir quello, che mai non fu. Tali per appunto m' ingegnerò anch'io di {tendere le prefenti Note . Ma conciofiiccofachè ncll' Opera de' Saggi , oltre la materia de1 Feudi , e de' Variamenti fi e introdotta anche quella de' Tfybili , punto , che nel Difcorfo , eh' io feci fopra la Storia del Friuli , non ebbe luogo , fembrami molto utile prima di pattare alle Note , di dire alcuna cofa ne' feguenti Capitoli intorno all' antica noltra Geografìa , acciò , feoperte coli' ajuto della medefìma le vecchie no fi re Jfituazioni, gli antichi noflri Popoli, e le vere e onorate noflrc origini, fi polla poi con fondamento difecndere a parlare anche dell'antica noflra Nobiltà . CAPITOLO PRIMO. Della Vianura pofìa fra il Timavo e il 'ragliamento , e della fua Geografia antica . Atcria difficile , nè certamente bene ancor decifa sì è quella dell'antica Friulana Geografia . Molte furon le parti, che compofero quefio tutto , diverfi i tempi e le origini, e dubbie eziandio talvolta , e ofeure le cir-coflanzc . Sì è combattuto , e fi combatte anche in pre-fentc ch'io ferivo, caldamente fu quefio punto fra Ì noflri Eruditi, chi fìflàndo una oppinionc , chi l'altra , e chi rimanendoli quietamente ncir incertezza . Io per me non ardirò mai d' alzar fìflcma , e di vendere per aiìionii infallibili i trafporti più caldi della fanfara in una materia, che è tutta di fatto > e fo molto bene , per in-(a)Cell.Orb. fegnamento del dotto Cellario , che l'antica Geografìa (a) res prl-Am.inVrfif auBoritatis efi, non profetitis cognitionis : c che tantum de aue~lo~ ritate habemus , quantum a Crucis Latinifque acccpimiis , qjti res fitasr-copiofuis tradiderunt , modice aliorum, al quos armis non penetraverant . Piano migliore , e più fìcuro in quella grave e diffidi materia noi non polliamo afpettarci, che da Strabonc , gran Principe de* Geo- grafi. grafi . Parlando egli della Trancia divifa dalla natura in tre parti, c diftribuita da Augufto in quattro Provincie differenti, ebbe a dire (a) : QVa frfìv aV ^KriKcct; cP/&Wa/ , JW >Àyeiv rat' yt^yp^ov , (a ) Strab. yg\ co-oc, ivvtKcoc, , ori av » ygj pvypvc afra oca à et nyi[JLc<- J6 E(i 1 s*m Vìe, TTpct; rag xcttpxc, 7to7\itiuÓ(Mvoi ^ttxrarratTt 7rotnir\6dC , ctpKet xav fi/, 1149. xr-c;ct\cLi'*) ne, ei-ny : Quacumque igitur fccundum natura partes di-flintta funt, O.eographum dicere oportet , & qua fccundum gcntium ba-bitationes , & quidquid mentione dignum efl . Qu&cumque vero Vrin-cipes lieipublica temporibus obfequentcs variis modis infiituunt, fumma-tim commemoraffe fatis efi Tre forti di Geografìe annovera qui Stra-bonc , cioè la naturale , la introdotta dalla trafmigrazion delle-* genti , e dalle nuove popolazioni, e in terzo luogo quella delle Provincie Romane ; ma di qtieft' ultima non ne fa gran conto , fìccomc quella , che a tutti i momenti era fbggetta a cambiarti ; il perchè balla , dice egli , al Geografo il farne della medcCma un breve cenno. Non così perù la intefe quchV cfìmio Scrittore , allorché la forza delle Monarchie, e quella de' Romani particolarmcnrc , oltre alla di-ftribuzion politica delle Provincie, con mano autorevole cambiò realmente, e {labilmente i limiti, e la Geografìa de'paefi , col far loro perdere fin gli antichi nomi, e la propria natia favella . Narra egli dell' Afìa, e fpezialmente della Minore, dov' ebbe i fuoi natali , qualmente gli antichi confini cranfì in parte fconvolti , e in parte anche perduti; imperciocché, dice egli, dopo la prefa di Troja Frigj c Mis; vi comandarono, pofeia i Lid; , indi gli Eoli , e quelli dell'Ionia , e dopo quefli i Pcrfìani , c i Macedoni , e finalmente i Romani (b) : TtXwrcuoi è% Pcopai01. è(p cóv J'Jm ^ rete ^ctX'turne, , v^cq rà (b) Strab. evocarci a.7ro{2i@XtiKaJ,iv 01 7t\gì^oi yiyotóro; trip* rivo; ptrtpt(rpiQ Tre, Lib.xn.pag. %opxc. , » [xòtAop (ppcwncat ri vvv olirai Xiycprct; , tyì S'ì ^u apxcLtohcrytcL (JArptCùe, Trpotriypvra.^ : poliremo vero Romani , fub quibus cum jam plurimi & linguas & nomina amiferint , orta alia quadam regionum divifone , hanc plurimum curare debent , ut puto , qui Geo-graphia aitate noflra operam dant , prifea autem partitioni mediocriter intendere . Ed ecco come il noflro Geografo diligcntiffimo in quefli •tali cafi , tutto all' oppoflo raccomanda bensì 1' una e l'altra Geografìa , tanto cioè V antica e naturale , quanto la Romana e moder-na y ma in maniera d'inculcare agli fludiofì di quella nobile facoltà Pui ancora la moderna e dominante, della medefìma antica , ira già iri difufo e dimenticane . La Geografìa dunque nacque alla condizione di tutte le altre cofe $ fucila terra , nè in lei è da pretcnderfi certa {labilità . Egli è vero 3 vero, che la natura in certo modo additò agli uomini i primi lineamenti delle divisioni de* popoli ; al che fcrvirono molto i Fiumi, i Monti , i Laghi, i Mari, i Deferti . Ma tanti fono i Monti particolarmente , e i Fiumi così frequenri , che all' umana ambizione riufeì molto fatile V alterar quefli primi limiti , riflringendo ora , ora ampliando i confini de* Regni , e delle contrade ; donde nacque la necellità dello fludio della Geografia non meno primitiva e naturale , che della più bafìa , o fìa legale e introdotta dopo , col regi-flro florico di tutti i cambiamenti, e di tutte le alterazioni , che di tempo in tempo, e manlmamente fotto i Romani andarono fucceden-(a) Cell. do (a), prefervando in cotal modo ai poderi la memoria deHvantica Tom^^pag natural Geografìa, fenza che dalla più baffa , o vogliam dire moderna, 52.205.745. e dominante rcflaffe, com'era fàcile, opprefia , e mandata in obblivionc. Edit. Lipf. Quindi è che , fe gli antichi Scrittori , e particolarmente i Gco-grafi, non avellerò regiflrato di mano in mano tante trafmigrazioni di Popoli , tante mutazioni di Governi , tanti accorciamenti , tante dilatazioni di confini, noi faremmo alla neceffità di credere , che il mondo folte flato fempre a un modo , e che la Geografìa dominante oggigiorno non fi feoftaffe nè poco nè punto da quella , che nacque nella difperfìon delle genti . Elfi adunque fon quelli , che han comunicata la luce agli occhi noflri , e ad eiTì unicamente fiam debitori di tutte quelle nobili cognizioni ; di modo che , nafecndovi contefa fopra le mede/ime , non v' ha nel mondo univerfo altro giudice a cui ricorrere , fc non fe ad elfi , o per avventura a qualche Marmo della più veneranda antichità .. Non dico io già , che un cotal tribunale non vada anch' egli più d'una volta foggetto a x fuoi nodi, e alle fuc ofeurità . Ma non per quello al primo intoppo vorremo noi tantoflo dar loro di petto , e riconvenirli di poca fveltezza , e di confufìonc . Un diligente e ferio efame delle loro memorie , un ricorfo fatto a tempo alle facoltà affilienti , cioè alla Storia, alla Cronologia, e alla fana Critica, e un occhio attento e perfpicace alle tante mutazioni , è diverfìtà de* tempi , e de'confini , de'Governi ,. e delle Geografìe , quante di quelle difficoltà in palfato non hanno refo facili e piane , conciliando il decoro di que* venerabili Maciìri colla verità ? Che fe per colpa loro , giacché furon uomini anch'elfi , è mai addivenuto , che fianfì tutti un dopo l'altro, e , dirò così, d'accordo in qualche conto confufi , il che per altro è ben diffìcile e raro, non c'è più rimedio; perduta abbiamo per quel tal particolare ogni fpcranza ^ perchè mancaci intieramente il modo di efaminarlo . Quan- Quanti finora han porto mano nella Geografìa antica ì Cluverio , Oliremo , Adriano Valefìo , Giacopo Palmerio , Ortelio , Cellario , e tant' altri valentuomini de'vicini tempi, per tacer de* due chiari ornamenti del noflro Secolo , Dclislc , e Marrinicr , fi fon tutti attenuti collantemente a quelli princip} > e maflime Cluvcrio , è Cellario , de' quali può ben giuftamente affermarli col Marchete Malici {a), che (a) Ver. Ili all'antica Geografia fagrifìcalTcro la lor vita , c che non fupcrfìcijd- P*rM. Lib. mente, ma coli'ultima riflclfione gli Scrittori Clanici efaminaffero. <0 ' Ora venendo noi all' anrica noflra particolar Geografìa , è da fa* perir, che quello che chiamiamo oggidì Friuli di qua del Tagliamcn-to lino al Timavo , compollo da quelle (lene montagne , e da quel piano medefimo fino al mare, che lo formano prefentemente , non cra altrimenti popolato da una fola Gente , ma il piano era abitato da un popolo , c le montagne da un altro . Io dico adunque , che quefio piano fin da' Secoli più rimoti fu abitato da' Veneti, e fu porzione dell'antica Venezia , appoggiando la propofìzionc al chiaro e comun fentimcnto di tutti gli antichi Scrittori , quanti fecero di ciò menzione , fin verfo l'età d'Augurio. In conferma di che molto maggior pefo avranno delle mie le loro fleffe parole , che qui fedelmente di mano in mano andrò allegando . Scilace, Geografo antichifìimo , e che vifTe da cinqucccnt'anni innanzi V lira Volgare , trovali , che prima di tutti nominaffe i Veneti > e il loro confine in quelle parole: Mira. Jè wV/V iSvcz y'ira.i ói Ouìvroi : Ad Vadi igitur ortus fedes pofucrunt Lai, & Lcbecii ; pofi Los In-fubres ; ac deinceps Ccnomani. Quod fupcrtfl bine fpatium ad Adriati-cum Mare , alia gens longe antiquiflìma ohtinebat , nomine Veneti . Dopo i Lai , Lcbcc; , Infubri , e Ccnomani , dice Polibio , che la rcilante Italia , polla all' intimo feno dell' Adriatico, veniva tutta occupata da i Veneti . Finiva dunque 1* Italia coi Veneti intorno a quello feno, e i Veneti abbiam veduto poco fa, che terminavano al Timavo. Dunque anche fecondo Polibio il noftro piano, fìtuato allo fteflò Fiume , includevafi nella Venezia . Scimno da Scio , è già decifo fra gli Eruditi, che fìa il vero Autore della Pcricgefi ferina in verfì jambici , falfamcnte un tempo (*d ) Biblìoth. attribuita a Marciano d'Eraclea di Ponto ( d ) • Davide Efclielio 1* Totn' ni ' avca pubblicata in fallo fotto quello nome in Augulla Panno 16oo. Pa£' 15- * e I^acco Vomo> Lucca Ollicnio , Enrico Dodvcllo , e Giovanni Hud-fon , uomini tutti d'eccellente Cririca , e d'alto fapcre , han pofeia feopcrto P errore i di modo che quell'ultimo non ha dubitato di rì-ftampare una tal Opera a dirittura fotto il nome del vero Autore (e) Colldl. Scimno da Scio (e) . Fioriva Scimno fotto Nicomede Re di Biti- Ceogr, Vct. n"a circa novantanni prima dell'Era di Crillo , e nella Pericgcfì , Grate, minor. . , „, . , . n „ . v / r\ ~ >i Tom. il, 0- "c Veneti e del luo confine parla cosi: ì^vìTcù» %yp\reti c9paxtg ìgpoi xon. 170J. Myéwvoi : Venctis contermini junt Tbrates , qui iflri vocantur . Fa dunque quello Geografo gì' litri di nazion Tracia , in conformità di quan- quanto Erodoto lafciò fcritto , c confinanti i Veneti cogl' litri nel modo fteflb, che poco fa oflcrvammo effetti fatto da Scilace. Ma c'è ancora di più. Si protetta Scimno al verfo 112. di fcguitarc prin-cipalmcnrc Eraroftcnc nella Geografìa , in maniera die quefio patto può riferirli ancfic all' autorità de* tempi antecedenti , cioè all' età di qucll' infigne Geografo , che vilfc fra Scilace e Polibio nelf Olimpiade iz6. da dugento e fettant'anni prima della venuta di Grillo . Correva dunque dopo di Scilace, e prima e dopo di Polibio fempre la ftelTa fleilitfima Geografia. Tiro Livio , fecondo i conti d' Eufcbio nella Cronaca , nacque tren-tarre anni all' incirca dopo Scimno da Scio. Quelli deferivendo i termini degli antichi Tofcani , efiefi verfo la Venezia ai tempi di Tarquinio Prifco , oltre il Po, conchiudc così: (a) Qua trans Tadum C a) Liv. Lib. omnia loca, excepto Venetornn angulo , qui finum circumeohint maris , v.C.xxxm, Hfque ad Alpes temere. Erano giunti i Tofcani in que' tempi a coprir F Italia oltre Po fino all' Adige > il rcitante dall' Adige in qua lungo il mare Adriatico occupavano i Veneti. Strabone nclf aflegnar la figura alla noflra Italia chiaramente fi fpiega , che ( b ) irtevpà» Stra^" > ' ' \ » / v » / r» • \ n * x / Lio. v. par. r^yo(Xtv rnv aytoviov ypa[X{x\\v , aycoviog ò tgiv otclv h fin cvvnvi) 202> 1 d ^poc rà ct?f\}{}>\ct (xzpH , fi (xù iVi tto?v : latus abfque angulo li-ncam appcllamus . Abfque angulo vero cjl , cum partes aut invicem non vergmt, aut non multitm. Impcrciò P accuratiflimo Livio appellò angolo molto propriamente quello tratto di terra dall' Adige al Timavo , perchè egli per appunto giunge a far angolo all' Adriatico , partecipando dell' uno e dell' altro lato , che Io rinchiudono , e che formaniìj il dcltro dall'antico Illirico, e il finifiro da IP Italia ; e a motivo di una tal partecipazione con amendue quelli lati, con cgual proprietà potè foggiungerc : qui finum circumeolunt maris . Ciò che ( c) Delle Livio non avrebbe potuto mai dire, fe i Veneti abitanti al lato {[-Ant. l\om. niftro di quefio Seno , facendo alto alle fpondtì del Tagliamene ùfj»m^Lg. come pretende!! (. c ) , non follerò giunti a toccare anche il deliro ,28. $5, che termina al Timavo . Così Cefarc della gran Brettagna diffe ^ ) Cw*gj (d): Infida natura triquetra , cujus unum latus cft contra Galliam >xtìu* tyujus latcris alter angulus , qui cfl Canti u?n , quo fere omnes ex Gal-(è) Strab. lla naves appelluntur ; inferior ad mcridiem fpctlat . Così Strabone Lib' VK Pa&' fella Sicilia (e) : Es"< cT » 2/xi*/'a rpiycoto; tu> vinari : Eft l}*'fior. Lib autem Sicilia tribus formata angulis . Così Floro de' Bruzj (/) : Ibi u2.C40.xx! Circa Erutium angulum clufi ■> cum fugam in Siciliani pararent . Così ( g ) Sohn. s°lino dell' Africa (g) : Veruni , ut ad Africam redeamus, ipfa f**p^f^fy Clngitur angtdo. Ma perchè potrebbe qualche fpirito dilicato preten- iuga\ i$|8. ' B dcrc, dere , che il preferite pafTo di Livio, come altresì quello di Polibio da me riferito di fopra , non fodero abbastanza ciliari , perchè in amendue nè Timavo, nè litri efprclTamtntc per confine lì nominano j venga in campo di nuovo lo fteffo Livio a il mirrar Polibio , e fe mcdefimo , e a termitar quella lite ormai moietta . Veramente per porre in chiaro ogni cofa , ballar dovrebbe Scr- (*.) Serv.ttd vio in quelle parole (a): i\am Timavus flttvius cfl Penetia vel Vtrg. EcL uiflria . E in quelle altre (b): Timavus autem in Hijìria ci?, inter Vi 11» u. o* (b) Id. ad Aqui/ejam & Tcrgcflum . E così pure in quelle (e) : T^am Japidia jEtteid, Lib. pars efl Venetia dilla ab Japidio oppido . Hujhs fluvius cfl Timavus. (c.V"ld^d "^ovc °&nun VC(^C il fiume Timavo riputarli fempre, e con coflanza , Georv. lìb appartenènte non meno all' Iflria , che alla Venezia . Ma lìccome Servio , ni, ^.475. ilaudo al noflro. all'unto , è Scrittor troppo baffo, e quel che è peggio , affai mal trattato nel tetto , e pieno d'alterazioni , e rappezzamenti , rifpetto malli me alla Geografìa , noi qui ci atterremo all' autorità fola, e in con tra Ha bile di Livio, dove regiftrando all' anno di Roma J67. la calata che fecero in numero di dodici mila i ( à) Liv. Lib. Galli di là dall' Alpi , dice che (d) eodem anno Galli Tran/alpini xxxix. Cap. tranfgrefjì in Vcnetiam fine papulatione aut bello , baud procul inde , ubi nunc .Aquilcja efl , locum condendo oppido ceperunt . Eran dunque pillati coftoro nella Venezia , in Venetiam ; e non lungi dal fito , ove fu pofeia Aquilcja , baud procul inde, ubi nunc Aquilcja cfl ; c fole dodici miglia in dittanza , ai XII. lapidem, come Plinio rifece) TUn. rifee più prccifamcntc (e) . Può egli mai dirli più clìiaro , e più Lib. ni, fpedito, che il noflro piano era comprefo nella Venezia , c che la Cap. xix, Venezia in quelli tali tempi terminava al Timavo , c non al Tagliamene ? Livio certamente non avea bifogno di tradizioni : era Veneto d'origine, naro, educato, c mancato a vivi in Padova, il-luftre Capitale dell* antica Venezia» 0 potea fenza confonderli , fàper molto meglio di noi lo flato, e i confini della fua nazione. Addurremo ciò non ottante per dimoftrare, che una tal Geografìa giunfe fenza più a toccare anche l'età d' Augufto, un pafìb di Strabene , che fiorì parte fotto quel Principe , e parte lotto Tiberio : Geografo il più rifpcttabilc, che ci abbian confervato i fecoli, e di cui Cellario parlando appunto de'Geografi antichi > ci lafciò il fe-(f) Celi guente info ne e fplendido ritrarto (/) : in Mìs Strabo antiflat , 7Vrf/'. Orb. tamquam princeps caterorum, qui plura , qua fcripfìt, peregrinabundus ***** £ ocu^s futyecerat ; parcus & modeflus in cateris . 'Egli adunque de' Jiì v^Jf Veneti e degl'litri la difeorre così (g) : Mera rè T/uolvop , h r&v 107. \7p1coy igt TTctpctXia {tixpi IIoAa; , m 7rpo avvegnadiochè quello fìa quel celebre paffo , che vicn oppoflo a Strabone , e a cui pretcndefì, che più d' una volta abbia egli a dirittura contraddetto > ma di quello ne parleremo altrove . Ora al comun fentimcnto autorevole, e graviflimo di tanti e tali Scrittori , io non faprei come oppormi, fenza negar di pefo tutta Ja fede umana > imperciocché V allerir , dirò così Tulle dita , che pel corfo di ben cinque fecoli , tutti quelli grand'uomini inrorno a un cotal punto, o fieno ingannati e confulì, o che i loro felli alterati tutti e gtiafli ci fieno giunti, forfè che non conclude molto appretto W mondo erudito » che vorrà piuttollo impedir la confufone e gli abbagli, col ben diflinguerc tempi da* tempi negli Scrittori Clanici, e Geografìa da Geografìa Pur nondimeno ci rcfla tuttavia un argomento , che ci lì predica perii più forte, c il più importante, anzi Punico per abbattere tutte quelle autorità , ed e che ( a ) tutto quel terreno , che ora Friuli (a ) Delle fi chiama , dal Tagliamento al Timavo inondato era da acque e da Ant. i\om. torrenti in gran parte , ed il rimanente da paludi occupato e da ho- 2^ 28»^"** Jchi ; così che deferto era ed incolto, fenza popolo, e fenza. abitazioni , e , quel che reca più gran meraviglia , fenza nome . Troppo grande a mio giudizio, può fembrare cotcfla condanna , e non toccata mai ch'io fappia , nemmeno alla Terra incognita , o ai climi ^ *pi\Kt PJ-ù orridi e sfortunati. Non v'ha deferto al mondo, non v'ha foli- lib. in. Cap. mudine, che non porti feco il nome della fua Provincia, e che fotto XXI7*^fr^ gualche appellazione, o generica , o fpeziale , necclTariamente non fag uu*pa& aPparifca . Tali appreffo Plinio fono i deferti, appellati der Boj nella 12$. vii. pannonia ( b ) . Tali appreffo Strabone quelli della Spagna, de' Ceti, ^'j^' Egitto j dell'Etiopia, dell* India, della Carmania , dell* Arabia , 685.'xv 1.726'. ^Ha Libia (e) . Tali apreflb il nollro Rufino li minutamente de- 728. xvu. dritti in Egitto , fotto i nomi particolari di Seni, Cellula, 1\itria , 782- ®te Livio nel palio da noi fopra allegato non dice forfè , che Cap. viik B 1 verfo fverfo i lìti ove poi fu Aquile ja, i dodici mila Galli , fine popula-tlone aut bello, aveano prefo terra per fabbricarvi una Città? C'era, dunque che faccbcggiarc , c'era con chi combattere in quefla noflra pianura , altrimenti non folo fuperflua , ma in fui fa affatto e difeon-vcncvolc riufeir dovrebbe qiicft' cfpreflìon Liviana - Non foggitinge forfè lo Storico , clic cofìoro , non effendofi contenuti fempre con cgual moderazione, allorché fi diedero l'anno 570. al Confblc Clau- ( a) Liv. Lib. dio Marcello ( a ) , plcrique arma ex agris rapta babebant : ca agre xxxix. Cap. patlentibus iis adempta , quaque alia aut populantes agros rapuerant , aut fecum attulcrant ? Armi dunque avean trovato qui in buon numero da mettere a ruba , e campagne e popolazioni da porre a fac-comano . Ciò però nulla ottante fintiamone le prove . La prima prcn-defì dalle feguenti parole de' fopraddetti Galli , cfponenti al Senato (b) , fe, fuperante in Gallia multitudine, inopia c.oaclos agri & ege-flatc, ad quxrcndam fedem Alpcs tranfgrejjos , qua-incitila per foli tu-dines viderent , ibi fine ullius incuria confediffe . Oppidum quoque edificare ccepijfe : quod indie ium effet , nec agro nec urbi itili vim alla-turos veniffe . E quindi fi deduce per infallibile fenz' altri argomenti, che tutta quefta contrada dal Tagliameuto al Timavo innondata era da acque e da torrenti iti gran parte: occupata il rimanente da bo-fchi e da paludi : deferta tutta ed incolta: fenza popolo e fenza abitazioni . In fecondo luogo che tale fotte il Friuli in quetti antichi tempi , chiaro dicefi apparire dal non vederli nominata ncttuna Città. La prima di tutte, foggiungefi, fu Aquileja ; poi ai tempi di Ccfare Forojulioì e vi fi aggiunge, nel Triumvirato Concordia, bench* ella per altro giacciali di là del Tagliamento . Prima dunque d* Aquileja , feguita a dirli , quel Territorio fenza popolazione , era anche fenza nome 5 il che li prova dal non aver fa puro Livio in altra forma indicare il fito precifo , dove i Galli fabbricarono quel ( c ) Id. ìbìd. Cattcllo , che col dire ( e ) : Haud procul inde, ubi nunc Aquileja efi ; Crt/>. xxii. CppUrc: jn agro, qui nunc Aquilejenfìs efi. E qui fi pafla fenza più a conchiudere , che i Romani avendo occupara la Venezia lino al Tagliamento, credevano , che s' afpcttalTc ad cfli il tratto di quette Solitudini e deferti fino alle Alpi e al Timavo. Ma qual Iftoria , o monumento mai , ncll' acquitto che fecero i Romani della Venezia , ci guida a credere , che ad elfi non meno che alla medefima, foffe impotto per termine il Tagliamento? Tutto P oppofto dal contetto di Livio fi è poco fa oflervato , cioè che i Galli tranfgreffi in yenctiam , e in quella Venezia , che pofta era fra il Tagliamento , e il Timavo a e in quelP angolo propriamente verfo verfo il mare, clic formò ab antico il confine dell'Iflria : haud prò-, cui inde , ubi nunc Aquileja efl : in vicinanza d' Aquileja , e del Timavo non vi trovarono altri oppofitori che i Romani , legittimi poffciTori di quelle non già Solitudini afprc , o deferti , ma campagne fertili e buone, s'io mal non intendo quelle voci di ager , sfoltimi-, con cui Io Storico per lo più ci addita cotcfti fiti . Nò dell' antichità e legittimità di un tal pofleffo dubitar dovrebbe!? , fui fondamento mamme della Via Militare antichilfima , detta Flaminia , condotta qua probabilmente fotto il Cenforato di Cajo Flaminio il vecchio, e di Lucio Emilio Papo , Panno di Roma 533. e non già fotto il Confolato di Cajo Flaminio il giovine , e di Marco Emilio Lepido , l'anno 5 66. come , ingannato forfè dalla fomiglianza de' nomi, Strabone ci lafciò ferino (a) . Chi la condufTe , non depofé ( a ) Strab. mica 1* opera al Tagliamento , ma , per attelìato di Strabone medefi- Lib. v. p«g. «K>j fi dilungò da Bologna fino alle parti d'Aquileja : eie, °^ AitcAifMW 7rctpà roti; pi(ct; Toùv ''kX-nioov iyxvx>\H{Aivoq ri BÀtf : & inde ufque Aquilejam juxta radices Alpium , paludibus in gyrum cir-curnventis : imprefe, che non fi tentano (lilla terra altrui. Ne mi fi dica col Marchefc Maftci , clfer guallo quivi il tclìo di Strabone (b) , perchè a" un così grave e pefato Autore non fi pub (b) Ptr» Iti* credere, che feriveffe condotta una flrada ad Aquileja, quando Aquile- i A ' ja non e" era i imperciocché lo fieno potrebbe dirli di Giullino, o lìa di TrogO Pompeo , dove riferì ice , che i Colchi , pcrlèguitando gli Argonauti , vennero a fermarli preflo Aquileja (e) : lo fleflb di Si- Ce) Juflin. lio Italico , dove nomina Aquileja fra le Città che contribuiron gen- Lib. xxxh. te in favor de'Romani innanzi la battaglia di Cane (d). Cosi dir (éi) sii. Ita/. li potrebbe di Virgilio , quando annovera Nomcnto, prima che na- Lib. vm-leene, fra le Città del partito d'Enea (e): Così di Livio, quando (e}Serv. all'anno di Roma 308. in vece di bellum gerebatis, fece dire alla yEneìd. Libi plcbc Romana dal Confole Tito Quinzio (f): Quum flipendia nobis T}'*}?}fi? confi{libus faciebatis : in tempo che g!i Stipcndj , per confclfion di nl Cap. Eiviofieflo, non s'introduiTcro nella Repubblica fe non l'anno 548. lxviii. ^ Fanti (;<), e l'anno 331. nella Cavalleria (h). Sed ut Voeu , ( g L&' c°nchaidc a ciucilo palTo eruditamente il Duiaccio, ita & infiorici, u, Lib. fapc juxta ufum temporum fuorum, non tantum ex fua , fed & ex ve- v. Cap. vii. ttrutn perfona, quos loquentes ìnducunt, res explicare folent. Ma della Flaminia, e della preferite difficoltà ne parleremo più precingente nel feguente Capitolo. CAPI- CAPITOLO SECONDO.. Della Via Flaminia .. ?|?|®&JÉ? O fo, che Pcrudiùltimo Signor Marchefe Maffei , perii i I ^i'^f J ^var Strabene da errore nel patto addotto di fopra , < itìS* 1TlonV,'a^ perfuafo , eh' ei parlafTe piuttofto della Via. Ìvf^ Militare celebre appreffo Livio, che il Confole Emilio. <&^^4W fopraddetto aprì l'anno $66. da Piacenza a Rimini Ma per far quello , per confcllione fletta di quelP inlìgne Letterato , bifogna prima , dove leggeli Alpi , intender P Apcnnino ì ciò che ripugna, allatto al coftumc di Strabone , che dittingue fempre diligcn-(*) Strab. temente l'Alpi dall'Apcnnino (a) i indi contro la fede di tutti i Lib. ii. pag. Codici ripor Piacenza ove leggeli Aquileja , e rovefciar la colpa ad-n £^ ' ^a cluc^° ancor non nafta , perchè converrebbe , alibipajjim.. Per incontrar a pieno l'ordine , con cui dal nollro Geografo dicefi aperta cotelìa Strada , far sì , che le Paludi fra il Piacentino , e il Parmigiano follerò in fine e non in principio della medelìma , e che coli' Alpi lignificanti P Apcnnino andaffero paralellc , perchè la Via camminaffe loro in mezzo , il che punto non lì verifica . Bisognerebbe altresì concludere , che i Copiatori tteiii di puro arbitrio ci aveller ficcato dentro nel tetto, che la Via principiaffe a Roma , e effe l'altro Confole Cajo Flaminio di là condotta Favelle lino a Rimini, in tempo che un tal fatto, come colPautorità di Livio , e di iVerrio Fiacco fi dirà, non è vero . Converrebbe innappreffo incolpar di nuovo coftoro , che aveffero fovvertito il vero ordine , con cui l'Emilia fu ittituita , facendo eglino dire , fe così è, a Strabone , cJie il Confole Emilio la conduffe da Rimini a Bologna, e di là poi in Aquileja, o , come li vuol corretto il tetto, a Piacenza > laddove Livio, che ne ha falvata la memoria, tutto all' oppotto chia— ( b) Liv. Lib. ramente rifcrlfcc , che il Confole pacatìs Liguribus , in agrum xxxix. C. il Qamcum exercitum duxit, Viamquc ab Placentia , ut Flaminia commit-teret , Ariminum perduxit . In fomma , dando a quella oppmione , troppa violenza converrebbe tifare in più d'un conto al tetto di quefV inlignc Geografo , per falvarlo intieramente da errore ; il che non fembra poter conciliarli coi precetti della buona Critica . Che fe l'errore altrimenti è certo, coni' io lo credo ccrtiilimo , ogni ragione dee indurci a confettarlo , e ad attenerci all' error più probabile, e, fc la verità il permette , al più degno di feufa , piuttotto che palla- ^affare , contro la fede d' Manufcritti, a tifar la fòrza, e ad alterarne il con tello . Dell' immortale Opera di Strabone, in quella parte minime , che comprende i paelì da lui veduti e camminati , ebbe a dire il celebre Gio: Alberto Fabrizio, che (a) vere haberi potcfl quidam vetcris Hi-(a) Bìbliotb. fiorite, ac GeographU thefaurus , [iugulari judicio ac delcclu compofitus .0r£c' Tow-Jl perche, eh'ci s'ingannale nel fatto, cioè nc!F cfiìlenza , cfiVnfione,1 ' * c antichità di quella Via, non farà chi olì affermarlo, dacché lì fa, ch'egli fra gli altri paefi efaminò diligentemente anche l'Italia. Che il Geografo poi avelie qui in mente la Flaminia c non 1' Emilia, • tafla riflettere, ch'egli parla come d'un fol Magiftrato, e, quali anche dilli > d'una fola Vìa, dandole un principio , che alla fola Flaminia lì conviene, e un termine, che all'Emilia in verun modo non può adattarli, da Roma per la Tofcana e per l'LTmbria lino a Ricini : indi a Bologna, e di là fino alle parti noiìrc d' Aquileja . Veto è, che il tratto da Rimini in Aquileja egli lo paffa fotto il no-'ne non più di Flaminia , ma d'Emilia , dandone di efsa il merito Gl'altro Confole Marco Emilio Lepido. Ma qui per appunto fta tutto lo sbaglio, nato, per quanto io penfo , dalla foraiglianza de'nomi de* Ccnfori del 533. e de' Confoli del $66. Flaminj ed Emi-lj fu rono i due Ccnfori , e Flaminj ed Emilj illcfsamente i due Confoli i ma fra i Ccnfori il Polo Flaminio , e fra i Conio-li P uno c P altro furono celebri per apertura di Via Militare . Flaminio il Ccnforc iflituì la celebre Via Flaminia : Flaminio il Confole aprì la Via, che da Bologna va ad Arezzo (b), e il luo Col- ^ ^ L }v ^. lega Emilio, come ho detto , flabilì quella, che da Piacenza tende a Rimmi, da lui pofeia appellata Emilia . Il perchè prima di me tofpcttò fortemente anche Cellario , che Strabone qui s'imbarazzafse, € imifsc quelli due nomi per puro e mero equivoco, e gli adaitafse alla fola Via Flaminia. Falde ver e or , dice egli (e), ne Ccnforc's prò- (e) CeìLOrb. fe cognomines cum bis Strabo Confulibus confuderit . *jinf\ Tom- Grande imbroglio ha dato femprc, e darà agli Eruditi, la *^^'Cap\x. S$9 glianza de'nomi, e a grandi abbagli per tal cagione andarono non v. ti. 6$6. di rado foggetti gli uomini più celebri, e più avveduti . Famofo per P*&* 7^9-efempio sì è quello occorfo all'anno 433. fra il Confolato e la Dittatura di Lucio Papirio Curforc (d)> e l'altro all'anno 434. fra \Q(à) Liv. Lib. reiso Papirio Curfore , e Lucio Papirio Mugillano (e) ; c6»€ altre-. e ^ jjv ^JT Sl quello introdotto all'anno 452. nella Dittatura di Marco Valerio ^laflìmo con Quinto Fabio Mailìmo (/)., de'quali Livio ne fa dili-(f) U. Lib. gente commemorazione i di modo che non è da flupirli, che lo iìcf- Cap, in. fo pof- fo pof.a efser iucccfso anche a Strabone , il quale certamente Fu molto più facile , che s'ingannafsc in Iftoria , che in Geografìa . Toltone queft"errore , che ficcomc non fu difficile, così non è de'più colpevoli, va ottimamente bene il tetto del noflro Geografo, nè c'èbi-fogno d' alterarci una fdlaba . Tanto più poi m'induco a penfarc così, quanto che la Via Flaminia , molto prima del Confolato di Cajo Flaminio il giovine, trovali nominata nelle vecchie memorici onde Fabio Mallimo, il Ditta to- (a) Id. Lib. rè, prefso Livio fin dall'anno 536". vedefi (a) : Via Flaminia prof e-xxn. Cap. xi. 0iviam confili exercituique ; e che Livio ttefso , come ci fa fc- (b) Liv. Epit. de il fuo Abbrcviatorc (b) , e Vcrrio Fiacco ne'Libri De verbornm Xf'/? in fi&rtificatìoM , come abbiamo ncll' Epitome di Fello ( c ) , ai quali voce Flami- aderifee Calfiodorio ( d ) , tutti d'accordo fotto il Confolato di Lucio nius Circus . Veturio Filone, e di Cajo Lutazio Cattilo , all'anno di Roma 533. (d) Calftod. attribuifcono la Via Flaminia a Cajo Flaminio il Ccnforc , e non all'anno $66. a Cajo Flaminio il Confole. Delle cui getta nel Con-(e ) Liv. Lìb. fola to parlando pofeia Livio diffufamente (e), conferma di bel nuo-xxxvni. Cap. vo qUCfia verità, non annoverando fra efse nè poco nè punto la Via jS^xxxix' Flaminia ■> laddove riferifee molro bene la Via da efso condotta da Cap. n. Bologna ad Arezzo , e l'imprefa dell' Emilia aperta da Piacenza a Rimini dal Confolo Umilio fuo Collega. Il folo Strabone adunque ebbe cuore di trafportar Papertura della Flaminia dall'opera di Flaminio il Ccnforc a quella del Confole, contro l'unanime e più antica, e perciò più grave autorità di Livio , e di Verrio Fiacco > fegno evidente, che ci entrò nell'equivoco de'due Flaminj con ambe le mani. Quindi lo sbaglio di quell'immortale Geografi) va a finir fempli-cemente nelle figure, che fi fegnalarono nell'apertura di quella Via antichiffima , e non mai nel fatto , o fìa ncll' clìttenza , ed ettenfionc della mede lima . Se poi 'Flaminio il Cenfore 1' imprendette tutta a di-ttefo , da Roma fino alle parti d' Aquileja , egli è un nodo, che non fembra del tutto facile a feioglierfi . Si è fmarrito il Libro xx. di Livio, dove con precifone dovea parlarli della Via Flaminia , e con più diligenza , che non fi è fatto nel breviliimo cenno , che ci retta ncll' Epitome . Nulladimeno fc ben fi riflette alla Storia di que' tempi , e a quanto in difetto di etta ci fomminiftrano i Fatti Capitolini , e i Compcndj d'Eutropio , e di Zonara , ciò a me fembra aver tutta la vcrifìmiglianza. Il magnifico e real coftumc d'aprir lé Vie Militari non è l'ultimo de' pregi , che dittinfcro da tutti gli altri Governi la gran Repubblica di Rpma . Fu molto antico un cotal iftituto , e trovali nomina- minata la Via Gabina , che conduceva alla Città di Gabj , quindici miglia lungi da Roma, fin dall'anno 145. cioè Fanno fubito dopo difeacciati i Re, c foftituito in loro vece il Magiftrito de' Confoli («). Così la Latina (b) nel z6$. la Nomcntana (c) nel 304. la (a) Liv. Lib. Lavicana (d) nel 531. in Livio regiftrate fi trovano. Ma io non 11. Cap. «. intendo qui di parlar delle Vie di Roma ancor tenera, c principiati- ^ ^ xxxi'x! Tc , alle quali, per la poca importanza e brevità loro , non tu nep- (C) u. Lib. Pur creduto proprio di porre in fronte il nome di chi le conduffe ; "£Cg "J-Jntenzion mia sì è di dire di quelle Vie Militari fpaziofe e lunghil- >' ^me, intraprefe ai tempi di Roma adulta, e refa già vigorofa, con magnifica, e più che regia fpefa , e a cui rcftò per decoro impreco M nome di que' Ccnfori , o di que'Confoii, fotto gli aufpicj de* quali furono incamminate . Tali furono la Via Appia , la Valeria , F Au-rclia, tale altresì la Flaminia, di cui parliamo . Servivano quelle principalmente, come il nome fteflò ci addita, a tradur con agio c con ifpcditezza P efercito in difiefa dello Stato , ovunque più facca bi fogno i il perchè folcano fonderli ordina ria mento da Roma (ino agli ultimi confini del fuo dominio . Così F anno di Roma 441. formando allora Capua il principal confine dello Stato Romano (e) fu condotta la Via Appia celebratilfima da Roma 3. ( e)Liv. Lib. quella Città, per opera del Ccnforc Appio Claudio , foprannomato ixC. xxvir. il Cicco ( j) . E poiché l'anno 48 rf. i Romani portarono le lor con- ( f ) quifte da Capua a Brindili (g) , fu altresì continuata una tal Via , Cap. xxix. non lì fa da chi , da Capua fino a quel celebre Porto (b) . Così CS) Lutrop. la Valeria, da che il Confole Curio Dentato, vinti i Sanniti , dila- ^ ^ j c'e,j tato ebbe Panno 463. fino a i lidi dell' Adriatico il confine di Ro- Orb. Ant. ma (1), fu condotta da Roma ad Atri , non faprei ben dire , fc Tom' u L,b-dal Confole Marco Valerio Corvino , Panno immediate dopo , cioè v 'n l'anno 4^4. in cui quella Città fu condotta Colonia , come da Li-:6$.\..pag.748. vio fi raccoglie (O o pur , fc , foggiogato avendo i Romani fola- (1 )Fhr, Lik mente Panno 485. tutto il Piceno (/) , ciò mfceffc parecchi (\) lìv.L^. dopo, cioè Panno 501. fotto gli aufpicj del Ccnforc Marco Valerio Lib. xi. Mafljmo . Nello fteffo modo P Aurclia , quando il Romano Imperio (11™*'*''*' nrJn oltrepaffava ancor la Tofcana , fu condotta l'anno 512. ?cr Liv.Èp. quanto credefì, dal Ccnforc Cajo Aurelio Cotta , da Roma a Pifa , Lib. xv. 0 fia ai confini della* Liguria {in) . Così credo io, che lìa nato an- ^ m ^ Cg^ chc della Flaminia. Orb.Ant.ibi. Noi fappiam di certo, che Panno di Roma 531. i Romani, do-»« P<& Po molti anni di fanguinofii e oftinata guerra , giunfcro a debellare 7^0, lUtta la Gallia Cifalpina , e per quanto a me fembra , e a fuo tem- C po po dimottrerafii , anche la Venezia , dilatando in cotal modo il lor confinc per ogni dove lino alle Alpi . I Falli Capitolini ci affici; ra-no , che il Confole Claudio Marcello in quell'incontro non trionfò folamentc de Gallìs Infubribus , mi eziandio dJ Germani* i fegno evidente , che nel tumulto Gallico s'era invifehiata anche quella Nazione , non mai fino a quella età conofeiuta ne' Falli di Roma . Che fc così è , ecco quai motivi , e quali gelofie eccitar potettero anche gì' Iftri , divenuti in mal punto confinanti col formidabil Popolo di Roma , a dichiararfi Panno fufleguente 532. per nuovi fuoi nemi- (a) Eutrop. ci , e a depredare oftilmcnte le fuc navi frumentarie (a) . Ora a Lib, ni. fi-onte di popoli così feroci , coni' erano quelli dell' Iftria , e della Germania , chi mai dirà , che Ì Romani non aveller bifogno grande, . a feconda del loro iftituto , cioè da Rimini, di bel nuovo s* incamminava a Modena ? Quello bada per far vedere, non cfler vero, che la Via Flaminia terminile a Rimini ; nè altro , per mio avvifo , lignificar volle anche Svc-tonio, all'anno 716. dicendo , che Augurio (e) , defumpta fibi Fla- (O Svet. minia yia Arimino tenus municnda , relìquas triumpbalibus Firìs ex xxx~ manubìali pecunia flernendas diflrìbuit . Imperciocché , fe la Flaminia terminava a Rimini, fuperfluo farebbe flato il dire , Arimino tenus . Dione ci palcfa la vera caufa dell'acconcio di cotcfla Via, dicendo dello fieno Augufio , che (f) rw? , e ne dovea cttcrc per tutti i titoli molto bene informa- (h) Fontani»,. t0 -, porti un tal fitto afiolutamente , e fenza forfè, dalla, probabili- Hijl. Lut. alla certezza, laddove, rimproverando il nollro Rufino, perchè ri- ^^c^'tt tifava di portarli in perfona da Aquileja a Roma a far le fue di- v, & VJfc B 2 fcol- Fcolpe, altra Via non riconofcc fìa quctte due Città , che la Fiami-fa) Hìer. nia, le cui parole mi fìa qui lecito di traferivere (a): Idcirco, di-cottraRuf.' C° ce:'l> Patrie derelitta, Aquileja habitat. Tcriclitatur Roma Ma prò-Cap. iu battljima ftdes cjus, & hic ftpinus & lajfnlus , pojl triginta annos per mollìfjtmum Flaminia iter , effedo venire non potefì ; ficque pratcndit Ungi itiacris Li'fitudinem , qua fi triginta annis cucurrerit , aut biennio Aquileja fedenti preteriti ìtincris labore confeBus fit . Degne d'oflcr-vazionc fon le parole per molliljìmum Flaminia iter , con cui il Santo Dottore, per ifcreditar tanto più il prefetto di Rufino, volle additar principalmente quella Flaminia , che da Aquileja tendeva a Ri-mini , tutta veramente piana , e limata in tcrrcn comodo e dolce y come il fatto lo dimoftra , e lo dichiara dappersè l'attributo datole di molliffìma: vocabolo ufato in tal fenfo, fopra i medefìmi lìti, an- (b) Fior. Lib che da Floro, ove dice (b) : Fenetia , quo fere traclu Italia mollijfi-Xii.Cap. vi ma cji j i\ cnc pUnto non li verifica della rimanente Via da Rimini a Roma , interrotta , come ognun fa , per molto fpazio , dalle montagne afprc ed nltiffimc dell' Apcnnino , e dalle rupi alpcttrc di Narni. Quindi vedefì ben chiaro il perchè Lipfìo pafsò francamente a di- (c) Lìpf. re (e) : Quii ? Flaminia Fia an brevior, qua Roma Ariminum ufque, Lib. ni. djs -n^e porro Aquilcjam ducebat ? e il fondamento col quale 1' infìgne mafu'cap»*. óeQgr&fa de'nottri tempi Guglielmo Delisle , nella fua Tavola dili- gcntalìma dell'Italia Antica , ttefe altresì fenza efitanza la Via Flaminia da Rimini fino in Aquileja , non già pel lungo viaggio di (d) Sii de °,uattroccnto c ottanta tre miglia Romane , fuppotto dal Sigonio , e Am. fur. dal Signor Marchefc Malici (d) , per Bologna , Milano , Brefcia , Ital. Lib. i. Verona, &c. defenttoci nell'Itinerario d'Antonino (e) , ma per la TV; *vVQpp via P111 corta 0 Addita di miglia 216. o , fc lì comprendano le col. $7i. miglia 78. da Rimini a Bologna, di miglia 2 94. che incontra mira-Vór. lìluft.^ bilmentc f cfprcflion di Strabone, e va a finire ne' paefi pofti alle radici Un'eoiU*6, ^«B'Alpi 5 e intorno alle paludi dell'intimo feno dell' Adriatico , o (kjltm.Ànt. fìa dell'Antica Venezia, additataci dallo" fteflb Itinerario (/) i e che pagxxi. tu. pL1ò fupplirfì colf Itinerario Gerofolimitano (g) , da Bologna a Mo-fal'iil^lj. dtna» irKÌl Pcr Fko Sern/n°y ora Scrmene T/Vo Variano, ora Vigo: fe^ lttner. Monte Anne1ano , ora Montagnana , Ette, Padova : Ad Duodccimum , Hìeroftl in ora Mirano : Ad Tslonum , ora Mcttre , Aitino , Concordia , ed A-Jtppznd. ad •■ • Tto%„, Geo- b. Ed. Perzi diverfì d' etta Via antichiffima in qiieitc noffcrc parti fi crc- Amfitt. 161$. don fullìttcrc anche oggigiorno , nella Strada macftra aliai bella c fyaziofa , detta il Tcrragìio , che da Mcttre dirittamente feorre pel p*g. 40. batto Triyigiano j e nell'altra in Friuli > che poco al di fopra delle nottre nofìre Paludi, pel corfo di circa Pedici miglia , fenza urtare in alcun de' noflri Villaggi, lìendeli verfo Aquileja a cammin dritto , da Rivolto a Palma , molto comoda , e che pcr effere innalzata ad arte fopra il piano circonvicino, Stradali a comunemente li appella ; e nel pezzo di Via , che più fotto alqmnte miglia , lungo il Villaggio di Scodovacca , e a lato del muro appellato Gemino , per circa lei miglia , cammina anch' effa a dritta linea , da Scodovacca in A-quileja . Ma non più della Via Flaminia , e del pofleflò antichiflìmo de' Romani fopra quella noflra pianura . CAPITOLO TERZO. Delle rimanenti prove, in forza delle quali fi vuol deferto e abbandonato il noflro piano . Olia in effere P antichità della Via Flaminia , e con elfo lei l'antico e legai poficlTo de' Romani fopra il noflro piano , tempo è ormai di paflare all' efame degli altri argomenti, e di vedere in primo luogo , fe la pianura m ed clima , che lì predica fenza nome, fof-*e veramente tale , c perciò condannata a ftarfì fuori della Geografìa > ciò che farà ben fatto di Pentire dalla bocca flcflà di Livio . Dice egli in uno de' palli addotti , parlando de' Galli , che cofloro erano tranfgrcifi in Vcnetiam , baud procul inde, ubi nunc Aquileja efl. Venezia dunque bella e buona era quella ; e quefio era il fuo nome nazionale. Replica poco dopo lo Storico , che i medefìmi (a) in f^WvVib Jtaliam tranfgreffi, oppiàmn in agro, qui nunc Aquilejenfts efl, xdifì^ xxxix. Cap. cabaìit . Italia dunque appcllavafì ancora ; e quello era il nome co- XLV-mene a tutti gli altri del vallo e nobile Regno Italico . Dice più avanti, che il Senato rimproverò cotcfli Galli, perche (b) oppidum (b) Id.ìbid. ™ alieno agro nullius Romani Magiflratus, qui ci Trovimi* praeffet , CaP' LIV-Permìffu edificare conati finti e poco appreffo, del Confole Marcello ( c ) : M. Claudius Conful Gallis e Trovineia exattis , ifìricum bellum (c)Id.ìòid* ■■Miri coepit . E quello era il fuo nome civile, o vogliam dir prò- Cap. lv. onciale ; intendendo qui Livio la Provincia Gallia , o fìa la Gallia Cifalpina , in cui era comprefa anche la Venezia. Quindi ognun può vedere , fe con ragione fìafì afTcrito , che Livio n°n fapea che nome dare al nollro d ili retto , in tempo eh' egli ef- preffa- prettamente lo adorna con tre. Oh , mi fi dirà , ci manca per appunto il nome municipale, e particolarirlimo . Mancava quello, per tacer di tant* altri , anche a quella porzion di Venezia , che polla era fra il Tagliamento e la Livcnza> nè perciò alcuno s'è finora avvilito di confinarla fra gli anonimi. Sebbene e chi non vede , che le parole di Livio a quello patto tendono a lignificarci il particolar fito, ove fu piantata Aquileja , e non 1' univerfal dittretto ; e che liccomc di etto ci manca il nome , cosi mille altre minute cofe a noi mancano della veneranda Antichità , che pur molte volte liana certi , e molte altre intimamente perfualì che furono ? Il nome della ricca , e valla Città d'Aquileja mercè la Storia di Livio , dura ancora fra le rovine , e durerà in perpetuo nella memoria degli uomini . Ma chi mi fa dir per quello il nome de* tanti nobili , e folti fuoi Rioni, che pure ogn' uomo ragionevole è pienamente perfuafo, che lo avclfcro , e che Livio tuttavia non ebbe ozio di nominare ? Così molto meno è da ftupirli , fc parlando egli in genere del nollro piano, in cui difeefero i Galli, F appellò Venezia ; e accennando particolarmente l'angolo, che in un tal piano occuparono , ci tacque il nome i poco o nulla importando alla pofterità il fapcrne di tutti gli angoli , e de' più. minuti (iti, e de' loro nomi , che infiniti trovanti in ogni dittretto » e maffimc di quelli , ove fu poi Aquileja, deferti affatto, e paludofi , e di niun conto in que' tali tempi, e di niuna riputazione. Ma pattiamo alla prova, con cui chiaro dicelì apparire, non aver avuto quella pianura, nè popolo, nè abitazioni, dal non vederfi nominata ncflima Città prima d' Aquileja 5 quali che non potette dirli lo ftxtto della tette mentovata Venezia, fra il Tagliamento e la Li-venza , anzi anche di più, conciollìachè molto più tardi , e fino al Triumvirato , durar dovettero ivi con una così fatta regola , le in-nondazioni, i deferti , e la fpopolazionc , perchè prima di un tal tempo fìam d'accordo, che non nacque Concordia, e prima di Concordia , non vedefi in quel tratto nominata mai alcuna Città . Potrà (a) Tlh. dirli forfè con Plinio, che in quelli tali lìti C a ) , ìntericrc Vvnetis lib. m.Cap. Mina& Celina. Ma Plinio fletto rifolve quell'attacco, col foggimi-X1X' ger fubito appretto : Carnis Segefìe & Ocra . Dove fotto il nome di Carni ben lì fa , che in Plinio includelì anche il nollro piano , conforme alla deferizion famofa dell'Italia , che fece Augufto in undici Regioni, e che Plinio fi propofe unicamente a feguitare nella fua 00 Id.ibid. Geografìa (b) . Nondimeno però parlando per U yerità , il fatto sì è , che s'in- troduf- troduffc prima F agricoltura , e poi il commercio: prima la popolazione , e poi le Città . Io dico cofe note, ma pure mi convicn dirle , e appoggiarle eziandio al teftimonio nobiliflimo di Varrone . puit tempHs, dice egli (4), cum rura colerent homincs, ncque Urbcm (&) Varr.dt baberent . Quod tempus fi referas ad illud principium , quo agri coli re Kuft. Lib. funt capti atque in cafis & tuguriis habitabant, nec murus nec porta llt' Ca^ L quid effrt feiebant , immani numero annorum Urbanos Agricola prai-flant. QuefV atfìoma folo, vcriflimo ed antichiifimo , ferve abbondantemente a levar la mafebera , e a feoprir F inganno del predente argomento; altrimenti fenza popolo, e fenza abitazioni dovrebbe dirli anche P Infubria , felice in tutti i tempi , e popolatiflima , dachc Strabone ci afllcura , che nelle età rimotc ella non avea Città (/»)> (b) Strab fenza popolo, e fenza abitazioni l'antica Germania, fc vero è quel Lib. v. pag. che Tacito, teftimonio di vifìa , di ella ci lafciò fcritto (c): IS^ul- 2°4- ^ ^ hts, dice egli, Ccrmanorum Vopulis urbes habitari , jatis notum cfl: mor. Germ^ n? pati quidem inter fe junclas fedes . Colunt difercti, ac diverfi , ut Cap. xvi. fws, ut campus, ut nemus placuit. Vicos locant, non in noflrum mo~ yem , connexis & cobarcntibus adifìciis : fuam qutfquc domum fpatio Cl'fcumdat 1 five adverfus cafus ignis remedium , five infeitia edificanti • l<[c camentorum quidem apud illos aut tcgularum ufus . Materia omnia utuntur informi, & citra fpccicm aut dclctlationcm . Può darli mai un paefe più difagiato di quefio, fenza Città , fenza Borghi, fenza Ville, e , quali dilli , fenza Cafe , c ciò nulla oflantc tanto fèrtile e ricco di Popolo ? Ma , mi fi replicherà , finalmente cotelìi Galli fi cfprimono troppo chiaro , e dicono precifamentc , che tutto quivi era Solitudine : tutte terre incolte e abbandonate: qua tnculta per folitudin-s vidercnt, ibi fine ullius injuria confediffe . Al che lì rifponde, che cotcflc efpref-honi de'Galli meritano interpretazione ben diverfa, come a fuo tempo fi farà vedere ; oltreché infra di effe, s'io non isbaglio , non c'è Sìllaba nè d'innondazioni, nè di torrenti , nè di bofehi o paludi ; ma anche ci Coffe , ciò nulla conchiude , perciocché non dall'umido , ma dalla liceità la lìerilità fuoi procedere , onde la natura formò i ?ftjtt, e le Solitudini, come di quelli elcll' India diffe Erodoto (d): ^i^^rodot v'^cov ydp T0' Tj)y Hai epjju/n tri 5 ^id ri* ^dpt^oe : Indo- Lib. m. pag. ¥** autem tratlus qui auroram fpetlat , propter arenam vafìus cfl . quelli della Libia (* ) : Iwc A//£uwc Ipv^oc, ^ dvuìpo; , (e) U Lib. <*$npo; , ^ avopL/2po; , KSH 4S»\*S *W » * JafxctJo; iv. pag. 322. i9' 1» advn JjVi : Libya- deferta jam plaga efl , fine aqua fcrif-^ke y fine pluvia ac lignis , omni prorfus humore vacans . E di tal natura (a) Strab. Lib. v. pag, 22J. (b) Strab. Lib. v. pag, 204. ( c ) Com-ment. in Front, de Controv. natura .furono anche gli accennati di fopra , come in Strabone ai luoghi fopraccitati ognun può raccogliere . Quanto poi lìa ai Bofchi, e ai terreni paluttri , non fogliono quelli così di frequente confinarli dalla natura fra le terre incolte , e fra le Solitudini , cfTcndo eglino pcr lo più dell' indole di quelli del Lazio , del qual paefe ditte Strabone medclimo, che tutto era fertile (a), r/\\ o\iyav Xùp' : fùìv narct r»u 7rapx?\ixvj ocra. Ìaco^u .or^px' vi et riva. Qp&tvtt j^lj 7ri-rpcoS^h, yg\ ruirx cT « ti\:m$ ap-yu), a%ptl? 7r>.rpct/.*:c : printer litoralia panca , qua paluflrla funt & morbofa , aut fi qua montana funt & pctrofa ; qua tamen ipfa ncque omnino inculta funt , vel infruUuofa , fed lata pabula praflant , vel materia?» , vel paluflres , montanofque proventus . Pur nondimeno , per foddisfarc al genio di chi penfa così , d'iremo, che inquanto alle innondazioni de'Fiumi, e alle Paludi, Strabone at-tefta, ctter ciò comune a tutta la Venezia ( b ) : vAzr3 nè tali fono qui fra noi , che abbian potuto mai invadere, e rovefeiarc , non dico tutta , ma neppur la parte meno ottervabilc di quella pianura . Lift fon tutti noti, trattone.il Lifon- Eifonzò , fin da'tempi antichiittmi, Tagliamento, Torre , e Nadifo-nc i e del Lifonzo fi ha memoria fin dai tempi di Erodiano , della Tavola di Peutingero , di Caffiodorio , e di Giornandc . Niente fi è lutato nelle noftrc Alpi . Scaturifcon eglino dai medefimi fonti di prima , e fcaricanfi per le medefime bocche in mare > camminando iempre a un di preffo fra gli antichi loro confini . Di altri piccoli Torrenti io non farò parola , perche di quelli abbondano tutte le liquazioni limili alla noflra , ne fopra di eftt v' è chi formi una sì magnifica idea. Vcggafi la Geografia Generale di Bernardo Varenio, tino de' più valenti e celebri Scrittori in cotal genere , e che meritò l'attenzione e i rifletti del fommo Eilofofo Ifacco Ncuton (a) : veg- (a) Varen: ganfi le ultime ofìervazioni aggiunte allo fleffo da Jacopo Jurin ncll' &&tU 'Heap* Appendice ( h ) > e s'imparerà, che alterazioni notabili nella fupcrfì-sic della terra, non procedettero mai fe non dal Mare, e che non Vrop.n.pag. fi è pcr anco in Fifica figurato il cafo , che un paefe intiero di- Cap. venti Torrente , o che un Torrente rivetta mai la figura , e P effere XJ/p^ "di terra originale , comporta di que' varj ttrati , che tutt' oggi co- Vrcp. v.pag. niuncmente fra noi fi ottervano , e che furono altrove diligentemente ice. «laminati dal celebre Lcibnizio , nell'Opera fua pofluma , intitolata CJ ^yj££*** "Protogaa, o fìa De prima facie Telluris (e) . ibi, pag. 15. Dei Bofchi poi del noflro piano , io non ho memoria d' averci feq. trovato cenno nella Storia degli antichi tempi , fc non fe del Botto QCJt^[f'9 dedicato a Diomede , al porto del Timavo, o , fc fi avefle a dire, p ^ il che non è affatto invcrifimilc , che lotterò flati in quella prima 44. 78. 79. porzione della Venezia anche Ì due Bofchi facri , uno a Giunone s5-Argiva, e F altro a Diana Etolia , mentovati da Strabone (d) . I Cd) Strab; Bofchi non fon terra infeconda, ma bensì una parte ncceffaria per la Lib. v. pag, coltivazione , e pei bifogni della vita > ed e ben vcrifimilc , che de' 20 ' medefimi non penuriatte mai la noflra contrada . Nel retto i Bofchi ben grandi, e ftcrminati , noti nelle memorie dei fecoli di mezzo , e le tante Selve , delle quali reftano tuttavia le denominazioni nella gran parte delle noftrc Ville, io per me certamente gli ho puittoflo Per effetti deplorabili della deflazione portata qua da Barbari , che •per vefligie della Romana grandezza . Quello è quanto ho creduto bene di considerare tanto in Fifica, chc in Iftoria intorno alla verifimiglianza e piobabilità di un tal apporto, a cui niun peid potranno mai aggiungere le parole , qua *ncult4 per Solitudincs vid, reni , fe ben fi badi al vero e proprio ■l°r Pentimento , e ben fi dittinguano Solitudini da Solitudini ì ciò chc Nerbiamo a dimoltrarc nel feguente Capitolo . D CAPI- CAPITOLO QUARTO. Delle Solitudini , ( a ) Diod. Sic. Ed. Ha-r.ov. 1604. Tom. 11. Lib. xix.pag.e8i. (b) Strab. Lib. xvii. pag. 782. Ce) Georg. Lib. in. rerf. 335). ^fMT^J^ Efcrto , Solitudine , c tratto di terra poco mcn clic abbandonato dagli uomini, è lo flcffo. Dilli poco meno , perchè neppure i Deferti propriamente tali , e perpetui, li veggono intieramente abbandonati . Tali certamente non erano quelli della Media , de' quali diffe Diodoro Siculo (a) : O àn crvrt órne, Tr.ìc, rcov Trctpa. rrv tpruoy otMouv'i cov m. Quod videntes nonnulli ex iis , qui Solitudinem incolebant. Così neppure quelli dell'India , da noi fopra deferitti per bocca di Erodoto , feguitando egli a dire de' medelìmi : EsV Jè 7ro>hà. z'Si'iot, 'LJiiìV, ug\ fcf'x 0p.o%c0.ct e ftringendo il difcorfo alle Solitudini della feconda (a)FideFa-qualità , ci faremo flrada a conseguire il Vero e naturai fentimcnto Jf** L'^' u delle parole di Livio . Nò qui ci cade in acconcio di parlar delle -?* x Solitudini cagionate dall'abbondanza del terreno, non effondo quette proprie, chc de'paefi vaftifttmi , e ttcrminati , come farebbe a dire della Mofcovia , ove non poca terra dicefi per tal cagione , chc retti tuttavia giacente , e non coltivata » di modo che non ci retta pro-Piamente a parlare fe non eli quelle, che dalla guerra, c dalla volontà degli uomini in qualche modo fon provenute . Varenio ce ne ^ un qualche efempio de'vicini tempi ; noi ne cercheremo di più /tw^^ fontani, importando quefli molto più dei vicini al noflro attunto. m.Cap. ix. Io fo, chc Livio, a cagion dell'abfenza de'Con foli , chiamò de- (c) id, Lib. frìtti, La Repubblica ( b ) ; e chc per certa fuga de'Cittadini , Soli- xxx,x« CaP- - x v11 i' **dine ditte etterfì introdotta in Roma ( e ) . Così Cicerone appellò ^ 'C-Ct -tn s°litndi>ie del Foro la fearfezza degli Oratori ( d ) > e Strabone pari- Brut. Cap. niente ebbe a dire ( e ) : EpH/.t/a [Xrtyii\r\ r^ìv w (JLiyctXn uoXte, : U»iu Magna Civitas magna Solitudo efl . Ma qucflc fon maniere d'efpri- L^ J^p'ag» merli , e trasporti del vocabolo , per una certa fomiglianza , a (igni- jolt fàcarc un altra cofa . Propriamente all'incontro fi usò bensì quella voce eia Livio fletto , allor che ditte , chc gli Ambafciadori di Per-feo Re di Macedonia (/) : tranfgreffi jugum Scordi montis per librici (fw;v. !/'£.. Solitudine* , qnas de induflria populando Macedone* fecerant , Scodram xmi. Cap. labore ingenti tandem pervencrunt. Ed ecco una Solitudine nata dalla XX11-volontà degli uomini, e per cagion di guerra , deferittaci molto bc- pn' iCgaU ne dalla diligenza eli Livio . Solitudine compagna ncll' Illirico fletto , lxxvi.. pfoccurata dagli Scordifci ci narra anche Strabone (g)> e deferti (?) Strab. campi, g'pn'^^c c«}piC , abbiamo anche in Erodiano , per timor di «pi, Slatti mino formati da i noflri Aquilcjcfì, in que'lìti a un di pretto, (h)Herodian. chc coftituifeono oggigiorno il Territorio di Monfalcone (b) . Lik vm. Ma niuno al pari di Cefarc fembra chc ci fomminifìri una chia- ^ ?*& ra idea delle Solitudini , là dove de* popoli dell'antica Svcvia riferi- qxo». 167S. fte , che (i) publice maximam putant effe landem , quam latiffime a (i) C ciò che per altro andava fempre a finire nella fccna lagrimcvole , e nel ( b) Ed, ix. trillo annunzio agli antichi padroni, mentovato da Virgilio (b) : Hac verf. 4. mca j-Hnt , r,JCieYCS piìgytfg coloni. Nacque un tal collumc , per così dire, a un parto con Roma me-defima , facendo fede Dionigi d'Alicarnaffo , che uno de' maggiori fondamenti della libertà Romana , e della fua durata, fu V iflituto di (c) Antiq. Romolo (c) , rò ^mirt %a.r curvar rei* -nfìrìScv rote, a'AaVa; woMpLf pa^Z&Edit 7ro'^MC> ' i"-"'7"5 cLpfp&TTofify&cu , (ina** f*v cttor®* dmvou \viù\c fiorava lq>f i6$l etfèa *A»g«^«S W£ avTotq dwos'cìketv vni £"P# rivi rìic •> H3À 71QJM9. voihv ctTroixiac 'paucuav rete, xpwwS-ef crac : Quo videliect puberes in bello captis Vrbibus necari vetuit, aut in captivitatem abduci ; ficut nec agros earum rcltnqui voluit defertos ; [ed in partem regionis forte dividendam Colonos Romanos mini ; atque ita captas Vrbes ex hofiibus Colonias Romanorum fieri. Si conferve quell'impianto nella Repubblica coftantcmcntc , finche fi trattò dell'Italia . Agl'Italiani fi decimavano i tcrritorj, ma non pativano la proferizione , nè s' imponeva loro il duro giogo della fervitù . De'Cartaginefi all'incontro, e altri popoli di conquida , pofti fuori del confine Italico , narra Polibio , allorché fi davano tnp Pct^tlcov ì-n-tTpoirviv : Romanorum arbitrio, alla diferezion de'Romani, che affai più dura era la lor condizione , e come doveano cedere in primo luogo tutto intiero il lor territorio , e tutte le Città chc in effo fi comprendevano j e chc in-noltrc dar doveano fe fletti , cioè tutti gli uomini , e tutte le donne , che in quello vi fi trovavano , tutti i fiumi , tutti i porti , e fin le cofe facrc , e i fcpolcri medefimi ; di modo chc i Romani del tutto, e i popoli, che in cotal guifa lor fi davano, di neffuna cola anche minima rimanean padroni , non eccettuata nemmeno la libertà > e il civile llato delle loro perfone (a) . Molto meno amara era (a) Totyfr. dunque la forte degl'Italiani , de'quali dice anche Appiano al cafo apud Vrfin. della conquida, chc i Romani per mafìima antica di flato, non eran L&gat.zxLW* foliti di ritenere in pubblico , chc porzione delle loro campagne , ove poter fpedire di tempo in tempo le fuc Colonie , perche fervif-fero di freno, e di foggezione ai popoli conquifiati (b) . Ai nuovi ( b ) Jlppian. Coloni foggiunge , che non diflribuivanfi fe non le terre ben colti- c**& Ltb. 1. vate: tutto ciò che avanzava di terre incolte e devastate , rellava in pubblico, e pubblicamente fi facea l'offerta a chiunque della nazione Italica , o eziandio della Romana Plebe voleflc coltivarle (e) ; col (c) Sig.de-debito di contribuire ogn' anno al pubblico Erario la decima delle ^.Jur.Civ. biade, la quinta parte degli altri prodotti, e una certa particolar cap' xvi'. * gabella fopra i befliami , così grotti , come minuti . Si aveano pre- Tom. v. Opp, fiffo i Romani in cotal modo di render fempre più frequente e nu- Medio/. nacrofo il popolo Italiano , che per capo di buona politica confide- ' '* divano come lor congiunto e confederato . Ma dice Appiano , che nacque ben tutto l'oppotto , conciolliachè i ricchi occuparono gran Parte della terra non coltivata , che pretefero pofeia fatta fua col cor-*° del lungo tempo ; e il rclìante levaron di mano ai poveri, o col Prezzo, © colla violenza > di modo chc in vece di crcfccre il popolo Italiano, fi occuparono quelle Campagne eia'foli Servi lavoratori, nulla contavano nella popolazione i d'onelc forfè il nome di Solitudini tudini principalmente acquietarono . Quindi è , come fi ha da Cicero-fa) C/g.^r.. ne , che (a) , cum crat a Tribuno Vlcbis mcntio legis Agraria fall. Cap. xxvk ila y continuo qui agros publicos , aut qui pojfefjiones invidiofas tene-bant, pcrtimcfccbant . Di cotefle Solitudini non fc ne fmarriva còsi facilmente la traccia , perchè di tutte nelle Tavole Ccnforic di volta in volta fi con-fcrvava pubblico accurato regiftro . Perciò Cicerone mcelefìmo dicca (b) Agr. ufo Rullo (b) : rendit Italia poffcffiones ex ordine omnes . Sane efl in aP' lu c0 dìligcns : nullam enim pratermittit . Terfcquitur in Tabulis Cenforiis totam Siciliam , nullum adificium , nultes a^ros rclinquit . Dal che s'impara, chc nelle Solitudini c'eran benitiimo delle fabbriche. C'crarr anchc de' Borghi , e delle contrade , come fi feorge dai capi deffinati ( c ) A?r. iu aUa vendita nella legge Agraria di Rullo (c) : Qu/ agri , qua Loca, l'P' xv' qua bifida, aliudve quid. Ci entravano ifteffamente anche le Città, come dell' infelice Capua narra lo fteflb Oratore , di cui dopo efferfì confultato molto nella confìfeazione della Campania , fe doveva o nò quella Citrà atterrarli, come feguito era di Cartagine, e di Corinto, (d) Agr.u. finalmente dice, che fu prefo, che (d) , fi agrum Campanìs ademif-Cap. xxxii. fent , magiftratus , fenatum , publicum ex Ma urbe confilium fu-ftuliffcnt : ima'^inem nullam reipuhlica reliquiflent : nibil fore quod Capuam tìmeremus . In feguito di chc ne nacque pubblico decreto , eh-'ella fervir doveffe come di granajo ai frutti della Campania , e di ricovero , c di alilo ai lavoratori pubblici di. quelle terre ubertofllimc : Itaque hoc perferiptum in vetcrìbus monumentis rc-perietìs, ut effet urbs , qua res eas , quibus ager Campanus colcretur, fuppeditare peflct : ut effet locus comportandis , condendifquc fruUibus : ut uratores , cultu agrorum defcfji , urbis domiciliis uterentur : ideirco illa adiflcia non effe dcleta Nè rciìavan fuori di un tal regiftro gli fteffi Bofchi , come ci afficurano gli Scrittori de re Agraria ; onde Scriptura propriamente appellava!} la pubblica rendita, che dalle Sel-( e) Sìg.ibi. ve, e da'pafcoli ritraevafì (e). Cap. eod. & Ma fc y>cra nc|jc Solitudini un qualche fito veramente Iterile , e li Tom incapace di. coltivazione, quello non prendcafi in nota , come dedu-Opp.coi. igj. cefi dal rimprovero, che fa Cicerone a Rullo , che volea vendere la famofa Selva Scanzia (/) : Vtrum tandem, dice egli, banc filvam in Cap. tfr' * rclittis pojfcffìonibus , an in Ccnforum pafeuis invenifli ? Dove Adriano Turnebo , relitlis poffeffionibus , interpretai locis flerilibus , qua quod (g1) Ce ^caYl non Poffint, ideirco in Tabulis Cenforiis fcripta non erant , fed Lib. v/?vfrf. neXligebantur . Di quelle tali terre abbandonate intefe anche Virgilio 1:5». in, que'velli (g)i. ^am^ l^amque fub Oebalia mcmlni me turribus altis Corycium vidiffe fenem : cui pauca relicli Jugera ruris erant ; nec fertilis Ma juvencis , 2^ec pecori opportuna feges , nec commoda Baccho. Dove Servio quella voce relicli , interpreta anch' egli , Deferti atque contempti y foggiungendo : Qmù en;m agrum non fperneret nulli rei aptum , non vitibus , non frumentis , vel pafeuis ? Quindi Frontino chiaramente dille (a) > Relicla autem Loca funt, qua five locorum mi- j*^*™*^ quitate , five arbitrio conditoris relitta limitcs non acceperunt. Jag ij^Ed. Tutta quella pubblica, così moltiplice , valla , e ineltimabile la- Baji/. 152S. colta, tutte quelle campagne, tanto in Italia , chc fuori , affittar fi folcano per legge dai foli Ccnfori > ciò che però dovea farli in faccia al Popolo di Roma . Il perchè Cicerone efagera fortemente contro la legge di Rullo , che permetteva ai Decemviri , contro il praticato, di vendere lungi da Roma, e ne'loro proprj lìti cotefle Campagne (b): Ccnforibus velligalia locare nifi in confpctlu Topuli Roma- (b) JLgrar. ni non licet : his vendere vel in ultimis terris licebitì E poco dopo: u CaP' llu Hic permuta fua legt Deccmviris , ut in quibus commodum fit tene-bris, aut in qua velint Solitudine , bona populi Romani poffìnt divenne. £ nell'Agraria feconda ( c) : Velligalia locare nufquam licet , (c) Agrar. m(ì in bac Urbe , boc ex loco, hac veflrum frequentia . Venire vefìras CaP- xxr* ¥es Proprias , & in perpetuum a vobis alicnari , in Tapblagonix tene-ris-> atque in Cappadocia Solitudine licebitì Quantunque nondimeno nelle Solitudini , e nelle Italiane particolarmente, con molta frequenza lì fpediffer Colonie da'Romani , co-me colp autorità d' App^no, e di Dionigi fi è veduto , non è però Cne fempre , o con celerità ne fcguilfc P introduzione ; qualunque di c^ò ne foffe la caufa , che per lo più potè eflère la ragion politica adotta da Cicerone (dal Efl locns qui Coloniatn poflulct : cfl qui pia- ^\^gJ^ nf recufet. E per 1' appunto a i tempi di lui moltiifime Solitudini ' 11 trovavano ancora in Italia , dove Colonie non s' cran mai per anc'o condotte ; ed egli medefìmo , per foggezion del Popolo , e di Pompeo, ne meditava l'anno di Roma 6*9 3. la vendita e la diitri-Dl^ionc, e la fpcdizionc colà di nuovi Coloni (e): Ego autem magna (e) Lib. 1. cttm Atrariorum 'iratia confirmabam omnium privatorum poffefìones : is ad Att.Epift. . • _ . , 1 xvi. alias urn cfl nofìer exercitus hominum , ut tute, fcis , locupletium . Topuio xIX< wtem , cjr Vompep ( nam id quoque volcbam ) fatisfaciebam emptiov nc : qua conflituta diligentcr , & fentinam Urbis exbauriri , & TtalU s°litudi?icm frequentari poffe arbitrabar. Man- Mancò a Cicerone il modo , e l'autorità per mandar la cola ad effetto» ma non mancò a Cefarc , il quale l'anno fub ito dopo, cioè 1' anno 694,. cfTcndo flato creato Confole , per fare anch' egli cofa (a) Intere, grata a Pompeo (a) , portò la famofa legge di diflribuir cotefle So-Lib. ir. Cap. htuuini al Popolo di Roma i di che Dione , che racconta il fatto, ( b )/>*• Lib. nc adduce anche i motivi in qucflc parole ( b ) : Te? n yxp 7rÀw3-o; xxxvipi. TOùV TlohatoV ÙlìipO^Y.QV 99 ( Cttp UTTtp ycpl TOC {JLOLÌlS'X èTCtCTl :(Qo!> ) Cap. 1. Trpoc Ti rx $pyx 7rpo; yieopyixc, ^rpa.t^.ro y ^ tu ^-Àtic;a riti *lxtthittt \

i;a6)(j.ii x Tuvqxflirti Civium enim multitudo , qua in nnmcnfum exereverat, ac fap'uts jam feditionibus matcriam pra bue-rat-, hoc patio ai opus faci end um , & agriculturam convertebatur : Solitudine* autem9 qua) tum erant per Italiam plurima, iterum frequenta-Vantar . Conta vali allora fìa le Solitudini la flefla fertile e ubcrtofa Campania , dove Patercolo e Svetonio amendue riferifeono , che in quell'incontro furono fpediti ben venti mila Cittadini Romani, dopo cento e cinquanta due anni , che quella terra fortunatilfima era (c) Tatere. Hata uferbata al Fifco (c). *Svet Caf Qucfla dunque fu la natura, quefio il fignifìcato di qucflc tali So-Cap. xx. * litudini appreffo i Romani. Effe furono Solitudini improprie, Solitudini nate all' occalìon della guerra , ne importavano per fe fteffe alcuna flerilità j anzi fc ci entrava pcr avventura niente di iterile, trafeuravafi , e niun luogo fc gli folca dare nelle Tavole Cenforie. Erano campagne ottime , c molto ben coltivate , come della mento- (d) iAgrar.V3.ta. Campania Cicerone nc fa un ampio attcflato (d): Unumnc , di* ìi. Cap. xxix. cc egli, fundum puleberrimum populi Romani , caput vejìra pecunia , pacis ornamentum , fubfidium belli, fundamentum vecligalium , borrcum legionum , folatium annona difperire paticmini ? ^in obliti ejìis , Italico bello , amiifis cateris vcffigalibus , quantos agri Campani fruBibus cxercitHs alueritis ? Lo fieno con proporzione è da dirfì di tutte le altre Solitudini , chiaro feorgendofi non meno dalla Storia di Livio ('e)Liv.Lib (c), chc dal prefente piffo di Cicerone, che formavan elleno il ini- xii'v3!'!?'^01" ncrbo dd,e PUbI)Icllc entrate. xllti, Cap. Interpreti ora diverfamentc, chi ha cuor di farlo , quelle noflre xvii r. Solitudini, o, per dir meglio, le parole di Livio fbpraccitate , chc al vivo ce le rapprdentano . Fa dire lo Storico ai popoli Galli : jQw.c ine ulta per Solitudincs vidcrent, ibi fine ullius injuria confediffe : parole, che fenza timor d'ingannarmi, io interpreterò fempre così: Otte* tali fiti , ebe per mezzo le folitudini ojfervato aveano fenza coltivare , ivi fenza ingiuria d" alcuno cjfcrfi collocati. Lo fpazio di terra , al dir di co/loro , che fra le Solitudini videro incolto , e ab- ban- Mandorlato , c chc coraggio ebbero di occupare , Fu un picciol tratto n°n lungi dal fito , ove poi Fu Aquileja . Dunque , dico io, le Solitudini, che gli ftavan d'intorno, cioè adire, la relìantc noflra pianura, ben vafla e fpaziofa , per Forma delie loro flcfFe parole, era belluino coltivata > dunque qucflc Solitudini erano Solitudini improprie, Solitudini nate per volontà degli uomini , e all'occafion della guerra , che non importavano di Fua natura alcuna flcrilità ,- e in cui cofloro ebber poi campo per conFeguente , come abbiam provato , di bottinare , d'afportar armi , e di dare il guaflo alle campagne , e dove due anni dopo , come Fra poco Fi dirà , i Romani Furono in grado di diflribuire a una loro Colonia il numero riguardevole di cento ottanta otto mila e cento Jugeri di terra Fertile, e ben coltivata. Nondimeno, mi Fi può ripetere, quel fito a buon conto, che occuparono , era Fenza dubbio Fpopolato, e Fenza coltivazione . Tale «gli Fall Fenza contraddizione. Ma chi Fa, che quel terreno non FoF-fe anche allora, come in preFcntc, del genere chc ci deferive Cicerone ( a ) , propter peflìlentiam vaftum atque dcfcrtum : e perciò ab- (a) \Agrar. bandonato in relietis pcjjcfjìoìiibus ? Noi abbiamo certamente da Vitru- u»Cap.xxvu Viò , che i Romani dovettero provvedere alla Falubrità dell' aria eì' Aquileja , coli' aprirvi delle Folle , chc comunica/Fero coli' Adriatico (b). (*0 Fkfé Quella , credo io , e parmi di crederlo con Fondamento , sì è la * ' l' aP* ^*a più Facile e piana, abbandonati i Deperti dell' Affrica , e dell* Arabia, tanto celebri, e tanto rari, di conlcguire il vero e naturai cntlrnento delle parole di Livio. Da cui s'impara innappreffo , che ^lIc^a noflra pianura annoveravafi molto anticamente Fra le Solitudini italiane . potrebbe chicdcrFi a quello paffo, in qual guerra cotefla pia-m"*a abbia a crederli veramente , chc ve/liflc il carattere , e la fi-^Ul'a di Solitudine i al chc fi rifpondc , che effendo la medelìma in quelli tali tempi, come fi è dimoflrato , una porzione dell'antica Vc-nc*ia, ciò non potè naFcerc Fe non al caFo, chc la Venezia llcffaper-Vcnr>c tutta in poter de'Romani. Che Fe COi>\ c 9 come gli argomenti finora addotti , Fembra chc ^°u lafcino luogo a dubitare , noi veniamo a Fcoprire una verità , in° a quì ftata in dubbio appreflo tutti gli Eruditi i ed è , chc la(c) Sig. de Jf*«ezia, non ptr volontaria dedizione , come han pcnFato molti , ^nj* ra * quali il Sigonio , e il MarcheFc Maffci (c) , ma per Forza à* c** xxv/ ' «Wtìi , colric Gioiti altri han creeluto , paffaffe finalmente in dominio Tom. v. opp. ^ Popolo di Roma . Ci muove a così credere anche il vedere , clic co^ 111' grinta un'anno dopo , chc a giudizio noflro Fu Foggiogata la Ve- ^^*j#t ^ezu, Fu da Romani condotta in Aquileja una Colonia Latina , ciò u. coi.'su' E chc che non Folca farli Fc non nelle Solitudini, cioè a dire nelle campagne di pubblica ragione ; non effondo da attenderli il riflctto del dotto Signor MarcheFc Maffci, che fi piantane qui Colonia come in terreno acquiftato da que' dodici nulla Galli, chc qua diFccFero nel 567. e non in terra de' Veneti ; conciofiiachè quello di cotefii Galli Fu latrocinio piuttofto che pofleflb , ed eran quivi, per affettato di Livio, le Solitudini raolro prima che ci en tratterò i Galli . Ma nuova difficoltà e" inForge intorno alla Fpedizione di quella noflra Colonia , ci chc in Feguito Feparatamente ne parleremo. CAPITOLO QUINTO. Della terra diflribuita alla Colonia Aquilejefe , c della fua quantità j e deW origine , e patria di que Coloni . Onfignor del Torre , uomo d' alta flima , e di chiara memoria , Fu d' oppinione, che non comprefì i BoFchi, le Paludi, gli alvei de'Fiumi , e de" Torrenti, oltre le terre , che non s' attegnavano nella diflribuzionc a i nuovi Coloni , conofeiute pretto gli Scrittori de re Agraria, Fotto i nomi di Loca publica , jubfeciva, relitta , ed infoltita * Folle difpcnfàto alla Colonia Aquilejcfc, confluente in tre mila Fanti, quaranta cinque Centurioni, e dugento quaranta Cavalli , in ragion di 50. Jugeri pcr ogni Fante, di 100. per Cavallo , e di 140. per Centurione, uno fpazio di terreno FruttiFero , aFccndcnte a un quadrato di miglia lèdici Italiane ; di modo che le rettane aflc-(a) De- Col. gnat:i ,3 ma film a parte di quella pianura (a) ■ Ma l'erudito e di-Forol. Ed. ligente Signor Commendatore Conte Gio: Rinaldo Carli vi Fcoprì errore nel conto , e rtdufle la diflribu zinne al fuo vero clic re di Jugeri 188100. e non di 228000. come pcr isbaglio a Monifìgnor del Torre uFcì dalla penna > Formandone indi un quadrato di Fole miglia quattordici e mezzo (b). Ciò però nulla ottante Fu di parere , che non Folamentc la maflima parte , ma tutto il territorio dal Tagliamento al Timavo , ed alle Colline foflc comprcFo in quella dillribu-zionc. Se però è lecito a me P entrare in quella difputa , io dubito Fortemente , che nè P uno nè P altro abbiano ben colpito nel legno . Quando Monfìgnor del Torre nel 1700. pubblicò la Fua Dittcrta-2Ìonc de Colonia Forojulienfi , vivea tuttavia nella pcrFualione 9 che il piede Kom. 1700. pag. 319- (b) Delle Ant. Kom. dell' lftr. pag. 2 SÌ& bra chc ; fecondo ti Caflini , ne volcffero a ciò fare fettanta quattro ^ I74I* Romane. Ma il Cornino Geografo Guglielmo de Lislc , colle mifurc^* alla mano e col confronto diligente delle antiche Vie Militari , fece poi vedere il divario con maggior perfezione , c dimoflrò , che fettantaanque miglia Romane , e feffanta delle noflre comprendevanfi in un grado , e che cinque miglia Romane corrifpondevano a quattro delle noflre moderne ; in guifa ebe il paffo e il piede Romano in confronto del moderno , per tirar bene i conti , non abbiano a calcolarli fe non come cinque a quattro . Vcggafì P aureo fuo Trartato , intitolato : Jujilocation des mefurcs des anciens cu matlcre de Geograpblc, inferito negli Atti della fueldetta Accademia (c)t e P accurata doppia Tavola da lui formata , in cui (c) Ed!t. vedefi delincata l'Italia, la Grecia, il Mediterraneo , &c. col calcò*Jtm^eL 1714. lo prima tifato , pollo in confronto di quello da lui propoflo > e ^* Z27' l^ro li feorgerà , come fui metodo tifato , non ballando pcr efem-all' Italia il noflro continente , bifbgnava portar dentro in mare 1 ^aggia fua di levante , e intaccare feonciamentc vcrlb P Affrica , C ^a Grecia, per lungo tratto il Mediterraneo» laddove , col calcolo * de Lisic > fj veggono prefervati fedelmente i lidi medefimi nel fuo ^Cr° e naturai fito , e difllì molto bene gli antichi Itincrarj , fpeffe ^° j c pCr ]Q più ingiuflamcntc querelati dai moderni Geografi . e ^uì defrauderemo della fua giufla lode anche un illulìre noflro ^'diano, vale a dire il ChiarilTimo Signor Marchcfc Maffci, il qua-c°n mifure , e con dilìanzc di Città a Città , e di luogo a luo-£° > e maiTimamcntc di quelli, chc, dal numero delle miglia Roma-* 1 nomi di Quinti verbi grazia ottennero, di Settimi, di Vìgcfi-Urto anch'egli ncll'offervazionc fleffa del de Li^le, e fc nc pro-^ d'ayer quindi imparato (d), come le miglia Romane eran ml-,As ~* 1}, novi l~ . .ir ■ ) rcr.ui. '« quinta parte delle moderne . Tart. 1. Lib. Con quella proporzione, dopo feopcrta dal de Lislc , e dagli al- vi. col. 1^2* /* Una tal differenza , il mondo erudito fi è avvifato fempre di for-arc i calcoli fra il piede Romano e il moderno . Il che dovendo Ctguirfi anche nella mifura e diflribuzion delle terre, fatta ai Colo- E 1 ni ni Aquilcjefi , ne riFuItera una fomma molto minore di quello che non li è penFato finora , c chc Moniìgnor del Torre fiFsò in piedi quadrati moderni 28800. pcr ogni Jugero , o fia in palli parimente quadrati di cinque piedi l'uno 11 52. Imperciocché efTendo il Juge-ro, o fia Campo Romano uno Fpazio compollo di due Atti , o vo-gliam dire quadrati , ciafeun lato de'quali è piedi Romani 120. avendoli a procedere con una tal proporzione , fi dovrà battere dalla detta Fomma il quinto , cioè 24. ed il refiduo 96". Farà la mifura di detto lato , ridotto in piedi moderni . Si moltiplichi in Fe fletto quello lato di piedi 96. e darà di prodotto 9216. chc è uno de* Fuddetti due quadrati , o fia mezzo Jugero in piedi correnti quadrati . Si doppj quello numero, e fi avrà l'intiero Jugero in piedi quadrati moderni 18452. Si divida quella Fomma per 25. e ne riful-teranno patti quadrati di cinque piedi l'uno 614. piedi 2. vero importar d' un Jugero , ridotto in piedi moderni ; di modo chc il divario ben rilevante , da un calcolo all'altro , aFcendc a patti Romani 537. e piedi tre per ogni Jugero . Ma perche nel Fare i confronti , altro divario potrebbe incontrar-fi , cioè quello chc fi ottcrva fra il patto moderno di cinque piedi , e la Pertica, o fìa Tavola di fei piedi pure moderni , con la quale, e non col patto , fogliono comunemente mifuraifi , e calcolarfi i nottri campii prima di paflar più oltre, farà ben fatto levare anche quello divario, dividendo non più per 25. i fudelcrti piedi quadrati 18432. ma per 36'. il chc fatto , ne rifultcranno Pertiche quadrate J12. alle quali vicn dei pari a corrifpondcre la mifura elei Jugero . Ripigliando ora la dittribuzionc latta ai Coloni Aquilcjefi di Ju-geri 188100. fi moltiplichino quefli per 512. e li avranno Tavole quadrate 9^3 07 200. Si divida quella fomma per Tavole 840. le quali formano un Campo al comune calcolo del Friuli i e rifultcranno Campi della noflra mifura '.n^.s^i. quarto 1. Tavole 150. che ridotti in quadrato , importano , per ogni lato, miglia nove Italiane , e quarti tre: patti fettanta tre, e piedi tre e tre quarti, in cui confitte lo fpazio vero e reale del terreno , che fu distribuito ai noflri Coloni . Se poi con quella dittribuzionc vcniiTe loro ad attegnarfi, o tutta, o la mattima parte della noflra pianura , non potremo meglio defu-merlo , che dalla Carta Geografica del Friuli, formata eP ordine pubblico , verfo il fine del fecolo pattato , dal diligente nollro Geometra Riccardo Cima , chc fi conferva deferitta a mano , e chc fi confiderà per la più efatta . Il nollro piano delineato in detta Carta.» procc- procedendo da Fcttentrioné a mezzo dì , può prenderli da Tricefimò foo alle Fpiaggie di Mirano : e dai due lati di ponente e levante , da Spilimbergo lino a Cividalc , e da Madrifìo di Varmo fino a Mon-ftlconej e fi troverà per ogni verFo, da un punto all'altro, P cflcn-fìonc a un dipreflb di miglia venticinque . Formato in tal modo un quadrato di venticinque miglia Italiane per ogni lato , noi troveremo , che il luo contenuto aFccnde a miglia 6lf. quadrate » le quali ne produrranno Feicento venticinque milioni di palli moderni quadra-ri di cinque piedi l'uno,- che ridotti in pertiche di Fei piedi, Formano la Fomma di quattrocento trenta quattro milioni : vcntiFctte mila cento , e Fcttanta Fette pertiche quadrate j le quali diviFe pcr 51*- armano Jugcri 8477 io. e pcr 840. Fanno Campi della noltra mifura 516700, Aggiungali il tratto , che da Madrifìo in giù forma penifola fra il Tagliamento e il Mare, non comprefo nel Fuddetto quadrato , e ne multerà un altro quadrato di circa miglia cinque per ogni lato} il di cui contenuto eflendo di miglia 25. quadrate, nc produrrà venticinque milioni di palli quadrati , che , ridotti in pertiche come fopra , ci dai •anno la fomma di elida fette milioni , cento e undici pertiche quadrate; le quali divife per 512. formano Jugcri 33908. € Per 840. fanno Campi della noflra mifuro 20668. ^nifeanfi quelle due fomme , e fi vedrà , chc la noflra pianura Tagliarncnto al Timavo, e dal Mare alle Colline, comprendeva 88iyi8. o fieno Campi della noflra mifura 537368. Si Fot-traggano le terre diflribuitc agli Aquilcjefi, cioè Jugcri 188100. o ^cn° Campi 114651. e avanzeranno Jugcri 693618. o fieno Cam- della noflra mifura 422717. cioè la maffima parte della noflra ( a ) Spor. Pianura j che è tutto l'oppoflo di quanto, per crror di calcolo , Tom. ut. Caddc in pcnlìcro ali' erudito Monfignor del Torre . Ne gli alvei de' ^fven!' ll0flri Fiumi e Torrenti , o altri fìti flerili ed inFecondi Fono tali , ,7^ò. y gettare a terra un avanzo d'elle n fio n così valla, come altmvc fi (h) Defcr. ^la un a]tra controverfia , intorno a cotcfla noflra Colonia, chia- Èd?Utin. ma di bel nuovo la noflra attenzione, per quello che in tal propo- 1604. "tù ci lafciò fcritto Giufeppe Sporeno (a), feguitato da Ercole Par- Oy Jjf** tCnopco (t), da Enrico Palladio (e), e ultimamente ancora, il che ' 31.'33\ Par ben troppo, dalla buona fede di un nollro Accademico (d). (d)T>{uov. ì, S' immaginò lo Sporeno , che le Colonie Latine acquiflalFero di ^ Latinc il nornc 9 perchè i Coloni in effe condotti, Follerò veramente J^jÌ%4.^f u°niini cavati Fuori, non da Roma Folamentc, ma da tutto eziandio yen 17,54. il '5 8 DELLA GEOCRAPTA il rimanente Lazio , e fpediti quindi da i Romani a popolar qucflc Colonie così latte . Ed cttendo Aquileja una delle Colonie Latine , pafsò egli fu quella baie ad innalzare un vago edilìzio , e diedefì a credere, che i Coloni Aquilcjefi fonerò una turba di gente , eftratta per P appunto da quali tutte le Città del Lazio , e , fe quello non balla , da molte ancora altre Città della Tofcana, dell'Umbria , della Campania, de'Bruzj, e del Sannio; i quali giunti in Aquileja, fi divide 11 er pofeia fra loro , e , 1 epara tifi i Cittadini di una Città da quelli dell'altra , pa(Tallero quindi dalla grande e principal Colonia Aquileja, a diramarfi , dirò così , in tante piccole Colonie , quante fono a un di predo le Terre , e i Villaggi della noflra Provincia (a) Spor. (a) . Il che s* ingegnò egli di provare colla fìmilitudinc e analogia ibi Lib. i 11. de' nomi delle medefìme , con quelli di parecchie antiche Città del Libi m'/Mf! Laz*° * c ^tri Pacn" • f iuca veramente non potea cfTer condotta , 275. * nè con più grazia, nè con più bizzarria, quando a dirittura non fi opponefTc al fatto, e alla verità. MaiTìma originale del governo di Roma fin da Romolo lìcflb , li è provato di fopra , chc fu , captas Urbes ex boflìbits Colonias Romanorum fieri , e non già in verun modo Latinorum . Il perchè fin dalla prima legge Agraria , propofla Panno di Roma 267. dal Confole Spurio Calilo Vifcellino , di divider le terre per metà , e di di-flribuirnc dimidium Latinis , dimidium Vlcbi , fi viele opporli con ri-foluzionc l'altro Confoie Proculo Virginio Tricoflo, e a protettale , paffurum fc ajfignari agros , dum ne cui , nifi Civi Romano affignentur (b) Liv. Lib. ( b ) . Nè mai più fu propofto in quella Repubblica di chiamare i 11. Cap. xli. Latini in parte della divifìon delle terrei ma il tutto , per tettimo- (c) Hygin. nianza di Igino, fu pofeia diflribuito (e), aut vicloribus populi Ro- mani Civibns , aut emeritis Militibus . TrovcraHi bensì de' Latini, che giugnetter dappoi a tale arroganza , di proporre l'anno 413. col mezzo di Lucio Annio , uno de' loro Pretori , in faccia al Senato eli (d) Liv. Lib. Ronia (({) ^ Conf'dcm alterum Roma , alter um. ex Latto crcari oporte- re : Scnatus partem aquam ex utraque gente effe : unum populum, unam Rcmpublicam fieri . Ma fi troverà altresì chc Tito Manlio Torquato , Confole di quel tempo, con indignazione d' animo gli rifpondettc , che , fi tanta dementia Tatres Confcriptos cepiffet , ut ab Set ino bomi- (e) Sig. de ne k&es accipercnt , gladio cincium in Scnatum venturum fe effe , cjr ant.jur. quemeumque in Curia Latinum vidiffet , jua mante interempturum . hai. Lib. 11. Quindi è , che Carlo Sigonio , uomo di quella valla letteratura , Tom.v. òpp. cne °gnun fa , fece veder per tempo P error maittmo , e la falliti Col. $2$. evidente di un tal fuppollo ( e ) ; Efl mihi , dice egli , dcinccps de jure jure Coloniarum quarcndum, eujus ignoratione multos adirne in maximos, & turpijjìmos errorcs video effe prolapfos . Sunt qui noflra aiate feri-Pferint, Latinas effe, in qU4S hommes ex Latio ejfent adj"cripti > alii , qua in Latium effent deducla. Quarum opini onum utraque ita vacillai <&• claudicat , ut nulla poffit effe infirmi» . Quid efl enim , cur ulla fentcntia dclcBcmur , qua aperte Liviana auBoritate redarguatur ì An Colonia Latina funt , quo Latini adfcriptì funt ? ìmmo vero quo Cives Romani . Anche Mcnfignor Filippo del Torre Foprallegato , e citato dal ChiariiFimo Signor Abate Lorenzo del Torre , Fuo Nipote , nella erudita Lettera in dlfcfa dell' immortale Fuo Zio ( a ) , ai dì noflri (a) ebbe a dire del Palladio ( b ) : Valladius Lib. n. cum apud Livium Race. Opufc. legiffet , Latinam Coloniam Aquilejam dcduBam , putavit ex Latinis ÌV1-Pa& bominibus confcriptos fuiffe Colonos . Jtt minus rcBe . IS^am Latina Co- S^rìfuL pag Ionia diceba:itur , non qua ex Latto, fed qua )us Latii , feti Latinità- $j7. tis acccpcrant i Civium vero Romanorum qua donata erant )ure Quiri-tium . Laonde cola affatto llrana ci Fembra , chc ai rempi noflri cotanto illuminati , tuttavia Fi trovi chi non Fi faccia fcrupolo di adottare un limile penfamento ; c ciò tanto più , quanto chc il Sigonio fonda molto bene il fuo giudizio full* autorità gravifiima , e incon-traftabile di Livio, predo cui leggiam di fatto alf anno 312. come 1 Romani fpedirono in Ardca, Città de' Ruttili , una Colonia Latina, a cagione, che gli Ardeatini per Pintefline difeordie, s'eran ridotti in pochi; in maniera però, dice Livio, che il numero de Ru-tuh fupcraffe quello de'domani (c) : multo maprc parte Rutulorumrc) Liv. Ltb. Colonorum, quam Romahorum fcripta. Così all'anno 418. fi legge al- iv. Cap. x/. tra Colonia Latina fpedita in Calvi (d)j ut ben: fido pravenirent de- (d) Id- Llb-fld erium Tlcbis > cioè , pcr pi.evetiÌTé le inquietudini della Romana Plebe , colla fpedizionc in Calvi di due mila c cinquecento di quel popolo, in figura di Coloni, ornati del Gius del Lazio. Ballar dovrebbero quelle due Colemie addotte in efempio , per conoscere , chc non le genti del Lazio ., ma i Cittadini Romani erano 1ll,c]li , chc di mano in mano q dcncui:iVano a popolar le Colonie Latine. Ma non provano niente in paragon dell' argomento allegato **j Sigonio , di ben dodici Colonie Latine in una volta , che da Li-Vl° altrove pcr Latine efprcflamcnte fi dichiarano (e) i e chc (e) Liv. lib. ^conda guerra Punica ricufarono di contribuir gente, e danajo al Pe)- xxix. Cap.xv. P°lo di Roma Agli Ambafciadori delle quali i due Confoli, Quin-to Fabio Maifimo e Quinto Fulvio Fiacco, andavano dicendo, cintando , che Fe ne tornalTero indietro (/) , in Colonias fuas , & ^ ^ timquam integra re locati magis quam aufi tantum nefas , cum fuis xxvn. C.ix. con- confulerent : admonerent non Campano* , ncque Tareniinos eos effe , fed Romano* : inde oriundo* , inde in Colonia* , atque in agrum bello ca-ptum flirpis augcnda caufa miffos , qua liberi parcntibus, ca illos Romani* dcbcrc , fi ulla pietas, fi memoria antiqua patria ejjet . A quelle cFprelFioni di Livio ben ciliare, e ben importanti , non regge a nclTun patto F oppinion Fantaftica dello Sporeno , e Fc ne Fcorgc con tutta evidenza l'inganno, e la Fallita della Fuppolìzione , derivata, di-(aj Sig.ibi. ce il Sigonio (a), ab ignoratione Latinitatis : dal non Fapernc nulla col. 399. nella materia del Gius Latino. Ma Fc lo Sporeno tanto poco nc Feppe nella materia del Gius Latino, molto meno, fc pur può dirli , ne intcFe intorno al general fìflcma delle Colonie . Niuna Colonia di qualunque Forte , ne grande , nè piccola , Fotto il dominio della Repubblica di Roma , potea piantarli , lenza l'autorità cFprelTa d'una qualche legge Agraria , o ( b) Sig.tb?. pfefa in Senato , o promulgata per Rogazione del Popolo (b) i e Cap. 11, col. ^ conFegucntc gli AquilejcFi niuna popolazione, o vogliam dire piccola Colonia , potean da Fe mandar Fuori , oltre i limiti delle terre Coloniche , nel rimanente territorio . Imperciocché , Fegnata eh' eraFi in Roma la legge , mandavaFi la Colonia i e ne Feguiva la diflribu-zion delle terre in quella quantità , che parca Fufficicnte a i fogget-( c ) Liv, Lib. ti a tal Ufizio dcftinati . Eodcm anno , dice Livio all' anno 560 ( c ) , xxxv.Cap.ix, Coloniam Latinani in agrum Tburinum triumviri deduxerunt, Cn. Man-lius Fulfoy L. .Apufiius Lullo, 0. sEliits Tubero > cujus lege deduceba-tur . Tria milita peditum ierc , trecenti equites : numeru* exiguus prò copia agri . Pari potuerc tricena jugera in pedites , fexagena in equites . Apujìio autlore tcrtia pars agri dempta cfl : quo pojlca fi vcllcnt, novos Colonos adferibcre pojfcnt . Viccna jugera pedites , quadragena equites acccperunt . Da un tal racconto Fpicca mirabilmente P economia de'Romani nella dillribuzion delle terre di pubblica ragione, e il dominio e pofTeiFo , chc reflava loro affollitamente Fopra gli avanzi , cioè a dire Fopra tutto il rimanente territorio Colonico . Quindi è, chc diligenza tuttavia maggiore fi trova, chc ufarono , acciò i Coloni non oltrcpaffalTcro i confini delle terre loro affegnarc . Circondava-(à)Var. de no ? dice Varrone, colf aratro i Romani la nuova Colonia (d) : Tau-L. L. Lib. iv. ro & vacca interiore circumagebant fulcum , acciocché il giro della Città fi riducete a certi limiti . E colf aratro iflcffamcnte cingevano il territorio, come apprcndefi dalle cfpreflioni di Cicerone contro Mar-fe) Tbili canton^° (*) : Cafilinum Coloniam deduxifli , ut vcxillum tollcrcs , & il. Cap.'xt. aratrum circumduccres . Cujus quidem vomere Tortam Capua pene per-flrinxifli, ut fiorenti* Colonia territorimn minucrctur , Dcn- Dentro i limiti di un tal territorio feguivà la diflribuzion delle "terre ; il cric d' ordinario faccafi colla parlimonia fopraddetta , e bene fpeflb in termini molto più riflrctti , a tcnor della legge , o fia co-flumanza Agraria antichilfima , di non diftribuire fe non due Jugeri pcr Colono, come Siculo Fiacco ci lafciò Fcritto (a) : Vocabulum fa) Flac. de Centuriis ex co datum cfl, cum antiqui Romani agrum ex hofìe captum Jtymìn.^gr* vittori populo per bina Jugera partiti funt , centenis bominibus ducen- Limtt' tena Jugera dederunt . Et ex hoc fatto Centuria jufle appellata cfl. Quindi è per efempio, che veggiamo , ebe alla Colonia di Vibone, o fia Valenza , non Fi diFpcnFarono più di quindici Jugeri per Colono (fc) . Così in quella di Saturnia dicci CO' in quella di Parma Ot- ( b)£fo£tf. to (d) : in quelle di Potenza e Pcfaro , Fei (e) : di Modena e **xvj^XL-Gravifca , cinque (/) > c finalmente in quella di Satrico , due e mez- xxxi^' Cap *o (g) , e di Lavico , e Terracina , due Foli Jugeri fi diFpcnfarono tv. (b) . Rariulmi in conFcguenza fi veggono i cafi , in cui la Rcpub- ^) tb^ blica di Roma più di così allargale la mano nella diftribuzion del- xxxtx. C^," le terrei uno de'quali può giuftamente dirli quello della noftra Aqui-xliv. hja , fpedita l'anno 572. e decretata l'anno 570. cioè ncll'anno ftcf- £0 lbl^ ^° > in cui cond.otte furono Modena, e Gravifca, e in cui fi diipen- xL*Cap. Hirono ai Fanti, cinquanta Jugeri: a i Soldati a Cavallo , cento; e xxix. si Centurioni, cento e quaranta per ciaFcneduno (i) . Nè io Faprci qual altro efempio aggiungere a quello d'Aquileja , fe non fe quel- ( ^ lo di Bologna, condotta Colonia Latina Panno 5CT4. e P altro di iv. Cap. Lucca, fatta Colonia Romana nel 57^ ne'quali Bologna fu diftinta , XLv"* colla difpenfa di cinquanta Jugcri per Colono , e di fettanta pcr ™' * Cclp' ciafehedun Soldato a Cavallo (k) E, Lucca riportò anch'elfa una (i) Liv.Lib. diflribuzionc gcncroftìfima , in ragion di cinquanta un Jugero c mez- XL- CaP-10 Colono (/). (k)*LZ* Ma in qualunque modo nc FeguifTc una tal diflribuzionc , o con xxxvu. mano parca , o con gencrofa , la vcrita sì è , che i Coloni furono CaP- lvii, fempre alla condizione, di flarpcnc rinchiufi e confinati entro i pre- i^/^f'*" c'dì limiti delle terre diftribuite > c il rimanente territorio reftò inXVu. °gni tempo in podcftà aflbluta de'Romani , quo poflea , dice Livio , ( m ) /o: flo-6 "jcllcnt, novos CoUnos^ adferibcre poffent . Quindi perchè le Colonie ^jj^^cS. non aPcraffcro , per così dir di un palmo , i confini delle terre afte- Xl. Et accu-&natc , nacquero quelle tante leggi Agrarie , delle quali ci reftano ratius ap.Si-«Uttavia i Frammenti , e malFime delle leggi , Peducea , Alliena , e g£ «Jj ra°ia , colle quali comandavafi la pofizionc eFatta e regolare de1 ter- jfn\ j*r |f ,nini , e le pene ben pefanti e rigorofe , contro chi gli alterane . ubi Flavia hx btoites. dice la lceec Fabia (ni) , Dccumanique ut fiant , terminile 'ppellatu*, F jiatuan- flatuantur , curato. Otti fines ftatuerlt, fines borum fua atto, dum ne extra agrum Colonicum, territoriumve fines ducat. Quiquc termini bac lege fiatuti crunt, ne quis eorum quem eijcito, ncque loco moveto fciens dolo malo. Si qnis adverfus ea fecerit, in terminos fingulos, quos ejecerit , loco moverit, fciens dolo malo, SS. F. M.7^. inpublicum eorum , quorum intra fines bic ager erit, dare damnas efio . Più chiaro di così non può certamente metterli in cllcrc , che alle Colonie , di qualunque Forte e condizione elle li follerò , non rcflava il menomo arbitrio d' alterare i confini de' Fondi Colonici , e di portare a lor capriccio la popolazione oltre i termini del terreno alle medefìme diflribuito, (a) Spor. Venga ora lo Sporeno a perfuadcrci (a) , Aqulleìam Coloniam ex loc. ctt. pa«. . , , , fl ■, , r t . . . , . c * Latto aedtatam ì Oppida cjr Urbcs cum in Latto, tum Etruria , Umbria, Campania, Brutlo, & Samnio multas fuiffe , ac nunc extare , quorum nomina Vici , & Loca Forljnlli babent . Venga dilli , e Fu quella traccia Faccia volare a Fuo talento la popolazione de' Fuppofli Latini e altri popoli , non Folo a Udine e per tutto il piano Friuli , ma ne* colli ancora, a Scgnaco , Tarccnto, Nimis, Collalto, Buja , Fla-gogna } e nelle montagne eziandio più alte della Carnia , interpretando allegramente i Villaggi di Amaro , Sudrio , Avaglio , Sezza , Voltrts , Saurìsy Invilirlo, Ampezzo, Mieli, Encmonzo , per tante diramazioni de'Cittadini delle antiche Città di Amelia , Sutri , Avel-( b ) Sp»r. la, Sczza, Felctrl, Sora , Fella , Dampezia , Imclla, e JZpmento ( b ) , ibi.pag.197. che non troverà negli uomini di Fenno , chi gli Faccia buoni cotcfli Fogni . Si è già dimoflrato poco Fa , che Ioli Campi 1146'ji. cioè la quinta parte , o poco più , del piano Friuli di qua del Tagliamento , Fu difìribuita ai Coloni Aquilcjefi , oltre i quali confini non era lecito alla Colonia di flcndere il piede; e che gli altri quattro quinti , o fieno Campi 422717. per confcgucntc erano rimafli in afloluto e picn dominio de'Romani , quo poflea fi vellcnt , novos Colonos adferibcre poffent . Dal che ben fi comprende , quanto lungi dal Fatto andafìc, e dalla Storica verità, la Fantalìa Fervente dello Sporeno , immaginandoli innondato dagli Aquilcjefi Y intiero piano Friuli , e quel che è maggior coFa , le montagne ancora ; le quali come fi dirà, pur non panarono in poter de'Romani , fe non Fcflanta Ì5 Fettant'anni dopo la Fondazione di quella noltra Colonia. Ne mi fi dica, chc la Colonia Aquilcjcfe , dodici anni dopo la diflribuzion delle terre , Fu accreFciuta di mille e cinquecento Fami-(c) Lh. Lib. glie (c) , e che a quelle forfè potè aflcgnarlì la rimanente noltra xLin. Cap. pianura ; imperciocché non regge un tal Fuppollo , nè Livio chc rac-xix' conta il Fatto, regiftra in verun modo una tal circoflanza; oltre di chc che troppa terra era quefta > perchè sì poca gente andafTe a coprirla » e gli Aquilcjefi chiedean FoccorFo per mancanza di gente, e non per diFetto di terreno. Si lagnarono, dice Livio, i medefimi (a) , Coler- (&) Id.lbia*. niam fuam novam & infirmam , needum fatis munitavi , inter infcflas C*P> l* nationes ijlrorum , & Illyriorum effe . Troppo ballo era il loro numero , e dovea forfè diminuirli alla giornata, tra per le malattie, e per gli accidenti delle vicendevoli fcaramuccie , e per le diferzioni , cagionate dal tedio di dover fhrfcnc dì e notte all' erta contro sì barbari , e inquieti confinanti . Il perchè a riducila loro , pojlulantibus .Aquilejenfium legati* , piegar dovette il Senato a foceorrcrli con un ù fatto rinforzo, nel modo flelfo, che videfi praticato in altri tempi con Venofa (b) , e con Narni (e) > il chc per altro trovali , (b) Id. Lib. chc fu negato alla Città di Cofa (d) . Non così ai Piacentini , e ***ly Citp' Cremoncfi, allora quando (e) , ut quarentibu* inopiam Colonorum , (c) Id. Lib. alii* belli cafibus, aliis morbo abfumptis , quofdam tadio accolarum Gal- XXXIIjJ^,j* lorum reliquie Colonia* ; decrevit Senatus , ufi C. Ldius Conful , fi (e)In Folamente nelle incombenze , e ne' peli, ma eziandio nelle rendite, e ne' Fondi loro Colonici. Ed ceco per ogni dove ito da Fe medefimo in rovina coteflo edilìzio , malamente innalzato dalla troppa ignoranza dell'univerfal Filicina delle Colonie , e peggio ancora Fondato Fulla caduca e FalFa baie , che le Colonie Latine , non da Roma , unica Forgente delle Colonie, ma da tutte ancora le Città del Lazio ufcilfcr Fuori. F 1 capi- CAPITOLO SESTO. Del confine antico dell ifiria col Timavo , e della mutaxion di un tal confine dal Timavo al Formione ; e fc Tlinio, quando avvertì un tal cambiamento , parlaffc Civilmente 3 o Geograficamente . Sfà^Sfc^3|e9 Olto ógni dubbio nel Capitolo precedente fopra le due difficoltà , mette a campo intorno alla spedizione della Colonia Aquilcjcfc , e dimoffrato avendo prima diffu-famentc , che dalle età più rimote (in verfo i tempi d'Auguflo, la Venezia , mediante il mede fimo noflro territorio , andava a terminare alla fponda deflra del Timavo , tempo farebbe di far vedere, come fi è propoflo, chc anche P Ifiria dall' altro canto ftcndevafi fino alla finiftra di detto fiume > quando il fo-prallegato Signor Commendator Carli, colf autorità di Strabone , di Servio, e particolarmente di Livio , ove trarrà della guerra Iflrica , non ci avelie con accuratezza , e con piena erudizione prevenuti ^ R C^) • Al che io non faprci clic aggiungere , fc non che ciò fembra iJlPlftupag Potcr confermarti colf autorità di Lucio Ampclio, preffo di cui veg-2o. gcndofi collocato il Timavo (b) , In Illirico, par che quell'Autore (b) L.Am- avcflc in mente la Geografìa più antica , in cui P Ifiria nell'illirico Lu*a\Bat ^°*ca comprendere. Oltreché una tal verità coli'epoche fleffe favolofc 1655- P"g* potrebbe illuflrarfì ; le quali avvegnaché lignifichino poco nella Sto-ì6' ria, conchiudono nondimeno, per tcflimonianza di Strabone, aflaifll- (c) Strab. mo nclja Geografìa (c) . alib'^'paffim. S* na ^a Trogo Pompeo , o fìa da Giuftino fuo Abbreviatorc , chc i Colchi, fpediti dietro agli Argonauti da Ecta loro Re, giunti che furono fu quella traccia ai lidi dell'Adriatico , e non aven-(à)Jujl'm. dogli qui trovati (d) , five metti Rcgis , five t&dio longa navigatio-Lib. xxxn. nis juxta Aquilcjam confedere , Iflrique ex vocabulo amnis, quo a ma-Cap. m. ^. conccfferant^ appcllati . Io non entro a decidere della verità fopra la venuta di cotefli Colchi, e ne tampoco fopra il paffaggio loro, dopo sì lunga navigazione , dal mar Nero nel fiume Iftro . Ma dico bene, che di qui fi apprenelono manifeflamentc le primitive fedi degP, litri, e di qui s* impara , eh* eglino fin dalla fua prima origine , c molto innanzi Pafìèdio di Troja , fi confìderavano comunemente come confinanti col diftretto , in cui fu pofeia Aquileja , che e lo fteffo chc dire, col Timavo . Conferma mirabilmente una tal leggenda , e per con- conFcguente anche la Geografia , Marziale , Facendo giungere gli Argonauti , a cui tennero dietro i Colchi, per 1' appunto fino al fiume Timavo , e dicendo chiaramente , che Cillaro famoFo deftriero di Polluce , uno di quegli Eroi, a coteflo fiume Fi abbeverò : Et tu Ladeo felix Aquileja Timavo , HÌC ubi feptenas Cyllarus baufit aquas (a): g£ ^ipig. An tua multifidum numeravit lana Timavum , XXV* Quem pius ajlrifero Cyllarus ore hibit (b)ì (b) Id. Lib. vili. Epig. Un tal confine anche Virgilio, s'io non m'inganno, ebbe in ani- xxvi » »• mo in que' celebri verfi ( c ) : C c) ALnetd. 1 Lib. i, verj. Antenor potuit mediis elapfus A eh ivi s 246m Illyricos penetrare fmus, atque intima tutus Regna Liburnorum, & fontem fupcrare Timavi. Noi Fcorgiamo in quelli verfi il viaggio licito, e la Follanza me-òefima della navigazione di Clconimo Spartano , Amiraglio de' Greci, di cui all'anno di Roma 450. dice Livio , chc (d) quum Uva im- (d) Liv.Lib. Portuofa Italia Litora , dextrà Illyrii Liburnique & ijìri , gentcs fera,*' Ca?' 11 ' & magna ex parte latrociniis maritimi* infame*, tcrrerent, penitus ad litora Fenctorum pervenit . Tanto Antenore , quanto Cleonimo , entrati che Furono nell'Adriatico , atterriti dall'un canto dai lidi difficili dell' Italia : dall' altro dalla fierezza delle genti della Ipiaggia oppofta , non fi accollarono punto nè a i lidi dell* Italia > nè a quelli dell' Illirico e della Liburnia ; ma Cleonimo , oltrepaflati quelli dell'Ifiria , c Antenore, tutu*, vale a dire , ben Fornito di valore e di deilrczza , fuperate le Fonti del Timavo , approdarono e l'uno e P altro Fortunatamente alle ipiaggie della Venezia . Fu dunque lo fieflb in Antenore , Timavi fontem fupcrare, che in Cleonimo, fuperar P Ifiria , e ad litora Fenetorum pervenire . Pallar P Ifiria, e panare il Timavo: panar F Ifiria , e toccar la Venezia, Fu tutt'uno . *1 perchè io non finirò mai di flupirmi, che tanto fiafi diFputato Fra feli Eruditi Fui verfi, che lo fieno Poeta poco dopo vi aggiunge : Hìc tamen Me urbcm Tatavi fedefque locavit Tcucrorum , & Scnti nomai dedit. ( e ^ Urutì . Diff. de A- , che avvertì diligentemente, molti anni Fono, anche un erudito, quii. Tom.ni. # 1 - Mite.Far Op. eniaro noflro Accademico (e). yfo l? * Non feppcro alcuni a quello paffo , non penetrando ForFc i veri pag. ' con- confini dclF antica Venezia , come tirar Padova al Timavo. Altri , per conciliar la coFi , s'immaginarono due Timavi» ed altri Full'attributo di Euganeo , e di Antcnorco , che a cotcflo fiume più d'una volta da'Poeti fu Foiito darli, non ebbero difficoltà di trasformare il Timavo in Brenta. Ma fe dopo i lidi degl'lllirj, Liburni , ed litri fino al Timavo, chiaro feorgefi dal conterrò di Livio , e di Virgilio, chc immediate fuccedevano i Veneti, manifcflo altresì apparifee, che Virgilio dicendo : HÌc urbem Tatavi fedefque locava : non è da interpretarli Direttamente, e col rigorifmo, a cui non fogliono in vermi modo i Poeti foggiacerc, cioè: HÌc adTimavum amnem, ma largamente : Hìc , cioè , in bac Venctia . E ciò tanto più , quanto che (a) Liv. Lib. noi lappiamo, pcr attcfhto dello fìcifo Livio (a), che Antenore non i. Cap. i. approdò altrimenti a quelli primi lidi eiella Venezia i ma palìàndo più oltre, andò a sbarcare, per quanto conghicttura il Cluveiio, ver-V>) c/uv- fo la Fufina ( b ) . Lib. "f"cap Qni dunque > cioè in quella Venezia , Antenore edificò Padova : xvnr. qui piantò le fedi de* Teucri : qui diede a i nuovi abitatori il nome di Veneti. E. quanto fia all'attributo di Euganeo, fc al Timavo conveniva quello di Veneto, come abbiamo con tante prove , e particolarmente coli' autorità incontraftabile di Livio dimoftrato , io non vedo perchè fe gli poffa negare anche quello di Euganeo . Avvertì (c) Ver. III. già il Marchefe Malici (c) cb" Euganei e Veneti eran V ijleffo , vale "ji^o/'1^' a ^'lrc ' occlIPavano ^a tcrra • 'Difcacxiati gli Euganei, noto è, chc ai medefimi fucccdcttcro i Veneti, abbraccianeio lo fieno dominio, e gli fieni ftcffiilìmi fiti. Itti perciò non giungo a difeernere, (d) Delle come un cotal punto in Geografia polla pretenderli ( d ) ignoto a tut-Ant. Kom. ta V Antichità ; Fenza di cui il Cluvcrio ben di rado trovali , che dell' IJìrta. camminane . Livio medefimo ce ne lcioglie , per olfervazion dello {"e) Liv. Lib. ^c^° Cluvcr'°» °£ni dubbio là dove dice, clfer cofa nota ( il per- ( g ) Delle ché fu Celi di parere , che fin dallora folte 1' Ifiria in Provincia tf%'*6m' _ , & 1 rrinn--- dell Ijir.pag. condotta . E in fatti poco dopo appreffo lo fleflo Livio , col nome «i Provincia ella trovati appellata , nei Decreto che fegnato avea il Scnato, al Confole Claudio F'ulcro , in cui fe gli permetteva , che (/j)> quoniam ifiria Trovine i a confetta efjct, fi ei videretur , exerci- (h) Liv. ibi. *um traduceret in Ligures. xvl' Appreffo i Romani , Tcffcr ridotti in forma di Provincia , era una una conseguenza dell' efferfi dati a diferezione > il clic Fecondo Polibio, Fuor d'Italia portava una formale , e intiera fch ìavttu , c in Italia Fecondo Appiano , la perdita delle leggi patrie , di porzione C «i ) Sìgon. del proprio terreno , e della pubblica libertà ( a ) > laddove il darli de Ant.Jure a buoni patti, preFervava ai popoli le proprie leggi , ì Fuoi coflu- Itiil I tU• i ■ - * i. OO Cap. xxvi.' mi 5 c le fu e terrei e importava una Fpezie di clientela , o voglia m Tom. v. opp. dire, di tributaria e dipendente Società (b). L'una e P altra Forco/. 378. ma fa dedizione , Fembra toccar Svetonio , dicendo di Cefare , che Cap iv. col avca adotto in torma di Provincia tutta la Gallia , di quelle Co-ìoj. jo8. munanze in fuori, che refe eranfi docili , e aveano la benemerenza C c ) Svet. d* efferfi date a tempo in qualità di Sozie ( e ) : Omncm Galliam , C e nella Venezia incorporato, che mai più non nc andò diviFo, e comune d' indi in poi colla Venezia Femprc ebbe la Forte ; andando non Folamentc unito alla medefima nelle mutazioni Geografiche , chc in proccfFo di tempo addivennero , ma adottando eziandio con elfo lei collantemente le {[effe fteiFitfimc appellazioni , e gli fteili nuovi nomi , che al vecchio di Venezia di man in mano Fucceffero , ora di Carni, or di Venezia inferiore, ed ora di Foritmjtdii, o fia , come in volgar lingua tuttavia fi appella, di Friuli -, nella qua! Provincia Trieftc anche oggigiorno continua a calcolarli. Egli è ben vero , chc Strabone medefìmo ad altro pano da noi Eopra allegato dice : Tofl Timavum iflriorum efl maritima ora : in medio oppidnm Tcrgeflc ab Aquileja diflans CXXC. fladia ; venendo in certo modo a diftinguer Triefic non Folo dall'Tftria , ma eziandio da Aquileja, e dal pacFe polio di qua del Timavo , o fia dalla Venezia . Non oftante però , chiamando egli Trieftc nel prcFcnte pano, *.coyLY\v KctpriKm' : Vicum Camicum , e confermando altrove (a), 'Trp-^c ( a ) Strab. GivciLt 7rpcJrH{; twc 'lAt/p/Kwc 7rapx\iac, evvè^eìc, tm lrctXta., ^ rote, Lib.vn.pag* Kce'prp/cj primos in librici ora maritima effe iflros , conterminos Italia *°^* & Carnis : ciò che fedelmente fi ripete anche dall' Abbreviator di Strabone ( b ) : "Ori rwV 'I^vptMG TraptxX/ct$ eV/V n I^pix, ermi- (h) Strab. vox roTc tì K<*pr0/£ j^j tiT 'Ira^/flt : Quod litoris librici ini- EP'lt- Ltb-tium Iflria ftt, Carnis & Italia continua : chiaro fi vede , chc i Car- ^4/£^>. ni in confin dell' Ifiria già fi fondevano in quelli tali tempi fino ai Jtmft. 1707. lidi dell' Adriatico, e clic dai Carni oggimai, e non più dai Veneti incominciava a quello lato la fpiaggia Italica . Il perche non rclla luogo a dubitare, che i Carni non fofscr tradotti dai monti ad abiure anche un tal diftretto , e mailimamcnte quelli chc al di fopra di Triclle , come diremo allorché de* Carni fi franerà , avean le fue Cedi nel monte Ocra , ove tende alla fua cftrcmità , o fia in quelle Alpi, chc vanno a finire alle fonti del Formione. Vellejo Patercolo nondimeno , intorno a quefio vecchio confine et Italia , inquanto egli tocca la Pannonia , riFcrcndo , che porzione di Quella fiera gente (c) pcterc Italiani decre-vcrat , juntlam ftbi Tslau- (c) Tarerc. Porti cjr Tcr%cflis congnio, Fembra in qualche modo , che ci lafciafse tio. U.C. ex. *ndecifo, fe Trieftc, da che fu tolto all'Ifiria, e aggiunto all'Italia, frceffe veramente o no, figura difpersè . Ma Fe Triclle allora era G r ulti- F ultima Citta d'Italia a quefio lato, e Nat: porto , oggidì Lubiana , della Pannonia , chiaro all'incontro appariFcc , chc quefU eran nomi Fcmplici di Città di conline , e non di Nazione o di Provincia ; il che niente viene a combattere- P incorporamento del Tricfhno colla Venezia ; di cui ne rinforza anzi mirabilmente P argomento il vedere , che nella civil Geografia de'Romani il TrieUino medefìmo , Fenza che Fe ne fcuopra nelle vecchie memorie alcuna Formai dfinzione dalla Venezia, andò anch'egli alla rinlùfa compiuto n Ila Provincia Gallia , o fia nella Gallia CiFalpina , come ci Fa fide Irzio , (a) Bell. raccontando di CcFarc all'anno 702. clic (a) T. Labienum ad fe evo-Gali. Lib. cat 9 Lcgioncmqne x 1 1. qua cum co fucrat In hìbernis , in Toiatam x^xi'v Calliam mittit, ad Colonias Civium Romanorum tuendas ; ne quod fimi- le incommodum accidcret dccurfionc Barbarorum , ac fuperìore a/late Tcrgejìinis accidiffet ; qui repentino latrocinio atque impetu eorum erant opprelfi. Troppo fprovifta di truppe avea CcFarc lafciata P anno antecedente la Gallia Togata , e quelle Colonie di Cittadini Romani , ond'era addivenuto^? che Trieftc, una delle medefime , era fiata op-prcFsa da'Barbari > il perche in quell'anno fpedì colà in rinForZo la Legione duodecima, ad Colonias Civium Romanorum tuendas. Cotcfii Barbari , Fe ben fi bada alla Cronologia , ragionevolmente non poffon effere Fc non quelli , de' quali, Fotto il nome di Japidi, narra Appiano all' anno 718. vale a dire diciafTctt' anni dopo , come nello Fpazio poco meno che di vent' anni , ben due volte Fecero tefta bravamente all'armi di Roma, Faccheggiando Trieftc , e feor-(h)lAppian. rendo fino in Aquileja (b) : L\t; [tip a7ricóo-cLv\ro 'P&fxcu'yc, , inori Mfr, Tra ayyè tHKoriv' *A%'/\ìì\ccV J? t~rrifycLfj.o-j , ^ Tipynov , '"P^pta/eov awotmè* ìo~ó\tva~ctv : Bis a fe arma Romanorum repulere intra vigiliti ferme annorum fpatium : & Aquilejam ufque excurrerunt, & Tcrgitum (c) Lege (e) Romanorum Coloniam depredati funt . Donde Fempre più com-Tergtflum . prcndelì P unione , e la comune Forte del Tricftino con quella noftra Venezia , o fia di Triefic con Aquileja ; oltre di che noi veggiam qui Triefic fin dai tempi di Celare , chiaramente annoverato fra le Colonie, c Fra le Colonie antiche della Gallia Togata, e quindi altresì impariamo , che il nome di Togata erafi già ^iftufo a tutta la (d) Bell. Gallia CiFalpina, ripetendo Irzio altrove lo ftcfTo (d) : Quum omnes Gali, ibi. regiones Gallia Togata Cafiir pcrcucurriffct T. Labienum Gallia Togata Cap. lii. pyafccit. Ciò che può irmoltrc confermarfi coli' cfpreiFionc ironica di (e) Thìlip Cicerone verfo Marcantonio (*') * Remittit aliquantnm & yelaxat . vili. Cap. ìx. Calliam , inquit, Togatam remino, Comatam poftulo ; e con quella di Vcrrio Fiacco prcilò Pompeo Fello alla voce Boicus , ove leggeli ; in Gallia citra citra Alpes, qua Togata dkitur , in quibus funt Mediolanenfcs. II chc Ha detto , perchè ad alcuno non Fembri Urano , e non fi quereli di confulìonc, o di sbaglio (a), Fe anche Pomponio Mela pofeia laFciò (a) Delle Fcritto (b) : Carni , & Veneti eolunt Togatam Galliam . Togata H ^Jfl'^T ■ in m . & deir Ijtr. p ant. jur.Civ. c furono il diritto della Cittadinanza Romana , il Gius Latino , il u Gius Italico, e il diritto della Trovine ia Gallia, o fia della rimanen- J^t\ faft te Italia , conofeiuta nella Storia Romana lòtto il nome di Gallia Lib. 1. Cap. Cifalpina. Il Gius della Cittadinanza Romana, o vogliam dire l?ot- £^X^1* timo e perfetto efiere del Cittadino Romano confifieva in tre cofe , ^ **oè nel domicilio, nella tribù, o come noi diciamo altrimcntc , nel Tom.v. Opp. tfibo , e nella facoltà d' occupare i gradi , e gli onori della Re pubbli- co1- l* -?°7-c^ . Il domicilio nondimeno Io avevano anche gF Inquilini Femplici jgQ u\)' nè per Forma de' medeiìmi verun indizio ci reità , che la Romana Cittadinanza in alcun tempo uFciF-fc fuori delle porte di Roma ; Si oflcrva bensì tutto il contrario , come abbiam detto, cioè, che que'Latini poteano introdurli in Roma a partecipamela, quibus per Latium , come fpiega Plinio divinamente (a), Civitas Romana patuiffet. Non è però per quello, chc (a) TV/», confeflar non fi debba, che il fregio nobiliilimo di una tal Cittadi- Vamg, Tra-nanza , molto per antico c durante ancora la Repubblica , non fone ^J" 7U folito, che i Romani lo andaffero pc' fuoi fini comunicando anche ai Stepb. 1601. popoli Soz;, attendando Livio all'anno 542. ( b ) , jam inde a majori- ih) Liv. Ltb. bus traditum morem Romani; colendi Socios, ex quibus alias in Civita-tem atque aquum fecum jus accepiffent , alios in ea fortuna haberent, ut Socìi effe quam Cives mallcnt . Ciò chc per altro fi usò di fare con parca, e pefata mano, come dallo FcarFo e riftretto numero degli antichi Municipi , o fia delle Città partecipi della Cittadinanza Romana , ognun può raccogliere prefib il Sigonio (c ) , fino a tan- (c) Lib. 11. to clic i Sozj rutti uniti , in due anni ti' afpra e fanguinofa gucr- C&P* ix-ra , chc per ciò Sociale , ed anche Mar fica appcllolfi , cavaron fuor di mano ai Romani coli* armi , e colla forza , la comunicazione di un tal diritto in generale a tutti i Soz; , Latini, ed Italici, vale a dire , ali* intiera Italia propria; il che nacque Fu cecili va mente negli anni di Roma 66}. e 664. iti vigor eiella legge Giulia , sì rinomata nella Storia Romana , e mentovata particolarmente da Cicerone ( d ) , qua lege Civitas efi Sociis & Latinis data. ^ ^. ^ Si tentò nondimeno per parte de'Romani di minorare il danno, Ba/b. Cap, che da profufion sì grande della propria Cittadinanza nafeer vedcafi vili, fenza riparo, col por limiti alle forze e all'autorità de'novelli Cittadini, dando loro la Cittadinanza a condizione, che in niuna delle trentacinque antiche tribù Romane ave-fiero a entrarci (e) , ma de- (e)Appìan. ferini Follerò , come dice Patercolo , a parte in otto tribi di Cw' l' nuovo impianto (/) : Ita Civita* Italia data efi, ut in olio tri bus (Q Taterc, contribuerentur novi Cives , ne potenti a eorum & multitudo ve- Ltb' 11 ' Ci1P' xx, 1 terum Civium dignitatem frangeret , plufquc poffent recepti in he-veficiurn , quam auclorcs beneficii . Ma il tutto Fu indarno , perciocché Panno Fufi'egucnte 66^. Publio Sulpizio , Tribuno della &kbe , per Fuggeftion di Cajo Mario , precipitò ogni cofa , e por- 54 DELLA G E O G R A F I A portò la mala legge di ricevere in ogni modo i nuovi Cittadini (a) Appian. nelle tribù antiche (a.). ih' • _ Ecco adunque il tempo , il modo , i motivi , c la via unica e Taterc. ibi. ^ Qnj ja pv0mana cittadinanza incominciò ad ufeir da Roma , iap. xix, 7 . 7 e paFsò a por piede nelle Citta Latine ed Italiche; donde nc nacque una feconda Fpczic di Cittadini Romani , appellati municipi, a differenza de' naturali ed ingenui Cittadini di Roma , Fra i quali non paFò altro divario, Fe non che i municipi aveano bensì al par de' naturali il tribo, e la petizione degli onori, ma mancava loro il domicilio ì al qual requifto badando eglino pofeia , e trafportando le fortune loro e il domicilio in Roma, paffavano dall'effere di municipi a quello di naturali . Manifeflo c quindi , che due fpczic di liberi e ingenui Cittadini Romani , e non più , ebbe Roma , naturali gli uni , e municipi gli altri: i primi abitanti in Roma, e i fecondi ne' Municipj . Quelli coftituivan P ottima e originai Fpczic de' Cittadini Romani : quefli Formavan l'altra meno perfetta, e del tutto nuova e accefforia ; alla quale da principio, come ho detto, poche Città Sozie ci pervennero, e colf andar del tempo, mediante la detta legge Giulia, promulgata per comando del Senato, e del Popolo dal Confole Lucio Giulio Cc- (b) Frtìttsh fare Panno 663. (b), rimici di arrivarci generalmente al corpo in-Sappi Liv. t'lcl.0 <£j quelle genti, cioè a dire, a tutta l'Italia propria. Col fà-Cap vnTVx vor ^eU* lluri^ ^c££c intiojere , c nel medefìmo tempo , fentimento è di Giufìo Lipfìo, chc confcguj.n'e la Cittadinanza Romana anche quella, parte d'Italia , o Fa Gallia Cifalpina , che col nome di Ci/padana (c) Lipf.ad Folca diftinguerfi (c) . Tacit. Lib. jyia cnc [Q Retto fregio in quefla tal congiuntura fi dilataffc an-xi. Cap.xxm. cora ajja QjHk Tranfpadana , vale a dire alla rimanente Italia , e per confcqucntc anche5 al Trieflino , come quello che in detta Gallia fin dallora folca noverarli, neffuno fino a qui , eh' io fappia , s' è h-Fciato pcr avventura ufeir dalla penna . Anzi il fudeletto eruditismo Lipfo, a detto paffo , oflcrvò particolarmente, chc i Tranfpadani in quclF incontro non conseguirono che il folo Gius Latino 3 ferente Tompeo Strabone , fucceffo a Lucio Cefarc nel Confolato ; e chc mal contenti di un tal diritto , non contenti Latinitate turbas fape move— runt. il primo moto in fatti videfi a comparire cinque anni dopo la fieffa legge Giulia, cioè 1 anno 68 8. in cui gran difputa nacque fra. (à) Dio Lib 1 ^ Ccnfori, Marco Crafìb , e Quinto Lutazio Cattilo , contcnden-xxxvit. Cap. do l'uno caldamente, e opponendoli l'altro, dintorno ai popoli della lx* Tranfpadana, come abbiam da Dione (d) , 7Tipi Toov uzrép rov Hprf- ANTICA' DEL FRIULI. fat'op ciK^trav : de iis qui tram T'aduni incolunt i e ciò Fui doverli o no diffondere anche ai medefimi r,ìv ttoKit^^v : jus Civitatis : il diritto della Cittadinanza . Tentarono nuovamente i TranFpadani , a parer di detto Lipfìo (a) , la ftefla cofa , Pubi to' dopo la Quefiura (*)L'pf ibi. di Cajo Giulio CeFare , vcrFo Fanno di Roma 692. Ma ciò non CaV'viif' Forti loro in effetto , Fe non nella prima Dittatura di CeFare fteffo , Fanno 704. il quale, a riferto di Dione medefmo ( b ) , rci'c JT'a- f b ) Dìo Lib. >.ar./);, tc/c ree tgùv A.}\7ncov tV?p ròv 'Hp/cP#.'cV oiksti , ruV ?rc-XI-i. >>/reia:', «fra apjac cìvtóov , di''Scoiti: Gall'is, qui cis Alpes trans XXXVI* T'aduni incolebant , 77* piures iCtates Cn.Tompejus Strabo , pater Cn. Tompeii Magni, tranfpadanas Colonias deduxerit. Tompcjus enim non novis colonis cas confiituit, fed veteribus ìncolis manentibus jus dedit Latii, ut poffent babere jus, quod catera Latina Colonia ; idefi , ut, petendi magifìratus gratia , Ci vitate ni lìomanam adipifecrentur. Dunque Pompeo a qucflc tali Colonie non accordò fe non femplieemente il Gius Latino, limile a quello, chc avean tutte P altre Colonie Latine, c nominatamente in ciò che rif-guarda il poter giungere, mediante il Magiftrato Colonico, a conte-guirc un giorno anche la Romana Cittadinanza . Contuttociò chi mi fa dire, fc tutte o parte debbano intenderli qui le Colonie della Tranfpadana ? Sigonio onoratamente conicità di non averci trovato indizio o memoria, chc di fole tre, cioè di Verona, Como, c Lodi rq) Sig.ibi. (e) . Or come pretendere, dico io , in tanta ofeurità , di condili" col. 450. fenza riferva un tal diritto lino a Triclle? Ma avvegnaché non lìa chi fpcri dall'Antichità maggiori lumi di così, pur concediamo, chc fotto il Confolato, e per opera di Pompeo Strabone, Panno di Roma 664. le Colonie della Gallia Tranfpa-^ ^ dana, tutte, e Tricfle medefìmo confeguiffe il Gius Latino, in con-hn. Foroju/. formiti di quanto lafciò fcritto anche Monfìgnor del Torre, cioè, nag. 310. chc (/) Camorum populi jns Latii aTompcjo Strabone, civitatem I{o-> manam fnanam beneficio Cafaris obtinuerìnt , nc fcgue fòrfi > che i noflri pòpoli pcr quefio acquiflaffero la Romana Cittadinanza , c chc in conferenza l'Italia Civile in quelle noflre parti poteffe dirli accrefeiu-ta ? Tutto F oppoflo conchiuderà chiunque intende il vero clTerc , e la natura del Gius Latino . Non lì nega già , che i Latini , a differenza degF Italici , acquifhr non poteffero la Romana Cittadinanza ; ma per F appunto perchè per legge acquillar la potevano, egli è fe-gno certo, e prova evidentiilìma , che non l'avevano : per la gran ragione , chc non dalli acquillo , Fc non di quello che non fi ha . Nè un tal acquifio trasFondcva in vcrun modo la Cittadinanza nelle Colonie , come abbiamo offervato , ma rimaneva!! privatamente in quelle Fole perfone , che il confeguivano ; il che ben lungi dal recarne accrcFcimento , danno anzi incredibile cagionava alle Colonie Latine , pcr l'abbandono frcquentiiFimo di tante Fue Famiglie, chc, per conFeguirc un tal Fregio , ncccflariamcntc con tutte le Fue fortune trapiantar doveanfì in Roma. Altra legge più ampia ancora in favor de'Latini , é delle genti Sozic , abbiamo in Livio all'anno 575. del tenor che Feguc (et) : (a) Liv.lib. £ex fociis ac nominis Latini , qui fiirpem ex fefe domi rclinqucrent , XLl.C*p.xw, dabat, ut Cives Romani ficrent . In Forza di quella legge, il Cittadino di Latina Colonia., non bifognava fe non chc piantaffe il fuo domicilio in Roma , per confeguire la Romana Cittadinanza ; e perchè la Colonia donde partiva!! , pregiudizio non patiffe , o alterazione , rendeva!! neceffario ancora, ch'egli laFciaffc in effa difeendenza di fe. E finquì la cofa andava bene, perchè le Colonie, fc quindi non ricevevano accrefeimento , non foggiacevano neppure a diminuzione alcuna. Ma trovato il modo, dice Livio, di deluder la legge fui punto della difeendenza , quelle mefehine Città fi riduffero ben predo alla defolazionc , e furono coflrcttc fpedir a Roma Ambafciadori , che appreffo il Senato fi querclalTero, Cives fuos Roma cenfos plcrvfque ^omam commigraffe . Quod fi permittatur, perpaucis lufìris futurum , ut deferta Oppida , deferti agri , nullum miUtem dare poffent . Frcgcllas quoque millia qtiatuor familiarum tranfiffe ab fe , c\x. Quello era il frutto, quefio il civile accrefeimento , chc dal Gius Latino in Foflan-*a ne derivava all'Italia . Il Cittadino di Colonia Latina , per cflcr Cittadino Romano bifognava in ogni modo, che abbandonane la pa-tr^ > e il Gius Latino in una parola , non tendeva ad altro , chc ad accrcfccr Roma, e a fpopolar le Colonie . Quindi può con chiuderli fr^za pericolo d'ingannarli , non effer vero chc il Gius Latino consunto andafle mai col diritto , o fìa col Gius della Cittadinanza H Roma- Umana , ma Folamentc colla Facoltà , c col titolo in qualche cafo, di poterlo conFcguirc. Nel qual cafo i Latini celTavan d'cfFcr Latini, abbandonando le patrie loro , e trasferendoli in Roma ad anumerc il carattere d'ingenui, e naturali Fuoi Cittadini > di dove certamente non potean mai contribuire ad accreFccrc, come pretende!] , F Italia Civile. Non Fu già così di quelle genti , e di quelle Città, alle quali veramente , e propriamente Fu conFcrito a tutte in compi elfo il Gius attuale della Cittadinanza Romana , e che Fotto il nome di Municip) nella Storia antica ci Fi preFcntano i i di cui Cittadini potean Fermarli egualmente in Roma , chc nelle loro patrie , e preFervarfì ciò non oflante , e ncIF uno e ncll' altro modo , il titolo e il diritto di Cittadini Romani, e gloriarli a un tempo flcffo di due patrie, come (a) Cic. de dice Cicerone (a) : Omnibus Municipt'bus duas effe cenfeopatrìas , unam Leg. Lib. 11. natura, alteram Civitatis : ut ili» Cato , cum tffet Tufculi nattts , in Cap' lu populi Romani Civitatcm fufeeptus cfl , cum ortu Tufcnlanus effet y ci- vitate Komanus, babuit alteram loci patriam , alteram juris . E non folamentc di due patrie fe ne pregiavano , ma all' una e all' altra ancora fervivano , fe facca bifogno , ne' Magiftrati , come veg-giamo in Milone, il quale era Dittatore in Lanuvio , antico Municipio dond' egli ufeiva , nel medefìmo tempo che chiedeva in Roma (b) Id. prò il Confolato ( b ) . Ma fopra ogni cofa fu filmabile in elfi il poter Mdon.Cap.x. ja R0111a ? c nc'proprj lor Municipi occupare i polii di queir alma Città , e il poter giungere eziandio ai grado ccceifo Senatorio , Fenza aver mai molte volte neppur veduto Roma , come teflifìca S. (c) De Ci- Agollino (e) : lìumquid non , dice egli , multi Senatore* in alili ut. Dei. Cap. terris , qui Romam ne facie quidem noruntì Se per quella via de'Mu-XVI1, nicipj, e del Gius della Romana Cittadinanza , uFcito Fuori di Roma, e ne'medefimi realmente introdotto, e FparFo per l'Italia, finalmente ci fi volcfle dare ad intendere a quella noflra parte F Italia ci-'vilmente accrcfciuta, una buona apparenza pur potrebbe avere un così Fatto penfamentoi quando però combinabili fodero i tempi, e comunicato non fi foffe troppo tardi , come lì è detto , un tal diritto all'Italia nolirà oltre Po, o Fa alla Gallia Tranfpadana. Dilli; una buona apparenza, concioiìiacofachè Fuppollo ancora, che il divino della Cittadinanza Romana in effetto, molto prima di CeFare , e fin dal ConFolato di Pompeo Strabone , nelle Colonie tutte della noflra Gallia , e in Triclle medefìmo fi foffe attualmente dirfu-Fo , non è pero eh' io ci vegga neppur per quefio il motivo , per cui debba elafi P Italia Civile , mediante un tal diritto accreFciuta . Italia Civile, per quanto io Fo , pretto gli antichi in quello FenFo mai mal non Fi diffe, ed e cfpreffione attratta de*noflri tempi , che con-tien più di brio, che di verità . Per Italia Civile Fotto i Romani , tioi crediamo non doverli intendere Fe non quella , clic in qualche modo per ragion pura di governo , alterò P ordine e il fiflema dell* Italia naturale e Geografica , e preFa in quello fenfò , la troverem divifii come Fopra, in Latini, Italici , e Provincia Qallia - Pcr forma della qual divifionc prefio i Romani fu folito , che P Italia di qua del Rubicone , non più Italia comunemente fi appellaffc, ma Gallia Cifalpina, a differenza della rcflantc Italia , chc ritenne fempre immutabile Pantico nome, e che pofeia fra gli Eruditi col nome d* Italia propria troviamo contraffegnata . Chiaro è quindi , che Strabone dee intenderli con cognizione , c con riferva , là dove dice , che ai Romani , dopo aver ricevuto gP Italiani nel numero de'fuoi Cittadini , piacque di conferire e comunicare un tal fregio anche ai Galli Cifalpini, ed ai Veneti, e di chiamare e quefli e quelli indifferentemente ( a ) \$ 'Ira Wrac t^ouac, : italos pariter ac Romano* . Così Dione iflcffamente va intefo CO ^tra^ a quel paffo , ove dice di Padova , antica Capitale della Venezia ^v" (&) t tv Havobfii) Wc i'vv '\rx7\tcLe,, ron $i Xrt YaKctrlcte, : Tata- ^. ^ vii, qua nunc Italia urbs cfl, co autem tempore Gallia fuit. Polibio, ^u ^J*/ e il rimanente de'più antichi e faggi Scrittori, come avvertì il Maf- Lxi. fei ( c ) , ci deferificro Fempre l'Italia quale or l'abbiamo , e però Italia , e Italia Propria fi. in ogni tempo anche la Gallia CiFalpina, ( c) Ver. II. e la Venezia . Solo ai Romani , per particolar lor polizia , piacque ^ T«rt. r. diflinguere i popoli di qucflc due Regioni dalla rcflantc Italia, e te- g^" lv' C$ " nerli amendue lungo tempo Fotto il nome di Gallia CiFalpina in forma di Provincia . Il perchè al cafo qui Fopra riferito da Strabone , ridonando eglino ai Veneti , ed ai Galli il nome d'Italiani , non fecero altro , che reftituir loro ciò che indarno gli avean prima negato , e ritornare al naturai fuo effere quclF Italia , chc pel tratto di quelle due Regioni , civilmente , e per ragion fola di governo avea-no accorciata . Raccorciata adunque, fe le memorie antiche non c* ingannano , noi troviam civilmente F Italia Fotto i Romani , e non accrcfciuta ; ed è un inganno dell'immaginazione il credere , chc il diritto della Romana Cittadinanza civilmente la potelfe accrefeere . Un cotal diritto* Potè ben accrefeere civilmente Roma , unico fonte , e vero centro 'klla Romana Cittadinanza , ma non mai P Italia . Il diritto di Cuginanza , in quelle Città che il confeguivano , facca perdere ai popoli la libertà delle proprie leggi , e le ncceffitava a ftar fotto a. H z. quel- quelle di Roma ; imp?rciò , al cafo della legge Giulia , come attefia Cicerone, gli Eraclicfì, e i Napoletani lì feoffero, perche riputavano ( a) Cic.prò un tal fregio più trotto una perdita , che un acquitto (a) : Magna Ba/b. cap. contcntio Hcraclicnfium <& T^eapolitanornm \uit , cum magna pars in iis Civitatibus juris fui libcrtatem Civi tati anteferret . Minoravafi la ftima c l'amore delle naturali loro patrie ne'Cittadini de'Municipi , e accrefccvafì quello di Roma, e il tutto andava a finire, e ad immergerli in quella Città . Di un tal trafporto la Filofofìa non potè difendere neppur Cicerone , clic di Arpino , naturai fua patria , in (b) Id. de confronto di quella di Roma, la decide così ( b ) : Sic nos & tapi cip', li ' ' Patr^u7n ducimus > *bi nati > & Ulani qua excepti fumus . Scd ncccffc cfl , caricate cam prafìare in qua reipublica nomen & univerfa Civitatis efi : prò qua mori , & cui nos totos dedere , cjr in qua noflra omnia poncrc , & quafi confecrare debemus . Dulcis autem non multo fecus efl ca qua gcnuit , quam illa , qua excepit . Itaqnc ego banc meam effe patriam prorfus nunquam negabo , dum illa fit major , & hac in e a contineatur . > Con maggior discapito ancora , chc non fa Cicerone de'Municipi, parlò Mecenate ad Augutto, in conlìgliando quel Monarca a diffondere il diritto di Cittadinanza a tutto il mondo Romano , fui fondamento , che tutti i Cittadini de' nuovi Municipi confidcrati fi avrebbono come tanti concittadini di Augutto, e che d'indi in poi pcr vera Città riputata non avrebbono le non quella di Roma , non calcolando più le naturali loro patrie, fc non come tanti borghi, e (e ) Dio Lib. )" . 1 < \ ' - K ' tante campagne Ce): ojq~ttìp riva y.tuv ?yìv n (a-.tcp xv 7rohw o inviTie,. tfgt Tùtvioy (jl'.v cvtgoc, tcAip , tx ài dw (JLxt; vc\i.itpirte, hi oli: qua fi unam nobifenm urbem incolentcs , camque vere urbcm , fuas autem patrias , prò agris & pagis reputantes. Non aderì Augutto a un tal confìglio > ma Caracalla finalmente il pofe ad effetto , e fornì del Gius della Romana Cittadinanza tutti i popoli del (d ) Id, Lib. Romano Imperio (d) j onde Cenforino , chc ferivea fubito dopo Ca-lxxvii. Cap. racalla, non feppe al mondo intiero affegnar altra patria che Roma (**) Cerfor ^ e ■>1 Ita1uc » ^cc C^L J ut f^cu^a poffim pcrcurrcre , & boc noflrum Cap. xvt. prafens dcfignare , omiffis aurcis , argcntcifquc , & boc genus pocticis , man. 7. a conditu urbis Rema, patria noflra communis , cxordiar . Ed ecco come il Gius della Romana Cittadinanza in vece di accrefeer V Italia, come vorrebbtfì, nc la fagliò anzi di tutte le fue leggi, e degli antichi fuoi cottumi, la impoverì di abitanti, e di cittadini, le involò in gran parte le più fplcndidc fue fortune, c le più dittante> t un poco alla volta civilmente la annientò . Cho > Chc Fc mai il diritto di Cittadinanza , chc comunicarono i Romani ai Municipj, pretender vogliali tuttavia, chc avelie la virtù di accrcFccre l'Italia Civile, creder dovrcbbcii eziandio, che una virtù così Fatta non operane meno in Italia , chc Fuori, e chc uguale accrcFcimento le ne derivale dal comunicarlo ai popoli d'Italia, chc alle genti Fo-refrierc. Nulladimeno fino a qui ninno ancora s'è immaginato, che l'Italia fi dilatafle, nè civilmente, nè geograficamente, perchè CeFare ammiFc alla Cittadinanza Romana i" popoli di TarFo (a) . Nè J^^fjf* P Appoftolo S. Paolo quando fi Fchermì da Lilia con un tal titolo, XXVI. alfe ri pcr quefio d'effere Italiano, ma dille ( b ) : Romanus fum. Così Celiar. Orb. è da dirli, per tacer di tant'altri, quando Claudio Impcradore »C- *r**U Ttf^1 cordò un tal Fregio alla Gallia Cornata, non badando ai Romani, \\f) ^/Lcl. chc a riferto di Tacito, gridavano ad alta voce (c): ^Lnparum quod ^Ipcfl. Cap. Veneti & Infubrcs Curiam irruperint, nifi cactus alicnigenarum wh mana ? Ella tendeva Fempre al Fuo centro, e andava a terminare in (c) Tac. Curiam , in Senato , in Roma e Roma intanto , e non F Italia o Llh' i ... _ •% i ■♦•/«■■ 1 XI. C/Tp.XXlll. la Francia, civilmente accreFccvafi a gran palli. Com la mtcìe anche Patcrcolo, uno de'più eccellenti e fini conoFcitori delle coFe di Roma , là dove uniti al catalogo delle Colonie condotte per comando del Senaro , volendo cFprimcre i Municipj , o fia le Città innalzate al diritto della Romana Cittadinanza, pcr la comunione ci' un tal Gius niente accrcfciuta sì Fognò l'Italia, o il di lei nome, ma all' oppofio chiaramente dille, e Fenza equivoco ( d ) : Civitates propaga- (d) Tater. tas, auBnmqne Romanum nomcn communione juris . ' ' *" Indarno adunque Fi è ricorfo , c lì ricorrerà Fempre alla legge Pompea per far parlar Plinio a fuo modo, tanto nella fuppofizione ch'ella importi il Gius Latino, quanto quello della Cittadinanza Romana i per le quali due vie civilmente fi accrebbe fempre Roma, e non mai l'Italia, chc tutto all'oppofio per tal cagione infinitamente lì diminuì . Nè pcr torcere il Pliniano Pentimento giova punto P aflioma aggiuntovi, che (e) l'Italia Geografica non fi raccorciò mai, nè fi allungò, (e) Delle £ne l'Italia Geografica e naturale non fi raccorciane, ella è veramente *Ant. lìtm. cofi d'una ben grave e Fomma probabilità > benché all'incontro oppi- A Jr'PaS' nionc Fa di molti Scrittori antichi, che la Sicilia una volta le foffe Ur>ita, e chc poFcia fi fcparaffe, come Virgilio ci lafciò Fcritto (/): ff) sEneid. Ilac loca vi quondam, cjr vafia convnlfa ruina ^ib. nr. v. ( Tantum avi longinqua valct mutare vetufias ) ^M» Difjìluiffe fermi 3 cum protinus utraque tcllus Vna fioret. Ciò Ciò che Servio avvalora coli'autorità ili SallufKo, e può confermarli ancora con quella eli Ovidio, di Silio Italicodi Pomponio Mei Lib xy Mcla ' & Plinio, e di Strabone medefìmo (a}, il quale, non la Si-v. 290. calia Folamentc , ma le tre Ifolc ancora d'Ifchia , di Procida , e di Si/. Lib. xiv. Capri, riFeriFcc per antica tradizione efTerfi creduto, che all' Italia Afe/Lib andTeffe una volta foffero unite, e che fìccome la Sicilia da Regio, 11. Cap' vii* co^ Ifchia e Procida da Capo Mifcno , e Capri dal promontorio-Tlirt. Lib. m. falla. Minerva, lì follerò pofeia diflaccatc . Ma che poi l'Italia Fotto s'tf'xb'^L'b 1 * Romani non fi allungante, non fo in qual modo polla metterti in pag..\e^ ' ' difputa , richiamando contro apertamente il. fatto, e la verità . Il Tric-flino , e P Ifiria prima di quelli tali tempi ognuno Fa , che non erano-Italia . Ma da che i Romani portarono il confine Italico dal Timavo al Formione, indi dal Formione all'Aria, e P uno e P altra divennero Italia con principi tali, e tanto geograficamente, che non ifpogha-rono mai più F e fiere d'Italiani, nemmen dopo cflinto il Romano Imperio, e pallata ai Campi Elisj la Romana Cittadinanza. Tanto è vero chc Plinio in foflanza , quando dille : Formio amnìs, antiquus autla, Italia termitws : parlò dell'Italia Geografica, e non della Civile. CAPITOLO SETTIMO, Dell'origine, e antico flato de*Veneti, e de* motivi, e del tempo del lor paffaggio fotto la dominazione dey Romani . A giudo è ormai prima di chiudere il difcorfo fopra il nollro piano, e fopra i Veneti, di trattenerci alquanto anche intorno alla loro origine , e all' anrico loro flato. Celebratiflima c l'origine de*Veneti, prefii dagli Encti, popoli della Paflagonia > fotto la condotta di Antenore Trojano , di chc ne è piena l'Antichità, e ben chiari lì leggono i teftimonj in Scimno da Scio, Giuflino, Ovidio, Silio Italico, Plinio, e particolarmente in Livio, ed in Virgilio. Non è però per quello, che la Storia d'Antenore, e de'fuoi Encti, avvegnaché confermata da un numero così grande di Scrittori , non vada tuttavia foggetta a fortilfimi dubbj, comc*tant' altre fole della guerra Trojana. Il primo a porla in diferedito Fembra efier Polibio , atte-Lib. iucàp. ft2m]° cgli chiaramente, che dintorno a cotefli popoli i poeti molte xviu coFc avcan detto, e molta avcan Favoleggiato (b); H«pf cÒv ci rpct- ycJSiO*- yco'£ioypci(pot 7ro>kvv riva. 7rz7rciwvrxi )\oyov ~y ttoT^vv dtotTi&aru vìpartiav : He quibus multum Tragici Toetd fermonem fecerunt, mul-taque fabulantur . Erodoto di una tal origine non ne Fa parola ; an-*i chiamando i no/tri Veneti (a): X&op/aV 'Eterne : Enetos, qui (z)Herodou funt ex Ilhriis, manifeflamentc par che ad elfi origine Illirica afte- *' PaZ* gni. Dion GriFoltomo rifèrifee , che ( b ) Kvrvìvcop tZnrtou - inparn- ( b) Orat. de tré, rH^ ap*>v$ yvie, 7ripi rov 'A Jp/a?: Jtntenor Uenetosy& optimam non capto, circa Hadrìaticum fmum regionem fui juris fecit. Che Fc così e, Antenore non condufle altrimenti Feco gli Eneti, ma gli FottomiFe come vecchi abitatori di quello tratto . Servio conviene e con Erodoto, e con Dione, confermando agli Encti l'origine Illirica, e Facendogli di là venire Fotto la condotta non già di Antenore, ma molto prima Fotto quella d' Encto loro Re (e). Ciò che Fece pcn- fètàtTèVb fare al diligentiifimo Cluvcrio , che i Veneti innanzi la guerra di tt Vt 2^ ' " Troja poteflèro clfer palla ti dal micino Illirico ad ifeacciar gli Euganei, e ad occupar quel tratto di terra, che Venezia da elfi Fu poFcia denominato; e che Antenore, giunto che Fu da Troja a quelle parti, Fc pur mai ci venne, gli fottometteflc (d). (d) Cluv. Nulladimcno Strabone , Scrittore quanto ogn' altro grave, e Ibràlfò d' eccellente critica , dell' origine de' Veneti ce ne porge una differen- xvn. te idea . Narra egli , efaminando il punto degli Eneti della Paflago-nia, chc ai tempi fuoi dicevafi, chc in quella provincia gli Eneti non fi trovavan più, c che c'era chi a (feriva, chc Antenore co'fuoi figliuoli, in compagnia di cotefii Eneti trasferito fi folle a flabilirfi all' intimo feno dell' Adriatico , e che di qui fecondo quelli tali po-tea crederli probabilmente , che nc deriva Ifc la mancanza degli Eneti nella Paflagonia (e). Nella elefcrizione poi della Troade racconta ilftf Strwh medefimo, chc la guerra Trojana , e il Poema d'Omero grande ccci- *22. * ' tamento aveano dato alle conghietturc de'dilettanti d'Antichità (/)> (f) Strab. nia che il tutto era pieno di contraddizioni , maflimamente intorno XIU-alle cofe d'Enea, e d'Antenore» e chc Sofocle, uno forfè di que' ^* Tragici, di cui Polibio intefe di parlare, nell'incendio di Troja ebbe a dire, che la cafa d'Antenore fu rispettata, per aver egli nella 'nedefima ricoverato Menelao. Dond' ebbe origine il racconto , che Antenore co' fuoi figli > e cogli Eneti, aveller campo di rifuggirli in Tracia, e di paffar di là in que' lìti dell' Adriatico, che Venezia pofeia r^)]d.ib2d, fi diflero ( g ) . Ma nella deferizion dell' Italia incomincia Strabone a non pa£. 5 80. effer pago intieramente d' una tal leggenda , dicendo, chc oltre que-^a degli Eneti della Paflagonia, correva un'altra voce dintorno ai Noflri Veneti, che gli facea d'origine Gallica, e della flirpe di que' Vene- a) Id. Lib. Veneti, chc alF Oceano abitavano inFu le coite di Francia (a). Fi-v. pag. 20j. nalmentc nella Geografia per appunto della Francia , parlando di co-tefii Veneti fiumi all'Oceano, Fpiega apertamente il Fuo giudizio, (b) Id. Lib. e dice (b): Tb'ry; ciocci toic. Ouìmtcvs oim^cle, et vai rcof nar» toV iv. pag. 1s7. "hSpiav. v^j yàp ot aT^ot Tranne, c-yiSój ti 61 ìv tìJ Ir a A/a KeA-toÌ a^rotvtTwap eV rvie, Jr«p ran> vAAT8fi)p s a'r;p j^l} 0/Boi'0/ ^ 0/ Ytiv-ìVic, * Sia m** 6^eùi>vij.tatp Tictyhayó me. (tanv avrouc' Kiycò cT oivt ttryypt'CofJL'jor,' etpziì yap 3Jrtp/ t&V Twavr&P ro ti nòe, X Hos ego Vèneto* exiflimo Venetorum ad ^Adriaticum finunt effe auBores : quando reliqui etìam fere omnes Galli qui in Italia funt, ex tranfalpi-nis eo immigraverunt Rcgionibus, ut Boii & Senones ; cum alii Va-pblagonibus id adferibant propter Henetorum nominis ftmilitudinem. Tacque ego id prò certo tamen affirmo , cum in bujufmodi rebus probabili conjeelitra par fa effe contentum. Quefta conghiettura di Strabone , piena di giudizio , e di modefiia , non foddisfecc intieramente al Cluvcrio, contro cui vi trovò molte coFc a ridire , Fcmbrando a lui , che Fra gli antichi a Strabone Folo venifle in tefia oppinion fi peregrina , e fingolare , e chc tutti gli altri, non eccettuato nemmeno Polibio, teneflcro i nofiri Veneti lon-(t) Cluv. tini affatto dall'origine Gallica (c). Ma Fenza perdere la menoma parte della ftima , che lì conviene a quel grand'uomo, diremò che un tal fuppofto , per quello che rifguarda Polibio , aflòlutamente non regge; c chc tanto è lontano, che Polibio la intende/Te così, quanto che ci pare d'aver Fondamento di credere , chc Strabone non d'altronde ricavafle quefia Fua conghiettura, che da Polibio medefìmo, della cui Storia egli nc fi un alta ftima , e un uFo Frequentili!mo nella Fua Geografia . Imperocché veggendofì in Polibio, nella deferi-zion che Fa dell* Italia , e nel regiftro delle genti Galliche, chc co-ftituivano la Gallia CiFalpina, mcFchiati e confuti infìcme con que' (d) 'Voìyb. P°P°l* anche i Veneti, e annoverati tutti col feguente ordine (d), Lib. 11. Cap. Lai , Lebecj . Infubri , Ccnomani , Veneti, renani > Boj, Egoni, e Seno-xvi 1. ni ; e tutti indifferentemente del medefìmo modo di viver femplicc c rozzo, fenza faenze e fenz'arti, Fenza Città, e Fenza Fuppellettili, a dormir full'erba , e a non penfarc ad altro chc alla guerra, e alla campagna, ci vuol ben tutto lo sForzo per credere che tutti cgual-{t) Cluv ili mente» e Pcr conFcgucntc anche i Veneti non foffe ro d' una medefima Cap* xvi Hi razza. In Fatti il nome della Città di Padova, Capitale antica della (1) Duiac. Venezia , fi giudicò da Cluvcrio medefìmo cfìcr d'origine Celtica LivV'Tib.x c CcItica in conFeguenza anche P origine della Nazione. Sembrò Cap, 11, ciò non oftante troppo ricercata al Dujacio (/), c pare anche a me una una tal derivazione, Fc dall' Illirico , come da gente Celtica , pretcndafi con Cluvcrio di trarne la radice. L'Illirico, a pcnFamcnto di Cluvcrio ìccfTo, antichiflimamente trovali di/tinto , e Fcparato da rutte le genti Celtiche in maniera, che dagli Scrittori antichi mai non rcgiflralì Fotto quella denominazione, toltone il Folo Appiano (a)> che chia-fa) C/uv. ramentc nondimeno di/lingue in quel Fuo confuFo c oFcuriflimo paflb j^^"'c ^nt' i due figli di Polifemo e Galatca , Celto, ed Illirio (b), da cui Fa- ^i^J* voleggiafi , che ne uFcifiero quelle due Fra Fe divcrFc Nazioni. Impcr- in lU$t. ciò d'altronde che dall'Illirico derivar ne dee il nome Celtico della Cittì di Padova, e l'origine antica de'no 11 ri popoli Veneti? onde Polibio annoverandogli in più luoghi, come vedremo, fra le genti Celtiche, o voglia 01 dire Galliche, niuna relazione ebbe maiali* origine Illirica , nè come tale , nè come Celtica : denominazione ita in que'contorni, fe pur mai vi fu, tanto prima dell'età Polibiana in difufo e in obblivione, e degna foltanto di rimanerfene tra le favole di Polifemo, e de'Ciclopi. Narra dunque Polibio, che effendo i Romani P anno di Roma 52;. per forma della legge di Cajo Flaminio Tribuno della Plebe, paflati a divider le terre del Piceno, d'onde fin l'anno 470. avcan cacciati i Galli Senoni , e condotta aveano la Colonia di Sinigaglia (e), ri. (e) Tclyb. Fcntimcnto e gclofiV così grande cagionò un tal (atto nell'animo del- C^/>.xixr. ■le altre genti Galliche, chc molti di cofioro (d) : xo)ko( t&v Va- (à) Id.ibìd. -XarZv : multi Gallorum populi, temendo anch'efli una fimil forte, cCitP''xxu mafiàmamentc i Boj , che confinavano coi Romani, fi ferrarono firct-tamentc in lega; nella qual lega decide mirabilmente il punto il vederli, chc fra gli altri popoli, e fotto il general nome di Galli vi entrarono, pcr teftimonianza dello Storico, anche i Veneti. Imperciocché continua egli a dire , che per comun configlio di tutta la lega, due popoli infra di loro i più potenti, cioè gl'Infubri e i Boj, fpediron fubiro Ambafciadori di là dai monti a certi Galli , che abitavano fra P Alpi e il Rodano, e che Gefati fi dilfcro, fol-lccitandogli con promeffe, e con ricchi doni a entrar nell'alleanza Gallica contro i Romani; e che que'Barbari ben tofto ci entrarono con tanto impegno e intereflc, che allellirono un numero di truppe ^ sì podcrofe , e di tal valore e attività, che un limile non s'era più •veduto ufeire eia que'contorni (c); e che finalmente in capo agii (c) "Pobb. anni otto, da che le terre del Piceno erano fiate divife , cioè P an- lbu CaP'xxlv' no di Roma 528. Fupcrate l'Alpi con cFcrcito formidabile e magnificamente allcftito, giunfero i Gefati al Po , dove le Galliche no-,^ ^ .... £fe genti gli ftavano attendendo (f). Ma dice Polibio a quefio pajl Cap.xxni I Fo , fo, chc la lega CiFalpina in quel torno erafì di già divifa e lacerata , e che gl'Infubri c Boj erano bensì tuttavia collanti e Fermi nel propofito , ma che per lo contrario i Veneti e 1 Ccnomani , Infingati e fedoni da una folennc AmbaFccria , avean preferito all'unione Gallica l'alleanza de'Romani: To pttt hv lrcfA{3p&>v Qo«ev yiio; tflfMiVi ywiiooe, tv rate, t£ ctp'xnc iTrifioKoue, ' ot Sì Qv-virot yy\ K.vo/ndiot y Sict7rpto-{5-vrci{Xii'&)v répfiÙUtoP -, thtoic, eiAorro crufJLf.tct-: F.t Infubres quidem ac Boii in fufeepto fcmcl confdio perfiftc-bant : veneti -vero ac Ccnomani, accepta a Romanis legatione , borum focictatem praeptarunt. E diverfon tale, al dir dello Storico, cagiona alle cofe della lega f incofianza e il ritiro di cotefli due popoli, e P adefìon loro rnafpcttata al partito de'Romani, che i Condottieri delle genti Tranfalpine per foggezion de'medefimi, lafciar dovettero lor malgrado parte delle truppe in Fui confin d' Italia , per cufiodia e difefa delle proprie lor contrade. Da quelli palli niente ambigui, o dubbiofi, ma chiari affatto, ed evidenti di Polibio , Scrittor lontaniamo dai vaneggiamenti , e dalle favole dei Poeti, e immortai promotore della feienza Critica, e della più lincerà e onorata Storica verità , crederemo noi , che ognuno polla comprendere il grave ed autorevole Pentimento fuo dintorno ai Veneti, e alla vera loro origine , chc ficuramentc non fu di fàrncli venire, ne dagli Encti, nò dalla Paflagonia, c nò tampoco dall'Illirico , ma bensì dalle nazioni Galliche infra di noi qui venute nelle età più rimotc a Ha n zia re . Il che di bel nuovo conferma egli là dove in proceffo di quella guerra medefima all' anno 530. riferisce, che cflcndofì pollati i Romani alla fponda di un fiume contro degP Infubri, e veggendofi inferiori di molto al numero di cofloro, pen-favano di valerli delle truppe Galliche aufiliarie, chc ficcomc con Po-(a)?oìyb.ibi. ^hio abbiamo offervato , confillevano ne'foli Veneti e Ccnomani (a): •Cip.xxxzi. Ej/2ov\o:'to crvy%piìepLìvav [VìTL-ti 7iO!&H&aii rov KivSvtcv : animadvertentes & Gallicam in feederibus incenfìantiam , fimulquc eorum , qu0s affumerent ■> jcognationem cum iis , quibus erat beliandum : conchiufero in ogni mo* do, do , chc non era da prometterti della loro Fede ; e Fittigli palla ré il fiume, col taglio de' ponti levarono improvviFamente Fra elfi e il Romano eFercito ogni comunicazione.. Per Pentimento adunque di Polibio, e per quanto da lui raccoglie-lì, chiaro apparifee , chc i Veneti egualmente che i Ccnomani, anticamente , e fin da principio entrarono colla turba degli altri popoli Gallici a cofHtuir la Gallia CiFalpina, o vogliam dire Italica, fabbricali e comporti della ilcffa palla , e Fui medefìmo conio degli altri ; e che amendue quelli popoli Fotto il nome di Galli , e come due delle Galliche genti Fegnarono anch'cu! Panno 521. l'alleanza c unione Gallica contro i Romani; e che in tutta la lega Furon eglino i primi, e i Foli due popoli, chc intorno all'anno 528. Fi la-Fciarono dai Romani con luFnghc e ccn pratiche diflorrc dall'unione; e che Panno 530. dai Romani medefimi prefi Furono finalmente in FoFpctto e in diffidenza , Fui fondamento della naturale Gallica incofianza , e per effere Sfj.cipvA.oi , vale a dire cjufdem generis , della medefima razza degli altri popoli , che facean la guerra ai Romani. Ed ecco d'onde , e da qual fonte chiaro e nobiliflimo potè derivar Strabone la fua conghiettura, e Poppinione fua ben giufia e ra--gioncvole . Conflava ai medefìmo per autorità di Polibio , effer certa ne'Veneti all'Adriatico l'origine Gallica. Veneti altresì conofeeva egli Situati all'Oceano nella Gallia, dove tuttavia fufilfter fi credono nella Città di Cannes , polla nella Brettagna inferiore , e nel porto antico di Vindana. Credette impcrciò quell* efimio Geografo molto più vicino al vero, chc i noflri Veneti, effendo d'origine Celtica , difecn-defìcro dai Veneti della Gallia , che dai poco meno chc favolofi Eneti della Paflagonia , o dall' oFcuro e ignoto Encto Re dell' Illirico . Nè altro a mio credere ha trattenuto l'animo , e il fingolar giudizio di Strabone , di non pronunziar per certa una tal origine , Fe non l'incertezza e oFcurità dcP tempo del palfaggio de'Veneti dalla Francia in Italia ; i quali , per attellato di Livio , già Fulfifievano all' intimo Feno dell' Adriatico in confin degli EtruFci , allorché la. gran Folla delle genti Galliche pafisò verFo Panno 156'. della Fondanoli di Roma, Fotto Tarquinio PriFco a frabilirfi nclP Italia noflra Circompadana ( a ) . ( a ) Liv. Li&>. Quindi è chc Ferve poco , contro il chiaro e incontrallabilc Penti- v« CaP* mento di Polibio ne'pafii allegati, il dirli da Cluvcrio , che da Po- ^^iy.'" libio lleffo fi diftinguono ad evidenza i Veneti dai Galli , e chc fi appellano in conFronto degli altri popoli Gallici , yivoc, aTko vrdvv "rctAouèv ; populus alius Unge antiquilfimus ; manifefia Fcorgtndofi qui I 1 la la diftinzìòn Fcmplice di popolo a popolo , c non di nazione a nazione, e la maggiore o minore antichità di un popolo in paragon di quella dell'altro» come degli EtruFci per cagion d* efempio fuoi dirli , a diflinzione di tant' altri popoli Italiani . Nò giova il ripetere , che Polibio gli diflinguc di bel nuovo in conl'eflàndo , che i Veneti tifavano un parlar diverFo dagli altri : y} córri) aUkclct. fcptofjett'Oi : fermone ali'o utentcs i perciocché all'incontro lo Srorico ce li avea de-fcritti poco prima ne' collumi , e nella coltura del corpo , poco o nulla diifomiglianti dal rimanente ftuolo de1 popoli Gallici : ro7$ i&ft(oy eìg ruV y<»WX9 avreov , rón jaÌi> ir ornar dp'eiot -TvvStHKxc, tbitCapxviu» irpoq Pfl.jLta/wc, vicp\ t\\j ttÓX/u cliroSovri;, tiratP¥t?\B(f» ei; tw> owhciv ; $td interveniente cafu, qui domum cos revocabat, quod Veneti ipforum fina fines cum infcfio cxercitu erant ingreffi, pace cum Romani* faola , beque ipfis reddita ad fuas fcdes redicrunt . Dal qual fcmplice c originai racconto di Polibio può fcmbrare aver odor d* intreccio arjzi che no , tutto quello , che da Livio , con omillion troppo grande c troppo notabile di un tal Fitto , vi s'introduce in cambio , e vi lì efagera di raggiri per richiamar Camillo dal bando , del notturno affrico de*Gllli» del fìlenzio de'Cani, delle grida e dello ftrepito delle Oche Capitoline , del vergognofb accordo eh' eran per far con Brenno i Romani, della comparfa improvvifa di Camillo a liberar Falle-dio , e della Fconlìtta dal medefìmo data in quel gran punto alle ( a) Liv. Lib. Galliche genti (a)ì in tempo chc chiaro appariFcc , per tcflimonian-v.Cap.xLviL 2.3. di quefio grande Autore , il vero c principal morivo dello Fcio-^' glimcnto di un tal affedio , nato non già per Foccorlb , o pcr valor di Camillo, ma unicamente per opera , e per Fatto memorabile degli antichi noflri Veneti . Nè meno chiara Fu la vittoria navale de* medefimi, riportata l'anno di Roma 450. Fotto il ConFolato di Lucio Gcnucio , e di Sergio Cornelio Lcntulo, contro la flotta de' Greci , e di Cleonimo Spartano loro Amiraglio > pcr cui lì fecero le gran Felle in Padova , e durava fino ai tempi di Livio F uFo di celebrarne ogn' anno Foknncmcntc la memoria in mezzo alla Brenta >. (b) Id. Lib. con un finto navale combattimento (b) . x.Cap, 11. ]\,ja pi,\ memorabile d'ogn'altra cofa fàcilmente può crederli* la fo-prammentovata lega , chc i Veneti in compagnia de' Ccnomani nel 528. fegnarono coi Romani, pofpofta e abbandonata la propria unione Gallica ; per forma della quale cotefti due popoli lì fabbricarono, come vedremo, da fe medefimi la lor depreflione > concorrendo feon-figliatamcntc con un corpo di venti mila combattenti in favor de* (c) Volyb. Romani (e) all'intiero disfacimento non folo de'Gefati, ma czian-ibi.Cap.xxiv, dio degli liciFi popoli Gallici della CiFalpina, naturali e antichi Fuoi congiunti, e confederati.. Narra Polibio, che all'annunzio chc i Ge-Fati con poderoFo eFercito avcan paffato l'Alpi, tal terrore fi fparfe per tutta Roma , e tai maneggi ular dovettero i Romani , e tali infìnuazioni , che l'Italia di là da Rimini, o fìa l'Italia propria, sbigottita non lì credette più di dover combattere come aufìliaria , e pel Folo Romano Imperio , ma per Fc medefìma , e pcr comun Fal- (d) ld.ibid. vezza di tutti i Fuoi (dji ciò che conFerma Eutropio, dicendo ifteF- (e) ' Eulrop ^amcntc ■> che in quell'incontro (c) prò Romanis tota Italia confenfit. lib. in. Al comun timore, e all' univcrFal conFcnFo di tutta Italia , Fecondo chc riFcriFcc Polibio , corriFpoFc in poco tempo a tal Pegno , e in numero con forprcndentc P union delle truppe , che i Romani al grand' grand'uopo non contavano meno, in Fra le genti proprie, e le aufiliarie , di Fettccento mila uomini atti all'armi per l'Infanteria , e Settanta pcr la Cavalleria. Tale nondimeno Fu all'incontro l'impeto , e il valor delle Galliche genri , che attravcrFando , e Fcorrcndo per la To-fcana , erano giunte Fenza oflacolo alla volta di Chiufì , a tre giornate Fole da Roma, quando avvertiti, clic un cFercito di Sabini e di EtruFci, in numero di cinquanta mila dava loro alla coda , voltaron faccia , c benché vicino foffe il tramontar del Fole, Fecero tefta bravamente; e difpoflo col benefìcio della notte un nobile ftratagcm ma, sloggiarono, e fi pollarono a FicFole , dove condotti ad arte il dì Fcgucnte gl' Italiani , dopo una calda e FanguinoFa zuffa , colla Fupcriorità dell' animo e delle forze gli feonfiffero, e gli obbligarono vergognofamente a darfi alle gambe , cagionando loro una perdita di fei mila de' fuoi (a). (aj To/yb. All' in faufia novella volò il Con fole Emilio da Rimini in foccorfo ^itCap,xxv^ del battuto efercito, eh' erafi rifuggito fopra di un colle. Ma i Galli , e i Gefati particolarmente , chc avcan già prefo alletto alle ricche fpoglie, e al bottino incredibile eh'crafì fatto , non fi fenti-ron voglia d'avventurarlo, e fulle perfuafoni d'Ancrocftc, un de'due Regoli delle genti Tranfalpinc, prefero il partito di ritornarfene ben carichi di preda al fuo paefe; e sloggiando a tutta notte , s'innol-trarono lungo il mar di Tofcana , infieguiti da Emilio lentamente (b) . Allora fu che la fortuna fin da fuoi principi avvezza a pro-|b) Id. ibifi teggere , e fecondar F afccndcntc de'Romani, fi dichiarò per loro; Cap. xxvi. imperciocché nacque nello ftefìb tempo , chc 1' altro Confole Cajo Atilio, efiendo dalla Sardegna sbarcato a Pifa col fuo efercito , per la via mecìefima chc venivano i Galli, incamminava!! anch' egli alla volta di Roma ; donde addivenne chc a Telamone incontratofì feccr loro , reflaron eglino in mezzo a due eferciti , combattuti dai due Confidi, cioè da Atilio alla fronte , e da Emilio alla fchicna (c). fc) Id.ibid. Spettacolo ben raro e mirabile, dice Polibio, che fu quello di ve- CaP' xxv ,1, der tre eferciti impegnati infieme in quella gran battaglia , e malfi-mamente quello de'popoli Gallici, chc con animo intrepido , e presenza indicibile di fpirito, Fu ben tolto riordinato , e diFpoflo Fenza indugio in figura bifronte ; non potcndofi , dice lo Storico , ben di-fternere qual foffe maggiore, o il pericolo di trovarli fra due nimi-ci eferciti, o il vantaggio chc nc rifuita , dal dover combattere ne-«effariameote fino all'ultimo fanguc (d) . In fatti il conflitto inco- (,\) Id.ibid. linciò malamente per i Romani, colla morte di Cajo Atilio, la cui C*p. xxix. teli a tcfta Spiccata dal buffo, fu recata come in trionfo ai due' Re, Con-golitano , e Aneroeftc i e gran prodezze innaprelfo affi cura Polibio, clic furon latte per parte de'Galli , e maffimamentc degf Infubri , Boj > c Taurifci. E fe la barbara rifoluzione de' Gefati di voler combattere ignudi nelle prime file : la picciolezza degli Scudi Gallici, che mal coprivano il corpo , e il difeapito delle loro fciable , che non ferivano fc non di taglio , non gli aveffer pofli in toni difor-dinc , diverfamente forfè potea decider la forte di quella gran giornata , che recò loro P ultimo eccidio, e alla nazion Gallica tutta , e in cui perirono di quelle genti quaranta mila fui campo , e dicci mila rimafer prigioni, fra i quali Congolitano ; ridotto effendofì Ane-roeilc con pochi de* fuoi a falvarfi colla fuga , e a dare in ultimo a fa) Id. ibid. fc mcdelimo, c ai fuoi dimeflici miferamete la morte (a). Cap. xxx. -fjna vittoria così piena e fcgnalata, lìccome pofe in ifcompiglio e avvilimento la Nazion Gallica , così ne' Romani rifvegliò pensieri i più valli, e i più fatali in pregiudizio della medefìmaj concionlaco-facbè infieriti , e pregni d'animo e alterezza , flabiliron tolto infra di loro , effer giunto oggimai il tempo , di poter cacciar via dall' fb; Id. ibid. Italia, o fia dalla Gallia Cifalpina tutte le Galliche genti ( b ) : PYKrctp*% : V,am & fcrti- Cap. xxxix. litatem Subalpina Circumpadanaquc regionis , magna diligentia cxplora--xlviu. liv. vcrat t il chc ila qui detto anticipatamente , per quel più , che fra (h) Id Lib Poco avrc,r'° a riflettere fopra una ni verità , e perche intanto ap-iii. Cap. parifica nel fuo vero afpctto P idea valla de'Romani , che elopo una xxxiv. taj vittoria, non tendeva niente manco , che alla conquida di tutta la Gallia Cifalpina , non cfcluli nemmeno i Veneti c i Ccnomani 5 avve- avvcgnadiochc- Fe gli avellerò nel maggior bifogno, come abbiam di-moli rato , tirati Feco ir» lega. Polibio fieno ci porge argomento , e prova immediata d'una tal matfima , e di tai macebinamenti all'anno fuflcg'uente 529. narrando , come venuti Fuori i due Gonfidi, Quinto Fulvio Fiacco, e Tito Manlio Torquato con terribile efercito a dar principio alla Fcena, invertirono furiofamentc i Boj , e gli fottomifero in un tratto ì e avrebber fatto molto di più, Fe le pioggie dirotte , e in Feguito il contagio ancora , non aveffero fraflornati i lor progredì ; fenza che nè Veneti , ne Ccnomani , per quello che raccoglie/i dallo Storico , ne aveffero parte alcuna come alleati (a), (r) Id. Lib. Così fu anche nel 530. inful principio della campagna > pcrcioc- 1L Cap.xxu, thè i nuovi Confòli, 'Publio Furio Filone, e Cajo Flaminio, proccu-ratoFi colle buone il paffaggìo pel diftretto degli jtnamuri , o come piace al Gronovio , giù ilo Y interpretazion del Perotto (b) , degli ffl'J0*!-^inani , non lungi da Tiacenxa , e non da Marsiglia , Fecondo che . ^ ^ corregge il dotto Cluverio (e) , pafl'arono nel paeFe degf Infubsi , Cap. xxxu. là dove l'Adda va a metter nel Po ; Fenza che neppur quella volta fO Cjwo» ammetti Follerò nelle loro truppe nè poco nè punto , nè Veneti , nè ^ t *Cap Ccnomani , non Fi Fa bene , Fe perchè quefli due popoli ricredeffero xxvn. d intervenirci , o pure , com* è più verifimile , perchè i Romani con artifizio trafcuralfero di richiamameli . Che fc così è , n* ebbero i Romani ben tofio a pcntirlì , imperocché tanto al paffar del fiume , che allo fchierar delle truppe, furono dagl'Infubri con tal valore , c sì malamente accolti e battuti , che mancò loro il coraggio di più rdìfterc , e fi ridulfero a patti a ufcirfenc da quei confini j donde per molti giorni dice Polibio , che andarono vagabondi (d) : YLiptiA- (à)Vohb. ■VopTie. zrÀHa; nptipac: per multo s dics vagati. ' W • A qual parte piegaffero in quefio loro infortunio i Romani , Polibio non lo regiftra, ma dal ritorno che di là ne fecero, non refia dubbio , ch'eglino fi rivolfero alle parti Subalpine della Gallia Cir-compadana , e chc attravcrlàti i Ccnomani , entrarono nel Vcronefe , c nella Venezia; donde dopo clfer iti vagando per parecchi dì , ritornando , e ripagando il Ciucilo , fiume che fccnde dalla Val Sabia , c va a fcaricarfi nell'Olio , e che per olfervazione dell'accuratiflimo Signor Marchefe Maffci al prefentc paffo Polibiano , ferviva di confi-ne tra il Vcronefe e i Ccnomani (e) , rientrarono nel diftretto de* (e) Ver. III. Medefimi , e cavate lor di mano come fuoi collegati le truppe aufi- "Part. 1. Lib. diarie, piombarono di bel nuovo nelP Infubria , dando alla medefima ^'(^oltb Per ogni dove il guaito (f) Anh^óvr^ ròv KXvctoy irorafi.0?, >T*\- ibi, &ov eie tmV tóov Kirjydr&p ydpx'j , yy\ 7rpoop TrctXiv diro tcop narrai rct; *AA/r«c ró-rap ut, Tot r&v Hy) rete, *arD/X/a$ -turar ifciirda&tsv : Tranfmijfo flamine Clufio in ditionem Ccnomanorum vencrunt. Quibus ajfumptis , quod foeii effent Romani populi , e Subalpini* locis in planiticm Infubrum cum infeflo exercitu itcrum venerimi , cxuffc-runtque agros , & pagos eorum dcvaflarunt. Ora dico io, F effer iti vagando i Romani per molti giorni dall' Infubria fin oltre i Ccnomani e il Cbiefio , ficcomc mette in chiaro , ch'elfi pallàrono nella Venezia , cosi l'aver eglino noi ritorno chiefie ai Ccnomani le truppe aufiliarie , ci Fvela mirabilmente Fi-dea del viaggio alle parti Subalpine , che Fu certamente di rinforzar come meglio potcafi il lor battuto efercito coli' union delle truppe non mcn de' Veneti , chc de' Ccnomani , chc a bello fiudio fembra che prima fe le avclfcr tenute lontane . Quindi è chc Polibio , allorché i Romani al grand' uopo mediravano per appunto di valcrfcnc , non diffe già , che volcan valerli di quelle de' Ccnomani in particolare , ma generalmente fi efprcffc dell'univcrfal corpo delle truppe Galliche alleate; rxì; tcÓi> avfx'xctypuircàv ctvroTq KiXrav JuvdfAiri : ^Auxiliaribus Gallorum fociorum copiis ; chc confifievano , come fi è detto , in quelli foli due popoli » di modo che quantunque Polibio delle truppe Venete cfprefiamente non faccia cenno , argomenti ficuri mi pajon quelli, di poter dir fenza ingannarli , chc i Romani unirono in queir' incontro c le truppe Venete , e le Ccnomane . Ma quelle truppe Galliche aufiliarie finalmente non fervirono a nulla , perciocché i Romani , benché di molto inferiori di numero a fronte eP un podcrofo eferciro di cinquanta mila combattenti, con cui gP Infubri intrepidamente fe gli eran fatti incontro , incominciarono in quel gran punto a penfar daddovero alle cofe fue, c a dubitare, come fopra accennammo , in cambio d' alleati d' averli tirati addoffo in quelli due popoli tanti nemici, per la comunion dell' origine , c per la naturale loro inllabilità , e molto più forfè ancora per la mala fcelc, in cui giufiamentc temer poteano d' clfer entrati appo di loro , nella tcrribil mafiima prefa in Roma , di cacciar via dall' rralla fenza riferva la nazion Gallica tutta . Nè ci volle di più , perchè i Romani imprendelfero lènza indugio a disbrigacene , e con un finto comando lattigli paffar fopra ponti il profondo Fiume chc avea-no alla Fchiena , col taglio de' medefimi a porli in fìcuro di qualun-(i\)Tolyb. que lor tradimento, come dice Polibio (a): ccT^aXt^o(j.t,roi rd TFp>$ - tVwW i Rcddentcs tutos fefe ab omnibus qua pcr ilhs tentari potcrant. Ed Ed ceco, s'io non mT inganno , la cagion manifcfta de* difgufli : ceco i principe di nimica e di rottura Fra i Veneti e i Ccnomani , e la Romana Repubblica .. Intanto i due Con Foli, Furio e Flaminio e il loro prode eferci-to, benché colri in fituazione affatto incomoda e FvantaggioFa , inFra i fiume, e Pofic formidabile dcgP InFubri , e a cui Speranza non re-flava di Fallite, Fuorché nel proprio valore, e comecché di Forze ancora inferiori foffer di affai , fi cimentarono nondimeno animofamen-tc , e forti loro fenz'altri ajuti , di riportare una delle più Fegnala-tc , e celebri vittorie, chc mai fi udiffcro, col finale disfacimento, e colla morte Fui campo della maggior parte delle Galliche truppe . Fatto sì memorabile e decifivo , chc Fcoraggì p intiera Gallica nazione , e che probabilmente andò unito alla trilla Fccna di aver per Fpcttatori i Veneti e i Ccnomani, dolenti, e Fcorbacchiati alla parte oppoila del fiume (a) . (a) Td.ibif* Grande cofternazione dovette Fpargcre una tal rotta in tutti Ì po- Cap.. xxxuu poli della CiFalpina , che non potean certamente mirar con occhio vi'indifferenza in cotal guifi la. depreflionc delle Fue Repubbliche ad una ad una > onde il Fegucntc anno 531. afflitto già da tanti infor-tunj, e da tante flragi delle campagne antecedenti , rifolfe di chieder pace il corpo Gallico intiero (b): StctTr^er^ivactpiivov Ttìv KsÀ-(b) Tolyb. itàv v7?ip. etpiin$ : Legatos de pace mittentibus Gallisi e di placare i r" ^*&* Romani ad ogni collo : 7ra.v u x v' 39' Belgica quum vafli parma relata ducis Virdomari : genius hi e Rbcno jaBabat ab ipfo, i\'jbilis e tcBis fundere gefa rotis. Nulla eli meno Belgica panna appclhnt'ofi in quelli verfi la targa di Virdomaro, recata pofeia da Marcello fra l'altre fpoglie in dono a Giove Fcretrio , e trafpirandofi quindi , che la patria dei medefìmo era nel Belgio, porzione dell'antica Gallia , fembra poter conciliarli Fc non in tutto, almeno in qualche parte la cofa ; imperciocché gli abitanti del Belgio, in quanto alle fedi che occupavano , non v* ha dubbio, ch'erano popoli della Gallia , ma per quello che rifguarela l effere, e la profipia , non può negarfi all'incontro , che non folfc-ro della difeendenza di que' Germani, celebri preffo Ccfare, e Tacito (e) , de'quali fi accerta , che paffarono anticamente di qua del Rc-(e) Tac. Mor. no , ad occupai buona parte dei Belgio , tefiificando malfimamentc Germ.Cap.n. Ccfare di aver egli apparato dalla bocca fleffa de' Galli (/>: pkrofque ('l)Bell.Gali. Belgas effe ortos a Germanis , Rbcnumque antiquitns tranfduBos ibi con" Lib. 11. Cap. fedijjc , Gallofque , qui ca loca iucolcrent cxpulijfe > aggiungendo anco-iv. Lib. vr. ra ? C]1C parccchi di que' popoli Belgici confettavano anche ai fuoi giorni l'antico e originai nome di Germani . Denominazione, che fino a noi pur fullìfic in quel tratto, fotto il nome di Germania Cif-renana . Più. naturale e ragionevole può fembrar forfè quella interpretazion de' àV verfi di Properzio, e più conforme al general compleffo della Storiai di tant*altre, clic tolte dal Pancrazio leggonfi preffo il Chiarifs. Vol-plo (a) , con alterar di foverchio le antiche lezioni, cambiando nel (a)Troperr. primo verfo quelle parole a Uberto in Eridano , nel fecondo la voce Ed. 3W« Belgica in Bellica , e trasformando di bel nuovo nel terzo quella di Y\ pugili Rbcno in Brenno ; in tempo chc , fe pcfchercmo addentrò nelle anti-*yé^. che memorie , non e' era d' uopo di limili fiiracchiaturc , per cfclu-dcrc fenza motivo la nazion Germanica dalla prefentc imprefa , c che i Marmi Capitolini autore volitò mi nel trionfo di Marcello , regiftran-do per appunto dopo degP Infubri fra le genti debellate i Germani , confrontano mirabilmente colf intelligenza da noi data alle parole di Properzio , e tal pefo le aggiungono , che P accuratitfìmo Frcinfemio credette di tlovcr rinunziar piuttofio all'autorità di Polibio , chc ci dà cortoro per Gallici, e per Gcjati, che a quella di Properzio , e de'Fafii , che ce li afiicurano pcr Germani, e per Belgici {b) . Do- (b ) Frehsb. ve non lafcicrò di aggiungere , chc non fembra poi gran fatto veri- ^ xx fìmile ciò chc intorno a Virdomaro penfa quclF erudito Scrittore , ly. Fui fondamento delle parole Propcrziane: a W>cno trajettos bojìcs : cioè chc cotefto Regolo non fi fervine in quefi' imprefa delle truppe Belgiche fue naturali, e Cifrcnanc , ma le cavaffe dalla Germania propri;!, e Tranfrenana , dove non è credibile, ch'egli avcfle neppur dominio i imperciocché ficcome quelle altre parole del Poeta : gcnus Ine libeno jatlabat ab ipfo , vanno a battere 'chiaramente il punto della genealogia di Virdomaro , così credo io che le Fopraeldettc vogliami" intendere anch'effe dell'origine, c elei paffaggio antico di quelle genti , e non del fatto di allora . Comunque nondimeno abbiafi a capire il pafìàggio di qua dal Reno di cotefic truppe Germane , la verità sì è , eh' elleno al gran bi-fogno non fecero migliorar punto la faccia delle cofe , imperciocché i Romani Confoli molto per tempo ufeiti fuori • coli' efercito , pofer 1' affedio ad Accrra, Città dcgP Infubri fra P Alpi e il Po , e tale ìtudio e precauzione vi ufarono, che refiò levata a nemici ogni comunicazione colla Città. Laonde gP Infubri per liberamela, rifolfero di far paffare il Po , fecondo chc attcrta Plutarco , Virdomaro medefìmo con parte delle fue truppe (c) : il quale entrato in un cer- (e) Tlut. to difirctto , che a giudizio di Giacopo Gronovio , fu quel degli Marceli. Anani (d) , pafsò colie medefime ad invertir Chiafteggio ; ciò che (d) jac, neccflìtò Marcello ad accorrervi con un dirtaccamento di Cavalli e Gron. aàVo- Fanti. Alla comparfa del Confole dice Polibio , che coftoro fi leva- L,b'\l' . ... . Lap. xxxiv» rono dall' affedio, e fe gli fecero incontro con intrepidezza , e benché che affiliti da principio impetuofamcnte dalla Cavalleria , Fecero nondimeno gran tetta . Ma venendo Fatto a Marcello di flcndcr morto a terra in fìngolar tenzone Virdomaro , ebbe in Feguito così mal concie coteiie truppe Germaniche , per la prima volta che ofarono affacciarli all' Italia , chc invertite per ogni dove , e per fianco , e alla «Schiena , e rovefeiate dalla Cavalleria , molte di effe gettateli nel fiume dallo Spavento, vi fi affogarono , e il rimanente in molto mag-(*) To/yb. gior numero re fio fagrificato fui campo per man de'nemici (4). Allora fu ,. che neppure alle Genti Galliche , chc trovavano in Accrra , potò più reggere il coraggio, perciocché al trillo annunzio, abbandonata la Città e lafciatala come trovavafi, ben provvifìa di munizione da bocca in balia de'Romani, fi rifuggirono a Milano , in-Fcguiti dall'altro Confole Cornelio Scipione ; il quale in veggendo cofloro dalla paura a rtarfene colà rintanati , credette Fenza pericolo di poter ritornare ad Accrra . Ma accortili i Galli della partenza del ConFole, all' improvviFo riprcFcro animo , e diedero addoffo alla Romana retroguardia sì malamente di farne rtragge , e di nccefìitarla alla Fuga, lino a tanto che Scipione , richiamata la vanguardia , e pollala a pie Fermo, riacccle un aFpro e fiero combattimento , dove i Galli, incoraggiti dal buon FucccfTo di prima , incominciarono bravamente a menar le mani, ma in proceffo della battaglia rotti e sbaragliati , voltar dovettero a precipizio le Spalle , c andarli a ricoverare nelle vicine Alpi, infeguiti e cacciati continuamente dal Confole ì donde vittoriofo, Facchcggiando il paefe , fe ne ritornò a Milano , e prefeio a forza d'armi . Dopo una tal rovina dice Polibio , chc i capi dcgP Infubri perfero ogni loro Fpcranza , e condotti dalla necefiìtà rifolfcro finalmente di dar fc Hcili , e ogni cofa loro alla (b) Volyb., difertzione , e in poter del popolo di Roma (b) • YlcLvrx rst -tx& tbt Cap.xxxv. atra? Ì-ttìt^uv to7; Pì>(j.cu(u; : Se fe , rcfque fuas omnes in Romano-rum potcjìate pofucrunt. E qui lo Storico fa punto , e- qui dice , chc con quella rotta terribile , non co' foli Infubri , ma coli' intiera Gallica nazione la guerra ebbe fine , e con elio lei la fama , e il dominio di quelle genti in Italia : O [xìv £v wpèc rù; KsArs$ 7róXifJ.oe. toiqÌtov i&X* to ré hoc, : Ilunc exitum id belltm babuit, quod cum Gallis gcflum efl. Guerra, dice egli, per P animo de'combattenti , la più ardita e pertinace , e pel numero delle truppe , de' fatti d'armi , e delle uccifìo-ni , la più memorabile di quante mai fino a quel tempo ne contavano i regiflri . Ma nè anche i Romani celebrarono un trionfo con più magnificenza, e con maggior pompa di quefio . Trionfò il Confole Fole Marcello con folennità rare e inufìtate , e Fu il terzo dopo Romolo , e F ultimo Fra i Romani, chc offriffe a Giove Ferctrio le Spoglie opime dell'in terfetto nemico Re. Della ricca preda Fe ne f e parte con abbondanza inFolita a Geronc SiracuFano , e a tutte le genti Sozie , e magnifica tazza di cento libbre d'oro Fu inviata in gratu-lazione al famofo tempio di Delfo (a) . Gran regiftro impcrciò fi è (a) Vlut. Fatto appreffo tutti eli Scrittori di un tal trionfo, e bella diftintamen- Marceli. te e cofpicua sì è la memoria, che di lui ci refla ne'Falli Capito- xx^. lini , ove leggefi ( b ) : Liv. Lib. xxiv.Cap.xxi. m. clavdivs. m. f. m. n. marceli.vs. a n. dxxxi. Fìrg.&nsid. cos. de. galleis. insvbribvs. et. german. Ltb.vi.V.S^Ó. K. mart. isqve. spolia. opima. r etv lit* Servius ibi. tront. Strot. dvce. hostivm, v1rdvmaro. ad. clastidivm. Lib. ly. Cap. intertecto. V.exempl. 4. ( b ) Grut. Può Fcmbrar però firana cofa , che in cotelìo Trionfo non fi faccia P*t- ccxcvn; Ed ^/tt Q menzione più che de' Galli Infubri , in tempo chc fi fa , chc la rot- mj ta data a Chiaftcggio da Claudio Marcello , e P cFpugnazion di Milano eFeguita fortunatamente da Scipione , portarono in conFcgucnza l'immediata Fuggczionc di tutta la Gallia Cifalpina . Ma chi ben confiderà, chc gP Infubri fra le genti Galliche erano i più potenti, e i principali direttori e capi di tutta la lega , cefferà di fiupire . La Città di Milano, dice Plutarco nella Vita di Marcello, che dalle genti Galliche veniva confidcrata per la comune loro Metropoli : Mtf-TùÓ7To\tP fitP avr-AV ot rnàt KfcÀro/ voytt>icriv : Metropolim quidem ipfam Galli appcllitant. E chc per foftenerla Faccano tutti gli sforzi: oàtv ivÙrupLac, (xa.yó[xiv:i drTi7io\icpY.%'> rov r\opPìÌÀicv : Tro qua Jìrc-vue pr&liantcs, obftdione Cornelium circumuencrant . E che la fua caduta portò la gran confeguenza di dover cedere a tutte le fue Città , e di dover dar Fe iTclTì e ogni cofa loro in diferczion de' Romani : Tac Jì u'/k.ac, 7roi\eiq avroì 7ra.pa.SiJoa.o-tv ot KO.ro/ ., j^l) t« Jtw ict'sTxz fi qua alia vis per lAlpes rucrct , può farci fofpcttarc col Marchcfc Maffei , dopo la pre-fa di Milano un qualch'altro tumulto Gallico, a cui riferire la de-prclfion de'Ccnomani 5 conciolfìachè le Colonie, come altrove abbiam dimoilrato , non folean fabbricarli dai Romani con tanta fretta, oltre chc Polibio dice chiaramente, che una tal idea non era già nata nel 5 3 5- ma chc i Romani le avcan pollo mano per innanzi, c chc in quell'anno folamentc, per paura d'Annibale s'affrettavano eli fb )• Tclyb. darle compimento (/>) : v\Lc$ ctyciy&iV rà koltcl rote. Ltb, ili. Cap. u : 0 Trpoìii'^ei-ptT^xivii : T^cgotium , quod antea de Coloniis in Galliam deduccndis fu~ feeperant , ad umbilicum perduccre properabant . Se avcan dunque pollo mano per innanzi alla fpedizion delle Colonie, ne fegue altresì, che la maifima di condurle non potè prenderli , chc in total vicinanza della depreflìon dcgP Infubri ; onde vie più nc refìa in chiaro, chc cogl'Infubri furon vinti e dcprclti anche i Ccnomani. Non polliamo finir di comprendere , come al mentovato Chiarifs. fc) Ver. li!. Signor Maichefe ufeito fia dalla penna , averli (e) in Tolibio, ebe Tart. 1. Lib. debellati gt Infubri , poco tempo dopo furono anebe difeacciati i Galli da tutte le pianure d'intorno al To , eccettuati folamentc alcuni luoghi pofii alle radici dell' ^ilpi ; e impararfi da quefio , ebe tentarono ben toflo i vinti di fcuotcr /' impoflo giogo ? e ebe tumultuarono in lor favore con gli altri popoli Gallici anche i Ccnomani , quali come pof-feffori di bella pianura , e adiacente al To , non ba dubbio effer dei compreft quivi dalV ifìorico fotto il general nome di Galli, e degli/cacciati , e foggiogati allor dai Romani . Ma fenza chc nc rcfti offefa la minima particella di quella llima , in cui l'abbiamo meritamente , fembra a noi chc quello lìa un prendere i teoremi nobilitimi, che terminato il racconto Sparger foglionfì da Polibio di quando in quando, pcr tanti pezzi di Storia. Dopo cjuattr'anni di fanguinofif-fima guerra fia i Romani, e le genti Galliche della Circompadana, dice quell'immortale Storico , fenza lafciar luogo a interpretazione , ch'ella ebbe fine coli'onpreflion dcgP Infubri , e chc P efpugnazion di Milano fu P ultimo atto di quella tragica fccna . Quindi pafla fecondo condo il Fuo coftumc a riflettere il gran pcFo, e la Fomma importanza di una tal guerra , e inficine il modo barbaro e folle , tvKarxQ póltro* , di farla de* popoli Gallici , che in tutte le loro azioni fblean lafciarFi condurre dalla furia piuttoflo , e dalF impeto , che dal configlio . A cagion delle quali coFe , Foggiunge Polibio , confiderando noi , chc in poco tempo Furon eglino intieramente Fcacciati dalla pianura Circompadana , toltine pochi fiti a pie dell'Alpi (a) Ihpl #rfr 0& caufas cum meditaremur , ew brevi tempore e Circumpadana planitie univerfa fuiffe expulfos , praster pauca loca , qua ipfis fkbjaccnt Mpibus : abbiam creduto bene, Feguc a dire, di non omettere , nè come da principio ci entrarono in cotefia pianura , nè con quai Fatti pofeia vi fi mantennero, nè come finalmente dalla mc-defima furon cacciati fuori . A quefio paffo di Polibio, piacque veramente al vecchio Cafaubo-no d'interpretar le qui addotte parole un po' differentemente da noi, nel modo chc fegue : J^ps igitur , guari non inulto pojl fuiffe eos ex Circumpadana planitie univerfa expulfos , paucis locis exceptis , qua: ipfis fubjaccnt ^llpibus . Ed ecco per quanto è da crederfi, donde il Maf-fèi fi lafciò trafportare dopo la depreffion dcgP Infubri , a immaginarli una nuova briga de' popoli Gallici , cioè dalle parole latine : non multo popi , fbftituite dal Traduttore alle greche : /ue r' o'hiyov %pó tv . Ma nè qucll' Interprete bencmcritiitimo di Polibio potè qui riferire quel non multo pofì a un qualche nuovo tumulto , in tempo che non rifguarda Fc non la brevità della durata della guerra Gallica , tolta dai Fuoi principi : nè le Fuddcttc parole greche in rigor di lingua , nel prcFcntc cafo importano altro , che intra modìcum tempori s fpatium, o interpretando letteralmente : in modico tempore : ovvero brevi tempore ; come alle parole , p^-rct ip.ic, tipM'paq,9 al Cap. viii. di S. Matteo, fpiegate comunemente pojl tres dies , con fin-golar giudizio offervò doverli interpretare : tcrtia die , coli' autorità di Tcofrafio, e di Demoftcnc , il Chiariilimo P. Carmcli (b) . Il ^V.^T" che Polibio medefìmo poco dopo , applicando F efempio del precipi- *R0°m^ij68. zio delle cofe Galliche ai doveri dello Storico, fpiega chiariilimamcn- pag.^feqq-te dicendo , effer ufizio proprio e naturale degli Scrittori il tramandare alla pofterità diligentemente cotefli fcherzi della fortuna , affinchè fi conofea dalle età venture , non doverfi paventare delle improv-ivifc , e temerarie innondazioni de'Barbari, ponendo mente, ch'ella è poi faccenda di poco tempo, e di fomma facilità : oXtyo^pjnoi' (rat, l v$\ htctP ti?) \Iolp iutpSrapTw : quod modici temporis negotium cfl , fummxque facilitati; il difcacciarncli, qualunque volta Fe gli refifta con valore, e con fortezza d'animo. Patente è dunque lo sbaglio di quclV cfìmio Letterato , originato dall' intelligenza , non certamente del tutto confìderata della traduzion del Cafaubono , che lo condufTc innapprcflo a prendere le pianure d" intorno al To di Polibio: ra 7ripi top ti*So* ;r*J/a, pcr una non fo quale appendice della dizion Gallica, quaFi che tutta in compleflb la Gallia CiFalpina non confifteffe nelle vafle pianure , polle di qua e di là dal Po , o fia nella pianura Circompadana : e che Polibio con quelli tali vocaboli non uFafFe Fempre d'eFprimerc , come di Fopra ab-oiam comprovato, l'intera Gallia Cifalpina . Manifcflo è impcrciò , non meno dal fatto , che dall' efame diligente di tutte le memorie , che i Ccnomani all' efpugnazion di Milano , e non in altro tempo, Furono anch'cui del corpo dei vinti alfieme cogP Infubri, e per con-Feguente dei comprefi , benché non cfpreili , nel trionfo di Marcello. Ora tutto quello , che fìnquì li è detto, e fi e dimoftrato , rifpct-to ai Ccnomani, chi mai potrà vietare con fondamento , che non li dica , e non fi creda anche de' Veneti, confinanti e amici indivifibili de' Ccnomani , e compagni fuoi perpetui in tutte le loro avventure ? Abbiamo bensì pc'Ccnomani il fitto della Colonia di Cremona, chc intorno alla lor dcprelfione ci toglie ogni Scrupolo > ma fatto niente meno importante , e decifivo pc' Veneti sì è quello di vederli fin dai primordj dell'ubbidienza loro verfo i Romani , che per l'appunto in quelli tali tempi tralucono , non già fregiati del Gius Latino, o dell* Italico, come cofiumò di farli colle genti Sozic , e accettate a buoni patti , ma comprefi alla rinfufa colla rimanente turba dcgP Infubri , Boj , Ccnomani , e altre genti Celtiche nella Gallia Cifalpina , e ridotti con elfo loro in forma di Provincia , eh' era lo fiato più dimeno , e proprio folo delle genti conquiflatc a forza che non fu acqui* fiata la Venezia per forza d' armi. Ma una tal dimoflrazione non Servirà poi per la Campania , dove a riferto di Patercolo, la Colonia di Capua non Fu condotta Fc non cnc più tardi , e non prima di cento cinquanta due anni , da ebe per forza d'armi Fcguita n'era la foggine m. , . . La verità nondimeno sì è , chc di qua dal Chiefìo molto prima xUv, de'cento trentanni fu fabbricata agli ultimi confini della Venezia la Colonia noflra d'Aquileja, la cui fpedizionc Fcguì nei 572. della fondazion di Roma, quaranta un anno Folamentc dopo che la Gallia CiFalpina , e in conFcguenza anche la Venezia reflò Foggiogata . Nè giova il rcpctcrc , Aquileja effere fiata nel terreno di que'Galli condotta , che qua erano Icefì nel 567. per fabbricarvi una Città , fciol-to effendofì quanto balia in fin del quarto Capitolo quciV attacco . Gioverà pcr mio avvifo molto più il cercare , perchè tanto differita fiafi P introduzione di cotelia Colonia , al chc fembra poter fupplirli col dire , che Colonia allora non fu condotta neppur negP Infubri . Ma per comprenderne i veri motivi , convien paiTar più oltre , ed offervare a quai diflurbi e a quali molcfKc foggetti andalfero i Romani , pcr aver condotta in quelP incontro troppo follccitamen-te Piacenza ne' Boj , e Cremona ne' Cenomani. A una tal novità dice Livio, che i Boj immediate li ribellarono (b) , non tam ob vetcres ( b )Lh, Vi, in populum Romanum iras , quam quod nupcr circa Tadum Tlacentiam , xxi.Ctfp.xxv, Cremonamquc Colonias in agrum Gallicum dcduElas agre jpatiebantur . E ftuzzicarono per atteflato di Polibio, gPlnFubri a làr lo fleffo : fi dichiararon dei partito d* Annibale > e per via de' loro metti , pieni d'animo, e di lufìnga della proflìma Fua venuta, piombarono tumultuariamente Fui terreno aflegnato alle due Colonie, e fecero sì chef Triumviri > chc attualmente dividevano le terre, e i Coloni tutti ait^ L 1 terri- territi fi diedero alle gambe, c fi ritirarono a Modena, Pofer Paffedio a quella Città, c in tale (lato trovò Annibale le cofe, qnan-( a) Tolyb. do giunfc in Italia (a). Nè qui cefsò il furore di qucflc genti ir-Lib. ni. Cap. rifate, ma durante la guerra Punica, flagellarono malamente con in-curfioni e facebeggi quelle due Città ; di che Panno 547. ebbero (b) Liv. Lib. effe a dolerfcnc fòrtemente apprefio il Senato (b). Terminata la xxvm. Cap. guerra Punica, più furibondi che mai, Infubri, Boj, e Ccnomani, (O Id Lib 1'anno 5 5 5- abbruciaron Piacenza , c rnvefiirono Cremona ( c ) • xxxi. Cap. x. Durò più a lungo ancora una tale inquietudine, e brutta accoglienza fecer gì' Infubri l'anno 555. all'ingrcffo ne'fuoi confini di Bebio Tannilo Pretor della Gallia, forprefo dai medefimi con perdita di (d) Id. Lib. mille feicento de'fuoi (d). Infubri, Cenomani, ed anche Boj, veg-xxxii .C. vii. g0np, pUrc Ln armi nc[ pcr |a cui nu0va opprciiione fi celcbra- (e) Id.ìbid. rono folenncmentc in Roma fupplicazioni di quattro giorni (e) > feqq h/J/*' c ^°^cnne trionfo quindi ne fu celebrato dai due Confoli Cajo Cor-xxxi. nelio Cetego, e Quinto Minucio Rufo (/) . Infubri, e Boj fempre ({) Id. Lib. più infelloniti tornarono in campo nel 559. c tal fu la pertinacia vittoria rcflò un pezzo dubbio fa, nè fi dichiarò pel Confole Sempronio Pongo , fe non col fagrifizio di cinque mila Roma- (g) Id.Lib. 111 >c undici mila Galli (g). Boj di bel nuovo nel 560. gli ulti-xxxiv Cap. mi di tutti, e i più ofiinati, veggonfi a far offe a fronte del Con- anno, Lucio Cornelio Menila , e a lafciar difperata-mcntc fui campo quattordici mila de'fuoi, compenfati nulladimeno (h) Id. Lib. in parte dalla morte di cinque e più mila Romani (b). Finalmcn- xxxv. Capv. tc nc,| toccò a Scipione Nafica nel fuo Confolato la gloria di fterminar cofioro , e colla flragc memorabile di vent* otto mila Boj fui campo di battaglia , oltre i prigioni , a quietare una volta per (i) Id. Lib. fempre quella gente caparbia e difperata (i ). Narra Livio a quefio xxxvi. Cap. paff0 ? cnc Scipione (0> obfidibus a Bojorum gente acceptis , agri ( k ) Id. ibid. Partc ferc dimidia cos multiavìt : quo fi vcllet, populus Romanus colo-Cap. xxxix. nias mitterc poffet. Prefero in fatti Panno appreflb i Romani di man-fi; Li. Lib. darne due (/) ; ma Panno 564. Fc ne conduflc poFcia una Fola in xLvn.1' Bologna ( m ) , trentatrè anni da che Fcguì P acquiflo della CiFalpina, ( m ) Id.ìbid. e ventinovc dopo la Fpcdizion di Piacenza , e di Cremona . Cap. irli. jrd ccco qUai Pudori, e quanto Fanguc ebbero a fpargere i Romani , pcr aver nel terreno antico delle genti Galliche fatalmente introdotte in difpetto loro le fuddette due Colonie . Ecco quali sforzi, e quanto tempo ci volle, per poter paffar fenza oflacoli., equafi per patto cfprcffo , a fpedirc una feconda Colonia ne' Boj. Laonde niuna meraviglia è da farli,, fe nclF Infubria intanto, e nella. V§ne- A*N TIC A DEL FRIULI. Venezia, Colonn alcuna non fi conduffe. Troppa briga gli avean recato le due Colonie ne' Boj , e ne' Cenomani, perchè tentilfcr lo fleflb anche ne'Veneti , e ncgl' InFubri . S'era il tumulto a gran Fatica potuto Fedare in capo ai ventifett'anni, da ebe le Colonie Furon condotte i nè ai Romani diede F animo di pcnFir più a Colonie in quelle noftrc parti, (e non l'ottavo anno da che Fu celiata una così' Fatta moleflia , e il Feflo dopo ebe in Bologna nuova Colonia erafr introdotta . E Fu allora , che le contigue Fedi de' Barbari del Fctten-trione l'anno 570. gli ncccifitarono a piantar loro in faccia Aquileja , agli ultimi confini della Gallia Cifalpina , nelle Solitudini nofirc della Venezia (a). Ma neppure a un tal tempo riufeì ai Romani di (z) Liv. lib. poterlo lar quietamente, concioffiachè guerra quindi ne nacque, e il xxxix. Cap. Pretor d'effa Gallia, Quinto Fabio Butconc trattener dovette P cFerci- Lv* to prefìb di fe ( b ) , quia bcllum cum iflris effet, probibentibus colo- C b ) Id. Lib: niam ^tquile)eam deduci. Il che perciò non potè efeguirfi , fe non da XL* aP-XXVl-lì a due anni , cioè nel 572. ( c ) . Ecco adunque le caufe , per quan- (c)Id. ibid. to può dedurli fondatamente dalle vecchie memorie , ecco i veri mo- *"aP' XXJ4lv* tivi , per cui nella Venezia non fi mandò Colonia prima di quelli tali tempi . Così la Venezia antica , dopo efferfi retta per tanti fecola da Fe , c colla più pura e indipendente libertà, Fanno di Roma 531. e non nel 533. clic al computo Varroniano viene aliare il 534. come con-ghictturò il MarcbcFc Maffei (a*) , venne a perderla, oppreffa , e lira- ( d ) Ver. III. Fcinata arlìcme col rimanente delle genti Galliche della Cifilpina , ******* *• Lib. dall'armi Romane. Paffarono i Romani nel Feguentc anno 532. a * 35' debellare anche l'Ifiria ; il chc conferma fempre più , chc Y anno antecedente i Veneti erano flati foggiogati. L'Iltria era fìtuata di là dai Veneti , nè i Romani potei no giungervi fenza sfilar le truppe per la Venezia . Avvertì il mentovato Signor Marchcfe una tal coFa prima di noi , ma gli reflò Fcrupolo, che la Fpcdizione Feguita effer poteffe pcr mare (e), Fui fondamento delle parole d' Eutropio i ove (e) Ver. ìli. dice (/): M. Minutio IP. Cornelio CofJ. Iliflris bcllum illatum efl, I** quia latrocinati naves Romanorum fuerant , qux frumcnta exhibebant, ^ uL " perdomitique funt omnes . Ma Eutropio dice bensì, che un ladroneccio delle navi Romane Frumentaric praticato in corfo dagP Iftriani , fu la cagione che portaffer loro la guerra in cafa , e gli domaffero » ma non ifpiega punto, fe una tale cfpedizione feguifFe per mare, o pur per terra . Quei chc nc parlano oltre Eutropio Fono, P Epirome di Livio, V.onara, e paolo Orofìo . L'Abbrcviator di Livio fe la paffa in due paro- (a)Liv.£p. parole (a): Ifiri fubacli funt. Non così Zonara, che pure un po'me"-Ltb. xx. glio una tal guerra ci rcgiftra ( b ) : lVitx tthttXio; ri KoptM?ucc, lib. viiu^' Ma prò-; M/*Jk/os «V "lVpy? i^pcir'tvcrctv , ^ «-xx. &''6ÌV t<* 7to\i(JL(i> y 7et JV 0(JLo\oy>/cue, V7rr'rx^xv : Deinde V. Cor» nelius & M. Minutius ad iflros duxerunt exercitum , & multas illius loci gentes partim vi r partim deditione fubegerunt.. Il dirli, che que-» fri due Confoli pofer F efercito in marcia verfo F Ifiria : iV *Irp»4 %7p&TWta.v : rfrf l&w duxerunt exercitum , par che fi adatti al condur F efercito per terra , e non a tradurlo per mare . Preffo i Greci r cpara'pvtfc vuol dire Dux efercitus : General d'armata : sv\dp%re. , Dux Ci affli : Capitan della fiotta , Amiraglio . Ne le truppe di traf-porto prima dello sbarco, dir fi poffono propriamente pofie in marcia ; nel qual cafo dovea dirfi fjawop&fMVHP : trans}retare , ovve-ramente ttVflkw* ro» zpxrop : traijcire exercitum, piuttofio chc rpa<* rivet» t exercitum in expeditionem educere: por P efercito alla marciai di modo che P cfprcùion di Zonara può Fervir mirabilmente a togliere P accennato fcrupolo . Abbiamo innoltre dal medefimo' , che ar quefia fpedizione intervennero i Con foli tutti due , di che fa feder anche Orofio , aggiungendo , che la vittoria cofiò loro di gran fam-( c) Orof. guc Ce)' 11 perchè , come offerva il dotto Freinfemio , non fc ne Irb. ìv. Cap. ceipDr(^ nCppurc il trionfo (d) . Donde impariamo, chc la guerra ( d ) Freìnsb. & dell'ultima importanza, aflicurando Vcgczio , di che nc abbiamo» Suppl. Liv. un ampio teftimonio anche in Polibio , chc ne' cafi ordinar; non ifpc-^* CaP* divafì che un folo Capitano, o Confole, con due legioni corrifpon-denti al numero di ventiquattro mila combattenti; ma fe l'apparato, de' nimici era grande e formidabile , Fe ne fpcd ivano due con quat-(e) Fec de tro legioni (e) : Quod fi infinita multitudo ex gcntibus fcrociffimii Re Mìltt. rcbcllaffct, tunc nimia neceffìtate cogente , duo Duccs , & due mitte-Lib. ni. bantur exercitus, cum hoc pracepto : provideant , ncqnid Rcfpublica t àt). \* , To/yb.Lib.m. detrimenti capiat. Cap. lxxu. Non è adunque da maravigliarfi , Fc dopo tante vittorie e tanti trofei,. Cvnr' c dopo fottomeffa tutta P Italia e domata P Ifiria , i Romani Panno fe- guente , chc fu il 533. della fondazion di Roma, fpiegarono le lor bandiere- vittoriofe , e con alla tefta i due Con foli , Lucio Ve tur io , (0 Zonar. c Cajo Lutazio , marciarono coli' efercito come in trionfo fino aJT §1' Alpi, fenza far guerra a ncffijno , come fegue a dire Zonara (/) : Adxio$ ant. jjtre Si Ouifspio;^ ycf\ Vcti'o; Axtoito; mASs* ^X?1 ™v AÀTr-r, j>, day ci Trovine. Lib. pd-^e, 77&W<; (f x«fc dove sbarcato egli fi trincerò . Ma in tempo che appena potea credere, che Annibale avelie paffato i Pirenei', trovò eh'ei già meditava il palfaggio del Rodano (e). Ciò chc il Confole a /e\ ^y; tutte le vie tentò impedire, ma indarno ; imperciocché Annibale, Cap. xii, guadagnati i Galli eli quelle contrade, tanto fece , e tanto fi adoperò, che in capo a cinque giorni traduflc parte dell'efercito oltre il fiume , e obbligò quelli di Mai-figlia , e altri popoli Gallici aderenti ai J (a) ld.ibìd, ai Romani, a darti alle gambe (a). Ottenuto cb'egli ebbe a un Cap.xuu. tempo ftcflb, e il pafTaggio del fiume, e la vittoria, non tardò un momento a tradurre anche il rimanente dell1 efercito , e Fpedì il giorno appreffo un difhccamcnto di cinquecento cavalli Numidi alle bocche del Rodano, per ifeoprir paefe dove, e quante fòffero , e cola meditaffero le truppe Romane. E qui fu, che s'imbatte Annibale nel l'ambafeeria di Magilo, uno de'Principi de' Popoli della Gallia Cifalpina, o fia de'Boj, vale a dire de'Bolognefi, ad cfibirfegli per guida per la via di terra, e delle Alpi, fino ai confini d* Italia, con (b) Id. ibid. folcane impegno di preflare al medefìmo ogni poflibilc ajuto (&)< Cap. xliv. Dalle quali cofe indotto Annibale cambiò penficro , e ne fece di ciò ^*i^*X1, all'efercito una forte parlata i terminata la quale, ecco di ritorno la Cavalleria Numidica a riferire, qualmente incontrata non lungi dal campo nemico la Cavalleria Romana, dopo un fanguinofo conflitto, avea dovuto Foccomberc . Per la qual cofa Scipione, nulla più defiderando che di venire alle mani , erafì moffo con tutto F efer-(c^Votyb. cito lungo il fiume (e) Ma Annibale, che s'avea prefiifo in animo ibid. C. xlv. tutt' aitro 9 cJ^c di venire a cimento coi Romani prima d'entrare in Italia, e chc quanto più feoftavafi dal mare, tanto più credea sfug- (d) Liv. ibi.gire un tal pericolo (d)7 polli alla retroguardia gli Elefanti e la Cap. xxxi. Cavalleria, alla finiflxa del Rodano li pofe in piena marcia colf armata verfo oriente; e paffando pel Lionefe, e per le montagne della Savoja , e de Valdefì , c fupcrati i gioghi più alti dell' Alpi Penine, o fìa il monte di S. Bernardo, ove nafee quel Fiume reale, co- (e) Totyb.ibi. me chiaramente Fcrivc Polibio ( e ), calò in Italia. Per la qual cofa ( t) C/iwr Cluverio non può perdonarla a Livio (/) , e ForFe a buona ragione , JtaLA.ni L.\. Pcrcnè in quello fi difcofli affatto da Polibio, e faccia capitare An-Cap.xxx.iu. nibalc , non già per l'Alpi Penine, e pel monte di S. Bernardo , ma con viaggio diverfiifimo pel Monfcnì , o fia per P Alpi Cozzie a Torino? in tempo maflìme che Livio, non meno ne'fitti d'Annibale c della Feconda guerra Punica, che in tutte l'altre cofe Romane, non fa altro chc traferivere appuntino, e tradur quali verbo a verbo la Storia di Polibio. E ciò tanto più, quanto che Polibio, intorno al paffaggio d'Annibale per l'Alpi, avvifa particolarmente, aver egli ciò apprefo da chi viveva in quel tempo, e d'efferfi eziandio chiarito fopra il luogo della verità del fatto, alficuraneio ogni cofa nel modo che feguc ($) : 'H/u^c JV TTiftt rérav iv^p^*»; *7ropcupéfii$ct, dia ro TTipi toùv TT^ctfycov 7rctp ctvTcov trop***teu tù)V 7rotfccrtTiO%pT&* ^wid.c^apft TOic; K/uP°'$-> TtfV & tqtthc, taromrimii'su , kig&cu 7ropHct , yi'Oùff^ IVtHà ^ &i#e, : autem de de hi/ce rebus co majore fiducia fcribitnus , quia ab illis homini- bus eas didicimus , qui temporibus illis vivebant : cjr quod loca ( ipfa lufìravimus , qui vi fendi fludlo ac veritatis nofcendx Alpes aiiimus. \ Ma torniamo a Scipione , il quale tre giorni dopo che Annibale era partito per F Alpi, giunfc a quel campo , e trovatolo abbandonato , tut-tocehè non poteffe darli pace , come quel gran Capitano avelie avuto cuore di cambiare idea, e d'imprendere un viaggio sì difaflrofo fra le rupi , e fra i pericoli , e in mezzo a tanti Barbari , della cui fede non potea prometterli, certificato nondimeno della verità del fitto, tornò indietro alia volta di Marfìglia (a). Dove imbarcò di bel fa) To/yb. nuovo la milizia , nc fpedì il miglior nerbo con Gnco Scipione fuo ib'.Cap.xnx, fratello contro Afdrubalc nella Spagna, ed egli col rimanente veleggiando per l'Italia, appro.lò a Gino/a fecondo Livio , ma fecondo Polibio a Pifa > donde fpcrava di prevenire il nemico, e di giungere anticipatamente al paflb dell'Alpi (b). Sollecitò in fatti Scipione tal- (h) Liv.ibi. menrc la marcia, che non ebbe Annibale , come fopra, efpue;nato ^ ■ i ■ • i *j* ■ o- -, To/yb. ibi* appena Torino, che Scipione da Pila era ormai giunto a panare il £apt LVI_ Po coli* efercito in quelle vicinanze (c)i di che fortemente fe ne flupì (cj Tolyb. Annibale, pcr averlo pochi giorni prima lafciato indietro al paffo del ibi. Cap.ix. Rodano . Nè minore fu lo flupore del Confoie nel vedere Annibale Lxtl fano e falvo, in quindici giorni di viaggio diffic ilinlmo , non folo aver lupe rato P Alpi coli' efercito , ma aver già dato mano alle im-prefe militari , ed agli affed; . Per la qual cofa cercando amendue quelli prodi guerrieri P occafione d'incontrarli , fi videro a fronte al fiume Telino ( d )} elovc accefofi un forte combattimento, finì colla (A) id. ibid. peggio de' Romani ( e ) . E Scipione Hello avendo rilevato una feri- f aP- LXir* ta , penfar dovette alla ritirata , a ripaffarc il Po , e a fortificarli a ^J'jj jbjrf Piacenza (/) ; a cui tenne dietro Annibale, paffando anch' egli il Qap. i.xv. fiume, e pollandoli a fei miglia dal campo di Scipione. Da quella (ò ^-prima vittoria dice Polibio , effer nato, che tutta la Gallia noflra CaP' LXVI' Tranfpadana , ove feguì un tal fatto : Ylavriq ot wct,$ct%~\pLWQi Ki\rot omnes circumjacentium regionum Galli , non indugiarono un momento per via d'Ambafciadori , fecondo che fin da principio fi avean pre-lì fio , a unirli con Annibale, e a prcflargli ogni polTìbile ajuto. Quindi fu, che que'pochi medefimi, che sforzatamente, fìccomc dif-li, militavano fra le truppe Romane , animati dalla iuperiorità dell' armi Puniche, lì ammutinarono, e verfo la quarta vigilia della notte affalirono improvvifamentc i Romani , che gli flavan d* appreffo : molti ne uccifero ; nc fcriron non pochi ì e recife le tcfle de' morti > M palla- pacarono al campo d' Annibale , in numero di due mila Fanti , é ( a ) Li. ìbìd. poco meno di divento Cavalli (a). Cap. lxvu. Non crederci d'ingannarmi, Fe, col Fondamento delle accennate parole di Polibio, intendo io tutta la Gallia Tranfpadana, in cui fi contavano anche Veneti e Ccnomani > imperciocché la rotta de* Romani al Telino accadde, fecondo che teftifica Livio , nelP Infubria (b) Lìv. ibi. (b). Dove, gettato un ponte a quel fiume, pafsò Scipione ad in- Cap. xlv. contrare Annibale , cinque miglia difeofio del borgo Tumuli , che molto ragionevolmente s* interpreta del Dujacio pel moderno Dimoli, (c ) Dujac. tra Novara, e Pavia nello fiato di Milano (e) , vale a dire , nel ad huncLiv. centro e nel cuore della Gallia Transpadana i di modo chc Fcfprcf-lione generalidìma di Polibio: Trame, o) 7rapa,Kci(Àivoi Ki} roì : omnes adjacentes Galli , o come con maggior circolo di parole interpreta il Cafaubono : omnes circumjacentium regionum Galli , non può cadere , chc Fui rimanente della TranFpadana , diviFa e Pepa rata dalia Gallia Cifpadana dal real corfo del Po , e adj'accnte tutta , c confinante per ogni verfo coli" Infubria. Non così all'incontro Fembra poter dirli della CiFpadana , mentre Febbenc in aggiunta a quelli che dcFertarono dal campo Romano, fi prefentaffero ad Annibale anche i Boj , prin-cipal Gente della Cifpadana , ratificando al medefìmo a viva voce la Fua coflanza, nnlladimcno Polibio continua a dire , che Scipione Fo-praffatto dal tradimento delle truppe Galliche , e dalla ftrage da effe fatta al campo Romano , vedendo ormai patente 1* alienazione degli animi di buona parte anche della Cifpadana , pensò per innanzi a camminar più cauto ; e sloggiando di notte tempo dal campo di Piacenza, s'incamminò verfo il fiume Trebbia, e i vicini colli , fi-dandofi molto più di que' lìti , e delle genti Sozic che gli abitavano (à) To/yb. (d*m Teftimonio ben chiaro , chc in quella Gallia pur tuttavia rc- ibì. eod. Cap. flavano anche a Roma i fuoi partigiani . IXVXI* Se ne avvide Annibale di quella marcia , dice lo Storico , e ran- tolio tenne lor dietro . Ma occupati troppo i Numidi a incendiare il campo nemico , ebbero tempo i Romani di paffar felicemente la Trebbia , benché danneggiati alquanto nella retroguardia al paffo del fiume. Valicata la Trebbia , fi pollò Scipione a que' primi colli , ed ivi fortifìcolfi, attendendo intanto dalla Sicilia colle fue legioni 1'altro Confole Tiberio Sempronio Longo , e curandofi diligentemente della ferita . pafsò il fiume anche Annibale, accampandoli a cinque miglia da Scipione, af-fiflito largamente di tutto il bisognevole dalla nazion Gallica , pronta og-(e) Id. ibid. gimai ad aver parte in ogni fua imprefa, e in tutti i Puoi pericoli (e) > Cap. Lxvnr. Era chiafteggio nella Cifpadana , fra Tortona c Piacenza , tuttavia via fedele ai Romani, che Annibale, nel mentre che Tiberio , capitato dalla Sicilia , erafì già unito al campo di Scipione , prefe per tradimento d' un certo Brundufino . Dove gli venne anche fatto di feo-prire , ebe le genti Galliche , finiate tra il Po e la Trebbia , figgendo , come Puoi dirli , fu due fcanni , aveano bensì dall'un canto feco lui contratto amicizia , ma dall' altro fe l'intendevano a man falva anche coi Romani (a) . pcr la qual cofa avendo egli fpcdiro(a? Id. ibid. due mila Fanti, e la Cavalleria Gallica e Numidica a feorrere e de- Cap. lxix. predare i loro confini, coftoro ebbero ricorfo ai Romani contro Annibale . Tiberio allora , che nulla più defiderava , che di venir ficco alle mani , Fpcdì Publio mille Arcieri di Fanteria , e buona parte della Cavalleria, che ripa fiata la Trebbia gli affalirono, e gli obbligarono a rinculare addietro ne' loro alloggiamenti . Ma avvertiti i Cartagine-fi dell'accaduto , con nuovi rinforzi conftrinfero i Romani all' incontro a voltar le fpalle , e a raccoglierli pcr fuga alle loro tende . Il perchè Tiberio Fpedì di del nuovo gli Arcieri tutti , e la Cavalleria ; onde i Cartaginefì cclfcro di ricapo , e fi ritirarono al loro campo . Annibale intanto , che non vedcafi in punto per un general fatto d'armi, nè crede a bene a tutti i momenti, e fenza matura premeditazione avventurare ogni cofa , trovò fpedientc pcr allora il far voltar tefla a'fuggitivi, sforzandoli a far fronte agl'inimici : proibendo nondimeno loro il combattere, o P InFcguirli , e chiamandoli pofeia, per via de' minillri e de* trombetti , opportunamente a raccolta. Allora fu, che i Romani, dopo qualche breve indugio , fe ne tornarono indietro con perdita di pochi de'fuoi , e con molto maggior danno e uccifionc de* Carta gin eli. Biffò quefio piccol vantaggio a Tiberio, perchè infuperbito c caldo azzardane la fua fortuna (b) ; e con tutto che Scipione la feti- (D) jd.ibid. tifle altrimenti, andane incontro precipitofamentc alla memoranda rot- Cap. lxx, ta , che ricevette pofeia alla Trebbia , e che pofe farmi di Roma in tale diferedito , che ci volle ben molto tempo , e molto fangue a rifarcirlo . Narra Polibio dopo una tale feonfitta , aver piegato ai partito de' Cartaginelì tutti quanti i popoli Gallici (c) : KaÀr;t'c ^ ^ *^ Tro'tTue, Ò.7t rinvHivcu tt^o; ty\v i%m»0» qtXìav : Callos univerfos ad Cap. ixxv. Ulorum parti's acccfftjfe . Avea detto poco prima , che alla rotta di Scipione al Telino s'erano uniti ad Annibale tutti i popoli della Tranfpadana . Non può qui intendere adunque , fe non di quelle poche genti Galliche eie Ila Cifpadana , che prima di quella rotta alla Trebbia, fecondo che offervammo , mancavano ancora al partito cP Annibale. Per la qual cofa non poniamo afcoltar Livio fenza flupo- M 2 re, re , là dove , innanzi quella gran battaglia , annovera tuttavia i Cenomani , popoli della Tranfpadana, Fra le truppe Romane» e vi aggiunge eziandio, ebe Fra le genti Galliche , quefta unicamente perfe- (a) Liv.Lib. vcrava ancora in Fede {a) : Auxilia pr eterea Cenomanorum \ ca fola in xxi. Cap.lv. fide manferat Gallica gens. Ma ammirazione ancor maggiore potrà cagionare Silio Italico, chc pur conra preflb gli uomini dotti piti pcr iflorico che per Poeta , il quale più di Livio allontanandoli da Polibio , ci de feri ve dall'altro canto i Veneti nella TranFpadana medefima , Fermi e collanti nclP ubbidienza de* Romani, non Folamentc fino al Fatto d'Armi alla Trebbia , o alla fircpitoFa rotta di Flaminio del feguentc anno 536". al lago Trafìmcno in ToFcana, ma fino alla gran giornata di Canne nella Puglia, che Feguì la campagna apprcflb nel 537. col disFacimcnto del Romano eFercito ; Faccndoneii Fcrvirc nel medefìmo in qualità di truppe aufiliarie, aflicmc coIPaltre genti So-fcic fiotto il comando di Bruto , in quei celebre c rinomato ver- (h)su.ua. fo ci). Lib. vai. T^ccnon cum Venctis Aquileja perfurit armis . Al qual vcrFo di Silio Fembra aggiungere altrove Livio medefìmo non poca autorità, dicendo anch'egli, chc dopo la battaglia di Canne Folamentc, oltre un gro/To numero di genti Sozic, paffarono da (c) Liv. Lib. cluc^ eie'Romani al partito d'Annibale (c) Cifalpini omnes Galli. KXH,C4p.Lxi, Ciò chc non potrebbe intenderli Fc non de'Veneti, o Ccnomani , o altre genti meno offervabili-, della Gallica nazione* dichiarati effendo-fi , anche leconelo Livio , molto prima della battaglia di Canne del partito Punico gli altri due popoli principali della CiFalpina , Infubri e Boj . Combini intanto chi può Silio Italico , e il prefentc paffo di Livio , con quei che di Fopra abbiamo addotto intorno ai Ccnomani , ov' egli dice chiaramente , chc al tempo della rotta alla Trebbia , ca fola in fide manferat Gallica gens . Mentre noi palliamo a riflettere , chc dopo cotefia rotta alla Trebbia , non Folamentc preflb Polibio , ma neppur preflb Livio veggonfi più Galli, fe non nel campo d'Annibale; e chc Annibale fleflb , dopo una tal vittoria, potè quietamente , e fenza alcun fòfpctto , porfi a quartieri d'inverno nella Gallia medefima come in paefe d'amici, ficcomc cfpresamente ab-(à)Voìyb. biamo dallo lieffo Polibio (d)7 Scrittore accuratillìmo , c gran par-ibi. C.Lxxvii. tigiano della verità , e quei chc è maggior cofa , vivente ai tempi d'Annibale, non contando egli meno di ventiquattr'anni nel 570. della della fondatori di Roma (a")9 in cui morì quel gran Capitano (b)1 (a)Bibfioth. Il perche- intorno a un tal punto crediamo dovcrfeli a distinzione Grac. Tom. preflb il mondo erudito una pieniffima Fede. Verificandoli maflime et (b^f^j" allora innanzi anche in Livio la gran confidenza , e la ftretta lega xxxix. Cap. d'Annibale con quella Gallia; il quale , obbligato dalla penuria e LVII« dalla fame avanti la battaglia di Canne, non altrove dicefi che meditale la Fuga, come in ficuro afilo , chc nella Gallia medefima {e): De fuga in Galliam dicitur meditale. Dove non è da crederli (c) Liv. Lib. chc meditane la Fuga, Fc fi aveffe labiato indietro in quella Pro- xxri'C'XUII> yincia, e Veneti, e Ccnomani in podeftà de'Romani . Tuttavolta Fe quefte tali memorie di Livio , e di Silio, a Fronte dell'autorità graviifima di Polibio pollano aver luogo, io non voglio decidere . Dico bene , chc il Fuddctto verfo di Silio viene a porgerci Fra gli antichi un primo regiftro, e una prima memoria della fuggezion de' Veneti verfo i Romani, come avvertì accuratamente il Sig. Marchcfc Maffci (4). Dico innoltrc , che fe dee liarfi a Si- ( d) Ver.Iti. iio, niun popolo della Gallia Cifalpina differì più dc'Vcncti a di- J*4^1' *fk* chiararfì contro i Romani; il che finalmente rifolfero anch'cfìi di fare. E fe pure è da fupporfi contro Polibio, chc noi ficcflero prima, aflicme cogli altri popoli della Tranfpadana nel 535. lo fecero certamente nel 537. dopo la Fconfitta di Canne, dopo la quale anche Fecondo Livio, oltre i popoli Sozj, qui ad eam diem firmi flc-terant , paffarono da quel de' Romani al partito d'Annibale Cifalpini omnes Galli . Lcvatafi pertanto in quelli tali tempi la Cifalpina dalla Fugge*km de' Romani, mancò ai medefimi per molti anni appreffo V ubbidienza di cotcfla Gallia. Aveano elfi, con tutta la rcfilicnza di quella bella Provincia , poco prima della battaglia di Canne , fludiato di preferì vaine in ogni modo il dominio, col crear ne'comizj di quell'anno pcr la prima volta un Pretor provinciale della Gallia , nel qual pollo aveano collocato Lucio Poflumio Albino (e) : Additi duo Tr&to~ (e) Liv. ibi. res, M. Claudi us Marcellus in Siciliani, L. Tojlumius Albinus in Gal- C(tP' xxxv-liam . Ma pochi giorni dopo quella gran giornata , affacciatofi Poflu-niio con due legioni , fornite di venticinque mila combattenti per entrar nella Gallia, sì brutta accoglienza ebbe, e talmente fu prefo £j) J*J ^ in mezzo da'Boj nella Selva Litana alle radici dell'Apcnnino, fra cxlXt il Bolognefe , Modcnefc, e i confini di Pifloja , che con tutti i Liv. Lib. fuoi ne rimafe oppreflb , e fiefo morto a terra , in tempo chc ne' xxm« Cap. Comizj era fiato creato Confole (/) . Tanta conFufionc cagionò in ad Roma un così fatto annunzio, che non fi devenne nel 558. neppu- hunc Liv. toc. re a (a) Liv. ibi. re a crear pretore della Gallia: Jtaque Calliam, dice Livio (a) Cap. xxv. quamquam flirn'dabat jufla ira, omini co anno placuit. Reftavano pcr altro in quefta Gallia le due Colonie di Piacenza è ' Cremona , chc colla Fua coftanza mantennero Fempre viva in quelle xxxvii.c!x Part* *a azione di Roma (b). Quindi è che nel 539. fi ripigliò la Ferie di que* Pretori, e ne fu creato Sempronio Tuditano, ma con tal riferva e cautela , che non fi titolò neppure Pretor della Gallia, nò fi dine a lui fortita una tal Provincia , ma la Provincia xxi v ^ xliv'' di &*mini (e): Tratori Sempronio Trovincia Uriminumì ch'era F ultima Città dell' Umbria in confin della Gallia Cifalpina. Fu prorogata a Sempronio una tal Pretura d'anno in anno, fino al 542. (d) Id. Lib.(d), fenza faperfene quel che nella Gallia intanto ei fi fàceffe. Si xxv.Cap. ni. fa folo che nella guerra Annibalica nel 540. egli efpugnò Atcrno z ' ne* Marrucini . oggidì Pefcara nell'Abruzzo inferiore (e). Così è ( e j la. Lib. ■ , , «■ t xxiv.C.xLuu. da dirfi di Lucio Veturio Filone, che a lui fuccelfe nel 543. e vi (f) Id. Lib. durò fino all'anno 545. (/). xxvn. Cap. ^a m% granji motivi Fopravvennero a Roma, perche fopra * quefta Gallia più ferj chc mai divcnilfero i fuoi penfieri . Erafi penetrata la moffa d' Afdrubale per l'Italia in foccorfo d'Annibale fuo fratello , correndo voce , ch'ei lolfc prolfimo a calar dall Alpi in quefta Provincia . Si diede mano pertanto ai più forti fpedienti, e fi) Id ìbìdS1 dcftmò la Gallia a Marco Livio, un de'due Confoli (g), adver-Cap. xxxv, fus Afdrubalem , quem jam Alpibus appropinquaffe fama crat. Si pafsò ciò non oftante ne' comizj a creare in sì grave pericolo anche il Pretore, chc fu Lucio Porcio Licinio, il quale partì follccitamente (h) Id. ibid1 a quella volta (b). Stimolava intanto le rifoluzioni anche del Con-Cap. xxxvi. p0lc il fa perii , chc la Tofcana ad efempio della Cifalpina inclinava molto alla follcvazione i e ciò chc lo metteva in ncccllìtà d'opporli ( i ) Id. ibid. ad Afdrubale lenza ritardo ( i ) : Afdrubali occurrendum effe dejcen-Cap xxxvin. denti ab Alpibus > ne Gallos Ci/alpinos , neve Etruriam crcclam in fpcm rerum novarum folicitaret . Ma più ancora accreficcano il tumulto di Roma le lettere di Porcio Licinio , che ormai dalla Gallia av-(k) Id.ibid. vifavi CU, Afdrubalcm moviffe ex bibernis , & jam Mpcs tranfire : Cap. xxxix. fe cum invalido exercitu, quoad tutum putarct, progreffurum . In fatti Afdrubale calò dall'Alpi con tanta celerità, chc prevenne ogni cofa f e pafiò liberamente per la noftra Gallia , che lo acclamava , a por 1* affedio a Piacenza . Dura imprefa pcr lui fu quella , e di non venirne sì facilmente a capo i onde levatoli dall' affedio fcrifìe ad Anni-(\) Id. ibid'^^7 henchè inutilmente, che gli vernile- incontro nell'Umbria. In-Cap. xLiii. tercettc gli furono le lettere il), ed egli in mal punto pafsò dalla Cifal- Cifalpina nell'Umbria ad accamparli al Metro, tra Sinlga^lia e Fano (a). Dove incontrato da Marco Livio, e dall'altro Confole ' ^lhld' Claudio Nerone, che in piena marcia , fin da Bruzj e da Lucani , 4 v ' era giunta in foccorfo , ebbe una tale feonfitta , ebe combattendo intrepidamente , e da gran Capitano , reflò Fagrificato Fui campo , con dieci mila, Fecondo Polibio (bj, o Fecondo Livio, chc troppo fb) To/yb. qui ForFc empie la bocca (c), Con cinquanta Fei mila de'fuoi . Lib xx. Cui. Con quella memorabile rotta finirono le fpcranze de' Cartaginefi [CJ L™\*im in quelle parti , e qui Annibale raccogliendo le Fue Forze all' efire- ap'xllx' mo angolo de' Bruzj , e di Metaponto ebbe a dire (d) , agnofeere fe (d) Id. ibid. fe fortuna™, Carthaginis . Dove per quatti-'anni appi-elfo fchermendoli Cap. I r. tuttavia , c tentando indarno di far riforgerc il grido dell'armi Puniche , richiamato da fuoi nel 550. dopo Pedici anni di terribile guerra, abbandonò finalmente l'Italia (e) . Colle fperanze de'Carta- (e) Id Lib. ginefi finirono in confeguenza anche quelle della Gallia Cifalpina , xxx- Cap.xx. efpofla malamente come fautrice d'Annibale all' indignazione de' Ro-niani . Dove nel 547. fu fpedito colf efercito Quinto Mamilio a farne la vendetta (f) : Jujfufque popularì agros Gallorum, qui ad Tcenos ld. Lib. fub aduentum Afdrubalis defecerant. Quindi fotto il governo di Spu- XXVI11'C*x* fj-0 Lugrczio , a cui nel feguentc anno 548. toccata era la Gallia C g ) : Ariminum ( ita Galliam appellabant ) Sp. Lucretio obvenit , (g ) Id. ibid. Magone , altro fratello d'Annibale , veleggiato avendo dalla Minori- Cap.xxxvi 11. ca al porto di Genova con quattordici mila combattenti , fecondo che il Pretore Lugrczio avvisò in Senato , non ebbe cuore di tentar P accelfo alla Cifalpina , abbencbè il fuo efercito fi aumcntaffe alla giornata di genti Galliche (b): .Ad famam nominis cjus Gallis un- (h) Id. ibid. dique conjluentibus . Prevedeva quclf cfperto Cartaginefe l'union delle Cap, xlvi. truppe della Tofcana , comandate da Marco Livio, con quelle di Spurio Lugrczio nella Gallia > il perchè deflreggiando fuori di que* confini, chiamò fra Albenga e Genova un congreffo di Liguri e Galli, efponendo loro (i)y miffum fe ad eos vindicandos in liberta- (\) Id. Lib. tem> e aggiungendovi la nccclfttà che avea de'loro fbecorfi. A cui 34X1 Cap.v. rifpofero i Cifalpini, chc per volontà elfi non erano pcr mancargli. scd cum una Caflra Romana intra fines , altera in finitima Etruria P'rope in confpetìu habeant ; fc ciò fi pubblicaffe , diccano elfi : fi Palam fiat auxiliis adjutum ab fefe Tcenum , cxtemplo infcflos utrinque c*ercitus in agrum fuum incurfuros. Laonde che non fperaffe Magone » dalla Gallia Fe non quegli a/uti , eh' ella^ potea darli naFcoflamente : £« ab Gallis dcfideraret quibus occulte adjuvari poffet. Dalle quali Parole di cotefli popoli chiaro apparito, che due anni prima che Anni- Annibale ufcitTc d'Italia, cioè Fanno di Roma 54S. enfi ormai ridotta da'Romani alla primiera ubbidienza F intiera Gallia. Cifalpina. Ed ecco a quai tempi la Romana Repubblica fi perpetuò il poi-ièflo di quefta valla e nobil Provincia , refo ne' fuoi principi fluttuante ed inccrtiiìimo, anzi interrotto pcr più anni, durante in Italia la riputazione dell'armi d'Annibale, Da qucfV ora innanzi la Cifalpina non alzò più la tefta , fe non con qualche particolar tumulto , e con quelle fedizioni ebe accennammo di fopra; le quali furono bensì molcftc alla Repubblica , ma non ne turbarono in veruni modo il poffeffo , come abbiamo dal lungo catalogo de'Pretori, che pofeia mandò Roma continuamente a governarla, lino ai tempi del Proconfolato di Giulio Ccfare , che nc ehiufe la ferie . Alla condizione degli altri popoli della Cifalpina fu in ogni tempo anche la Venezia , toltone le fedizioni che nacquero , lì eco me dif-li , dopo la guerra d'Annibale . Nelle quali trovatili bensì inrcrclfati , ora Infubri , ora Boj , c talvolta anche Ccnomani , ma non mai la Venezia . Diftintafi pertanto in cotal modo, dopo la feconda guerra Punica dall'altre Galliche genti, l'antica e gencrofa nazion Veneta > continuò dappoi con lède pura , e con integrità , pel corfo poco meno che di fette fccoli nella divozion de' Romani. E fu anche coli' andar degli anni accrcfciuta e onorata del gius Latino , e della Romana Cittadinanza . E in procclfo di tempo giunfc ad cffcrc P occhio deliro, e la delizia de'Ccfari pel frequente c lungo foggiorno , che piacque loro di fare in Aquileja, novella fua Capitale. Sino a tanto chc i Barbari verfo la metà del Secolo V. dell'Era Crifliana le portarono in feno la dcfolazionc, e colla diftruzione mai più udita delle più nobili e ricche fue Città, l'obbligarono un poco alla volta, a cercar alilo lungi da terra, nelle paluftri vicine Ifolc dell'Adriatico . Dove ricoverato il nome , e 1* antica Veneta libertà , li conferva-anche al dì d'oggi, e più chc mai rifplcndc nell'inclita e immortaL (a)Chron; Repubblica di Venezia (et): Topuli autem ejusdem Trovine ia, dice yen. vetufiifj. p Anonimo Autore della Cronaca Veneta antichiHima , pcnitus recu-17Ì1 «Sg 4 fantcs Langohardorum ditioni fub rò^A.7rìvvii'ov opoc, hi- (a) Strab. (xvrv lyov ìfycio-cLV eie, rcv'lcapct ^craixòp ' oc 7ra.$cùoL$oùV vKrayiv ìv. pag. aTkov 7tctcì(àop , ft£ rov \Spia.9 txfixìkei : Supra Carnos Apenninus mons efl: is lacum hahet exeuntem in Ifaram , qui alium fluvium A» tagin recipiens , in Adriani effluit . Il fiume Atagi , modernamente appellato Aifaco , feorre appunto alle fuddettc parti, al di fopra de* moderni noilri Carni, e interpreta chiaramente Pintcnzion di Strabone. Al qual palio nondimeno è da avvertire , chc dove leggeli rè k'n'ivvivM opot; : Apenninus mons , dee fcriverfi rò A.\7rtov opoq : Al-Pius mons , ovvero w' ''AA-tt/c rò epos : Alpis mons , fui fondamento dell' Abbrcviator di Strabone , che così fcrivc , e così appella quella • 1- • t 1 1 1 C b J Clttv. porzion di montagne: correzione avvertita prima anche dal dotto rtajt Attt.Zib. Cluvcrio (b). Servirà quello ancora, perchè altri non confonda alfie- 1. Cap. xix. ^e i due monti Alpio, ed Albio ( c) , effendo cili , fe PAlpio fi (c) Delle Prenda come fi conviene, paratamente, e non in genere, due mon- dtlrMr^ tagne fra loro allatto differenti, e fc para te . L' Alpio è quello di cui ^. N par- parliamo, che flcndcvafi dall'Alpi Rctichc Fino all'Ocra : di là dall' Ocra innalzava"! il monte Albio , come lì apprende dal fuddetto Ab-(n) Strab. breviatorc (a) : Ori virò rò ìktov kà//xa n..ira.i w 'AA^/; roopoq^ Epit.Ed. ^ ^pò^ ciictroXdq trx^ov IT iv^oiate, !l{xn n cpnvv clvtìs P*Xl$ * A>n(l, 1707. S Ai/ V aj > » in fi- » / - / (V „/v/W A*i dimette Alpis mons jacet , ejr <*i orraw j«*f<* reftarn fere linearti dorfum cjus montanum porrigitur, ad montem sEmum, qui in pontum Euxinum deftnit. Romina autem habet juxta unamquam* que gentem ime : Alpis , Ocra, Caruanca, Mbis , 5rte . Occupavano i Carni anche F Alpi più baffe , polle alle fonti del Formione , e del Nauporto , come può giuflificarlì co' feguenti due (b) Strab. palli ^ Geografo (b): H S? 'Oxpx t&ti&iyqtcjltov (JLipoQ ràii> A^yricov Lib. ìv. pag. y xa,b' 0 o-indzrdcri to",<; Kapro/c <, ^94 JV « toc 6** tmc Akv- Wtfti (pepr/a xopLt^HCiv dpij.ypLctZu.tc, eie, rò k«Ak/Atw Wd^Ttoprov (c) Lege (e), ruS'icny ÒScp h tto\v -nXetivuìv » v : Ocra autem pars cfl Al" "NttUTTOprot; pium humillima , qua ai Carnos accedunt , uc ìtTTip'àtcrte, éV/ , Sia r«'; i°4- 'Oxpac eie, é'?o; Axyicp %akai}L'J09 : Similitcr trajetlus Ocra cfl a Terge/la vico Cantico ad lacum Lugeum . E chiaramente lì comprenderà il vero lito del monte Ocra , e icorgcrailì molto ad evidenza , eh" egli era lituato fra Aquileja c Lubiana i per dove faccan tragitto i Tricliini al Lago Lugeo in Carniola , oggidì appellato Lago di Circhiniz . Vero è nondimeno , chc Strabone in quelle parole , Ocra pars cfl Alpium bumillima , qua ad Carnos accedunt , Fembra escludere i Carni dal monte Ocra , o fia dalle Alpi del Tricflino , e dar principio alle loro fedi Folamentc di qua delle mcdclime. Ma Lapida antica di Triclle in Grutero ci fa faperc , che ai tempi d' Antonino Pio i Carni occupavan bcniilìmo anche quelle montagne , e chc furono alfoggettati alla Repubblica di Triclle da qucll' Augufìo , per i (e) Crut.pag. loro dementi (e) : Adtributi Heipublica: noflra: prout qui meruiffait ccccLxxxvin. talia . L argomenti fopra di ciò addurremo a Fuo tempo, che porta-1. Ver. 111. 1 • • , . . Vart. 1. Lib. no a molto maggiore antichità . v. col. 102. Le noflre Alpi finivano dove incominciavano i Monti Albj, come (ì) Strab. ra<*oglicfi da quell'altro pano dello ficfTo Scrittore (/) : fa,1 yàp Lib. ìv. pag. ìv ÌWi ri iv rote, 'ÌccttÓo'jv , opò; J-^rrAcf o-ivztito'.' 7toù% tì\ ctupct ycpi rati 'Ahm* V/\\pm A^er.9-x/, de, à» $Wf» rèov 'A\"meoP é'k-Tira/Mrepp : iS^amqne hoc tempore in Japodcs , mons excclfus horum ni-, tima tìma attingcns tir Alpes ipfas^ , Albius appellavi ccepit , perinde ac eoufqu; Alpes cxtendantnr . Cotefle Alpi Fi fondevano dalla Rezia (ino agli Japidi , e il monte Ocra ne formava la porzion più balla di tutte , andando a finire là dove alzavanfi di nuovo i monti chiamati Albj , come fi prova coli' autorità medefima (a) t 'H /"Oxps ftftWfWT+* 'AA- (a) Id. Uh **** rù}* àtCLTCìVH) Id. ibid. ©/ 'lanohe, Ìtti tu) k\2icp opH rO.^rxirp ròov ''A^ttìcoi' o ti , v-\\~ Aco K3$4*wrt; , t)T ef tVi TOV 'A-ptXl' , Otp {JLCCl'tOt (J.-V , ? >7n-n0'.YfXV0i Sì v7tò TOV ( K'icapo; ) rtXtl*;. ffrì funt Japodes fub Albio monte , 9* e/2 Alpium , admodum alto : ac partim ad Tannoniam & ijlrum babitantcsy partim ad Adriam : bellicofa gens , fed ab Auguro C&fare prorfus defatigata . Dove come debba intcnderfi Strabone in dicendo , che gli Japidi abitavano , parte verfo la Pannonia e il Danubio , e p.irte verfo P Adriatico , lo dichiara egli fielfo , ripetendo altrove la medefima cofa (e) : Oi ptv cvs 'ldrroS'è^ yrpórtpov j@) navepov; n;, (c) Id Lib. ycy Toùc, opus ìtp ittccTìpov t,;V OiMa-tv t^oUTit; , t{efì roti; Xn^rp/ott; lv' Pa& l99* i7riKp cx & *n montibus Albiis & cis eos ac ultra la~ 487.. te habitajfe , propinquos ctiam mari , non autem contiguos . Vicina dunque al mare alla volta di Fiume, e di Tcrfatto, e altre Città Liburnichc, era la Japidia, ma non confinante. Al che però non refta , che Strabone medefimo non vi Irapponga una Fomma difficoltà, regiftrando, pcr quanto Fembra, tutto il contrario, e di-(h) Strab. cendo (6) : Efif4 cP trìt 0 'lwroìiitò$ 7rapct7rXxt; %thia)f sttéiav'. ^* v^•/"r«?• fiìrct dV rèv rtov YctnroStof , 0 Ai(2vpviv.QC7rctp%7r'Xx',i Debinc Japodum ora fladiorum mille praternavigatur . Tofl maritimam oram Japodum, efi ora Liburnorum. Nulladimeno tutti i migliori e più accreditati Geografi antepongono in quefio l'autorità di Dione, come quegli, chic per la Prefettura da lui Fofienuta nella Pannonia , e nella Dalmazia , fu teftimonio di veduta, e piena cognizione ebbe del vero fito , e (c ) Dìo ibid. dei confini della Japidia (c). Nè in altro modo potrebbono concici xxxvi. jjar^x qUCfti due sì gravi, e sì pefati Autori, chc col dire, che Strabone fpiaggia Japidica appellò quella, non perdi'ella foffe porzion della Japidia, ma perchè in diftanza pochiilima dal marc' le flava dirimpetto la nazion degli Japidi, per lo fpazio di mille ftadj. Japidi in fatti non ebber mai nome alcuno in mare, laddove i Li-burni furono in ogni tempo celebra tifi]mi > e dovean coprire lungo F Adriatico anche quella angufia fpiaggia a pie della Japidia , e del monte Albio . Quefio monte adunque era quello, che facea il confine della Japidia verfo il mare 1 e credefi clfer quclP ifteflò , chc oggidì fi appella Morlacca , a> riferto di un dotto fòggetto , e verfato molto nella Topografia antica della Liburnia , in lettera al Senator Veneto Bernardo Nani , parte della quale pubblicò il Chiarifs. P. de (d) Dìffert. Rubcis, e di cui poche parole mi fia qui lecito di ripetere {d).\ Ven f 6* La Tena,> 0 fi* P°rt0 Lourana, dice egli , è luogo mercantile , e Pag- 554. ' &ace a^c Pendici di m monte, il Monte poi ebe fovrafla a Lourana, non è monte particolare, ma una continuandone di quel monte iflejfo che giugne fino a Fiume; e che dagli antichi, come vogliono alcuni , era chiamato Albio , oggidì Morlacca . Finché dunque continuava P Albio, o fia Morlacca, continuava anche la Japidia : ciò che avanzava dalle pendici del monte fino al mare , era Liburnia . Ma ritorniamo alle noftrc Alpi , delle quali non ci refta a prò-vare, fe non ch'elleno parte Noriche fi di Aero , e parte Carniche > rifervando ad altro Capitolo il darne conto del tempo , che le Noriche richc fleffe per popolazione divennero Carnichc . Il clic intanto colf autorità di Strabone proveremo aliai bene , là dove dopo aver parlato alla diflefa , e con diligenza della Rezia, della Vindclicia , e della valla provincia del Norico , fìtuata di là dall' Alpi , immediate Soggiunge (a) : Mira JV tovtovc ot ìyyv\ nh rov ' AcTp/ar/W {\ ) StYabm - v > ' « r , »t ~ / r Lio. iv. pai. Ktf'prw : Tofl bos vicini jam Adriatici finus intimo, & locis al Aqui-lejam habitant, & T^oricorum quidam , & Carni . Di qua della provincia Noriea: txrà rrirv; : p0fl hos , e più da vicino all'intimo feno dell' Adriatico , e al territorio d' Aquileja dice Strabone , che abitavano non fo che altri forici, ed i Carni , additando in cotal modo chiaramente le noflre Alpi, chc fra la provincia Norica , e F Aquilcjcfe alzavanfi , e le due genti , Teoriche , e Carnicbe , chc nc formavano la popolazione . Il che può maggiormente illuflrarfi colle feguenti parole di Plinio ( b) ' Amnes clari & navigabiles in Lkinu- ( b ) Tlhr. bium fiutine , Dravus ex Teorieis violentior , Savus ex Alpibus Carni- 111 ' ^ cis placidior . Anche oggidì veggiamo il Dravo a nafeere dalle noftrc Alpi ìc più alte e fublimi, dirimpetto alle fonti della Piave : e quelle erano P Alpi Teoriche } e il Savo iftclfamentc in faccia a quelle del Nadifone : e quelle erano P Alpi Carnichc > llabilito avendo quelli confini fra l'Alpi Noriche e le Carnichc anche il giudiziofb Cluverio (e). Quindi Floro anch'egli Teoriche appella cotefle Alpi,(c) Clav. ove narra, che Cimbri, Teutoni , e Tigurini per le tre C&ÌU&S d ^a^' %/tnt' Italia tentarono d* introdurli , e che battuti i Cimbri da Cajo Mario x^x - Cap* di là da quelle di Torino, e feonfìtti dal medefìmo i Teutoni , eh* erano entrati per quelle di Trento , fe ne fuggì tantofìo anche la truppa de' Tigurini, eh' era apportata a quelle noflre Chiufe (d) : Otta (d) Fior. Lib. ^oricos infederai Alpium tumulos . Così anche Giornande delle mede- 11 ^ap>in» fìme Alpi, come d'Alpi Teoriche fece menzione (e ) . Quelle Alpi - i i- r i ii , Mr . ■ fi (e)To)nana. tutte camminavano al di lopra della pianura de Veneti ì come delle ^ \e<,nor. Carnichc particolarmente attefta P incomparabil nollro GcograFo (f)'fuccejs. "KVsp JV tgùv 'Rviiav Kctpvct : Super Vene tos autem fui funt Carni . E ( f) Strab. comprendono ai noflri giorni porzione del Cadorre , tutta la Carnia, v' Pa&* e i due Canali del Ferro , e della Relìa : tutta la Schiavonia Veneta, e parte dell'Auftriaca . Io Fo che il P. Arduino difturba quelli confini, e al paffo di Plinio : Carnorum hac regio , juntlaque Japidum : amnis Timavus , &c ( g ) Hard» che leggeli al Cap. xvili. del Libro m. della Fua Storia Natura-T"». i. le, vi applica la Feguente Nota (g) : Qu*> Carnis, inquit, conJunSi" ^ff^1^ tir regio, Japidum efl : a Timavo incipit. E fo anche che fu fegui- p^fr, 17^; tato tato fcnz'altro cfamc , dall'erudito Signor Marchcfe Maffci, é da alfa) Ver. ìli. tri uomini dotti (a) c mi ricorda d'averci anch'io una volra inav- Tart. i.Lib. vedutamente aderito (b) . Avvertì con precifionc una tal difficoltà vi. col ii?. .... .. . 1 ( b ) Difcorf. 1 accu™to P- de Rubcis in quelle parole (e) : Regioni Carnorum J**r fop. la Stor.git Tlinius Japidum regionem : & hanc incipere a Timavo adnotant del Fritti. Ed. vpri dotti. S ed attamen Strabo Lib. vii. Tergefìe vocat Carnorum vi-lltm. 17^9. . .... . , . ( Hot a J. cum' 4,ia ^e re diligcntius perquirant alii, ac ccrtiora doceant. In tat-( c ) Z)//>. ti par ben imponibile , chc chi tiene che P Ifiria anticamente con-Var. Erud. fin affé col Timavo, fiume di brcvillimo , e quafi dilli , niun corfo , taÌi '74* poffa poi acquietarli, chc a quella fponda medefima confinar potcfTero anche gli Japidi. Noi abbiamo già efpofto colla bocca di Strabone , a chc fito confinavano i Carni cogli Japidi, cioè alle fonti del Formione , mediante i due monti Albio , ed Ocra . E quello è il confine qui voluto anche da Plinio , e così vengono intefì comunemente amendue quelli Geografi , e particolarmente dai due rifioratori della Geografia antica, Cluvcrio, e Cellario, l'ultimo de'quali Fcriffc do-d) Cluv. It. Po aver letta l'Opera dell'Arduino ( d ) . Ant. Lib. i. Il p. Arduino per quel che s' attiene alla correzione , e reflitu- Cap. xix. zìone del teflo di Plinio, fu uomo fuor di dubbio de'più eccellenti. C ellar. Oro. ... . 1 Ant. Tom. \. e per eftcnfìon d'ingegno e di dottrina forfè fenza pari ; a cui pcr- Lìb.ii. Cap. ciò pcr comun fentimento, e a giudizio del celebre Gio: Alberto ix. feti. Fabrizio (e), plurimum femper & debent luterà & debebunt. Ma 71. 121. 1^1. . . . pagi 555. dove poi fi tratta de'valcnt'uomini, che prima di lui hanno polio ì6-- _ mano in quella grand' opera , merita bene, che gli Fan tenuti gli L^at^Tom^i occ^L addofTo . Equidem, foggiunge il detto Fabrizio, quis non optet Lib. 11. Cap. de Salma/io , aliorumque lucubrationibus , eum non tam ìnfolenter, & SUI». indigne pronunciale , cum pafjìm ex illis profecerit, etiam ubi eorum nomina filcntio involvit ì Anche Ermolao Barbaro prima dell'Arduino avea proccurato di rappezzar Plinio, e d'illuflrarlo talvolta, ali-qua paullo piuribus verbis cxplicando, com'egli ftcflb fe ne protefla (ì)InterTo* (/)} e non di rado ancora, facendone la fcelta delle varie lezioni, ÌS* %'IP* ciìcn^° » ^ce ef**J quidam ex confejfo fai fa , quidam ad eletlioneVn li-1^16. Tom. bera. Nella qual imprefa però non usò libertà cap riccio fa , afficuran-l pag. 459. do egli, d'averlo, fatto fempre entro i limiti della ragione , e dell' Epifi. ad autorità : Taffini vero Autlores pofuimus . pauciffimis exceptis , in qui-bus tamen non alcam aut libidinem,. fed rationem aliquam fequuti fumus .. Due lezioni adunque dell'allegato paffo di Plinio poffono offervar-Fi. La prima incontrafi in due delle Edizioni più antiche , cioè in quella di Parma del 147^.. preflb: Stefano, Corallo Lioncfc , e in quel- quella di Venezia del 1471. preflb Niccolò JenFon , dedicata al Pontefice Paolo IL da Giovanni Andrea , VcFcovo d'Alcria inCorfica , adoperate già con tant'altre dall' Arduino medefimo nelle Fue correzioni, ove leggeli : Carnorum hoc regio, juntlaque regioni Japidum : amnis Timavus , &c. L'altra fia inferita in quafi tutte le più recenti, come in quella di Lione del 1553. prefiò Giovanni Frcllonio, e particolarmente in quella clic diede Fuori Paolo Manuzio in Venezia nel 1558. uiata anche quella dall'Arduino, del tcnor chc fegue : Carnorum hoc regio, juntlaque Japidum : amnis Timavus , &c. QuelT ultima , benché mancante della parola regioni , e refa ofeura per tal difetto, e bifognofa di cemento, fu ciò non ollantc Fcelta come Fopra dall'Arduino. L'altra più chiara, e che non ammette alcuna chiofa , fu preferita dal Barbaro , come vedefi nel Plinio flarnpato in Venezia colle fue correzioni nel 149?- Prcn° Bernardino Benalio . Non fi lufingò già il Barbaro per quello, di non dover urtare in contraddittori, come Fe n' efprefle in lettera al Vefcovo di Segna (a): Cafiigatio Tliniana, quando ita vis , imo jubes , urges, inerepi- ( a ) tas, exibit quocumque olite. Mirum diclu , quantum dotlis viris im- gKjfj^^à ' probari hoc noflra cupiam , ut mihi , quod aliis pluribus quoque ève- Tbofpborum niat, non fuìffe iflhoc errata, fed parum intelletla , qua mihi errata Sig- Epifc. vidcantur. Ma egli non credette mai, che P Arduino giugneffe ad ufare quelle medclìme Fue parole , e le) fpcndelfe come Fue proprie in di lui diferedito, chc qui giova produrre , tratte dalla Prefazione dell'Arduino alle correzioni di Plinio i onde veggafi quanto egli ap-prezzalfc quell'uomo eruditiffimo, e le fue Plinianc offervazioni. At venia non oque dignus, dice egli del Barbaro, cum ncglcilis veterum Exemplarium vefligiis , & prifearum cinte fe Editionum , fecurus , plurima prò arbitrio, erudite magis quam caute ac vere , mutavit, vel piane pejfundcdit : cum plurima ex iis qua: cafìigavit, non errata illa fint, fed parum intelletla . Tantum nihilominus anelar itati Barbari fub-fecuta otas, cruditionique tribuit , ut conjetluras illius , ceu totidem «vploce, Jc^ct; in contextum infcruerit, unde eliminando' a nobis variis argtimentìs fuerc . Tale fu il Pentimento dell' Arduino dintorno al Barbaro . Ma tutto all' oppofio noi troviamo, che F età fuffeguente pur troppo deviò dal Barbaro nella correzione del prefentc paffo, e con elfo lei l'Arduino, clic potò meritarli quei rimprovero Hello, ch'egli rinficcia al barbaro, nello fccglicre fra le fuddette due lezioni , così di capriccio , e fenza addurne il perchè, piuttofio la pubblicata nelle edizioni più recenti , che Pimprclfa nelle più antiche, e quel chc è peggio, la la più incerta , e più foggctta ad equivoco , chc la più ragionevole' c la più ficura . Perciocché leggendo giufto P edizion Veneta, e Lio-nelè : Carnorum hoc regio > juntlaque Japidum, niun debito abbiamo di Ilare alla chiofa dell' Arduino , ma fìamo in piena libertà d'interpretare egualmente juntlaque regioni che juntlaque regio > laddove T edizion di Parma fpiegando chiaramente : juntlaque regioni , giuftifìca mirabilmente la Pcelta , e il buon giudizio del Barbaro, nò lafcia luogo ad equivoco, o a pretendere coli'Arduino, che il Timavo, Pucino , e Tricile, che da Plinio immediatamente regiftranfi, appartengano agli lapidi, contro il comun fentimcnto di tutti gli antichi e modèrni Geografi. Nulladimcno badar dovette forfè all'Arduino, che quella tal lezione fòffe approvata dal Barbaro , per non durar fatica a dargli contro, e per non farli fcrupolo a dar di petto alle migliori antiche memorie, e a firafeinar gli Japidi nel Triefiino, e farli principiare dal fiume Timavo . Ma non dice Ibrfc Appiano nel paffo da noi altrove allegato , che gli Japidi ben due volte, nello fpazio di circa vent' anni > avcan rifpinto i Romani , e fatto delle Scorrerie fino in Aquileja , è faccheggiato Triefic Colonia Romana ? Quello folo ballar dovrebbe , per convincer di falfa una tale oppinione, chiaro feorgen-dofì da cotello racconto, che altro eran gli Japidi , altro i Trielli-( a ) Strab. ni. Strabone, che viaggiò l'Italia , e feorfe i fuoi lidi ( a ), collo-ttk» v. pag, cò gj[ japidi , come abbiam dimoflrato, fuor d'Italia , e non gP indirizzò verfo P Adriatico per le baffe rupi del Triefiino di qua dall' Ifiria , ma giù per P Albio molto alto e fublimé di là dall' Arfa > nè lungo i lidi di un tal mare riconobbe mai altri popoli dalle bocche del Po fino a Pola, chc Veneti ed Iflri, quando parlò fecondo la Geografia antica, e quando s'attenne alla Geografia dominante, e introdotta ai fuoi giorni, non vi aggiunfe che i Carni . Mela e To-lommco non fecondan per niente una così fatta idea. Dione, teftimonio di prefenza, e informatiffimo di quefli liti, non conobbe altra Japidia, chc quella , chc abbiamo efpoflo di fopra . Paffa dunque in profondo filenzio quefta novella Japidia tutta l'Antichità. Ma efee in campo Servio, Scrittore, e Gramatico di grido del fccolo ìv. unico foftegno di queli' oppinione Arduiniana, a dire che il Timavo era fiume della Japidia , in quel fuo comcnto alle parole di Virgilio: & Japidis arva Timavi. La cui fpiegazione, benché ^ ella fola a fronte di tutti gli altri, e più gravi, e più antichi Scrit- Geoe. liidu' tovL > ninn Pc^° aver P0^ > nondimeno ci tornerà bene il fentirla v. 475. ' " tal quale, ed è quell'elfi ( b ) : Ideft Vcnctiam : nam Japidia pars efl Vene- V"enetia ditta ab Japidio oppido . Salluflius : Primam modo Japidiam ingreflùs. Hujus fluvius efl Timavus . Se un tal comento di Servio fia teflo di Fare automa , P Arduino non era sì corto di villa , di non Fapcrlo difeernere . Confonder l'Illirico colf Italia : la Venezia colla Japidia : porre a campo una Città di nome Japidio , feonofeiuta all' intiero mondo erudito , antico e moderno, egli è un garbuglio, chc mal fi accorda colla verità . Ma quel che e più , quella interpretazione di Servio contraddice direttamente a Servio medefìmo , il quale ' altrove fece fempre un tal fiume, o tutto Ulriano , o mezzo Iflriano, c mezzo Veneto, dicendo del Timavo ad altro palio chiaramente (a): V,,r/^ *cL Jlam Timavus fluvius cfl Veneti* , vel Iliflria . L così altrove (b): (b)'ld. j£-Timavus autem in Hiflria cfl , inter Aquilcjam & Tergeflum . Il che fa , Lib. i. ch'io m'induca a credere, che quella fia una di quelle giunte, che v' 2^9' avvertì il Mafvicio efferfi fatte a Servio in materia di Geografìa dagf ignoranti copifli , e rappczzatori delle Aie chiofe ( c ) . Non era già ( c ) Mafv. Servio uno Scrittore di balìa lega, ma bensì un valente e dotto In- ^^f'^' terprete di Virgilio, e allorché il Poeta dine (d): Sidonia nido, l?s6t feppe darne la fpiegazionc con mano maeilra, efponendo (e): Dido ( d ) Virg. Tyria fnit , non Sidonia , fed ditta efi a loci vicinitate . Così altrove L'b. detto avendo Virgilio (/): Ornatus Argiva He lena : interpretò altre- (e) $9r%.°Ì6L sì francamente: A vicinitate dixit Argiva, cum Spartani fuerit. v. 259. Così pure avrebb'egli potuto, e Faputo efporre, e interpretar dei co id. ibid. Timavo, il quale, appartenendo la Fua fìniflra fponda al Triefiino, " territorio che confinava con la Japidia , poeticamente , e con brio Japide da Virgilio potè appellarli : indicando un tal attributo non più Pclfcnza, ma la vicinanza. Penficr più bizzarro nondimanco ha rifvegliato in taluno quella chiofa di Servio , e per foiìcncrc a tutte le vie , che la Japidia fkn-devafi fino al Timavo , fe gli è fatto fin dire , che al fiume Timavo era una prima Japidia (g) . Rcndevafi in latti necefiario un qual- ^ g ^ j^e^ clic comenro , per evitare in certo modo V obbiezion grande della Ant. llom. Japidia , deferitaci fra confini affatto divedi da tutti g li altri Scrir- dell'Ijìr.p.6?. tori . Ma non fi è avvertito , che le parole : Trimarn modo Japidiam Ùgrejftis , fono regiftratc fra le Scrvianc interpretazioni al nome e air autorità di Salluflio, e non a quella di Servio j d' onde poi furon prefe , e trafportate nella Raccolta de' frammenti di quelf inlìgnc Storico (b); nè P età Sallufliana era in tempo di conofccrc la divifion (h) ^Sallufln «ielle Provincie in prima, e feconda. Salluflio mancò a vivi Panno V di Roma 719. e folamentc nel fccolo IH. della Nafcita di Criflo , ,70, credefi che Diocleziano promoveffe una tal novità. Quindi in Vopi- O feo, Feo, e in Capitolino fi fenton nel numero del più nominate per Li fa; Vopis.primi vojta \e ]^c2ic (a)} ne prima dell'anno ^6. dell'Era Cri-Trob. Cap. ^ ^ ^jfl, {, Anonimo Autorc della Notizia delle Dignità C.ipitol.Tert. dell' Imperio , s' incontra in alcun regiftro prima, e feconda Rczia ; Cap. ii. ciò cnc d0p0 vedefi ufato anclie da Paolo Diacono, e da altri ( b ). CcJ DLang Pcn^atc ora con fondamento polla pretcnderfi divifa in prima e Lib. ii.Cap. feconda la Japidia ai tempi di Salluflio, la quale neppur dopo introni, dotta da Diocleziano la divifìonc , trovafi chc in memoria alcuna s' appellante con tal diftinzione > nò Ì fuddetti Scrittori de' buoni tempi , o altri dopo , riconobbero in veruna età mai più d* una Japidia . Quindi è chc il frammento Salluftiano inferito fra le chiofe di Servio facendo entrare in primam Japidiam una certa non lì fa qual figura , non può interpretarfi fc non chc voleffe dire , in primas Japidia par-tcs, nel modo flcflo che tutti interpretano Terenzio, quando olile.; ( c ; Donat. in prima fabula > e Donato particolarmente , chc così lo fpiega ( e ) : Terent°1' A- 1,1 Prim* fabula , hoc efl in prima parte ; ut dicimus : in primis dt-delpb. ' v. 9. giti* • Hon cnim aut fecunia, aut tcrtia fabula efl. Ed ecco fvanita , e andata in fumo quefta prima Japidia, e celiato il motivo d' andare in traccia con tanto fludio , qual delle due fuppofte Japidie foggiogaffe Augufto, e quale Sempronio Tuditano (à ) Delle (d). La Japidia fu fempre uni fola, e Augufto P anno 718. la ^tM'jfrlvi ^OttOKÙ£i tutta, per autorità di Dione, tanto cioè la fituata ne'mon-' ti Alb;, chc la fparfa citra & ultra, di qua e di là di quelle gran montagne, e pcr confcgucntc foggiogò anche quella, che circa un fecolo prima avea debellata Tuditano. Così anche P Iftria , benché deprefla Panno 532. convenne ciò non oftante Fottomettcrla di bel nuovo nel 576". La Japidia, torno a dire, Fu Fempre una Fola, e per andar dall' Italia a ritrovar le fuc fedi , bifognava per infegna-mcnto di Strabone andar giù per P Alpi fino alle più balìe, e fin dove finifeono, indi urtar in un Monte molto alto e fublimc , J-|j,AoV oVc'Jp?, prima di toccar la Japidia. Ciò chc fi verifica molto bene ai io\d Cluv m0ntÌ Alb' ' C aIlc font'L tltl Formionc, e non a quelle del Timavo, Intr. Geogr. c allc ftcrili c Dan*c rupi, come fc nc aificurò pcrFonalmcnte F in-Lib. ili.Cap. fàtigabil Cluvcrio. Quindi è, chc al Formione, e non al Timavo refta anche oggidì imprefla in certo modo la memoria degli antichi JM. 1725. monri AIW > on^c Araturifce, appellandoli egli, a riferto dell'erudito (t)Firg.Ecl. Punonc , in lingua Tedefca Alien (e) . Quando Virgilio dille di Au-Dàlt^AM Su^°> aHorchè quel Principe fi molfe coli'efercito alla volta della Ja-Jlom. 'dell' F^ia CO Tu mihi feu magni fupcras jam faxa Timavi, &c. qtian-ljl<\ ivi. to a me , credo che voi effe lignificare con quel faxa Timavi le montagne tigne fterili c pietrofe del Triefiino , o Fa del Caifio , chc principiano al Timavo, e fupcrare, penfo che voglia dire , andar di là . Che è lo fteffo , gmflo i confini da Strabone allegnatici , chc ufeir dal Triefiino , c paflar nella Japidia . Io m'avrei piuttoflo afpcttato, che a Plinio medefìmo fi ricorref-fc in Favor dell' Arduino , e della Fua oppinione , a quel pafìb , dove annovera tutti i popoli eìTtalia (a) , principiando dai Sa/entini,( a ) Tifa Tedienti, &c. e terminando negli Etrufci , Veneti r Carni , Japidi ,Ub' liuC*P< iftri , e Libami > avvegnaché ognun veda cfìer guaflo un tal tefìo , ovveramente Plinio Fenza FcuFa , per aver introdotto in Italia , contro il Fentimcnto di tutti i Geografi, non folamentc gli Japidi, ma anche i Liburni . Ma non mi farci mai immaginato , che a prò di tal oppinione fi metteffe a campo , chc Lucio Floro per farci fipere la fìtuazionc degli Japidi, gli abbia nafcofli e mafeherati fotto il nome di forici (b) . Sembrami un fogno in vedere avventurata una (J^) tal proporzione, in tempo che Floro, elopo aver detto (e) : Hp^l' dell Iftr.pag. cis animos dabant Alpes ; atque nives , parla in quefl' ifleffo Capito- 70. lo degli Japidi fenaratamente , e fotto il nome non già di TVon'a , ( c /*(or' ,r n , « 1, . cum Sa/mas. ma d'Illirici rifenfce la guerra, che fece loro Augufto ancor Trium- caftig. Lib. viro , e come in qucll' incontro lo Ile fio , quum lubricus pons multi- iy. Cap. zìi. tudine fuccidijfct, faucius manibus ac cruribus, fpectofior fanguine , tir ipfo periculo augufììor, terga hofìium percecìdit . Gente mifla d'Illirici e di Galli erano gli Japidi, a riferto di Strabone (d); e fra gF(d) Strab. Illirici affolutamente gli conta Appiano ; e perciò qui Floro Fotto un Lib. ìv. pag. tal nome ce gli addita. Ma Appiano, e Dione , chc cotefla guerra vu" più diffufamente deferiffero , col nome proprio e particolare di Japidi fempre gli appellarono . Ma oltre a tutto quefio , non impariamo noi forfè da 'Floro medefìmo , di quai popoli intefe quando dille Ttyrici ? fpiegandofi egli flclfo fubito dopo col dire , che Augufto omnes illius cardinis popu-los , Brennos , Scnones , atque Vindelicos per privignum juum Claudium ùrufum perpaeavit . Qui voi cercate indarno gli Japidi . Tratta Lucio Floro della Famofa ribellione eie' popoli Alpini , uniti alle genti TranFalpine della Rezia , della Vindelicia , e del Norico , nata Panno di Roma 738. Molti Scrittori han Fatto menzione di quello celebre Fatto, Livio nell'Epitome, Pafercolo , Strabone , Pedone Albi-novano , Orazio, Svctonio , Dione > ma neffuno di elfi fra i popoli intereffati annoverò mai la Japidia , e tutto il mondo illuminato fa, ehe gli Japidi non vi entrarono in quel tumulto . Il famofo Trofeo , o fa Lapiela eretta in qucll' incontro al vittorioso Augufto nei con- O 2. tado tarlo di Nizza , confcrvataci da Plinio , nc Fi un lungo catalogò di' fa) TV/'/*, coloro, c neppur in quella gli Japidi vi compariscono (a) . Non lib. ni. Cap. ycggcndolì adunque cili mentovati nò in quelli Lapida , nò preffo Scrittore alcuno , non eccettuato nemmen Floro medefìmo , rcfla Fuor di dubbio, che le Fue parole non patifeono in verno modo una si flrana interpretazione . A Strabone Polo , Scrittoi- contemporaneo , e che con più diligenza degli altri regiftro i nomi di que' popoli^ fìam debitori d'una notizia, che nò in detta Lapida , nò in alcun altro Scrittore fi ritrova >■ ed ò , chc non gli lapidi , ma i noflri Carni furono dcgP intcreffati in quelP ardita e pericolofa imprefa , Fopra di chc nc parleremo a fuo tempo. Raftar doveano veramente per non impegnarfì a tanto , le parole flcffc di Floro, 7\£or/f is animos dahant Alpes , diche noi fappiamo , per-attcflato di Strabone , che la Japidia non era altrimenti nelP Alpi , ma principiava da i monti Albj , dove 1' Alpi finivano . E quando Appiano deferiffe gli Japidi, ora, 7Tèpav v AX-ttìoùv , trans Alpes: ora, uree, "AXtiìoov , cis Alpes , offcrvò già il Cluvcrio , che potè ben quclF Autore qualificar per Alpi anche le montagne , polle fuori del confine Italico, ma non mai contro il fatto, e contro P autorità fua propria , e quelli di tutti gli altri , far paffar gli Japidi in Italia (b)Cluv. (b). Avea Strabone molto prima d'Appiano, efaminando F Alpi Li-r Ita!. Ant. gufiichc, ofìcrvato il «iiverfo ufo delle due voci Alpius , c Albius, LtL i. Cap. afliCurando, ebe la più- antica era quella d' Albio : ri "AAsr/a x£-ÀoV&ar 7Fponto? "A\/3/a : Alpia dicebantur olim Albia ; e foggiun-gcndo, chc ai fuoi tempi il nome d' Albio crafi riflretto-ai foli monti della Japidia ; e che a differenza de'medefimi le montagne Italiche (e) Strab. fotto il nome à" Alpi incominciato aveano a comparire ( c ) . Il pcr-Wb. ìv. pag. che potrebbe aggiungerli a giuflificazion di sì grave e proprio Scrittore , qual è Appiano , che clfcndo tanto limili e vicine , e procedenti da un principio fiefìb le due voci Alpes , e Albius , non è punto fuor di ragione il fofpcttare, che i copifti le abbiano prefe 3 lènza gran fatica , P una per P altra , di modo chc la vera lezione , in vece di 77gp*!' vAA?7e^' , trans Alpes , debba Ilare , vripxv AA-fiitov , trans Albios : e in luogo di Ìvtoc, 'A\-mcóV , cis Alpes , debba leggerli, tvroc, 'AA/Siov , cis Albios : rivefircndo così quefta gran Montagna anche in Appiano del vero fuo nome, col quale tante volte incontrafi collantemente , e in Strabone , e ncll' Epitome appellata . Ma non più di una tal quiftionc , mentre noi paifiamo a parla-m de* CarnL., ANTICA DEL FRIULI. 109 CAPITOLO NONO. I>e'Carni , e della loro origine, e fe fotto un tal nome generalmente s' intcndej}'ero anche Taurifci , Teorici, Carini, 0 Caritili ; e dello flato, e memorie antiche Comiche. Carni , quando c donde veni/fero a coprir le no/tre Alpi, e a piantare infra di noi le fue fedi, molti in paffato , e in molte maniere han decifo , le oppi-nioni dei quali non importa diftintamentc di qui riferire . Quello, in che tutti convengono, sì e , che i Carni furono d'origine Celtica , fui fondamento auto-'rcvoliffimo del Frammento di Falli Trionfali , diFotterrato in Roma Panno 1^3. a pie del Monte Efquilino , o fia Monte di S. Maria Maggiore, in cui leggcFi (a) : OO Cnu. lAmjt. 1707. M. aemil1vs. M. F. m. n. scavrvs. cos, p^.ccxcvta, de. g alle is. karneis. Cotcflo Scauro fu Confoie Fanno di Roma 6$8. in compagnia di Marco Cecilio Metello, tre anni dopo il Confolato di Quinto Marzio Re } nè io Fo donde Cluvcrio , uomo per alno erudito Enza pari , e diligenrilfimo , abbia ritratto , che Quinto Marzio Re trion-Fafic de' Carni, ed Emilio Scauro de' Liguri ( b ) . Egli cita quelli ( b ) Cluv. medefimi Falli > ma offervati da me in Grutcro , contengono tutto ^"c^ Foppoflo, cioè, chc Quinto Marzio Re, nel fuo Proconfolato, trion- Xix. fò , de. ligvribvs. stoeneis. e due anni dopo , Emilio Scauro Confole1, de. galle1s. karneis. Non mi fono appagato , nè di Grutcro , nè di altri, che han pubblicati cottili Falli , ma dubitando Fempre, che potefie elferci corfo un qualche sbaglio, ho fatto ricercare in Roma, donde vengo alficurato da perfona diligente, e ben fornita di cognizione , che l'ifcrizion Gruteriana confronta intieramente col Marmo , chc li conferva in Campidoglio , toltone il prenome d'Emilio Scauro , chc in Grutcro è Quinto , e nella Lapida Marco. Ma Farà quefio uno di quegli errori di llampa , a cui va pur troppo Foggetta la per altro magnifica Edizione d' Amflcrdam , a differenza di quella Fcguita in Eidelberga nel 1603. come Fu avver- (C) Meni. tito nelle Memorie Letterarie di Trcvoux (e) . Il perchè convicn Luter. Tre-concludere, chc anche agli uomini più diligenti e più avveduti , al- ^^JJJj ic volte caFcan giù dalla penna degli errori in volontà rj, e che Mar- f*£ 1&6*. co co Emilio Scauro veramente, e non Quinto Marzio Re , Tu quello "y chc trionfò dev noflri Carni.. D' origine Gallica dunque furono i Carni , ciò clic dimoftra eh' eglino molto anticamente vennero a popolare i noflri monti , Tali abbiam provato di fopra anche i Veneti > ma in veggendo i Carni delle noflre Alpi, negli antichi tempi, alieni dalla loro amicizia , e calcolati fempre per popoli affatto diverfi e differenti dai Veneti , che abitavano il piano , non polliamo indurci così facilmente a credere , per quello chc rifguarda il tempo , che comune fofpettar fi poffa la loro origine . Comune piuttoflo la dobbiamo argomentare coi Galli della Pannonia con effo loro confinanti, coi(quali, come vedremo, i Carni ebbero ab antico confederazione flrctta , ed amiftu . Cinque paffaggi di popoli Galli in Italia annovera Cluvcrio , noti nelle me-( a ) CìttVi, morie de'vecchi tempi, e quefli tutti antichifìimi (a) . Il primo, ItaL jtnt^ -, e L\ più fircpitofo di tutti , nacque ai tempi di Tarquinio Prifco , xxx'tn! cui fra poco fi dirà . Il fecondo avvenne per ifligazionc di que- fli fleffi primi popoli Gallici, Panno di Roma 454. effendo Confoli, Marco Fulvio Peto , e Tito Manlio Torquato, allora chc , minacciando i Galli Tranfalpini di mover loro guerra , Fcclfcro piuttoflo, al dir di Polibio, di romperla coi Romani, e di perfuader co-floro con ricchi doni , e col forte argomento del naturai impegno per la fua Nazione , a calar in Italia in loro ajuto » ciò chc anche feguì, c fattane fopra le terre de'Romani una buona preda , fc nc tornarono gli uni e gli altri, fimi, e falvi , e ben carichi di fpo-(b)To/yb.Lib.. glie ai loro paefi (b) . Grande irritamento fu quello fra Romani e i. Cap. xix. p0p0j£ QjHxq^ ne pcr diciafett'anni continui ceffarono infra di loro i combattimenti, e le flragi i ciò che nondimeno andò a finir fempre colla rovina de'Galli, e maflìme de' Scnoni, e de'Boj, onde ver-( c ) Id. ibid. fo il 471. convenne loro chieder pace (c) , e mantenerla fcrupo-{T) Id'ibid lo^amentc Pcr quarantacinque anni (d) . Quindi è, che il terzo paf-Cap. xxi. ' ftggio non feguì. prima dell'anno 517. fotto il Confolato eli Cajo Licinio Varo, c di Publio Cornelio Lentulo Caudino, in cui dimentica la gioventù della Cifalpina di quanto avea fofferto in paflato , e mancati que' vecchi, chc fc lo poteano ricordare, vaga foltanto di novità , chiamò di bel nuovo i Tranfalpini in unione , per mover guerra ai Romani. Ma ficcome la cofa in principio era pallata fra i Caporioni, fenza intelligenza alcuna col popolo , così , giunti che furono i Tranfalpini a Rimini, la Plebe de'Boj, chc gli avea poca fede , fi follevò contro di loro , e de'Capi, fuoi medefimi : uccife i due Re proprj, Ate , e Galato , e appiccatali fra i due partiti una crude!. del zuffa in ordine di battaglia , fi trucidarono miferamente Fun T altro (a) . F)cl quarto e quinto paffaggio , Feguiti gli anni 528. q(z)Id.ibid. 531. fotto la condotta, il primo di Congolitano, e Ancroefle , c il Fecondo di Virdomaro , avendo noi di Fopra abbondantemente trattato, Fupcrfluo rendefi il farne qui parole. Ora in quelli quattro ultimi paflaggi , o effendo i Galli Tranfalpini rimafli disfatti, o non avendovi in Italia fermato il piede , non è del noltro affunto il trattenereifi ; reftando a noi foltanto da ver-Fare d'intorno al primo, cioè fopra quello , ebe nacque ai tempi di Tarquinio Prlfco . Narra dunque Livio , ebe intorno a emetti tempi > A minga to Re de'Celti , esonerare pregravante turba regnum cupiensy rifolfe di mandarne fuori un buon numero, in quas Dii dediffent au-guriis Jedes, e ciò fotto la condotta de1 due fuoi nipoti, Bellovefb , e ■ Sigovefo, permettendo, che quelli due Fratelli quantum ipfi vclhnt numcrum homìnum excirent > e foggiungcndo clic a Sigovefo toccarono in forte, fortibus dati Ilcrcinii faltus, e a Bcllovcfo l'Italia ; e chc Bcllovefo con un immenfo iluolo diBiturigi, Arverni, Scnoni, Edui, Ambarri, Carnuti , e Aulcrci , de' quali particolarmente ne fece leva , quod eis ex populis abundabat , per l'Alpi di Torino calò in Italia (b) . Segue (b) Liv, Lib, Livio a dire , che altra mano di Galli Cenomani , folleggiati da'V. Cap.xxttv. Bcllovcfo , fotto la condotta di Elitovio , per la fleflfa via calò giù dall'Alpi: e così pofeia Ì Salluvj j indi pcr l'Alpi Penine i Lingo-ni , c i Boj , i quali , coperto avendo già la nazion GhIìlco, tutto quel chc giace tra il Po e l'Alpi di Torino , paflàron di là dal fiume colle zattere , e cacciatine gli Umbri , c gli Etrufci , occuparono quel terreno ancora , che ftendcli tra il Po e F Apcnnino fino a Ravenna i e chc ultimamente altra turba di Senoni vi accorfe anch' effa , e s' impoffefsò di quel paefe , eh' è fituato tra i due fiumi , Utente , oggidì appellato Montone, e Jefi (e). Finquì Livio , ben- (c) ìd.ibid. che alquanto divcrFamcnte da Tiogo Pompeo , che gli fa piombati CftP* xxx^« tutti in una volta. Ma egli intanto ci lafcia all' ofeuro del precifo tempo , in cui quella furia di genti Celtiche venne ad innondar P Italia , ballandogli d' aver detto , ai tempi di Tarquinio Prifco . Tarquinio , per confcf-fionc delio lleffo Livio ( d ) , regnò lungamente , e pel corfo d'anni («U ?d. Lib, trentaotto, dall'anno di Roma 137. fino al 175. nè fi fa in qual I# Cit^' XL' anno accadcffc una tal novità . Nulladimcno , offervandofì in Livio medefìmo , che nella marcia di Bcllovefo per P Italia , avendo egli Urtato ne' Focefì, popoli anch' effi che andavan cercando Fedi , prcftò loro ajuto contro i popoli Saij , chc gì'impedivano di piantar Mar-figlia , Figlia, par che Fi polla dire, chc ciò Ila nato verfo la metà del Regno di Tarquinio Prifco, chc Fu Panno di Roma 15^ perciocché Solino aiTìcura , che i FoccFi piantaron Marlìglia nell'Olimpiade 4y. (a) Solin. (a) , c Tarquinio avea incominciato a regnare Panno di Roma 137. Cap. vm. CJ1C c [[ pCcondo dell'Olimpiade 41. Tutte nondimeno quelle cofe , e il racconto di Livio tutto quanto , non fa niente al cafo nollro , ilabilito avendo cotelle genti Galliche le fue fedi troppo lungi da noi j e dall'altro canto Livio medefìmo , dopo aver raccontato chc a Sigovefo era toccata in forte la Selva Ercinia, tronca il difcorfo, e intieramente ci abbandona. Non così Trogo Pompeo , che nella fua Storia ebbe cuore più per le cofe della Grecia chc per quelle d'Italia , il quale appreflò Giuflino ncll' Epitome narra anch' egli un tal fatto , e accennate appena le cofe d'Italia e di Bcllovcfo , pana a diffonderfi in quelle di Sigo-( b ) Iuflin. velo e della Pannonia (b) . Non ci Fa grave o nojofo il fentir le Lib. xxiv medefìme fue parole, perche da effe dipende la dichiarazione e ilhi-Cap. iv. ftrazionc del punto , chc ci fiamo propofti . J^amqitc Galli, dice egli, ab nudanti multitudine , cum eos non caper cnt terra , qua gcnuerant, ( c) Ouìd f\t trecento, millia bominum ad fede s novas quarendas , vclut (e) Ver facrum Ver bacrum, miferunt. Ex bis portio in Italia confedit , qua cjr Vrbcm Iiomam calia c vice & *ncen^** y & Portl'° ^hricos fmus , ducibus avibus ( nani augu-Dionyf 'ila- r'vu^ ftIl(lìo Galli pra catcris callcnt ) per flragcs Barbarorum penetra-Vtcarn. Lib. vit, cjr in Tannonia confedit : gens afpera , aitdax, bcllicofa, qua pri- T. Cap. xvi. ma pQji pjoyculem, cui ca res virtutis admirationem , & immortalità-1 ) 0 vel ut J. . ver factum tl$ fidem dedit, Alpium invitta juga, cjr frigore intrattabilia loca hgebatur tranfeendit : ibi domitis Tannoniis per multos annos cum finitimis va-ohm ^ velai rU yciia gefferunt. tlim. Mancano in Giuflino i nomi de'due Capitani , Bcllovcfo e Si- govefo: nel rcflo il rutto confronta colla Storia di Livio, e c' è di più la quantità di qucfle genti, o fìa il numero di trecento mila. Nell'indirizzo del viaggio delle truppe Galliche, che Feguitarono Sigovefo, convengono infieme i due Storici, c l'uno Fpicga l'altro. Livio dice , che Sigovefo dovea rivolgcrfi alla Selva Ercinia , e Giuli ino , fatta paffar P Alpi quefta porzion di truppe , tranfeendit Alpium invitta juga, dice che , ibi domitis Tannoniis, fi fermò : in Tannonia confedit. La Pannonia andava a finire alla dcflra fponda del Danubio, alla cui fìniflra camminava per lungo fpazio la Selva Er-< O c*f- cioia . Quella Selva, dice Ccfare (d), incomincia ab Helvetiorum Lib'.vi.Cap.1^ Hemetum & Kauraeorum finiòus , rettaque flaminis Danubii regione xxv. pcrtinet ad fines Vacoiwn Anartium . Ecco adunque verificato per boc- ca ea dell'uno c dell'altro Storico, che quelle genti s'incamminarono verfo la Selva Ercinia , e chc fi fermarono, come raccogliefi da Giurino , in vicinanza di lei , e occuparono la Pannonia. Dove , gettate per moiri anni le radici, foggiungc Io Storico , chc alii Grxciam,. alii Macedoniam , omnia ferro protcrentes , petivcre ; e chc tal terrore Fparfcro in que' paefi del nome Gallico, ut etiam Reges non laceffiti p.icem ingenti pecunia- mercarentur . Ma cotefli Galli, per quello che deducefi dall' Iiloria, non iftette-ro folamentc in Fui confine di quefta Selva, ma Fccondochè toccata, era la Forte a SigoveFo, fi avanzarono ancora ne'Fuoi contorni, e gli occuparono. Oltre Livio e. Giuflino, anche CeFare fa menzione di antico paflaggio de'popoli Gallici, e dice, efifcrfi dato un. tempo che i Galli fuperarono in valore i Germani, e che per la troppa abbondanza del popolo, e per difetto di terreno, colf armi alla mano in-troduffer colonie oltre il Reno, e che i Tcttofagi, o come vuole ri Cluvcrio (a) y i Boj (b) , ca qua fcrtililfima funt Germania loca x (a) Clkv* circum Hercyniam Silvam occuparunt, atque ibi confederunt. E Taci- fy!1** to , allegando quciì' ilFelFo teftimonio di Ccfare, parla anch'egli di xxx" antica trafmigrazionc de1 Galli, e dice di certi Elvczj, e de' Boj, (£) Ctfu nella forma che feguc (e): Jgitur inter Hercyniam ftlvam, Rhenum- Jf«« j » i .. L'b* vi.Cap. que r> Moenum amnes Helvetu : ultenora Bau, Gallica utraque gens, xxiy tenuere. Manet adbuc Bojemi nomcn , ftgnifcatque loci zieterem memoriam, (c)Tac.Mor*. quam-vis mutatis cultonbus . Uniformandoli adunque intieramente tutti e Germ. Cap. quattro quelli Autori Claffici nella cagione di quella molfa Gallica , XXVI11, nclP antichità del tempo, e nell' indirizzo medefìmo della marcia verfo la Selva Ercinia, ci danno chiaramente a divedere , che tutti in te fero d'una medefima fpcdizioncj e che i Galli di Cefare e di Tacito , non furono diverti da quelli, di Livio e di Giuflino i e che tutti ufeirono in una volta , fotto la condotta di Sigovefo , così quelli che paffarono ne'contorni di cotefla Selva , come gli altri, che non lungi dalla medefima fi fermarono nella Pannonia . Si ha dai migliori >. e più accreditati Geografi, chc la Pannonia flcndevafi anche a quefte noflre parti, e confinava con quelle Alpi, J^J, ^JJJL che Carniche pofeia fi differo (d). Se quelle follerò l'Alpi che at- Lia.iv.Cap.f.. traverfarono i Galli, lotto le infegne di Sigovefo, per occupar la Cell. 0fb-Pannonia, io non ofo afferirlo . Dico bene, che l'Alpi dai medefì- u**cJ*t mi fuperate , di neffun altra montagna poffono interpretarfi , fuorché Viu. Seti. 1. di quelle d'Italia, dicendoli di clfr, che Furono i primi dopo Erco-p num.17, 18. le a Fuperarlc ; nè di Ercole fi predica come d' imprefa eroica, che Uv'^la artra.verfalfe altri monti, che l'Alpi Italiche ( e )lì nè la Pannonia v, Cap.xxx.lv,. P con- j i4- DELLA geografia confinò mal con altre Alpi, che colle noftré. Nondimeno può far Fpczic quel dirli da Giullino, che quella mano di genti Galliche, lllyricos fmus per flragcs Barbarorum penetravit, Fembrando in certa maniera, che quelle genti pei feni di mare approdalTcro primi ai lidi dell'Illirico, e di li colla Fpada alla mano alla Pannonia lì 6r cefTcro ftrada. Ma fmus bene Fpeflb lignifica anche i paefi marittimi, colle Fpiaggic tortuofe , e piene di Peni, come Fu l'antico Illirico, in cui li comprcFc anche la Pannonia ; e noi fappiam di certo, per quello che fi raccoglie dal racconto d'amendue gli Storici, chc co-tefta innondazionc di genti Celtiche , non fi marittima , ma Feguì #*) Liv. Lib*'tutta per terra, alficurando Livio altrove, chc cotcfti Galli (a) ex-mniilU C^ torres inopia agrorum prof celi domo, per afperrimam lllyrici oram has terras cepcrunt, e Giuflino iflcffamcnte , che per P Alpi, e non per mare , entrarono nella Pannonia . Che Fe così è, forte indizio, e grave argomento è quefio, che in qucll' incontro le noflre Alpi fi occupallerò dai popoli Cimi . Egli è Fatto di verità , chc Sigovefo e le genti Galliche , innondarono allora tutta la Pannonia fino al confine dell' Alpi Gamiche , dove fiorirono per lungo tempo , e celebre nelle cofe della Macedonia , della Grecia, e dell'Alia ancora fu il loro nome, nò per rifpctto à noi, c a quelle noftrc Alpi , fi riconofeono nella Storia altri Galli Tranfalpini , che quefli. Di cotefta razza effer dovettero i Galli, che Strabone (k) Strab. appella (b), Ks^rac rat; 7npì tqv AJpictv: Gallos circa Jidriaticum L>b, vii. pag. ine olente s . E di cui racconta , come fi prefentarono amichevolmente *9Z' ad Alcffandro Magno nella guerra Tracia, e come fedendo con elfo lui a convito, interrogati da quel fuperbo Monarca, qual cofa pa-ventaffero al mondo più di ogn' altra , mentre afpettavafi che diceffe-ro , il He Aleff'andrò , rifpofcro intrepidamente , di nulla più temere, fc non che il Cielo non precipitaffe loro addoffo . Di qua tifarono i dodici mila Galli, chc invafero il diftretto, ove poi & Aquileja: -di qua forfè anche gli altri tre mila , che difeefi in Italia P anno (c) Liv. Lib. 5 74- chiedean terreno al Senato di Roma (c). A quella difeenden-xL.Cap.im. za comandava Cincibilo Re de'Galli Tranfalpini, alleato de'noli ri Carni , di cui fra poco fi parlerà . Si e già offervato colla prova certa de'Falli Trionfali , che i Carni eran d'origine Gallica, e che per teflimonianza di Livio, fra i popoli che in quell'incontro fioc-(d ) C > patere. Pure il confondere quefli popoli tutti inficine , e lo fpacciarli pcr c^ IL C(t^' la fleffa cofa, benché affatto fra^ fe diverfi, tanto Geograficamente , Thn. Lib. iv. che in via di Governo, merita la fua feufa, e contiene in qualche Cap. xn. modo la verità j conciofliachè tutti finalmente è verifimile, e per la loro, fituazionc , e per l'uniformità del nome, che foriero d'una fiefl *a llirpc, e difcendclfcro dalla medefima fchiatta de' Carnuti . Ma chc voglia travedere, o far travedere, e prendere in cambio Norici » e P 2 Tau- Taurifci , e chi fa quant' altre genti , per Carni, egli è un punto da non paffarfi fenza maggiori prove . Erano forfè Bcllovcfo e Sigovefo uFciti fuori dalla Francia coi Foli Carnuti., perchè tutti i popoli Gallici, chc in tal incontro fi fparfero , eziandio di nome differente e lontaniftimo , aveifero a crederli per forza fuoi discendenti ? Perchè mai non poterono i Norici, e i Taurifci derivare dai Biturigi, o dagli Arverni, dagli Edui, o dagli Ambarri, o da tanf altre ftirpi diffufe allora pcr la Pannonia, e per PItalia? Perchè no dai Tettofagi, popoli della Gallia Narboncfc? Di cui fiam ficuri, per atteftato di Giuflino, chc fra l'altre genti Galliche furon di fa) Jufiin. quelli, che panarono nella Pannonia (a). Strabone dice chc i Tau-JLib. xxxn. rifei erano del corpo e della razza de*Notici (b): TV* A*Nfifixòr etri f*b>*Sil'éth ^ °' Tat/p/V*io/: V^oricorum funt etìam Taurifci. E de*Norici parla Lib.iv. -pag. con tal diftinzione, che impollìbil fi Tende a confonderli coi Carni. *i?8. Neil'accennata ribellione del 738. dopo aver Strabone annoverati i Reti, i Vindelici, e i Norici, foggiungc, che innoltre f eran folle-ivati anche i Carni , e certi Norici, che più da vicino al feno Adriatico , e verfo Aquileja abitavano. Vedete qui come ben ii difiinguo-no i Carni, non folamentc dalla provincia fpazlofa del Norico, polla di là dall'Alpi, ma da quel ramo ancora di Norici, i quali, fuperata la fommità dell'Alpi, s'erano introdotti in confin de'Carni a.d abitar quelle montagne, che da cui Alpi Nonché furon pofeia appellate? Il Norico tutto, conlìdcrato generalmente, giungeva bensì fc) IL Lib. fommità dell'Alpi, ma non le fuperava (c): 'Pouroì e donde foffe il Regno di quello Re alleato de'popoli Alpini , ce lo dimoftra altresì lo Storico, continuando a dire, chc piacque al Senato , commollo dalle giullc querele del Re , e di quelle genti, di farne feufa folennemente per via d'Ambafciadori : tyc re-/ponderi tantum tis gcntibus, fed legatos mitti, duos ad Regulum trans Alpes, tres circa eos populos placuìt, qui indicarent qua Vatrum effet fententia . E partiron tofto per V Imbafciata : Legati cum Gallis mifji trans Alpes C. Lalius , M. ÀLmilius Lcpidus : ad catpros populos , C. Siciniusy T. Corncliits Blafo, T. Memmius . Gli Ambafciadori impediti ai tre popoli lì fermarono nell'Alpi: circa eos populos'. gl'inviati al Re , di là dall' Alpi li fpedirono : trans Alpes . Non lì può parlar più chiaro, per far vedere, che i Carni non avean che far niente di là dall'Alpi, dove, per atteflato eli Livio, i medefimi noa avcan parte, ma comandava Cincibilo Re de' Galli, loro alleato; c i fuoi fuddiri erano gente Gallica, e non Cantica i e Carini probabilmente, o Caritni, Taurifci, Nomici, e altre limili nazioni Celtiche compor dovettero il fuo Stato. Il che balli aver detto, per conchiudcrc con ogni fondamento,. e con verità , che Norici, Taurifci, Carni, Carini, Carimi, e altri popoli antichi fituati a quelle parti, tutti furon d'origine Gallica, e non C arnica, e fotto il nome generale di Galli, e non ài Carni fi com prefero. Tali dunque clfendo le antiche fedi de'Carni, circoferitte precifa-mentc , e ferrate entro i confini delle noflre Alpi, dalle fonti del Savo e del Nadifonc 3 fino a quelle del formione e del Nauporto, la la materia fteffa par chc ci chiami ad cfaminar lo flato, c le memorie antiche de' medefimi. Ma per quanto antichi Follerò Ì Carni in quefle noflre montagne , non corrifpondono, per dire il vero , le memorie alla loro antichità i fìa ciò perchè come genti Alpine, ben limate, e feroci più ttoflo che no, Follerò rifpcttatc dai vicini, e niente di memorabile opra/Fero in quel tempo : o fia per la ragion grande , che Livio ci laFciò Fcritta , chc non abbiamo neppur le notizie di tanti altri popoli anche più celebri, e coFpicui (rt), quum ve- (z)Liv.Ltl\ tujlate nimia obfc/tras , velati qua magno ex intervallo loci vix cer- VI* CaP' Im nuntur : tnm quod & rara per eadem tempora Utero' fuere , io non ©Fo decidere. Egli è intanto Fuor di dubbio, che i Carni furon gente valida, e di gran cuore , e che Cepperò Fra quefli monti mantenerli intatta la libertà, del Fecondo Secolo di Roma fino allineasi-minamento del attimo, pcr poco meno di cinqueccnt'anni. Strabone gli annovera Fra i nemici antichi del nome Romano ( b ) ; il chc fb ) Strab. tanto è vero , quanto che non avreflimo neppur le poche memorie , Lip- v* P^Z-chc di loro ci reftano, fe i Romani come tali non gli aveffero con-2°7* fiderà ti, e non nc aveficro tramandato il regiftro alla pofterità. Finché Roma non intraprefe la fondazion d* Aquileja , niun nome ebbero negli Annali i popoli Carni, perchè la Storia Romana niun motivo ebbe di farne menzione i ma da che ella fu fitbbricata , fi videro ben tolto a comparire in ifccna . Il gran motivo, per cui fu Itabilita una tal fonazione, ce lo addita lo flc/To Geografo (O-Vm tj -tir fiKVMtot , d h ntp lluaitx tu /u.v^(j) 7r Amerio. Qet , Kria-^x [a>p t pag. zo6. tcóV 'Pazzia" , 6^/t«^/ct3-jnp ro7c UTrsp^e^/jt^o/^ j3a.p(3dpotc; : Aquileja*, qua ftnus hujus intimo receffui maxime appropinquai , opus Romanorum cfl, mumtum adverfus fupra illam habitantes Barbaros. I primi fra i Barbari, che abitavano al di fopra d'Aquileja, erano certamente i noflri Carni, e al loro fianco fuccedevan gli Japidi, e gli abitatori delle montagne dell' Ifiria . Quefli fenza dubbio furono i Barbari prelì di mira dai Romani nella fondazion d'Aquileja : non potendo cader Ibfpctto Copra i Norici, fra i quali e i Romani, come altrove s' è detto , amicizia correva , e ofpitalità » e l'Illirico di là dagli Japidi-ed Illri non era in iftato di dar foggezionc , fenza offendere i confini di quelle due rifolute e brave Nazioni. L' Ifiria limata al mare, era abitata ài gente un po' più colta, e meglio forfè informata del fiftema delle cofe d' allora , fìccome quella che provato avea molto prima il genio , e la polfanza de* Romani. Quindi è, che "vide ben da lungi quefta brutta vigilia, e fece W^r^siì^ìlWi sforzo, perche Aquileja non fi conduceflè Cd). Ma il tutto le tornòxi.Capxxvi. • . ■ - ' in. » in rovina^ perciocché rimafta Fola a fronte d'una Repubblica sì- prepotente , non la finì fenza il fagrifizio inefiimabile della fua libertà; Un gran chc mi pare , che i popoli delle montagne , Carni, Japidi, ed Iftri, fi fteflcro tutti ael comun periglio , colle mani , come fuoi dirli, alla cintola; c pur la cofa andò- così . La Colonia Aquilcjefe, fi) Id. ìbhl. alla barba degf Iftriani fu condotta l'anno 572. (a) ; e allo fdegno-Cap.xxxiv. c]c'vincitori rcftò fagrificata irreparabilmente nel 5.76. tutta Flftrii (b) Id. Lib. marittima (b). Non ci volle eli più r perchè i Romani un poco alla.' x*a. Cap. xv. yo|ta fl ant|ap;cr levando la maFchcra . Sci anni dopo, cioè 1' anno di Roma 582. cotefti popoli tutti e tre incominciarono a fentirne gli effetti , e avvegnaché* la detta nuova Colonia fcarfa ancor foffe di abitatori , nè ben fornita d'opere e di. munizioni, dovettero nondimeno i medefimi flar fotto , e tollerare una fieriilima feorrcria, che fece ne' loro contorni il ConFoIc Cajo Calilo Longino, mettendo ih tutto a Faccomanno e ftrafeinando feco in ifchiavitù molte migliaji d' uomini. Di un tal lacco P anno fulfegucnte gran* doglianze ne fecero il. ( c ) Id. Lib. -p£C cincibilo , e que' popoli fuoi confederati, efponendo ( c ) , che rlj ' Cajo Caltìo, dopo, d'aver ottenute da elfi le guide, colla finta di vo-^ ler paffar in Macedonia, alla metà del cammino crafi ritornato indietro , e paffando oftilmente pe' fuoi confini, gli avea riempiti d'in-» eendp, e di rapine . A tali rimofiranze fembrò piegarli il Senato,, promettendo loro di udirgli in confronto del Confole , 0 di procurarne la foddisfazione : cercò di addolcire i loro animi con efprelfìoni. ottime, e con parole : fpedì Legazione firaordinaria agli uni e agli altri} e gli caricò di regali magnifici, ex binis mìllibus aris, , e particolarmente de' dcftinati pel Re e pcr fuo fratello , confitenti in due Collane d'oro di pefo di cinque libbre F una , cinque Vali d* argento , di pefo iftefTamcntc di cinque libbre, due Deflrieri ben bardati, co'fuoi Palafrenieri, e colle fue arme, e fopravvelìi militari, e un fornimento d'abiti a tutti della comitiva , tanto liberi che fervi; accordando innoltrc a quegli Ambafciadori di poter provvedere a fuo genio, e condur fuori d'Italia liberamente dicci Deftricri. Apparenza, nè più bella, nè più conforme alle loro fperanze non poteano mai afpcttarfi cotefti popoli» ma non fi parlò mai più, nè dell'ingiuria del Confole, nè del rifarcimento de'danni, nè della rc-ftituzione di un numero così enorme di fchiavi, anzi 1 anno dopo, che fu il 584. ne fegui tutto il contrario, vale a dire, che i Romani in vece di dar mano onoratamente a quanto avean prometto > paffarono in faccia, a quelle genti a rinforzare la nuova Città d; Aqui- ANTICA DEL FRIULI. I 2 I Aquileja , e a fpedirle da Roma nuovi Coloni , al numerò di mille < cinquecento Famiglie (a). Se in quella occalìone la fòrtificafFcro (a) Id. ibid. ancora, non dice niente lo Storico, il chc nondimeno Fembra aver CitP* Xlx-tutta la probabilità . V Epitome di Livio , Giulio Obfequcnte, i Falli Capitolini, e Fulla fede loro il diligentilfimo Frcinfemio ci là fapcrc , che tre anni dopo chc Fu rinforzata Aquileja, cioè V anno 587. clTcndo toccata a Cajo Sulpizio Gallo la Liguria, e a Marco Claudio Marcello i Galli Alpini, amendue quelli ConfolF trionfaron de'popoli, che loro eran toccati in forte (b). Oppinione è di dot- (b)Treinsb. tilFimi uomini, a riferto del Chiarifs. p. de Rubcis , che il trionfo SJffl' L'v-di Marcello comprcndclfe particolarmente i popoli Carni (c) . Chc Cap.n**' fc ciò fi verifica, ceco dove andarono a finire le promclfc apparenti, (c)Drff.Far* e infidiofe eie'Romani . Nulladimcno, chc cheli foffe di un tal trionfo , Erud, pag. i Carni dovettero bensì reflar foccombenti, ma non foggiogati , ap- I?2' partenendo ad altri tempi ri vero trionfo di quello popolo feroce , c ficcoftumato all' originale fua libertà . A pari infortunio andaron fottopofli in proceffo di tempo ancke' gli Japidi, ed Iftri , avendo noi dall'Epitome fuddetta , chc Panno ^25- (d) C. Scmpronius Confid con tra Japydas primo rem male gcfjìt : (à)Liv.Fpit. inox vittoria cladcm acceptam emendavit : virtute D. Junii Bruti, Llx* fjus qui lufttaniam fubegerat, E così anche ne'Falli. c. sempkonivs. c f. c. n. tv dita nvs . -cos. de. iapvdibvs. kal. oct. a» bcxxv* E così pure in Appiano nella Fella guerra Illirica , ove dice : Ja-podes cifra Alpes incolentes Scmpronius Tuditanus cognomino, & Ti-berius Tandufius, pugna fuperarunt, vifumque efl illos ambobus paruif-fe. Ma gl'Illri ancora domò Tuditano in quell'incontro, come leg- (e) TUn. geli in Plinio (e): Tuditanus, qui domuit ijìros , in flatua fua ibi Lib. Hi. infcripfit : Ab Aquileja ad Titium {lumen fladia . M. L'Ifiria marir- Ca?' X1X* tima nel 576'. erafì già Fottomclfa , e unita al dominio di Roma, nè vi mancavano che i fuoi montanari, amici antichi , e confederati degli Japidi ; onde non vi refla nemmen dubbio, che Plinio a quello paffo d'altri liti dell'Ifiria , nè può, nè dee interpretarli-J Nulladimcno effendo qui quell'Autore tutto veramente mal concio 0 sfigurato , v'è chi s'immagina di poter fenza fcrupolo ufar vio- ( f) Delle lenza al teflo , e di farlo parlar degli Japidi in vece dcgl' iflri, ro- ^Jp^a^Tl Vefciandolo, e rattoppandolo a modo fuo, come fegue (/): Tudita- ji, jjf* ' Q, nth vus , qui domuit Japides, in fatua fua ibi infcripftt : Ab Arfta ai Titium ftumen Stadia. M. M. Ma Fami permcflb il dire , che non ha Fondamento, e chc manca affatto di prove una tal correzione, e chc fra quefli ftelFi confini dell' ArFa , e del Tizio , fi collocò dagli antichi la Liburnia , c non la Japidia . Strabone medefimo, che è F unico chc diflenda fino al mare una tal nazione , non affegna che mille Stadj alla Japidia , e il reflo della Fpiaggia fino alle bocche del Tizio alla Liburnia j e Dìon Calilo , Scrittor più grave in quello , e più autorevole di Strabone, allontana intieramente la Japidia dai lidi dell' Adriatico. Niun luogo dunque è da darfi a corrczion sì rovinofa e inutile dei tcllo, tanto più che per renderla vcrifimilc , un qualche efimio Codice doveva addurfi , o almeno un qualche Efem-plare flampato per antico, chc portafle in fronte una tal lezione, il chc pure non lì e fatto . Il P. Arduino, chc con venti Codici ma-nuferitti alla mano, e altrettante Edizioni flampate ne'migliori tempi , clamino Plinio da capo a piedi , certamente non ve la trovò i laonde ben lontano dal cambiar quelP iftros in Japydcs , lafciò Plinio nel Fuo pofTeffo di averci confervata una così bella memoria c non vi pofe il minimo dubbio , chc la vittoria , c il trionfò di Tuditano, non comprcndefTcro l5 uno , e P altro popolo , applicando a (a) Hard. cot<-fto fuo paffo la Fegucnte Nota (a): Rem geflam habes in Livia-pag. 175. ìia Epitome Lib. LIX. & in Appiano in fcxto bello Illyrico . Fragmcn- Tom. 1. Ed. tum qU0qUC Faflorum Triumpbalium : c. sempromvs. &c. Così il Frein- TUn. Tatti. r . , x , 17^1, icmio, a cui non dovettero certamente mancar ne Apografi, ne Efcm- plari a liampa del maggior credito , nella celebre Biblioteca della Regina di Svezia, non ebbe niente in contrario , e prima dell'Arduino , riputò anch'egli , chc la vittoria di Tuditano abbraccia/Te non {h)l'reinsb. meno gflflri, chc gli Japidi (b) . S»M Lht, Ma P acquifio della Japidia citra Alpes : di qua da* monti Albj » Cap. Lxxxiii. comc ^iCC APPiano> 0 delle montagne dell' Ifiria, fatto da Tuditano, non fu cofa intieramente flabile , c permanente, avendo noi d'altronde , e dalla piena degli Scrittori antichi , chc toccò ad Augufto la gloria Fanno 718. di Foggiogar di bel nuovo l'intiera Japidia , tanto cioè la polla entro i monti Adbj , chc la fituata di qua e di là de' medefimi ; e non mancano argomenti , che vi metteffe mano in quell'incontro anche nelle montagne dell' Iilria . Narra Dione , che Augufto nel 724. celebrando il trionfo di cotefle genti , non trionfo Folamentc de' Pannonj, Dalmati, c Japidi , ma eziandio de'lor vici- c ni , e confinanti (c) : 'EeJf.rxai JV r>7 (MP TTpeéwii HfLipa rx ri i.Cap.xxi. rcoi> flavvoifcov 9 tty tu rcZv àkn'*fMtV#*} T/i$ Ti ìxTTV^i'et; , yy\róóV 7TpO- trpo^cjpùjv voleri : "Prima die Cafar triumphum egit de Tannoniis, Dal^ matìs , Japydis , fnitimifquc eorum . La Japidia , toltine i Carni, confinava unicamente colla Liburnia , c colle montagne dell'Ifiria . De" Carni ci aificura il quieto pafTaggio , che fece Augufto pe'loro confini, allorché pel Triefiino , e per le rupi iicrili del Timavo portò l'armi contro gli Japidi, che non ci entrarono in quel tumulto. Dione adunque per confinanti non potè intendere Fe non gli altri due popoli . De'Liburni non ci refla alcun dubbio, annovcranelogli chiaramente lo Storico fra i popoli ribelli di quel tempo {a) ,~ c de' monta- (a) id. Lìh nari dell'Ifiria iflcfTamcntc , confinanti per lunghiffimo tratto, ccon-xLix. Cap. federati antichi della Japidia , rendei! la cofa affatto verifimile , fui XXXIV-fòndamento del prefentc fuo paffo , benebè per efpreffo nel trionfo non fc nc faccia menzione s il che fi offerva anche nel trionfo di Tuditano, L'Ifcrizione nondimeno alla fratria di Tuelitano , ne*" termini che f legge negli Efcmplari di Plinio , non può negarfi, che non diftur-bi infinitamente quanto abbiam detto intorno al fuo trionfo , e che non ifeonccrti eziandio , per quanto può , molti fatti Storici da noi fopra allegati, fulla feele maflimamentc di Livio , di modo chc fe il teflo per Isfòrtuna ha mai patito , non è ragionevolmente da fofpet-tarfi ebe lo poffa aver fatto, fc non in quefta parte. L' Arduino alle parole, ibi infcripfit , Pc ne liberò fpeditamentc col dire : Subbi-tellige rcsionis quam domuit , latitudincm ivfcripfijfe : Stadiorum mille ab Aquileja ad Titium amnem, qui Liburnia finis. Ma non pofe mente, che F Ifiria litorale era Hata quaranta nov' anni prima del Confolato eli Tuditano foggiogata > il perchè quefta porzion eli lidi da Aquileja all'Arfa , non potea fpcttare in venm modo al fuo trionfo , e così neppure gli altri dall' Arfa al Tizio , appartenendo quelli alla Liburnia , e non alla Japidia . Per feioglierfì dunque da tante difficoltà, chc dovrà dirli ? In Plinio , dice il Marchefe Maffci , la Geografia d'Italia, in que*" luoghi che apparifee mal trattata, non fia ehi [peri di rifarcir del tutto , fe qualche efim'io Codice non dà fuori (b) . All'Arduino non mancavano nè talenti , nè coraggio , ma (b) Ter.IlL con tutte quelle difficoltà , chc certamente non avrà paliate ad occhi y^^/ \^ chiufi , non fi Pentì nondimeno contro la fede di tutti i Codici d'alterarne il Cornelio, dubitando in un Opera , che dovea immortalare il fuo nome , di non tirarli addotto l'acerbo rimprovero > da lui(C) Hard-medefìmo rapportato nella Prefazione (c) , e fcagliato dallo Scalige- Tlin. Traf. m contro la facilità del Dalccampio di por la mano nei tefli ( d) : ^l/^'sca' halecampius , vir alioqui bene dotlus , Tlinium cmendandum &. excu- Hg>rian„ Q. z den- 'ii4 DELLA G E 0 G RAFIA dandum fufccpit : fed qua cfl audacia omnia invertet & conumpet : quia, quod multi folcnt, fi hoc illudve non arridete flattm immutat , ac fape in dcter'tus . Se nc avvide anche il giovine Cafaubono della troppa fua licenza nel corregger Polibio , c onoratamente ne fece pubblica confeUionc , lafciandone come per ricordo alla pofterità la mc-( a) Merle, moria (a) : Ut meo cxemplo cavercnt alii , ne dum corrigerc fe pn- ^TrTfTohb t4nt J c&rrumPem* ' aut cerU VLM fd^iant, & in alieno opere jus exer-Tom'ni, ' ceant minime legitimum . P*g 694- Conchiudcremo intanto dal fin qui detto che cotefti popoli , prcfi Ed. Lipf. Lij_ mjra j3 tanto tempo eiai Romani, tutti e tre vicini e confinane ti , e ftretti infra di loro in antica alleanza ed amiftà , Carni , Japidi, e popoli Alpini dell* Tftria , fino a un certo fegno ebbero forte , o poco diverfa , o intieramente compagna. Si trionfo di tutti in più volte, e neffun d'elfi, in foftanza re fio foggiogato . Ma l'efferc d'Italiani, e la troppa vicinanza della Città d'Aquileja, già rinforzata di molto, e che dovea renderli ogni dì più grande , e più ro-bufta , ne>n lafciò, che i noflri Carni continuaffero a mantenerli fempre del pari ; imperciocché molto prima degli altri furon eglino corretti a cedere alla fuperiorità dell'armi Romane . Si fon già cfa-minati i Fafli Trionfili , e col teftimonio loro graviffìmo fi e fiatali to l'anno precifo della lor depreflionc, chc fu il 6;S. della fondazion di Roma , fotto il Confolato e gli aufpizj di Marco Emilio Scauro . Il motivo particolare , per cui foggiacquero i Carni a una tal difgrazia , nella fcarfezza delle memorie non e da fpcrarfì, quando i Libri di Livio perduri non li difottcrrino , ovveramentc quelli di Diodoro Siculo , d' Appiano , e di Dione . Non fi fallerà nondimeno a credere , chc ciò proccdcffc , e damila naturale avverinone de" Carni al nome Romano, e molto più dalla mallima prefa nel gabinetto di Roma di deprimerli , la quale polla chc fiali una volta a campo, in mano ai più potenti non mancano mai pretcfti . Si aveano i Romani un poco alla volta refe ubbidienti fin da (fcU#V.Z& Srart temp° 1>Alpi Lattiche Ci), e Panno (fio. erano giunri a xxxix. Cap. fiorare anche quelle de'Salali! , mettendoli in pofTcflb a quella parte 11. Lib. xl. delle Chiufc del Piemonte, tanto importanti per la ficurczza d'Italia 2£*™iri*<'> • Porlc d'Itoli! mente meno importanti « g^ofc «W*» quelle (e)Liv. Lpit. delle noftrc Alpi. Ed ceco uno de'motivi , il pi* vero for^ , e il Lib. imi. pm (orte, per cui da'Romani s* intraprtfe V oppreflionc della Nazion SiTpa^i'6 Carnica . Coflumarono i Carni , nemici vecchi del nome Romano » fe% 9 'di tenerli ftretti in alleanza colle genti Galliche oltre l'Alpi; e tanto più dovette crcfcerc in quella Repubblica il difguflo , e la gelo- Antica del Friuli. ria, di vedere in man di coftoro il modo di Far panare di qua dall* Alpi a Fuo talento le genti ftranicrc . Intanto , o foffe quefta la cagione , o il naturale appetito di chi regna , di Fempre più ingrandire il proprio Stato , entrarono i Romani in quell'anno in poiTefib delle noftrc Alpi, e poterono gloriarli colla depreflionc de'Carni , d* elfer giunti a quello lato a debellar tutta V Italia. CAPITOLO DECIMO. Delle memorie dey Carni dopo la lor depreffione. *8£2ì£$y§!§ Ichiarate ne'Capitoli precedenti le Fedi, l'origine, ciò ^ato antiCO de Carni, e il tempo ancora, in cui palili ^lrono *n podcftà de'Romani , richiederebbe il buon £JrM ordine , chc fi parlafTe ora di quel che nacque , dopo ^S^^SÉ una mutazion così grande del loro fiato . Ma FcarFczza molta , d mancanza quali di memorie s'incontra, per lo Fpazio intiero d' un iccolo , in cui de' Carni non fi parla più . Si Fa Folamentc , chc due anni dopo che furon depredi, cioè l'anno di Roma 640. Gnco Papirio Carbone fu il primo della fua Repubblica , che fi va lene dell' opportunità di un tal porto, e alle Cfiiufe delle noftrc Alpi facclfe Fronte a una innondazionc di Cimbri , gente barbara , e fino a quel tempo feonofeiuta negli Annali di Roma . Gli Scrittori Latini , Livio ncll' Epitome, Patcrcolo , Tacito, c Giulio Obfcqucntc, dicono, che Carbone ebbe la peggio (a) : fra i Greci Strabone fcrive , che coIIIt /a\ Uv.Ep» battè inutilmente . A me non è riufeito d'aver per le mani le Le- Lib. i.xiii. gazioni d'Appiano, date fuori da Fulvio Orlino. Da quelle il Frein- *aferc* Ltfo Femio par che ricavi, che Carbone rimaneffe battuto, e chc un tuiv * bine con dirotta pioggia impcdilfe il luo disficimcnto (b) . Ma Ger. Cap. il Marchcfe Maffci fpiega tutto all' oppofto, cioè , chc Carbone bat-. . , . « r n ■ ■ ■ (b) Fretnsb. te 1 Cimbri, e che non nc fece eiter minio , per cagion per appun- suppl. Liv. to del temporale, da cui reftarono feparati i combattenti, e talmen- Lib. lxiii. te per le fclvc difperfì i Romani , che appena fi riunirono dopo Cap. xxvit. tre giorni i ritiratifi intanto i nemici pcr la via della Gallia ( e ) . (c) Ver. Ut. Il tefto d'Appiano è quel folo, chc potrà decidere di sì grande , e Vsrt* t. Lib. Fingolar diverfità d' interpretazione . Quello intanto , in che conven- C0 ' gono il FrcinFcmio , e il Maffci , sì è , che Appiano Fa feguir la battaglia di là dai palli ftretti delle noftrc Alpi, opponendoli in quefta ZQ le dillanze , e le parole del Geografo , vide per tempo effervi dentro un grand' errore , ingens mendum , e con fommo giudizio e (b) CluxC maeflria pafsò a correggerne il tcflo ( b ) 5 il quale , per maggior lt.Ant.Lib. chiarezza, è ben che pongali dinanzi agli occhi (e) : "E^eo cT i~ì (c) Strab rcov ^*"iTtìtù)i; M AittfÀfiat ctopiCovrati di 7rcrct;Au> pio ri atto Lib, v.. pag. Talli &A7rtcov opàv 5 a.vé.7rhHV lypvri yy\ or SctSìtov t7rì rote, yjWioie, etc, N&pwefsJ' 7ioXtv' inpì y,v T*icuo; o Kap/Scov (ru[x(^&\òv KtpL@p/ot;x «JW i7rpz*;%v : Sita efl Aquileja extra Venetorum fines . Qiti dirimun-tur a /Invio ab ^ilpibus dclabentc , aiuerfam habentc navigationem per fladia CC. J'upra Mille ad l^orcjam urbcm , apud quam Cn. Carbo inani conatu cum Cimbris conflixit. Mille e dugento flad; all' insù , dice Strabone, chc quefio fiume di confine tra la Venezia , e 1' Aqui-lejcfe potea. navigarli, vale a dire cento e cinquanta miglia Romane, che nc importano cento c venti delle noflre . Che un tal fiume debba intcnderfi il Tagliamento , convengono tutti i Geografi. Ma navigazione di cento e venti miglia moderne dal mare in Fu , tanto è lontano che al Tagliamento li convenga , chc , dalle Fue fonti fino al mare, egli non eccede il corFo di miglia ottanta quattro Italiane i e che neppure un tal corFo è tutto navigabile , non principiando a Fof-Frir bafiimenti Fe non a Socchicvc , villa diflante fedtci miglia dalle Fue fonti » e chc finalmente una tal navigazione fino a Vcnzone non è tutta fua , ma dividefi , e fi diflribuifce in parecchi altri canali , di modo che la principale, e vera fua navigazione fi unifee , e incomincia folo a Vcnzone , Terra difcofla dal porto del Tagliamento cinquanta miglia d'Italia, chc formano miglia Romane feffanta due, e mezzo . Quindi & che Cluverio , col tcflimonio gravilfimo di un tal fitto, credette neceffario, in vece di quelle parole: ^ a-' ^ot^/eou k7rì rote, %t\t'ot; per fladia . CC. j'upra mille ' di dover riporre in Strabone: q>' recitati per fladia D. chc formano per appunto le miglia Romane feffanta due e mezzo, chc s'interpongono fra Venzone,. e il mare . Nulladimcno una. tal correzione , tanto ben fondata c ragionevole e pcr c per comun Pentimento degli Eruditi , ormai pallata in giudicato » preflb taluno Fembra aver poco applaufo , quali chc polla tuttavia fo-ftenerfi la lezion divolgata de' mille e dugento ftadj, e fuperflua rcn-daFi la correzion Cluveriana , che gli modera in cinquecento. E qui Fi dà mano a un .nuovo penfamento , ftrafeinando , contro la direaion fua propria e naturale , il corfo del Tagliamento fu per P acqua della Fella, e pel canal del Ferro di là dall'Alpi lino alla Trevifa, per cercare in que' contorni la Città di Norcja , mentovata da Strabone (a). Ma ciò può temerli che fiafi fatto, fenza ben difecrnerc, {a ) Delle non meno le difhnze della navigazione delle noftrc acque, che il Rom» lenimento delle parole del Geografo . Balla il conofccrc , che fra ^ ^1 porto del Tagliamento e le fue fonti, maggiori fono le diftanze di quelle che paffano fra il porto medelìmo e la Trevifa, per non inapegnarfi a quefta nuova feoperta in Geografìa. Fra il porto del TagUamCnto e le fue fonti vi fi frappongono miglia ottantaquattro d'Italia, e miglia d'Italia ottantadue folamentc paffano fra il detto porto e la Trevifa» il che ferve abbondantemente a dimoftrarc la debolezza di un tal fuppollo, e li inutilità del ripiego, per falvare An Strabone i mille e dugento ftadj. Due Norcje le memorie antiche ci additano . L' una e quella , di •cui fi tratta , e che Strabone collocò , non già ne' Taurifci , come invano fi predica, contro P intenzione, e le parole ilclfe del Geografo (b), ma alle fponde di un fiume, non di Jà dalVAlpi, ma ( b ) ivi ,pa£. feendente giù dalle medefime, ab Alpibus dclabente , cinquecento Ila- 20. dj in diftanza del mare , giulio la correzion di Cluvcrio , vale a dire in que' liti propriamente , dove efifte la moderna Terra di Vcnzone . Plinio , e nou Strabone, è -quello chc la dichiara Città de' Taurifci , ed egli pure ce la deferive entro F Alpi, c la regiftra mani-feftamcnte alìicme coi Veneti, e coi Carni, nella Region Decima ti' Italia (e): la hoc fitti interi ere pei* oram Ir ami ne, Tcllaon , Tal fa- (c) *p2ttk tium \ ex Vtnctis .Atina & Cxlina: Carnis Segcflc & Ocra: Taurifcis Lib. m. Cap 'Hpreja. Taurifci e Norici , pcr autorità di Strabone, eran la flella XIX* gente; il che fi confeffa anche da Plinio ( d) : Juxtaquc Carnos quon- (à) Id. ibid. 'dam Taurifci appellati , nunc Teorici y. di modo che quefta Norcja , CaP' xx* e cotefti Taurifci di Plinio non poffono in verun moelo interpretarfi fe non que' Teorici Alpini, chc in confin de" Carni, coli'autorità medefima di Strabone, abbiam di fopra deferita . L'altra Norcja iia rcgiftrata nella Tavola Tcodofiana , o fia di pcutingerò , di là dall' Alpi, e in mezzo al Norico mediterraneo, fra i due fiumi, Dravo, c Muro. Ora Ora quefta oppinione così fatti non Ferve , nè per 1 una , nè per F altra di quelle due Norcje. Non per la prima, perchè tende a portarla di là dall'Alpi, e Fuori del confine Italico, contro il teftimonio di tutti gli antichi ; e fe anche gli antichi in quello non fc le attraverfaffcro , fc le oppongono le mifure fleffe de' mille e dugento flati;, divolgatc in Strabone, chc qui Vorrebbero foficnerfi; imperciocché come fi potrà mai falvare un così fatto numero di ftadj, torcendo la navigazione del Tagliamento pcr l'acqua della Fella lino alla Travila , fc dal porto di detto fiume fino a quella Terra non fono più di ftadj ottocento e venti , o fieno miglia Romane cento e due e mezzo, chc fanno d'Italia miglia ottantadue ? Aggiungali , che il fiume Fella non nafee altrimenti alla Travifa , ma .a Camporoffo , luogo fìtuato quattro miglia Italiane di qua dalla Travifa, dal chc ne crefee il divario, non contandofi dal porto dei Tagliamento fino a Camporoffo più di ftadj fetteccnto ottanta , cioè miglia Romane novanta fette e mezzo, e Italiane fetta nt' otto. Riflettali ancora, chc La Fella non rendefi in venm modo navigabile, fe non a Malburghettò, Terra difeofta dalla Pontcba, e dal confine Italico cinque fole miglia d'Italia, e chc dal porto del Tagliamento lino a quella Terra non fi frappongono fe non ftadj fetteccnto c cinquanta , o vogliam dire miglia Romane novanta tre e tre quarti, e Italiane fettanta cinque. Se nc faccia quindi un giufto calcolo, e non potrà certamente negarli, che ftando ai mille e dugento ftadj di navigazione, indiritti a quefta via, non nc rifiliti la feoncia confeguenza di dover cercare quefta prima Norcja quattrocento e cinquanta ftadj, o fieno miglia Romane cinquanta fei e un quarto, e Italiane quarantacinque, più in là di quel che importa F intenzion manifèfta dei Geografo , e la vera e rcal navigazione di quelle acque . Molto meno poi fervirà un cotal ripiego per la feconda Norcja , pofta in mezzo al Norico mediterraneo , perciocché ci vuol altro, che i mille e dugento ftadj, pubblicati in Strabone , per tirarfi in mezzo a quella valla provincia , e al terreno che giace fra i due fiumi, Dravo, e Muro. Confonde innappreffo F oppinione ftefìa con troppa indifferenza la navigazione elei Tagliamento, fiume chc nafee nell'Alpi eccclfe della Gamia, con quella del fiume Fella , chc a tutt' altra via verfo levante, e per fianco a quelle del Tagliamento ha le fue fonti, otto miglia di là dall' Alpi , fenza dare il minimo afcolto alle parole del Geografo, che chiaramente fi cfprimono di un fol fiume, e non di due , e qucfto , fiume Alpino , e non Tran]alpino : 71qtcì[aÙ pVo - , ti 0l7iq Ti dirò rùf AXtticov cqcov flumine ab Alpinis jugis delabcnte; Nafcc la Folla a Camporoffo nella Carintia , Fettanta otto miglia -d'Italia lungi dal porto del Tagliamento, e per tre miglia dalle Fue' fonti ella non ferve ne poco nè punto alla navigazione, fino alla Terra di MaFourghetto, dove folamentc principia a foffrir battimenti, ricevendo il modo di corredarli, non dalle fue Fonti, ma d'altronde, cioè dall'acqua appellata Galla, nella Zeglia piccola; per cui fi naviga con Zattere, allclìitc con lunghi e ben groflì Larici, ed Abeti, ed altri legni, per anco non lavorati, pel corfo a un di-preflfo di venti miglia, da Che%x,a fino a Faiflriz, villaggi di quella ■contrada . Da Faiflriz fino alla Fella non v' è comunicazione alcuna per acqua , e per tradurre a qualunque patto cotefle merci alla vol-ta d'Italia, convicn ridurli alla nccelfità di ciisFar le Zattere, e di ^apportarle in pezzi a forza di Cavalli, e con grande ilento, per ****** montagna denominata Cocca , da Faiflriz fino a Malburghct-t01 dove di bel nuovo ricongiunte e polle in acqua , formano il Principio di quella tal navigazione. E la Fella incamminandoli da ■Malburghetto all'Italia, dopo cinque miglia di viaggio, non lungi •dalla Pontcba fi riduce a penetrar P Alpi i e difendendo pcr le me-delìme fino a Dogna, villaggio fituato a quattro miglia dalla Pontcba, forma ivi il canale, appellato del Ferro* e il depofito d'una quantità confidcrabile dé* mentovati legni, «he colf ajuto di quelle acque tn gran parte fi lavorano , e fi fegano per lo lungo, e ridotti in Affi, e in Tavole d* ogni mifura, fervono nuovamente a formar le Zattere , con cui difeendefi da Dogna ai palli ftretti della noflra Chiufa, una delle tre porte celebri d'Italia, noverate da Lucio Floro . Quindi fi naviga pel canal del Ferro , o fia per la Fella lìn vcrFo il villaggio di Amaro, un miglio e mezzo fopra Vcnzone ; dove la medefima,, dopo il corfo di quattordici miglia e mez-So da Dogna in poi , va a perderfi in Tagliamento, ailieme con tutti i fuoi battimenti, e le fuc acque. Il Tagliamento all' oppofio , ottanta quattro miglia lungi dal fuo Porto , featurifee in Italia , verfo i confini della Carnia , e del Camorre , nella montagna appellata Maura, cinque miglia all'incirca più in fu delia villa di Forni di fopra, e precipitando giù pcr l'Alpi pel corfo di fidici miglia fino a Socchicve , ivi incomincia a farli navigabile , e forma il canale, dal nome di un tal villaggio appellato di Socchieve, dicieiotto miglia in diliania di Venzone ; e ap-proffimandofi a quella Terra, va riceverlo i tributi, ora dei fiume ^cano, chc forma il canal di Gorto, ora quelli della Butc, che fa r quei- quello di S. Tietro, ed or quei della Fella, che coftituifee il canal del Ferro. Tutti cotefti fiumi aufiliarj , prima di mettere in Taglia-merito , confervano i loro nomi, e la Fua particolar naviga/ione, e dopo intieramente la perdono, di modo che a Vcnzone non c'è più Butc , non c'è Deano, o Fella, ma il tutto è Tagliamento. Quefta è l'origine, quefto il corfo c la navigazione del Tiramento fino a Vcnzone, il quale procedendo dalla Carnia, e non dalla Ponteba , o dalla Carintia , niun tributo porta , nè alla Fella , nè agli altri fiumi, ma per lo contrario lo riceve da ioro , e gli aflbr-be tutti» e da Vcnzone in giù, ricco dell'acque proprie e delle altrui, porge ai mercatanti noftri una navigazione aliai più comoda, e meno difaftrofa ; ballando quattro , ed anche due remiganti , per condur le Zitte placidamente ovunque è il fuo deftino; laddove fopra Vcnzone, la particolar navigazione di ciafeheduno di cotefti fiumi è tutta piena di pericoli , e di difaftri , e difpcndio molto , e molta gente abbifogna prima di poter tirar le merci fino a quel pollo 5 e maiìimamcntc in tempo d' inverno , flagionc in cui non pollono avventurarli in quelle acque fe non baftimcnti piccolillimi , i quali giunti a Vcnzone, fi rattoppano inlìeme, e di molti Fe nc forma un folo . 'Putte cotefle cofe in compleffo a meraviglia dimoftrano la ragionevolezza , e il giudizio incomparabile della correzion Cluveriana, La vera, e la più comoda, e dirò anche, l'unica navigazione del Tagliamento, noi veggiamo dal fatto, chc principia a Vcnzone. Da Vcnzone in Fu ella non è più del Tagliamento, ma divi fa in tante parti, quanti fono gli accennati fiumi fa che il Tagliamento non entri che per un Poi ramo a comporla. Ma unitali a Vcnzone, ella diventa tutta Fua, donde Fcorrcndo orgogliofo per cinquecento ftadj fino al mare, divideva, dice Strabone, l'antica Venezia dal territorio Aquilejcfc . Mi panni a quefto paffo di fornirmi a rimbrottare, e a dar contro quel eh' io fteffo oppongo agli altri , cioè che dovrà condannare" anche Cluverio per troppo ftcilc , e licenziofo, perciocché neppur egli appoggia quefta fua correzione a vcrun Codice M. S. o Efem-plare a ftampa di vecchia ed autorevole data. Al chc fi rifponde, che negli Scrittori gravi, e di quel pefo che fu Strabone , quando chiaro apparifea , e refifta il fatto al regiftro, la buona Critica in-fegna, eflcr molto più credibile l'errore ne'copiatori ignoranti, che negli Autori dell'Opera. Strabone medefìmo, diligcntiffinao inveftiga-tor del vero, e delle vere diftanze, verrebbe altrove in cotal modo a fog- a fòggìaceré a un altro crror mallimo , c indegno della Fua diligenza, di ben dugento miglia , nella lunghezza della Via Valeria in Sicilia, fra MelFina e Lilibco , oggidì Capo Boeo, Fe gli Efemplari di quel Geografo dovcffcro attenderli, i quali tutti contengono trentacinque ^miglia fole di diltanza (*} : U Mécw*c &\ AiÀvfiouoy (a) Strab. Ot/*A§p/ot A' g : yi Meffana Lilybaum via Valeria xxxv. Ma Ccl- vi. pag. hrio, uomo nella Critica piai di ritcnutezza e di gravità, pronun- 257' zio ciò non oliarne Fenza efìtanza , e Fenza Fcrupolo , Terrore effe-re de' copifti, e non di Strabone (b) : llumcrus pravatus pofeit r W 0rbt prxmitti, ut fiant ccxxxv. ^ t3i Le figure d'Abbaco, o vogliam dir note Aritmetiche preffo i Gre- Seti. 119. ei > eran Foggctte a que'Falli, e a quegli equivoci, che Fono a'giorni noflri le figure , e cifre Arabiche , perchè legnavanfì comunemente anch' effe con pochi , e troppo minuti fimboli , cioè colle lettere ^nufcole del loro Alfabeto , con quell'intreccio , c con quella vacazione , che ognun può vedere preffo il Gretfero (c) . Quindi è (c) ì**+ c^c gli Scrittori Clalìici sfuggirono una tal forma di regiftro , co- troppo efpofta a vizio, e a depravazione, diftendendo i loro nu- Lib. iti. Cap» ■freri , e le diftanze efprcffamente con tutte le fue lettere , e co' vo- xxxiu. caboli numerali , e non colle cifre , e figure d'Abbaco , come può Vederli in Erodoto , Polibio , Diodoro Siculo , Appiano, Dion Calfio, ed altri Scrittori celebri della Grecia. Sembra nondimeno, ebe fianfi introdotte cotefte ciFrc in qualche numero, particolarmente ne* Com-pendj, non faprci ben dire, fe dai copifti, oppure dai medefimi Abbreviatoti , come in parecchi può rifeontrarfi preffo Fozio , ed altri id) . Ma peggio forfè n'è avvenuto dalla material mano de'copia- (d) De ^ac /..ii r i- i • i • » Librar torum tori, fe talvolta la troppa fretta gli ha indotti a convertire 1 voca- ptcentta vide boli numerali degli Scrittori in cifre d'Abbaco : difgrazia , chc par Scbottum m toccata diftintamente , e con più frequenza al nollro Geografo . Ci Sc j0^^,^ lufinghiamó di poter dir con fondamento, chc al par degli altri ften- y)ì0\\\ £djr.. defic anch'egli nella fua Geografia i numeri , e le diftanze co'voca- Genev. 1612. boli, e non colle cifre. Chiunque pcr poco vorrà affacciarfi a quel- c°l'^K' ^ 1-, 1. ir- Vrfin. Lclog. ta grand Opera , non durerà fatica a entrare nel uno icntimcnto , xxxv< legar. non ritrovando in nove de' diciaffette Libri , che la compongono , pag. 605. nePpure un efempio, s'io non m'inganno, di cifre Aritmetiche, ma p^J"*^^ ^ tutto diligentemente fpiegato co'vocaboli, e aliìcurate alla pofteri- 1?6s/ ^ > per quefta via più foda , e meno efpofta a vizio , le diftanze, fe; Strab. Gne Frequcntilfimc in elfi appariscono (e) . _ ^ vui!'ix X- Lo fteffo a un dipreffo è da dirli di cinque altri Fuoi Libri , ne' X11|* ^ ^aii benché un qualche efempio fi trovi di cifre d'Abbaco, che for-xviu. Ri rp DELLA G E Ó G R A F I A fe non eccede il numero di dodici , nondimeno nel fuo intiero può-affermarfi , che per mezzo de'vocaboli i numeri e le diftanze tuffa) Id. Lib. te fi fpieghino (a) . Stravagante cofa è l'offcrvare, che frammifehia-tu. vir. x, t{ in cmefti fi trovino alcuni efempj eziandio , ne' quali fi fegnano i numeri, e le diftanze, non colle fole cifre d'Abbaco, ma parte colle cifre, e parte colle parole, ciò che rende, a mio giudizio , Tempre più fofpetta la lezione, e manifcfto 1* arbitrio de* copiatori. Efempj però di quefta fatta in Strabone non fi trovano fc non di rado , ne mi ricorda d'averne olfervato che un folo nel Libro. x. e due ncIPxi. benché fin circa a dicidotto fc nc contin poi negli altri tre Libri , di cui ci rimane a far parola . licitano adunque i foli Libri Quarto > Quinto, e Sello, ne'quali veramente fembra , chc fi sfogaffe un poco più V impazienza de' copifti , e l'indifereto lor cofiume d'abbreviare in poche cifre , ciò' che il Geografo più diffufamente avea regiftrato colle parole. Doverle forfè la Geografia d'Italia, e della Gallia Tranfalpina , comprefa in cotefti tre Libri , intcreffare più degli altri, e cbiamar l'opera, loro con più frequenza a moltiplicarne gli Apografi. Qualunque nondimeno fiali la caufa , chc induffegli a ufar del loro arbitrio piutto-fto in quelli tre Libri , chc negli altri quattordici , ii fatto sì è , che intanto noi troviamo, contro il folito , cfpreffi nel Quarto Libro i numeri, c le diftanze, colle figure c cifre Aritmetiche, trentatre volte, c quattro altre, parte co'vocaboli , e parte colle cifre . Così nel Quinto, quarantatre efempj incontriamo della prima maniera , e quartro della feconda , e nel Sello cinquanta fei. della prima ,, e dicci della fcconela , quando un qualche efempio di più non folle sfuggito alla noflra diligenza? donde nc viene, chc qualunque diftan-za da luogo a luogo , e qualunque tratto di navigazione , chc in Strabone trovafi fegnato co'(imboli e colle cifre d'Abbaco , dee fup-porfi , ed è novità introdotta nel tefto da'copiatori, e per confeguen-tc dinota arbitrio, e fa di rappezzamento , e non è punto da attenderli , fe non incontra col fatto . Ciò chc induffe Cluvcrio, e Cellario a ftabilir le fuddettc correzioni, e Cluverio parricolarmcntc , che» rifeontrando fotto gli occhi fuoi proprj il regiftro col fatto , trovò dal fatto al regiftro il divario enorme di più del doppio- > per Ja qual cofa non fi fentì in vcrun modo di accufar di negligenza , o d' ignoranza , il più. cdiligente e illuminato Geografo dell' antichità, ma tutto all' oppofio , colle vere diftanze alla mano refegli giuftizia , e neftituì il tefto all' originale, e antica fua lezione. Ma, tutti cotefti argomenti fi farebbono in fine addotti c ratinati indar- ANTICA DEL FRIULI. 13 >* *ndarno > Fc Intorno al prcfcntc paffo di Strabone dove/Te aver luogo quel che Ferine f cruditiilimo Frcinfcmio, cioè ebe (a) Taurifcorum (*)TreimW. antiquitus Tioreja fuit, ubi nunc Goritia Carintbiorum cfl, quod navi- 'rS^tmir gatio ad Aquilejam fecundo J^atifone , & diflantia lòcorum oflcndit. Cap. xxvu. Si attribuì da taluno una Oppiniòn così fatta molto a torto al Conte Coronini, e all'amor Fovcrcbio pcr la Fua patria, dicendo (b) : ,h) De//e Il Signor Conte Coronini con la fcorta del Tadre Froeling, troppa vio- Ant. Kom. lenza fa ad un tal paffo correggendo il numero , c facendo faltare alt del1' J#r-Pa£> oppofìa parte il fiume fuddetto per fare che divenga il Lifonx,o , e co- 2 ' sì in Gorizia ritrovar V antica T^orcja . Llla è manifeftamcnte del Frcinfcmio, c non del Padre Froeling, o del Signor Conte Coronini cotella oppinione , alla quale eglino tutto a rovcFeio Fortemente anzi fi oppongono , e colle fteue di lui parole al Cap. xxii. del Libro ^defìmo de'fuoi Supplementi Liviani , lo convincono di sbaglio (c) (c)Tentanr. t^rum ex ipfa , dicon eglino , quam vie diligcntiffimus veterum autlo- Geneal. Cap: ****** comprobatam , perhibet , hujus prati* hifloria , manifeflum efi y Horcjam hanc Strabonis nequaquam circa Goritiam , fed trans Alpes Au(lr. t71?fc w*J magno intervallo collocandam effe . Avea il Conte Coronini poco prima Fpicgato quanto balla il fuo Pentimento , per non éflèr prc- in fallo per interprete troppo violento delle parole di Strabone , e per Scrittoi troppo parziale di Gorizia , antica e nobile fua patria , col dire : Ex ìpfo Strabone perfpicuc deducam , fat procul a Goritia T^orejam Strabonis ahfttiffe . Del Frcinfcmio , replico , c non del Conte Coronini , è cotcfla oppinione , la di cui diligenza non giun-lè a diflinguer bene il divario che palla fra il Nadifonc , fiume così appellato poco prima da Strabone , e il fiume anonimo , di cui poi favella immediatamente il Geografo nel prcfcntc palfo . Il primo , 0 fia il Nadifonc, bagnava propriamente la Città d'Aquileja , alla quale i navigli, fecondo chc il medefìmo attefia , dal lido Falivano fu per l'alveo di cotcilo fiume (d) : 'AmxTrhéiTcu JV óXr.dn narct rov (dj Strati* NjfT/avtjm 7TOTa.pt.ov itti 7r\'-t^aq ì^n-oprot TaSiue. > Ad cara fumine ^j^' x' P'^" nìverfo onerariis navigatur navibus per V^atifonem fiuvium , plurimnm fexaginta fladiis . Così anche1 Mela dille del Nadifonc {e) : T^atifo (e) Mela non longe a mari ditem attingit Aquilejam . E così Plinio (/) : 'H.a- lfc CaP' tifo cum Turro prxfluentcs Aquilejam Coloniam . Il che conferma anche r q Tlin. ^ìiornande, dicendo di un tal fiume, come feorreva all'oriente, Fot- Lib. m. Cap. fo le mura di quella Città (g) : Cujus ab oriente muros 'H.atiffa ™in-a>nnis fluens , a monte Ticis elambit. ^eb. Get. Molti però non Fan comprendere , come da tutti quelli Autori Cap. xuu. *tafì il nome di Nadilbnc pel corFo di più Fecoli a cotcflo fiume , in in tempo che non può effere Fc non quelito, che all'oriente ci'Aquileja per F appunto Fcorrc anche al dì d'oggi , c che Lifonzo fi denomina, e non ^aiifone . Ma offervò già il non mai abbaflanza lodato Monfignor del Torre, che quel fiume, chc preffo CaflioJorio, fa) "'Caffiod. e Giornande (a) fcuoprcfì vicino ad Aquileja, Fotto il nome dL Kar. Lib. 1, Sontmm , non fi trova prima con tal denominazione in neffuno degli firn. Mi11' ant^hi Geografi, quod Mura , dice egli ( h ) , cum T^itifone confn-Cap. lvit. derint. Del qual errore nc aflegna anche la caufa, foggiugnendo ciò ( b) De ann. c/fcr nato p perchè il Nadifonc in Sontium una cum Turro defluii,. wfcap.xLv. quod votcrum crrorl Ca,if<*™ dedh . Nulladimcno potrebbon forfè anche %ag. 142. crederli efenti da un tal errore gli antichi Geografi , fe ai loro-tempi , ncll' union che formali quattro miglia all' incirca al di ftxpr» d'Aquileja delle acque del Turro , e del Nadifonc con quelle del Lifonzo , e nella lor confufìone il comun confenfo dallora aveffe co-Fpirato a far perdere il nome piuttofio ai Lifonzo , che al Nadifonc; il chc, a parer mio , non è punto inveriiìmilc , attefa maf-fìme F uniformità del vocabolo di Nadifone , con cui per più fc— coli, da Strabone in poi fino a C.ilfiodorio , un cotal fiume trovali dalla piena degli Scrittori tutti collantemente dinominato . Comunque nondimeno ella lìafì quefta cofa, la verità sì è , che il fiume , chc fotto la denominazion di Nadifone incentrali preffo< Strabone , era fiume di comunicazione colla Città d' Aquileja , e nom di confine col fuo diftretto: a differenza dell'altro fiume anonimo r chc poco dopo da lui ci fi deferive nel celebre paffo, che prefentc-menre cfaminiamo , importando quivi 1'efprcllion dei Geografo, cofe) Delle me offervò accuratamente l'erudito Signor Conte Carli (c) , fiume ^kJ/''lJr°f'ivì v*c*no a^ Territorio , e non alla Città d' Aquileja, e che non bagnava altrimenti la Città , ma formava divilìonc e fpartimcnto fra; 1' Aquilcjcfe e la Venezia : Sita cfl Aquileja extra Venetoyum fin:; ,. qui dirimuntur a flnvio ab Alpibus dclabente per fladia CC. fupra-mille ad T^orcjam urbtm Se il Frcinfcmio badato avelfe a quefta chiara e real diftinzione dei due fiumi , non farebbe certamente in-corFo nell'equivoco di condur gli Eruditi a cercar la vecchia Norcja Fu per F acque del Lifonzo , altramente anche detto dagli antichi Nadifone , chc difecndendo a monte Ticis , vale a dire dalle montagne di Tltzzo , feorreva , e fcorrc anche al dì d'oggi in vicinanza d' Aquileja ; in tempo che Strabone , tutto ali oppofio , vuol eh* ella li cerchi alle fponde di un fiume, che col territorio confinava, e non colla Città . Si trovò ben confufo e intrigato anche il dotto Cluverio con quelli due fiumi., prima di cfaminar fui fatto la verità *à delle cofe ('a): Tutavi aliquando, dice egli del fiume anonimo fa) Cfow. di Strabone, eundem effe, quem "Hatifoncm ante vocat. veruni deinde bai* *d»t. dì/pexiy ab orienteprxtcrflttxifle T^ati/onem Aquilejam: quapropter alias ^ U Cff^ perquirendus erat amnis, qui ab occidente fluat . Nè altri fiumi incontrando qucll' uomo diligcntiifimo fino al Tagliamento, all' occidente d' Aquileja , fiabilì , feguitato pofeia dalla piena de* moderni Geografi , che il fiume anonimo di Strabone, pcr cui poteva afecnderfi, c navigarfì fino alla Città di Norcja, altro per appunto non poteva . effere, che il Tagliamento. Non dovrebbe ora rimaner quiftione dintorno a quello fiume anonimo , e all' interprctazion del pano di Strabone in tal propofito, •dopo tanti e sì pefati efami, e il pieno e univcrfal confenfo della miglior letteratura . Pur nondimeno tuttavia non ha molto, che s'è udito in quella noilra Adunanza a rivocarfi il tutto in dubbio, fulP diligenza di quelle parole del prcfcntc tefto : dvlwXiìV %ypn ad-vtrfatn navigationem h ab ente . Se ciò poi fìafi fatto con cognizione, n°n dico già della Storia e dell' antica Geografia , di che ne abbiado finquì trattato a fuffìcienza , ma della lingua ancora, in cui fcriile Strabene , lo vedremo innapprclfo , con che daremo fine al prefente Capitolo. Si è creduto adunque , chc il Geografo con quefta efpreffione vo-leifc additarci propriamente il fello e il modo della navigazione , c intendclfe di fignificare un fiume navigabile all' in fu, o contr' acqua , come fuoi dirli, e a rovefeio, colla felicità ftelfa, che fuoi farli in mare col favor del vento j c fopra un tal fondamento lì è prctclb decidere contro la comune , chc il fiume anonimo, accennato da Strabone , non polla mai effere il Tagliamento, fiume di tanta rapidità , che non può in venni modo foffrire una così fatta navigazione ì e chc piuttollo ciò debba intenderli del Lifonzo , quali chc il Lifonzo non fia un torrente egualmente alpeftro e rapido del Tagliamento . Ma prima d' efporre al pubblico un giudizio così fatto , miglior con'figlio pur fembra a me che farebbe flato il riflettere in primo luogo , che i fiumi, più e meno , foffron tutti mal volentieri la navigazione contr' acqua , e che i remi poco o nulla fervono in elfi a foftencre anche le più piccole barchette, feconelo chc il Poeta dif-fe di quel barcaiuolo (bj9 ^b ) r*rZ-qui adverfo vix fumine lembum ^'iqu" Remigiis fubigit, fi bracchia forte remifit, Atque illnm in praceps prono rapii alveus amai. Quin- Quindi Fu, che in tutti i fiumi, anche dove rallentano il corfo, e camminano più placidi, fu creduto neceflàrio d'introdur F uFo delle Alzajc , tirate un tempo, per quanto offervafi, dagli uomini, come fu folito di praticarli pel Tevere , a riferto di Marziale , da ( a ) Man tal. cui perciò cofloro fi appallarono (a) Helciarii. Colf urne , che in Lib.w.Epig. plrticolar maniera ebbe luogo ne'fiumi noflri dell1 Ifiria e della Venezia, come ne refla un ben cfpreffo e nobile tcflimonio in Caffio-(b) Caffiod. dorio , ferivendo egli ai Tribuni di qucflc fpiaggie chiaramente (b)i fyli^xKiy1' r^~am cum venti* Javientibus mare fuerit claufum, via vobis panditurl per ameeniffima fluvio-rum . Carina vcflrx flatus afpcros non pavefeunt . Tralice funibus ambulant, qua flare ritdcntibits confueverunt > & condii tionc mutata pedibus juvant bomincs naves fuas : vcclriccs fine labore trabunt ; & prò favore velorum utuntur pajfu profperiore nautarum . Non è però per quello , che con più di ragione non s'introducelfc (e) Strab. al, antico di foflituir le beflic a un tal ufizio (c): p t^x«/xeiV.a tì . v. pag. jp^ficgf . navigatur mulis fune trabentibus naves : come della Fofla delle Paludi Pontine dille il noflro geografo . Ufanza ebe pofeia prc-Fc il maggior piede, e chc più comunemente fi pratica anebe ai giorni noflri - Se a una tal navigazione , certamente iicntata c laboriofiffima , c comune più c meno a tutti i fiumi, quando fi fa a ritrofo, fi folle pollo mente, fi fàrebbon fàcilmente rinvenute anche nel Tagliamento le fue barche , che navigano tutto giorno dalle fuc foci fin verfo F Alpi, non meno alP ingiù che all' insù , e P ufo medefìmo delle alza/e a piedi, o vogliam dire tirate dagli uomini, col di cui mezzo fi conducon le barche a fegno di poter imprendere a feconda felicemente il tragitto del fiume 5 nè fi farebbon pofli a campo quefli così fatti conienti alle parole, adverfam navigationem babente , che al noflro fiume fi applicano da Strabone . Oltreché il Tagliamento, benché tareli, più per tempo però di tutti Ì noflri fiumi chc dall'Alpi difecndono , rallenta il corfo , e placido fcorrc alle parti della Tifarla , quindici miglia a un diprclfo in diflanza dal mare ; fin dove dall'Adriatico continuamente , e con maggior agio fi naviga colle barche . Ma pure s io debbo dir liberamente quel chc Fcnto, non è quefio i-i Pentimento delle parole del Geografo . Ulàrono i Greci di adoperar la voce o-.vx7r>x:y e il verbo àru7rXÌeo , per lo più in lignificato di femplice navigazione, e ben di rado fi trova, che fi prendano quelli due vocaboli , nei fenfo proprio c naturale, di navigazione a ri~ trofo. Lo iieffo fi offciva anche nelle altre cfprclfioni, di arconti a* di di 7t\ìoù uavrlvù t Tira (e) , del Nadifonc ( / ) e della Brenta (g) } e cosi quelli d' (7J; U m Arriano intorno al Boriitene ( h ) , e di Agatarchidc del Nilo (/), m. pam, ijj* e di tant'altri , che ognun da fe potrà meglio efaminarc . Ma non ( c) Id. Lib. pofro fare a meno di non allegare il feguentc di Polibio, là dove di- \77' del Po (k) : PuriTrX&rxt è m iàaXaTT,^ kxtcc to zopix to naia- v. pag, 2m. fcvcv OAct x c^iocv rwì c/^/à/ac SXoive, : Surf uni navigatur a mari, (e) ld. Lib. oflium quod Olanen vocant , fladii ferme duobus millìbus. Percioc- Y^^Td^Lib y^è Pluii0 , chc da Polibio probabilmente apprefe quelle medefime v. pag. 2cV. ^«lanzc , non credette in buon latino di poterle dichiarare , colle pa- (gj id. ibid. r°lc fcccbc e materiali de'noftri interpreti Polibiani : furfum naviga-*Jtr,l ma attenendoli alla foftanza del fentimento di Polibio, ci lafciò j„ Tenp." ' fcritto dello ftclfo fiume , come correva voce, ebe comprefi i rigiri, 0)A^atarcb. c le obbliquità del corfo , abbracciar poteva dall'Alpi fino al mare, Lib' v- CaP-una navigazione di due mila ftadj (/) : In Alpes atque eram maris j^hot' Cod^ faccre preditur fladia duo millia circuita. ccl. pag. Quindi non è da meravigliarli , fc Strabone applicò la navigazio- lÌÌ9*Ed»Gt- nc a ritrofo, o fia il verbo &9tt,7tA%i» , fino alle Zattere (m) , chc pur fembrano deftinate a difecnderc , e non ad afecndere per gli al- Lib. 11. Cap. lVe* de'fiumi ; e fc Polibio colla navigazione Ja ritrofo , ìvairiop xv1, Ttf piVfxctTi , giunfc a" lignificare il viaggio ftclfo di terra , chc ^ |fl' aHe fponde del Rollano fece Annone con parte deli efercito d' xvr. Annibale , e a,dire di quelle tiuppc (n) : Oi TrctYia-apaiot fH» tic- (™) Strab. Dc.' „ • / ^r/ . \ \ 'v'vrs ' r' Ltb* xvi. pa? fMCtlf il'aPTlOl Tjù f) LUpiati .7t^cjl -TOV 7I.0TCtfJ.0V 6 Hi diaKO Ti ol Ot, ^ r * 6;r^u.3a v.xripic-ivccp1 : Hi adverfo flàmine euntcs propter ìpfttm amnem 9{n) Tolyb. ftadia fere ducenta , ibi fnbfjdcruut. Donde fempre più impariamo, i-'b- ni. Cap* che p cfprcllioni Greche , corrifpondcnti alla navigazione a ritrofo , XLI1, °Cnc fpefib fi tifarono non nel fuo proprio e naturai lignificato , ma l^anslativamcntc in quello d' indicar le diftanze maggiori , o mino-ri > de'viaggi e delle navigazioni . Quindi è pur , chc Dion Calfio, n°n usò mai il verbo dvamXico, nel fentimento naturale di navigare S A ri- a ritrofo, ma in quello unicamente di ritornar pcr mare, o vogliam (a) Dio Lib. dir rinavigare per la medefima via, dall'Inghilterra in Francia (a), xxxix. Cap. da Brindili in Grecia (b) , e da Corfii nella Morc'a (c). Cap xix* Avea Fatto un qualche colpo molti anni Fono anche nell'animo (b) Id. Lib. illuminato di Monfignor Fontanini quefi' cfprcifion di Strabone intor-xu. Cap. xv. no a| nofiro Tagliamento il quale nondimeno non osò precipitare (' ' * .^V " il ^uo giudizio , ma credette di dover rimetter la decifione al cele- (c) Id. Lib. bre Signor Ab. Anton-Maria Salvini, che al par d'ogn'altro in quel L. Cap. ix. tempo pefeava a fondo nella Greca letteratura i col cui Fentimento au- torevoliflimo pafferemo a chiudere e confermare , quanto finora in Cd) Letter ta^ propofìto abbiam dimoftrato (d) : Benché il fiume, dice egli in Lontaniti.Ed. rifpofca al Fontanini, non fia navigabile , o con fatica , pure eticitt'AuC Fen. 1762. lo interpreterei non per navigazione a ritrofo , ma per femplice naviga-PJg> 3 57' zione e andata in giù e in fu : irum &e reditum ; cioè ;l corfo del fiume , Con che qucll' infigne Letterato viene a corrifponderc pienamente all'autorità di Polibio , che per appunto usò anch'egli francamente un tal vocabolo per femplice navigazione , là dove lafciò fcritto, che Cajo Lutazio Catulo , uno de'Con foli dell'anno 5 11. flette alquanto in fiorii , fc dovea o no ufeir colla Flotta dall'nòia Egufa, verfo l'altra appellata Jera , contro Annone nel mar di Sicilia, in veggendo diffìcile, dice Polibio, la navigazione : cvr^ip^ròu aVaVÀyr, a cagion del vento contrario , e del mar borrafeofo , che (c)ToJyb. ora iprofbndavafi, or gonfìavafi di fovcrchio (e). E viene a un tempo Lib. 1. Cap. ftefio il Salvini chiaramente a fottintcnderc ncll'cfprelfion del Geo-Lx* gralo , anche la principale e più util navigazione di quefio nofiro fiume, clic è quella che fi fa a feconda colle Zattere, da'Latini appellate Ratcs , e da' Greci S^eJ/o* » col cui mezzo noi comunichiamo alF Italia quantità ben grande di legname , e altri prodotti e manifatture della -nazione . Navigazion molto femplice e antica , e chc fu fempre in fommo pregio , e fervi lungo tempo, per teftimo-(i)Tiin.Lib. rn:inz;i ài Plinio (/) , al commerzio , prima che dall'indu/tria dc-vu.Cap.Lvi. gli uomini $'introducete l'ufo delle barche . Ma giù fio è ormai di ritornare a i Carni , donde forfè più del dovere ci fiamo dilungati * il che per ora facendo punto, farà ben differire al feguente Capitolo. CAPI- CAPITOLO UND E CIMO. Del tempo che i Carni furon tradotti dalle montagne ad abitar nel piano . °F° imPrcfa ài Papirio Carbone, di cui s'è parlali to nel Capitolo precedente , filenzio grande e profondo intorno alle noflre montagne s incontra nella Storia per lungo tratto di tempo . Quel che lì dice da Ccfare de'popoli Boj (a), qui trans Rbenum incoluerant, ( a) Caf.Bef. & in agrum Nioricuw tranfierant, T^orejamque oppugnarant, dagli uo- Cai. Ub. u ^ini dotti non fi applica alla noflra Norcja, ma piuttofio a quella CaP- v-*kl Norico mediterraneo ( b ) . Nei rimanente niuna memoria, eff io (b ) Celiar. %pia , de'Carni e delle noflre Alpi ci conferva l'Antichità, fà^t*****! Ve«To P età d'Augufto. Ma intorno a quefli tempi la Geografia àn- y^^^/f ^ca, tanto de'Veneti che de'Carni, apertamente incomincia a prcn- Cap.ix. pag. dere nuova forma: fegno evidente, che anche nella Storia dovea già 5*5* efferfì introdotta una qualche novità . Strabone, che come altrove of-fcrvammo , pur ci calcola la Venezia cftefa lino al Timavo, al di Fopra della quale limati erano i Carni, viene ora ad accorciamela, nel palfo poco fa allegato, di tutto quel paefe, che a pie dell'Alpi Carnichc fra il Timavo lì ftende e il Tagliamento, dicendo chiaramente , che Aquileja non era più nella Venezia, ma computavano fuori: i%ct) rat'Ey-nacov cpar : extra Fcnctia fines : e che il Tagliamento fervivi di confine all' uno e all' altro territorio . Nè cangianza Fola in Geografia abbiamo in Strabone, ma traluce eziandio nel me-defimo gran novità nella Storia ne* due palli già di Fopra efamina-« > ove trattammo della mutazion del confine dell'Ifiria dal Timavo al Formione , chiamando egli in un d' elfi Trieftc kgÓ(aw Kapwuìp : ^icum Cornicimi e ncll' altro gl'Iftriani marittimi , crwt%ei$ Tti Infe xqJ^ Kópvoie : conterminos Italia & Carnis . Ciò che fi ripe-lc letteralmente anche dall' Abbrcviator di Strabone , appellandoli an-da lui P Ifiria litorale , o-vuì^'c, hot et ra/c re Kapfo/c v\a\ t>? ^ra.\ltL : Carnis & Italia continua * Che Fc Trieftc al tempo di Strabone era già luogo Carnico, cioè ^Uato nei paeFe de* Carni, e fc F Iftria litorale, o fieno gP Iftri mattinai confinavano alle Fpiaggìc dell' Adriatico , non più colla Vcnc-*la j ma coi Carni, chi mai potrà porre in difputa, chc le genti amiche in quella età non follerò già fuccclfe alle Venete a coprir S x cotefti Cotefti Udì? Mi fi potrebbe ben dire, chc dai tefti addotti di Strabone Fembra non eflerc abbaflanza chiaro , che i Cam: occupaffero la Fpiaggia Veneta dalla punta dell' Ifiria fino al Tagliamento, ri-ducendo , per quanto offervafi, il Geografo ogni cofa al femplice Triefiino , ove incominciava l'Italia. Ma il dirfi dal medefìmo ad altro paffo, chc Aquileja non era più nella Venezia, e che fra 1 una e l'altra crafi affegnato per termine il Tagliamento, non dichiara egli forfè abbondantemente , chc la novità de' Carni non s'era gLà fermata a Triefic , ma diffufa erafì fecondo Strabone a i lidi tutti della Venezia fino alle fponde di quel fiume ? Tcflimonj di un tal fitto , maggiori d'ogni eccezione ci fi prefentano, Mela e Plinio, Scrittori viciniffimi all'età d'Auguflo e di Strabone , c infor-matiilimi in confeguenza delle cofe d'allora, i quali più chiaramente ancora rcgiflrano quella gran novità. Dai Carni, dice Mela chc principiava la lilla delle genti marittime, lituatc alla fìniflra parte d' fa) Mela Lib. Italia , o vogliam dire al mare Adriatico (a): Siniflra parte Carni ti. Cap. iv. & prcneti colunt Togatam Calliam : titm Italici pepali Ticcntcs , Ffen-tani, Danni , Apuli , Calabre, Salcntini. E Plinio dopo averci annoverati i fiumi, Tagliamento maggiore e minore , Varmo, Alfa, Torre , e Nadifonc , e la Colonia noflra Aquilejcfe, foggiunge toflo, (h)Tlin.Lib cnc 7 Z7n<2f)0tpvi t-f 'AcTp/8 , OfJiV- Lib. in. Cap. "Xpe. rx koAtth , %v tu iri T/Aa&S[Xttth TtérotfÀìt ì%/§o\fU , NrmV&J'o; Ld^t'l -70' 7rcrcttx* ìnGoÀcii : Carnorum fimilitcr , pofl inflexionem Hadriatici fi-Lu"d Raù nuslntimus receffus, in quo funt Tilavempti fluminis ofiia , T^atifonis ió\$. amnis fauces . Ed ecco dalla piena di tutti i Geografi, Fenza che però ci difvclino il come, o la caufa , improvvifimcnte collocati i Carni nei noflro piano . Se una tal mancanza, che non offende nulla il loro iflituto, balla per negare in faccia a Scrittori così gravi il fitto, e per gettare a (d) Delle terra ogni loro autorità, colf afferirc (rf), effer cofa tanto chiara , éftfjn'pag. CÌ)C nulla pi"> cn'cglir,o tutti ftcnft confuji in tal propofito, io non 35. entro a decidere . Dirò Folamentc, chc Cluvcrio e Cellario, che non eran punto fiflematici, ma giudicavan delle cofe candidamente, e per la pura vcrirà , non fi fenrirono di profferir fcntmza sì difdicevolc al coro intiero de' padri dell' antica Gcografii ; ma appoggiati alla gravifììraa loro uniforme teflimonianza, e fecondo le più caute e av~ vedu- vedute leggi della Fede umana, tenendo il Fatto per ccrtillimo , papparono a cercar del modo , in che la cofa ebbe cfTetto, e conchilifero, che ciò non potè nafecre Fc non coli' effere fiati i Carni tradotti dai Romani giù dai monti ad abitar nel piano (a). Sopra dì (*) Celiar, che Cluverio a distinzione merita d'effere udito: Tofìquam Carni, ^ ' ^"cap. dice egli ( b ) , alpina gens partem Fenetia occuparunt ; vel a Roma- ix. pag. 555. **S bello vidi, pars eorum ex montanis locis in plana deducli fucrunt : (o) C/uv. terminus Inter Carnos atque Fenetos fatlus efl Tilavemptus amnis. E ^*Cèp più precifamentc altrove (e): Sub radicibus Alpium nunquam Carni xvn.pag.132. incoi aere , antequam cis a Romanis C ncque cnim per vim atque arma CO Cluv. eripere qnidquam ipfi Carni potucre ) pars Fenctica ora intcr Tila- Àv"*" ^"mptum & Formionem omnes attributa fuit. Ma pur nò anche Clu-Verio , o Cellario , dicon niente del quando , o per qual motivo , e Pcr opera di chi aceadeffe una tal mutazione» nè alcun altro finora ^ è dato il penfiero d* inveftigarc . io non poffo ciò non ottante fare a meno di non fentìr con dif-guflo , intorno alla prcfcntc difficoltà, a decidere addoflo a quefli due grand'uomini, e a dire, chc (d) non farà quefìa la prima voi' til-> che Scrittori Claffici per poca riflrjjione di chi fnperficialmentc gli deli Ijlr. ivi kUe , conducano fuori di via. Eglino con idea pienillima, e non leggiera o Fupcrficialc degli Scrittori Clanici , che avcan per le mani , e con cognizione non ordinaria della Storia Romana , fiabili-rono, come vedremo, quella importante c grave lor conghiettura i e ne rclti la decifìonc al giudizio de' più intendenti , fc Io fleffo fìafi Fatto , e con egual fondamento di Livio, e di quel Fuo palio, chc di fopra abbiam difaminato, ove fa menzione delle noflre Solitudini , e chc tirò anche troppo fuor di fi rada, e fece credere quefio noflro Piano un deferto di tanta dcfolazionc e fieri 1 ità , quanta non fu mai, nc in quelli della Libia, nè dell'Arabia, nè in vcrun altra folitii-dinc fopra la terra , di modo chc al nafecre d'Aquileja folamentc , ^cl piano medefìmo incominciaffe il mondo. Dal qual principio ccr-«mente non vero, è nato poi l'impegno, ad onta delle antiche tc-■*Ìoionian2e, di tener fuori, e Veneti, c Carni dal noflro piano, e di ncRar la fede fenza .ritegno a tutti gli Scrittori eziandio più autorevoli e venerandi, qualor non fi accomodano a una così fatta idea. Ma vegniamo alla foflanza della propolla difficoltà. Perchè i Car-ni fofier cavati fuori dai monti, ed obbligati ad abitar nel piano, Un qualche gran motivo , dice Cluvcrio, dovette effer di mezzo , e falche nuovo tumulto dovette inforgere , che gli condulfe a così bipartito. Noi già enervammo , chc nè di Carni, nò de'loro fatti y ti, da che i medefimi furon foggiogati da Emilio Scauro, non y* c menzione alcuna nella Storia fin verfo l'età d' Augufto. Si è provato ancora abbondantemente , coli* autorità di Livio e di Strabone, che fino all' età ftefìa il nofiro piano non conofccva Carni, ma continuava tuttavia a comprenderli nella Venezia . Chiaro è dunque , che-dalia depreflion loro fin verfo i tempi d'Augufto non potè nafeere in verun modo una tal novità . Ma neppur dopo l'età di lui ella potè nafeere , poiché in Strabone medefìmo, Scrittoi- contemporaneo di quel Monarca , fe nc feorge come di cofa nata manifcftamente la memoria . Dunque , dico io , noi fìamo alla certezza , che ciò non potè fuccedere fe non fc ai tempi d' Augufto - In contrario nondimeno potrebbe addurfì, ch'entro Io fteffo fpazio di tempo, Lucio Licinio Craffo l'anno 65 8. domò non fo qua-f»)Cifé de li delle noftrc Alpi, per quello che Cicerone riferifee di lui (a) : Invent. Lib. l. Licinius Craffus Cos. quoflam in citeriore Gallia nullo illuflri , nc-xxxvìT* ^He cert0 duce , ncque co nomine, ncque numero praditos , qui hofics populì Romani efft dlcerentur ; quod excurftonibus , <Ù* Latrociniis infe-jlam provinciam redderent, confeUatus efl , & confecit . Il chc altrove fb) Orat.in da Cicerone medefìmo fi attefta effer feguito nell'Alpi (b): L. Craf-yifon. Cap. fus homo fapientiffimus noflra Civitatis , fpiculis prope fcrutatus efi 1 xxvi.. dipesi ut ubi hoflis non crat, ibi triumphi caufam aliquam quareret. Ma di quali Alpi qui fi tratti ci è totalmente ignoto i oltreché la vittoria fu ridicola c di niun conto, e perciò Quinto Mucio Scivola fuo collega ne impedì il trionfo , non riputando degna di tanto (e) Cic. ibi. onore una sì debole e mefehina imprefa (e). ^Liv Éìb Guerre Alpine da quel tempo innanzi fino alla morte di Giulio lxx. Cap, Ccfare noi non ne feorgiamo i fe non chc all'anno 6yi. crede il xxim. ex ^- Sigonio ( d ), chc Quinto Metello Celere, Pretor della Gallia, por-feon. in Ti- taflc. p armi addoffo a quelle genti, fui fondamento delle feguenti (° imperocché dopo aver teflùto con più diligenza degli altri il catalogo, e la fìtuazione di cotefti popoli, Reti , Vindclici , c Norici, e la divilìon loro in Lcponzj, Carmini, Brenci , Tcnavi, altrimcntc appellati Breuni e Gcnauni, Rucanzj, Cotuanzj , Licattj , Clautinazj, Vcnnoni, Eftioni, Briganzj , Foggiungc , chc più vicini ancora all'Adriatico, e ad Aquileja erano certi Norici, ed i Carni, Napixa? r< rivic yet) Kdppot . Alle impudentiilimc c frequenti in-curfioni de' quai popoli tutti, dice egli, chc i due fratelli , Drufo e Tiberio, aveano pofto freno entro il breve periodo d'una fiate, e eh' eran già trentatrò anni , dacché coftoro pagavano legalmente , e (a) Strab. con quiete i tributi (a) : Yìol.Txe, ìto; rt7iv , g>; « fca& yauylctv bine, ct7riory.KTxct t" I ' tpópHc, : Horurn omnium impudentiffimis tic crebris incurfionibus fineni imPofuit Tibcrius, & frater cjus Drufus unica xftate : cjr jam annus abitar tertius fupra trìgcftmum , ex quo quicfccntcs tributum legitime perfolvunt . Non è dunque probabil cofa, ma e fatto certiflimo, per teftimonianza di queft'efimio e contemporaneo Scrittore, chc i Carni ci entrarono anch'elfi cogli altri popoli in quefta gran ribellione. Ed ceco da un cotal fìtto, come la Storia Romana già incomincia a dare non poco pefo e rifalto al buon giudizio e alla ragionevolezza della conghiettura di Cluvcrio c Cellario. La ile (là deferizio-nc , chc qui fi fa dell'indole e de'coftumi de'popoli Alpini d'allora, e della lor lunazione, quand'anche il Geografo non ci aveffe laicista menzione alcuna de'Carni, fembra in certo modo chc ce gli moftri a dito. In tutte l'Alpi, dice Strabone a quello paffo, vi Jon d:i luoghi di colline per ogni dove, molto facili a coltivzrfì, e delle valli ben fttuatc . La maggior parte però, mafftme verfo la fommità, dove fogliono abitar ladroni , fono incolte ed infruttnofe a cagione dell'inerzia di coftoro, e dell' a'}prezza della terra. Sogliono pertanto effi, per la fearfezza del vitto e delle altre cofe, perdonarla agli abitatori del piano , per aver chi fomminiftri loro il bifognevolc ; retribuendo all'incontro pV/W., Trirrav , S'ctea , xrpoe , [àìài, rupop : refi" na , pece, fiaccole di legno , cera, miele, e formaggio, abbondando egli' no di sì fatti prodotti. Finquì Strabone, il quale dell'ultima fierezza , e dall'inerzia in Fuori, par chc ci dipinga al naturale i moderni abitatori noflri. della Carnia , e della Schiavonia . E qui non laFcicrcmo d'avvertire, chc in forza d' un tal racconto fembra poter dirli, dirfi, che le genti Alpine in que' tempi occupaffcro non folo V Alpi > o 'fieno le montagne alpeftri e Felvaggc , ma i colli ancora , o tutti , o in buona parte, chc alle radici di elTe intorno intorno s' inalzano . Ma ritorniamo alla follevazionc dell' Alpi, e alla magnanima imprefa d'Augufto difedarc, per mezzo de fuoi figliaftri Drufo e Tiberio, nel breve periodo d'una campagna, un così vallo e pericoloso tumulto . Molti Scrittori , come altrove fi ditte, ne han fatto il regiftro di una tal guerra, alcuni de'quali , come l'Epitome di Livio e Svctonio , ce nc lafciano appena un breviflìmo cenno; e il Marmo ftelfo, o fìa Trofeo d'Augufto , non conticn più chc la lilla della maggior parte de'nomi delle genti debellate. Tuttavia Paterco-*° > Scrittoi* vicinilfimo a quella età , fi diffonde un po' più degli altri dicendo dei due fratelli, chc (a) uterque divifis partibus , Rha- (aj Vaterc. to* Findclicofque aggrcffi , multis urbium & cajlcllorum oppugnationibus, Llb- lu CaP-tenori dircela quoque acie fìdelitcr funtli , gentcs locis tutiffimas, aditu dìjficillimas, numero frequentcs, feritale truces, majore cum pe-yiculo quam damno Romani exercitus , plurimo cum earum fanguine Perdomucrunt. E Orazio , che fioriva in quel tempo , celebrando per ^na tal imprefa l'armi d* Augufto, e il valor di Drufo e di Tiberio , ci conferva anch' egli le feguenti particolarità . Ridere Rhati bella fub ^ilplbus JOrufum gerentem , & Findelici ( b ). f b ) Plorai JLtb.iv.Od.iY. Findelici didicere nupcr Quid marte pojfes > milite nam tuo Driìfus Gcnannos , implacidum genus 9 Brcunofque vcloccs, & arces Alpi bus impofitas tremendis , Dejecit acer plus vice fimplici. Major l^eronum mox grave pratium Commifit, immanefque Rbatos lAufpicii* pepulit fccundis (c). (c) Id. ibid. Od. xiv. Da quelli verfi noi impariamo, che Drufo affali la Rczia , e la ^indclicia , e che battè iBreuni, e i Genauni più d'una volta, at-tc'rrando molte Calle-Ila de' nemici, polle alla fommità dell' Alpi : e Cnc Tiberio , major TIeronum , fpedito da Augufto in foccorfo del Catello, attaccò immantinente una gran battaglia , c diede agli fpa- T ven- vcntevoli Reti Fortunatamente la rotta . Ma tante altre belle notizie degli accidenti nati in quella guerra , che pur lì Iranno dal Fatto , noi le andiamo cercando indarno . Augnila ne' Vindclici , fiam fìcuri ebe in quell'incontro fu condotta Colonia , e così Dntfomago nella Rczia Transalpina , ora Memmingcn nella Svevia . Bella memoria ancora del nome di Drufò nella Rczia Alpina vcrFo i Carni ci lì con-[ aJ Tabul. Ferva dalla Tavola di Peutingero , nel Ponte ivi denominato ( d) ' mtnt^ìii? 'Ponte Drlifl 9 f°Pra il fiume Atagi, prefentemente appellato Uifaco » in que'lìti a un dipreffo, Fecondo che pcnFa il diligcntifiìmo Cluve-ìtal Jtnt» ìl° ^ ì » ovc c^c a* ^ d* °ggi il luogo denominato Cafìcl Drud , Ltb. i. Cap. alla fìniftra Fponda di detto fiume, fra Breffanonc e Bolzano. E mc-XVI« moria altresì recondita di Drufo par ebe fi fcuopra anebe ne'Carni, nel Cartello anticbillimo porto alle falde del monte di Rutars , il quale negli antichi cataloghi delle noftrc Cift'lla coftantementc ap-(«') Me»"™- pellaft ora (c) Drufum, fitte Tbruffium Caflrum : ora Cd) Drufum "penj 'n.viii. Ca$rum ■> nunc Trus dicium i c nelle vecchie Carte leggefi ora . (/*) pa%. 19. Caflrum de Truffo, ed ora O) Cafirum Trus : appellato perciò vol-(d ) Ccd. M. garmentc anebe oggidì fra le rovine , Cafìel Trus . Quelli tali regi-S. rnter mea ^ mancano tutti nelle memorie Irtorichc dell'Antichità, e quel che (e "Carta importa più, manca eziandio 1 anima, diro cosi, della Stona , cioè D.D.deZuc-lì trattamento , col quale ai vinti fu data la legge dai vincitori. uHaìoT^t' QUL^C mtl2LC > c tantc altre chc lì fon perdute interamente , forfè ( t) Monum. cnc non manchcrebbono , fc fi foffe confervato il Libro centellino tren-Rub ro/.Soj. tefìmo fefto della Storia di Livio , o almeno P Ecatontctia d'Appia-Cart, i£>. no Q fa ja §toria de'primi cento anni fotto i Ccfari , ovc dovea Mat t. 12<1J?. - . 1 - 1. 1 trattarli pienamente ed cxprofeflo di una tal guerra . , Dion Calfio nondimanco fembra in qualche modo fupplirc alla perdita e al difetto degli altri , e avvegnaché al folito fi diffonda po-(z) Dio co, come abbiamo dalla bocca fua propria (g) , ne' fatti accaduti lib. lxxii. innanzi a lui, ciò non oftanrc però non e sì compcndiofo, che non Cap. xviii. ^ jafc- aimcno 11 modo, con cui furon trattate quelle genti al fin della guerra . Egli è vero , che al primo afpetto Dione fembra parlare della fola Rczia , ma fapendo noi d'altronde , e per autorità di tanti più antichi Scrittori, e malfime de'contemporanei , che un tal tumulto comprefe oltre i Reti, tutti que'gran popoli , chc colf autorità di Strabone, e elei Trofeo d'Augufto abbiam di fopra indicati, chiaro feorgefi, che fbtto il nome di Reti egli abbracciò tutto , e che la forte, chc in fin della guerra , per atteftato di lui , toccò alia Rczia , fu comune ancora a tutti gli altri popoli intcreffati in quella dura imprefa . Narra Narra dunque il medefìmo , chc Augufto in principio della campagna fpedì Drufo contro di coftoro , il quale all' Alpi di Trento avendogli feonfitti con ammirabile celerità , per una tal vittoria ottenne in età all'ai frefea la dignità di Pretore . Ma perchè quelle Kentj. sbaragliate in Italia , erano ite a piombare fopra la Gallia , °ggiungc , clic Ccfare fu in nccelfità di fpedir contro alle medefi-1X10 anche Tiberio , e che uniti inlìcmc i due Fratelli coi loro Luogotenenti , inveftirono da più parti il paefe nemico, ufando Tiberio _Particolarmcr,tc il benefizio della navigazione pcr un certo Lago, che i[ Marchete Maffci fofpettò effer quello di Garda (a) ; onde atterri- fa) V*f ^ U e difper{j con frequenti incomode e nojofe fcaramucce i più va- ^''JJ' IO/ _ 1 e coraggiolì della lega ,#non fu difficile ai Romani il fuperare anchc i deboli , e lottometterli . Nulladimcno perchè quelle gcn- . Crano molto ricche e folte di popolo , e potea col tempo temerli 8luftarncnte uria qUaichc nuova ribellione , foggiungc lo Storico, che 1 «Me giovani vittoriolì, ( bì to tì xpctrw,. KflÙ ro 7i\eÌ7cy rn* (b) Dio Lib. , y cl\jtcùv ifyyuyov ^ xaraAiTTOPTic, rojfcsryc , oarot rr\v \l>v yeopctv ' ' 0/, vtoyjxtoo-m JV ti àSviaroi yoctv'. maximam eorum, & ùtdiflìrnam juventutis partem inde abduxerunt , iis relieiis, qui cjr in-olendo, regioni fujpZcerent , ejr ad rebellandum non fatis virium habe-Tcnt . Al ebe fembra che avelfe particolare avvertenza anche Pedone Albinovano in que*verfi, ove dice di Drufo (c) : (c) Ted. Jllbin. Con* lite modo eripuit latcbrofas hojìibus Jilpes , viam^tf». Et titulum beili dux y duce fratre tulit. tevar di mano l'Alpi ai nemici, eripere Alpes, è cofa a mio parc-*c > che non può verificarli, fenza che i nemici lì levino anch' elfi , c caccinfi dall'Alpi. Quello fu P efito , quefto il fine memorando della foilevazion ge-Wj€ delle genti noftrc Alpine , e de'popoli della Rezia di là dall' P1 > della Vindelicia , e del Norico , Fuoi collegati . Erano bensì fe-Cotc'ftc genti , al dir di Patercolo, ben iìtuatc , e terribili pcr la 1Cr° 5 nu m°lto Pm formidabile certamente era la Romana potcn-cjj i^ PCrchè ) foggiungc qucll' accurato Scrittore , majore cum peri-^ 0 quam damno Romani exercitus , plurimo cum carum fanguìne per-^ittx fHnt ^ jy|a per appunto perchè quella moltitudine troppo folta1 j. Barbari, annidata ne'dirupi , e fra montagne inacccflibili , non .ciava fenza il fuo pericolo neppur la grande e immortai Repubblica 1 ^oma,} non ballò ad Augufto , dice Dione , d'averli foggiogati , T ma. mi diede loro alla radice, c impoverì di gente alTaifTimò quelle contrade, col tirar Fuori dalle medefìme il miglior nerbo , e la inanima parte della più valida e più fiorita gioventù. Ora dico io, Fc in quella gran follevazionc dell' Alpi, per attillato di Strabone e' intervennero anche i Carni, chi non vede in> conlcgucnza , per autorità di Dione, che al fin della guerra entrar dovettero anch'elfi cogli altri popoli nel comun trattamento d' effer tirati* fuori dalle Fue montagne? Il che dimofira fempre più, quanto vada crcFccndo colf efame de' fatti e della Storia , e vie più ralfodandofi il credito e la riputazione della conghiettura Cltivcriana . Ne qui termina 1' appoggio di una tal conghiettura , ne con quefte prove di fatto fi contenta Cluvcrio di dire, che* all'arbitrio e alla diferczion' de' Romani i Carni furon cavati fuori dalle fue montagne ; ma andando più oltre , e fupplendo con fummo giudizio e pcrfpicacia al filenzio di Dione, dichiara eziandio la forte loro, da chc furon proferirti , e vi aggiunge , come condotti furon nel piano a occupar porzione della Venezia , fui fondamento grave ed autorevole degli antichi Geografi , o contemporanei o vicini a quella età , Strabone y Mela, Plinio, e Tolommco , chc tutti d'accordo regiftrano i Carni come già difecfi e collocati ai loro tempi nella pianura , di abitatori eh' erano poco prima delle fole montagne . Stravagante impcrciò può lembrare anzi chc no la prctefa eli chi a fronte di fatti così evidenti, e di autorità così uniformi e veneti*:) Belle rande, continuante a dire, chc (a) nel tefto degli accennati Geografi fq/'n^°m' crrorc fia corJ° » oppur da cfjì un qualche equivoco prefo. Niun errore %jm r'^"£" od equivoco è da pretenderli ne'nofiri Geografi, in tempo che incontrali eglino mirabilmente col fatto c colla Storia, la quale molte bene in oltre , e perfettamente corrifpondc al fificma delle cofe de' Romani , e al cofiumc loro antichilfimo di afiringere le genti debellate a cambiar fedi , ed in ifpczieltà d' obbligar bene fpeflb i popoli ribelli e contumaci delle montagne a difccndcrc, e a trasferirli dalle medefime ad abitar nel piano. Non e già quello de'Carni il Epit. LiLxv. Prin'° efempio , chc ci porga in tal propofito l'Antichità. Tiovafì Fior. Lib. molto per antico, e forfè fin dall'anno 485. della fondazion di Ro-Mut^XlX 'ma' ^°tt0 ^ Confolato di Publio Sempronio Sofo , e d'Appio Ciau--( c )'VI in.11 RL,*°> 1,1 Cl!* m vinto il Piceno ( b ), e trecento e felfanta mila Lib. in. di quelle genti, Fecondo chc narra Plinio (e), caddero in podefià toraì de' vincitori , che i Romani cavaron fuori dai Picenti un certo nu-Lib v. pag. mcro c^ coftoro , e gli obbligarorrb , a riferto di Strabone ( d ) , a. ?4-- trasferirà* in quella parte di Campania , a cui pofeia diedero il no- me 7i mc > e Picentini Fi diffcro. Così lcggefi in Diodoro Siculo all' anno 613. che Quinto Scrvilio Ccpionc, per isbaglio ivi appellato Sci* Pione , dopo aver Fatto con infìdia per mezzo de' Fuoi dimettici trucidar ViriatO , Capitano de' Portoghefi, e aver bartuto Tautamo Fuc-ceflbr di Viriato nel comando, con tutti i fuoi aderenti, o come Scrive Appiano AlclTandrino, Tantalo , e dopo una capitolazione Fe-?nata a modo Fuo, e lo fpoglio di tutte le loro terre, diede non-«Wno ai medefimi nella Spagna, e terra e Città da potervi fuflìfte-Fc (<0 "EcW W ttcXiv tic, KxToiKYieri'j : Ulti agrum & urbem (a) Diodi. ***** ad habitandum . Di chc Appiano vi aggiunge anche imperché, Lj^^U Scendo di Ccpionc ( b) : O cPé ottXu ri avrvg àyelhiro x/fuvrx , ^ CCXLr-j. ^ >*» ifeuKiv /*anì'9 *'a A*17<=Wj> d-n-cpia*: Tum Capio & (b) oppiati. Wa omnia ipfis ademit , & terra fatis ampia donavit , ne dcinccps Hi/pan. *** anguilla con fili ique inopia , proda ac rapto vivere cogerentur . E ^ anni dopo, per offervazione dell' eruditismo FrcinFemio (e) rM^ejnsh decimo Giunio Bruto ripigliò- quello medefìmo affare, e nel fito af- L%PL'vCap]v,. %nato da Ccpionc edificò Valenza , e dicdela a que' popoli aifiemc c°l fuo territorio , come abbiamo da Livio nell'Epitome ( d) : Jli'iìV *i»s Brutus Conful in llifpania , iis , qui Jub viriato militaverant , *gros oppidumque dedit , quod Valentia vocatum efi. Ma per vero dire , molto più frequenti in tal propofìto ci fi prc-fentnno gli efempj nelle montagne , che non fi veggano nella pianura ; e lo fpirito di fedizione par che allignaffe più di fpeffo ne' montanari, chc negli abitatori del piano, c ehiamafie la provvidenza de' Romani più foventc ad applicarvi un tal riparo ; come per efempio all'anno f66. vedefi ufato co* Br in iati , popoli contumaci delle montagne della Liguria, dal Confole Emilio Lepido , il quale per atte- ( ftato di Livio, tutti li foggiogò (e): omnes fubegit , & de monti- xxxix.C^p.lil bus in campos multitudinem deduxit . Nello flcffo modo l'anno 574. altra turba di Liguri reflò opprefla da Quinto Fulvio Fiacco , il jci Lib. quale a detto dello flcffo Livio (/) , deditos in eampefires agros de- xl.C^.lui. dt*xit , pmfidiaque montibus impofnit . Così de'Garuli , Lapicini, ed " **rcati, e di bel nuovo de'Briniati all'anno 578. pensò il Sigonio , xxn. xxlri. al Seguente frammento Liviano (g) : deduxit . Cis Apenninum Garu- (h) Sig. de **> & Lapicini, & Hercates , trans ^ipenninum Briniatcs fuerant > la-Piandoci del medefìmo quel dotto interprete la feguentc dichiarazio- XXI'n nt C h ) j Quibus verbis hos omnes Ligurum populos viclos ex montibus Tom. v. Opp. in campos~dcductos Lepido , ut alios ante ab aliis Confulibus , fignifi- c°l- ^ Cari exiftimo . Anche Ccfare Panno C93. per tcflimonianza di Dio- %mn ^ CO , ebbe in animo di. tirar giù dal monte Erminio nel Por- L1[. togaU io-gallo que'montanari . E il noflro Augufto medefìmo- in perfona 1" anno 728. Fecondo che riferifee Lucio Floro nella ribellione de'Can-(ajFlor.Lib. tabri (a ), ipfe prafens, hos deduxit montibus : bos obfuiibus adflrin-ìv. Cap. xii. x-lt .. j)0s j-uy corona jnre belli vendidit . E in quella ifteffamente de* (h) Fior, ibi., popoli dell' Afturia (b) , fiduciam montium timcns , in quos fe reci-piebant, Cafra fua, fed qua in plano effent, habitare, & incolere juf-ft . E Marco Agrippa Fci anni dopo, cioè Fanno 734. nella feconda ribellione di coftoro, ufando tuttavia maggior rigore , al dir di Dione, gli uccife quali tutti quei eh'eran buoni per la milizia , egli altri fpogliò dell'armi, e tralportolli dai. fìti erti e malagevoli nella (e) Dio Lib. pianura (e) :. Tt/e. re tm y Xml et 7to?\ìju!ììc ira'trae. cX'iyx id-l. iv. Cap..xi. v 1 - » f ' ' - » « v , r/ ' mg aoì7tov<; rx re 07r7\d aqocìMto, ^ 9? ra 7nèiùt e riàV tpvfJLvaiv *ccTi?I/2ciG" all'anno 573. che i medefimi, colti all' improvvifo dai Romani per tal motivo , dovettero darli in numero di dodici mila ; e che i Confoli , folamentc dopo aver conferito col Senato , ofarono de- (e) Id. iòidi crctare il gran paffo di trasferirli dal. monte al piano (e) : Eos , ap.xxxvm, cmfuitQ pYius per literas, Senatu , deducere ex montibus in agros campefìres procul ab domo., ne reditus fpcs effet , Cornelius c> Babius fa-tucrunt : nullum al inni ante finem rati fare Liguflini belli . Ed ceco i motivi forti e gravillimi di fnidar nazioni di quefta fatta dai nafeon-digli, e dagli afili inacccflibili delle montagne. Quindi Feguita Livio a dire : ^4gcr publicus populi Promani crat in Samnitibus , qui Taara-fmorum fu crat. In cum cum traducere Ligures Apuanos vellent, edixe-rv.nt , Ligures ab ^Arrido montibus dcfcendcrc cum libcris conjugi-bitfqr.c : fua omnia fecum portarent . E qucfti erano i fiti, ne'quali cotefte genti fi traducevano , cioè i terreni di pubblica ragione : Ager publicus populi Romani : quelle le Folennità , qucfti gli editti , e le condizioni piene di moderazione , con cui s'intimava a i popoli di ufeire dai naturali fuoi confini . Ciò non oftan-te però ai Liguri , per quel che dice lo Storico , qucfti tali patti poco andarono a genio : Ligures fape per legatos deprecati , ne penates , fedem in qua geniti effent , fcpulcra majorum cogercntur rei in— t ANTICA DEL FRIULI. i ? i delinquere, "amia, obfides pollìcebantur . Tofteaquam nihil impetrabant \ *?quc vires ad bcllandum erant, editto paruerunt. Dal che ben fi com-prende la qualità della condanna , acerba certamente pcr cui c dolo-rofa, c ja natural rcfiflenza loro fino agli cflrcmi , per non foggiale all'efìlio , c all'abbandono perpetuo di que'monti, ov'erano na-tl • Conchiude finalmente Livio, e dice: Traditeli funt publico fum-P* ad quadraginta millia liberorum capitum rum feeminis pucrifquc . agenti data centum & quinquaginta millia fcflertium , unde in novas *»es compararent qua opus cfjcnt . Agro dividendo dandoque , iidem , 9*' traduxerant, Cornelius & Ba-bius prapofiti . Non fi può veramente finir d'ammirare la magnanimità non *fo-*° e fplcndidezza de' Romani , ma eziandio il fiflema politico e ^a loro condotta, nel prefervare ad ogni patto il Fondo ineftimabilc tote vite degli uomini a lor fogge tti , e nel trattare i contumaci e ribelli fteiFi ncll' atto proprio di deprimerli , con tanta attenzione , e con tanto intcreflc , con quanto appena Furon Politi riguardare i fuoi medefimi Cittadini. Tradotti furono i Liguri Apuani in numero di quaranta mila a fpefe del pubblico erario , e fu loro femminina to parimenti dal pubblico il modo di provvedere alle nuove abitazioni, fino alla fomma di cento e cinquanta mila fefterzj i e furon creati i foggetti a diftribuir loro il terreno, nel modo fieno or-rcvoliffimo , ebe coflumavafi colle^Colonic . Furon , dilli , tradorri gli Apuani , ed obbligati a occupar quel tratto di terra nel Sannio , o Fa negf Irpini verfo Benevento, a cui diedero anche il nome , c di cui Frontino ci lafciò ferina la feguentc memoria (a) : Ager Ligtt- (aj Fronti» ris Fevianus, & Cornclianus, muro duclus Triumvirali l:ge . E funi- de Colon. flcvano tuttavia in que'fi ti ai tempi di Plinio, fotto il nome di Ligures Corncliani & Exbiani, com' egli flclfo nc fa fede ( b ) ; così ap- C M Tv/». Palati in memoria dei due Con foli , chc gli depreffero , e che dcfli-x j ' m* fiati furono al trafporto delle genti , e alla diftribuzion delle terre . altri fette mila Liguri Apuani fa memoro Livio in quell'anno **tìfe , rcgillrando , come Marco Fulvio Nobiliorc gli affali da Pifa, c dopo averli fupcrati , e avuti, nelle m:mi , gli mife fullc navi , e P^'l mar di Tofcana gli mandò a Napoli; di dove, dice Io Storico, cric anche quefli furono (e) in S omnium tradutli , agerque is inter (c) L'rv. Lib. p°P«larcs datus efl. XL.Cap.xtu Qra s' io torno a dire , chc Cluvcrio e Cellario nella lor confettura , lungi dalla taccia d' aver letti gli Scrittori Clanici fupcr-fiQÌalmcntc e con poca rifleffionc , diedero anzi una delle maggiori Pl'Ovc del fuo giudizio fìniiTimo, e della dovizia loro nelle cognizioni ni più recondite della Storia, mi Infingo di non dir troppo. U vedere i Carni per autorità di Strabone, comprefi nella mentovata fòl-levazion generale dell'Alpi : il dichiararli da Dione il fine e la forte di coftoro, d'effer cacciati fuori dalle fue montagne , toltine que foli , qui & ine olendo regioni fuffeerent , & ad rebellandum non fati* virium baberent : l'offervare i Carni fino a quella ribellione cir-coferitti fempre entro gli antichi limiti delle fue Alpi : il vederli per appunto a un tal frangente da tutti i Geografi , sì vicini che contemporanei , imprcwvifamcnte collocati in mezzo al piano i e il fiflema particolare de' Romani , in cafo di ribellione , e gli efempj di tanti altri popoli , forzati a cambiar fedi , e a calar giù dalle montagne nella pianura , dichiarano mirabilmente il fatto , e formano dimoftrazionc a quefta nobile conghiettura - E fe la Storia di Livio , in cui trattavafi di quelli tempi, non fi foffe perduta , non fa-rellimo forfè al cafo di cercare indarno una" definizione al vivo della feena tragica de' Carni , o del pari , o anche più diligente di quella de' Liguri Apuani , trattandoti di cofe accadute ai giorni fuoi, e d' un imprefa effettuata felicemente fotto gli aufpizj d'Augufto , di cui Livio era intimo e gran familiare . Quindi avreftìmo il numero delle genti trasferite , la rcfiflenza loro in quella amara giornata , il trattamento lor fatto dalla mano de'vincitori , c tante altre particolarità nè fareffimo alla ncceflità di mendicare altronde fino i lìti , in cui que' popoli reftarono collocati . In ogni modo però le memorie chc reftano , tutte tendono, e tutte combinano a far credere , anzi s'io di troppo non mi lufingo , a dimoftrarc evidentemente, effer quefto il momento chc i Carni fi ampliarono > e chc il fiore della gioventù Carnica fu levato dalle montagne , e tradotto da Tiberio e da Drufo ad abitar nel piano. Richiedcvafi che cotcfto piano folle di ragion pubblica del popolo di Roma , perchè i due prodi fratelli ne li poteffero qui tradurre i ed egli per appunto era tale , come abbiam provato diffufamentc, dove trattammo delle Solitudini Romane. Rimane ora a ftabilirfi la quantità del terreno affegnato in qucll* incontro ai Carni nella pianura , di che in altro Capitolo nc diremo fcparatamente. CAPI- ANTICA DEL FRIULI. .255) CAPITOLO DUODECIMO. Della quantità del terreno affegnato ai Carni nella pianura * Olto poco Fpa zlo , od anche niuno di terreno furono in grado i Romani d'ailegnare ai Carni, fc dee aver luogo il penfamento di chi fofticnc , che agli Aquile-jcfi diftribuito fi fofTc fin da principio , o tutto, o la maifima parte del nofiro piano , non comprefi pC-rò> come dicefi , gli alvei de* fiumi e decorrenti, i bofchi e le Paludi , e quelle terre che dagli Scrittori de re Agraria fogliono amputarli fotto i nomi di fubfcciva, extraclufa, rcliclic, ed infoluta e non comprefa ancora quella porzion di terra , che fuole oc- ( a ) De 'Co-CuParfi dalle pubbliche ftradc (b). Ma a quefto fi è già in parte ForojuL rilpofto altrove , e colle mifure alla mano fi è fatto vedere, che agli Aquilcjefi non fu diftribuita terra all' incirca, fe non fe per la Ani. Kom. Spunta parte del noftro piano, o fia per campi 114651. reftando dell'lftr.ptrg* fili altri quattro quinti, che afecndono a campi 421717. in piena dilpofizion de' Romani, dove occorrendo , far potevano a lor beneplacito nuova fpedizionc di coloni . Non rimane dunque innapprclfo a dimoftrarfi , le non ebe le fuddette terre, efie fi vogliono eccettuate , non tutte poi erano Iterili ed infeconde , ne lor conviene in confeguenza P cfclufione dalle diftribuzioni coloniche* e che le Iterili ftefTc ed infeconde non furon tali di gettare a terra P avanzo, troppo grande , e troppo vafto , dei quattro quinti del noftro piano . Prima nondimeno di paffar più oltre, non può tacerli fenza dilfinaulazione ll divario , chc dagli efperimenti ultimamente fatti di pubblico .ordine , e dalle Carte in tal incontro ftabilitc da'pubblici Geometri a c Ingegneri diligendomi , rifulta fopra quello noftro piano, confidente in campi 607/). di meno di quello chc importa la Carta ^Cografica di Riccardo Cima , da noi recata altrove per fondamen-*° • Il qual divario avvegnaché non decida punto della fomma im-^'nfornente maggiore di un tal avanzo , pur ciò non oftantc fa eh* c&li rimanga in campi 4i6"c>42. divenendo ora alla difamìna de'fatti e della verità delle cofe, in* c°ùiinciciemo dalle Vie , le quali benché per comodo del commerzio C. de' viandanti , condannate rettine comunemente all'ozio e alla fte-■ ìtà > pur nondimeno noi troviamo effer inganno manifefto di chi Penfa j cnc non cntraiTero nel corpo delle terre, che folca dai Ro- V mani mani diftribuirfi alle colonie . Balla intendere nella materia Agraria coFa Follerò i Limiti, per non durar Fatica a comprendere una tal (a) Serv ad vciirà ■ * Limiti, propriamente parlando, erano que1 Fcgni , che di-l'trg. Ed. i. notavano i confini delle campagne. Limes, dice Servio (a), efi agri v, 14. terminus . Ma Pompeo Fello doppio lignificato aficgna a cotella vo- (b) Fefi. in ce, e dice ( b ) : Limites in agris nunc termini : nunc vìa tranfver-voce Limites. - j Limiti adunque erano bensì que'termini di pietra , chc al dir di Siculo Fiacco, fi piantavano in Tulle lince di divifionc , pcr {c)Sic.Fiac. indicarle mifurc , e i confini inalterabili delle terre diftribuitc (c)r de condii, ma lignificavano ancora le Vie, o lìa la Fervitù delle mede-fune, che Agror. fa • campi fi falciavano per ufo e comodo dell'agricoltura, e dell interno commerzio de' popoli . Di quelli Limiti , e di quelle Vie (d ) Serv. intefe di parlare anche Servio a quell'altro paflb, ove dice (d)z G\01^ \ ->'o Limites alii minores erant in obliquum difereti , qui lineares appella- bantur, & agros per centurias , five pcr jugera divifos cocrcebant. Ed erano in larghezza, al dir d* Agcno Urbico, di cinque o Pei piedi fe) Agg. p uno ( e ) : De fine lex Matiilia quinque aut /ex pcditm latitudincm tin 'de C##- tTffci&te » quoniam hanc latitudincm -vel iter ad culturas accedens trovzrf. oveupat, vel circumatlus aratri, quod ufucapi nonpotefi. Frcqucntitfime (f) Ilygin. erano cotefle Vie, o vogliam dire Limiti minori e lineari, a rifirto deLimit.con- d'Igino (/), e ogni cinque Centurie , vale a dire ogni mille Ju-geri fc nc contavano fei . Di qucfti il primo che difegnavafì, chiamavafì Attuario , c gli altri cinque Subruncivi , così appellati, quod ibi terra runcctur , & a vepribus fentibufque purgetur , ut iter facientibus expedita tranfitio fit . L'Attuario Limite , dice il fuddetto Autore , è quello , qui primus aclus efi : ab eo quintus quifqne , quem fi numcrcs cum primo , erit fcxtus , quoniam quinque centuria* fcx limites claudunt . E intanto erano differenti gli Attuar; dai Subruncivi , inquanto gli Attuari coftituivano Via pubblica , e doveano fervire a tutto il popolo, e i Subruncivi erano tante Vie confordve , deftinate ad ufo de'foli confinanti ; il perchè gli Attuar; erano larghi il doppio de* Subruncivi . Aflnarii autem, dice lo fteflb Igino , extra maximos Decumanum & Cardinem , latitudincm babeut pedum xii. Ter qnos iter populo debetur , fcut per viam publicam . Ita cnim cautum efi lege Scmpronia , & Cornelia, & Julia. Da tutto ciò noi comprendiamo , che ogni cinque Centurie , cioè ogni mille Jugcri, o fieno campi ^09. c due quarti Tav. 1 o. della noflra mifura, dovea tirarfì un Limite , chiamato Attuario, e cinque Subruncivi , non folo per indicare i confini , e alficurar le mifure delle terre terre distribuite , ma ad ufo ancora , c colla ferviti! lungo F Attua-rA0 d'una Via pubblica , larga dodici piedi , c lungo gli altri cin-°lUc> di cinque Vie con forti ve , larghe all'incirca piedi Fei . Ma quefto ancor non ballava , perciocché cotefti al dir di Servio, fìnalmen-le erano i Limiti e le Vie minori , chc obbliquamente Fcorrevano per *e terre coloniche , e rcftavano tuttavia i Limiti maggiori , da Igi-n° chiamati mallimi, e che Decumano e Cardine fi appellavano, de* «inali dice Servio al citato loco: Cum agri coloni* dividercntur, foffa dueebatur ab oriente in occidentcm , qua, Ciardo nuncupabatur » & alia q feptcntrione in meridicm , qui Decumanus limes vocabatur . Qucfti erano i Limiti , e le Vie più FpazioFe di tutte le altre, nelle quali Captvano , e li davan luogo agiatamente due carri, andanti evegnen-l* ' e doveano comprendere in larghezza per lo meno dicidotto pie-c1l > per quanto abbiamo da Plinio , dove tratta delle Vigne (a) . (a) Vii*. °Portet, dice egli, vineas limitari Decumano xv n i.. pedani latitudinis, XVIU contrario* vebiculorum tranfitus , JLut fi major modus fit > totidem *** XXfI* Pedum Cardine , quot Decumano limitari - Impariamo innoltrc, chc i Limiti, benché camminalfcro fopra fondi colonici , e fopra terre di ragion privata , e Vie pubbliche per conlegucnte in niun modo appellar li- potclfero , tutti nondimeno per legge colonica erano dcftinati a una così fatta Fervitù , e Fervir doveano di tranlìto » e di commerziò al popolo , come Fe Vie pubbliche propriamente di Fua natura ftatc fbffero . Anzi perchè non dirado, al dir di Frontino, i Limiti coftretti erano a pattar per luoghi molto aFpri , e podi Fuor di mano , per dove ii viaggio non potea Praticarli, il prolìimo poftelìor delle terre in tal cafo , Fc il Limite verbigrazia camminava per forefta allo ftelfo appartenente, era fotto-Pofto alla lèrvitù della ftrada nelle proprie terre ( b ) : Omnes enim (b) Fronùn. l'mitcs , dice egli , fccundum legem colonicam itineri publico fervìrc de Contro*-^fbent. Sed multi exigente ratione per devia & confragofa cunt , qua Ver^' ltcr fìeri non potefi ^ & funt in ufu agrorum eorum locorum, ubi pro-^ìmus pojfeffor , cujus forte filva limitem detinet , tranfitum inverecun-de denegat, cum itineri limitem, aut locum limiti debeat. Quindi non da ftupirfi , fe le Vie pubbliche fteffe , e iftituite in terrai pub-lco, adottarono anch' clfe in procelfo di tempo , benché impropria-7*tes l'appellazione e il nome di Limiti; come per cagion d'efem-piQ Nifo preffo Virgilio difife ad Eurlalo (c) : (O Hac iter efi. J2U |lf- Hoc ego vafla dabo, & lato te limite ducam . * cosi Livio , parlando della ftrada pofta fuori della gran Porta d* V a Atene > ( a ) liv. lib. Atene , appellata Dipilo, diffe anch'egli (a): Intra cara extraque tot* xxxr. Cap. jfaf j & extra nmss mine ferme pa§us tn Acadcmia gymnafium fercns . Eo limite Athcnicnfcs Attali prafidio , & cohorts DioXippi fì-gna extulerunt . Efpoito in cotal modo, è dichiarato colle autorità Fuddettc il punto de' Limiti, e delle Vie maggiori e minori, Polite preferiverfì dai Romani ne' terreni allignati alle Colonie , tanto rifpetto al numero chc alla qualità loro , facil cofa Farà quindi il comprendere , quali e quante fofTcro anche quelle della Colonia Aquilejefe. E fc le regole e i calcoli , lafciatici dalla piena degli Scrittori , dcon Fervici di Fcorta, noi troviamo, chc i Limiti, o Feno Vie minori afeendevano al numero di 1128. nello fpazio di Jugcri 188100. di terreno alfe-gnato a quella Colonia, Nel qual numero di Limiti e di Vie, cento e ottant'otto erano i Limiti Attuari, o Feno Vie pubbliche, larghe dodici piedi, e novecento quaranta i Subruncivi, o Vie confor-tive, larghe Pei piedi l'una. L i Limiti maggiori, Decumano e Cardine , in larghezza per lo meno di piedi ditidotto , fi flcndcvano da un capo all' altro del terreno Colonico , confiflcntc , come abbiam provato in altro Capitolo , in un quadrato di miglia nove in dieci. d'Italia pcr ogni lato, cioè il Cardine da ponente a levante , e il. Decumano da mezzodì a Fettentrionc . Se dunque cotefle Vie in sì gran numero , e così ben ripartite formavano per ogni dove abbondantemente , come ognuno può farne il conto , il bifogno e il comodo di un tal territorio ; e fe non eran elleno altrimenti Vie fondate in terrai pubblico , ma fcmplici Ferviti), infìiìc e inerenti al fondo Colonico , con qual fondamento e con qual idea prcfumcrailì mai dal complelfo di un tal terreno di cavar fuori Vie pubbliche , come non comprefe ncll' affegnazionc, fe non fc forfè pel dclìderio d' ingrandir lo fpazio della terra diflribui-ta , e di minorare ad ogni collo P avanzo del rimanente pubblico" territorio ? Potrebbe nondimeno pretenderli , che qui pa(Pìffero dell* Vie Regie e Militari ; ma di qucflc tutti fanno , che in ogni provincia , o non erano , o erano molto rare , come chiaramente può defumerfì dagli antichi Itinerari ; e mallimamente in relazione ai tempi , chc Aquileja fu condotta Colonia, verfo i quali non abbiam notizia , che paffaffe per qucflc parti altra Via Regia e Militare che la Flaminia, di cui ad più potrebbe crederli y che attraverfalfc , o tutto , o in parte il terreno diflribuito alla noflra Colonia. Ma pure anche delle Vie Militari io non fo ben decidere , & panando per qualche fondo affegnato pofeia alle Colonie , fi compu- taffe- tallero anch' effe, o no, nella diflribuzion delle terre i mettendone Fo-Pva di ciò non poco penfìero quelle cFprcflìoni d'Igino là dove dice , lattando de'Limiti Attuar; (a) : Quidam ex bis latiores funt xi i. (a) Hjgin. Ptdibus, ut hi, qui funt per yiam publicam Militarem alii . Habent ^' • enim latitudinem Vi& publica. Quelle tali parole ci danno chiaramen-te a divedere, che i Limiti Colonici , dovendo incontrar talvolta la lezione fteffa e il fondo d' una qualche Via Militare , non eran già eretti a reftar di qua , o panar di là della medefima Via , lafcian-d°la intatta, e nel fuo effere di Via Militare, o interpola , o confante ; ma a dirittura la occupavano , e Fe il Limite era Attua-'io , {opta di effa ftendevano le mifurc Coloniche fino alio Fpazio *n larghezza di dodici piedi . Ma perchè la Via Militare era più *arga deli' Attuario , così Igino , confìderanrlo il Limite Attuario e allel di più che importava la Via Militare per una cofa fteffa , ci deferifie un tal Limite più fpaziofo degli altri , e più largo della milura folita di dodici piceli quel tanto , chc più larga era dell'Attuario la Via Militare . Il che ci mette nella nccelfuà di credere » chc le Vie Mil ita ri per quel tal tratto , fpogliafìoro in certo modo 1 effere di Militari , e vcftiffer quello di Limiti e di Vie Coloniche, «piando non voglia dirfi contro P autorità d'Igino , che il Limite condotto Fopra la Via Militare non affuineffe in verun conto P effere* di Colonico , c che le leggi Coloniche In qucll' incontro patiffero-alterazione in guifa tale , chc i pofleffori dell'Attuario introdotto nella Via Militare veniffero a confeguir diritto fopra minor numero di Jugcri degli altri Coloni . Sopra di che nc refii la decìfionc al giudizio de'più pratici, e de'più intendenti di noi. Intanto noi crediamo eli poter conchiuelcre , per le ragioni e per le autorità di fopra allegate , chc le terre Coloniche comprendevano ltl fc medefime tutte le Vie maggiori e minori , e che le Vie per confeguentc , nei calcoli delle terre diflribuitc , non eran lòndo di-verfo dal Colonico , nè alteravano , o ingrandivano in conto alcuno ^ mifure e il complelfo delle terre medelìme > il chc balli aver detto dintorno al punto delle Vie. Ve gniamo ora all'efame delle altre terre , che innappreffo come futili vorrebbonfi efcludcre' , indicateci degli Autori fotto i nomi di fabfcciva, extracluft, e relitta, od infoluta . E incominciando dalle *Htfecive , ed efìraclufe , diremo chc quelle , abbenchè non affegnate , eran nondimeno della claffe delle fertili e buone , a differenza delle lnfolutc, o relitte , che alP oppofio pcr Iterili veramente ed infccon-Ue dagli Scrittori ci vengono con tralignate . Subjccivum efl , dice Fron- fa ) Trontìn. Frontino ( a ) , quod a fubfecante linea nomcn aceepìt fubfecivum l de qualit* Subfecivorum genera funt duo : unum ,. quod in extremis affìgnatorum fi-A°ror% j nium centuria expleri non potuìt : aliud genus fubfccivorum , quod in medììs affignationibus,. &* integris centuriis intervenit . Quelle parole di Frontino, Scrittor de*più accreditati nella materia Agraria , battano per allicurarci, che le terre appellate fubfecivc , Fi comprendevano nel corpo delle terre limitate e diflribulte» ed erano que'fondi, che verfo gli ultimi confini del terreno ebe dovea difliibuirfi , non arrivavano a formare una centuria, e que'ritagli ancora e que'frammenti, ebe nel corpo fiefib, e fra una centuria e F altra y dalle linee diviforie ncceffa ria mente fi tagtiavan fuori , rimanendoli gli uni e gU altri per tal cagione indivi!! , e non aflegnati, in difpofizionc alfoluta della Repubblica . Di quelle terre adunque , o vogliam dir frammenti, ebe a ninno lì affegnavano , non può negarli , che pofitivamente e con verità non ingrandilfcro le mifurc, e lo fpazio delle terre diftribuitc. Ma elleno ciò non oftante erano tutte fertili e buone, ed efclule dall' affegnazionc puramente dal cafo , e non dalla flerilità i e avvegnaché comprefe foifero realmente , ed inferite entro lo fpazio del terreno Colonico, iettavano nondimeno nella claffc, e nel catalogo delle terre da diftribuirfì' , e alla condizione fteffa delle terre c/ìraclufe , che fuor decimiti del terreno affegnato avanzar folcano in. tutte le diftri-buzioni . Quindi c che trovali colf andar del tempo , che le terre fubfecivc fi difiribuirono ancrTcffe, come ci allicura Aggcno Urbico dicendo di Vefpafiano, e Domiziano, qualmente ne difpofero , come f*D) di terre ottime (b): T^am alia fubfecìva Vefpafianus vendidit .\alia ^in'di ^V0^ au[em quo remanfcrunt Domitianus donavit atque conccfjit . il che di. liù Jtgrou Domiziano- conferma anche Svetonio (c) : Subfeciva , quo divifis Ce) Svet. per Vcteranos agris carptim fuperfuerant , veteribus pojfcjj'oribus , Som*. Cap.. ufucapta concert. Ma il fòrte degli avanzi confiflcva veramente in quelle terre, che-, fi chiamarono eflraclufc , di cui Monfignor del Torre al più volte citato loco , par ben cofa firana , chc in rapporto al noflro piano» non ne faceffe cafo , e delle quali baila fapcrne il nome , per com-( d ) Vrontin. prenderne la fituazione . Extraclufa loca funt , dice Frontino ( d ) r ibi. quo ultra limites, & ultra finitimam lincam erunt. Le terre eflraclu- Fe eran fìtuate Fuor de' limiti delle Coloniche, o non lungi, 0 vicine alle medefime 3 e comprefe nel territorio- lleffo di quella tal Colonia . Il che più chiaro ancora apparifee dalle feguenti parole di (e)Id*ibid. quell'Autore (c): Efi ager fimilis fubfeciziorum conditioni extraelufus, qui fi Rcipublico populi Romani , aut ipfius Coionio , cujus fine cir~ cum- tumdatur, five peregrino Urbi, aut locis facris \ aut religiofis , atque «I populum Romanum pertinentibus datus non eji , jure fubfecivorum *n ejus , qui affignare potuerit, rcmanet potevate . La campagna eflra-flufa, dice egli, Fi afìomiglia inquanto alla condizione alle terre fub-fecive > e $ ella non è fiata confegnata , ne al popolo di Roma , nè aHa Colonia, entro i cui confini e collocata , nè ad altra Città forcherà , ne a luoghi facri e religioli appartenenti al popolo di Roma, colla legge medefima delle terre fubfecivc rimane in difpofìzion

  • '. iy> atte Ila lo Hclfo Urbico , come non eran porzione di fondo pubblico , fumpt. fan. ma obblazioni (empiici e volontarie di terreno , tolto dal compleffo &> de Mort. delle private poffciììoni (e): Si enim , dice egli de'Temp;, loca fa~ ùm^Tit De cra ^dificabantur , quam maxime apud antiquos in confiniti confiitueban-lier. Divif. tur, ubi trium vel quatuor pojfcffionum tcrminatìo convenir et : & unuj-Lib. ii. t. 9. quiJque poffcffor donabat certuni modum Sacro UH ex agro fuo, & quante) Agg tum donaffet [cripto faciebat , ut per diem folcmnitatìs eorum privato-Vrb. ibi. rum agri nullam molejliam inculcanti* populi fujlinerent . Sed & fi quid fpatiofius cedebatWT , Saccrdotibus Templi illius proficiebat . Lo flcffo lignifica il medefìmo Autore anche de' Bofchi, allicurando di aver noli anche quelli offervati con frequenza in trifìnio, & quadrifinio , cioè, come i Tcmpj, in mezzo di tre, oppur di quattro poffciììoni. Soddisfatto nel miglior modo anche al punto de luoghi pubblici , e a quello infìeme de' luoghi facri e rcligiofi , non ci rimane ora a parlare fe non delle terre appellate relitto , ed ìnfoluto , le quali comecché fan due voci fra fe diiìintc affatto e diverfe , non comprendono nondimeno chc un folo lignificato , fecondo chc abbiamo da Aggcno Urbico , e tanto P una quanto P altra vaglion lo flcffo , che (d) Agg. ttrra fterile e infeconda (d) : Dicttntur & ea relitta loca, dice qucll* Vrb. ibi. Autore parlando di terre occupate da'fiumi , da innondazioni , e da torrenti, quo vis aquo obtinuit: boc loca & infoltita vocantnr. Con-tuttociò Frontino par che trafporti il vocabolo di relitto a lignificare Ce) Fronti», anche le terre fertili non per anco diflribuite (e) : Relitta autem de Contr ov. loca funt, quo five ini qui tate locon.m , five, arbìtrio conditoris relitta limites non acccperunt . In ogni modo però non effe Fido noi qui Vcr trat- trattare Fe non dà terre Iterili , ci atterremo al primo lignificato > Schiarato già cffcndofi quanto batta il Fecondo, lotto i nomi di ter-re efìraclufe , e fubfecive . Importerà dunque molto il fapcrc quali feflèro , e in che conttttclfero quettc terre fiorili, che relitte fi dif-^Cro , ed infointe ì alla qual ricerca corrifpondono a meraviglia le %uenti parole d'Aggcno Urbico (a) : Hoc autem , dice egli, funt (a) Agg. l°c4 quo infoluta dicuntur , quo aut in faxofts & ficrilibus lo- Urf. in Proti* Cls funt , aut in paludibus , ubi nulla patuit exerceri cultu- tin'deLtmit Ya ■" quia dum non effet quod excoli potuiffet , nulli* neceffe fuit Libitum regulis obligari . A due clafli riduce quefiV Autor diligente ne' tcrritorj Colonici, fotto il nome d* infolute , le terre riputate ftc-r*Li e infeconde , cioè a que'fondi di puro Caffo , e a quelle paludi ove la coltivazione in niun modo poteva aver luogo. Abbiam det-t0 fondi di puro Jaffo , così interpretando i luoghi fajfoft, e incapaci, c°me diconfi, d' ogni coltura > il chc non fi verifica fe non in qucfti tali fondi , e nelle montagne tutte coperte di nudo e tterile mangilo , nè fi può in verun modo intendere d'altro fondo falfofo, da' Latini appellato glarea , e in volgar lingua ghiara , o fìa delle tcr-rc ghiarofe , che oltre gf infiniri minuti falli , in fc comprendon Fempre anche la parte terrea , o in poca , o in molta quantità , e ricevono bene FpcfTo dalla mano degli agricoltori una coltivazione ottima , ed utilitfima > nè infra di effe trovafì fondo , per magro ebe fia, tanto tterile, e tanto ingrato, clic non polla dall' induttiva degli uomini ridurli a una qualche fertilità . Quod folum , di-cca Cicerone di quettc tali terre (b) , tam cxìlc & macrum cfl 5 quod eie. j[-aratro pcrflringi non poffit ? aut quod cfl tam afperum faxetum , in quo grar.u. Cap. agricolarum cultus non elahoreù Per paludi poi, nelle quali niuna col-xxv# Uvazionc può aver luogo, non polliamo intendere fe non quelle, chc infeconde rendonfi, putride, e pettilenti dalla foverchia acqua , che le allaga, nè per la lor fituazionc v'è modo alcuno di fcaricarle ; e quelle ancora , dove P acqua marina giunge a penetrare , e co4 fuoi Sali troppo forti e copiolì , a introdurvi la ttcrilità . Ecco adunque quali erano, c in che confittevano, fecondo chc infegna Aggcno Ur-^eo , le terre riputate comunemente ttcrili e incapaci di coltivazione • Si rittringevan elleno fotto il nome di relitte , negli alvei de' ^umi e eie' torrenti , o altre innondazioni permanenti , fc ve n' cra-n° > e Fotto quello d'infolute nei Fondi di puro fatto , e nelle palu-^3 o falfc , o pettilenti . Tutto il retto ne' tcrritorj Colonici fi ri-lutava fertile e buono , e vi entrava fenza oftacolo nelle jnifure "agrarie, e nella dittiibuzion delle terre . X Non Non poniamo pertanto non fon-Tir con ammirazione a prepara" quafi terre inutili e difpcratc , pofte affatto in dimenticanza al cafo delle mifure c delle diflribuzioni , non folo le paludi tutte in generale, ma tutto ancora il prcziofo fondo de'bofchi, eziandio più folti e ben fituati. Delle paludi abbiam veduto , come non eran tutte fertili e buone i ma de' bofchi non è così, che tutti fi flimaron fempre fondi ottimi , e di rara utilità ì c piaceffe a Dio , chc non fi foffero fvclti nelle età vicine , c fradicati miferamente , e fenza pro-polito nella noflra pianura , tanti bofchi , e tante felvc utilinime , che non farcifimo al cafo di provar fenza rimedio la penuria di prodotto cotanto uccellarlo pei bifogni della vita . Furono in fom-mo pregio in tutti i popoli, e particolarmente preffo i Romani , a (a) Georg, bofchi fomiti d'alberi fruttiferi, de'quali diffe Virgilio (a): Lib. 11. 17, 429. K^cc minus intcrca feetu nemus omne gravcfcit, Sanguineifque inculta rubent aviaria baccis. Ma d'cgual riputazione , e fbrfc ancfiC maggiore , furon le fclve l folte all' incontro ed occupate da legni Iterili , e non feraci , delle (h) Ibid. v. cìllà^'L cantò il mcdclimo poeta (b) : 440. Ipfo Catte a fio fierilcs in vertice fi ha Quas animofi Euri affìdue franguntque feruntquc, Dant alias alio feetus : dant utile lignum , l^avigiis pinos , domibus ccdrtimque cuprcffofquc r Hinc radios trivere rotis, bine tympana plaujlris Agricolo, <& pandis ratibus pofuere carinas . Ai quali verfi molto opportunamente applicò Servio quel fuo cemento : Stcriles autem ait filvas , comparatione pomiferarum arborurn * Non è impcrciò da ftupirfi , fe i Romani, colpiti intimamente dai gran vantaggi, e dall'evidente utilità de'bofchi, n'ebbero particolar cura , e Fe , come offervammo della famofa Selva Scanzia e altri bofchi fparfì pcr le Romane Solitudini, ne confcrvarono una buona copia in pubblico, chc cuftodivafì tuttavia con molta attenzione ai tempi degli Augufti Valcntiniano, Valente, e Graziano, come fi ha da una loro legge promulgata l'anno 372- con cui fu levata la facoltà a tutti quei della Corte ( c ) , Curialibus omnibus conduccndo-rum Rcipitblico prodiorum & Jaltuum . Donde altresì impariamo, che tanta era la copia de' pubblici bofchi, che molti fe ne potean dare in (c) Cod. Tbeod. Lib. x. TU. li. Ln appalto , oltre F immenfa Fomma che doveva occorrere a quella g'-an Monarchia pei pubblici bifogni degli Affettali, degli attrecci militari , delle Fabbriche pubbliche , e di milF altre particolari delti-nazioni , come per cagion d'efempio era quella de' boFchi dcftinati ai pubblici bagni, de quibus, dice Aggcno Urbico (a) , Honorum (a) jtgg copia in lavacro- public a minijlranda coduntur . Vrh in Fron- de adunque i bofchi eran terreni Fertili , e fommamentc utili e ^ ^vn~ neceffar;, tanto pei pubblici, che pei privati bilogni, non farebb'egli Un grande aiTurdo folamentc il penfarc , chc de' medefimi non ne partecipafTero anche le Colonie nella diftribuzion delle terre? Ma abbiam già veduto coli'autorità di Frontino, clic i bofchi ci cntravan beniifimo nelle difìribuzioni Coloniche , e che quel Colono, cujus Sorte [Uva limitem detinet, per la cui felva per avventura palla va il limite , era tenuto negli altri fuoi fondi alla fervitù della ftrada. E Sappiamo ancora per teftimonianza d'Aggcno Urbico, chc alle Colone li diftribuivano occorrendo fin quelle fclvc , chc fituatc erano ne' monti più Iterili ed alpcftri (b): V^am, dice egli, ubi mons fltit {u j& Proximus , afpcr , [cu flerilis, [uper quo fundi con/litui nequiverint : filvtc tamen, cum effent glandi[ero , ne earum [ruclus perircnt, divi[o monte particulatim dato [unt proprietates quodam fundis in locis planis e> ubcribns confiitutis , qui parvis fìnibus firingebantur . Vedete con quanta economia procedevano i Romani nella materia de* bofebi, e come non avcan cuore di Iafciar perire fenza abbadarci neppur le ghiande ? Se dunque generalmente tale era la natura de' bofchi, c tale la ftima c f ufo , chc di lor ne fecero i Romani, con qual fondamento mai può pretenderli, che quelli del noftro piano, tutti certamente Ftuati in fondi ottimi ed acccifrbili, non entralfero in conto, come parti utili e nccefìàrie, colla reftantc pianura? Quel che fi è detto de'bofchi, con cgual ragione diremo anche •elle paludi , quando non fan di quelle, ubi nulla potuit exerceri cultura , vale a dire, che non Fano, o falfc, o pcftilenti e innondate a legno , chc imponibile rendafi ogni riparo . Tali certamente fcon eran quelle di Probo Impcradorc, del quale narra Vopifco, che i* feccò in gran parte (c): Taludes plerajque [recavit , atque in bis {e) Vopi[c„. fcgctcs agro[quc confiituit . Ne tali dobbiam credere le paludi , delle '* Tr°b-quali tratta la legge di Tcodofio e Valentiniano, e che la diligenza proprictarj avea ridotte a coltura (d): Similiter, dicono quegli ( d ) Augufti, nec ca quidem, quo paludibus antea , vel pa[cuis videbantur ^od^ofi ^cripta, fi [umptibus ac laboribus pofi'cjjorum nunc ad frugum fcrtili-*atem translata fint, vel vendi, vel peti, vel quafi fertilia [cparatim X. % ccn[c- ceriferi, vel funtlioncs cxigi conccdimus. Nò tali finalmente quelle, che ailìemc con altre terre fi difiribuiron di Fatto a que'Soldati, di cui parla altra legge de' medefimi Imperadori, inferita nel Codice (^)leg.fin. Giuftinianeo (a): Agros limitaneos cum paludibus , omnique jure, quos limìtt*fUni*' ex prifea difpofitione limitanei milita ab omni munere vacuos ipfi curare prò fuo compendio, atque arare confucv.erant, cjr fi in prefenti co*-luntur, ab bis firmiter , ac fine ullo concuffionis gravamine volumus dc-tinerì . Si fcccavano adunque , fi rifanavano, fc facea bifogno, e cambia vanii in tanta ^buona e fertile campagna, e fi alfegnavano eziandio, Fenza turbamento alcuno delle leggi Agrarie, nello fiato ed ef-ìer Fuo naturale quefte tali paludi nella diftribuzion delle terre . Ne io crederò d'ingannarmi, fe dirò chc le paludi fteffe vicine ad Aquileja , chc pure oggidì fi contano per pettilenti, cntraffero coli' altre terre ncll' affegnazionc fatta a que'Coloni. La total loro vicinanza, l'ampio e regio Canale dell'Anfora tuttavia efiftentc , che le attrarrla tutte, e che fu efeavato a dritta linea da quella Città fino ai fuo celebre porto : le molteplici fòffe , per attefiato di Vitruvio ivi aperte a benefizio della Città fteffa , oltre le reliquie di fabbriche, i cementi, i marmi, le lapide, e tant' altri pezzi d'antichità veneranda , chc fi fon difottcrrati, c tuttogiorno fi difottcrrano verfo le medefime , fono argomenti ben forti, e ben grandi, di non negarne di effe il pofieflò agli Aquilcjefi. Saranno elleno ftatc peftilcnti anche allora, come in prcfcntc > ma le fuddette folfe Vitruvianc, per tefti-monianza di qucll' efimio Scrittore, le refer buone e falubri ; ciò chc nel momento eh' io ferivo, per comando dell'Augufta Cafa d'AUr Uria, veggiamo dopo tanti fecoli a tentarli un'altra volta.. Impcrciò gran torto fi vuol fare, non alle paludi folo d'Aquileja, ma all'altre tutte ancora, fituate in quefto noftro piano, meno putride certamente, e mcn morbofe, col dichiararle terreni inutili, terreni di fua natura Iterili, infecondi, e di neflun ufo. Io non intendo già di provare, eh' elleno come tali face-fiero il miracolo di produr frutti , chc fcrvilfcro al vitto e al foiicntamento immediato degli uomini , come delle paludi polle a mezzodì dell'Egitto lafciò fcritto Agatarchidc, pretendendo, chc producclfer canne paluftri, e tartb^É? vLrèu^tL teneri di tal faporc e nutrimento , chc gli abitanti delle me-Mar, Rubr. defime comunemente di un tal cibo fi nutricalfero (b) j oppure co-àfi* v. Cap. me degl'Ittiofagi nell'Etiopia diffe il mcdclimo Autore, narrando di Codice* co^oro» cnc ^a^e radiei delle- canne, cavate fuori dalle vicine palu-(c)/ e pel buon impafìo de'concimi . E Fc di quando in quando * mduflria degli uomini fi van le medefìme diFeccando , e fcarican-*° dalle acque, con grande uFura fogliono rifarcire i difpcndj e le at*che degli agricoltori, producendo in compenti) frutti d'ogni gc-ncic3 e raccolti ubertofi a difmifura : tanta è la fertilità del fondo, . cui fon fituate. Ne refifle punto la lor fituazionc, tutta piana, e gemente inclinata verfo la fpiaggia, a quella qualità d'operazioni? *1 che j fenza ricorrere al troppo antico degli Aquilcjefi, non ci man-Can° efempj moderni, e de'vicini tempi, e de" noflri, tutti di fom-1110 utile , e della miglior riufeita . Che fc ficcomc poflbn effe difendi Cojp ^j^,.^ tLa 11 * acqua flagnantc, così foffe il modo di ripa-" rar^c anche dalla marina, non avrebbe nelle mcdefmc il minimo *lI0go la flcrilità. Ma il mare è troppo grande avverfario, perchè **tlì umana giunga a rcfìflerli con profitto. Non vi Fon nè argini, 110 ripari , s'egli s'altera e s'innalza, come accade di quando in Quando, che vagliano a trattenerlo. Laonde nella parte più baffa , dov' egli s'infinita frequentemente, non è da porli in dubbio, che le paludi non diventili falfe, e dell'indole deFcrittaci da Aggcno Urbi-co, ovc niuna coltivazione può praticarli. Nulladimcno, Fe Fui pieno di quelli tali fondi fi formin bene i calcoli , la faccenda viene a riitr in gerii in molto poco . Quelle noflre paludi tutte fituate fra ii Tagliamento e Monfalco-nc, colla fcorta delle mifurc ultimamente fatte da'mentovati pubblici Ingegneri, fi è trovato chc non eccedono i venticinque mila campi noflri comuni: picciol corpo in confronto della reflante ampia Pianura . Che fc così è , poco dallo fleffo, o nulla , in paragon del-a ^medefima, potrà difalcarfi in conto di terreno Iterile , e foggetto acqua falla, come chiunque è pratico di quelle noflre Spiagge , Potrà dal fatto giudicare . E fe noi ne caveremo fuori un quinto, 0rfè che farà quel più, che ragionevolmente può calcolarli. Nondi-tto trattandoli di materia, che ancor non è decifa colla mifura, meglio abbondare, e ingannarli piuttoflo nel più, chc nei meno, J ftrnc la filtrazione di una quarta parte , che in venticinque mi-» fono campi 6250. i quali nel genere delle paludi, vengono co-c aerili ed inutili in cotal modo a menarli buoni , e a diminuir avanzo da noi più volte allegato, e a ridurlo in campi 410392. ^a cotcllo avanzo finalmente va tuttavia fottopoflo a un altra dimina- minuzlonc , la maggiore di tutte , per quanto crederi , chc è quella chc confitte negli alvei de'fiumi e de' torrenti, fondi anche quelli di Fua natura oziofi , e incapaci di coltivazione» delle quali incomode e mal nate pofTcffioni, fembra veramente non poter metterli in dubbio, che il Friuli oltre modo non nc abbondi. L'cruditiflimo Mon-s , fignor del Torre, giudicando dai trillo e terribile loro afpctto, ne fon. Forofu'f ^ccc anca* C&L ^ &lan cafo, appellando quelle noflre acque (a), P*Z* flumina & torrentes, qui in latiffìmos alveos bis regionìbus expandun- tur. Ciò non oftante.però maggiore fembrami l'apparenza dell'orrido loro ceffo , che forprcnde, e inganna P occhio de' paffeggieri, di quel che in fatto non trovafi la follanza della lor valliti . Alcuni di elfi, fe fi prendono dalle loro fonti, non occupano certamente poco Fpazio di terreno, non mai però tale, chc meriti il confronto troppo vallo e fproporzionato dei quattro quinti del noflro piano. Ma perchè in prcfcntc noi non trattiamo, che della fola pianura, e del quadrato, che la medefima forma, entro i confini da noi flabiliti, non ci daremo nemmeno altra cura , ebe d* illuflrare Fcparamente un' tal punto , e d' indagare quanta terra occupino tra i confini medefimi cotefle noftrc acque ; non comprendendo però nel calcolo, come non fi è fatto neppur nel quadrato, fe non la metà dell'alveo del Tagliamento, mentre l'altra metà fi dee a quella parte del moderno Friuli, che giace tra detto fiume e la Livenza .. Prcfi dunque in efame i noflri fiumi e torrenti fra i mentovati limiti , e colla guida medefima delle mifure diligentiffimc formate da Fopraddetti Ingegneri, noi troviamo , chc lo fpazio occupato al dì d'oggi dai loro alvei non comprende all'incirca più di campi 8850. Si è detto , al dì d'oggi , perchè P cftenzion de' torrenti , da che ne feguì ne* vicini tempi il taglio, e la rovina de'bofchi , fi calcola comunemente , chc fiali refa molto maggiore di quel che non fu negli antichi Fecoli . Ma pur lafciando da parte anche un tal rifleffo , benché molto giuflo , fupponiamo , chc ai tempi che Aquileja fu condotta Colonia , i noflri fiumi e torrenti occupaffero veramente a pieno il medefìmo fpazio d' oggidì , nulladimeno facendone di elfo la fottrazione dall'avanzo di campi 410392. poco fa calcolato , ne refterà fempre la fomma in campi 401542. di terra buona e fruttifera , che nella diftribuzione fatta alla Colonia Aquile-jefe avanzò F anno di Roma 572. in qualità di terra , fubfecivit ed ejìraclufa , e non affegnata , oltre le terre , che relitte appellavano*, ed infolute, cioè campi 6250. di paludi Iterili e falfe, e campi 8,8 jo. di fondi occupati dagli alvei de'fiumi e de'torrenti. Ed. *&d ecco , Fecondo che altrove ci fiamo efibiti, provato ad èviden-*a e colle mifurc alla mano, quanto poco fpazio importaffero negli antichi tempi , c importino tuttavia le terre Iterili e infeconde dei noflro piano, e pollo chiaramente in effere, che al calo della fpedi-2-ione della Colonia Aquilcjcfc, avanzarono in detto piano , oltre le dette iterili terre , e quanto di Fruttifero fu diftribuito a que* oloni } poco meno di quattro quinti di terreno pubblico, fèrtile e Uon° , nella fomma fuddetta di campi 401542, dove Drufo e Ti-rio ebber poi modo di tradur dai monti tanto numero di gioven-tu Carnica , quanto a un dipreffo baflato avrebbe ai Romani per quattro Colonie Aquilcjefi , trattate colla fteffa diftribuzion genero fa , ^on Cl,i fu diftinta quella Colonia , e di cui , di Lucca e Bologna in ^0ri> la limile non s'incontra in tutta la Storia Romana. Con che fediamo , per quanto può dedurli dalla Storia antica, e dall'efame Vigente delle vecchie memorie , giuftificata abbaftanza la quantità ^'1 terreno affegnato ai Carni nella pianura . CAPITOLO DECIMOTERZO. Della mutazione della Geografìa di Veneti in Carni nella noflra pianura , e chi ne foffe /' autore : del tempo in cui la medefima ricuperò V antico fuo nome fotto il titolo di Venezia inferiore i e quando V Mpì Noriche incominci afferò anch'effe ad appcllarfi Gamiche. Delle falfe querele intentate contro V autorità di Strabone in tal propofi-to ; e della vera intelligenza da darfi a quel fommo Geografo, e della fua difefa. He Cefarc Augufto , fotto gli aufpizj di cui DruFo e Tiberio con tal préftezza, e con tanta riputazione confumarono la guerra Alpina contro quelle genti , e contro i popoli della Rczia e della Vindclicia lor confederati , annovcraffe una tal imprefa fra le più grandi Memorabili cofe fue , abbondante teftimonio nc fono, la famofa ,Cri2ionc , e P infigne Trofeo innalzatogli per tal motivo nel Conta-.° di Nizza, la Colonia condotta ne' Vindclici, e dal fuo nome ^mortale appellata Augufla , e l'altra ìftituita ne'Reti, e decorata ln memoria del valorofo Drufo col nome di Drufomago . Ma ch'egli ncora fc nc compiacene particolarmente in quell'incontro della de- pallio- predone de* Carni, fembrami col maggior Fondamento, c con tutta la ragionevolezza di poterlo aflcrirc , concioffiacofachè, Fcbbenc a. Fronte delle due Colonie d' Aquileja e Triefic , prima d" allora gii condotte in qucfla noflra Provincia , inutile riputaflc quel Principe , c fuperfluo il rettificarlo, come Fatto avea nella Rczia e nella Vin-delicia , coli' impianto di una qualche nuova Città , pur nondimeno ci trovò modo di comprovarlo con una via la più nobile , e la pui decorofa pcr la nazion Carnica , che mai poffa dirli ; imperocché, tirata giù chc fu dai monti per opera Fua una Colonia sì numerofa di genti Carnichc a popolare il noflro piano, pcr nobilitare un tal fatto , e perpetuarlo nella memoria degli uomini, egli fu il primo nella novella fua Geografia d'Italia , o fia nella celebre divifìonc della medefima in undici Regioni , come oflcrvafi in Plinio , a Feparar con mano autorevole dalla rimanente antica Venezia la pianura medefima , e col nome proprio e particolare di Carni a registrarla geograficamente nella Region Decima , includendo la fteffa Aquileja e Triefic , benché Colonie antiche P una e P altra di Cittadini Romani, nel territorio Cantico . Ciò chc diede motivo a Strabone d' appellar francamente e fenza riferva Triefic luogo Carnico , e di calcolare Aquileja come Città lìtuata fuori della Venezia '> il che fi adottò pofeia da tutti gli altri Geografi antichi, da Strabone in poi fino a Tolommeo. Quindi potrà apprcnderfi con quanta ragione fienfi fatti i comcnti addofìò a Strabone, come Fc quell'immortale Geografo, quando appellò Triclle luogo Carnico , per puro e mero ozio fc P avefìe lafcia-to ufeir dalla penna , e condotto avelie fuori di via tutti coloro , che fbpra un tal punto all'autorità fua, fenza alcun dubbio gravili!ma , (a) Delle fi appoggiarono (a). Augufto, e non Strabone fu quello , che do-Ant. Kom. po aver coperto la mafiima parte del noftro piano di genti Carni-dtirijtr, ebbe anche la vaghezza di perpetuarne la memoria, cambiando Pag- 35' con mano fortc c povrana qUcfta noftra Geografia, abolendo dal Tagliamento in qua l'antico nome di Veneti , e Follitucndovi dal Tagliamento al Formione quello de' popoli Carni , chc per Fatto fu? qui lì tradufTcro , e formarono d'indi in poi la malfima parte della noftra popolazione . Da Augufto apprefero Strabone e Mela quella novella Geografia, c di Plinio è il merito d'avercela confervata intiera nella Fua Geografìa d'Italia , dove fi dichiara di non voler far alno chc un efatta copia della medefima , e di voler Fcguitar fcdcl-(h)Tlirt. niente il metodo e l'autorità di lui ( b ) : Qua in re, dice egli, prsr f.ìb.nuCap.v. fari neceffarium efl, auttorem nos Divnm Atiguflum fccnturos , dcftrip~ tionemque ab co fattavi Italia totius in Regione* xi. Non fono adunque <11JC le undici Regioni di Plinio , chc (11 eftratto, e una Fcdcl copia di quelle d* Augufto ; e fc nella Region Decima preffo Plinio noi doviamo i Carni fituàti nel noftro piano, ed cftefi chiaramente dal-Ic hocchc del Tagliamento lino a quelle del Formione (*), la novi-f»,) xl certamente, nè da Plinio, nè da Strabone, o da Mela dipende, *' m* dalla Deferitone autorevoliffima d'Augufto, da cui non folamente ?ll"io, ma Mela ancora e Strabone la prefero. Jl Chiarifs. P. de Rubcis fu d* oppinione , dhc quefto noftro pia-110 5 benché attribuito da Augufto nella fua Defcrizion dell' Italia Particolarmcntc ai Carni , confervaffe nondimeno anche il general no-me di Veneti (b). Ma a me fa paura P univcrfal confenfo di tutti (b ) Dijjert. I Geografi di quel tempo, che ftanno contro, e regiftrano i Carni , e £ ' II noftro piano , con piena e total fcparazionc dai Veneti. Sembra 1?4. ^Ho fteffo fondarfi un tal parere fopra l'antica lezione di Plinio, introdotta da Ermolao Barbaro, dove fra fcritto (c): Sequitur deci-(e) Tifa. ** Regio Italia Hadriatico mari «ppofit* Fenetìa : CUjHt fluvius StiÀsi, &c< Col qual modo di dire verrebbe a farfi f effetto , chc 1* intiera yWt ,497. Region Decima , in cui fon deferirti anche i Carni, foffe general-mente comporta dalla fola Venezia. Ma poiché una sì fatta proporzione non regge alle prove , trovandoli nella Region Decima di Plinio indilli , oltre i Veneti, e i Carni, anche gPlftri, chc fenza alcun dubbio non furono mai comprdì nella Venezia, così credette il Cellario t fecondo che attefla Lattanzio , o chiunque fiafi l'Autore (\à)DeMort. del Libro delle Morti de' Perfccutori (d) , Trovincio quoque in fru-Verfecut. fla concife , multi Trafidcs & plura Officia fingulìs regionibus , ac pt-Cap. vii, ^ civitatibus data . Quindi e che incliniamo a credere , che Aurelio Vittore, paragonando la rcgolazion d'Adriano, ed eguagliandola a un dipreffo a quella di Coflantino, intcndeffe di dire in rapporto all' Italia , non già delle minute differenze , e della divifion della medefima in diciaffette Provincie , flabilira tanto dopo da Collimino , ma bensì della foflanza di un tal filicina , e di qU(.l che andò a ferire principalmente , e nel fuo più delicato la polizia , e h liberta fteffa Italica i cioè a dire della crcazion de'quattro Confo-lari fatta da Adriano, col dcllinarli, fecondo chc riferifee Sparziano, ( e) Spart. CjLU^'L in tuxn Italia CO : Quatuor Confularcs per omnem ItalianiJ** ìiadr. dices confiituit. Non Non può negarfi, che una tal dcflinazlone non Fa quella , che Aie*-de il grave colpo alla libertà d'Italia , c non ne formi una prima cPoca , per averla Adriano tutta intiera affoggettata al giudizio di quattro ConfoUri , o fieno Prefidi , e ridotta del pari colle altre genti in forma di Provincia. Cotcfla piaga aperta in feno all'Italia non fi emarginò mai più , e fu tenuta viva anche fotto i fucccflori d' Adriano, che dieder luogo a un tal Magiflrato , ora fotto il nome di Giuridici, ed or di Correttori . Ma i turbamenti grandi , celebri n^ Ifloria , che nacquero nelP Imperio da Comodo in poi, non pcr-tiferò ad efil di dar quel fello autorevole e rifoluto al fiflema d' ariano , che diede poi Coflantino ; e potè egli più degli altri, do-P° fupcrati tutti gli emoli , e ridotta fenza oflacoli in tefia fua tut-ta quella valla Monarchia , badarci feriamente . Quindi Aurelio Vittore ben dille , chc fotto di lui perfeverava ancora il fiflema d'Agno ,paucis immutatisi perciocché i cambiamenti , e le mutazione fi fcrmaron tutte alla fuperfizic , e non andarono a battere fe non fe il nome , e il numero de' Prcfidi i e all' incontro il piano ef-fenfciaic delle Prcfidenzc Italiche , e la condizion di Provincia perfe-aerarono ; e laddove Adriano a quattro Confolari , Coflantino a due Vicarj affoggettò P Italia , dividendola non più in quattro Prefiden-*e , ma in due Diocc fi , P una delle quali intitolò di Roma, e l'altra d' Italia . L* efler , o il non eflfcr fbggetta a Prefidi, fu quel che deci-fc dello flato d* Italia , ne P andar fottopofla più a due che a quattro, importò per effa differenza notabile , o diverfità di condizione . La minuta divifion medefima in diciaffette Provincie , che vi aggiunfe Coflantino , dieci delle quali affegnò al Vicario di Roma , e fette a quel d' Italia , non alterò lo flato Italico , fe non dal più al meno , perchè da Adriano il gran colpo erafì già fatto . E quefta , a mio giudizio, sì è l'intelligenza , quello il vero fenfo delle %>raccitate parole d'Aurelio Vittore , fenza forzarle intempeftiva-mcntc a lignificar la divifion delle Provincie in prima e feconda, c k diftribuzion dell' Italia in diciaffette Provincie : regolamenti, chc c°n probabilità molto maggiore adattar fi poffono , e forfè anche li abbono ai tempi di Diocleziano, e Coflantino . Un tal fiflema però di governo, che avea per bafe i due Vicar;,. etiche alla regolazion d'Adriano non fia da riferirli, pur nondimeno rj^0^ Lfc ombrar potrebbe più antico di quella di Coflantino, trovandofi pn- vi. Leg, iv. m* della medefima nominato il Vicario d'Italia in una fua legge, Tn.DeJrrv: nel fecondo Confolato di Crifpo e Coflantino Cefari , cioè Sa'CT"VaL * anno di Crifto 3 21. a Giulio Vicario d'Italia ( a ) , in tempo che m\l\u Y 2 la ré- la rcgolazion di Coflantino non credefì promulgata Fc non circa Fan-Ca) Differì, no 328.. (4), fc pur anche ella non dee riferirli all'anno 331. Far. Erud. c"10c alPanno immediate dopo che fu celebrata la Dedicazione della PaZ' 1 u nuova Città di Coflantinopoli, al qual anno Fe ne Fa menzione ne-J-J^ ^?nna!> gli Annali d'Italia (b). Ma cotefla legge, e un cotal Vicario può pa* hen Far pruova, che Coflantino Fe ne valeffe del fuo fiflema, e io mandaffe alla pratica parecchi anni prima di farne legalmente, e con folcnnità la pubblicazione, ma non giunge in verun modo a far credere, chc i Vicarj d'Italia, e una così fatta civil difpofìzione prima di Coflantino fi accoflumaffe . E fino a qui fui punto della regolazlon d'Adriano, e dell'intelligenza del paffo d'Aurelio Vittore, abbiam creduro bene d'uniformarci intieramente al fentimento del Chiarifs. Signor Marchefe Maffci, ma non fappiamo poi come aderire al medefìmo, dove all'oppofio fi è dato a credere , contro il parere del Cardinal Noris , che Adriano dividendo l'Italia in quattro , ed affegnando ad ogni quart3 parte un Confidare, che la reggefie , niente, o poco innovarle intorno all' Italica libertà . Antonino Pio fu uno di quefli quattro Con-folari, a riferto di Capitolino , che chiaramente fcrivc del medefì-fc) Capite!, mo , come (e) ab Hadriano inter quatuor Confulares , quibus Italia Anton. Tiq . CùmmittelatUY y clellus cfl ad cam partem regendam , in qua plurimum poffìdebat. Quello, a parer mio, sì e" un fottopor l'Italia ai Prefidi, e un ridurla in forma di Provincia con tal chiarezza , chc niuna interpretazione che dia fi in contrario , e niun argomento negativo chc adducali, di mancanza di lapide e di memorie , potrà mai di-Jflruggerc 1' autorità pofitiva di Sparziano , e di Capitolino , che i quattro Confolari di Adriano, non per Giudici al Civile, o di minor grado ce li rapprefentano , ma per Rettori affolliti , e fenza alcuna riferva , quibus Italia committebatur , o fia per Prefìdi ad regendam italiam . Oppone quel chiaro Scrittore colf autorità d'Appiano, chc Por-dine de' Confolari non fu flabilc provvedimento , e chc dopo Adriano fi tralafciò . Sopra di chc convicn riflettere, chc Antonino Pio fuo fuccelTorc, fecondo che attcfla Capitolino, fatto che fu Impcra-dore, lafciò ognuno col fuo, e tutti in poffeffo di quegli Tjfìzj, che (d; Capito!. ammÌjiÌilravano , fenza dar loro fuccelforc (d): FaBus Imperator nulli eorum quos Madrianus provexerat , fuccejjorem dedit. Ogni ragion vuole adunque, eh' egli non abbia dato fuccelfore neppure ai Confolari, e che un tal Ufizio durafle anche fotto di lui nelle perfonc, che Adriano avea pronioffe a quel pollo . Morto Antonino Pio , certa. Antica del Friuli. 17t ta cofa è , che finì la denominazione1 de' Confolari , ma non per quefio finì F Ufizio, ne in altra maniera è da interprctarfi Appiano, chc viveva dopo i Confolari, e in tempo de' Giuridici ; perciocché Marc'Aurelio, che Fanno di Crifio idi. ad Antonino fucceffe, ten-nc falda la malfima , e a imitazion d' Adriano provvide anch' egli all' Italia colla creazion de'Giuridici (a) : datìs Juridicis ìtalU confi- f^U. Mt lllit > ad id cxcmplum , quo Hadrianus Confulares vìros reddere jura Aurei. $ri $À&pa r*/*» lxxvhi.C^ VcH«r&iira th Mapna eWe>re? : At pofiea morem Uhm difiribucn- Hamb.^1752.. di quidam in ludis ifiis majoribus, quos Tratores curant , exceptis qua P3Z' Ij2?' *lor* fiunt, Juridici Italiani adminifirantcs abolcverunt , pratcr fiatata a h/larco jus dicent e s . ^on furono dunque fotto Macrino aboliti i Giuridici ammmi-1 Urati- furanti l'Italia, ma tutto all'oppofio abolirono elfi, eccedendo l'autorità di Magiftrati Italici lor conferita da Marco Aurelio, e alzando tribunale nella Città di Roma, il coftumc di diftribuir certe cofe al popolo ne'giuochi mattimi de'Pretori: fegno evidente, che il lor Magiftrato era non folo in tutto il fuo vigore , ma era giunto eziandio all'autorità foverchia, e alla prepotenza , nè fi fa quando ceffalfe di effere . Si fa bensì , che cinquanta tre anni dopo , cioè verfo l'anno di Roma 270. in cui falì al trono Aureliano, in vece de'Giuridici veggonfì i Correttori a comparire, celiando in cotal gui-fa il nome di Giuridici, ma non P Ufizio . Il Marchefc Maffci , che non vorrebbe a neffun patto udir Prefidi in Italia prima di Coflantino, e che fcartò i Confolari d'Adriano come Ufizio di poca du-rata, e i Giuridici di Marc'Aurelio cjual Magiftrato di balla lega, non fi Pentì poi di negare ai Correttori una vera e autorevole Pre-iìdenza , ma fi riduflè , non fa p rei con qual fondamento , a negar loro l'ordinario Magiftrato . L'unico , eh' egli adduce, sì e quello, che i Correttori, che fi veggono nelle Lapide e negli Scrittori prima di Coflantino, di neffuna delle diciaffette Provincie Cran Pre-fili, ma fopra tutta Italia, o fopra una gran parte di effa era caduta P ifpczion loro .. Ma ciò può ben confermare, che l'Italia innanzi a Coflantino non era ancor divifa e fquarciati in diciaffette Provincie, ma niente affatto mette in effere , perchè la medefima in quel torno abbia a crederli non foggetta agli ordinar; Prefidi , e perche i Correttori dell' età fìiperiorc a quel Monarca per Magiftrati puramente accidentali, e ftraordinarj abbiano a confidcrarfi . Per Ufizio ftraordinario non fi è già ofato dall'iftcflb Maffci di pretendere quello de'Confolari d'Adriano» e pur eglino non cran più di quattro. Qual numero foffe preferitto ai Giuridici e Correttori dell'Italia , le poche memorie che reftano di qucfti tempi, non nc fan parola » ma è da tenerli pcr certo, che una tal incombenza non fu mai appoggiata a un folo. De'Giuridici, l'cfpreifion di Capitolino foprallcgata non ci lafcia nemmen dubbio: c àe Cor rettori, non è da farli cafo, perche Diocleziano e Malfimiano per cagion d'efempio, a un certo Numi-(a) Lìli.vu. àio fcriffero affolutamente (a): T^umidio Correttori Italia* impcroc-Tk< xxxv. cn£ ancnc Trebellio Pollione nella Vita di Tctrico, diffe di Aure-Quibtis non ^ano C^1C avca ^tt0 co&ul Correttorem totlus Italia , in tempo che ohiicit dal medefìmo fuo con tefto fi ricava, che ciò dee intenderli follmente di parte, come fi dirà > ed è ben da dolerli , che di niun altra diftribuzion di territorio fra Confolari , o Giuridici , c Corretto- rettóri di quelli tempi , Faci rimalìo un così chiaro é nobile regiftro . Nella FcarFezza e rarità delle notizie , che fi ofTerva Fra i tempi d'Aureliano e Coflantino, non è tanto poco il numero de'Correttori Italici, perciocché in foli anni trentaFci, che fi frappongono fra F u-no e l'altro Governo, parecchi fe ne trafpirano, per confinone dello fieno MafTci, come farebbe a dire Tetrico, Pofiumio Tiziano, Elio Dionigi , Onorato, Numidio, Volufiano , e nella Venezia Giuliano, e forfè anche Andino j il che ballar dovrebbe per far vedere , effer troppo un tal numero , perchè- fi credano Ufizj ftraordina-rj , che non fi fpedifeono fc non di rado . L pure fi vorrebbe in così breve fpazio di tempo, che tutti quelli , oltre tanf altri , de' quali fe ri' è fmarrita forfè la traccia , fi con fiderà fiero per Magiftra-ti accidentali, e che di elfi non fe ne faceffe conto, fe non come Ufizj infoliti c ftraordinarj, fpediti non a reggere, ma a correggere femplieemente gli abufi dell' Italia, deducendo ciò malfimamcnte dall' intelligenza, che diedero gli Scrittori de'buoni tempi alle voci di correggere , e di correttore , chc per emendare, e per emendatore le p re fero .. Ma fino a tanto che viverà PcPpreflìone d'Aurelio Vittore, là dove dice, chc Aureliano (a) Tctricum , qui Impcrator ab exercitu in (a) vili, h Galliis cjfctlus fucrat , Cerretlorcm Lucania provexit , afpergens homi- Aurelian. nem eleganti joco , fublimius habendum regerc aliquam Italia: partem , quam trans Alpes regnare , non mi perfuaderò mai , che i Correttori di qucfti tempi foffero femplici Emendatori, in tempo chc per Rettori, e Correggenti , e dirò così , Conrettori , e Prefidi ordinar; , te memorie antiche ce li prefentano . Fra le due figure d' Aureliano e Tetrico pafsò quefta differenza , che Aureliano come Impcradore in Italia regnava, e Tetrico come Correttore, una parte ne reggeva, e non correggeva, o emendava, pcr forma del mcdclimo paradello , che l'aftuto Imperatore lì lafciò ufeir di bocca , indorando , come fuoi dirli, la pillola a Timeo , già fuo competitore al trono, cioè, chc più fublime polio era il reggere alcuna parte d'Italia , che il regna* re di là dall'Alpi. Anche Trcbtìlio Pollione , come ho detto, fcrif-& di Tetrico, chc Aureliano lo fece Correttore di tutta Italia (b): ^fofr r CorrecJorcm totius Italia, > tdefi Campania , Samnii , Lucania , Brut io- Senior. Yum , Apulìa, Calabria, Ilctruria, atque Umbria , Ticeni , & Flami-nì&, omnifque annonaria regìonis. Dal che chiaro feorgefi, che il titolo di Corrcttor d'Italia, ed eziandio di tutta Italia , non importava il governo di tutte , ma di parte folamentc delle regioni Italiche i che ; è oflervabil cofa è il veder tanto prima adombrata in certo modo r idea della DioceFi di Roma , ftabilita pofeia nell' univerfa! f frema di Coflantino . Ecco adunque ciò che furono i Correttori innanzi a Coflantino; etti furono veri Prefidi, e Rettori ordinar], c non Correttori , o fempliei Emendatori, fpediti flraordinariamentc ? c tali fi confcrvarono anche dopo di lui, incontrandoli non di rado nelle età più baffe fra i Prefidi della Venezia , e nel medefìmo pollo a vicenda , ora i Correttori , ed ora i Confolari i il chc è credibile , come (a) Ver. III. pur fi confetta dallo fteffo Maffci ( a ) , dipendere affai dalle condizioni 'V11I< n^ fot f0SSctto, ebe andava in governo. Nella Lettera del Romano Senato fcritta alla Città di Cartagine > chc ci con fervo Vopifco nella Vita di Floriano , fratello di Tacito , i quali ad Aureliano amendue Fucceffero nel 275. e 27^. fi fa grande allegrezza, perchè nelPelezione di Tacito , ritornato era in mano a quell'alto Confetto il diritto di crear gli Augufli , c perche ornnis provocatio Vrafetli Urbis crit , qua a Troconfulibus , & ab aliis ordinarli* Judicibus emerferit . In quo quidem edam vcflram in antlquum flatum rediiffe eredimus dignitatem . .Così in altra fcritta a Treve-ri fi dà notizia qualmente creandi Trincipes judicium ad Sena-tum rediit , fimul ettam Trafittura Urbana appellatio univerfa decreta cfl . Dello fletto tenore dice Vopifco chc fu fcritto , Untiocbenfibus, lAquilejenfibus, Mediolanenfibus , Alexandrinis, Thcffaloniccnfibus, Corin-tbiis, & Atbenicnfibus. impcrciò non fo come poffa rivocarfi in dubbio , che in Italia fin d'allora , cioè trent'anni prima di Coflantino i Tribunali , che noi chiamiamo di prima iftanza , non fi trovaffe-ro, e chc non folo in Cartagine, in Trcvcri , in Antiochia , Alef-fandria , Tcffalonica, Corinto, ed Atene, ma in Milano ancora , ed in Aquileja, cioè a dire in Italia, non vi foffero Troconfoli, o altri Giudici ordinar] , dalle fentenze de* quali fi dà conto non Fenza il fuo motivo a tutte quelle Città , chc ripigliato crafi Pantico ufo d* interpol- l'appellazione innanzi al Prefetto Urbano. E pure il Marchcfe Maffci non ceffa d' infiflcrc e di dire , che tanto è fontano, che l'Italia prima di Coflantino , e fin dai tempi fbj Ver. III. d'Adriano paffaffe allo ftato , e alla condizion di Provincia (b), cnc ivi lib. vii Sparziano nella Vita di lui replicatamcntc diftinguc P Italia dalle pro-fo!* *55- vincic, narrando in un luogo , che Adriano aurum coronarium Italia-remìfit , in Trovinciis minitit ì e nell'altro , che qucll Augufto ncll* abolire i debiti , chc tanti aveano col Tifico , una regola tenne in Urbe atque Italia, e un altra in Trovinciis > e aggiungendo in conferma l'autorità di Capitolino nella Vita d'Antonino Pio, d ovc dice anch' anch'egli , che queir Impcradorc aurum coronarium , quod adoptio-»« fua caufa oblatum fuerat , Italicis totum , medium Vrovincialibus reddidit. Al che aggiungeremo noi candidamente un nuovo attcftato di Capitolino mcdclimo nella Vita di Maflimo e Balbino, dove nclF Epiflola gratulatoria a que' due Augnili, Fcritta da Claudio Giuliano Confole foilituto dell anno 2 3 $. leggonfi fra le altre le feguenti parole : Gratulatus Italia , quam cum maxima ab boflibus vaflatione de-fendiflis : gratulatus Trovinciis , quod incxplcbili avaritia Tirannorum Uccratas ad fpem falntis reduxiflis . Ma tutte quelle autorità , fc ben fi confidcrano, che effetto mai fanno , fc non quclIo di ùr vederc chc l'Italia anche dopo affoggettata ai Prefidi , continuò nondimeno a calcolarli di un grado affai più nobile ed elevato delle altre Provincie , e come fede e centro dell'Imperio a riporrai- dagli Augufli meritamente la fua diftinzione ? Sparziano e Capitolino, chc ufarono fra l'Italia e le Provincie una tal differenza , non fon forfè que* medefimi, che all'incontro afficurano, che l'Italia tutta fu da Adriano affoggettata ai quattro Confolari'? Il perchè non è da farfì alcun fondamento, fe Lattanzio, Scritto* de'tempi di Coflantino, dille anch'egli eli Mailimiano collega di Diocleziano, chc tenea l'Italia Fede dell'Imperio (a) : ipfam Imperii fedem tenebat Italiam i e che(a)D$Mort. ricchillimc Provincie gli eran foggettc : Jjib'jacebantquc opulenti(fimaVerfec' CaP-"Provincia. vnI- Quel chc fi dice di un certo Bulla capo de'Ladroni, il quale Fotto Settimio Severo, verfo gli anni di dillo 204. e 205. pofe alla volta di Brindili feicent'uomini full'armi, e depredò per due anni continui malamente F Italia , in faccia a tante milizie e allo fteffo Impcradorc; per lo che Severo fiaccar dovette in fin della feena da Roma fteffa un Tribuno della fua guardia con gran numero di Cavalleria , e con ordine cfpreflb di prenderlo vivo, il che con aftuzia e con ftratagemma al Tribuno venne anche fatto fortu/iatamcntc di porre ad effetto; quel che fi dice, replico , chc fe ci foff ero flati Tre-fidi, il reprimer cojlui di efi era ufizio e cura, non corrifpondc a quanto Dione innapreffo narra di Bulla , c come a fronte di molti che lo perfeguitavano , era di tanta fveltezza e fagacità , che ( b ) (h ) D'<> Lib. ro cÌXìo-hÓ/uìvo; : vifus licet non vidcbatur , non inveniebatur inventus , deprebenfus non capkbatur. Impcrciò non ballò diligenza nè di Prefidi y nè di altri per attrapparlo ; e Severo medefimo con un ordine de'più rifoluti, ÌmÒl arra a-neiKm-iac, : gravia quadam minitans, appoggiar dovette a un Tribuno della fua guardia , cioè a dire ad Z uno uno de' più confidenti un negozio di tanta molcftia . Nò che a Prefidi foffe fiato raccomandato prima un tal affare può metterfi in dubbio , perciocché pcr addietro effendo fiati prefi, e carcerati, e prof-limi anche ad effer efpofti alle fiere due di que' mafhadieri > Bulla , al dir dello Storico , per liberarli fi trasfigurò in maniera di dare ad intendere al Carceriere, eh' egli era il Prefide di quella contrada : 7r\oL(TCJLfj.ivo^ eoe, rXe, 7r£trpI£ot; cL^ycov : fimulans fc effe regionis Trafidemi e con un tale firatagemma glie li cavò di mano, ciò chc a lui non farebbe certamente riufeito, Fe in Italia , come pretende-fi, Prefidi per anco non vi foffero fiati, e fe in quella tal Provincia, ov'eran que'Ladroni, la figura , e l'autorità di un Prcfidc , piena d'alto diritto , e ben fornita d' crgafioli , e di foldati, e di Fatclliti, attualmente non vi fi foffe ritrovata . Il Foggiungcr poi, chc l'avere il Senato Panno 238. come atte- (a) \ Capitol. fa Capitolino, eletti venti Confolari (a), ut dividerct bis Jtalicas in Cordiants 1 ,s , % n- r s 1 \ Senior. re%iones contra Maximinum prò Cordianìs tuendas , baiti a far C * J (b) Ver. III. chiaramente conofeere, come in tutta Italia Tre fide non era alcuno, a. ivi. col. 150. me fembra afferirfi fenza il menomo fondamento; imperciocché cote-fio Magiftrato di venti fenza gran fatica ognun può conofeere , che fu firaordinario, e femplicemcntc militare , e deflinato per quel tal incontro ad tuendas Italicas regiones , e non ad regendas ; il che Capitolino, nella Vita di Gordiano il giovine , dichiara ancora meglio col dire , che il Senato un tal numero di foggetti non a guardar P Italia particolarmente , ma P univcrfal Repubblica , avea lecito : ad (c)Liv.Lìb. Hcmpublicam tuendam delegcrat . Laonde quella elezion così fatta può JFaltuft^Catil wfepifcfeHi piuttoflo a un di quegli ftraordinarj Magiftrati, chc ne* Cap.xxx. cali eftrcmi della Repubblica veggonfi a vicenda nella Storia Romana Veget. de re affidati dal Senato, ora ai due Con foli , ora a un folo (O, c talo-Cap lìÌÙ'il1' ra ai Confoli, Tribuni della Plebe, e Proconfoli infìcme (d) , e tal-Cd) Caf volta ancorala! Magiftrato dell'Interregno, ai Tribuni , e a un Vi-Bell. CalL ccconfolo (c) , colla claufola : Vidercnt ne quid Refpublica detrimento, ti Cap. ti capcrct t L'autorità de'quali era sì grande e germinata , che du- v. vii. Cic.proDeìot. rantc ^ *0,*° Sfìzio > mtl gli altri Magiftrati tanto in Roma che &Vamil.Lib. fuori , benché tuttavia fuflifteffero , perdevano in certo modo la loro xvi. Ep. x. attività , e la Repubblica tutta era talmente polla nelle fue aiani , vVd.mCìc C'1C dal lor tribunale non davafi appellazione nemmeno in Roma y Milonian. come offerva Pcruditillìmo Dujacio (f) : S cnat use onfulto in banc for-[ 0 Jo. Dou- mam faftQ f Confulibus tota Rcfpublica committebatur , ita ut ab iis 'HptfadLìv. P'''°vocatio non effet, ctiam intra Vrbem . Niente dunque quelli tali loc. cit. Magiftrati pregiudicavano all' effere delle Polite Magiftrature , tanto Urba- Urbane, che Provinciali, nò può dirli per tal motivo , clic gli Stati, dove s'innoltravano , foffcr mancanti dell'ordinarie Prcfidcnze . Si va nondimeno per ultimo predicando , ebe (a) nclV ijìcffa ve- (a) Ver. Illm nuta di Coflantino, il quale prefe Sufa a forza d'armi , fu accolto in ivi, Milano, attraversò con efercito tutta V Italia Circompadana , è venne ad affediar Verona, non era pojjìbilc , che rimaneffero ignoti affatto, ed innominati i Tre/idi dell'Alpi Cozie , della Liguria , della Venezia . Ma chiunque Fa, che della venuta in Italia di Coflantino il Grande i regiftri Storici fono affatto mancanti, e che non ci refta altra memoria di Scrittori contemporanei , che quella dei due Panegirici la-feiatici , l'uno da Nazario , e l'altro da Scrittore Anonimo , dai quali a gran fatica fi fon potute riunire le poche notizie , che non iftoricamentc, ma in via femplice dimoftrativa , e con mano molto parca, per quello che rifguarda la Storia , d'un ingreffo così ftrepi-tofo ci fon pervenute, non ne farà gran cafo del lìlenzio iftorico, e di qucfti così* fatti argomenti negativi . Anzi cfaminando diligentemente l'Anonimo Panegirica , che l'anno 313. cioè l'anno fubito dopo P ingrelfo di Coflantino, alla prefenza del medefìmo recitò F O-razion fua in Trcvcri , troverà eh' egli , benché non efea fuor del proprio iftituto , e di niun Prelìdc in Italia faccia menzione , pur nondimeno cafear fi lafcia dalla penna la condizion di Provincia dell' Italia Tranfpadana innanzi a quelli tali tempi , là dove dice , che fuperato da Coflantino il Piemonte , e lattone P ingreffo come in trionfo nella Città di Milano , non Tranfpadana Trovìncia videbatnr recc-pta , fed Roma . Egualmente adunque a noi fembra , pcr le ragioni fìnquì allegate , chc s'ingannalle il Chiarifs. Signor Marchefc Maffci dall' un canto, nell'opinare contro il Panvinio, che fotto Adriano l'Italia non veniffe fuftanzialmente a perdere la fua libertà , e non incominciaffe fin dallora a foggiacere agli ordinar; Fuoi Prefidi, di quel chc crediamo dall' altro , che lo fteffo Panvinio , e dietro a lui lo Scheltra-tc , e qualch' altro efimio Scrittore del noftro fecolo ( b ), andaffero 57or errati nel confondere, contro quel che penfa fondatamente il Maffci, Ts^ap. Lib. 1* ima regolazione con l'altra, e nell'attribuire ad Adriano F univerfal Cap. v. Lib. fiflema dell'Imperio, che introduffe poi Coflantino, e particolarmcn- lI* K te quello dell' Italia, e la divifion minuta della medefima in diciaffette Provincie; ftante maffimamcntc chc di qucflc tali cofe, innanzi a Coflantino , alto fìlenzio s'incontra, nò ricordanza alcuna o monumento ritrovali in tutta F Antichità Fno ai tempi dell' Autore della Notizia dell'Imperio , chc fcriflc circa Fanno di Criflo 426. Con Z 3. ciac chc confermali Fempre più , che tanto la divifione in due" della Venezia, quanto quella di tant' altre Provincie dell'Imperio a i tempi di Coflantino abbia a differirli, c chc in confeguenza la Geografia noflra e denominazione di Carni non fiafi cambiata in Veneti prima di quelli tali tempi . Ma pur nondimeno mi fi può tuttavia replicare , che la divifione delle Provincie in due , introdotta da Diocleziano , e adottata poi folcnncmcntc da Coflantino, non fu altrimenti in fupcriore e inferiore , ma in prima e feconda, noto effondo a tutti, che la diflinzionc in fupcriore e inferiore fu molto più antica , e fapendofì molto bc-( a) Tacit. ne , che fin dai tempi d' Augufto la Germania Cifrcnana (a) ci' xu! Lib^Tv. Illirico (b)'' tla quelli d'Adriano e di Svctonio la Mefìa (e) : c Cap. Lxxnr. così la Pannonia fin dall' età di Tolommco ( d ) , e la gran Brctta-Diq Lib. lui. gna di Settimio Severo (e), in fupcriore e inferiore fi difeuopron (b) Ynfcr. ^W^*' A perche la Venezia veggendofi anoh' cflà diftinta in fupcrio-Crut. pag. rc e inferiore , e non in prima e Feconda , quefta divifion così fitta CCCXCVI..». i. Fembra piuttofio ad era più limata , e non a quella di Coflantino ^V'teìc^'xv aPPartcncrc • Al ebe fi riFpondc, ebe il coftume di {eparar le Pro* iJfer. "crttt. vincic In Fupcriore e inferiore, fupcrando di affai non folo l'età di p. ccccxcm. Coflantino, ma quella ancora d'Adriano, niente può concludere nel-Tà)Ttci ^ Prc^cntc eontrovcrfia, nè può fare altra prova, fc non che, olrre Cecwr. Lib. ha nuova divifion delle Provincie in prima e feconda, qualche luogo ii. Cap. xv. ebbe nella rcgolazion di Coflantino anche l'ufo antico di dividerle X(e)IUrodìan *° fupcriore c inferiore ; e il trovarli per appunto divife in tal mo-Lìb.uL Cap.^-° la Germania di qua dal Reno, l'Illirico, la Me fia , la Panno-vir. nia , e la gran Brettagna fin. dai tempi fopraccitati , e la Venezia folamentc dopo la difpofizion di Coflantino, forma argomento ben grande, che la divifione eiella Venezia in due, all'età di Coflantino, e non a quella d' Adriano debba attribuirli. Comunque nondimeno ciò fiali, quel che abbiam di pofìtìvo sì è, che il nome1 e la Geografìa Carnica introdotta da Augufto nel noftro piano , Vuo c°n certezza afferirfì , che non fu abolita prima dei tempi d'Adriano, e durò forfè ancora fino a quelli di Coflantino . Egli è dunque tempo mal impiegato P andarli a perdere ne'vafti campi dell'immaginazione, e il predicar contro il f*,tto, e centro (£) Belle il confenfo, e l'autorità di tutto il mondo, che (/) eretta .Aqui-dell')p°pa lcJu ìn Colom'a > cd ^itto per fuo Territorio tutto il piano dal Ta-35. ' 'giumento al Timavo , e alle Colline, non fi fa che Carni l'abbiano occupato mai , nè che fopra il Territorio Aqnilejc/e fi fano p0fìati, Gran voglia ha d'ingannarli chi non cura diftinguere il Territorio d' una o" una Colonia dal Fondi Colonici ad cfTa diftriblltti. Noi Famo intimamente perfuàfi , che il Territorio Fegnato allorché Aquileja Fu erètta in Colonia , folle tale qual lì pretende» ma dall'altro canto Fam ficuri , che agli Aquilejeiì non fu diflribuito , nè confegnato in proprietà, fe non chc un quinto o poco più di un tal Territorio, e chc gli altri quattro quinti reftarc-no in picn dominio de' Romani , quo pofiea fi vellent, novos Colonos adferibcre poffent, giù Ho la più volte allegata regola Liviana. Il che lì verificò per appunto Fotto Augufto , che v' mtroduffc i Carni , che gli occuparono , e in un tal Territorio vi lì pollarono. Inutile ancora è f efagerare , che gli Aquilcjefi Coloni de Romani , donati del Gius Latino non potevano mai trasformaci in Carni, e che chi quefio diceffe, di Romana Storia farebbe molto - digiuno ; perciocché affai più digiuno a me fembra chi non è giunto, o non li è curato di giungere a fa pere , che Aquileja fu , come furono d* ordinario tutte F altre Colonie Romane , nome Colonico c Municipale, e non di Gente, odi Nazione, e chc la Colonia Aquilcjcfc fin da principio fu condotta nella Venezia, e nella Venezia fempre vi fi mantenne , lino a tanto che Augufto tirò giù dai monti i Carni ad occupar tutto il piano Veneto di qua del Tagliamento , toltine i Foli Fondi Colonici degli Aquilcjefi ; e che Fui fondamento di quefta gran novità ftabilì poi nella fua celebre Defcrizion dell' Italia , che coreico piano non più Veneto fi dicclft, ma Cantico . Tutta la novità adunque andò a finire fra il nome non già di Aquilcjefi , ma fra quello di Veneti c>di Carni, di moelo che gli Aquilejeiì e la loro Colonia , per tal motivo niun cambiamento patirono, e niuna trasformazione, ma reftarono quegli Aquilcjefi ftefli di prima ; e il Territorio folamentc , in cui tradotti furono , rifentì la mutazione , e cambiò il nome antichilfimo di Veneti in quello di Carni. Particolar rifleffionc nondimeno merita qui l'oflcrvarc , chc i popoli Carni, condotti giù dai monti per opera d' Augufto , non coprirono folamentc il piano Veneto fra il Tagliamento e il Timavo , ma fi ftefero ancora a tutto il Triefiino dalle foci del Timavo fino a quelle del Formione , occupando in tal guifa tutto il terreno fot-topofto all'Alpi, che tra il Formione e il Tagliamento s'innalzano, come di Fopra colf autorità di Plinio abbiam dimostrato. Il chc può Servire ei'indizio manifefto , contro quel che Strabone par che inten-defle nel paffo altrove da noi pollo in difamina , chc Carni erano anebe i popoli dell' Alpi polle fopra Trieftc , e che V Alpi Carnichc comprendevano fin dallora anche il Monte Ocra , o fia quella porzione ne d'Alpi, che fovraftava al Triefiino , è chc divide Triefic anche oggigiorno dalla Carniola ; c che tanto V Alpi del piano Veneto , quanto quelle del Triefiino foni mini tirarono di mano in mano le genti Gamiche, che lungo le medefìme tirate giù fi veggono in qucll' incontro nel terreno fottopoflo . E d'una tal conghiettura tanto più ce ne facciamo argomento , quanto chc F Antichità ci palcfa Città Carnica ben vetufla , non altrove ragionevolmente polla che al Monte Ocra , perchè fornita del medefìmo nome , e di cui Plinio chiaramente attcfla che apparteneva ai Carni , e eh' ai fuoi tempi era già (a)Tfì)t. Lib. diflrutta (a) : Venere psnetis Ut ina, & Celina: Carnis Segeflc , & ni. Cap.xix. Ocra. Quindi non fia meraviglia, fe circa un fccolo dopo l'età fuel-detta , e i tempi Auguftei, noi veggiamo fotto Antonino Pio tuttavia fuffiflcrc i Carni ncll' Alpi del Triefiino , come col fondamento d'antica Lapida Gruteriana all'ottavo Capitolo li è fatto vedere. Ma un punto ancora dell' antica Geografìa di quelle noflre montagne fembra chc refli a dichiararli , ed è quello di fapcre , qua! fortuna correffero nella depreflion generale dell* Alpi gli abitanti dell' Alpi Noricbc , o fìa quel ramo di Norici , chc Strabone aflicura, chc ai tempi fuoi , e ncll'occalìonc d'un tal tumulto occupavano ancora in confin de1 Carni alla fronte dell'Alpi > e verfo Aquileja , quella porzion di montagne , che llendefi dalle fonti della Piave e del Dravo, a quelle del Savo c del Nadifonc . Strabone certamente, chc aflicura un tal fatto , c chc fcriveva in quel torno , in quelle flcffc montagne, o Fa. lotto il monte Ulpio , poco dopo non ci mette più Norici, ma i Carni in vece loro ci fa comparire , come può raccoglierli da quanto fu cfpoflo , ovc trattammo di cotclle Alpi. Dal chc potrebbe forfè elcdurlì fenza offendere la verità , chc ai tempi di Strabone, è nella general depreffìone delle genti Alpine lì cam-bialfc anche quella feena , e chc cotefla Colonia di genti Noriche forzata folle a levarfi intieramente dai nollri monti , c a ritornarfe-nc probabilmente colà , di dove anticamente fe n' era ufeita , cioè nel Norico di là dall'Alpi» e che Auguflo , chc fui nome di Carni cercava fama , fuppliìfe anche alla popolazione dell* Alpi Noriche con tanta gente Carnica , quanta , come dice Dione , & incolenda regioni fufficerei , & ad rebellandum non fatis virium baberet . Comunque però fiali un tal fatto , egli è cofa certa , chc da quelli tempi in poi nell'Alpi Noriche i Norici non fi udirono più % c che i Carni in vece loro, o tempo o tardi vi s'ìntrodulfero , e vi ft mantennero poi fempre, con ferva ndofi anche al di d' oggi ncll' Alpi Noriche fra il Tagliamento e la Fella l'antica Nazione, c il vecchio chio nome di Carni . Non glunfero 1' Alpi Gamiche ; ftefe anticamente, come fi diffe , dalie fonti del Nadifone e del Savo a quelle del Formione e del Nauporto , a confeguir tanto , benché con più. di ragione il doveffero > perciocché ufeiti fuori nel Fccol quinto di Cri-fio dalla Sarmazia i barbari e feroci Fendi , o come pofeia fi dif-fero gli Slavi, a innondar nella Germania il paefe de'Vandali (a) ,(a; Mmì_ e nel fccolo fulTcgucnte a por piede nella Mofcovia , Lituania, Polo- nientdCiuv. nia , Ruffia minore, Podolia , CalTubia , Moldavia , Valacchia , Bui- GeoZu garia, Servia , Ungheria, Boemia , Moravia , Lufazia , e finalmente ",lw*C'v,i nell'Illirico ancora , e nella Dalmazia e Pannonia ( b) , mettendo ( b; C/uv tutto in ifcompiglio e in dcfolazionc , e occupando un immenlo Fpa- Germ. Ant. zio di terra dal Tanai e dal Volga in qua fino ai lidi noflri dell' Llb' Adriatico (e) , giunfero ad invadere anche l'Alpi Carnichc, e cac-?^V'7, •,• ciarine ì Carni, antichi e naturali abitatori di cotelh monti, vi fi adC/uv intr. pollarono , e colia fua lingua Slavica , e co'barbari fuoi collumi fi GeoZr- Lib. confervano tuttavia dopo tanti fecoli fino all'età noflra , cambiato IV" Cap* nu avendo l'antico nome ti Alpi Carnichc , in quello di Scbiavonia . E qui dovrebbe aver fine quello Capitolo , e infìeme ancora la preferite Geografica efercuazionc , Fe le querele , clic da taluno veg-gonfi polle a campo contro P autorità di Strabone , e contro alcuni fuoi palli da noi recati per fondamento nel decorfo della prcfcntc Opera , non ci obbligafl'cro a paffar più oltre, e dintorno ai medefimi , e alla difèfa di quello fommo e incomparabzl Geografo, a trattenerci ancora un poco . Dicemmo già nel primo Capitolo , che fra le molte autorità allegate , concorreva anche quella di Strabone a far conofeere , che il noflro piano era Veneto , e coflituiva una porzione dell'antica Venezia. Nell'undccimo all'incontro oifervammo , per teflimonianza del medefìmo , chc lo flelìo piano confideravafi fuori della Venezia, ciò che ferve fecondo alcuni , a pregiudicar molto al credito e al decoro di sì grave Scrittore, e a convincerlo d'incofianza c contraddicimcnto. E pure tutto all'oppofio è da conchiuderfi , come a fuo tempo fc n'è già data una qualche riprova, concilfiacofa-chè il Geografo lungi dal contraddirli, e dall' effer diverfo da fe medefìmo , ne lafciò anzi un chiaro e poffentc argomento della fua diligenza, e della fua efattezza, col tramandare in cotal modo ai poderi il regiftro dell' una e F altra Geografia di coteflo piano , tanto cioè dell' antica, o fìa Veneta , che della moderna , e dominante a i fisoi giorni, o vogliam dire Carnica . Si fon già adelotti que'palli, dove Strabone fa Veneto il noftro piano , e quelli ancora , elove lo fa Carnico , nè qui perderemo inutilmente il tempo a ripeterli > e aggiun- aggiungeremo Foltanto , che una fol volta nel Libro quinto egli lo* fa) Strab. fece Veneto (a) , laddove rcplicatamentc ce lo' defe lille Carnico , cioè Lib. v. pag. una volta nello fteffo Libro quinto, e un altra nel fettimo : dichia-(b7) Id ibi ran^° altrcs' in queft'ultimo Libro, Triefic pcr luogo Carnico ( b ) . pag. 206. & Batterà riandare colla memoria quel che fin da principio abbiam Lib. vt i. p rem elfo , cioè quali regole proponete Strabone a Fe medefìmo, per Pflg* non formare contro di lui un giudizio così ingiùrioFo . In que'pae- fi , dice egli, dove i Romani, non per diflribuzionc puramente politica , e per ripartimcnto e norma di Provincia , ma per nuova introduzione di popoli, e per cambiamento di nome e di linguaggio, alte rarono inabilmente , e con mano forte ed autorevole i confini, nato cfTcndo un nuovo metodo di Geografia : orta alia quadam regio-num divifione , banc plurimum curare debent, ut puto, qui Gcogra-pbia aVrf|. ^ , fiotti»*, moleftiam intnlerunt, e> ^ r^,,^,, «fa^ *«ew vidimiti; qui & bxc Romanis fubegit, c> 7,/ cepil 7tiaritimas piratarum munitioncs. Ma non per tutto ciò ardircifimo noi di trarne argomento , che all'occafionc di Cotefti guerra Strabone veder potette comodamente, e quali in cafa propria Servilio, non eficndo nell' addotto fuo paffo a'b-baftanza chiaro, in qual tempo, o in qual parte egli il vedeffe , e icmbrar potendo ancora troppo lungo m cotal modo il corfo della tUa vira, ebe tuttavia fuOiftcva nel 770. fc Strabone medefìmo non ci dafìe animo , e non ci fi palefaffe altrove per contemporaneo di Folommco Aulete, augurando ebe il Regno di quel Principe fuc-«00 in EgmoaToIommcoLaturo, apparteneva ae giorni Puoi' ( c) : (c ) Li. Ùb. Lovjqv é% enarro 0 Averne, 6 , Bc yrip h r>k KXìo- Xv'« p«g- 7rct7pxe, jrarwp: Lathurum autem excepit Aulctcs Cleopatra pater, Rcgnum obtinv.it atate noflra . Oflcrva nondimeno il P. Pctavio clic in luogo di Laturo fu intrufo da Siila nel Reame d'Egitto Alcflan-dro , figliuolo d' un fratello di Laturo , e che in capo a diciannove giorni dagli Alcffandrini ne rimafe uccifo, a cui fa fucccderc un altro Alcflàndro Fuo fratel cugino, cacciato poi dai medefimi nel 688. e a quefto foftituifee il noftro Aulete , raccorciando in tal guifa il fuo Regno di ben quindici anni Cd). Ma la fola autorità di Strabone , (d ; Ratio» Scrittor contemporaneo, non ci lafcia dubitare dell' intrufione e illc- Temp.Vart.x. gittimità d'amendue gli Aleffandri , non riconofecndo egli per legit- Uh% lw'CaP' timo fucceffor di Laturo, fc non Tolommco Aulete; ciò chc confa- (O Clem. ma anche Clemente Alcflandrino, che nella ferie de'Re d'Egitto fra Lib.i. Laturo ed Aulete non ammette neppur egli alcun altro Re , e fa Strom' CaP-regnare Aulete pcr l'intiero fpazio di venti nov* anni (e ) , dal ^ 3. j^" OsinV' in cui morì Laturo , fino al 70;. in cui, ficcome ricavali da una 1715. lettera di Celio a Cicerone, Tolommco Aulete mancò di vita (/) . (*.) c!c- Fa' Che che ne fia dunque de'due Aleffandri fuoi competitori al Trono, Sj^5^f**fc A a Cg], egli è Fempre vero, che Tolommco Aulete in qualità di Re viffe ai tempi di Strabone dall'anno di Roma 673. Fno al 701. Per la cjnal coFa niuna incongruenza vi può cfìerc, che il nollro Geografo vc,.Lr potefle Servilio in Alia anche P ultimo anno della fijddetta guerra, cioè l'anno 681. in età ancor tenera, e non eccedente gli anni otto» con chc Fc gli verrebbe a dare un età d'anni 97. Fno all'anno 770. in cui lappiamo pcr bocca Fua propria , che viveva ancora , e (a) Strab. lì flava tuttavia rivedendo la fua grand* Opera (a). Quanto poi Stra-l'g 'V* Pag' k°nC f0Pravvivcfl"c all'anno 770. non fi e per anco potuto gi-ftifica- rc , e fi {à folo, che nel 776. non dovea più vivere, dichiarando (b) Id. Lib- Cg\i ne' fuo[ regiftri Cizico per Città libera (b)9 alla qua! Città (c) Tac! U\«u W aPPunto in detto anno fu da Tiberio levata la libertà ( e ). naU Lib. iv. Pretende il Morlerio , fenza però il fondamento d' alcun vecchio Scrit-ub^ivid^Li t0rC * COm° °^erva y Fabrizio ( d ) , che Strabone campaffe fino all'. fium. anno medefìmo 776. Chc fe così è, giunfe egli all'età all'incirca ( d ) Ribl. d'anni 103. età rarilfima fra mortali, ma ebe pur nondimeno non (trac. ibi. £ fenza efempio anche ai dì noflri. Ma ciò che fiafi di quefto, che non è il vero feopo del noftro difcorfo, ella è cofa certa per le ragioni allegate, che il noftro Geografo nacque molto prima dell'ottavo fccolo della fondazione di Roma, c morì in confeguenza in età molto più grande di quello chc finora non fi è creduto. Fu Strabone gran confidente c compagno d'Atcnodoro, Filofofo ( * ' S^a^' Stoico ( e ), che pcr atteftato di Dione conlidcravafi fin dall'anno j 'ì9■xvl,Pa&' 7 z4.. da Mecenate per uno de'più figgi e autorevoli con fui tori di (i) DioLib.Ceiare Augufto (/')• Fu altresì amico e compagno (g ) , cr/Ào.; yg\ ni. Cap. iraipocy d" Elio Gallo , che nel 729. Fuccclfc nella Prefettura d* Egit-(g)l*Strabt to a CaJ° Pctroni° C^)« Circofianzc tutte, che ci fanno Comprende» Lib. ix. pag. re in quelli tali tempi un età ben foela e virile non meno in Are-7°' ' L'b not,°10 c<^ Gallo, clic in Strabene mcdclimo, che fi dà il tito- 1 in Cap ^° ^l ^oro amico c compagno. Attefta egli d'avere flanziato lunp-o xxix. Strab- tempo , jreAuV %pcW , in Alexandria (/)• Se poi > c°nic fembra Lib. xvn. p. verifimile , vi fi trattenefle in quella elotta Città Jpcr attendere agli (V) 7Sn'ab. ^UC'J nc^' ct* ^ua giovanile, tacendolo egli, non ardirò nemmen io Lib. 11. pag. di pronunziarlo. Dico bene, chc molto per tempo, e fin dai prin-P'F cipj di quel fccolo dovette dedicarli con particolar cura allo ftudio della Geografia, trovandolo già noi nel 714. lul* ancorc nel mar di Candia , e ncll' Arcipelago a efaminar P ifolc di que'mari , nel momento che Augufto, dopo la famofa battaglia d'Azio, ftava in Co_ (k) Id. Lib. rimo fulle molte , per trasferirli in Roma a celebrarne il trionfo (O-x lag. A46 Servirà, credo io , tutto quello abbondantemente per provar quello chc ANTICA DEL FRIULI. , ,„j IraXlac ,W SaMrr* r»;*™» «"* > al gcntcs Illyricas univerfas *uu C>.tv. r^f*. E cosi pure da Aufonio C*): „^ ^ . ~ì Ma C1 Cl. n°n eviene ahufarfì di un 1 St^ìSfc tefto di Strabone, perciocché il Geografo fi dichiara, benché Erodi" Carm' vfI' no dica di tutte, eh ci non intende di parlare fc non di parte di quelle genti, e di quelle propriamente che abitavano ali» lftro (c): (c) Strab. Amr*i a ttxTTopw rote ttì^ tcp hpCy rft I,fc„p/JC£, »$n(rt. v^ Lib. v. pag. tet hoc emponum iis , qui circa iflrum accolunt, lllyricorum gentibus 2°6' Nulladimeno a noi fembra troppo fiottile e ricercata una tale interpretazione, c crediamo fermamente, che Strabone qui intcndelfe l'Illirico in tutta la fua eftenfione, in conformità di quello chc fcriffe Erodiano; il quale incominciava a quefta noftra parte dal confin d' Aquilep e terminava alla parte oppofta all'Iftro, o fia alla Fponda defila del Danubio , e a Fronte di tutti qucfti COsì Fatti argomenti ci ufnghiamo di non a bufarci degli allegati paifi di Strabone, fe per ben intenderli e Scontrarli , ricorreremo all'altra deferizione che nel fecondo Libro ci ci fa dell' Italia . Egli in poche parole 'ce la deferire anche qui, cfponcndo, che formali la fua prima parte dalle pianure, chc fon fituate a piò dell'Alpi fino all'Adriatico e luoghi circonvicini, e chc l'Apcnnino quindi fi ftcnde in mezzo alla mede fima in lunghezza di fette mila ftadj : che in quanto alla larghezza ella è affatto ineguale, e chc principiando al confin del mar Lumi ftico, la rendon pcnifola il mar Tirreno, il marc Aufonio e F Adriatico (d) . Circa i fuoi'mari poi, tlice che il mar Tirreno (d) Id. Lib. dopo il Liguftico a lato dell Italia fi ftcnde fino all'Aufonio o fia "' Wf-mar di Sicilia : che il mar di Sicilia continua a levante dell'Italia , e chc pattando per lo ftretto fra Regio e Melfina , fi difteode fino a Locri, dov' entrali nell" JohlO , di cui, dice egli, è porzione il fieno, che prcfcntcmcntc chiamali Adriatico; l'imboccatura del quale incomincia dagli ultimi confini della lapigia , e dell'Epiro, e i Fuoi Iati fi formano, il deliro dall'Illirico, e il finiftro dall'Italia, fino all'intimo feno, ov' è pofta Aquileja (e) : 07'"L,fl; R&TOC ^ (e) id. ibid. *r* V\jv 'Ac'p/tf rWycUKitu* Tata èl tm piv ìv h\tòi àfatteàp n' Pa&-",-n6. 'lìkvpìc, Trotto', tmV J* ìutowiiov n 'Ir etnici, jne^p/ T« lw%* r* «ara twV AwvXvW : Jonius autem fmus pars efi maris, ?«0^ Adria dicitur : hujus dextrum latus lllyricum , fmijìrum Italia facit, «/^«e *i intimos receffus prope Aquilejam. Venga ora chiunque a imputar Strabene d' errore, e di fmemorag-ginc , ed efclami a fuo talento, che il medefìmo nella deferizione dell'Italia non fa neppur parola d'Illirico, chc diffìcilmente troverà i creduli, che gli preftino orecchio. L'Illirico, dice il Geografo in deferivendo per appunto l'Italia e i fuoi mari , fórma il deliro lato dell'Adriatico, e l'Italia il finiftro , fino all'intimo feno di un tal mare, e lino al confin precifo della Città d'Aquile/a ; di modo che non farà alcuno d'intendimento cosi ottufo, chc, fatti a dovere e con diligenza i confronti, negar vaglia al medefìmo a quello palio F cfattezza e la puntualità, e chc non rcfli pienamente convinto in Geografìa , chc f Ifiria fecondo lui non lolle comprefi ncll' Illirico , e ebe per confeguentc fui lido dell' Illirico , c in confin dell' Italia e d' Aquileja , gl'Iftri non fòffero i primi- Potca confeguirfi anebe altronde il fentimento di Strabone , e la fua coflanza intorno alla Geografia dell'" Illirico prima de' tempi di Augufto, descrivendoci egli ad altro paffo ifteffamente i popoli Illirici come poffeffori fin dall'intimo feno di tutta la fpiaggia dell'Adriatico , e in confeguenza anche di quella dell" (a) Id. Lib. Iftria {a): katì^optx; tviv AJp/otmwV Trctfìcthi&v moio-zir cltto tu vii» pag- Jio. pUyQ apfa/^W : oteupantes maritimam Adriatici maris oram omnem > ab intimo finu ineboatam . Io non dirò niente dell' ingiuria manife-fta , chc falli in queft' incontro anche a Pomponio Mela, per aver (b) Mela a tcmP* domani diftefo gP Illirj fino a Trieftc ( b ) , caricandolo Lib. ii. Cap. fuor di tempo e di propofito di Scrittor difavveduto , e pieno Zeppo di sbagli, fenza dargli nemmen quartiere , e non badando punto alla giuftifìcazion folcnne , che a quefto paffo nc fa il Cellario , coli' av- (c ) Orb. yertire , chc Mela qui IcrifTc ( c ) , ut fxpe facit, more priorum tetti' ^Lib^i P°rum " ■Dirò * fitonTando a Strabone , che lì cerca indarno f0pra Cap. ix.Seff. 1111 tal Punto di fmcntire colle fue proprie parole queft' efimio Scrit- i. n. 151. torc, troppo uguale, e prcfcntc troppo a fe fteffo, e perciò appclla- pag. <>66. to meritamente dal Cafaubono, colle cui parole chiuderò ( d ) , vcyc (d) If. Ca- . . ., ., .. *. fattb. ad magnus Scriptor > qui temere uibil dicere folct ~ Strab. Lib. vi. Ed.Amft. 1707. pag» 441- CON- conclusione: I fiamo finora ingegnati colle prove più certe , è colF autorità de' più gravi e claifici Scrittori, di dimoflra-re , quali e quanti fonerò gli antichi noflri Popoli , e Fra che limiti fi reggette di tempo in tempo la vecchia noflra Geografia > c abbiamo ancora , Fecondo le deboli noflre forze , proccurato d'cFaminarc e diFcuterc varie quiflio-ni, che a detti popoli, e alla medefima Geografia ci Fon Fembrate in qualche modo appartenere . Tempo e ormai di por fine , e raccogliendo le Farte di tirarfi in porto , e di conchiudcre , chc per Forma di quanto di Fopra si e fatto vedere, il noflro piano fituàto fra i due fiumi Tagliamento e Timavo , Fe dall' epoca Troiana , come par che inclini a credere tutta P Antichità , dipender dee il pattag-gio di cotefle genti, fu fempre abitato da' Veneti, popoli d' origine ' Gallica , e non Illirica, o Paflagonica , e nella Venezia antica fenza interruzione alcuna confidcrato , per undici e più fccoli fino all' anno di Roma 738. e chc Panno 566. in cui probabilmente fi fcparò dall Ifiria, e fi unì all'Italia il territorio, che giace tra il Formio-in e e il Timavo, e ebe oggidì comprende il Triefiino , fu accrcfciu-to il piano medefìmo di un tal tratto , fotto il nome Fc non di Venezia , certamente fotto il più generale di Calila Cìjalplna , e non mai fotto quello di Japidia . Conchiuderemo iflcttamentc, chc le Alpi che fovradano a detto piano , dalle fonti del Nadifone e del Savo fino a quelle del Formione e del Nauporto, furono occupate molto per antico, e fin dai tempi di Tarquinio Prifeo , dai Popoli Carni, gente Gallica anch'etta , vCrfo fanno di Roma 156". fino all'anno fuddetto. 738. pel corfo poco meno che di Ei fccoli ; donde L' Alpi medefime P appellazion di Carnichc acquiflarono . Conchiuderemo ancora , che in quell* anno 738. flati eflcndo condotti giù dall'Alpi » fuddetti Carni, a coprir la malfima parte del noflro piano e del Triclinio, la Geografia noflra antica fi cambiò, c nella celebre D^crizion dell'Italia in undici Regioni, formata da Augnilo , e tramandata ai poflcri dalla diligenza di Plinio , principiò il tutto a dirfi Carnico, così il monte, come il piano; e Carnichc forfè per popolazione ci divennero a un tempo fletto anche P Alpi Noriche , dove al dì d'oggi unicamente fi fia riflrctto e rifuggito P antico nome Carnico fin dal fecol fello di Critto, in cui gli Slavi il il cacciarono dall' Alpi Carnichc, c il cambiarono in quello, che tuttavia conservali, di Schiavonia . Se a qucfti tempi, c a quelle ori-fa) Dille gini fi riferirono gli Scrittori noflri Friulani, allorché dittero, &c> pa^g™-!?. flcrc ftat0 ^ Friuli ab antico paefe de' Calli, dittero il vero , nò fi meritarono il rimprovero d'aver grandemente errato ; certa cttcndo non meno ne' Veneti che ne' Carni l'origine Gallica, e il lor paf-faggio dalla Francia in quelle noflre parti fin dalle età più rimote . Conchiudcrcmo finalmente, che la Geografia Carnica non li mantenne lungo tempo , nò giunfe forfè alla durata di un fccolo e mezzo , s'egli e vero , chc l'Italia ricevette nuova forma di governo fotto Adriano, e chc le Provincie fotto di lui incominciattcro a lacerarli in due. Ma fe ai tempi di Diocleziano e Coflantino fi differita un tal fuccefto, come altri col Marchclc Maffci ama piuttofto di fare , ella non fi mutò Fe non circa tre Fecoli dopo, e il noflro piano , abolita P appellazione di Carni , Fotto il nome di Venezia Inferiore paFsò di bel nuovo a riunirli alP antica-Venezia ; Fembrando innoltre , che in queft' ultimo cambiamento il nome Veneto pcnetraP-Fe fino nclf Alpi , fe preiliarft fede ad Ammiano Marcellino là dove (h) Amiti. na,.,.a Goti, com' erano iri feorrcndo ( b ) adufquc radices jtU Marcel* Lw. . * 2 xxKj.Caù.xvi. P*?m Jultarum, quas Veneta* appeltabat antiquitas. Come poi dopo. Coflantino, e fotto i Re Longobardi fotte accrefeiuto il noftro diftretto di quel tratto dell'antica Venezia, chc giace fra il Tagliamento, e la Livcnza ; come in procefto di tempo il tutto di bel nuovo P appcllazion di Veneto perdette , e d'Auflria e di Friuli il nome acquiftatte : come fotto il Re Grimoaluo potefs' egli per qualche tempo accrcfcerfi d'una terza parte del territorio d'Oderzo , e come finalmente fi riftabilittc il moderno confine della Livcnza , da molti noflri dotti e valenti Accademici è flato infino ad ora eruditamente dimoflratp , nò del noftro iflituto è il parlarne di più . Quefta dunque sì è P antica» noftra Geografia, quelle le noftrc vere origini , qucfti gli antichi popoli chc qui fiorirono , e chc la chiarezza c Nobiltà loro per sì lunga ferie di fccoli alla memoria noftra tramandarono. Imperciò gran torto lor facciamo, e a noi medefimi, nei voler ripudiare in certo modo la i°r gentile e decorosa eredità, e nel differire ai fecoli dell'ignoranza, e a tempi vici-niffimì P acquiflo di un tal fregio, forzandoci di riconofeerio con indegnità noftra e con vergogna da genri le più barbare, e lc più felvagge della terra , piuttofto, chc dalla propria e immortai ftirpe Italiana, più colta certamente c più nobile, c dai naturali noflri an-tichittimi e generofi antenati * Ncttu n Ne/Turi popolo dalla difperlìon delle genti in poi , per comun Fentimento degli uomini dotti, Fu Fenza la Fua Nobiltà . Balla concepire introdotta una volta la Focietà , o un qualche governo, pcr comprendere la necciHtà del Re, del Principe, e di chi lì dillingua per figura , per abilità , c per talenti dal batto popolo. Chiunque ebbe la Fortuna di diftinguerfi ^ quegli era il Nobile. Grande efempio nc abbiano negli antichi abitatori della Germania, popoli, per la coltura del corpo e del coftumc , rozzi oltremodo, e poco più delle belile c felvaggi a fegno di marciar tutti ignudi , uomini e donne, continuamente in quell orrido e congelato clima . Una pelle di fiera ben piccola, o un ifpido cortilfimo fajo di forma quadrata, o una corteccia d'albero, gettati Fui dorfo, e raccomandati al collo con fibbia, o fe quella mancava, con uno flccco, erano il loro abito. I più ricchi fupcravano i poveri d* un giubbetto affettato alla vita , ed esprimente tutti i membri del corpo, e d'un pajo di ftrcttiffimj brache di tela, o eli cuojo-. Tali ce li descrivono Ccfare, Tacito, Mela, ed altri Scrittori gravami (a). E Ccfare Germanico per/a)r chiamiamo Mobile, come Tacito, antichirtimo e diligentiflirno inve-'w/'' ■ fligatore de' fuoi cofiumi, non lafcia luogo a dubitare. Càpu*'™' Chi intende di parlare della Nobiltà prefa in quello fenfo, non v"*> ** potrà mai afferire con verità , che un popolo la portaffe all' altro Troem' Lib-Ogni popolo, ogni focietà ne e già dalla fua origine naturalmente\(bj Tach in pofleflo, fenza Infogno cb' altri glie la comunichi. I Romani,^»»"'- Lib gente la più nobile chc mai fia fiata al mondo, chi potrà pretende- U* C(ìp'xn re chc portaflero eglino la Nobiltà , non dico già ne1 Veneti , popolazione nobilnfima , e che millantava al par de' Romani Porigine Troj ina , ma ne' Carni, gente Alpina , e barbara piuttofto chc nò ? Si governavano i Carni molto prima a Repubblica , e per confeguen-tc aveano i fuòi Rettori , e i fuoi Magiftrati : fpedivano Ambafciadori , e gli ricevevano: affidavano truppe, e ftabilivano leghe: in fomma laccano gli atti tutti della guerra , e della pace ; ed ecco anche fra loro naturalmente ed in origine gli uomini diftinti, e folle-vati fopra il baffo popolo, ceco la Nobiltà i Poterono bensì i Romani ammaniàre , e rendere più docile-* più pulita e gentile, colf introduzione uV fuoi cofiumi, e di tante loro famiglie Nobili, la No- B b .bilia bikà di quello barbaro e fiero popolo , ma non mai recare ad eflb come una cofa nuova la Nobiltà . Anche la Germania, come fi è detto, avea la Fua Nobiltà > e pure Gnco Domizio Corbulone ai po-(a.)7V/f. poli della Frifia , dopo che gli ebbe Fupcrati (a), Scucitura 3 Magi" an*C>fi i firatus ' tew *mP°fuit » ac ne jujja cxucrcnt , Traftdium immunivit. ' Chi dirà per quello , eh' egli portaffe loro la Nobiltà ? Elfi F avevano molto prima , per attcllato di Tacito , e Corbulone non fece altro , chc renderla più dimcflica , e più ben regolata, coli' ìhtroduzion delle leggi e della polizia de' Romani. Lo flcffo Fecero i Romani ovunque portarono le loro armi vittorioFe, e maflime Fra Barbari, e nella Germania flcffa , la quale non riconofee già dai medefimi la Nobiltà , ma bensì F umanità , le leggi, e il vero modcj di vivere nobilmente, Che Fc la Nobiltà voglia prenderli in altro aFpetto, cioè inquanto ella può renderli e fi rende alla giornata un Fregio ereditario nelle Famiglie , Fenza preci lo merito delle perfonc de' difendenti , quefio è un negozio, che Fra Barbari, e maflime fra gli antichi popoli della Germania , dalle famiglie Reali in fuori , ebbe poca o niuna (b) IIerodot. voga • Parlando in genere, Erodoto attcfla Cb) , ftijw ti arra; th$ lib. u, psg. j2zp/3apitc airon flirt pie, ru>v aò\cdv ùyicpi'.Vic. 7io\yi\ricov tJc tu; t/-J75' %va; ptavSdvoirac > rùc ZKyovxc rarm '. roùc cTg cìncL\cty[i'>v ne intcndevafi ereditaria Fe non in quelli, che ereditavano anebe il valore; non riputandone infra di elfi la Nobiltà ebe un femplice acce/Torio , da non paragonarli col valore, unico loro e principal requifito , per poter afpirare ai gradi, e alle dignità della milizia, e poter elFcre ammciTi ai Fa-grifizj e alle affemblee . A differenza di quella , ebe noi chiameremo Nobiltà di valore , o Fa Militare, i Romani ne vantavano un altra, appellata Nobiltà di Fangue, o vogliam dir Municipale, e Cittadincfca , preferendola alla Militare, che lafciavano all'ordine Equcftre, ordine medio fra la Nobiltà e la plebei e la fondavano principalmente fui teflimonio delle immagini de'loro Antenati, eh'aveffero occupati gradi Nobili ne' Magiftrati Curuli della Repubblica, come farebbe a dire l'Edilità, la Pretura, ilCcnforato, e il Confolato > le quali doveano riporli nel fito più riguardevole della cafa , formate e dipinte al vivo, e con quella efattezza , che ci vicn deferitta minutamente da Polibio ( c ) . E in (c ) T§/yb. cotal modo nelle folcnnità pubbliche, chi mollrar potea le immagini Llb' vl*CaP~ de' fuoi maggiori, ben fornite ed addobbate, era uomo T^obile : chi Ll* la fua folamentc, era uomo 7{uovo , c chi nò la fua, nè quelle degli Antenati, Ignobile appellavafì i e quanto maggiore era il numero di cotefte immagini, tanto più illuflre e cofpicua era la Nobiltà . Una menoma colpa , o un puro accidente di guerra ncll' antica Ger- . mania , con gran facilità interrompeva il corfo alla Nobiltà Militare ; non così alla Cittadincfca ne' Romani, la quale una volta che fi foffe confeguita , colf ufo delle immagini, e col procedere per difeendenza delle ordinarie Magiftrature, paffava placidamente, e fenza intoppo, di padre in figlio nella pofìcrita . Imperciò molto più facile e ficuro dovette effere dall' un canto il tener memoria , e regiftro della Nobiltà Ereditaria de' Romani, e molto più difficile e incerto dall' altro il confervarne un filo di quella de' popoli della Germania ; e ciò tanto più incerto, quanto chc coftoro, come afficura Tacito, talmente andavano perduti dietro al giuoco , chc bene fpeffo fi giocavano con indifferenza, oltre le foftanze, non folo la Nobiltà , ma eziandio la Libertà; entravano nel numero de* Servi, e fe nc faceva ^clim ^elli dal vincitore il più vile e obbrobriofo commerzio (d). Cap. xxivl B b 2 Ma Ma ci Fi accrcfcc 1* incertezza' c ia difficoltà di molto dal fipcrfì, che preffo i popoli Germanici niun regiftro nè pubblico, ne privato po-tea tcnerfi delle loro flirpi, perciocché , come riferifee lo fteffo Ta- f a ) Id.ibtd. cito n£ uomini, nè donne cognizione alcuna aveano di lettere (a)'» Cap. xix. . /. ° , , . , Germani omnes litcrarum Jccreta viri pariter ac jamina ignorant . *l perchè fi trova chc la lingua Germanica non cominciò a metterli m ifcrirto, fe non nel fccolo nono della noftra Era, come colf aiitori- IvltTvb ll d'Cginardo oH'crva il Marchcfc Maffci (b). Quindi è, chcRotari, Zi. co/.'525. fello Re de'Longobardi in Italia , fe volle unire Fanno di CiiHo 64$-un Codice di Leggi Longobarde , dovette farlo in lingua e caratteri Latini, e non già in via di traduzione, ma in figura d'una fcmpli- ( c) Rer. u ce, e prima Raccolta eh'ci fece (e) , rememorantes antiqua lege pa~ To'n u* trum nofìrorum , qua [cripta non erant . E fe nel Proemio di un tal Codice allegar volle alquanti nomi de'Re fuoi prcdcccffori , non ci trovò alcun rcgillro , ma gli convenne ciò apprendere dagli uomini più vecchi della nazione : ab antiquii bominibus didicimus . Confidc-rate ora che prove, e che memorie di genealogie private, e di Nobiltà Ereditaria poffa mai pretenderli dai popoli Germanici, fc mancava loro fin la ferie delle pubbliche e Regie genealogie , e fe la difeendenza fteffa de' Re Longobardi, gente Germanica , così tardi per opera del Re Rotari , e non prima del fi.colo fettimo , incominciò ad avere in ifcritto un qualche regiftro ; il che non nacque fe non mercè gli ajuti , e F ufo di fcrittura e di lettere , apprefo in Italia, e dopo che la nazion Longobarda un poco alla volta iva FaccndoS connaturale, e divenendo Italiana. Dal che ben può comprenderli che razza di Nobiltà fi foffe in que' rozzi tempi la Germanica . Ella era barbara , tozza , ed informe , ricca non eP altro , che di fierezza , d'impeto , e d'ignoranza , e dipendente intieramente dall'ardire, c dalla robuftezza del corpo , per addeftrarc il quale impiegava ogni Fuo ftudio , e tutti i fuoi -penficri ; non curandoli punto di ripulì* l'animo , e di arricchirlo di quelle facoltà Fublimi , e di quelle di-Fciplinc , chc coftituifeono il vero Nobile , e diftinguon gli uomini dalle beftie , e chc portarono i Romani, e quella nobililfima e im~ mortai Repubblica al maggior colmo della grandezza , e al pofledi-mento d'un mondo intiero» di modo chc Fe alcuno dovefTe mai com-piacerfene , gran torto certamente avrebbe a non Farlo della Nobiltà Romana, piuttofto che della Germanica, effendo la Germanica tanto meno illuflre e pregevole della Romina , quanto è più (limabile, c più cofpicua la Nobiltà dell' animo di quella del corpo. In ogni modo però, lìccome innanzi i Longobardi, c prima degli fleili ^erìi Romani, ella è cola certa che infra di noi rifplcndcttc lempré k Nobiltà, così non è da metterli in dubbio, chc la medefima non vi fioriffe ancora in tutti i tempi egualmente in qualità d'Ereditala, i Veneti, i Carni, i Romani, 1 Goti, i Longobardi, tutti ebbero le lor famiglie Nobili, e le generofe loro e illuftri proFapie. J^la chi per quefto mi Fa dire, ovc fieno andate a finire le antichif-h*me de'Veneti e de'Carni ? Chi le ricche e potcntiffimc de'Romani ehe ptù degli altri qui fra noi fi trattennero? Chi quelle de'Goti ? Chi quelle de' Longobardi? La nazion Longobarda, che fra quelle * l'ultima, e la più vicina a noi, alla venuta di Cario Magno eb-hc un tal crollo , che appoco appoco perirono le memorie in tutta Italia , non folamentc della femplice Nobiltà Longobarda , ma ili tutte ancora le famiglie illuftri di tanti Principi e Duchi di quella gen-tc> di modo che non farà alcuno al dì d'oggi, che vaglia additarci, non dico già legittimamente e con prove , ma neppure con ragione» voli conghictturc , la ftirpe cnLariuima de' Duchi del Friuli, di Tri-Bigi;, di Ccneda" Trento, Bergamo, Brefcia , Spoleti , e di tant'al-tri. Fra i Longobardi, i foli Duchi di Benevento fecero tefta a Carlo Magno , e perciò fi con ferva rono anche dopo per molto tempo in poflcfTo di quel Principato ; il quale pofeia divifo in tre , fi diramò il lor cafato in Benevento, Capua, e Salerno. In cotal modo poterono elfi, più a lungo degli altri Principi Longobardi confervare in Italia la loro fchiatta ; e memorie fi adducono della lor difeendenza fin nei Secoli di qua del Mille. Gran lufìnga ini perciò potrebbe effer quefta della diftinta c illuflre Nobiltà Napoletana cT oggidì, di partecipare del fangue di,,que' Principi. Menta nondimeno di fentirfì in tal propofito , come la decida Pietro Giannone ,■ chiarimmo Storico Napoletano de' noflri tempi. Narra egli, chc l'anno 1077. a mancar venne intieramente la fuccciJio-nc de' Principi di Benevento (a), e che nel 1061. il Principato *i Capua, e nei 1075. quello di Salerno , erano già paffati dai Lon- n. pa9, co. Imbardi ai Normanni» e dintorno a quello di Capua la difeorre così Ed. F$uì ìb) : Ecco il fine della dominazione de'longobardi nel Trincipato di JJJ^'it * CctPua , che da Atenulfo con non interrotta ferie di tanti anni , final- ( f> ) $tor. ^cnte nella per fona di Landolfo V. s cjlinfe in qucfla Trazione , &c. H^P ivi » Hary-a l'Abate Defiderio ne'fuoi Dialoghi , aver egli nell' età fua Ve» lx* C*&* d'tti molti figliuoli di Landolfo di qua c di là cfuli, e raminghi , an- * ^" " ^ar mendicando per foflcnere la lor miferabile vita , &c. Donde può Clafcuno per fe medefìmo confiderare , chc il fangue di quefli Trineipi longobardi non f eflinfe affatto nel Trincipato di Capua ì poiché oltre B b j, che. che vi rimafero alenai Conti della razza di Atenulfo, de'quali per qualche tempo per li loro Feudi , che poffedevano , fi potè tener conto , e mo-fìrar la loro difeendenza in alcune famiglie : vi reftarono ancora i figliuoli di Landolfo , da' quali per la loro eflrema mi feria , e povertà non farebbe for/e incredibile , che ne foffero nati artigiani, e lavoratori di terra , ed altra gente di braccia , e che forfè anch' oggi , ancorché ignoti , infra di noi vi ftano : documento delle cofe mondane , e della loro incofianza , e volubilità , e di non doverfi molto infuperbire per la nobiltà del lignaggio fopra gli altri, i quali fc bene non la pò-tranno moflrarc , forfè faranno difeefi da più illuflre e gencrofa profapia , eh'e [fi non fono . E del Principato di Salerno terminato in Gifulfo , (a) Stor. ultimo Principe Longobardo, fegue ifteffamentc a dire (a) : Ed ecco K«P' ivi. come in Salerno s tftinfero i Principi Longobardi . Ma non però reflò III.' par. 59* tUtt0 eftlnta quefta Trazione; rimafero ancora , non altramente che nel Trincipato di Capua , molte famiglie dell* ifteffo fangue ne'Contadi vicini. Rimafero Guaimaro Conte di Capaccio , Tandolfo Conte di Cor-neto , &c. i quali erano ancor viventi negli anni ilio, e 1114. e Sicclgaita figliuola di Gloriofo vedova di Marino Cacapecc di l^apoli ancor vivea nel 11 55. Così ancora da'Conti Guaiferio , ed Alberto di quefio fangue, narra Tellegrino , effer derivata in Salerno la nobile famiglia di Torta, la di cui pofterità con ordine certo infimo all' anno fi ritrova nell'antiche carte: ficcome di molt altri Conti Salernitani , &c. £ fe oggi per ordine certo farà quafi che impoffibile trovar la ferie de'medefimi > non è però , che foffe in quefto Trincipato efiinto affatto il fangue Longobardo , e forfè anche al prcfcntc (larà na-feofto fiotto ruvidi panni di gente rufticana , e ficlvaggia . Documento ,. niente cfjcre la nobiltà del fangue , quando lo fplendore, e le ricchezze da lei fi dipartono. Così il Giannonc de'Longobardi di Benevento: c così diremo noi degli altri Longobardi , con Fondamento tanto più grande, quanto ebe più per tempo nella rimanente Italia accadde il loro eccidio . Se mai una Nazione perpetuar poteva inFra di noi la Nobiltà Ereditaria , ella fu certamente la Romana , per la lunga fua durata di fei in fette Fecoli , per P ufo e profcifione , fin dai fuoi primord; , di lettere, e di rcgifiri , e molto più pel grande espediente ch'ella aveva de'Cognomi , onde diftingucre le famiglie e le fuccclfioni , e poterne adocchiare in un tratto , e con fìcurezza la ferie ; dei quali ci refiano ancora nei nomi di molti dei noflri Villaggi evidenti le vefiigie . Ma quella noftra umanità , e le mutazioni continue, chc feco portano i tempi , non am-mctton niente di perpetuo : tutto è pafleggicro i e quelle tante illuftri -luftri famiglie perirono, e non ci rimane neppur ombra della lor difccnu'nza . I Bai bari, e particolarmente i Longobardi, in vece di portamela , Vennero a feora porre e a rovefeiarc la Nobiltà Ereditaria, c fia i ' 1 molti e gravi difordini, che fcco recarono in Italia , introduflcro anche quello di levare intieramente F ufo de Cognomi > e con ciò non folamentc incerto ci lanciarono, e turbato il corfo delle proprie genealogie , ma ruppero irreparabilmente il filo anche alle Romane . Una tal confuiìonc durò pofeia anche fotto i Re Franchi, e i Re di Germania > nè P ufo de' Cognomi potè più riforgere in Italia , fò non fc verfo F undecimo Fccolo : e non già tutto in una volta , ma appoco appoco, come olferva il Giannonc , di modo che a ben ri-ftabilirlo non ci volle meno di fecoli : Ma egli c da avvertire, dice queir accurato Scrittore (a), che quefta ufanza di tramandar i co-( a) Sto,-. %mmi à pofteri, perchè meglio fi dijlingiùfero le famiglie , cominciò ¥S|* U ù bene appo noi nel fine di quefio X. fecolo, ma moUo di rado; onde cap. u. pag. ne* Diplomi, ed altre carte di quefli tempi affai di rado fi leggono co- 584. gnomi. Si frequentarono un poco più nell'XI e XII. fccolo appo i l^or-tnanni ; ma nel XIII. e XIF. furono talmente diffeminati e flabiliti * che comunemente tutte le perfonc , ancorché di baffo lignaggio, fi videro QJ jSSh avere proprj cognomi, con tramandargli a" loro pofleri , e difendenti, morcaciaca, Lo fie ffo a fwo tempo fu oì&ryato anche dal Du-Cangc , dai Padri Mah ili. de re Papcbrochio , e Mabillonc, dal Muratori (6), e da tutti comune- D'pi»fn- Llb-mente i migliori Critici dell'età noftra; fra i quali meritamente <^ ^'apebr.Jlcl. da riporfi anebe S. E, il Signor Conte Rudolfo Coronini di Cronberg , Santi. Tom. illuftre ornamento ai di noftri della nobiliifima Città di Gorizia, 1V> ™*iU nella fua Dilfcrtazione dell' origine delle Famiglie Waldftein , e War- j2Jjr4f,Jln-tenberg (x ) . tia- Med. Ora fu quelli principj, chc oggimai fon paffati in giudicato , che ^^^^^ « ofi pretendere , che i Longobardi , gente barbara e immaniilìma , co^ _,22> j?jm c per atteftato di Patercolo teftimonio di prefenza , più feroce ancora Mcdiol. 1740-e beftialc elella fierezza fteffa Germanica ( d ) : ctiam Germana ferir ^f/^ld tate fcrocior , abbianci recata come una cofa nuova la Nobiltà, e e y'ya,up<\t *Ilial patrimonio fuo particolare in eredità tramandata infìno. a noi Gorit. \j66. (*)> non può effere chc un inganno del genio, e di chi non può ^V^^JJ' reggere al troppo chiaro e sfolgorante lume della verità. I Longo- jjyM c!cvù °"ri non pofledettero il Friuli ebe per due Fcoli , .0 poco più : (f>) De' V^ob. girono dalla Germania, e della Nobiltà Germanica fi è già parlato Variami aPhaftanza : introduffero fra noi più d' ogn' altro barbaro, e in par- ^ ' ^ * Scolar modo .la barbarie, l'ignoranza, e la dcprelfion totale delle pa„, Jt * * lette- lettere: lcvaron l'ufo de' Cognomi, cotanto neccffario per le genealogie , e che non potè più riforgere , fe non che verfo V undecime? fccolo , De' loro Duchi in Friuli perì ogni memoria in Rotgaudo , fa) ninnai condannato a morte da Carlo Magno nel 776". (a) . La Storia Friu-p* * lana da capo a piedi dindi in poi non ne parla più di quella Na- 2Ìone , Fc non Fe d'un certo Aitine , o fa Unione Longobardo del Friuli , chc fu uno degli Ambafciadori fpediri dal detto Augufto V (b; jtnnaL anno Su. al Greco Impcradorc Niceforo ( b ) > e di un tal Rodaldo hai. ivi pag. Longobardo , che innanzi Fanno 928. uccife il noftro Patriarca Lio-(c \ Monum ne ^c ^ ' Dc^a difeendenza di coftoro nclfuno ne fa più parola. Non Eccl. iAquil\vye documento da Carlo Magno in poi, che di pofterità Longobarda col. 46J. nc faccia cenno ; e benché nelle vecchie carte bene fpcifo s'incontri. chi "^rofcffava di vivere fecondo la Legge Longobarda, e per conseguente Longobardo era di nazione, pur nondimeno pel difetto de Cognomi, non traluce quindi il minimo filo di difeendenza,. nè re-ftan prove o indizj della lor profapia , neniraen per via di eonghictture. Altro è Nobiltà Ereditaria , altro pofterità . Che non ci fia più pofterità Longobarda fra noi , non già del badò popolo , ma eziandio della medefima Nobiltà , temerità farebbe il pronunziarlo. Ma chi mi fa dire, fc quella pofterità rifplcnda ora fra i Nobili, oppure le , come la ftirpe nobililfima de' Principi di Capua e di Salerno, lia andata a fcppeliirli fra gli artigiani, e lavoratori di terra , ed altra gente di braccia ? I Principi di Capua , e di Salerno confervarono per qualche tempo , anche dopo il riforgimento de' Cognomi in que contorni il nome , e la difeendenza Longobarda ; e pure della lor pofterità ciò non oftantc fi e fmarrita affatto la traccia . Qui fra noi tanto prima , chc i Cognomi fi riftabiliffero , fi è perduta ogni memoria del nome Longobardo . Con quai mezzi adunque , e con quali afuti, uomini di fenno pretenderanno di provare fino ai dì noftri la difeendenza ? Io non ho difficoltà a credere, che dagli ftefiT Veneti, e dai Carni ,. popoli noftri originar) , dai Romani , dai Goti, Longobardi , Franchi, e Germani, e quanti popoli foreftieri prima del Mille qui fermarono il piede, poffa effere pervenuta a noi la pofterità > ma per quel che s'attiene alla Nobiltà Ereditaria, dico, c innanzi a me 1" Cd) Murar. ^an detto, e con più cognizione di me, gli uomini più intendenti, Amìq. Med. e più celebri , eh' egli è un punto da fperarfenc- molto poco onore > sEv. Tom. c Ja riporfi oramai tra le favole, e tra i Romanzi. Tale fra gli Ed. Meùo)2.' altri è ^ frumento del diligentilfimo, e non mai lodato abbaftanza 1740. Signor Muratori,. cuti cui darò fine alle prcfcnti Memorie ( a ) : Qtth cum- cinque, dice egli, in vieterum monumenti* verfatus efl, confeflim fa-teatuy oportet, e ir e iter ea tempora , immo etiam ferius , invctlum fuif-fe intcr Italicam gentem Cognominum ufum , Itaque fupine falluntur, J»i in rcmotiffimis faculis eadem fe adinveniffe putant, ut illuflribus n°flrortim ..temporum Familiis tbura & odores inccndant. Aut fomnia aut lìnPofìiira funt, fi qua hujufmodi in Gencalogicis Libris nobis propinante ; & propc pro argumcnto falfitatis fiatim babendum efl , fi qua Char-ta unte Millcfimum exarata eruitur, quam ornent, aut onerent avi no-^ri Cognomina. Le quali autorevoli e chiare efprcflioni avendo ripunto utile al pubblico quell'Autore immortale di lafciarncle trafpor-1316 anche nella noftra Italiana favella, ci fiam creduti in debito, anche noi di regiftrarlc ifteffamente nel modo chc fegue (a): Chiun- (a) ìà. Dif* Ife pertanto è verfato nelle antiche Memorie , confefferà, che appunto «^^Sj* €lfca que" tempi introdotto fu in Italia V ufo de' Cognomi. Ter confe- dhL Jetc Ve* Sdente groffolanamente s" ingannano coloro, ebe penfano di averli trova- net. 17^1. tl ne' fecoli precedenti, per incenfare le illuflri Famiglie de noflri tempi ; e fono impoflure , 0 fogni quei che fi fpacciano in alcune Ge~ balogie , di modo che regolarmente s ha da tenere per falfa qualunque c*rta, che ce li rapprefenta prima del Mille. IL FINE. E R R O- ERRORI CORREZIONI. Pag. 2\ lin. i 5. rti hofiibu ab bofiibus I t. 1. 19. Tagliameutó Tagliamento to'. 1. a*. Cane Canne 17. I. 2S. cioè cioè 1. IL dachc da che 1. % j;. plaudibus paludibus 32- 1. 3 2. pubblchc pubbliche 134- 1. 4. milla mila '37- 1. 2 1. nufuro mifura 'do. 1. 26\ Ha) tauro? Mjj rctvrw 1 V V7Ttp 1. 6\ Vfip 72. 1. I J. miferamete mifcramenté 73- 1 4°- AiiX^óvnc 1. 37. ctvtv ci Vii) 91. l.< 33. 95- 1. 6. dicefi diceli ?f 1. 20. dall Alpi dall' Alpi ivi. 1. 2 8. e ciò ciò 95- l 4. giunta giunto llj, 1. 24. morta molìa 117. 1. 19. abbian abbiam 119. 1. 13. del fecondo dal feconde! 127. 1. 27. e nou e non 132. !• 3 7- cdil igeine diligente 137- 1, 17. fi adii fiadiis M3- le- 117. I. 3?. degli Autori dagli Autori ivi. 1. 39. infolute infolute I6S. L 4. condotte condotte Noi riformatori Dello Studio di Padova. AVendo Veduto per la Fede di Revifìonc , & Approvazione del P. F. Filippo Rofa Lanzi Inquifìtor General del Santo Officio di Venezia nel Libro Intitolato Della Geografìa antica del Friuli dall' et* più rimote fino ai tempi di Coflantino il Grande &c. M. S. non V*effer cofa alcuna contro la Santa Fede Cattolica, & parimente Per Atte/tato del Segretario Noftro , niente contro Principi , & buo-hl contimi concediamo Licenza ad Eugenio Gallici Stampator di ttat. li 15. Giugno 1773. C av^drea queri'ki Rif C ALVISE V^tLLARESSO Rif ( FRANCESCO MOROSIl^I i.do K. Troc. Rif Jlcgiftrato in Libro a Carte 128. al Num. 1062. Davidde Mar che fini Segr. { IN UDINE MDCCLXXV. Per li Fratelli Gallici alla Fontana Stampatori dell' Accademia. COTi, LICENZA D E ■ SUPERIORI.