SUPPLIMENTO ALLA GEOGRAFIA ANTICA DEL FRIULI DEL SIGNOR PAOLO FISTULARIO IN RISPOSTA ALLE BREVI CONSIDERAZIONI IN TAL PROPOSITO DELL* UÈ v€ 7* E D. GIOVANNI LEONARDONI. IN UDINE MDCCLXXVIIL PER LI FRATELLI GALLICI ALLA FONTANA . Omne animi uitìum tanto confpeftius in fc Crimen babct, quanto major, qui pcccat, habetur . luvcnal Satyr. Vili, ver/. 139, SUPPLIMENTO ALLA GEOGRAFIA ANTICA DEL FRIULI. jtf^BBff TTT* di quel clic non potea fperare ha guadagnato l'Ait-jrn r^ìjqJS torc dell'Antica Geografìa del Friuli, nel rinvenir chi rìjC^jP fi abbaift a ifffernc la Cenfura, e a unirvi infieme una C^'f!^ breve e fuccofa Apologia della dotta Opera, intitolata EKraSSPS il Libro Primo delle Antichità Romane dell' Iftria. Ha egli con ciò imparato a conofeer meglio fc il e Ho , e a comprendere, die le quiflioni Letterarie per innocenti che fieno , fon fempre pcri-colofe, e che miglior partito farebbe flato quel di tacere. Tuttavia in qualunque argomento non cercando il medefìmo che il vero , e in quello malli me che riguarda la fua Patria, fi lufinga di meritar compatimento, fc crede di aver diritto fenza offendere altrui, di parlare anche una volta, coli* unico oggetto di riconofecre, e quando che ila di ammendare i trafeorfi della fua ignoranza. I. Non fa nondimeno lo ftefTo paflàr con indifferenza , che V Apologista da bel principio , e nella ftcflfa Dedicatoria fia entrato così fubito a querelarlo per plagiario, e a lagnarfi, che in quella fua Geografìa abbia fatto ufo de*lumi dell'Autore delle Antichità Romane, fenza fapergli grado. Cotefti lumi, fui quali verfa l'una e 1* altra Opera, non fon già merce nuova, o una qualche feoperta di terra incognita, dovuta e rifervata al primo occupante: fon tutti di ragion pubblica , e refi comuni da tanto tempo colle flampe agli uo* ttùni di Lettere j di modo che ncll ufarli, cfTendo libero il campo, non han più luogo le gclofic, o le gare di preferenza, fc non inquanto fan prova di debolezza in chi penfa così. L* crudizion Greca e Romana, di cui qui fi tratta , è troppo celebre , e troppo vecchia, perche un folo ai dì noftri cotanto illuminati fe ne arroghi la privativa , e ne pretenda a fronte di chiunque il vanto in figura di novità . Tutta la novità può confifterc, non neil' Erudizione, che quella è antichiilima , ma nel diverfo modo d' intenderla, e di maneggiarla, c chi crede di averla maneggiata a dovere, non va foggetto Ai a rof- a roflbré , c non teme feorno in pubblicarla, Nelli prefente letteraria Controverfia il fentirnento de* due Autori per lo più è sì diverfo, e il maneggio dell'Erudizione sì differente, che ha ben del portento il fentirc, che l'Autor della Geografìa lì carichi di aver carpito i lumi, dirò così, di contrabbando a quello delle Antichità Romane, fenza fapergliene grado , come dice I Apologifte , quafi che il primo avette fom minili rate innocentemente le armi al fecondo, per fervìrfi contro di lui. IL L'Autor della Geografia Antica non ha fatto altro, che vaierfi de'veri fonti dell'Erudizione, comuni a tutti, vale a dire degli Scrittori Clanici, e delle Memorie Greche e Romane, che cita fedelmente al margine, e che ha lette con ponderazione e rifeontrate ai fonti mcdefì.ni cogli occhi proprj, fenza riconofcerlc da chicchera . Quanto fu poi al differente modo d* intender l'Erudizione, e di maneggiarla, fe più d'una volta gli è convenuto fcntirla diverga mente dall' Autor delie Antichità Romane, non ha egli fatto più che fcrvirfi di quella giù Ila e onorata libertà, che non fi nega a verun Letterato, con quella moderazione d! animo , che ognun può vedere, e con riferva tale in limili cali, di mai neppur nominarlo. Che fe all'incontro in più d'un luogo egli è concorfo nel fentirnento dell'Autore delle Antichità Romane, gli ha retò anche fempre giultizia , e 1' ha citato nominatamente con que'riguardi, e con quella riputazione che ben gli fi conviene, come 1'Apologifh potea certificarti alla pag. 34. 44. 47. e 1^4. Le quali cofè- tutte cfìendo vere , come fon ve ri ni -mc, crede egli con ogni candore d'aver dileguato quanto balla iti faccia al Mondo Erudito quella filfa accula, e foddisfatto appieno all' inoneflo modo di procedere del troppo facile e corrivo Apologista. III. Da quelli principj adunque, certamente non buoni, procedendo neccllariamente anche l'Apologia, l'Autore della Geografi Antica è flato grandemente in forfì, fe doveva, o no, formarne rJpofla alcuna, non credendo veramente egli, c quanti dotti ed onefli uomini, che a quella parte fi fon porti a leggerla, che il meritale. Nullaoi-meno cfìendo la medefìrna per la polla di Milano giunta in Venezia, fcritta a mano a Gafparo Storti, che l'ha refa pubblica colle fue Stampe, e dovendo , com' è da crederli, tornar colà di dove è venuta , e fpargerfì in fra foggetti di quella dottrina , e di quella valla Letteratura, de'quali abbonda, e abbondò fempre l'inclita Città di Milano, in tempo che forfè, o pochi, o niun Efemplare fi è colà diffufo delle fue Memorie, non gli è parlo di patere indifefa, e abbandonata affatto Ja fua caufa in que'contorni, c di lafciar correre co- così alla ventura certi princip;, c certe fuppofìzioni , delle quali, va adorna a dovizia quella calda Apologia . primieramente la maniera ironica, e l'encomio fimulato, con Cl:i entra in difeorfo 1* Apologifta , par che non convenga a chi affetta il Filofofoi e alla gente di buon nafo può fembrar più. una beffe, che una vera lode; ponendo egli in villa il grande apparato di Erudizione dell' Autore , quali che intenda di dire : parturient montcs : coli'aggiungervi poi, come cofe da Scena, La forprendente pazienza , fo« cui volley trattando del Friuli, [correre e combinare gli antichi coflnmi e fatti delle nazioni non falò d'Italia, e dell'Europa, ma dell' -4fta e dell' Africa ancora (a). Poco male però per l'Autore della ( p) Brev. Geografia, che non cerca lode, ne fìnta, nò vera, ma la vcrirà; pcfi^JJ? T775" confeguir la quale non v'hi dubbio, che ci voglion de'gran fiiGori % pag, 7. e della forprendente pazienza, e una eflcnfion ben grande di cognizioni nel vallo mar dell'Erudizione) al qual travaglio, e alla qual fatica non fapendo accomodarli t Siflcmatici, non e poi da flupirfi, fe 'iefeon sì poco bene nelle loro Opere , e peggio ancora nelle Cenfu-''c I Siflcmatici, fecondo che fi ofìc-rva , piegali più alla brevità che al vero, e gl'intendenti in Critica più al vero che alla brevità. In fotti 1' Apologifta per baie del fuo difeorfo paffi quindi ad cfporré fui piano Friuli il Siflcma dello ftimatifiimo Autore delle Antichità Romane , dicendo , ebe ne' tempi addietro avea cominciato a ftenderc con brevità e precifionc le Antichità Romane dell' Tftri? , e che interrotto da U1Ì7J più importanti non potè progredire dell' Opera , e che alcuni Fogli, e forfè tutto il Primo Libro era paffete nelle mani di più di uno; ciò ch'eccitò, dice egli, de'partiti fra i Dotti, tanto dell'Iftria che del Friuli, con difpiacerc di chi defidcrava che fi and alfe alla verità per cammin breve e fpedito. V. Dopo una cfpofizion così fatta , difeende I' Apologifta alla di-chiarazion della fua querela, e dice, che l'Autore della Geografia Antica (b) fembra che fi faccia gloria di combattere le opinioni dell'pag % autore delle jlntithità Romane , e che impiegar voglia un Libro di Pag. 20 f. in 4. per contraflarc quattro fole pagine del detto tintore. Ma bramerebbefì anche a quello palio nell'Apologifta un miglior di-fornimento, e un poco* di meno caldo, e di più fede , e meno emigrazione ne' conti. Il farli gloria d'ofeurarc il nome altrui egli è livore, e fenza far loro gran torto non e da fupporlì negli uomini (c) Vit. di Lettere, fra i quali, dicca V Abate Lazzarini, (e) il contendere ìMurat. Af-innocente; e chi vince rimane con gloria, e chi è vinto fen)ii;z> a8. confeguenza del primo $ ed è (b) , che quello nottro piano fia flato un tempo anonimo, ignoto ai Geografi, é non comprefo mai nell an- antica Venezia. Mi quel che è peggio, ci ci lafcia intieramente a digiuno del terzo Cardine del Siflema , che dovrebbe dirli altrimenti il primo , o ila la gran colonna, (òpra cui ripofi tutta la macchina i del quale l'Autore delle Antichità Romane ne dà conto diffufa-mente in Capitolo, o Ila Paragrafo a parte, che è U IX. di quel Aio Libro, e che porta fra le altre cofe in fronte per Titolo: Co«-fufione degli Scrittori nella definizione de' Vopoli . Dove egli colf argomento d'una filza lunga di sbagli e di contraddizioni, da lui calcolate in Plinio, Strabone, Cicerone, Mela, Tolommto, Claudiano , Scimno da Chio, Virgilio, Scilace, Dionigi Afro, canta folenne-mentc f efequie a tutti in un fafeio gii Scrittori ClalTìci in materia di Geografia, non folo del Friuli, ma di tutta eziandio V Italia, e Palla a ftabilire in malfima , che (a) da qui fi conchiude, che le an- (a) tàp- *1* tìcbe denominazioni de'Vopoli Italiani caddero in dimenticanza, e per confeguenza incerte, e confufe , e di femplice erudizione. E che non è quindi meraviglia, fe talvolta gli Scrittori fi fiano ingannati , e talvolta ancor contraddetti. Il che più fotto conferma di bel nuovo, dir centlo ( b ) , che gli Scrittori il pia delle volte parlavano confufamen- (b) Ivip. 66. te> e per erudizione , e non ragionavan per fatto. E per finir di abbattere V autorità veneranda degli Scrittori, e di quanti valent' Uomini fi fono polii fino a qui per fecoli ad illuftrarli , vi aggiunge poco dopo , che (e) Errori infiniti nei Tefii degli antichi fon corfi , (e) Ivi p. 67. e i Traduttori fe molti ne correffero , molti altri ancora ve ne fono ri-tnafìi, e da e/fi ancora fatti alcuni altri. Tutto quello eccidio della Geografia Antica fofticne f Autore delle Antichità Romane efler nato dall'aver Ccfare eguagliato quella noftra Italia, o Ila la Gallii Transpadana, alla rimanente Italia, e dall'averla innalzata anch'effe al dritto della Romana Cittadinanza (d). Ciò che fece, dice egli, che (>p0£' tej}Q £e^ì scrittori errore fia corfo ; oppur da ejfi un qualche equivoco (b)lvip.42. prefo . E che ( b ) in fatto di Storia Critica, non le fparfe ed equivoche efprefjìoni , ed autorità devono aprire la via al vero, ed al certo >*■ ma bensì quella che chiamafi Scienza Storica, c Scienza di fatti ; al cui paragone devono cedere le ^Autorità , e le opinioni. Vili. Ma pure con tutta quefta Scienza Storica , e quefta Scienza di fatti , qualunque fiali, s* ella dipenderti? mai da Siftemi, e non da veri fonti della Storia, e da fatti limpidi e finccri dell'Antichità, affidati candidamente alla pofterità dagli Scrittori Clanici, e con tutte quelle così fatte regole, e bei fpedicnti per afferrare il vero, e af- fcr- ferrarlo per cammin breve e fpedito , 1' Autore della Geografia Antica ha la sfortuna di non poterci aderire, nè a quelle Scienze, nè a quelli affiomi , e nò tampoco alle quattro propofizioni, onde formali un cotal Siftema, ficcome quelle, clic finalmente non fon più che pure c mere ipotefi, che ne foftengono il piano, e non hanno altra hafe, o fulliftcnza, che quella del genio, e dell'autorità riputatiifima di chi ne ordì la tenitura. Ben prevedendo l'Autore delle Memorie, c non fenza fondamento, in vece di veleggiar felicemente, Fcomc fo-fticnc 1' Apologifta , al porto della Verità , di dover urtare per quella via nello fcoglio, non dico già del Pirronifmo, ma bensì di un Difpotifmo troppo ampio , e troppo dichiarato in materia di Storia e di Geografia. Materia che è tutta di fatto, c che, ficcome of-fervò da par "fuo 1' cruditiifimo Cellario > res prifea autloritatis efl, «oh pìdfcntìs cognitionis . IX. A queftì principi adunque, e a quefte propofizioni, inquanto fi riferifeono al piano Friuli, indotto non da fafto, o da animofità , rna puramente ed unicamente dall'amor del vero, da Zelo per la fua Patria , e da carità verfo i regiftri più facri e più autorevoli dell' Antichità , fi è molìb 1' Autore della Geografia Antica a relìftere nelle fu- Memorie. S'egli poi l'abbia fatto a dovere, e fenza eccedere ì limiti «icll'onciìi , e della moderazione, fpctta non a lui, ne all' Apologifta il decidere, ma tocca al Pubblico, unico imparzial giudice di chiunque ofa di comparire colle fue Opere alla Stampa . Quel che nondimeno fa ftupirc fi e, che 1'Apologifta poco o nulla s'intervìa a foftenerc la ragionevolezza del fuo Siftema ch'era il primario fuo fine, e s'irrita poi, e fi rifcalda fenza mifura contro l'Autore delle Memorie , centrandolo bene fpcflb negli aduliti, e nelle fue deduzioni , che rapporta ad arte per lo più nude e femplici, fenza darli il minimo penficro delle ragioni, e degli argomenti, e «Cile autorità gravilfimc degli Scrittori, applicate di mano in mano, e addotte fedelmente colle parole ftclTe degli Scrittori medefimi, che hanno indotto l'Autor c'cllc Memorie, e indur dovrebbero ogn*uomo di ragione a pcnlàr così. Per la qual cofa dovendo egli pattare in gualche modo a rifpondcrc a una sì fatta Cenfura , fi crederà difob-bligato dal perder tempo in ripetere le medefime cofe, e gli Oc ili argomenti da lui già prodotti una volta nella fua Opera, e intieramente ommefli, e tralcurati nella Cenfura, confidando che bafti a chi Volefle certificarli, il citarli occorrendo alla pagina, deve ftan deferitti ntlle lue Memorie. Ciò che farà rifpondendo brevemente il più clic potrà Ceciata per facciata alla Cenfura, ovunque crederà meglio convenirli. J3 * X. In- X. Incomincia adunque J'Apologifta la Tua Genfura alla pag. 9. e dice aver creduto T Autore delle Antichità Romane coli'aver tolto in maf-fima, che fatta che fu Aquilcja Colonia Latina, il piano del Friuli divenire piano de' Cittadini Romani, di dare al mede fimo la più grande di tutte le glorie; perchè il dovere la propria origine alla pia potente fra tutte le T^ationì, s è creduto da tutti formare la prerogativa più nobile , e più gloriofa d' ogn altra . Ma rifponderà qui 1' Autore della Geografia Antica, che al buon Geografo preme più della gloria la verità * nè quella dee lafciarfi opprimere dalla vanità di principiar da'Romani, piuttoflo che da'Veneti, antichi abitatori di quello tratto, come ha provato ad evidenza nel terzo Capitolo delle fue Memorie. Quel che poi vi fi aggiunge alla detta pagina, che un tal fentirnento fembra adottato dall' Autor medefimo della Geografia , Antica alla pag. 195. dimoflra ben la debolezza fomma dell'Apologia , per non dir di peggio > imperciocché non della Geografia trattava l'Autor delle Memorie a quella pagina, ma della Nobiltà Romana in confronto della Germanica , allorché diffe fe alcuno dovcjfe compiacerfene , gran torto certamente avrebbe a non farlo della 'ì^obilta Romana, piuttoflo che della Germanica. Il foftencre, che i Romani dalla creazione del Mondo follerò i primi ad abitare il noflro Piano, è coft di fatto, che niuna relazion può avere colle cofe d'arbitrio, e coli' oppinione, che la Nobiltà Romana Ila da preferirli alla Germanica . Che i Romani a coprire il noflro Piano fòfTero i primi, è un fatto che non può foflencrfi fenza far torto alia Verità , da che noi fanpiamo, per teflimonianza di tutti gli Antichi, e muffirne di 'Livio , che i Veneti prima de* Romani coprirono lungo tempo cote/lo Piano . Che alla Nobiltà Germanica fia da preferirfi li Romana , confide nel giudizio degli uomini, e può {tare anche diverfamente fenza offendere la Verità > non dipendendo ciò dal hzto, ma dal genio unicamente, e dall' oppinion diverfa delle Nazioni . Dall' oppinione adunque al fatto è cofa ridicola f argomentare , come fa il noflro Apologifta} ed e un cercare imbrogli e contraddizioni , dove non fono. Che fe così è, precipiti da fe medefima anche la Cenfura che fegue alla pag. 10. cioè che l' Autor delle Memorie voglia combattere coli' Untore delle Antichità anche fc fleffo. XI. Ma quel che vi foggiugne alla fleffa pagina , che feopo dell' Opera dell' Autor delle Memorie fa di far vedere , che il Territorio d* Aquilcja non aveffe l'c (le tifone indicata dal T agi inmento al Timavo , non merita rifpofla > imperciocché quello non è ccnfui are, ma bensì un un rovcfciar di piàrfta i fcntimcnti cicli' Autor delle Memorie, totalmente diverfi, e fregati chiariflìmamcnte alla pag. i8r. della fua Opera, che qui è fuperfluo il ripetere. Superfluo altresì è il badare alla -confuìionc e in verfon dell'ordine delle cole, che ficca dentro ad arte a quefta pagina l'infìdiofo Apologifta , per far comparire ., efie per autorità di Plinio 1' Autor delle Memorie collocarle in primo luogo i Carni nel noftro Plano , e che in prova di quefta opinione fi folle poi contraddetto colf afferire , che un tal Piano fbflè abitato pofaa , non da Carni, ma da Veneti. Quando alia fletta pag. 181. chiaro apparifee ^inganno, e manifefta la fallita, dove l'Autor delle Memorie tutto all' oppofto fi efprime , e prova ad evidenza , che i Veneti fino ab antico furon que' foli, che occuparon fempre quello Piano, e che follmente fotto Augufto i Carni, per opera di quel Monarca, furon tradotti dai vicini Monti alla noftra Pianura. E perchè V Apologifta legniti fempre dello fletto paflb, e ripon tutte le fue fpcranze ne'cavilli, e nelle calunnie, l'Autor delle Memorie riftringerà al poffibile le fue rifpoftc, per abbreviar la noja a fe fi e fio, e infieme il tedio a chi legge . XII. Cavillo pertanto crede egli e mala fede , e lo crederà chiunque leggerà il Cap. III. IV. e V. delle fue Memorie, quel che V Apologifta alla pag. ir. ufccndo fuori de'termini della quiftione da lui Ice Ab propoftafi, clTer prova di folitudinc, o come vuol egli, di fpo-polazion totale in Friuli, ( a ) il non vederti nominata nell'una Città prima d'AquiLja , gì' imputa ora, c lo aggrava di non aver potuto ^*f/, j{0. trovare alcun nome, non folo di Città, com'era il fuo all'unto, ma m. delP Iflr. cambiandoci fra le mani il comedo, neppur di Cartello, o Villaggio, Pafr ^' per paflar quindi dal cavillo alla calunnia, e à querelarlo falfamcnte, che ciò non ottante voglia fmentirc al chiaro paffo di Livio con generali induzioni , che nulla lignificano. Vedete con che franchezza ci fi porta in trionfo. 1' impoftura ! Nulla adunque lignifica il confenfo di tutti i fccoli, che con particolar efempio, e non con generali induzioni, prima di Concordia fra il Tagliamcnto e la Livcnza non ci dà veruna Città? Nulla il teftimonio graviffìmo di Straberne, che ne' tempi più rimoti alìicura Io ftellò dell' Infubria ? Nulla quello di Tacito , che in tutta la grande e popolatilfima Germania ne fa fede, che niuna Città, niun Borgo, o Villaggio a i giorni fuoi per anco vili cofturnava? Nulla finalmente quel che attefta Vairone, non con induzioni, ma con efempio di fatto, generale e notorio a tutti, che di un immenfo numero d'anni fu quefta Terra precedette la Popolazio-nc alle Città? E farà vero, che a tutte quelle illuftri e reali tettili 2 mo- monianzc nclf cfpofizion del paflb di Livio abbia a preferirli l'accennata interpretazione arbitraria ed affettata del vocabolo Solitudine : vocabolo chiaramente equivoco, e che importa di fua natura più lignificati ? Perirà prima ogni buon fenfo, e tutta la miglior Letteratura, che il mom.o Erudito inducali a dar mano a sì irragionevole e rovi-nofa interpretazione. A fmcntir la quale, e non il palio di Livio, che tutto all' oppollo anzi s' illuftra , tende il difeorfo dell' Autor delie Memorie, con tutti alile me que' cavilli, e quelle impofturc, che il mal animo dell' Apologifta fa inventarli per foftencria , e che formano il nerbo, e l'unico foftegno di sì impropria e contumcliofa Cenfura, come di mano in mano sì vedrà . Così mera calunnia è il rimprovero , che gli li fa in feguito fui la Via Flaminia, fenza far nep-pur cenno delle fue ragioni addotte alla pag. 13. e più diffufamentc ancora dichiarate nel Cap. IL delle fue Memorie . Calunnia e feurri-lità c pure quel giochetto d'equivocare alla detta pagina fui nome di Gallici in propofìto del noftro Piano, quafi che l'Autor delle Memorie avelie detto alla pag. zi. che al medelìmo particolarmente fi afpctnffc il nome di Gallio , c non fi foflc dichiarato a lettere di fca-tola , ch'egli intendeva la Trovine i.i G.illia , 0 fia la Gallia Ci'[alpina , in cui era comprefa la Venezia, e per confcgucntc anche il noftro Piano. Calunnia altresì, e baratteria farifaica sic l'interpretare alla flef-fa pagina quel che alla pag. 11. l'Autor delle Memorie addii He in prova , che nella Venezia fra il 'ragliamento e la Livcnza non fi contò mai prima di Concordia , Città veruna , toltene follmente A-tina c Celina , perite antichillìinamente nel modo ftcflb che perite erano ne' Carni fecondo Plinio , Scgcftc ed Ocra . NcfTuna di quelle quattro Città fi fognò mai l'Autor delle Memorie d'applicar piuttoflo al piano che al monte; anzi perchè trattandoli di Carni, e della Geografia di Plinio, non ne rimanefle equivoco fui noflro Piano, con-iìderato Veneto fempre fino all'età d'Augnilo, credette indifpenfabilc il darne conto di sì gran novità, e l'avvertire anticipatamente la re-golazion Geografica dell' Italia di quel Monarca in undici Regioni, che indulTe Plinio fotto il nome di Carni a regiftrare unitamente ai Monti, che gli fovraflano, anche il noflro Piano; per pattar poi, come fece a fuo tempo , a dichiarare il fuo fentirnento intorno alla pofìzion reale di quelle due Città Carniche, e particolarmente della Città di Ocra , non altrove, dice egli alla pag. 182. ragionevolmente polla , che al Munte Ocra, perchè fornita del mede fimo nome. Se chiaro adunque apparifee, ed efpreffo in tal modo il fentirnento dell'Autore intorno alla posizione in Monte delle due vetufte Città Carniche, Se- geftc, gctte , ed Ocra, perche mai tacerlo, e con arte, e per mera infidi i diflimularlo, unicamente per farfì ftrada a prorompere alla fletta pagina in quel!' impropria e feurrilc efpreflione, che Segejlc , ed Ocra, che Tlinio nomina Città perite fra i Carni, e fulle Montagne, foff ero Prima d" Aquile)a per forza Magica trafportate dall'Autor delle Memore nel Viano? Donde palla poi con egual delirio, e con pari infelicità a dedurre, che per conjcguenza vengono a fi are prima d Aquileja ora i Veneti , ora i Calli, ora i Carni : e tutto ad arbitrio e piacere dell Autor delle Memorie . Per autorità di Livio , e di tutte le vecchie Memorie vengono a fi are prima d* Aquileja nel noftrc Piano i Veneti, e non ad arbitrio, e piacere dell' Autor delle Memorie. E così pure i rnedefimi , e come Veneti e come popoli d'origine Gallica, e come una delle genti Galliche, calcolate dai Romani nella Gallia Cisalpina, non v'ha dubbio, che vengon del pari a ftar prima d'Aquilcja. Ma che Io fletto pretendali de'Carni, e che fi carichi a torto di un tal fentirnento l'Autor delle Memorie, egli è tutto quel che può dirli in materia di calunnia , e non è che uno sfogo , e una lividezza d* animo dell' Apologifta verfo quelle Memorie, intento a nuli' altro, che a infìngerli fpropofìti , e a inventar contraddizioni, ove non fono. XIII. TjIc lenza dubbio è anche quello che fulfcguita alla fteffa pag. ii. fui punto delle Solitudini, e di quell' intiero Capitolo, intorno al quale non ha cabala che baftì il noftro Apologifta , e fi confonde, e fi agita, e conoicendplò rovinofo alla principal colonna del fuo Siflema, tenta fc non altro di porlo in diferedito e in vilipendio ; e non ci trovando guittamente nè via , nè modo di ccnfurarlo, fi getta difperata mente a dileggiarlo, c (grida e vitupera l'Autor delle Memorie , quali che dalle Solitudini di tutti i Taefi ci ne cavi, che le Solitudini del Friuli non fofj\ro Solitudini; quando l'Autore tutto all' oppofto fotticnc anzi apertamente, che follerò Solitudini, mi Soli-Mini improprie, della qualità medefìma d'infinite altre, tanto in Italia che fuori, mentovate da Livio, Erodiano , Strabene, Cefarc, Mela, Cicerone, e particolarmente da Dion Catfio, ove parla dei numero ben grande delle Solitudini Italiane, in quelle parole: Solitudine* autem qti£ tum erant per Italiani plurima , itcrum frequentabantur . Nulladimeno quella divifion reale delle Solitudini in Solitudini proprie ed improprie, tuttoché autenticata dal fatto , e dalla teftimonianza au-torcvoliilìma di tanti, e così gravi Scrittori, citati non già tumultuariamente, e fulla fola fua fede, come altri fuol fare, ma fedelmente c'd e fp retta mente allegati verbo a verbo co'proprj. loro tcfti dall'Autor delle Memorie, imbarazza di troppo f Apologifta, che dolofamente ne SUPPLIMUNTO " \ \ GnoGRAFlA ne la (Uifimula , e ne la tace, p.~rcfn vot,!)!)^ vxr.c le Solitudini a un modo ; onde poter confonderle, c poter dire impunemente a gloria del fuo Siflema, clic il noflro pb.no, prima d'Aquilcja, era un deferto afpro ed ofcurilfimo , e più fiorile forfè", fc mai può dirli, e" più ofeuro delle Solitudini flcffc rinomatiilime dell' Arabia , e della Libia . Vedete a qual eflremo di pertinacia il conduca la forzi dell impegno , e la legge troppo dura , e troppo irragionevole del fuo fi-flema , e come ne lo coflrmga fino a chiudere ofìinatamentc gli occhi, per non vedere la verità! XIV. Che fc 1* Apologifta a difefa di un tal Siftema, che è 1* lirico fio feopo, e del punto maffimc delle Solitudini, che ne forma la gran bafe, non può foftencre neppur la faccia della Verità, e ne la sfugge vilmente, e ne la teme, e in vece di riparare, come doveva , la difefa propria con dottrina e con fcrietà , ne la intralafcia fdegn ofamentc, e ufccndo luori del fe minato, tutto lì rivolge con c-quivoci, e con motteggi, e non di rado ancora con calunnie ridicole e con fillità Iti Stufette a offendere f Avverfario, e a tentar d'ofeurar-lo, l'Autor delte Memorie non crede ormai di fuo decoro il tener dietro ftrvilmcnte, e facciata per facciata a tutte quelle follie, e con fua buona pace fi riftringc alacccnnarlc fole, l'ommilfion delle oliali fe gli potrebbe forfè attribuire a mancanza, e mitfìme di quelle, ove fìnge ignoranza il maligno Apologifta , e facendo moftra di rron intendere ciò che intende ben illimo , va cavillando, e fpargendo a bella prova per la Cenfura quelle contraddizioni, e que' difordini, e quelle confufioni, che niuno certamente fìnquì ha trovato, nè troverà giammai nelle Memorie . XV. Tale per cagion d'efempio apparifee quella alla pag. ia. ov* ei fi fludia confonderci, e ingannarci col dire, che il Terreno diftri-buito alla Colonia d'Aquilcja, nella quantità precifa di Jugeri Romani 188100. fecondo che attefta Livio, e importano i di lui calcoli, e non già quelli dell'Autor delle Memorie, per confcfjìon, dice egli del medefimo Autore, non era in proprietà di neffuno , cioè non era in proprietà, né de Galli, nè de* Carni, nè de* Veneti, ma tutto que-fio Terreno apparteneva al pubblico, 0 fia al Topolo Romano. Qnafi che l'appartenere, e /'effere in proprietà d'alcuno, fodero due cofe differenti, e non fignifìcafTcr lo fletto , e che il Popolo Romano, a cui pure ci lì accorda, che apparteneva un cotal Terreno, non ne tenettc la proprietà, e non ne difponcflc come di cofa propria, ora cogli affitti, e colle introduzioni di popoli lavoratori, ora colle di-ftribuzioni alle Colonie, ed ora eziandio colle vendite, come l'Autor delle ddlé Memorie chiaramente, e diiTufamcnte ha di moli rato nel Capitolo delle Solitudini. Ma a quefta chiarezza, e a quefta. verità non regge l'occhio folco e caliginofo dell'Apologifta, che non fa più che andare a caccia di fole, e di conlufioni, e perche non ve le trova , fe le infìnge, e ne le fpaccia , e immafeherato e finto ne trac quindi la torbida e mal dedotta confeguenza , che in tanto fpazio non vi fojfe Popolazione , oppure che i Remani collo Spoglio altrui abbiano diflribui-fo il Terreno ai Coloni . XVI. Qucfto sì che può dirli sforzo, e foperchicria manifefta , che lì ufa alla Verità , e non quel che Icrilfe, e provò effettivamente al Capitolo V. l'Autor delle Memorie intorno alle mifure, e all' eftefon reale del noftro Piano, confitente in Campi 5?7 3 68. giufto la Carta dell' accuratilfimo noflro Geometra Riccardo Cima , oppure in Campi 531293. fecondo i computi e dimenfìoni ultimamente pra» licate di commilflon del Governo da Pubblici Ingegneri, Tommafo Seal fu rotto, e Tiberio Majeroni, Da cui (attratti Jugeri 188100. diftribuiti, come fopra, ai Coloni, o fieno Campi 114641. della noftra mifura, avanzano Campi 422717. fecondo la Carta del Cima, e giufto quelle degl'ingegneri rimangono, come al Cap. XII. pag. 153. iti Campi 4.1064.1. Non può pertanto fenza ftuporc l'Autor delle Memorie fentirli a querelare di sforzo in una controversa , ov ci non ci mette niente del fuo, ma riferendoli in tutto e per tutto al piano di quelle due reali, e poco mcn che uniformi mifure, ha potuto colia feorta delle medefìme , e delle più efatte regole d' Aritmetica condegnamente illuftrarc un sì bel punto . Che fc pure fi folle almen prctefo un qualche errore ne' calcoli, o nelle deduzioni, dovea l'Apologifta formarne di migliori, e non palla re sì fgarbata-mente, e fuor d'ogni ragione a querelarlo di sforzo. Il fatto nondimeno Ila, eh'ci vede di mal occhio un così latto avanzo, perchè ne difeopre in elio il fuo error maltimo ì e la finderefi in qucfto ne lo rimorde a fegno , che tenta correggerlo e mitigarlo col nome di Jvfpetto , e col dire, che i'Autore delle Antichità Romane Jofpettò -{fere flato aferitto al Territorio Aquilcjefe tutto il noflro Viano . Ma egli è un bel divario dal fofpettare al conchiudere, e l'Autore delle Antichità Romane , col fondamento di calcoli formati a capriccio, chiaramente fcrifTe (a) mi fi perdoni, e fenza equivoco, non che (a) 2)*//' Può fofpettarfi, ma che può conchiude)-fi , che tutto il piano del Friuli nel Antie. Rom. Territorio Aqvilejcie [offe comprefo dalT'agliamento al Timavo, ed alle Col- delPljìr. pa*. Ime. Quindi l'Apologifta ben prevedendo, che a nulla alla fin fine gli potea fervirc il mal giuoco, e che facile a chiunque farebbe ftato il convincerlo- cerio di falfo, per combattere, e per minorare, femaÌpuò,ò per dritto, o per traverfo, micosi fatto avanzo, cambia partito , e s'arrampica a cenfurarc comedi poco efatto il punto medio di Triccfìmo, ova incominciano i colli, in corrifpondcnza di Marano fituato al Marc, che malamcntequì denomina lato, fra i due lati di Spilimbergo, e Madrifio all' occidente, e di Cividalc e Monfalconc all'oriente, entro i quali P Autor delle Memorie ne formò il quadrato; e dice che /lancio alla lettera non dovea andarfi più in fu d' UdJne , dove appunto cominciano i Colli. Ma bifogna ben credere, che dall' Iftria ci non fa giunto a pattar mai ne il Ri fa no , e ne tampoco il Timavo , dove fenza gran fatica fe ne poteva avvedere, che il Colle d'Udine, che s'innalza a dicidotto parti nel cuore della Città , è Colle unico , pollo in mezzo a una perfetta pianura , c che per appunto per effer tale, e per la fua rarità, e per la fua figura poco mcn che ritonda, dalla gran parte degli Scrittori, e maflìme da Ottone di Frifinga, e da Goffredo da Viterbo, non fenza fondamento fu tenuto comunemente alzato • c i Galli Carni, e borici introdotti in Aqui-tya, ficco loro un tal culto portarono. La nuova feopcrta veramente non può eiTer più bella di così. Retta folo, die adorandoli > fe così è, il Dio Belcno egualmente nel Norico , che in Aquileja , V Apologifta ci manifefti chi gli abbia rivelato, che un tal culto pattatte dal Norico in Aquileja, e non piuttotto da Aquilcji nel Norico. Ma dò deduceli fpeditamente , dice egli, col fondamento della ammiiìione de' foraftieri nelle Città Romane; e anzi l' avo di Caro che fu Imperador te, in Aquileja mcdefima onorato fu della Cittadinanza, oriundo effondo della Tannonia , come con V autorità d" Or e fimo , Vopijco afferma. Povero Vopifco ! Povera fede ! Di queft' unico efempio , fu cui fonda 1* Apologifta tutta quanta la fua nuova feoperta, fentiamone dalla bocca propria di quel tradito Autore la fincerità , Cari patria , dice Vopifco, fic ambigue a plerifque proditur, ut prxfumpte veritatem dicere nequeam, qux illa vera fit. E dopo allegata foppinion d'Orelimo, che lo fa nato in Roma lllyricianis parcntibus> e quella di Fabio Ceriliano, che lo fa nato nelf Illirico, non Vannoniis fed Toenis paren-t il/us, dice aver letto in certo Giornale: In epbemeride quadam legiffe memini, Carum Mediolanenfem fuiffeyfcd avo juri Aquilcjenfis Civitatis infcrtum. Dubbiofa adunque e incerta □ Vopifco medefimo era la patria di Caro » e non è punto vero , eh' egli affermi cofa alcuna fulla fede d'Orefimo, che lo fa nato in Roma lllyricianis parcntibus , op-pur di Ceriliano , che lo fa Cartaginefe d'origine, ma col fondamento foltanto di un certo Giornale offervato da lui , che lo facca Mila-nefe, e non della Pannonia , ei ci lafciò fcritto, che favo di Caro d'origine Italica, e non Pannonica, potette ettere ftato inferito fra i Cittadini d'Aquilcja. Si può dare una citazione più finta , e più do-lofa di quefta? Ma c'è «li peggio ancora. Chiude Vopifco il difeorfo, e dice, che Caro medefimo tutte rifiuta quefte così fatte leggende, profettandofi egli fempre Romano per origine e per dipendenza, quod negari non poteft, dice quell'Autore, col fondamento originale d' una lettera fcritta da Caro, in tempo eh' era Proconsole, al fuo Legato, e d'altra lettera fcritta al Senato nella fua attunzione all'imperio. Le cui particolari efprelìioni unite alla fuddetta lettera ci conferva egli nella Vita di Caro. Andate ora, e promettervi, vi dà l'animo , della fede e della parola dell' Apologitta , e fatevi mallevadore delle fue citazioni, inquietando con fatto e con ingiuria le facre ceneri della chiara memoria di Monfignor del Torre, perchè nella fua dotta e celebratiflìma Dittertazione de Deo Beleno , fiafì divagato con (z) delle An Eien0 e con i Trojani, per non aver, come dicefi C a ) > avvertito a delMjìr. ' quette cos! fatte frottole. p*&. 24. XXL Quel che in feguito continua pofcia a dire alla pag. 16. quett' quen;' uomo indocile, e boriofo, cioè che dopo la depreftìone de' Carni» di cui trionfò Emilio Scauro nel 6~$8. fodero i mede-fimi per la feconda volta debellati da Tiberio, e da Drufo, fìa [ingoiar notìzia dell'Autor delle Memorie, e non di Strabone, che ne la regiftra e* fprcfTamente , e a lettere di fcatola : che convenga flare alla di lui parola , che i Carni tirati giù dai monti , e polii in punizione al piano, lì caftigaffer, dice egli con amarezze, coli* affegn ar loro sì gran copia di terreno, quali che dai Romani non fiali coturnato lo iteffo co' piccntini, colle truppe di Vinato, co'Contabri, co'Liguri Apuani, co' Briniati , e come fe Cluverio e Cellario de* Carni non avellerò conchiufo altrettanto prima di lui .* che in confeguenza di quefla [ola di luì parola abbia a dirli che Augufto cambiò la Geografìa, e tutto qucfto, dice egli, perchè Plinio dille, Camorum bac regio, quali che Plinio non fiali dichiarato a tempo col dire, che in ciò fe-guitava Augufto, dc[criptionemque ab co faclam Italia totius in Regio-nes XI. e come fe Strabone, Mela, e Tolommeo non avellerò nelle loro Opere rifentita, e riconfermata anch'eili quefta gran mutazione, fon tutte ciance, e labirinti di parole introdotte e fparfe a gabbo dall' Apologifta , e fmentite, e dichiarate anticipatamente dell'Autore al Cap. XI. delle fue Memorie. Dove farà egli in libertà, o di negarla con impudenza, o di flare alla parola di Strabone, Plinio, Pa-tercolo, Orazio, Livio, Lucio Floro, Dion Canio, e di tant' altri, e non a quella dell'Autor delle Memorie, annoiato ormai, e franco, di rifponaere a tutte quefte baratterie, XXII. In fitti qual rifpoftì merita mai, chi in materia d'erudizione, e nella ricerca del vero, non pon mano che agli equivoci, c non ci fa il dottore addotto che per trappolarci ? L' Autor delle Memorie parlando della Ribellion generale dell'Alpi, in cui ci entrarono anche i Carni, col tcttimonio e colf autorità di quanto ci lafciq fcritt« Dion Cailio di quella guerra, ebbe a dire alla pag. 147. colle flette di lui parole, che la medefìma andò a finire, colf etter tirata giù dai Monti da Tiberio e da Drufo la malfima e la più horita parte della gioventù di tutte quelle genti, e in confeguenza *nche de'Carni, iis rclìclis, qui <£r incolenda regioni [njficcrcnt> €&• ad rebell ndum non [atis virittm haberent . Parlando poi dell'Alpi Nocche alla pag. 182. e ponendo egli mente a Strabone, e a quel fuo Pattò, dove ce le fa occupate da certi Teorici, e a quell* altro pofeia, dove ce le defenve abitate da' Carni, credette in via di femplice con-ghiettura , coli*autorità di Strabone, di poter dedurre, che nella de-PreflÌon generale delle genti Alpine , coteiìi Norici follerò forzati a ritor- ritornarfene di là dall'Alpi, dond* cran venuti, e che Augufto, che fui nome di Carni cercava fama , fupplilfe anche alla popolazione dell'Alpi Noriche con tanta gente Carnica, quanta ,comc dice Dione, & incolenda regioni /ufficerei, ed ad rebellandum non fath virium ha-bcrct. Dove , dice V Autor delle Memorie, vi li mantennero poi fempre, confervandofi anche al dì d'oggi nell'Alpi Noriche fra il Tagliamento e la Fella l'antica Nazione, e il vecchio nome di Carni» XXIII. Sentite ora in fin della pag. 16". e in principio della 1 7« come 1* Apologifta ne la difeorra , e come, fupponcndo di acchiapparci in parola, confonda l'ima cofa con l'altra, vale a dire quel eh'è di fatto innegabile, con quel eh* è di femplice conghiettura, e fenza dilìinguerc l' Alpi Teoriche dal vafto Taefe de' Teoriei, come giunga a dire, che, fe i Carni occuparono il Taefe de' Teorici, e fe vi fi mantennero, e tuttavia vi fi mantengono nella Cargna , dovremo dire che a' tempi d'Augufto non furono tutti i Carni puniti col trafpor-to loro nel Tiano, e che non è vero che fieno flati sloggiati dalle montagne. Quali che l'Autor delle Memorie fi Forte impegnato a dire, che i Carni furono sloggiati tutti , e Fpopolate affatto le noftre montagne , e non fi forte riftretto fempre , tanto in via di fatto, che in via di conghiettura , a dir con Dione come fopra, che Drufo e Tiberio impoverirono bensì di gente le noftre Alpi, ma non ne prò-fcrifTcro la ftirpe, lafciandovi anzi da per tutto quel difercto numero di genti originarie, che in {ignito & ìncolcnda regioni fufficerent & ad rihellandum non fatis virium haberent. Che fe l'Autor medefimo full'Alpi Noriche pensò nella maniera, come di fopra, lo fece col fuo perche , e con tutto qucfto non le diede già pefo più di quello che convieni! alle conghietture. XXIV. Dopo nondimeno una sì forte e dichiarata nimiftà coli introduzione de' Carni nella pianura , e dopo contraffata in tal propofi-to acremente l'autorità di Plinio, e di tutti gli antichi Geografi , in procedo della pag. 17. f Apologifta all' improvvifo tutto fi cambia, c ci fa diventare in un momento Carni tutti quanti, concedendo ali età noftra in efito , quel che in origine avea negato agli antichi fino alla pertinacia , e dicendo effere un fatto che il Tiano del Friuli, come la Cargna, è prefentemente abitato da Carni. Appoggiando nn coiai fatto alla nuda prova dell'uniformità del dialetto fin gola re , e firn ile ed uniforme quali al Provenzale antico, nel Continente del moderno Friuli, a differenza di quello dell' Ifole adiacenti da Grado fino a Venezia, ove non parlali che in Veneziana favella. Che relazione intanto abbiano i popoli della Provenza cogli antichi noftri Carni , non fi fa Fa indovinare. Si fa bene, che tanto l'antico Provcnzal dialetto, che il Veneziano, e così quello del Friuli, tutti e tre non fon più che un prodotto della lingua Latina , e che in confeguenza ninna prova fanno, o far poflbno in fra di loro 4'uniformità di Trazione origina-yì*. Si fa innoltre non effer vero, che per tutto il Friuli abbia cor-fo un cotal dialetto, mentre in quella parte del moderno fuo Continente, che diflinguefi fotto il nome di Territorio di Monfalcone , tutti fanno, che li parlò fempre, e fi parla anche al dì d'oggi in Veneziana favella. Si fa finalmente, che la lingua Celtica, comune una volta ai Carni, e a-tutti i popoli d'origine Gallica, fon fecoli c frcoli , che in quelle parti non efille più. Vedete come l'Apologifla Ammergefi nel!'ofeu riti delle lingue, e nella confusione de'trmpi , e delle Nazioni, e fi riduce a fpacciar per fatto quel eh'è di fcmpli-ce e mera fua immaginazione? XXV. Ma la cofa non fi ferma qui, e 1* Apologifla fempre più vago e rifcaldato nella novità delle idee, non ci vuol più Carni, ma bensì progenie e difecndenza de'popoli del Norico, e della Panno-nia, foggiungcndo, che, /ir non fvffe temerità l'azzardare opinione , ove mancano le precife notizie, potrebbe dirfi, che l'inv afone de' Slavi accaduta nel feflo, fettìmo, ed ottavo fecolo nella T?armonia , e nel 'H.orico , abbia indotti que'popoli a difeendere , e ad occupare il Friuli, °vc i Barbari venuti prima vi avevano lafciato un gran vuoto , e da dove per fottrarfi dagli uni, e dagli altri, fuggirono alle Ifole, che giacciono dirimpetto al Friuli da Grado fino a Venezia , i popoli Originar). £ di quello fuo bel pcnftmento ha cuor di dire alla pag. i3. che non fi tema di opporre quefla ali* opinion: dell* Autor delle Memo-'ri-, perchè egli è troppo fertile e feetnio in notizie per non abbrac-ciarle tutte, tuttoché fieno contraddicenti. L'Autor delle Memorie non abbraccia oppinioni contraddicenti , e che non fieno fondate, e ben snodate fui tcflimonio, e full'autorità degli antichi regiflrì, come pilo vederli religiofamente offervato in tutto il decorfo di quella fua Geografia. Tuttavia per far cofa grata all'Apologifla, potrebbe egli *°rfc anche panare quello fuo bel fuggerimento, fc Paolo Diacono non gli refiflefìc, e non ci alTicuraffc , che nel feflo, fettimo, e otta-v° fecolo non è poi vero che ci manchino le precife notizie, c nePpure che i Barbari in quel torno ci abbian lafciato quello gran v*otQ. Rafia leggere anche di volo il primo , e fecondo Libro della Storia de' Longobardi di quclf infigne Autore, per capire all'anno 527. Cl0e in fui principio del feflo fecolo, che abbandonata la Moravia, c facciati gli Eruli dalla Pannonia', i Longobardi, e non gli Slavi furon a 4 SUPPLEMENTO ALLA GEOGRAFIA . ron que'Barbari, che vi fhbiliron in erta la loro Signoria, e che per ( a ) De Jìe//, a «citato di Procopio (a), ricono fcendola in dono artierne col Nori- co co!T1e Fnoi collegati da Giuftiniano Irnperadore, vi fi amoreggiarono JL.IJL Lctp. , , • . . . i: XÀIK in tlltto cluci tratco Per quarantadue anni continui. In capo ai quaU dice Paolo Diacono, che nello fteflb Fecolo, vale a dire Panno 5<5S-Alboino Re de' Longobardi, dopo aver confegnata la Pannonia agli Avari, o lia agli Unni Tartari, e non agli Slavi, ufcì dalla Pannonia con tutta la fua Nazione, entrò in Italia, e occupò il Friuli» e la Venezia tutta lenza contrailo. E che in procedo di tempo, Fecondo che continua a dire Io Storico ne'Libri futteguenti, giunfe quella Nazione a fottomctterc una gran porzione d'Italia, e che vi fi mantenne in po fletto dal $6S. fino al 744. il corfo d'anni 106. dal Fello Fecolo fino quafi a tutto l'ottavo, Fenza che nè dal Norico, ne dalla Pannonia sloggiale alcun popolo, e in Friuli, o altrove in Italia vi ci ponefle mai piede . XXVI. Ecco pertanto la forre della Pannonia , ecco quella del Friuli nel fello, fettimo, ed ottavo fecolo . Ecco in quelli tali tempi gli Avari nella Pannonia , donde non ufeiron mai più fino all' anno 799- vale a dire a tutto l'ottavo Fecolo, in cui per attellato di Eginardo nella Vita di Carlo Magno, quel gran Monarca , dopo una lunga e flrepitoFa guerra , finalmente ne li cacciò fuori . Ecco i Longobardi in Friuli, donde neppur elfi mai più ne furono efpulfi, che in fui fine dell'ottavo fecolo, o fia l'anno 774. in cui lo ftcfTo Re Carlo occupando colla rimanente Italia anche il Friuli, ne li fter* minò. Ecco le precife notizie intorno al Friuli, e alla Pannonia, delle quali non può negarli, che non ne abbondi la floria del feflo, fettimo, e ottavo fecolo. Per quello poi che s'attiene agli Slavi , fe ¥ Apologifla avelie dato un occhiata alla Cronaca di Frcdegario , Scrit-tor contemporaneo di Paolo Diacono, e allo fieno Paolo Diacono, che ne parlano di colloro, gli avrebbe trovati fempre confinati di là da'Monti, e benché pofleffort da gran tempo della Carintia, Bottina , e Schiavonia , tuttavia tributar; ed opprefli dagli Avari lor confinanti , e Padroni della Pannonia , e altre Provincie , fino al fettimo fecolo, o fia all'anno 61 in cui creatoli un Re, feottero il giogo, e ne fecero gran progrefli 5 ma che nondimeno attaccati fanno 63*. da Dagoberto Re de'Franchi da una banda , e dall'altra da Crodober-to Duca degli Alamanni, e dalla terza da'Longobardi del Friuli, furon battuti da quelli ultimi sì malamente, che dovettero fottoporfi a pagare loro il tributo, e che il continuavano a pagare, dice Paolo Diacono, fino ai tempi del Duca Rachis, che dall'anno 757. fino al 744. al 744. coprì quel Ducato. Dono la qua! perdita non ofaron gli Slavi tnai più cozzarla co' Longobardi, fc non fc , o chiamati, osfidati,co-*t*e può vederli in Paolo Diacono. Se a quelle precife notizie, torno a dire , e a quelli autentici regiflri 1'Apologifla avelie dato pure un occhiata, pir ben imponìbile, che gli forte venuto in capo di fognar l'invafìon degli Slavi nel Norico, e nella Pannonia ne' tempi Helfi , e in que' paefì medefimi, che fìam fìcuri all' incontro, che flcrmina-ti gli Ertili, la fecero i Longobardi. Ma tant' e, f Apologifla fc ne ride di qucflc Memorie, e di tutta quella Storia notiifima , e verif-lima , e in faccia alla medefìma gode piuttoflo di pargoleggiare colle fue chimere, che di Ilare alla Verità, e di trovare in Friuli quel gran vuoto, che non potè certamente iafeiar Narfctc dopo i ledici anni che governò sì bene V Italia, e con tal giuflizia , pietà, e prudenza, che fece in eli"? rifiorir da per tutto li pace, e per attcflato di Mario Aventicenfc , Scritto?- di que' tempi, riforger Milano, e tant'altre Città diflrutte dai Goti: vuoto, che in confeguenza i Longobardi , fucccifì immediate a Narfctc, trovar non poterò in Friuli; dove tutto all' oppofto, dice Paolo Diacono, che creato che fu GifuL fo primo Duca del Friuli dal Re Alboino, non s' arrifehiò egli d! accettare un rotai polio, fc prima non gli furono dal Re accordate molte nobili Famiglie Longobarde, colf ajuto delle quali potcrte reggere i Popoli noflri Originari, affidati al fuo Governo, e che tuttavia vi ci rima fero. Immaginaria pertanto si è la Fuga univcrfale de'medefimi Popoli all'I fola di Grado, dove fgomenraro , come dice lo fi elio Diacono, non fi ritirò col tv foro della Chiefa d'Aquile/a che Paolino,che in quel tempo ne occupava la Scele . L' avran feguitato forfè alcuni altri, e maifimc della sfera de'nobili, e de' potenti colle loro' Foffanze, ma non già così della balla gente, e della povera plebe, Cfce, fe crediamo a Paolo Diacono, pur tuttavia ci rimafe, e che lr* qualunque paefe forma , e formerà fempre la maflima parte della Popolazione. Tutti fanno che i Longobardi, come la gran parte de* ■barbari, fdegnavano l'agricoltura, e che per forma del loro iniìitu-' to > e per capo da polizia nazionale lafciar dovettero per tal conto 1' Atalia , e i fuoi Popoli Originar), nello flato medefimo che gli avean trovati, non turbando, o conlìfeando, come folean fare i Romani, 31 vecchi porte/Tori delle campagne la minima parte del fuo terrenoì ^a cui dice Paolo Diacono, che i Longobardi ne traffero per appun-t0 tutta la lor fuffiftenzk , tallando gì' Italiani, come fecero, a p)« £are ogn' anno per tributo la terza parte delle rendite delle lor tcr-IC«Non trovarono adunque elfi in Friuli quello gran vuoto, e nè tam- D poco poco ve f introduflero , come fembra che voglia darci ad intendere E Apologifta i il quale intorno a qucfto punto non potea veramente meglio fpiegarfi, che col dire a Fronte di sì chiare, e di sì precife notizie , che /' azzardare opinione è temerità. XXVII. Ma non è poi temerità , ma bensì caparbietà quel che ad onta dell' autorità di Dione, accennata di Fopra, e dell' cfpolizione onorata, e chiarilfima dell'Autor delle Memorie, che Drufo e Tiberio, tirando giù i Carni dal monte al piano, impoverirono bensì di gente le noftre Alpi, ma non ne proferiffero la ftirpe, che pur tuttavia ci rimafe, continua l'Apologifta a gridare, come fe di nuovo contraddicali l'Autore, ove parla dell'invafìon degli Slavi, e dice che coftoro ginn/ero ad invadere anche l'Alpi Carniche, e a cacciare i Carni, antichi e naturali abitatori di cotefti Monti. Qua fi che gli Slavi non avellerò a trovar più Carni nelle noftre Alpi, e Drufo e Tiberio, quando gli tirarono al piano, non ne aveller lafciato indietro ne'Monti quel numero, qui & incolenda regioni fufficeret, & ad ribellandum non fatis virum haheret. Gran perdita di tempo per f Autor delle Memorie, a dire il* vero , fi c quefta di rifondere a tutte quefte fciocchcne . XXVIII. Tuttavia paniamo innanzi, dove i'Apologifta fi prepara daddovero a dar battaglia all' Autor delle Memorie , e a convincerlo d'ignoranza fin dall'anno 1759. in materia d'erudizione , nel Difeorfo^ eh' ei tenne fopra la Storia del Friuli, in cui, dice egli, prima d'ettere illuminato dalV Autor delle Antichità Romane della origine de'Carni, fi efprelfe molto male di quella Nazione ,che «0» fi fiabe-ne, fe a forza d' armi, oppure fc per elezione, e di volontà fi procurale l* amicizia del Vopolo Romano. Poco male però anche quello, mentre l'Autor delle Memorie fa beniflìmo d'effer nato alla condizione del rimanente degli uomini, tutti foggetti ali' inganno , e a pigliar bene fpeflTo de' granchi a fecco nel vafto mar dell' Erudizione : tutti pet altro innocenti e fcufabili, quando non vi ci entri la mala volontà. Nuliadimeno non fi avvifa ancora di aver toccato in quel Difeorfo neppur per ombra il punto dell'origine de'Carni, riftrin-gendofi foltanto a quel che fuol farli ne' Difcorfi preliminari , che non trattano cxprofelio delle materie, e non ne ammettono maggior difeuflione , fenza offendere la brevità . Facea cenno egli nel medefimo, non de' Carni nelle Montagne, ma dell' intiero noftro Territorio in rapporto, inquanto al nome, a que'tempi, che tutto diceafi Carnico, e pattandolo colf autorità di tutti gli antichi Geografi fotto un tal nome, non s'internò punto a parlare dell' origine de* Carni, ma del- ANTICA DHL FRI U L I . la forte del Territorio, in cui furon tradotti» e fotto la denominazione di Carni prendendo alla foggia di que' tempi quei!' ultima porzione dell' antica Venezia, entrò nella quiitione agitatillima, s'ella a forza d' armi,oppur di volontà paiTalTc in podeftà de' Romani . Ecco il Vero fenfo, ecco l'intenzione di quel fuo breve cenno: intenzione, che non è fperabilc, che giunga a difccrncrc l'Apologifla , nella prevenzione in cui è, di non ammettere in quello Piano ne Carni, nò Veneti prima d'Aquilcja, e di ridurre il medefimo in que tempi allo flato e ofeurità che fu il Mondo, prima che le acque lì divide f-fcr dalle acque. Non era della rilfrettezza di quel Difeorfo , nè quello era il momento d'innoltrarfì in quella celebre difputa, e 1' Autor delle Memorie Iafciar ne la dovette indecifa, e pendente , e differire a miglior tempo il trattarla di propofìto , come fenza toccar neppure un apice della fcuola riputatilìima dell' Autore delle Antichità Romane, li lufinga di aver fatto in quelle fue Memorie. Con che crede egli aver fupplito abbondantemente in rifpolìa a co teli a imputazione, e alle folite cavillazoni d* Aquile)* Colonia de' Romani, e degli Aquitejefi trasformati in Carni. XXIX. Ma quante cofe mai, cfclama f Apologifta alla pag. 19. non fi leggono in qucfto Libro di quefti Carni, che formano la gran tenerezza dell'Autor delle Memorie! Alla qual cfprelìionc, quanto enfatica, altrettanto impropria, potrebbe forfè rifpondcrfì , che tenerezza non è cofa che sì convenga all'effcrc, e alla gravità di un ferio Cenforc, ma è vocabolo da lafciarfì ai Poeti, ed agli amanti. Nul-ladimeno compiacendo 1" Apologifta anche in qucfto , e adoperando lo Hello termine, fe ne proietta l'Autor delle Memorie, che la fua tenerezza propriamente non tende a Jbftcncrc in qucfto noftro Piano ne Carni, ne Veneti, ma bensì la purità della Storia del Friuli, e la Verità. Se la tenerezza dell'Apologifta non fotte ita dietro sì perdutamente al fuo Siftema, non avrebbe egli dieiferato sì poco bene in PocÌìc linee /' origine e la fituazione de' Carni, ftendendo il loro nome, ■ le lor pertinenze, per cammin troppo breve e fpedito, e con troppo calda e veemente immaginazione di là dall'Alpi, dai confini del ^elluncfe fimo al Territorio Tricftino ì ciò che niuno lì è mai fognato di fare prima di lui, nel dccorfo di tutti i fccoli. E non li farebbe iludiato di confondere a polla fatta, quel che de' Carni, Taurif-Cij Norici, Carini, Caritni, fedelmente , e diligentilfimamcntc alla Fag« 115. cfpofc l'Autor delle Memorie, diftinguendo più chiaro del *°'e l'origine Gallica di lutti quefti popoli, ufeiti fuori dalla Franca in varie fchiattc, e fotto diverfi nomi, fin dall' età di Tarqui- D \ n io \ nio Prifco, dille varie fedi che occuparono, gcncrazion per genera-rzionc, in quelle nollre parti, c dalle diramazioni, fuddivifìoni, e di-verfifìcaziom degli antichi nomi, che non di rado quindi ne furfero infra di loro anche in una medefima /chiatta» e foftencndo precifamentc , che i Carni, confinati fempre dalle vecchie Memorie in Italia, e nelle noftre Alpi, non cran da confónderli, come agogna indarno V Apologifla, coi Carini, Cariti)! , e con Carnunto: popoli collocati tempre dagli Scrittori, e dai monumenti che ci rimarono, di là dall Alpi, e fuori d' Italia, tuttoché gli uni, t gli altri in origine fa I>cn vcrifìmilc , che difcendciTcro chili medefima llirpc , vale a dire dai Carnuti, una delle fchiatte fioccate qua dalla Francia, ediffufe e fpar-fc in que* rimoti tempi per l'Italia, e per la Pannonia. Ciò che potea ballare all' Apologi/ra, perchè tutto collera, e tutto mal talento, non tormentarle più oltre l'Autor delle Memorie intorno all'origine di quelli Popoli, e alla lor tra fin ig razione in Italia, e in Pan» nonia j dove cambiando lèdi, tutto il mondo fa, benché Galli d origine , che lì computaron pofcia in perpetuo fra le genti d* Italia , e della Pannonia. XXX E pur tutto quello non balla perchè il medefimo di bel nuovo non dia la te/la nel muro, e non farnetichi, e alla pag. 20. non ifgridi, c non incolpi l'Autor delle Memorie d'aver negato al Cap. IX. pag, 118, che i Carni [afferò Calli, ripetendo in prova le medefìme fue parole, ove dice, che per conchiudere con ogni [onJa-msnto , e con verità, bafli , aver detto, che Teorici, Taurifci , Carni , Carini, Caritni , ed altri popoli fìttoti a quefte parti, tutti [uro-io d origine Gallica , e non Cartina . Ma da quefte parole ftefle, tuttoché tronche fi adducano}» e dimezzate, non fi ricava egli forfè tutto il contrario, cioè, che Norici, Taurifci , Carni, ed altri popoli ftuati a quelle parti, cioè a dire i Carni nelle noflrc Alpi , c gli altri popoli di là delle medefìme, tutti [uron d% origine Gallica ? Anzi dichiarandoli tffo tutti quanti d' origine Gallica, c non Carnica , meno Urano fembrar potrebbe 1'opporre , eh'egli negafìe ai Carni piuttoflo fcf-fer Carnico, che il Gallico: affurdo , che in vcrun modo non può fu (filiere. Ciò che dinota a meraviglia il difetto di ragione, c la cecità di mente, da cui Gretto e imbavagliato il Ccnforc non intende, o fa di non intendere neppur quello che legge, efponcndofi difpcra-tamente, o a dire il fallò, o fc così riputaiTe meglio, a dare in af. furdo. Che fe egli non fi folle indotto a feonvoglière a bella prova, c malmenare il fentirnento dell'Autor delle Memorie, ci volta ben poco F°co a capirla , e a ricordarli di quanto precedentemente il medefi-fìrno Autore avea recato a illuflrazionc del punto, e molto più di «quel che fegue a dire, e che conchiudc in tal propoiito, cioè, che tutti quelli popoli fotto il nome generale di Calli, e non di Carni fi compresero. OmmiiTìone troppo ftudiata, perchè la diflinzione tifata tra il nome Gallico e il Carnico divenga lepida, e perchè non an-Parifca in quella Tua Cenfura, che l'Autor delle Memorie qui non te più che diftingucr la fpczie dal genere, non accordando al nomcfpc-zialc di Carni quel eh' è rifervato al folo predicabile, o fa alla voce generica Galli, comune a tutti quelli popoli tra fe divertì , e di fpc2ic differenti, Norici, Taurifci , Carni , Carini dee. com'era per cagion d'efempio comune ai Veneti, ai Ccnomani , agli Orobj, agi' Infubri, e a tant'altri popoli del Regno Italico quella d'Italiani. XXXI. Cenfurc di quella fatta, appoggiate fempre all' equivoco, e alla confusone, e non di rado ancora alla menzogna, convien ripetei lo, non meritano rifpola. Che rifpofla merita in fatti quel che r Apologifla alla flcfìa pagina, colla folita fua franchezza, di mero capriccio, e colla femplice negazione giunge a dire, cioè che nelle Alpi al confine delle fonti del Dravo e ddla Tiavs Italia non fu mai è Rifponderà per tutti Cluvcrio nella fua Italia Antica, ove tratta dell' Alpi Noriche, non già a repentaglio, come fa P Apologifla , ma dopo averle vilìtate in perfona , e minutamente cfa minare, fiiìando a quelle fonti, e alle fommità di que'Monti il confine d'Italia, e il paffaggio dalla medefìma oltremonti alla vafta provincia del Norico, in quelle parole ( a ) : Summus igitur Voricarum Mpium tranfìtus efl '■■ , . . 7 -r r ■ .» , (a) hai. circa Dravi Tlazifque jontcs, in jugo , quoi vulgo vocatur Monte Ce- Ant.tib. I. fe . Tratlus igitur banim Alpìum in lihaiicas & Carnìcas ex tendi tur Cap. XXXII. * Dravi fonte al Is^atifonis ufque fontem . A quello poi che feguita a dire 1" Apologifla , colf autorità di Livio, che per di là, o fia vcr- fo le fonti del Dravo e della Piave , vennero in Italia i dodici mila Galli, mentovati da quell'Autore, rifponderà l'Autor delle Memorie, che Livio al citato Cap. XLV. del lib. XXXIX. e faIfiifiino, che af- ferifea una tal cofa; non rcgiflrando egli a quel palio, fc non che Cnpitaron colloro in Italia per faltus ignota antza via. Ignota quella ' «Iva , e quella via ci lafciò Livio medefimo , fenza palcfarci a qual Parte dell' Alpi ella fi fotte, e ignoti in confeguenza ella dee crederfi anche all' Apologilla, quando Livio fleflb in fogno non gliel'abbia Svelata. Amiate ora, e fidatevi, fe vi dà l'animo, de' tefUmon;, e ^llc Autorità che adduce, e che millanta in fuo favore. XXXIL Ma dopo tanta fmania, e prctenfìon così ridicola di far cam- camminare l'Autor delle Memorie fempre mai col Pedante, famo giunti al momento , clic f Apologifla profeguendo a tutto palio a fargli da Maellro, tutto all' oppoffo fenza avvederfene entra egli nel difcipolato, e ricade in quella /leda folla, che avea preparato per altri , proverbiando alla flcfià pagina , e rimbrottando feioccamente l'Autor delle Memorie, come fc illuminato dal frammento de'Faftì Trionfali di Emilio Scaltro, addotto dall' Autore delle Antichità Romane, abbia conchiufo così alla p3g. 109. rio. delle fue Memorie: D'origine Gallica dunque furono i Carni, ciò che dimofìra ch'eglino molto anticamente vennero a popolare i noflri monti. Il frammento col quale dopo aver diflinti i noflri Carni dai Carini pretende illuminarci l'Autore delle Antichità Romane, confile nelle feguenti paro- (a) Delle'An- ]c (a): Ma certo è , che quefti Carni vinti da Quinto ^Marzio Rege tnb. l\om. f, « ,.. ^ , dell' ìjlr.paa. lroconjoLe, di Gallica origine giudtratì furono, dovendo leggcrji ne 11. 22. * Fafìi Capitolini, ove del Trionfo Carnico fi fa nota, DE. GALLEIS. KART^EIS. Nulla qui voi trovate del Trionfo d'Emilio Scauro » ciò che balta a fmcntire V Apologifla , e la fua citazione . Ma e' è di peggio ancora. Filippo Cluvcrio , uomo d'eccellente critica, e d'alto fa pere, e della cui fcuola, e non di quella dell'Apologifla fi gloria d'clìère l'Autore delle Memorie, fenile la fua Italia Antica da un fecolo e mezzo innanzi che l'Autore delle Antichità Romane pubbli-caffè colle Stampe il prefente primo Libro di quefta fua Opera . Efa- (b) CIuv. hai. minan^0 *§B fìn da Mora quelli medefimi Falli, prefe innocentemente *Ant. Lìb. I. equivoco da un Trionfo all'altro, ed ebbe a dire (b): De Gallis Cap. XIX. Triumphum egit Qt Marcius Rcx Troconful anno 6 3 tf. t. Ctcilio Me-P*&- i*9-feq> ten0 f o. Mudo Scevola Cojf: Anno 638. de Lignribus triumphavit M. sEmilius Scaurus, M. Cacilius Mettili Collega : adattando così a Quinto Marzio Re il Trionfo, che fpetta ad Emilio Scauro, e ad Emilio quello che s'appartiene a Quinto Marzio. A un tal errore tenne dietro, come fopra, bonariamente l'Autore delle Antichità Romane, e vi aggiunfe del fuo, che nel Marmo di Quinto Marzio Re dovea leggerli, DE. GALLEIS. KARNEIS. Ma l'Autore delle Memorie andò più avanti , e incontrando Cluverio coi frammenti medefimi pubblicati colle Stampe, ebbe modo di feoprirne l'equivoco; e trattandoli di contraddire al proprio Maeflro , credette necclTario af-fìcurar meglio il punto col rincontro de'Marmi Jleffi di Campidoglio, ficcome fece minutamente alla pag. 109. delle fue Memorie, Ora l'Apologifla colla pagina lleffa fotto gli occhi, feicntemente, e con piena cognizione di quel che fa, non ha rofìbre di fottrarre a Cluvcrio la gloria d'aver difottcrrat3 il primo ne'Carni 1 origine Cel- Celtica, e all'Autor delle Memorie il merito della preferite emendazione, faltando in campo a fronte feoperta a fpacciarnela dell'Autore delle Antichità Romane, e a immafeherare il tutto fotto il di lui nome, dicendo come fopra che l'Autor delle Memorie, fe con-chiufc che i Carni furon d'origine Gallica, ciò fece illuminato dal frammento de* Fafli Trionfali dì Umilio Scauro , addotto dall' Autore delle antichità Romane» Si può dare un attentato più ridicolo, e più feiocco di quello? Ebbe a dir molto bene in tal propofito Marziale di quel Fidentino , celebre plagiario all'età fua ( a ) Indice non opus E far Li? efl noflris net vìndice libris : Stat contra , dieitque tibi tua pagina, fures. Non intende già di dir tanto dell'Apologifta l'Autor delle Memorie; ma fi trova bene in debito d'avvertirlo colla bocca dello licito Marziale, che ( b ) Mutare dominum non potefl Libcr notus . Che ^ f0^m fe il medefìmo toccato avelie il punto, libero un momento, e fgom- Epigt.LXV li bro da pregiudizj, e da mal talento, tutto il contrario certamente avrebbe detto, e avrebbe detto il vero; cioè che avvertito egli, e illuminato dall'Autor delle Memorie, fi abbafsò finalmente in vece di darla a prendere fcuola da lui, e non foftenne più con Cluvcrio, e colf Autore delle Antichità Romane, che i Carni fojfero vinti da Quinto Marzio Regc Troconfole fanno di Roma 6$6, ma bensì da Marco Emilio Scauro Confole l'anno 638. Ciò che l'ha tolto in confeguenza dal pericolo d'arrifehiarfi più oltre, dietro all'Autore delle Antichità a ufar la forza, e ad alterare colla ftefla confidenza, che fa de'Codici e delle Stampe, i Marmi ftclìi più facrofinii, e a pretendere, che ne* Fafli Capitolini, ove del Trionfo di Quinto Marzio Ile fi fa nota, debba leggerfi, de. GALLEIS. KARNEIS , e non come Ila fcolpito realmente in Roma, DE. LlGVRlBVS . STOE- Neis. XXXIII. Ma tempo è ormai di troncare il filo a cotefti equivoci, 0 dirò meglio, a quelle fciocchcrie, e a modo così baflo, e così improprio di cenfurarc, che dileggiare piuttoflo, c vilipendere potreb-he dirfi , approfimandofì egli al far di coloro, i quali fecondo che g//* Ante d'Italia, confiituijfe con Roma medcfima un Governo folo, e una fola tich. Rom. "Potenza; confondendo in tal guifa fenza riferva il Governo precario ^^ W*Pai' delle Colonie, con quello dell' alma Città di Roma, di cui dille Gel-Ilo , che le Colonie poteano bensì confìderarfi cerne tanti piccoli ritratti , ma non giammai la ftefià cofa, attefo malTimamcntc che, dice egli (c), nec fuis radicibus nituntur, & jura inflitutaque omnia (c)'Hecl. Tepidi Romani, non fui arbitrii habent ; a tal che tra Roma c le Co- Att'tc. Lib. Ionie, fccondochc attefta quelf efìmio Scrittore , pattava il gran diva- ^j^1' Ca?' rio, che Roma co'fuoi riti, e colle fue leggi ftatutaric comandava, e le Colonie ubbidivano, e che in confeguenza non porca entrare a coftituir Governo chi ubbidiva , o a formar Potenza chi non comandava. Il male in foftanza è però, che troppo tardi fi è condotto V Apologifta a meditare qucfto nuovo univerfal Siflema in Italia , e quefta nuova general Totenza , vale a dire ai tempi della prima Dittatura di Celare: tempi in cui tutto all' oppofto, invece di accrefccrfì il grado d'autorità nelle Colonie, fi annientò quello della fletta importai Repubblica di Roma, e dell'alto fuo Senato, e de'fuo i Co-mizj, ridotti a vederli ofeurato per appunto in quel torno ogni fuo fplendore , e incamminata all' occafo ogni fua Sovranità , e dopo la quinta Dittatura di Ccfarc, refa perpetua in lui l'anno di Roma 7 io. a tendere ogni cofa a gran palli alla Monarchia , e a ridurli in po-chiilìmo tempo al Difpotifino , e alla Tirannia de' Ccfari tutta la Romana Potenza» Egli e dunque un fogno, c un fìftema lavorato a lì 1. g«" genio contro il Fatto , e gli elementi tutti della Storia il pretendere , d'innalzar le Colonie ai tempi di Ccfarc a confìituie con Roma ima fola Votenza . XXXVII. Che fc quella così fatta Totrnza nelle Colonie ricade da fc meaclìma , per effer coft puramente fiftematica , c immaginata a talento, molto più dee cedere tutto ciò che dipende da sì debole e fdìtb principio, cioè che l'antica Geografìa per tal cagione andarle (à^Deìle 4tt~(a) in dimenticanza, e che avellerò a fott entra re in di lei vece le tieb. Rom. Colonie , e i loro Tcrritorj a reggere infra di noi 1' antica Scienza del? Iflr.pag* Ge0grafica . Sono apparenti le confufìoni, c le tante contraddizioni» che fogna l'Apologifla negli antichi Geografi, per ifered itarli. Non batta attcrirlc, Infognava provarle con critica, e colf efame diligente della Storia, e della Cronologia, c non inghiottirli tutti i fccoli in un fiato, fenza dittingucrc tempi da tempi, e Geografìa da Geografia. Niente banche fare le Colonie colla Geografia , fc non inquanto ella comprende anche i loro nomi, fenza che ne apparifea descrizione ,o configurazione alcuna delle medefìme , e de'loro diftretti . Da diciannove Colonie in più tempi veggonfi condotte nella Campania, e la Geografìa ciò non ottante non ci dà i confini, che della fola Campania, (b) Taterc.^oSl in quarantinovc Colonie, che annovera Patcrcolo (b), condotte Lio, 1. Cap. da' Romani in tutta Italia, fra le quali anche Aquileja, incomincian-do dal fettimo anno, da che Roma fu prefa da'Galli, o fia dall' anno 570. fino al fitto Confidato di. Mario, o fia all'anno cT^.pel corfo d' anni 285. non abbiamo altri confini dalla Geografia, che quelli degli Etrufci, del Lazio, dell' Umbria , del Sannio, della Venezia , e così del rimanente di que' Pacfi , entro i. confini de' quali furon condotte tutte quelle Colonie . La Geografia è una facoltà^ tanto valla, quanto è tutta la Terra; quinci è, che le fue operazioni non foglion ettere, che in grande. Mutazione in Geografia le Colonie non fecero giammai; nè de' loro dittretti, o altre così fatte minute cofe ella fi prefe mai cura .* intenta foltanto a registrare fedelmente 1 confini più eftefi e fhbili de'Regni, c delle Nazioni, e tutte quelle vicende , e quelle mutazioni effettive e reali, a cui , o per fatto de Sovrani, o per introduzione di nuovi Popoli, nel dccorfo de'fccoli ella dovette accomodarli . Se V Apologifta avefte badato feriamente a quefte verità, avrebbe refo più giuftizia agli antichi Geografi, negli avrebbe alzato contro un tribunale sì inferocito, di condannarli tutu in via fommaria al bujo, e all' obblivione ; per andar pofcia mendicando i lumi Geografici dalle Colonie, e da'fuoi confini, che ofeu-ritfimi abbiamo, e incerti affatto, e pattar quindi a hCci2T , come fuol fuol dtffi, il boccone per l'ombra, e a piantar fiftema , ebe innalzato una volta da Celare il pieno delle Colonie d' Italia al grado della Romana Cittadinanza, divenire l'Italia propriamente, e Geograficamente tanto Romana , che la Geografia antica doveffe cedere a sì gran nome, e non avelie più a confiderarfi clic un guazzabuglio di denominazioni incerte e confufe de' noftri Popoli» e quel che è peggio, rattoppato infame, fc così è , per ozio, dopo i tempi di Ce fa re , dai prototipi fteffi, i più illuftri che abbiamo della Geografia antica, Serabonc, Mela, Plinio, e Tolommeo ; in guifa che il grado di Romane Colonie ballarle a fottrarle da qualunque regola di Geografia, e a Smentire occorrendo, come fa 1 Apologifta alla pag. 2 i Strabene, Plinio, e Augufto medefimo, perchè ire'Carni inclufcro Triefte, per la fola ragion nuda ,c ridicola, che Tricfle fu Colonia dedotta da Roma , e de* Cittadini Romani . XXXVIII. Ma lafciamo all' Apologifta quefti fuoi dclirj, che non fervono ad altro che a gettare il tempo, c ritorniamo all'impropria e contumcliofa fua Cenfura, dove alla pag. 11. riconofecndo egli fui punto de'Carni il proprio torto, e brancolando tra l'indifferenza e il difprczzo, giugne finalmente a dire, che nel Mondo importa poco il faperfi , che i Carni fuff ero fituati un palmo più in qua, o più in là j come fe la verità nel Mondo importafle poco, e fc il noftro Piano, fu cui cade la difputa , confiftcfTe in uno, o due palmi, o fc il Geografo nella ricerca del vero, potendo farlo, non avelie a confeguirlo fino all'ultimo palmo. Poco altresì importa, fègue egli a dire, che i Friulani vogliano difeenier piuttoflo da Genti barbare e bellicofe, che dai Coloni Aquilejeft partecipi della Romana Cittadinanza : quali che il fafto , e il folletico dell' origine Romana avelie a prevalere ali* elìftenza , e alla realtà della cofa, e che il discendere da'Barbari, o da Romani, dipendefTe dall'arbitrio, e dal genio, e non dal fatto, e dalla verità . Quindi difperaado egli di foftener più oltre il fuo affiamo, efee fuori del folco, e abbandonata la quiftionc de'Carni, e degli Aquikjefi, che pure è il fifTo perno, in fu che gira la fua paf* none , palla in altro conto a battere, fc mai può , f Autore delle Memorie, e a foggiugnere , che importa bensì alla Storia, ch'egli pretenda di provare a fronte di tutti i Dotti , che i Veneti foff ero oriundi Galli'ì come s'ei non fappia , che Straberne e Polibio in sì nobile argomento han fcrvito continuamente di feorta , e di foftegno all'Autor delle Memorie. Che fc mai l'Apologifta avelie cuor di negare a Strabone, e a Polibio il pofto fra i Dotti, troppo onore verrebbe a fìrc all'Autor delle Memorie, prendendolo, fe così è, alla rinfufa con que' SUPPLìMENTO ALLA CEOGRAEIA que'due grand'uomini fra la turba degl'ignoranti. Calunnia poi troppo groflblana , e indegna del carattere di Ccnforc sì è il protendere, che l'Autor delle Memorie, fcordatofi di tutto quello, confóll alla pag. ito. che i Galli erano popoli affatto di ver fi dai Veneti, fe non che forfè l'Apologifla dovea dormire, quando Ielle quella pagina; imperciocché l'Autor delle Memorie,difeorrendo de'Carni in confronto de Veneti, benché d'origine Gallica gli uni e gli altri, dice ivi chiaramente, che i Carni, e non i Galli, furon calcolati fempre per popoli affatto diverfi , e differenti da' Veneti . XXXIX. E qui andiamo noi fempre di male in peggio , e fempre più feorgiamo il mal genio , e l'indole ombrofa c Uravagantc dell' Apologifla. L'Autor delle Memorie al Cap. VI. della fua Geografia intendendo provare l'antichità del confine dell' iftria colla fìnifìra f|K)tl-da del Timavo , ebbe ricorfo all' epoche fìcffe favolo]e, le quali dice egli colla feorta di Strabone , avvegnaché fignifichino poco nella Storia , conchiudono nondimeno affaiffimo nella Geografia . E fra 1 epoche fa-volofc prendendo quella della Spedizione degli Argonauti in Coleo , accaduta fecondo il Pctavio , 41. anno, e giuflo il Neuton , anni 34. prima dell'Incendio di Toja; o fecondo il Cardinal Querini, dicci anni dopo , o finalmente fecondo che penfa V Autore delle Antichità (a) Della Romane (a) 67. anni prima di un tale Incendio, ebbe riflefìo al Spedit. degli detto di Giufìino intorno a quc'Colchi, che tennero dietro agli Ar-giajf^j ^X' gonauti, cioè che colìoro dopo una lunga navigazione juxta Aquila (>%, 132. jatn confedere, Jjìrique ex voeabulo amnis , quo a mari concefferant , appellati. E non dovendo egli qui trattare, che dell' epoca femplicc-mentc , onde pvovarc l'antichità del confine, fi proteico onoratamente^ di lafciare la verità del fatto al fuo de/tato, e di non entrare a deci' dere della medefima fopra la venuta di cotefli Colchi, e ne tampoco Jo~ pra il paffaggio loro dopo sì lunga navigazione dal mar T^ero nel fiume iflro. Ora a sì netta dichiarazione, e sì innocenre , che non può offendere chicchefla, non poteva egli afpettarfi mai , che alcuno fe ne rifentilfc, e che f Apologifla ne fremeffe per quello, e montafle iti tanta collera, d'imputar come fa alla pag. 23. all'Autor delle Memorie , che voglia sforzarfi di riflabilire la ormai [ereditata, e debellata favola della venuta degli Argonauti, e de'Colchi in quelle parti, fondata unicamente nel Toema dì Apollonio Rodio, come in quello di Virgilio è combinata l* età d'Enea con quella di Dìdoneie qucfto voglia far-fi unicamente per mofirare inconfiderazione a quanto l' Autore^ delle Antichità Romane demoftrativamente ha fcritto nel Lib, IV* dc^ Opera intitolata Della Spedizione degli Argonauti. XL. Perchè dunque FAutor delle Memorie tifa la libertà , e dirò anebe la modeftia, di non entrar nella controverfia della fpedizionc degli Argonauti, vera o Falla che fiali, e dichiarandoli neutrale, non Fa un panegirico a chi la pretende falfa , F Apologifla ha da prender quindi motivo d'ingelofirfi, e di rifcaldarfi a Fcgno, d'interprete tar fino l'indifferenza per uno sforzo, di riftabilire la ormai, Fecondo lui, [ereditata, e debellata favola degli Argonauti/ Non era del Fuo allumo , e meno ancora della Fua intenzione, l'entrare in quella dif-puta, e non lo è neppure in prefente. Nulladimeno, Fc l'avelie anche avuto in animo, non gli mancavano fondamenti, e fondamenti tali per l'oppinion contraria, di far contrappunto alla fovcrchia fma-nia dell' Apologifta . Altro è favola , altro è narrazion favolofa , per infegnamento dello ftello ripuratiftìmo Autore (a) dell'Opera Della (a) Del/a Spe-Spcdizion degli Argonauti. Strabone, gran macftro di verità, c che ^j2".^C 'J"7^' nel difecrnerc il vero del falfo all'età fua ebbe pochi pari, fc ne 41* fervi fempre di quefta regola, e della Spedizione degli Argonauti in Coleo, fcparando la Storia dalla favola, ci Iafciò fcritto per appunto, come l'andata e il ritorno di quegli Eroi per comando di Pciia , e l'occupazione di varie Ifolc fatta da elfi nel dccorfo di quella navigazione, per comun confenfo fi meritava gran fede; e che le varie loro vicende, in conformità di quanto ebbero a foffrir pofeia anche Ulifìc , e Menelao, per teftimonianza d'Omero, c pe' rifeontri, che ai giorni fuoi tuttavia fi moftravano , ne confermavano la credenza . Che la Città di Ea al fiume Faf? tuttavia moftravafi , e che Eeta folle flato Re di Coleo ; tcncafr* per cofa certa: che la ricchezza di quel paefe, e la copia d'oro, argento, e ferro, che vi fi trovava, dinotava apertamente la vera caufa di quella fpedizionc , e dell' antecedente di Trinò: che dell'una, e dell'altra fpedizionc, e delle vicende di Giafonc , e di FrilTo, molti indizj, e molte memorie fi contavano verfo l'Armenia, e la Media, e ne' contorni di Sinopc, e di quella fpiaggia, c della Propontidc, c dell' Ellesponto fino a Lemno ; e che dell' andata de* Colchi dietro gli Argonauti in Cambia, in Italia, e nelf Adriatico, varie cofe avea regiftrato anche Callimacoì come altresì conftava, 3 riferto di alcuni, della navigazion di Giafonc, c de' fuoi, fu pel Danubio in buona parte, fin verfo l'Adriatico. Ee quali cole , col rincontro c oppofizione di quanto aveafi da Apoilo-doro, Ncantc, Demetrio Scepfio , Mimncrmo , e da altri, cheavean pofto naano nella Storia degli Argonauti, dice il Geografo ( b ) , che fi allega- (b)Strab. L'b Vano non fenza probabilità , e niente fuori de'confini della fede urna- yt^o^^ditm na a e della Storia; a differenza delle favole, dice egli, che fecondo il Amjlól-17^7 co- coftumc non di rado il Poeta vi frammifchia, collocando Eunéò figlio di Giafon.j in Lcmno, decantando quclf Ilola per pacfe grato ad Achille, e cosi Medea e Circe per donne venefiche, e fingendo gloriofa-mcnte , .che Giafonc fupcrafte i confini del Mondo allora cognito , e avelie cuore di penetrar nell'Oceano. Ciò chcMimnermo adottando da Omero, dice Strabone, che portò poi la favola all' eccetto, fingendo, che Ecta abitatte alle parti ettcriori dell' Oceano Orientale, c che là Giafonc fotte fpedito da Pelia alla conquida del Vello d'Oro. XLI. Qucfto in fottmza e quel tanto che porca dire, e che non dille l'Autor delle Memorie, e che neppure in prefente lo dice, fc non coftretto. Finche viverà il nome di Strabone, e dell'immortai fua Opera, c la fingolar Fua fede e macftna nel fcparar la Storia dalla favola , f Autor delle Memorie chiede feufa all' Apologifta , fe non è in grado di lòttofcriverc a chi s'immagina /ereditata affatto, e ormai debellata, come dicefi, quefta leggenda degli. Argonauti» in tempo malli me che non è vero , eh' ella dipenda unicamente dal Poema d zipoliamo Rodio. Strabone, trattando a dirtelo ed exprofetto a qucfto palio della Spedizione Argonautica , in tanto numero di Scrittori che adopera da Omero in poi, non fa neppur menzione d'Apollonio Rodio. Virgilio, intorno alle vicende del lungo viaggio d'Enea alla volta d'Italia, non prefe nemmeno una fillaba di Apollonio Rodio, e adottò foltanto ali ufo de' Poeti la favola degli amori, e delle pazzie di Medea verfo Giafonc, inferite nel quarto Libro di quel Poema, trasportandole nel quarto della fua Eneide a quelle di (*) Salumai, bidone verfo Enea, come ottervò Macrobio (a) ad Didoncm, "jet Ltb. V. Cap. sEncan amatoriam contincntiam Medea circa Jafonem transfercndo . Nè XP*** quella favola introdotta dai due Poeti per vaghezza c per brio, è ballante a fereditar l'cfiftcnza , e la realtà, nè dell'una, nè dell'altra Storia. Qacllo poi che vi fi aggiunge, che l'Autor delle Memorie ftiafi indifferente in quella dilputa , unicamente per mojìrare inconfi-deraxionc a quanto de moflrativ amente fta fcritto nel Lib. IV. Della Spedizione degli Argonauti, ella è, mi fi perdoni, una gelofia fuor di tempo, c una interpretazione ingiuriofa, e offenfiva della fua modeftia, e del fuo lìlenzio ; ed è un pretendere colla violenza quegli en-comj', e quelle,lodi, che per giufte che fieno, da chi le attende, e non da chi le prefumc, fogliono ottenerli. Le Dimoftrazioni Cono il più bel mobile, che vantar pofTa una Facoltà, e l'Autor delle Memorie ne è già perfuafo, che il Libro IV. Della Spedizione degli Argonauti, cruditillimo, e ftimatilfimo , fia ben fornito e corredato di sì prcziofa merce, Enza entrar giammai in quelle catene troppo lun- ANTICA DUI- FRI UFI. tanghi, e intralciate di Ipotcfi, che fi toccano, c fi pattano, e nella ferie di que'tanti equivoci, che fi contano, e non fi provano, a carico de'più gravi e reverendi Autori dell'Antichità. Tuttavia chiamato egli, e provocato ad erudirli collo ttudio di quel dotto Libro, gli rifovvicne in leggendolo d etterfì abbattuto in due nobili Dimoftrazioni ; funa delle quali rifguarda l'origine, c la fondazione della Città di pola C a ) .* l'altra la vera epoca della Spedizione degli Argo- fa)Della Spe-nauti (b). Tale però è la confidcrazione, nella quale ei tiene me- dh* degli Jtf-ritamentc rilluftre Autore di quella erudita Opera, che per ogni V^i%^*i$o riguardo reputa fpcdj.cn te, piuttotto che al proprio, di riportarli al (b) ivi pag. fentirnento di que' Dotti uomini, che dell' uno e dell' altro argo- ■!»♦*£»»//• mento, prevenendolo, ne han già fatto parola. ?a&' 6 ' XLIT. Pola Città dell' Ittria , da tutti gli Antichi, e comunemente fino all'età nottra , fu riputata fempre opera de'Colchi, fra i quali il primo a darne conto fu Callimaco in que'celebri verfi, conferva- . tici da Strabone (c) in conferma di un tal fatto. Sul!'interprctazio- C!t p„* 7g* ne di quefti verfi, c del vocabolo Afiyron, fi oppone il dotto Autore 79. Della Spedizione , c forma la fua Dimoftrazione in contrario > la cui bafe conlìftc in dire, che la lezione fi a viziata in quelli verfi, e che in vece di Afiyron, denominazion di Luogo ignoto all'antica Geografia, debba leggerli Absoros, Città malamente interpretata da Cluvcrio pel moderno Ofcro, perchè polla In una delle Ifole Ablìrti-di , funate, dice egli, anche quelle malamente dagli Antichi alle cotte dell'Ittria , mentre dovean collocarli lungi dall'Ittria, verfo T Ilòta di Cor fu . Tutto va a dovere, e all'Autor delle Memorie non retta, che di benedir la mano, che fa trattar così bene le cofe dell' Antichità. Il punto nondimeno Ila, che l'cruditiilimo Ifacco Cafau-bono, uomo d'alto fa pere, e nella Greca Letteratura vcrfatiflimo , nelle Note a Strabone diede aita radice, prima che nafeefìe, a quefta così fatta Dimottrazione > i cui fcntimenti, applicati come Hanno a quelle parole di Callimaco: Alrtfw tniìtrcàvr,?) Aflyron condìderunt, fia qui lecito di traferiverc, che ben lo meritano (d) Oppidim, in- (à)Cafattb.ad quìt Callimacbus > condidcrunt , quod vocant Tolam , qua vox fonata ^ fi verbura verbo Colchicùm Greco interpretcris, fy'jy cicco» , hoc efi Ex-ulum . ^am , ut ah Strabo Lib. K. ( e ) Colchi, qui batic Urbcm (e)EdìvA>n-condiderunty aterno fe exilio damnarunt. Tolas igitur vox Colchica voce ftel.pag. no. Graca ($uyxJoot> exponitur. Oprare procul a mente Callimachi erravit interpres, qui putavit Oppidum ifìkd fuiffe appcllatum Ufiyron, quod Colchica voci ìioXds effet taoSv apL^y. Ego vero a.^u[cv dici feio apud Toetas omne Oppidum . Callimachus ctiam alibi ufns erat, ut apparct F ex ex Etimologico. j£t is qui Callimacbi poematia novijjìmc vertit, temi infclic iter b&c reddidit,ut cjus me valde mifercar . Quello nome Tola, dice il Cafaubono interpretando Callimaco divinamente, e nel fuo vero fenfo, è voce Colchica, e corrifpondc alla Greca Qfayihùt , cioè degli Efuti\ o Ila Città degli Efuli, così detta da que* Colchi, chea riferto di Strabone, appena l'ebbero fondata, che ne prefero bando, e fe ne fuggirono. Aflyron poi, dice egli, benché non fa voce ignota alla antica Geografia , non è però nome di Città particolare , o di egual forza e lignificato con Vola , ma pretto i Poeti è voce comune a tutte le Città, e vaie in Greco fcmplicemcntc quel che importa in Latino quella di Urbs , di Oppidum , e di Oppidulumi non cfìendo ella, fecondo che olTcrva f Autore dell' Etimologico , che un diminutivo della voce AVt/ , Ajìy, la quale tutti fanno, che vuol dire Città. Fallaron dunque a fegno di meritarli la compatitone del Cafaubono quegl'Interpreti, che non contenti di trafportarc in Latino il material vocabolo di Aflyron , e di tradurre .Afìyron condidcrunt'.§ in vece di Oppidum condidcrunt, ebbero cuore eziandio, oltre i limiti di fc-(a) Strb. /«-deli Interpreti, di traddurrc (a) ^iftyron oppidum condidcrunt i ciò che terp. Ed. Ba. in foflanza non fa nicn cattivo e ridicolo effetto, che fc aveller det-I149*P*£* to Oppidum oppidum condulerunt. Ecco pertanto, fecondo il Cafaubono, adoperato indarno ogni fludio per folli tu ir fuori di proposto alla voce .Ajlyron, che non è più che f Oppidum de' Latini, quella di .Absaros, Città nelle Abfirtidi , o come vuole il noflro Autore, nel!' Epiro: ecco andate le fpcranze, e perita fin la bafe di quella per altro nobile , ed erudita Dimollrazionc . XLIIL Nè prova alcuna cofa in contrario, che nella parafrafi de verfi di Callimaco corfa nelle Edizioni di Srrabone proccurate dal Cafaubono, feorganfi di quegli errori, che nella fuddetta Nota ci rinfaccia agl'interpreti; imperciocché la verfion Latina del noftro Geografo non è altrimenti del Cafaubono, nè gli errori che ci fofTcr per entro , fono da imputarli a lui , avendoli egli per tempo (WtdeTr*- giuttificato appieno con chi il cenfurava ( b) ,quod quum Straboncm nofleum fat.ad Strab. ederemus , peccata interprctis non fimus figìllatim omnia perfecuti , e avCiu]o rifPofto con coraggio, c con verità, che emendare, & com-'mentavi Strabonem fuit nobis propofitum, non peccata interpreti^ notare. Supplì nondimeno a un tal difetto con altrettante Note cruditiflime, e copiofìilimc, ficcome fece nel prefente cafo. Per la qual cola va grandemente errato chi fidandoli della parafrafi di quelli verfi , fenza ricorrere alle Note, penfa di aver confeguito il fentirnento di Callimaco ; del quale più fìcuramentc ancora ognun potea chiarirli , col ri- rivolgerli alla fonte, vale a dire al tetto Greco di quei Poeta, c a rnaggior rifalto dell' erudizion valla, e del giudizio incomparabile del Cafaubono, traduccndolo fedelmente, e verbo a verbo, rilevare il vero fenfo di quel che dille Callimaco di cotclli Colchi nel modo che fegue : Hi vero ad maritimam oram lllyrici remos dimittentei Ultra laptdcm Serpe ut is flava Harmonia Oppidum condidcrunt , quod fyuyctSta* quis dixerit Cracus , corum vero lingua denotninavit Tolas. XLIV. Ma non più di una tal Dimollrazione, ettcndo tempo ormai di pattare a dir brevemente anche dell' altra , che ci dà la vera epoca degli Argonauti. E qui l'Autor delle Memorie per effetto di quella ttima , c di quella riverenza che profetta al Chiarimmo Autore, non può che deferire anche fu qucflo punto a quanto anticipatamente fu fcritto da uno de'più illuttri e infigni Letterati d'Italia. Impiega quel dotto Autore tutto il Libro II. Della Spedizione degli Argonauti in confutare i Siftemi del Pctavio, e del Neuton intorno a cotefla epoca , e in produrne un nuovo , lavorato di mano in mano, c comprovato per via di calcoli fno alla Dimofìrazionc. Patta quindi alla pag. 132. nel Lib. IV. a confutare anche quello del Cardinal Qucrini, c a fereditare, e a negar la fede ad Apollonio Rodio, allegato in tcllimonio da quel Porporato, niente per altro fc non perch'era Poeta, e perchè Arittotcle nella Poetica infegna , che 10 Storico narra le cofe come fono, e il Poeta come potrebbono ef-fcrc. Il Pctavio e il Neuton, ficcome quelli eli'cran già pattiti all' altro mondo, rima fero, e rimangono tuttavia invendicati. Non così 11 Cardinal Qucrini, a cui parvero i calcoli del noflro Autore una mera ambage, c rivoltura femplicc di parole, e che per autorità di Plutarco nell'aureo fuo Trattato De andicndis Toetis, nudriva de' Poeti un ben diverfo fentirnento (a)i de'quali Strabone ebbe a dir (a) vide C*r-francamente, non cttcr punto vero quel che ditte Eratottcnc (!>),<*■ Q.uir; in nullum Voetam docendo, omnes delegando gratiam captare. Contra cnim cf^J/j^Jp prudcntifjìmi corum, qui de Toctica aliquid loditi funt , primam quam- vi, pM 49. dam Tbilofopbiam effe Toeticcn ajunt. Si rivolle pertanto con moelc- (bjStrab.Lib. dcrazione eguale alla fua dottrina quell' Emincntilfimo Porporato , JjJ'^JjLff/] non a dar nelle fmanic , ma a rimettere con indifferenza la propria caufa ai parere de'Soz; della celebre Accademia di Cortona, e a inferirne le ragioni in una fua Lettera indiritta ai medefimi > il tcnor della quale darà fine a cotetta briga, e potrà fcrvir quanto batta a dar norma a un giudizio più ferio, c più pacato, intorno a quefta F 2. così (d.%frin £~DLmo^2'^c ( a ) : Antequam vero, dice egli, Epiflolatn dit.Veft.1y36 ^fW"»» 9 ut j udì cium vcflrum expofeam paritcr de am- P*£.i6$. 169 bagibus, m /o ; Rinaldum Carlium , paucos menfes Li- hrum ciidìt, iati titulum fccit, Della Spedizion degli Argonauti in Coleo, conjeciffe fentio hujus expeditionis epocbam, dum levis ponderis exiftimavit, qua ipfij ad caudem illuflraniam jam traiideram in Libro Primordia Corcyra? , Edit. Brixia pag. 49. 50. Momcntum ad carri intra certos limitcs figendam a me omnium primo ( quod ego quidem feiam ) in medium aliaium & expenfum Carlius abjudicavit, atque rejecit &c. Vos ego appello, Viri Clariffimi, num ifìa ebronicarum no-tarum coacervata figenda epoeba, de qua agitur, tutius atque' firmius prabere valeat adminiculum , quam apcrtitifjìmum Apollonii Rhodii te-fiimonium , cui prof celo fìngularcm confert aucloritatem & Scriptoris ve-tuflas , & diligcntia ab hoc adbibita , qua feilieet cavit, ne Critico-rum morfibus pateret ; aride a Longino ttì^ì appellatur cltttocto; , nufquarn lapfus. Grande efempio è qucfto di un Cardinale di S. Chieda, dottillimo, e illuminatitiimo , onde apprendere a trattar nobilmente, e ienz'aftio, o efeanJefccnza le quiftioni Letterarie, allegando, come fa egli nel dccorfo di quefta Lettera, e come ognun può vedere, le proprie ragioni, c afToggcttandole lenza presunzione, e fenza fallo al giudizio, c alla cenfura altrui. Ed è altresì una gran prova, che le vere Dimoftrazioni fon diverfe molto dalle oftentazio-ni, c che quanto fono eccellenti e cofpicuc, altrettanto fon elleno difficili, e rarilfimc. XLV. Ma avviciniamoci una volta alla confumazionc di quefta noj'ofa trefea, e ritorniamo al noftro Apologifta, il quale cammina fempre dello fteflo palio, c inferocito a foftener la fua Italia Civile, e la fpiegazion del paftb di Plinio a fuo modo, a fronte di quanto diftu-famente, ed evidentemente ha cfpofto in confutazione P Autor delle Memorie al Cap. Vi. della fua Geografìa, lo chiama a dichiarar fempre più h cofa, e a fpiegargli in faccia un altra volta tutto intiero (h,T/h.Liù. il palio di Plinio, come fegue ( b ) Colonia Tergefìe viginti tria mil-UlCap.XlUI na paffmm ab ^Iquileja: ultra quam fcx millia paffuum Formio antiquus ancia Italia terminus, nunc vero Hifìrix . Triefte, dice Plinio, era di là d'Aquilcja ventitre miglia, e di là di Triefte fi* nn" glia era il Formionc, antico termine dell' accresciuta Italia ; c perche gli Augnili di bel nuovo ingrandita avean lTtalia dal Forrnione ali Aria, quel fiume, dice egli, di termine d'Italia ch'era prima, era divenuto confìn dell'Ift ria: Formio amnis antiqnus autlx Italia terminus, nunc vero Hifìrix. Non era dunque ai tempi di Plkùe, fc Pli- nio nio non falla, il Formionc termine d'Italia, nè Civile, nè Geografico, perchè l'Italia crafì già dilungata a tutta l'Iffria; mi erafì ri-flrctto alla condizione di confin particolare dell' Ifìria colla rimanente Italia. Muove pertanto a compaiìlone l'Apologifla in vederlo a farneticare fu quella fua chimera, e a infiflerc alla detta pag. 23. che dall'unione antica del Tricllino , tra il Formionc e il Timavo , all' Italia , l'Autore delle Antichità ricavale la ragione di /piegare il paffo di Tlinio in propofito del Formionc, c ce lo dipingerle, dirò così, un Giano bifronte, la cui delira fponda fervifìe all'Italia di termine Civile, e la fniftra all'Ifìria di confin ecografìe0 , e quel che è peggio, ai tempi di Plinio, vale a dire anche dopo che 1'111 ria tutta era incorporata all'Italia , e che Italia era di qua e di là di quel fiume, e che il confìn d'Italia non era più al Formione, ma all' Arfa , fecondo che attcfla lo Hello Plinio (a): nane finis Italia flu- (a) U- ibid. Vìm Arfia. Cap.XlX. XLVI. Nulladimcno che 1 Apologifla , in tempi maflìme da noi fi difcofli, co' fuoi capricci , e colla fua fantafia ci voglia intrattenere , in qualche modo è tollerabile; ma non fc gli può già perdonare, che ai tempi noflri carichi a torto l'Autor delle Memorie, come f ci confonda il Territorio Triefìino col Friuli, c non lo taccia piut- .j, ^ toflo a Cluvcrio ( h ) , a Martinicr, e alta piena de'moderni Geogra- tridui Gurr* fi, che tutti el*accordo, e nelle Carte Geografiche, e ne'fuoi Trat- Unirerp. tati han confiderato fempre Tricflc, e il confidcrano tuttavia nella Ltb 11 f CT-Provincia del Friuli. Che il Friuli nel tempo di mezzo tcrminafTc al ^£^rjjj£ Lifonzo, è un penfìcro che non ha lungo, che nella tefla dell'Apo- /?. 17:9. logifla; nè la Cirta (c) che fi allega di.Gubcrtin de Novatc de' (c) Delle An-26. Dicembre 13411 di cui non fi recano neppur le parole, fi £up*g* fa parlare di Geografia, ma folamente della tangente, o fia Taffa 24. Militare de Feudatari, che non gli obbligava oltre il Lifonzo . duella porzion di Friuli oltre il Lifonzo , di cui qui fi parla , e che forma ai dì noflri la Contea di Gorizia, era coperta in que'tempi dai Conti di Gorizia, Feudatari anch'elfi dei Patriarca, e Avvocati di quella Chiefa ; e nel Parlamento citato nella Carta T4. Luglio 1231. del Patriarca Pcrtoldo (d), entrava a comporlo anche Mainar- fd) Mortum, do Conte di Gorizia. Pcnfatc ora , come vada bene a propofto di- ^c^€u^(lUl1-verfìtà di Geografia tra la Contea di Gorizia, e il rimanente Friuli, tutti d'una ìleffa Provincia, Fcueìararj egualmente, c (oggetti allo Hello Patriarca , e a convocarli infieme per metodo in un fol Parlamento. Che poi la Città di Tricflc, e fuo Territorio non avrffc giammai feduta in Parlamento, può darli; ma l'arcano bensì i Vefcovi di quel- quella Città, e F Autor delle Memorie, come Friulano, aificura i' Apologifta, che nel Parlamento de'7. Novembre 1275. tenuto in Udine dal Patriarca Raimondo, e registrato da Valtcro Notajo di Ci-fidale , entravano a comporlo anebe que" Vcfcovi > e che le prime figure in quel Parlamento, dopo il Patriarca, erano Arlongo Vcfco-vo di Triefte , e Folchc-ro Vefcovo di Concordia . XLVIL Contuttociò F Apologifta non è ancora contento, c pon mano di bel nuovo alle ridicole Fue cavillazoni, e ai Foliti prefetti per attaccarla, c per malignare, e alla pag. 24. patta a riprendere, ed a Fgiidarc l'Autor delle Memorie, ci/ egli faccia Triefìe, ora Co-Ionia de'Cittadini Promani, ora de* Carni, ora dell" Illirico. Ma Lucio Ampelio, e non l'Autor delle Memorie, e quello, clic Fa arrivar l* Illirico lino al Tirruvo, c Pomponio Mela lino a Triefte, ut fxpe facit , dice il Cellario, more priorum temporum, vale a dire a fenfo della Geografa più antica ; c così Strabone lo Fa giungere anch' etto a tutta l'Iftna, c all'intimo Feno dell'Adriatico, e al confin precifo della Città d'Aquilcja. Celare poi difeendendo ai tempi che il Triclìnio fu fcpirato dall'Iftria, e aggiunto all'Italia, fa ''Triefte Colonia de' Cittadini Romani . Strabone finalmente , riferendoli ai tempi ancora più baffi, c alla Geografia d'Augufto, colloca Triefte entro i confini de*Carni* come il tutto fia ordinatamente cfpoflo, e fedelmente registrato dall'Autore a fio luogo c tempo nelle fue Memorie. Ecco pertanto la dittribuzion chiariffima de* tempi, c la realtà incon trattabile de'fatti, che f Apologifta, prendendoli tutti in un fàfcio c alla rinfufa, tenta ofeurarc, con difprczzo tale, e ingiurii sì manifefta della Cronologia e della Storia , che a lui folo , c non all'Autor delie Memorie, tirati bene i conti, fi conviene il rimprovero, che ad arte, c per mal talento, così confonda la Storia, e [parsa bu\o ov'è tanta luce, e tanta ficurezza di fatti. XLVIII. A ogni modo però nefiuna cofa gli tta più fui cuore, che il poter diftinguerc , c valutar l'Italia a Fuo talento; e ci fi moftra in grande apprensione , che l'Autor delle Memorie fmanii, e fi dibatta per abolire la diflinzionc ufata dai Dotti dell'Italia Civile, in tempo ch'ella, Fc così è, non ammette, e Tsnon va foggetta ad abolizione alcuna, perche ncfTun Dotto l'ha ufata giammai. Cne fe alcuno poi ne l'avelie pure ufata, impegno era dell'Apologifta il confermamelo cogli efcmpli. La verità nondimeno sì è, che quella macchina e tutta fua , c che povero Strabene fi fa fcrvir di mezza-t%uRom.n no a Scttarvi le fondamenta, col farlo dire (a) dell' Italia intera , deltIflr.pag. che ora fono tutti Romani, tacendo intanto, e fottraendo agli occhi 62. di di chi legge il più importante , e quel che prima e dopo di una tale efprclìionc fra fcritto, e forma l'anima di quel Ino fentirnento. Ma perchè Italia Romana fa un cattivo udire, fi è ricorfo a un trovato mai più fentito in addietro , e a un nuovo gergo di pattare I-talia tutta, e Roma medefìma fotto il nome immaginario d'Italia Ci- (z)lvìp^l-69 vile ( a) ì per poter poi con quefta Italia Civile alla mano far guer- 6t. ra all' Italia Geografica, e intimarla a Strabone fletto , e a tutta infame la reverenda Antica Geografia, e conchiudcrc in matti ma, che a cagion della Romana Cittadinanza diffufa ai tempi di Ccfarc in tutta Italia (b), le antiche denominazioni de'Top oli Italiani caddero in dimenticanza , e per confeguenza incerte, confufe , e di femplicc crudi- ^ivipag.ój zionc ci fono rimafte. Ma viva la verità, e venga in campo Strabone medefimo , gran Principe de' Geografi, a difendere la Eia caufa colle parole flette del patto, che fi adduce per fondamento, non già tronco e mancante, come rapportali, ma richiamato e reftituito all' ^^(rar, ^ originai fua innocenza, e alla fua integrità (c): Romani vero, dice j/.Edit.Am-egli, rerum potiti, cum Colonos in varia loca emittercnt, nomina ta- flel. 1707. pag. men eorum qui prius ibi habitaverant, confcrvarunt. Jlc cum Romani "t fint omnes, nihilominus tamen, quidam eorum Umbri , olii Tyrrheni, Veneti, Ligures,Infuhres dieuntur. Par veramente, che V immortai noftro Geografo prevenittc fin dallora una si cattiva arte, c ne la volettc deludere e fmcntirc anticipatamente , tanto chiaro ci parla , che le Colonie Romane niente alterarono della Geografia d* Italia , e che i Coloni Ile 111, benché Romani follerò, cum Romani fiat omnes, adottarono nondimeno fempre il nome del Pacfe, in cui furon condotti> e in buona Geografia non più Romani, ma Umbri li dittero, Tofca-ni, Veneti , Liguri, e Infubri , fecondo eh' cranli difpotti e dittribui-ti a occupar terra in que' Pacfi. Oltre di che, di Strabone non può nemmen fofpettarlì, che ai tempi fuoi le denominazioni de' Popoli d'Italia, e della noftra particolarmente , fodero ite in dimenticanza » perciocché Ccfarc, dopo i cui tempi fi favoleggia l'epoca di quella così fatta ,. . , fc„ ni- - 1» r. , ,n 1 -r , (d) Dio Ltb. obbhvionc , 1 anno di Roma 704. iolamente (d) ne la ammiic al x^ q^, diritto di Cittadinanza > e Strabone per appunto in quel torno dava XXXVI. mano alla grand'Opera della fua Geografìa, come altrove (e) ha (e) De//.'riprovato diffufamentc l'Autor delle Memorie. Non hanno perciò i fc- ^cìtpxilhpag. coli da chi meglio riconofeerc la finccrità dell' Antica Geografia, che 180. da Strabone, Scrittoi- contemporaneo di Ccfare, e confumato in quella nobile Facoltà, e che dalla fua prima gioventù fino all'ultima vecchiaia , non fece altro che rivedere il mondo in perfona, e l'Italia particolarmente, per non ingannarli ne'confini, e nella deferizionc cfat- efatta delle Genti, e delle Città, e nel verificar Fui Fatto le denominazioni de'Popoli. La cui grand'Opera conFervandofì tuttavia ,qual pegno prcziofo , e anteriore ai tempi, che fi decantano, della confa fiotti , c della dcmenticanxa , non può temere ai dì noflri, che la maf-chera ilelf Italia Civile,dilègnata entro i confini delle pareti dimeftiche , venga Fuori a Fmcntirla , c a difonorarla per un compendio di defiO-(*) biffi in- !T1*nazion* incide c viete, e di notizie incerte e confufe , e per un trcb.RomJe/r P°^^o (a) ammaffo di equivoci, e di errori proprj , ed altrui. &r. pag. ce. XLIX. Che poi fi rimproveri alla detta pagina all'Autor delle Memorie, che in altro conto pur da lui fi conferii VItalia Civilmente accorciata, lì rifpondc, eh'ci dovette Farlo, c Fcrvirfi in quell'incontro del linguaggio fteflo dell'Apologifta, per combattere con termini equivalenti la fa 1 fa oppinione dell'Italia Civilmente accrcfciutJ, m tempo che piuttoflo dovea dirfì accorciata , e Roma in confeguenza , e non l'Italia in tal conto Civilmente accrcfciuta . Quefti accre-feimcnti , e quefti accorciamenti dell'Italia Civile fon vocaboli da lui tolti in preftito dall'Apologifta , unicamente per non entrare in qui-ftione di termini, c non per qualificarli per idioma pioprio, nè della Geografia Antica, e ne tampoco del Romano Governo, non rimanendone de* medefimi, nè in rapporto al Governo di Roma, neper conto delh Geografia Antica memoria alcuna, o vcftigio immaginabile ne'regiftri dell'Antichità. Quindi c, che l'Apologifta fi affatica indarno alla feguentc pag. 25. con larghe promette di Leggi particolari fatte da Roma per la Gallia Tranfpadana , per tirar f Autor delle Memorie in lega colf Autore delle Antichità Romane in propofìto di quefta benedetta Italia Civile . Finché durerà il nome, c la memoria di Strabone, il quale ben fungi dal rav-vifarne la faccia , e dal riconofeerh per un prodotto delle Romane Colonie, tutto all'oppofto anzi ne teftifìca , che colle Colonie i Romani in Italia niente innovarono , c vollero polìtiva-mente, che i Coloni ovunque pofti, non turbattcro neppur d'una fillaba le antiche denominazioni de' Popoli Italiani , ma fecondo ebe furono qua, e là diftribuiti, non più Romani, ma Umbri, ToFcani Veneti, Liguri , Infubri, e così di mano in mano, propriamente W , . appcllaflero, l'Autor delle Memorie chiede feufa all'Apologia, ic fW Strab.Li- v • 1 j- •/ 1 v „ „ . . 1 b. KEdJfm- * in ?raL'° dl corrilpo.idcre a sj cortefe cfibizionc . flel.pag. in. L. Molto per antico fi dittiate il nome d'Italia a tutto il va^° e S2Z- nobiliffimo Regno Italico. Incominciò egli, dice Strabone (b), col cambiarli il nome d'Enotria in quello d'Italia, e occupò da principio tutto il tratto dell'antica Enotria, che dallo ftretto di Sicilia fra fra i due Mari ftendcafi fino ai due fcni di Taranto, e di Petto ì indi appoco appoco dirTondcnJofi giunfe, dice il Geografo, fino alle radici dell'Alpi. Probabil cofa è, dice egli, che i primi che adottarono il nome d'Italia, per la profperità delle cofe loro, comuni-cattero ai Popoli confinanti un cotal nome, e che in tal modo il nome Italico di tratto in tratto ne confeguitte un così vallo incremento , fino a tanto che ai Romani fi ridutte ogni cofa : tanti/per dum ad Romanos fumma rerum pcrvenerìt. Ecco però i principj, ceco i gran progrefli , fecondo che fi ha da Strabone , ceco i confini, ecco lo flato vero, non meno Storico, che Geografico, dell'antico nome d' Italia, indipendentemente dai Romani, e prima che giugnettcro a imporre à tutti la legge. Tale l'abbiamo anche da Polibio (a) , che TofyB.* nacque l'anno di Roma 546". e campò fino al 6ij. vale a dire quat- j^y tro in cinqucccnt' anni dopo che i Galli avean già occupato quel tratto d'Italia, che Gallia Cifalpina pofeia cognominolìi , nella def-crizloii diligenti(fima , che ci retta dell'Italia intiera; da cui palla quel!' immortale Storico a parlar fcparatamentc della Gallia Cifalpina , non come di Contrada cllrania, ma come parte integrante il bel Pacfc d'Italia. Per la qual cofa non fi può perdonarla a Servio celebre Gramatico, fc non perchè non era, nè Geografo, nè Cronologo, nè Storico, che a fronte d'autorità così fublimi, e verità co-sì notorie, tei buoni Secoli prima che nafeette il nome di Gallia Cifalpina, intorno a quelli confini la decida così (b ) -.Wjtmquè ilio tem- r ^ ) Serv^ pare, quo /Eneas ad Italiam venit , finis erat Italia nfque ad Ritbico- ad sEnéìd. nem fìuvium. Vndc apparet Antcnorem non ad Italiani veniffe 9 [ed ad L mrfm Galliam Cifalpinam, in qua Venetia cjì. Confondendo a un tempo ttcf- • fo il buon Gramatico il confine dell' Italia propria, che fu al Rubicone, con quello della rimanente Italia, o fia della Gallia Cifalpina , che fu fempre alle Alpi. Se adunque ai Romani f anno di Roma 53 i. colf acquitto della Cifalpina venne fatto di llcnderc il dominio a tutta quanta l'Italia; c fc in procetto di tempo furon co-ttretti l'anno 66$. per ufeir dall'imbarazzo della guerra Sociale , a comunicare all' Italia propria il diritto di Cittadinanza ; c fe giutto la nuova regola dell' Apologifla , /' Italia Civile non è altro che li Cittadinanza Romana , dovremo noi forfe dire per quello , che prima di un tal diritto l Italia propria non fotte Italia} Certamente che sì: quando fia vero all'incontro, parlando della Cifalpina, che come pcn-fa l' Apologifla, in grazia di un tal diritto in Italia fu inclufa quella Trovineia, che prima non era. Il fatto Ha nondimeno, che fàlfa egualmente feorgefi, e l'una, e l'altra propofizionc : la prima, G per- perchè nell'uno il credere neppur I* Apologifta il pretenderla Feconda, pei che Polibio ne la fmcntifee apertamente, e un buon Fecolo prima che Ccfarc nel 704. onoraffe la Cifalpina di un ni diritto, non folo geograficamente, ma doricamente ne la calcola, e ne la in-fyVM.Cafd* elude in Italia (a). ub.dstrab. LI. Se \'lnì[l civile TofTc cofa di Romano indarno, non ne ri- Lio. I. pa?. ! 1 1 \ • ■ • M.EdJtmft, m3rrcbbc aI certo cosi in perpetuo efiliato il fuo nome dagli Annali 3^«/4 2. di Roma. Strabone, come Principe de'Geografi, c della cui Opera meritamente ebbe a dire il Fabrizio, c con e fio lui tutto il mondo Erudito, che vere baberi potefl quidam veteris Hiftorioe & Geograpbia thefaurus, più degli altri ce ne dovrebbe aver lafciato un qualche cenno. Quindi è, che merita attenzione al palio foprallegato , quel eh' ci continua a dire che fecero i Romani, da che s'impadroni-ron d'Italia, in propohto del diritto di Cittadinanza accordato da elfi, e all'Italia propria, c alla Cifalpina, nel modo che fegue: Tandem vero , dice egli, cum Romani Italos in focietatem Civitatis re-cepiffent, piacuit codem hohore dignari Gallos Ci/alpinos, <& Venctos, nniverf'ojquc & Italos cognominare , & Romanos , Coloniaj"que diverfts temporibus multas condere , qui bus praflantiores alias band facile dixeris . Quel che 1 Romani avean praticato colf Italia propria dice il Geografo, che piacque loro di fare anche coi Galli Cifalpini, c coi Veneti, e di ammetterli del pari all'onore della Romana Cittadinanza; e prendendoli tutti a una condizione, di chiamarli indifferentemente, e colf antico originai nome d'italiani, e colf adottivo , e graziofo di Romani: univerfofquc, & Italos , cognominare, & Romanos. Così dovendo interpretarli fchicttamente, si rifpctto alla lettera che al fentirnento, le parole del tcfto di Strabone: Trpwa}fjJiWflU A «} I t rete, uarroli; vg\ Vojfca/ac ; a cui per dire il vero non cor ri f-ponde la verfon dell' Interprete dell' Edizione d'Amfterdam, ove leg-gefi : omnibufque Italorum & Romanorum nomen tribuere, Quel tributre, che vai attribuire, o lia concedere, ovvero accordar cofa di nuovo liberalmente, e gratuitamente, mal qui lì adatta all' antico e originai nome d'Italiani, in tempo che non può verificarli che full* innC" fio dell'adottivo nome di Romani. Non diftinguendo pertanto l'Interprete, nè feparando, come fa Strabone, colla replicata copula i* naturai nome dall'adottivo, mette in procinto chi non ricorre al tcfto Greco, rifpctto maftime alla Cifalpina, di piegare a credere, contro la verità del fatto, appellazion novclJa l'uno e l'altro nome, e a prendere in fallo il naturai nome d' Italiani, per adottivo egualmente , e per acceflòrio, come fu quello di Romani. Che che ne fia però però di que/ro, che fia qui detto per incidenza, la verità fi e, che Strabone a qucfto pafTo importantiflimo, d'intorno al fatto del diritto di Cittadinanza, conferito dai Romani a tutta Italia, ci dà l'intiero; e per quel che s'attiene al punto dell' Italia Civile , non ci pon neppure una fllaba. Ciò che rftabilifce fempre più quanto a fuo luogo e tempo afferì l'Autor delle Memorie (a), che Italia Civile (a) Delta preffo gli antichi in qucfto fenfo non fi diffe mai, e che non è più Oeogr. Ant, che efpreflione attratta de' noftri tempi , che conticn più di brio , ^'f^' che di verità. E perchè all'Apologifta in tal propofito non rcfti at- ^ tacco neppur fu Ile Colonie, di quelle il Geografo non a cafo ce ne dà conto a parte, dichiarando in cotal guifi a meraviglia, altro ef-fere il diritto di Cittadinanza, altro le Colonie; e malfarne quelle della Gallia noftra Tranfpadana , delle quali ben fi fa , che da Pompeo Strabone non fi lòndarono colla fpedizionc di nuovi Coloni, feci veteribus incolis mancntibus, non confeguirono che il gius del Lazio. LIL Indarno perciò lì perlìfte dall' Apologifta , e s'infìflc oftina-tamentc a predicare, che Veftenfione della Romana Cittadinanza alla Gallia , alla Venezia, all' Ijlna fino ali Arfa formò propriamente par-lamio l' eflcnfione dell' Italia Civile. Strabone, ficcome abbiamo offer-vato, intorno al diritto di Cittadinanza non ebbe cuore di dir tanto , e non riconofecndo neppur per ombra quell'Italia Civile immaginaria , fi fermò fu He cofe reali,c fulla legge Giulia, con cui per comando del Senato c del Popolo l'anno di Roma 663. fu accordata all'Italia propria /' eflcnfìone della Romana Cittadinanza ,c fui Decreto di Cefare , con cui l'anno 704. un così fatto onore fu eflefo anche alla Cifalpina, c alla Venezia. Niente a quello palio egli parla, o potea parlare dell'itlria, perchè al tempo del Decreto di Cefare ella non era per anco neppur comprefa in Italia, c per confeguenza non potea concorrere a formare quella favolofa Italia Civile. Era rifervato agl'lm-pcradori , Augufto e Tiberio un cotal fatto , come ne lo teftifìca Strabone, Scrittoi* contemporaneo, il quale dopo aver confidcrata 1' Tflria , com' era prima, fuor d'Italia, e dopo aver cfpofto chiaramente ( b ), f*) Strak* primos in Illyrici ora maritima effe Ijìros, conterminos Italia, & Carnis , £^yf ^'mj7 palla follo a dafne conto del come, e del quando una così fatta no- pag. 48$. vita ebbe luogo in quelle parole: ^ ^X?1 IToAa- IVp'x.i?c WAs non quale, dice Dione (d) propter vitloriam tribui more vetufto folcbat, [ed quo fumma Imperli demonflrarctur. Quindi è, che Io fteflo vaftiffimo Romano Stato, preffo gli Scrittori Greci vicini a que' tempi, o di rado , o non mai fi pilla fotto 1'abborrito nome di Regno, ma fotto quello à'ti}t(j.oyia 9 che equivale a quello d' (e) Appìan, Verio, come può vederli in Appiano, e in Dione (e). inlrA'fat. LUI. Ma per venire a capo una volta di quefta ormai troppolun-X^XXVfC ^3 e noÌ°^a digrclfionc , originata dall' oftinazione e indocilità del Vili. XVI. noftro Apologifta, volete voi vedere quanto evidente, e quanto grande fa XVII. Lib. quefta favola dell'Italia Civile ,e come li riduca a un fogno il pretendere, LìL Cap. ^ cbepcrlòrma del Decreto di Cefare a favor della Transpadana, l'Italia UlI.CaùXli Ocografìca diventale Civile, e con Roma medefima conflituiffe un Go-XHl.br alibi* verno folo, e una fola Totcnzaì Bafta l'edere iniziati nella Storia di Roma per non ignorare, che con tutto qucfto Decreto 1 Italia, toltone l'onore della Romana Cittadinanza, niuna alterazione ebbe, e nel fuo particolar Governo non rifentì la minima mutazione. Che ciò poi fa vero, non lì ha che da leggere il tede allegato Svetonio , Scrit- Scrittór veridico quanto ògn'altro , e che va per le mani di tutti, nella Vita di Augurio (a) ^td hunc modum, dice egli di quel Mo- (i)Vit.Aug. narca, urbe urbanifqite rebus adminiflratis, ITALIAMduodetrigintaCo- CaP> XlVl. lonìarum numero dcdullarum ab fe frequentava, operibnfque ac vetliga-libus publicìs plurifariani inflruxit : etiam iure ac dig?iaionc Urbi quo-dam modo prò parte ediqua adaquavitì excogitato genere fuffragiorum, qua de magiflratibus urbicis Decuriones colonici, in fua quifque Colonia ferrent, & fub diem Comitiorum obftgnata Romum mitterent. Se dunque da Svctonio, che fiorì fotto Trajano, e in total vicinanza di que'tempi, e che le migliori notizie de*precedenti Ccfari fu folito di raccorre dalla bocca flefla del Padre, e dell* Avolo, ci fi dà per co-fa nuova, e non più veduta in addietro, che Augurio avelie la degnazione nella elezion de' Magiflrati urbani, d'eguagliare in certo modo, quodam modo, c non già onninamente, e in quella fola e ben piccola parte, prò parte aliqua, il diritto d'Italia e delle fue Colonie a quello della Città di Roma, e à* efcogitare egli ÌI primo la qualità de'fufTragj da prenderli dai Decurioni colonici, ognuno nella fua Colonia, e da mandarfi fotto figlilo pel giorno de*Comzj a Roma, chi mai potrà dire, fenza muovere a rifo a fronte di Svctonio, che l'Italia , prima d'Augnilo conftiruiflc con Roma un Governo fola, e una fola Totenza, e che la degnazione d'Augufto per confeguente, avelie a crederli fuperflua , anzi ridicola, nel volernela graziofamentc eguagliare in una parte fola , e nel folo mefehino gius dei fuffragio ne'Comizi all'elezion de'Magiflrati urbani, in tempo che tanto prima col Decreto di Cefare , fe così è , per autorità del noftro Apologifta ella di già era Hata pareggiata a Roma in tutto e per tutto ? Dimoftrazione maggiore di quefta, oltre mille altre, che fi fono fmqiìì addotte, non credo che polla darli, della fupina ignoranza dell'Apologifta nella Storia Romana, e della fallita de'principj, fopra i quali vorrebbefi pur tuttavia foftenere quell'infelice e compalìio-ncvoie feena dell* Italia Civile, di cui non è oggimai più il prezzo, che fc ne quiftioni davvantaggio * LIV. Ed ceco che fiamo agli ultimi p rete Ili, e alle finali querimonie dell'ineforabil noftro Apologifta, lagnandoli egli in primo luogo alla pag. 25, come di cofa difdicevole e frana, che l'Autor delle Memorie additi per infallibile Strabone, ove parla impropriamente, nel regiftrar Triefte per Città Carnica, e nel fiffar colà il principio dell'illirico. Quefta veramente è la folita, quella è la grande fua fioccata, per eludere, fe può l'autorità degli Scrittori anche più gra- gravi, ove non convengono colla Fua FantaFa di Farli parlare1 impropriamente-, e per Foftcnerc ad ogni patto la Fua Italia Civile, flare-mo a vedere , clic anche Svctonio al pano Foprallegato avrà parlato impropriamente . Ma che poi fi acculi V Autor delle Memorie di voler convincer di falfo il medefimo Strabone, nelFafl'egnarc che fa i confini alla Iapidia , la calunnia è troppo grande, perchè meriti riFpo-Jla. Balla leggere alia pag. 100. della Fua Geografia con qual rifpctto, e con quanta riputazione egli tratti quel Fommo Geografo, c in vece di convincerlo di falfo, come fi rivolga a conciliarlo con Dione, che divelli alquanto Fembra che ci dia que' confini, per certificarli abbondantemente della Fallita della querela, e del mal talento dell' Apologifla . LV. Palla egli in Fecondo luogo a querelarli amaramente , che F Autor delie Memorie fa conofecre da per tutto non uno fpirito placido di ricerca e di verità; ma un implacabile vanità di combattere ogni propofixione dell' Autore delle Antichità Romane . Ma Fc F Autor delle Memorie ha la sfortuna di non poter convenir fcco, e Fe quelle propofizioni pure il meritano , avrà forfè a interpretarli per un implacabile vanità di combatterle anche il modeflamcntc oppugnarle? Teme della fua caufa chi ricufa la controverfia , e non Fa Foffnrc la contraddizione. Son molti anni che l'Autor delle Memorie ha l'onore di Fupplirc alla Prcfidcnza di quella nofìra Accademia , che ri-Fguarda particolarmente il candore, e Fi purità della Storia nollra del Friuli. Come tale, Fmcbrandogli in quelle propofizioni ofFeFa non poco quefla purità, c la realtà c l'cfiflcnza delle più antiche, e più veridiche nollrc Memorie, fi è trovato egli, per debito dell'onorevole incarico, e non per vanità alcuna di combattere chicchclFia, in ne-cclfità di pubblicarne il Fuo diflcnfo. Se poi quello diflcnfo è parfo all'Apologifla eccedere i limiti d'uno fpirito placido di ricerca, e di verità, flava a lui il provarlo, e il provarlo colle ragioni, e non colle ingiurie. Efagcrata è la querimonia , che l'Autor delle Memòrie abbia avuto la vanità di combattere ogni fua propofzione. A quelle poche fi è riftretto egli, eh'cran più confacenti al Fuo affun-to , e che più intcrelFar poteano la Storia del Friuli. Di tanto agiatamente Fc ne può, c fc ne potrà avvederc a Fuo talento l'Apologifla , dalie molte altre, che l'Autor delle Memorie non avea toccate prima, e che ha dovuto prender per mano nella preFcntc Rifpofìa, cosi coflrctto dalle imputazioni Falfc, c dalla burbera e infoiente maniera di quefla fua Cenfura. Parecchie innoltrc ne ha lafciatc egli indietro, come non appartenenti a quello conto, e che per folo fuo pri- privato particola-!' diletto ticn tuttavia notate, e registrate al margine del Libro Delle Antichità Romane , Fenza ebe per qucfto gliene monti la bizzaria di Farne ufo. Ella è però ben Forprendente la co-fa j che tutto qucfto ftrepito li faccia dall' Apologifta , per andarli a perdere , c andar via bravando c imperverfando fui punto unico c mifero dell'accennato articolo dei confini dei Giapidi, o fia dell'inganno che ci fi fpaccia delle due Japidic , feopcrto , cfaminato , e confutato diftefamentc dalla diligenza dell'Autor delle Memorie alla pag. 105. 10(1, e fulla correzìon rovinofa , ebe fi vorrebbe intrudere, del teflo di Tlinio fui fatto di Tuditano, che debellò i Giapidi fopraddetti, riprovata anche quefta , c confutata appieno colle regole fondamentali, c più efatte della Critica dall'Autor delle Memorie alla pag. 121. e feguenti; c che fi giunga, fenza incontrar neppur uno de*forti e gràvidi mi argomenti, che il combattono, c il riconvengono , a millantare in aria fuli'uno e full'altro punto, di aver proceduto con tanta cautela, e con tal fondamento, che conviene effer bambino nella Critica Antiquaria per non chiamarfi convinto . Povera Critica Antiquaria, in che cattive mani ella è mai giunta ! LVI. Ma paniamo al terzo capo, ove l'Apologifta riaflumendo alla pag. 26. la querela già incamminata contro l'Autor delle Memorie nella Dedicatoria, torna a dire, e a imputarlo ferocemente , eh' ci y* appropr) molte volte i lumi dell* autore delle Antichità , fenza farne di lui menzione, e trafcurandolo affatto , ove doveva rilevarne il me-rito e la fatica. E venendo alle ftrette, dichiarali finalmente a che vada in foftanza a battere quefta fua gran querimonia, dicendo, che hafìa il folo efempio dei Magiflrati d'Italia, de* Confolari, Correttori, Conti &c. dov egli fi appropria tutto il ragionamento fopra tali Magi ftraturc , e trafenra affatto d'indicare, che l'unica Serie Cronologica di effe è fiata con tutta la diligenza ed erudizione poffibile fatta unicamente dall' Autore delle Antichità. Dove primieramente e ben da notarfi , che qui ci fta fotto l'equivoco, e che 1'efempio che ci fi dà, non c altrimenti , come ci fi predica , de' Magiflrati d' Italia , ma di quelli foltanto della Venezia ed ifìria. Ma la faccenda è ancor più bella. L'Autor delle Memorie parla qui d'una co-fa , e quello delle Antichità Romane d'un' altra . L' Autor delle Memorie dalla pag. 171. fino alla 179. tratta de'Confolari, Giuridici e Correttori dall'anno di Crifto 117. fin verfo il 270. inftituiti i Confolari, e i Giuridici da Adriano e da Marc'Aurelio, e i Correttori introdotti verfo i tempi d'Aureliano a reggere tutta Italia,come di Magiftrati ordinar), contro quel che opinò la chiara memoria del Mar- Marchcfe Maffci, che li pretefe flraordinarj i c ne dì anche efatto conto alla pag. 175. de'nomi di que* Correttori , che in qualità di Straordinarj alla col. ij8. 159. della Part. I. della fua Verona la diligenza di quelf inligne Letterato vi aggiunfc, da Aureliano fino a Coftantino il Grande, o fia dal fuddetto anno 270. fino al 305. Niente di quefti Confolari, Giuridici, e Correttori l'Autor delle Antichità Romane, ma tratta egli all'incontro particolarmente dalla pag. So. fino alla 90. delle Magiftrature fole della Venezia ed iflria fotto i nomi di Confolari, Correttori , Trotettori, e Conti e ne tefle la Serie Cronologica dall'anno 292. fino al 420. Divcrfi adunque fono i tempi, divcrfi i nomi, diverfe affatto le figure c le meumben-ze de* Magiftrati, di cui tratta l'Autor delle Memorie, da quelle de* Magiflrati, di cui favella l'Autor delle Antichità Romane. E l'Apologifta in qucfto flato di cofe non avrà rollo re d' intaccar la fama, e l'oneftà dell'Autor delle Memorie, come s'egli abbia furato, ©potuto furare i lumi a quello delle Antichità Romane, e appropriarti tutto il Ragionamento fopra tali Magiflrature ,trafcurando affatto d'indicare, che Punica Scric Cronologica di effe è fiata con tutta la diligenza ed erudizione poffibile fatta unicamente dall' Autore delle Antichità? Non è paffata , e non potea mai paflàrc neppur per mente quefla Serie Cronologica all'Autor delle Memorie, in tempo eh'ci trattava tutt'altro. Si può mai dare una leggenda, nè più impropria, nè più irragionevole , nè più ridicola c ingiuriofa di quella ? LVII. Se all'Autor delle Memorie fofTc rimafto tanto di ozio di badare a quefta Serie Cronologica, che ci fi rimbrotta dall' Apologifla, non gliela avrebbe forfè pallata , lenza far giuftizia al Marchefc Maffci, che molto prima dell'Autore delle Antichità Romane, e per quel che lii la certezza o incertezza de'tempi , o poco diverfamente , o lJart. \ coL meglio ancora & lui pofe in ferie ( a ) la maggior parte de Con fo-177. 17S. lari, Correttori, e Conti della Venezia, e dell'iftria j e molto meno fi farebbe indotto a forpaffare l'equivoco ma nife fio , e forprendente, dei due Giuliani, con cui fi dà principio a quella Serie. Due Giuliani ci fomminiftra la Storia, celebri amendue , per aver invafo, pochi anni in diftanza l'uno dall'altro, il Romano Imperio. Il pr^o (b> Anna!. {{ è quello, che efercitando la Correttura de'Veneti , appena ebbe udi- P*£* 175^77! U h m0rtC dÌ Car°' accaduta vcrf° 11 fine dell'anno 283. che pre-(cjAurèl.ViàS* la Porpora, e fi arrogò il titolo d'Imperadore (b): cognito pofaa in Caro. nelle Medaglie fotto il nome di Marco Aurelio Giuliano i e che da Itti ivi"par. Aurclio VlI"tore nell'Epitome (c) fi appella Sabino Giuliano^ della ,7?. 'cui morte feguita (d) l'anno 285. nella campagna di Verona in bat- ta- taglia contro Carino Imperadore, ci fa confapcvoli lo ftcffo Vittore, dicendo di lui, che invadens Imperium a Carino in campii Veronenfi~ bus occiditur. L' altro Giuliano, che apparifee fotto il nome di Quin-to Trebonio Giuliano nelle Medaglie del Goltzio, e del Mczzabarba,' è quello, che l'anno 19:?. fi follevò nelf Affrica, e che fi aflunfe anch'cgli il titolo d' Impcradore Auguflo, {a) e che l'anno 292. fu ri- rz) jlnnal. dotto da Maffimiano Erculio, ch'era paflato a quelle parti, a tra- ita/, ivi.pag. paftarfi il petto col ferro, e a gittarfi nel fuoco ( b ), fecondo che attefla Io fteflo Vittore, nella Vita di Diocleziano in quelle parole: rmì. iti!*!»* Julianus allo per coftas pugione, in ignem abiecit [e . Una così fatta 194. Storia, refa ormai cognita a tutti, e riferita fedelmente dal Marchcfe Maffci (c), e regiftrata a fuo luogo e tempo con precifione dall' CO KF* Z immortale Annalisa d'Italia, dovea ballare, perchè non fi confonde!*- 145. fe Tun Giuliano colf altro, e non fi prcndefle in fallo così alla ventura la Cronologia frettante a Sabino Giuliano, eh'cfercitava la Cor-retura de* Veneti nel 283. e che perì ne'campi Vcroncfi in battaglia nel 285. per quella ches'appartiene a Quinto Trebonio Giuliano ,che fi follevò nelf Affrica nel 290. c che nell'Affrica iflclTamcnte di fua mano fi die la morte nel 292. per paflar poi fotto la ftclTa falfa Epoca del 292. alla pag. 81. e 90. delle Antichità Romane dell' Iftria a porre in fronte, contro l'ordine de'tempi, e la realtà delle cofe, Sabino Giuliano Corretoi? della Venezia , fecondo che attefla Aurelio Vittore , e non, come fi vuol qui per forza alla pag. 81. della Venezia , c dell' iftria, a quefta Serie Cronologica; che pur ci fi cfalta dall' A-pologifta , e ci fi magnifica per 1* unica , e per Y unicamente fatta con tutta la diligenza ed erudizione pojjibile ; ftrillando, e brontolando altamente, perchè il mondo non fi faccia a gara, e non fi fca-teni a tcfkrnc gli elogi, e a formarne il panegirico. Ecco il merito e la fatica di quefta Scric Cronologica : ceco laverà cau fa , perchè l'Autor delle Memorie ha trafeurato affatto d'indicarla. LVIII. E qui fiamo finalmente al termine di quefta poco ragionevole, e meno onefta Cenfura» dove come per corollario l Apologifla fpiega molto bene l'animo fuo, e pieno d'amarezza e di dif-prezzo, dopo avernelc tolte come fopra a parte a parte , prende di mira tutte in una volta quelle Memorie,e prorompe contumcliofamcnte a dire, che da tutto il contcflo di qucfl" Opera nuli altro può rilevarfi, che in mezzo alle contraddizioni, incertezze ,e confufione di fatti, un eforbi-tante pafftone di farfi illuflre colle grandi inimicizie. E in ciò 1' Autor delle Memorie non ha che da ringraziarlo per fonor grande che gli fa, di metterlo al pari de'più illuftri e reverendi Autori, eh' abbiali no no i Fccoli, Strabone, Scilace , Scimno da Cbio, Mela, Plinio, To-(a) Delle lommeo, Cicerone ,e tant'altri infìgni uomini dell'età vetufla (<*)> iflrd'a! CJlC tUttÌ c£ualmcntc nc 11 tratta ftclla maniera , e ne li dipin- fa p*g. l'i ."fi- RC bcn f°TnLtL da caP° a Pietii Ji contraddizioni, incertezze, e con-»o alla 67. FuFoni, e ne li dichiara in una parola (b) per un ammaffo di equi- Ant ^iill* V°CÌy C dÌ €ry°ri Pr°pìj ' C à*aitYUL • Ma chc un c/orbitante palone di ~lflrìpag.66jarfl.illtl$re collc 3randi inimicizie abbia condotto l'Autor delle Memorie a quello, ella è bene una imputazione llravagantc, ed alla moda, c eh'cFcc Fuori allatto de' confini della Letteratura, e della moderazione, e del candore, con cui Fra gli Eruditi trattarli Foglio-nò le controverse. Se qucll' Opera, qualunque fiali, confillc tutta in contraddizioni, incertezze, e conFufioni, qual gelofia mai dico io, può ingombrare il capo all' Apologifla, che l'Autor delle Memorie polla per quella via, cioè per la via del digredito tentare di farfi illufire lMa il Faran tale, dice egli, le grandi inimicizie. Oh qui fi eh'ei s'inganna a partito. L'Autor delle Memorie e abballanza noto, erutti Fanno, eh* egli è uomo di pace, e clic sfugge più della fcabbia , e del contagio, ficn piccole, fieri grandi, tutte le nimicizic . Il non aver approvata i' oppinione altrui, c l'cflcrfi moflrato di parere differente, potrà forfe averli guadagnato al cafo un qualche nemico, ma glielo avrà guadagnato fempre contro la fua volontà ì e una tal nimicizia non e da imputarli a lui, ma a colui chc come tale fi avventa fopra di lui. Non è già un delitto il rcfflcrc all'oppinione degli altri. Il punto ila a farlo in maniera ornila . E qui per appunto FApologifla ripiglia fiato, e dice, c mormora, c carica l'Autor delle Memorie dV aver ciò fatto attaccando per diritto, c per rovefeio, tanto il Marche-fe Maffei , che V Autore delle Antichità Romane dell' ìflria . Nulladimc-no l'Autor delle Memorie non Fa di aver trattato divcrFamente, nè il MarchcFc Malici, nè l'Autor delle Antichità Romane, da quel eh' egli abbia coturnato di fare in quella ìlcffa Opera con tant'altri grand' uomini, Monfignor del Torre, Cluverio, Cafaubono, FrcinFc-mio , Arduino, e quel chc è maggior cofa, con Polibio, Strabone, Livio, Silio Italico, Servio; dal fentirnento de'quali più d'una volta gli è fembrato ragionevole il dipartirli, follcnendone gli affanti in contrario colla ragione, e con quella modeflia e ferictà chc convien-fi agli uomini di Lettere, c non di rado eziandio con forza, fe così il chiedevano le circoflanzc, e non mai, come vedremo a terminar fra poco quella matta Cenfura, colle ingiurie, e cogli llrapazzi, e coli'ufo dell' impoflura , e della calunnia. L1X. In quanto poi l'Apologifla dichiarafi difpollo a deporre il pcn- penfiere di prolungare pia oltre qucflc fue Confider azioni, per ora almeno, e nell'uno, c nell'altro calo l'Autor delle Memorie fe ne rimarrà tranquillo affatto, e indifferente? imperciocché fc V Apologifta il deporrà per fempre , farà terminata per fempre anche la fccna ; fe poi, con quel per ora almeno, intcndefle mai di atterrirlo colla bravata , fappia chc non è più in tempo, é che per quante ingiurie, Strapazzi, falfe imputazioni, e baratterie, che folle per aggiugnere a quelle, di che abbonda a dovizia quella fua Cenfura, egli fi crederà difobbligato dal più rifpondere, e di tanto ora per fempre fe ne co-flituifcc mallevadore : non cfTcndo nè del fuo decoro , nè del fuo carattere il rendere ingiuria per ingiuria, e il dover fempre mai cozzarla col mal talento, e colla mala fede. Prova maggiore d'ogni eccezione di un tal cattivo procedere ne fia il Problema, con cui 1*Apologifla chiude la fua Cenfura. Finifcc egli adunque molto propriamente col feguente Problema , cioè : Se fta lecito in buona creanza , e in legge di Civiltà far ufo di fogli fiaccati d'un Opera nè compiuta, nè pubblicata , e propalarne per Autore un Tcrfonaggio coflituito in e-mincnte Dignità, ed in impiego ragguardcvolifjìmo nella Monarchia Au-flriaca, a folo fine di attaccarlo, e fc foffe flato poffibilc, fcrcditarlo nella Repubblica delle Lettere. Staccati adunque fpargcfi dall'Apologifla , che fono cotcfli fogli , e V opera non per anco nè compiuta, nè pubblicata . Sa veramente di pentimento una così fatta giuflifica-zione ? nè gli fa troppo onore il chiamarli in certo modo in colpa, perchè f Opera fiali divulgata*. Per quello che nondimeno fi ha dagli Efemplari corfi del Libro Trimo di quelle Antichità, uno de'quali legato alla ruflica cafualmentc è giunto alle mani anche dell'Autor delle Memorie, la fìnccrità del fatto fi è, eh'ci non confifle in fogli fiaccati, come fi diflcmina , ma pofitivamentc in un Volume, o fia Tomo in 4.0 divifo in undici Capitoli di pag. 90. ben difpoflo e rcgiflrato dalla lettera A. lino alla L. pubblicato e flampato fotto il feguente Titolo in lettere majufcolc, ripartite infra di loro colf ordine che fegue : DELLE ANTICHITÀ' ROMANE DELL' ISTRIA LIBRO PRIMO IN CUI SI TRATTA DEGL'ISTRI PRIMITIVI, E DELLA CONDIZIONE LORO SOTTO A* ROMANI, E DELLA SITUAZIONE DEGLI ANTICHI LIBURNI , ILLIRJ , IAPIDI , NORICI, CARNI, E VENETI. H x Non Non vi Farà, credo io, chi duri gran Fatica a vedere ] che quello è il téma alfegnato particolarmente a quello Libro Trimo, e che quelle Fono le materie, che qui fi trattano Fcparatamcnte , e che fi eFau-riFcono tutte negli undici Capitoli, che lo compongono, e il distinguono affatto dal rimanente de'Libri, che il dovcan Feguitare. Della cui perfezione e integrità non fi può dubitare, non avendo dubitato neppur l'Autore, che ne lo Ferra alfoluramentc, e ne Io figlila in fondo della pag. 90. colle parole; Fine del Libro Trimo . Ogni Libro adunque1 di qucll' Opera dovea formare Opera di per fe, o fia Corpo Jeparato i fenza che il Primo Libro, per fulfiflcre, avelie necefeità alcuna del Secondo. Nella difgrazia chc non fiali dato fuori anche il Libro Secondo, pur ci rimane quel che balla in conferma di un tal piano, là dove fi pafla dopo la detta pag. 90. a prevenirci, e a comunicarci il tema anche di quello Libro, contenente materie affatto diverfe dal primo . Il cui Titolo , che ivi ci fi pubblica, come di cofa già preparata , e pronta allallampa, e ben che fi riproduca, ed è del Soggiunto tenore: DELLE ANTICHITÀ* ROMANE DELL' ISTRIA LIBRO SECONDO , CHE CONTIENE LA COROGRAFIA DELLA PROVINCIA A' TEMPI DE' ROMANI, LA DIMOSTRAZIONE DEGLI ONORI, E DE* DIRITTI DELLA ROMANA CITTADINANZA; E LA DESCRIZIONE DEGLI DEI, E DE* TEMPJ. LX. Ora chi dirà mai, che per non eflerfi pubblicato quello Secondo Libro, abbia da intenderli non compiuto, e non pubblicato anche il primo? Ci vuole impoflura a Far Forbire un cotal piradoffo s e bi-iògna coprire il Libro col falfo titolo di fogli /laccati, per cavillarla; e compiuto, e pubblicato a flampa, come. Ila , convien fcpcllirio fotto il pefo di tutta l'Opera, col bel preteso, eh* ella non fia ne compiuta, nè pubblicata. Poco importa, ch'ella non fia nè compiuta , nè pubblicata , e chc non abbia neppure a compierli mai più , nè a pubblicarli; balla che il Libro di cui fi tratta, e che fulfifie, e può fulfi/lcrc di per fe , fenza il rimanente dell' Opera, fia compiuto e pubblicato, vale a dire cfpoflo alla cognizione, e alla cenfura del Pubblico, perchè ognuno, Enza mancar punto nè alla buona creanza, nè a qualunque legge di Civiltà, entri in diritto di efaminarlo. E qui F Apologifla dall' impollura pafla alla calunnia, e dice, chc ciò fi e Fatto col rompere il figillo, e col propalarne per Autore un Ter- fo- [ortaggio coftitnito in eminente Dignità. Bifogna ben credere, eh' ei non f abbia neppur letto coteflo Libro Trimo, o che leggendolo non ne abbia penetrata appena la fuperficie, nel momento fletto che di lui pur ne telTe fi ferocemente l'Apologia. Niun miflcro fa in qucflo Libro primo della fua perfona il dotto Autore delle Antichità Romane dell' Iftria, e niuna gelofia ei coltiva di propalarne il proprio nome. Veggafì, fe così è di comodo all' Apologifla, alla pag. 8. di quelle Antichità, dintorno all'origine Colchica , ove l'Autore ne la contraila ali*Iftria , come fenza equivoco, e fenza riferva fi fa conoscere per quell'Autore medefimo, che nel 1745. pubblicò in Venezia i Quattro Libri Della Spedizione degli Argonauti in Coleo, in quelle parole, come da noi di proposto fi dimoflrò ; riferendoli con quefte tali parole chiaramente a quanto fu di ciò avea ferino ex profeffo alla pag. 130. 131. del Libro IV. di quella Spedizione . Così alla pag. 9. ci fi nunifcfta patentemente in quelle altre parole, come da noi fi provo , dove foftenendo l'origine de'Colchi dall'Egitto , fi rimette a quanto avea provato in tal propofito eruditamente alla pag. 89. del Libro III. della Spedizione medefima. Ma più da vicino ancora,e in precifi termini ognuno il può ravvifare a faccia a faccia alla pag. i 3. dove trattando egli della Città d' Iftropofi, e di Tomi nel Ponto , richiama alla memoria quel che avea detto alla pag. 133. 134* del Lifiro IV. di quell'erudita Opera, nel modo chefegue: Rammentar ci dobbiamo quanto da noi fi provò alla fine del Lib. IV. della Spedizione degli Argonauti. E così pure alla pag.. 39. quiflionando fui nome di quel Fiume anonimo dell'Iftria, che ijlro argomentali che fi appellaffc, egli ci fi dà a conofecre a bocca aperta , e con ambe le mani in quelle parole: "No* fofpcttammo effer qucflo V Arfa nel Lib. IV. degli Argonauti. Ciò chc di fatto Ila regi 11 rato puntualmente alla pag. 116. di quelT erudita e fuccofa Opera . Se adunque il dotto Autore delle Antichità Romane con tante, e sì replicate, e sì chiare te-iìimonianze fi propala da fe ftclTo in qucfto Libro Trimo per quel mede-fimo Autore , che colle Stampe Venete di Giambattifta Recurti diede fuori nel 1745. l'Opera della Spedizione degli Argonauti in Col-co, farà facile a chiunque, e all' Apologifta più degli altri il ravvi-farne il nome, propalato fin dallora a tutto il mondo Letterario nella Dedicatoria di quella Spedizione, fenza che all'Autor delle Memorie reftar ne polla per quello alcun pefo, o briga di propalarlo» e cne neppur qui dal canto fuo fi propala, perche non fi dica, che di un tal nome fe ne faccia giuoco, come di quello dell' Autor delle Memorie in quefla Cenfura fi è coflumato per troppo di fare. Incoi- colpa adunque l'Apologifta a torto, e per mera calunnia f'Autór delle Memorie d'avernelo propalato, quali cric tanto prima non folte flato propalato, o che dal propalarlo gliene avelie a piombare addo(Fo una qualche infamia; é per dir poco, fi merita ben daddovcro il rimprovero di poca creanza e civiltà, che colf incivil fuo Problema barbaramente , e fuor d'ogni buon termine ha intefo di fcagliare contro f innocente Autore delle Memorie . LXL Ma qui fi tratta, replica f Apologifta, di un Terfonaggio co-flituito in eminente Dignità ; e ben fi fa, dice egli, eh: tutto quello che qui fi fa e fi dice, fi fa e li tenta a folo fine a" attaccarlo ,e fe foffe poffibile , fcrcditarlo nella Repubblica delle Lettere. Per quel che fia nondimeno all' attaccarlo, e allo fcrcditarlo nella Repubblica delle Lettere , P Autor delle Memorie non ha chc aggiungere a quanto fin qui ha rifpofto onoratamente altre volte a quefta puerile e ormai no-jofa calunnia. Ma che poi fi voglia" in materia Letteraria sfb Icrar per arma 1' eminente Dignità, confelfi egli il vero, che gli riefee cofa molto ftrana , e molto nuova. Ghe mai hin che fare le Lettere colle Dignità? Non la intefe già così V immortai memoria del Cardinal Qucrini nel vederli impugnata dall' Autore della Spedizione degli Argonauti in Coleo la fua fcntcnzi intorno a quell'Epoca; nò della fua Dignità, certamente grande, ed Eminente non folo, ma Erninentilflma, fc ne fece mai feudo; e con moderazione eguale ali?, fua dottrina non pretendendo niente più dell'efferc c della figura di Letterato, ebbe la degnazione di rimettere la fua caufa al parere de' Soz; dell' Accademia di Cortona, infegnando così a chi ne tien bifogno il modo di trattar nobilmente le quiftioni Letterarie, e aftoggettando di buon animo, e fenza prefunzionc , e fenza fallo, le fue ragioni al • giudizio , e alla cenfura altrui. Così nella celebre controverfia della Dimi-nuzion delle Fefte inforta tra quelf Eminentiilimo Porporato, e il Muratori , e nel gran divario che palla da un Cardinal di S. Chiefa a un femplice Parroco, pur nondimeno confidcrandolo in via Letteraria eguale a lui, non lo trattò mai fe non che del pari; e al terminar della contefa con raro efempio fu egli il primo a proccurar-(a) Vita Mu- nc la riconciliazione {a), Ma tralafciando quefti, e tant'altri illu-}e*^Edi±. 6^ri e^m?) > cric potrebbono addurlì, tale è il fentirnento e la confi-Venit. ìjjt. derazionc che profelfa l'Autor delle Memorie verfo f eruditiifi™° Au~ tore delle Antichità Romane, chc non può indurli a credere, che di-verfo neppure in lui nc fia fiato, o ne fia mai per elTere, nel animo, nè l'intenzione. Egli è troppo illuminato, perchè non fappia ben difeernere a fronre delia fortuna il merito, che in lui non fi nega ga elTer grandinimo . Il merito è il vero fondo, e l'unico capitale degli uomini Dotti. Gran cofe fopra quella terra li ottengono virtù-te duce, comite fortuna .Ma. della fortuna, e della fua incollanza fi è fatto, c fi farà fempre quel conto dagli uomini di fpirito, che fa-cca Giuvcnale in que'celebri vedi (a): Ca ) $«tjrl Si fortuna volete fìes de rhetore Conful: rlLverf.i97. Si volct bicc eadem , fies de Confule rhetor . Non è però da farli un sì gran torto al chiariffimo Autore delle Antichità Romane di crederlo capace di una tal debolezza ; nò un pen-lìcr così baffo potò ufeir fuori che dall' imprudenza, e dal mal talento dell' ignorante Apologifta ; di cui può ben dirfì , che gli abbia fatto e gli ficcia affai più difonore nella fua Cenfura , che f Autor delle Memorie nella fua Geografia . LXIL Gli uomini di Lettere chc impugnan l'Opere altrui, e le impugnano nobilmente, vale a dire, col fatto, e colla ragione, e non col fallo, c col difiprczzo, come l'Autor delle Memorie in ogni modo dal canto fuo s'è ingegnato di fare, e fpera di aver fatto, che chc ne dica in contrario il maligno Apologifta, non difonorano i loro Autori, ma gì' illuOrano, e benché gli facciano alquanto di guerra, pure in completo ciTì non cercano che l'utilità pubblica, c di unirli quando chc fia feco loro alla conquifta del vero . Le Cenfu-re all' incontro , e le Apologie che s'impennano, e s' impennano con mal animo, e con foverchieria, vale a dire con fopracciglio c con livore, e con una buona dota d'ingiurie, e di calunnie, fenza incontrar mai neppure una fillaba della controverfia, e delle ragioni gravilfimc, e de'fatti autentici, chc le ftanno contro , come fa 1'Apologifta , non danno luftro e rifalto agli Autori, che prendonfi a folle-nere , ma per quanto è in loro gli fereditano , e colle loro cavillazoni, imputazioni falfe, fcurrilità , c perpetuo mal giuoco, ne li denigrano e difonorano a maggior fegno. Di fentirnento così nobile, così giufto e ragionevole, fortunatamente fembra all'Autor delle Memorie di non eflcr folo, e chc l'Autor medefimo delle Antichità Romane convenir poffa in quello con elio lui, là dove pieno di mode-flia e docililà nel Libro IL degli Argonauti penfando pure un dì, che gli poteflè venire impugnato il Siftema, fu cui fonda 1' Epoca di quella Spedizione, fe mai dai fuoi Contradditori nafcelfe il cafo, che gli vcniflc impugnato a ragione, dichiara candidamente la fua indifferenza ne'feguenti termini (b): Quando però loro ciò fortiffe di (b)DellaSped. fare s io mi protefìo d'abbandonare con tutto piacere il mio, per fegui- degli Argon, re quel ftfìema , ebe farà indi per rifultarne, Egualmente adunque V ^tbm U' ?a*' uno *4 SUPPLEMENTO ALLA GEOGRAFIA. uno, e r altro Autore al caFo noftro, tanto cioè quello delle Antichità Romane , che quel delle Memorie ,Foftenendo il primo il Fuo fi-fìema, e impugnandolo il Fecondo, entro i limiti della ragione e dell' oncftà , non Fecero più, che elèrcitar quel diritto , che naturalmente loro fi compete, e di cui ne lafciò Fcritta in brevi parole U foftanza l'incomparabile Muratori al Canonico Mazzocchi, celebre Letterato Napoletano, che avea impugnata Poppinion Fua intorno all' Ufcia Sepolcrale .Le quali parole meritando di rimaner Fcolpite in perpetuo nell'animo di chiunque profeto Lettere, e va Foggctto una volta o l'altra, o a impugnare, o ad effere impugnato, è ben convc-t»>/f. M*. niente c"f *ìuì fi ripctano (a): Qttello, dice egli a quclf illuftre, e rat.pag. 405. dotto Scrittore, di che [penalmente mi [ono compiaceiuto in leggere qucflo [uo nuovo parto , sì è la faviczza , il buon garbo, e t amorevolezza , con cui ha trattato queflo argomento. Ho veduto me flcjfo condotto in campo, me impugnato, e corretto; ma fenza che me ne dolga, anzi con reflarlc obbligato .J^o ho io mai creduto d'cjjere incapace d" errare , e trattandoft di cofe da me date al pubblico, ognuno ha diritto, s io ho fallato, di pubblicamente feoprire qtte' falli . Il punto fla a farlo in maniera onefta. LXIII. Ecco pertanto nel preFente conflitto da che banda Ila il torto, attenendoci a quella Fama mafTìma. Egli non iflà certamente da quella del degno Autore delle Antichità Romane, Fc calcolando il medefimo per ragionevole il Fuo Siflema, com'è da Fupporfi, è pattato Uberamente a proporlo, e a Foflcncrlo : e neppure da quella dell' Autor delle Memorie , fc non credendolo tale , fi è indotto anch' egli colla fua ragione ad impugnarlo i perchè ufando eglino in queflo del proprio diritto ,1'han fatto egualmente c V uno , e l'altro in maniera onefta . Sta dunque il torto dalla banda dell'Apologifla , che abbandonato ogni rofforc , e pofpofh ogni legge d'oncftà , col cambiar partito ha creduto di migliorar condizione a prò del dotto Autore delle Antichità Romane, e di poter opprimere fotto il pefo d'una tem-pcfla d'infolcnzc, ingiurie, fchcrni , impollure, calunnie, e vilipenda, la più incivile e indecorofa del mondo, e cogli equivoci e cavillazoni le più ftudiatc e vergognofe della terra l'Autor delle Memorie» lafciaodo intanto giacenti affatto c trafandate , o al più vili-pefe talvolta e cavillate le vere quiflioni, fu cui dovea difputarfì. E per dar credito a sì mal modo di procedere, fi è fino indotto a fpargerc nella Dedicatoria di averlo fatto a inftnuazione dell* oneflif-fimo , e riputatiflimo Autore delle Antichità Romane ; di che fra gli uomini di fenno non troverà chi gli prefli orecchio. LXIV. In qucfto flato di cofc l'Autor delle Memorie, come fin da principio fi è detto, così perfuafo, e, con figliato da tutti i Dotti, che s'avean prefo la briga dì feorrere quella Cenfura, avea delibera*» to di non formarne rifpofta alcuna , perchè veramente ella noi merita . Ma perchè oltre i motivi cfpofti allora, fra le calunnie, e le infolenze chc vi fi fpargono, ve ne hanno di quelle che taccano fui vivo, e mettono in contingenza 1* oncftà fua, impuntandolo falfamen-te di aver fatto ufo di Opere non ancor compiute, nè pubblicate, e di aver propalato nomi di Autori rifpcttabiii, e cofc limili, così a rifalto della verità, e a rifarcimcnto dell'onor fuo gli è convenuto rifpondcrc, e per proceder con qualche ordine, ciò che altrimenti non avrebbe fatto giammai, dilatar la rifpofta anche al rimanente, fino alle cofc più puerili e ridicole, con tedio indicibile, e colla maggior naufea del mondo. Quel che nondimeno nel levar la ma-fehera a tanti e sì mole/ri equivoci, cavilli, impofture, e calunnie, gli ha turbato più l'animo, sì è l'aver dovuto rientrar fuo malgrado in difeorfo del Siftema di quel!' Autore ftimatiùamo , non più per incidenza, e in que* foli afpctti, che intereflfar poteano l'Antica noftra particolar Geografia, come avea fatto nelle fue Memorie , ma per ogni buon riguardo richiamandolo feria mente ai veri fuoi principi, c impugnandolo con maggior forza, c con più eftenfione di prima . Ciò che non avendo fatto fc non provocato , e tirato , dirò così, pel collo dall'Apologifta a dover fare, ha gran motivo di fpe-rarc dal dotto e integerrimo Autore, e da tutto il mondo Erudito, non chc tolleranza, tutto il po.libile maggior compatimento. E in una trefea , in cui ci va non meno dell*onor fuo, chc del decoro di quel rifpettabiliifimo Autore, fpcra altresì in confronto, e a differenza della figura, e dell'oncftà dell'uno e dell* altro, che gli verrà menato buono il giulto slogo di dar fine alla prefente Rifpofta col feguente ritratto al naturale dell' Apologifta, e del vero fuo carattere, tolto da quello dell'ardito e ignorante Portoghcfe Dionigi Bernardcs de Moracs, chc colla maniera la più indegna, e la più impertinente fi avea prefo a combattere la Difìerta2Ìon del Muratori intitolata: tana EccUfia Hcligio in adminijlrando Tcenitentia Sacramento ; e chc nella prefazione al di lui Trattato eh? ingeniorum Moderaiione dell'Ediz. Veneta 1752-. fece il dotto P. Andrea Gallami con mano macftra, delincandolo, e configurandolo qual era, co' feguenti ben vivi, é molto ben difpofli ed cfprcflivi colori : Ubique livorem fpìrat, ubique ìnfeitiam fuam proditi adeo dicacitatis & ignorantia piena funt omnia. 7{imius firn, fi quod Jcntio, pluribus per/equi velim . Ergo faceffat a I me me iflinfmodi Libcr, Amariorem cnim me hello facit : flomachor omnia. Ecco il ritratto del Bcrnardes: ecco quello dell' Apologifla .* ecco la baldanza, ecco il livore, ecco la floltczza dell'uno e dell' altro. Dell' ultimo de'quali, non meno di quel che Fece quell'erudito Padre del primo, l'Autor delle Memorie può ben giuflamente dire, c con elfo lui ripetere : Faceffat a me ijiinfmodi Libcr. Amariorcm cnim me Ircl'O facit : fìomacbor omnia. E maìlimamcnte la Franchezza, con cui per ultimo quell' Impoflore alla pag. 27. Fe gli Fcarica addoflb innanzi il tempo con quell' infoiente e inverecondo detto: Fortuna che il colpo ricadde fopra chi lo ha /cagliato . Quafi che la Fcntenza fiali già Fatta, e Fatta per mano Fua , e non gli manchi il Forte del procefìb ,valc a dire il contenuto della prcFente llifpofia , con cui 1' Autor delle Memorie per le vie più foce e legittime, ha Fcopcrte , c convinte ad una ad una tutte le Fue magagne, e ridotte quelle tante propofizioni contradditorie, chc chiudendo la Fua Cenfura non fi vergogna di ricapitolare , in altrettante calunnie e giuntene, nate a flagello c intcr-rompimento delle buone Lettere , c non a fervirc di Errata Corrige a quanto ferine con ogni dimezza , e colle più. giufle e rigorofe leg -gi della Critica nella fua Geografìa l'Autor delle Memorie, come fi avanza a dire sfacciatamente F Apologifla, fìgillando così con impudenza non più udita la fua Cenfura, e quello fuo malnato Libro: Libro da proferiverfi dal commerzio , e dai confini della Letteratura : non fervendo ad altro, che a muovere ad ogni uomo colto la bile, e a tutto il mondo oncflo la naufea , e a indurre in chiunque ci s'imbatte , la ne-ceilità di dover ripeter fempre colle parole del dotto P. Gallant. Facejfat a me ifiiufmodi Libcr. Amariorem cnim me Icilio facit : fiomac-(a) !>{ocl. kor omnia. Di cui perciò ne faremo quel cafo che Iacea Quinto Me-Attic. Lib. tello Numidico prefiò Gcllio (a) di Gneo Manlio, e degl'indegni e iit-VI. Cap. XL giuj-iofj fuoi motti: J^me quod attinet ad illum Quirites, dicea quei uomo cneiliuamo, quoniam fe ampliorem putat effe, fi femihi inimicum diBaverit, quem ego ncque amicum recipio, ncque inimicum, in cum non furn plura ditlurus. T^am cum hidìgniljimum arbitror, cui a Vi-ris bonis bene dicatur : tum ne idoneum quidem, cui a probis ma^e dicatnr . IL E I N E BREVI CONSIDERAZIONr SUL LIBRO IjN[TITOLATO della Geografia antica del FRIULI ec. memorie del Sic. PAOLO FISTULARIO; Udine 1775. in 4.0 deli: abate D. GIOVANNI LEONARDONI Primo Laziale della Segretaria del Regio Ducal Magiftrato Camerale di Milano, e Segretario dell'Eccellentiss. Presidenza. SECONDA EDIZIONE Tratta fedelmente da quella impreffa in Venezia nel 1775. preffo Gafpare Storti: [alvi i numeri delle pagine della medefima, pofli al margine della prefente . A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR DON GIANRINALDO CO: CARLI Cavaliere, e Commendatore del Sacro Ordine Militare de' SS. Maurizio e Lazaro Configliere Intimo attuale di Stato delle LL. MM. II. RR. A. Prefidente del Regio Ducale Magiftrato Camerale nella Lombardia Auftriaca &c. ECCELLENZA ■Af ardi/co di presentare a v. e. quefle poche "e onfider azioni fulle memorie dell' Antica Geografia del Friuli del Signor Fiflulario per la fola occasione di protcflare in pubblico le tante obbligazioni, e doveri che mi legano a v. £., come fe con una Dedicatoria pretendeffi aver foddisfatto ad un facro fentirnento di rijpettofa riconofeenza , che deve finire con me . J^emmcno per implorare per un foggetto picciolo e tenue come queflo la fua protezione, e difefa, che dalla fola verità deve at-tender fi . Molto meno poi per feguirc il coflumc di tefferlc inopportunamente un Elogio. Troppa diflanza paffa fra le fue Virtù, il fuo fapere , le fue cognizioni, la fua Erudizione , ed il debole mio dire. Con occhio di filolofica indifferenza fuoi Ella riguardare quefla febbenc talvolta utile malattia dello fpirito umano. A V. E. le prefento perchè a neffuno pia che a Lei appartengono, fe flefe per fua infinuazione, e fc rifehiarano, per quauto mi luftngo, cuni punti di un Opera fua non ancor pubblicata, ed incompleta, pr?fa di mira da queflo Autore, fenzo faperle grado d'aver fatto ufo de fti0t lumi , e d" aver Ella il primo diradato la nebbia degli antichi tempi > chc ofeurava le cofe del Friuli , e le Romane Antichità dell' iflria . Come tali fi degni dunque di accoglierle permettendomi, che io continui a proteflarmi con profondo rifpctto. Di V. E. Vmilifs. Devotifs. Obblig. Servitore G. L. 6-9 RANDE è l'apparato di Erudizione con cui il Sig. FÌ-ftulario intraprende quefV Opera, ed è forprendente la pazienza con cui volle, trattando del Friuli, fcorrerc e combinare gli antichi coflumi , e fatti delle nazioni non folo d'Italia, e dell'Europa, ma dell* Alia e dell' Africa ancora. Fu ne* tempi addietro chi fi pofe all' imprefa di eltcnderé con brevità e prccilione le Antichità Romane dell' ijlria, ma che poi interrotto da Uhhzj più importanti, e da più gravi occupazioni non potè progredire nell'Opera. La curiolità di alcuni, e l'impazienza di vederne almeno il principio , cagione fu che alcuni fogli , e forfè tutto il primo libro palla ile nelle mani di più d'uno, e per confeguenza , come accade tra perfonc chc vogliono portar giudizio fopra le cofc prima di vederle tutte compiute e a perfezione ridotte, eccitò de'partiti, degl'impegni, delle conteflazioni fra i Dotti tanto dell' Iftria chc del Friuli, le quali fulìiftono tuttavia in proporzione della forza del talento, o dell' oflinazione de'combattenti , con difpia-cere di quelli che delidcrerebbero che li andafl'e alla verità per cammin breve e fpedito. Siccome però fino a chc l'Autore delle Antichità Romane dell'Iftria con altre opere antecedenti, e con quella mcdcli-ma non ha dimoflrato in qual maniera doveffero trattari! le Antichità del Friuli, e dell' Iftria , tutto era ingombro d' incertezza , e di tenebre; così nel conflitto delle opinioni, e nell'intenzione delle ricerche può fpcrarfi una volta che vengano ftabiliti i princip; veri, e ficuri onde conofecre lo flato antico di quefle nazioni, fe mai è pof-fibile il farlo , allorché la Storia fi confonde nelle caligini de' tem-tempi paffati. Comunque fia, fembra che il Sig. Fiftulario fi faccia gloria di combattere le opinioni dell'Autore fuddetto, c che impiegar voglia un Libro di pag. 201. in 4. per contraltare quattro fole pagine del detto Autore , Quello adunque in que' fogli delle Antichità Romane dell' iflria pag.' 48. 29. dille, fui fondamento di Livio, che il Friuli prima di A-quileja non avea nè Città, nè popolazione, mentre i Galli che fabbricarono un Cartello nel piano del Friuli difecfi dalle Alpi lenza licenza del Magiftrato Romano differo , che qua inculta per folitudi-nes yidercnt ibi [me ullius injuria confedijjc, oppidum quoque edificare ca- ctpiffe, quod inditium effe* nec agro\ riec Urbi ulti vira allaturos ve-riffe. Quindi foggiunfc, che fatta Aquileja Colonia de'Romani, edi-ftribuito il terreno a 3000. Fanti, 4*7. Centurioni, e.240. Equiti, divenne il piano del Friuli Piano de* Cittadini Romani, perchè nella Milizia Romana non era a fermo fc non chi era Cittadino, e che perciò, unite anche le famiglie che da Roma in feguito vennero a popolare Aquileja ( onde divenne elfi una delle più famofe e popolate Città dell'Italia) potea fhbilirfi per fermo che il Territorio A-quilejefe eftefo folte dal Tagliamene ai Timavo, e dal mare alle Colline ; giacché per teftimonianza di Strabone un Fiume s chc non può effer altro che il Tagliamene, divideva i Veneti dal Territorio Aquilegie' come dall'altra parte, dal Timavo, a detta di Livio e di tutta l'Antichità, cominciava la Provincia dell'Iftria. In fatti Livio lib. 43. alficura, che dodici anni dopo la fondazione di cotefta Colonia, vi s'inviarono da Roma millecinquecento Famiglie, e quefte a ri-i chiefta dei Coloni medefimi. Credette adunque Y Autore delle Antichità Romane con ciò dare al {nuli la più grande di tutte le glorici perchè il dovere la propria origine alla più potente fra tutte le Nazioni, padrona di tutto il mondo cognito ,s'è creduto da tutti formare la prerogativa più nobile, c più gloriofa d'ogn' altra. Quefto medefimo fentirnento fembra adotatto dal medefimo Sig. Fiftulario, ove pag. 196". dice, che la nobiliffima immortal Repubblica de'Romani fi porto al maggior colmo della grandezza, e al poffedi-mento d'un Mondo intero, dimodoché fe alcuno dovejfe mai compiacertene , gran torto certamente avrebbe a non farlo nel ricercare le dipendenze. E pag. 198. ove dice fe mai una nazione perpetuar poteva in fra di noi la Nobiltà Ereditaria, ella fu certamente la Romana. Strano però fembra dopo quefte premerle che per fola vaghezza di contraddire voglia il Sig. Fiftulario combattere colf Autore delle Antichità , anche fc fteflo; mentre feopo della fua Opera è di far vedere chc il Territorio di Aquileja non avelie l'eftenfione indicata dai 'Fagliamene al Timavo, e che giuftamente Plinio parlando del Friuli afferl chc quello era Taefe àe'Carni, perchè i Carni fecondo lui hanno abitato la maggior parte. In prova di quefta opinione nel Cap. I. pag. 4. dopo F infognarci in che confifta la Geografia fino alla pag, 7. ftabilifcc che il Piano del Friuli fu abitato non da'Carni, ma da Veneti, perchè Salace diflc, che dopo i Veneti vengono gflfìri, ed Erodoto, che i Traci fono confinanti co'Veneti. in foftanza conchiudc che il Pacfc del mo- moderno Friuli fofle Paefc de" pznetl i il clic veramente anche l'Autore delle' Antichità Romane accennò ove diffe pag. 28. chc le foli-tudini del Friuli potevano anche fpcttarc ai Romani, come feguito deila Venezia. La fola differenza che palla fi è che qucfto Autore non ritrovò nell'una Città in detto Friuli prima d'Aquilcja, onde poter conchiuccrc anche a fronte di Livio che ci fofTc popolazione , ed il Sig. Fiftulario , invece di addurre un nome di Città, di Caflcllo, o 11 di Villagio qualunque, chc non ha trovato, e non troverà mai in detti tempi , vuole fmentirc al chiaro palio di Livio con generali induzioni chc nulla lignificano , volendo provare perfino chc la via Flaminia folfe da Roma condotta in Aquileja prima della cfiflenza di A-quileja medefima, c chc ove Livio dice che Marco Claudio Confolc Callìi c Trovincìa cxatlis Jjlricum bcllum molivi expit, voglia dire che quella Provincia avelie il nome di Gallia, e chc Segcfie, ed Ocra, chc Plinio nomina Città perite fra i Carni, c fullc montagne, follerò prima d'Aquilcja per forza magica tra fpor rate nel Piano. Per confeguenza vengono a Ilare prima d'Aquilcja ora i Veneti, ora i Galli, ora i Carni: c tutto ad arbitrio, c piacere del Sig. Fiftulario. Segue poi pag. 16. e fcg. un Capitolo intero fopra le folitudini, c infegna lungamente cofa follerò le Folitudini , non rifparmiando le folitudini della Media, dell'Indie, della Libia, della Svevia, e della Mofcovia, e quindi in confeguenza delle folitudini di tutti i Paefi egli cava che le folitucini del Friuli non folTero folitudini. Nel Cap. j. pag. 34. e fcg. diftribuifee il Terreno alla nuova Colonia , il qual terreno fa arrivare a Campi odierni 114691, o fia-no Jugeri Romani 188100, i qnali però confeffa chc non erano in proprietà di nclfuro, cioè non erano in proprietà, nè de' Galli, nè 12' de'Carni, nè de'Veneti, ma che tutto queflo terreno era appartencn» te al pubblico , o fìa al Popolo Romano. Dunque doveafi conchiu-dcrc , chc in tanto fpazio non vi-folle popolazione, oppure che i Romani collo fpoglio altrui, il che è contrario alla verità, abbiano diltribuito il Terreno ai Coloni. Tutto queflo sfòrzo fi egli per provare che fieno avanzati ancora Campi 4:2717 fuori della proprietà di Aquileja contro il fentirnento dell'Autore prefo di mira, che fofpcttò cfTcrc flato aferitto al Territorio Aquilejcfe tutto il piano cliflcnte fra il Tagliamene , il Timavo , e le Colline . E'vero, ch'egli prende il lato da Marano a Triccfimo, eh' è fra le Colline, e che flando alla lettera non dovea andarli più in fu d'Udine, dove appunto cominciano i Collii ma ciò non importa; im- importa bensì ch'egli quefto fpaziò di Friuli confefll inabitato fino a chc egli s' immagina chc i Carni fieno fiati da Augufto dalle montagne trafportati in eho, e chc feordatofi della propofta Qucftione contro l'Autore delle Antichità Romane pag. 1S1. aflerifea così: noi ftamo ìntimamente perfuafi che il Territorio fegnato allorché Aquileja fu eretta in Colonia fojfc tal quale fi pretende dall'Autore dell'Antichità Romane. Fa meraviglia dunque il vedere chc il Sig. Fiftulario fiali lambì-cato tanto il cervello per moftrarc di combattere un'opinione di cui egli indi confclTa d'eflcrne intimamente perfuafo. Se però il Territorio appartenente alla Colonia Aquilcjefe , fia per proprietà de'particolari Coloni, fia per ragione di diritto pubblico, e colonico , occupava tutto quel Piano , mi pare ben dimoftrato ch'ef-fo Piano non appartenerle alla Venezia, imperciocché i Veneti cran dedotti in Provincia, e gli Aquilc/cfi al contrario al - diritto Latino delle Colonie . Chi fa la diftinzione chc pafTò a' tempi Romani fra quel Paefe che fi chiamava Provincia , c quell'altro eh'era Colonico, non lì meraviglierà certamente nel leggere ne' logli delle Antichità Romane che il Friuli deve la fua origine ai Romani, chc la Colonia Aquilcjefe col fuo Territorio occupava tutto quel Piano, e per confeguenza che non poteva propriamente appellarli, ne confonderli quel tratto di Paefe con la Venezia, o col Paefc de' Carni. Qefta efclulione de'Carni pare veramente chc abbia irritato più d' ogni altra cofa il Sig. Fiftulario^; imperciocché a tutti i patti vuole che i Carni abbiano popolato il Friuli fe non altro a' tempi di Augufto, e perciò la mafiima parte del libro, cioè dalla pag. 97. fi'10 alfa pag. 190. impiega egli a provare quefta propofizione , tutto che intimante perfuafo che il Territorio della Colonia Aquilejefe fofic c-ffcfo, come fi pretende dall'Autore delle Antichità Romane, dal Tagliamene al Timavo, e dal Mare alle Colline. Se il Sig. Fiftulario crede di feoprirci come cofa nuova che i Carni fiano fiati introdotti e ammeùl in parte nella Colonia Aquilejefe , egli certamente s' inganna, perchè prima di lui con una nuova prova e convincente in poche righe lo diffe 1' Autore medefimo delle Antichità Romane pag. 24* fcrivendo che il Dio Beleno, che fi adorava fra i Galli Aremorici all' Oceano, culto avea nel Norico ancora , dende in Aquileja paffb per mezzo de' Galli Carni chc in detta Citta un tal culto fcco loro portarono : feguita a dire che ninna cofa e più nota dell' ammiffionc de' F orafi ieri nelle Città nomane, e che 1 Avo di Caro, che fu Imperadorc, in Aquileja medefma onorato fu della Citta' di- 'émanzà 9 tuttoché oriundo della Tannini4, come coli'autorità d'Orefimo afTerma Vopifco. Se poi il Sig. Fiftulario con fammilftone de'Carni nel piano vuole egli darci ad intendere che quefti ebbero forza di fuperarc in numero non folo, ma in celebrità, ed autorità i mede-lìmi Coloni Aquilejefi, anzi i Romani medefimi, in modo di dare nuova denominazione al Paefe, come fanno i Conquiftatori, o le Nazioni Proprietarie, colicene propriamente fi trasformalfe il Friuli in Taefe de' Carni; quefta veramente diviene opinione tutta fua, e fon fi-curo che neffuno gliela invidierà o procurerà di appropriacela a fc . Per r ^ confeguenza io credo chc l'Autore delle Antichità Romane farà fempre contento d'aver detto pag. 3 y. che eretta .Aquileja in Colonia , ed af-critto per fuo Territorio tutto il Viano dal Tagitamento al Timavo , e alle Colline, non fi fa che i Carni l'abbiano occupata mai , ne che fopra il Territorio Aquilcjefe fi fiano pofiati , chc però gli Aquilejefi Coloni de' Romani donati del Jus Latino non potevano mai trasformarfi in Carni, e chi qnefio diccjfe, di Romana Storia farebbe affatto digiuno» In fatti, chc i Carni fieno fiati ammeffi per conceilione de'Sovrani nella Provincia Aquilcjefe, ed anche fe fi vuole al dirito Colonico, o alla Romana Cittadinanza; fi palla: ma in qucfto cafo faranno cf-fi rimarti come porzione c parte del Siftema Colonico, e della Città di Aquileja, c però non poteano aflumcrc ed aftòrbire in fc ftef-fi ogni diritto politico , e Provinciale, annientando fino il medefimo nome de'lor principali, cioè de'Coloni, e del Governo Aquilejefe molto meno poi fc fono flati ammciTi, come il Sig. Fiftulario moftra di credere , per punizione, e come vinti in una guerra che veramente non fi fa che in quelle parti Ila fiata mai, e però difeacciati dai proprj Paefi fimo fiati a forza condotti nel Piano, e Territorio Aquilcjefe . I Carni erano fiati debellati prima da Emilio Scauro, che fu Confolc nel 6" 3 S. di Roma. Si fa che Augufto debellò i Popoli Sala (li , ed altre Alpine Nazioni dalla parte orientale del Friuli; e co- to', sì i Reti, Vindelici ce. dall'altra: ma che i Carni, Norici, Tau-rifei fiano fiati, o da Lui, o per ordine fuo da Drufo, o da Tiberio debellati una feconda volta, è fingolare notizia del Sig. Fiftulario, e più fingolare ancora, quanto egli" allìcura di fa pere, tuttoché non dica nè come, nè da chi, cioè, che i detti Carni levati allora per opera d'Augufto dalle montagne, furono in punizione pofti al Piano, caftigandoli col dar loro in proprietà più di 400. milla Campi fertili, e buoni, invece delle Iterili montagne che abitavano prima . Conviene Ilare alla di Lui parola . K In In confeguenza di quefla fola dì Lui parola, dobbiamo dire che Augufto cambiò la Geografia, e volle che il Friuli li chiamalfe, e folle Taefe de* Carni da Lui così altamente puniti? e tutto que Ito perche Plinio dille Carnorum ime Regio, A tutto qucflo io lafcicrò che il medefimo Sig. Fiftulario rifponda pag. 182. ove parla de' Teorici. Comunque però (dice) fiafi un tal fatto, egli è certo che da quefii tempi in poi ( cioè d% Augufto ) nelV Alpi Teoriche i Teorici non / udirono più, e chc i Carni invece loro , 0 tempo ( leggi tolto ) 0 tardi vi s introduffero, e vi fi mantennero poi fempre, confcrvandofi anche al dì d'oggi nelf Alpi Teoriche fra il Tagliamento e la Fella l' antica Trazione, e il vecchio nome de'Carni. Se però i Carni occuparono il Paefe de* Norici, e fe vi fì man* tennero, e tuttavia vi fi mantengono, come in fatti è vero nella Car-gna, dovremo dire chc a' tempi di Augufto non furono tutti i Carni puniti col trafporto loro nel Piano, e che non è vero che fieno fiati sloggiati dalle montagne, come a gran ftento e fatica ha creduto egli di lungamente provare negli articoli antecedenti. Fatto è però, che il Piano del Friuli, come la Cargna, è pre-fentementc abitato da Carni, i quali ufano un dialetto fingolare ed uniforme quali al provenzale anticoj ma ficcome, a detta di Strabone , una Nazione caccici V altra , occupandoli f uccelli va mente i refpct-tivi Paefii così fe non folle temerità l'azzardare opinione, ove mancano le precife notizie potrebbe dirli, che l'invafione de* Slavi accaduta nel fefto, fettimo, ed ottavo Secolo nella Pannonia , e nel Norico , abbia indotti que' Popoli a difeendere , e ad occupare il Friuli, ove i Barbari venuti prima vi avevano lafciato un gran vuoto, e dz dove, per fottrarfi dagli unì e dagli altri, fuggirono alle ifole, che giacciono dirimpetto al Friuli da Grado fino a Venezia, i Popoli Originarj, i quali tuttavia fi diftinguono nella uniformità della favella, eh'è dappertuto veneziana, e chc prova 1" uniformità di Nazione originaria totalmente diverfa da quella ch'efìfte nel Continente del moderno Friuli. Ma non fi tema di opporre quefta all'opinione del Sig. Fiftulario, pcrch'egli è troppo fertile, e fecondo in notizie per non abbracciarle tutte, tutto che fieno contraddicenti. In fatti pag. 183. parlando de'Slavi foggiunge ; giunfero ad invadere anche le Alpi Carni-che , e cacciatine i Carni antichi e naturali abitatori di cotefii Monti, vi fi pollarono , e colla fua lingua slavica ,e co* barbari fuoi cofiumi fi confervano tuttavia dopo tanti fecoli fino all'età nofira ,cambiato avendo f antico nome d'Mpi Carniche in quello di Schiavonia . Dunque di nuovo vo contro fe fteflo il Sig. Fiftulario conchiude, che i Carni fi fono mantenuti fempre nelT Alpi Carniche,e nella Provincia ora detta Schiavonia fino alla venuta de'Slavi, è che non furono già dai propr; paefi sloggila per opera d* Augufto, e condotti nel Piano del Friuli. Fortuna eh' egli illuminato dalf Autore delle Antichità Romane non ignori più l'origine de'Carni, di cui fi moftrò interamente all'ofeuro fino al 17 59, e non foftenga più, come nel fuo Difeorfo fopra la Storia del Friuli pag. 11. chc gli Antichi Carni gente di fpiriti generoft, di cui non fi fa bene fe a forza d* armi foffe fottomeffa, oppure feper elezione, e di volontà fi procuraffe l* amicizia del popolo Romano, gente un tempo rinomatiffima per la ricca, c vafla fua Metropoli Aquileja , e fra le tante Romane Colonie forfè la più cofpicua , e pel lun~ So foggiorno di tanti Ce fari celebrata già meritamente per la feconda j- ^ Roma. Il chc dimoftra come il Sig. Fiftulario prima di vedere i fogli delle Antichità Romane penfaffe in fatto di erudizione, confondendo tutta la Storia, moftrando di credere che Aquileja folle Metropoli de*Carni, e non Colonia de'Cittadini Romani, oppure che gli Aquilejcfi fi fieno trasformati in Carni. Ma di quefti Popoli Carni, che formano la gran tenerezza del Sig- Fiftulario, quante cofe non fi leggono mai in qucfto Libro L* Autore delle Antichità Romane in quelle poche linee, con cui difei-frò l'origine, e la fituazione de'Carni, diffe pag. 37. doverfi con-chiudcre che tanto i Teorici, che i Taurifci, ed altre fimi li genti fof-fero generalmente chiamate Carni. Il Sig. Fiftulario contro queft' opinione tante cofe dice, e fpeflo fra di loro contradditorie, che non fi fa pofìtivamante quale fia quella eh* egli voglia o foftencre , o combattere . Primieramente pag. 115* dice, chc i Carni furon fempre To-poli Italiani , e Taurifci Teorici Carini Caritni non furon mai propriamente in fe fleffi nomi di popoli d* Italia , ma di genti dell' illirico, e della Tannonia . Più fotto nella medefima pag. foggiunge credo ani) io (colf Autore delle Antichità Romane ) che Carni, Carini, Caritni, e Carnuti tutti foffero Topoli difeendenti dai Carnuti ufeiti fuori dalla Francia colle altre Genti Celtiche. Lepida quindi diviene la diftinzione ch'egli fa pag. 118. fra Gal- 20 li e Carni, negando chc i Carni foffero Galli, ove dice che per conchiudere con ogni fondamento, e con verità bafli aver detto, che Teorici, Taurifci , Carni, Carini, Caritni, ed altri Topoli antichi fttua-ti a quefle parti tutti furon d'origine Gallica, e non Curnica, Leggali ora tutto il Cap. 8.° e 9.0 per curiofità , e fi offervi che K * a pag. a pag. 97. e foglienti mette i Carni nelle Alpi più alte finiate al confine delle Fonti del Dravo, e della Piave, ove Italia noti fu mai > e da dove fecondo Livio lib. 39. cap. 45. vennero in Italia, in Italiani tranfgreffi, i Galli a fabbricare il Cartello, che diede motivo alla deduzione della Colonia Aquilcjefe, Ma poiché, come abbiamo detto, egli dirtingue quando gli comoda l'originalità Gallica, o Celtica dalla Cam tea , leggali pag. 109. no. ove illuminato dal frammento de* farti Trionfali di Umilio Scauro addotto dall' Autore delle Antichità Romane, conchiude: d" origine Gallica dunque furono i Carni, ciò che dimoflra ch'eglino molto anticamente vennero a popolare i uofiri monti j dunque Norici, Taurifci, Carni, Carini, Caritni, come diffe l'Autor delle Antichità } erano di ftirpe Gallica, e tutti della nazione medelìma, e tutti fuori d'Italia. Ma al Sig. Firtulario piace d' aver dimoftrato , che i detti Carni furono nel medefimo tempo den< tro , e fuori d'Italia; ed ora d'origine Gallica, ed ora Italiana . Per ciò poi chc fpetta alla promifeuità de' lor nomi, di cui acremente rimprovera 1* Autore delle Antichità Romane , lafcieremo tal briga a Plinio ove dice , che quondam Taurifci appellati nunc Teorici, c al medefimo Sig. Firtulario, ove, come fopra fi accennò, afficura , chc Carni , e Cargna fi appellano tuttavia que' Paefì, ove abitavano i Norici ì cosi ove rimprovera ugualmente il detto Autore alla pag. 11 €. di aver detto Monte Alino in vece di Monte Alpio porremo di confronto Strabone lib. 4. ove infegna , che i Monti Alpj anticamente di-ccanfi Albj, da Lui medefimo citato pag. 10?. Ma per far conofccrc il modo di ragionare che quell'Autore, per altro erudito, ha voluto ufarc in querto fuo Libro che par Sibillino, ofTervifi l'impegno con cui in favore de'fuoi Carni fofiicne, clic Strabone non impropriamente ma pofitivamentc, e propriamente appellò Tricrtc Calleilo Carnico', Il chc vuol corrifpondcrfi al detto di Plinio, che il Friuli diffe, Taefe de* Carni. Nel leggere tutto quell'ammaf-fo di cofe, fembra imponibile che Tricrte non fia fiato veramente Paefc, c Città tutta de'Carni. Pure è falfo. Triefte fu Colonia dedotta da Roma , e de'Cittadini Romani, e i Carni non furono am-meifi alla Cittadinanza di Tricrte, che fotto Antonino Pio, come s' impara dalla Infcrizione a Fabio Severo pubblicata dall' Appiano, dal Grutcro, dal P. della Croce, e chc fi pubblicherà più corretta. Prima d'allora i Carni erano tributar; ^ come ivi fi dice,/» reddit* pecuniario* ed oltre i Carni furono ammetti anche i Catali, tutti abitatori delle montagne. Ora fe per il Tributo de'Popoli polla ragionevolmente dirli che i Tributarj diano il nome, e '1 diftintivo alla Metro- tropoli, che tal Tributo ricevei è fcufabile certamente il Sig. Fiftulario, fe vuole che Triefte e Aquileja foriero Città cV Carni: come fcufabile farebbe chi dicefie chc Venezia c Città de'Dalmati, e Vienna Città degli Italiani; perche ali*una , e all'altra Dominante vanno i Tributi di tali popoli fottopofti. lo credo però chc nel Mondo importi poco il fa perii che i Carni fodero f tuati un palmo più in qua , o più in là, e chc i Friulani vogliano difeender piuttoflo da cotefle Genti barbare, c bellicofe , come Appiano : barbaras , bellicafque l^ationes , oppure dai Coloni A-quileiclì partecipi della Cittadinanza Romana . Importa bensì alla Storia, ch'egli pretenda di provare a fronte di tutti i Dotti, che i Veneti follerò oriundi Galli , come egli lungamente lì trattiene nel Cap. 7. pag. 62. c feguenti > e che poi feordatolì di tutto quello pag. no confeili chc i Galli erano popoli affatto diverfi da' Veneti. 15' Importa, che nel Cap. <5\ voglia sforzarli di riflabilirc la ormai fcreditata, e debellata favola della venuta degli Argonauti, c de'Col-chi in quelle parti, fondata unicamente nel Poema d'Apollonio Rodio, come in quello di Virgilio e combinata f età d'Enea con quella di Didone;e quello voglia farli unicamente per molfrare inconfiderazio-nc a quanto 1' Autore delle Antichità Romane demoflrativamcnte ha fcritto nel Lib. IV. dell'Opera intitolata della Spedizione degli Argonauti. Importa, ch'egli pag. 48. e fcg. dopo aver con fella to chc allorquando fi deduflc la Colonia Trieflina, s' uni all' Italia quel tratto d* iftria, ch'era prima fra il Timavo, e il Formione, onde l'Autore delle Antichità ce. ricavò la ragione di fpiegare il paflb di Plinio in propolito di quell'ultimo fiume, ove chiama antiquus auffa Italia terminus , confonda poi il Territorio Trieftino col Friuli in modo che viene per fino a dire, eh* e fio Territorio fu in tutti i tempi, ed anche ora prefentemente confederato fempre in Friuli, e incorporato in effa Provincia , fenza far riflcffo, che anzi nel tempo di mezzo fi conlidcrava il Friuli terminato al Lifonzo; che i Feudatarj del Friuli non erano obbligati di predare ai Patriarchi le ' refpcttivc tangenti di uomini d' Arme col Patto Feudale, chc fino al Lifonzo; e che nel Parlamento 24 del Friuli, la Città di Tricffe. e fuo Territorio non ebbe giammai feduta , e voto; il chc dal Sig. Fiftulario, come Friulano non doveva mai ignorarli. Importa, ch'egli faccia Triefte ora Colonia de' Cittadini Romani, ora de'Carni , ora dell'illirico, e così confonda la Storia, e fparga bujo ov' è tanta luce, e tanta ficurezza di fatti. importa, eh' egli prima fmanii, e fi dibatta (pag. j6\, e fcg. ) per per abolire b diftinzione ufata dai Dotti dell' Italia Civile, 0 fa quelle parti di ella, cui per ragion di politica i Romani diedero tratto tratto il diritto della Cittadinanza Romana; e deli' Italia Fifica, e Geografica, eh'è fiata fempre quale Polibio la deferive tra il Mare, e le Alpi, cioè quella che Appcnin parte, il Mar circonda, e C Alpe : lì poi pag. j6\ confeffì , eh' eficndendo i Romani il nome d'Italia a tutta la Gallia Cifalpina, non fecero altro che ritornare al naturai fuo effere queir Italia che pel tratto di quefle due Regioni civilmente, e per ragione fola di Governo avevano accorciata . Se il Sig. Fiftulario avelie faputo chc per la Gallia Trafpadana ci erano Leggi particolari fatte da Roma, c che allora fi effefe il nome d'Itaha in tali Regioni, quando fu donata a'Popoli la Città, o fia quando elfi fi unirono ai diritti totali della Cittadinanza Romana 1 avrebbe meglio intefo l'Autore delle Antichità ce. e farebbe con Lui convenuto, fenza contraddirli, ebe l'Italia civile non è altro che la Cittadinanza Romana ì c che Fefienfione di quefia alla Gallia, alla Venezia, all'lfiria fino all'Arfa, formò propriamente parlando f eftenfione dell'Italia Civile, in grazia diche in Italia fu inclufa quella Provincia, che prima non era . Ch'egli faccia giuffizia alla diligenza di Strabone, fià bene: ma ehe poi lo additi per infallibile ove parla impropriamente , cioè ove dice che Triefte è Città Carnica, e che da colà comincia 1' Illirico e poi pag. 100. lo rifiuti, e voglia convincer di falfo ove parla di fatti, determinando la fpiaggia de'Giapidi di là dall'Arfa per miglia iaj., di che anche Plinio parlò, è cofa difdicevole, e firana . E tanto più perchè fa conofecre da pertutto non uno fpirito placido di ricerca, e di verità» ma un'implacabile vanità di combattere ogni propofìzione dell' Autore delle Antichità ec. il quale però tanto in quefto articolo dei confini dei Giapidi, quanto nella correzione del Tefio di Plinio fui fatto di Tuditano, che debellò i Giapidi fopraddetti, ha proceduto con tanta cautela, e con tal fondamento , che conviene effer bambino nella Critica Antiquaria per non chiamarli convinto. Inoltre non è perdonabile f ingiufiizia ch'egli fa al medefimo Autore appropriandoli molte volte i fuoi lumi, fenza farne menzione , e trafeurando affatto, ove doveva rilevarne il merito,e la fatica. Baffi il folo efempio dei Magiftrati d'Italia, de'Confolari, Correttori, Conti ec. Egli Egli fi appropria tutto il ragionamento fopra tali Magiftrature, e trafeura affatto d1 indicare che V unica Serie Cronologica di erte è fiata con tutta la diligenza ed erudizione poflìbile fatta unicamente dall' Autore delle Antichità fopraddette. Ma Poiché da tutto il contcfto di queir' Opera nuli' altro può rilevarli che in mezzo alle contraddizioni, incertezze, e confusone di fatti, un'cforbitante paflione di farfi illuftre con le grandi inimicizie , attaccando per diritto, e per rovefeio tanto il Marchefe Maf-fei, che l'Autore delle Antichità Umane dell' iftria ; io depongo il penfiere di prolungare più oltre (per ora almeno) quelle confidera-zioni , e mi refirringo foltanto a proporre il feguente Problema, cioè: Se fia lecito in buona creanza, e in legge di Civiltà far ufo di fogli fiaccati d" un Opera nè compiuta nè pubblicata, e propalarne per Autore un Terfonaggio cofiituito in eminente Dignità, ed in impiego ragguardevo-liffìmo nella Monarchia Auflriaca, a folo fine d' attaccarlo, e fe fofjc flato pofjìbile, fcreditarlo nella Repubblica delle Lettere. Fortuna che il colpo ricadde (opra chi Io ha fcagliato . Balli adunque il ricapitolare alcune delle tante Propofizioni contradditorie che s'incontrano in quello Libro, le quali poflono fer-yire di Errata Corige, Dunque *7 ERRORI. Nobiltà Friulana derivata dai Carni pag. 18.1. piano del Friuli coperto per la ma dima parte da genti Carni-che . p. 163. pag, 391. Friuli non fu deferto, non folitudini , non abbandonato dagli uomini (p. 26. e feg. ) come fi pretende dall'Autore delle Antichità Romane dell* Iftria > ma campagne fertili, e buone p. 1 3 C 0 R R E Z / O^h Se alcuna Nazione perpetuar poteva fra i Friulani la Nobiltà Ereditaria , ella fu certamente la Romana pag. 196 198r Piano del Friuli, cioè di qua dej Balla pag. Tagliamento fino al Timavo , * fino aliano da fccoli più rimoti fu de' la 31. Veneti. pag. 7. Perfuafione intima che il Territorio fegnato allorché Aquileja fu eretta Colonia folfe tal quale fi pretende dall' Autore delle Antichità Romane dell' Iftria» e chc i Carni nefTun nome ebbero negli Annali prima della Fondazione di Aquileja . pag. i»9 ERRORI. CORRFZIOH1 Carni nelle Alpi Noriche, cacciati i Norici, vi fi mantennero fempre, confcrvandofi anche al dì d'oggi pag. 182. E feppcro fra quelli monti mantenerli intatta la libertà . p. 11 9. Carni coprirono non folamente il Piano Veneto fra il Tagliamen-to e il Timavo , ma li cftefe-ro a tutto il Tricftino dalle foci del Timavo a quelle del Formione p. 49. Tricrte anche oggigiorno continua a calcolarli nella Provinicia del Friuli, p. 49. I Carni furon fempre Popoli Italiani p. 115 116 Veneti oriundi dai Galli p. 62 e feg. Trielle Città de'Carni, p, 181. Triefìc Città dell'illirico, p. 189 I Slavi, cacciatine i Carni antichi abitatori di cotelti monti , vi li portarono, e fi confervano tuttavia. p. 183 Si accorda che il Trionfo di M. Claudio Marcello comprcndef-fc particolarmente i Popoli Carni ( p. 121) quali molto prima degli altri furon coftret-ti a cedere alla fupcriorità delle Armi de* Romani (p, 124) quali entrarono in portello delle Alpi Carniche. p. 125 Carni furono alfoggettati alla Repubblica di Triefte per i loro demeriti . p. 98 Friuli fino al Fiume Timavo , e gì* Iftri finivano alla finiftra fponda del Timavo. p. 7 Carni d'origine Gallica, p. 110 114. Galli popoli affatto divcrfi dai Veneti. p. 110. Triefte Colonia de' Cittadini Romani, p. 104. 168 Triefte Colonia de' Cittadini Romani, pag, 104 168I Correrie-m degli Errori più ofTervabili corfi nel Supplì mento alla Geografia. Errori Correzioni Errori Correzioni Pag. 5. lin. *. cofe cofa Pag. 54- 6. ix. ellrato eftratto 16. 1. ò 0 57. ibid. 3, ova ove ibid. 20. $4. fatevi fattevi 61. ai. 7. amarezze amarezza 62. ibid. 9, Contabri Cantabri 32. 4. ed et dogli 15. Corretura Correttura 22. Corretor Correttor 22 Lifiro Libro 1. per mera e per mera / Ir é